giovedì 30 aprile 2020

La casa di Harry Potter: Il sito gratuito per aspiranti maghi

Harry Potter arriva online per allietare la nostra quarantena con “Harry Potter at home”, una ricchissima raccolta di giochi, quiz, illustrazioni, video di magia, audiolibri e percorsi interattivi per i fan del maghetto più famoso del mondo.






“Harry Potter at home” è l’iniziativa fortemente voluta dalla scrittrice J.K. Rowling, in collaborazione con Wizarding World, Audible, Bloomsbury, OverDrive e la casa editrice Pottermore Publishing and Scholastic, per aiutare bambini, genitori, insegnanti e tutti gli amanti della magia, a trascorrere una quarantena ricca di fantasia.

La casa di Harry Potter è un sito web gratuito, continuamente aggiornato, che si presenta come un vero e proprio rifugio virtuale per tutti gli amanti della saga di Harry Potter. Offre tantissime risorse e spunti didattici che spaziano da video interattivi per maghi in erba ad esperimenti di magia e stregoneria; da attività con enigmi da risolvere a quiz e letture per scoprire l’universo di Harry, direttamente da casa.

Entrando nella scuola di Magia e Stregoneria più famosa al mondo, è infatti possibile navigare tra le mura del castello di Hogwarts, interagire con i quadri animati o fare due chiacchiere con i cappelli parlanti, imparare a disegnare con i video di Artigianato Magico, realizzare una scritta incantata o imparare trucchi di magia e stregoneria.

Il sito è disponibile solo in inglese, ma comprende iniziative anche in italiano. Nella sezione dedicata agli audiobook, ad esempio, è possibile ascoltare e scaricare l’audiolibro Harry Potter e La pietra filosofale, il primo romanzo della Rowling, ambientato ad Hogwarts.

Entra anche tu nel magico mondo di “Harry Potter at home

Vino e territori, il Coronavirus non ferma la sostenibilità: “le sentinelle del Soave” anche da remoto nella difesa fitosanitaria dei vigneti

Ottimizzare dal punto di vista della sostenibilità i risultati tecnici, attenzione ambientale e tutela dell’operatore su tutto il comprensorio di riferimento per ridurre al minimo l’uso dei fitofarmaci. Questo è in pratica il modello Soave anche nei tempi del coronavirus. Così il gruppo tecnico “le sentinelle del Soave”, anche da remoto, rispondono alle domande dei produttori in chiave di difesa fitosanitaria.






20.000 ettari di vigneto, 10.000 aziende, 50 tecnici, 35 centraline meteorologiche di ultima generazione. Il Modello di Gestione Viticola Avanzata del Soave cresce e mette in rete tutta le competenze tecnico-scientifiche più avanzate per accompagnare i viticoltori nella difesa fitosanitaria del proprio vigneto. Il Modello sviluppato fino dagli anni 80 sul territorio del Soave è oggi punto di riferimento per un insieme di Denominazioni nel cuore del Veneto che abbracciano circa 20.000 ettari di vigneto (quasi 1/5 di tutto il sistema regionale) interagendo con 10.000 aziende viticole tra Verona, Vicenza e Padova.

Un modello premiato dalla Regione Veneto che ha riconosciuto il gruppo tecnico operativo di Soave come gruppo di riferimento per la difesa fitosanitaria dei vigneti. Questo lavoro, riunito all’interno di un documento di sintesi presentato a validazione dei diversi percorsi intrapresi dalle singole imprese in tema di sostenibilità, trova nel gruppo tecnico “le sentinelle del Soave”, che si riunisce tutti i martedì, la miglior risposta alle domande dei produttori in chiave di difesa fitosanitaria. In questo periodo, la commissione ha attivato una piattaforma on-line messa a disposizione dal Consorzio del Soave per potere continuare le riunioni anche da remoto.

Scopo di questo modello è ottimizzare dal punto di vista della sostenibilità i risultati tecnici, l’attenzione ambientale e la tutela dell’operatore su tutto il comprensorio di riferimento per ridurre al minimo l’uso di fitofarmaci.

In questo progetto sono coinvolti al massimo livello tutte le filiere collegate alla produzione integrata nel vigneto quindi produttori, tecnici delle cantine sociali, istituzioni, rivenditori e ditte produttrici dei presidi sanitari e delle macchine operatrici.

I documenti di riferimento sono i disciplinari di produzione e le linee tecniche di difesa integrata che il Servizio fitosanitario regionale aggiorna di anno in anno.

Oltre questo, il gruppo è in continuo aggiornamento grazie agli incontri con esperti che portano soluzioni innovative alle nuove sfide della viticoltura. Progetti come Itaca, Soilution System, la fertilità delle gemme, che li vedono protagonisti anche nella sperimentazione sul campo delle tecniche proposte.

«Crediamo che il gruppo di lavoro sia un asso della manica per la denominazione – spiega Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave – la possibilità di avere tante professionalità di tutta la filiera che collaborano insieme ci permettono una velocità di reazione tempestiva alle varie problematiche che possono accadere in vigneto, oltre a essere sempre al passo con le innovazioni che vengono proposte.»

mercoledì 29 aprile 2020

Alimentazione e ricerca, dalla storia del grano duro italiano i segreti genetici per una pasta più nutriente e sostenibile

Uno studio a cura del CREA e pubblicato su “Frontiers in Genetics”, riscopre il patrimonio genetico delle varietà locali italiane, per una produzione migliore oggi e domani.






La diversità genetica delle antiche varietà locali di grano duro (landraces) può aumentare l’adattabilità delle colture ai cambiamenti climatici e perfezionare le caratteristiche nutrizionali della pasta.

Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista “Frontiers in Genetics” dal CREA con il suo Centro Cerealicoltura e Colture Industriali , in collaborazione con l’Università di Napoli Federico II, l’Università degli Studi di Sassari, l’Università di Bari “Aldo Moro” e l’Università Politecnica delle Marche. La ricerca è stata condotta con l’obiettivo di comprendere gli effetti del miglioramento genetico sulla diversità biologica del grano duro e di dare nuovo impulso all’attività sementiera nazionale, alla luce delle nuove sfide agro-ambientali, dei cambiamenti climatici in atto e delle mutate esigenze dei consumatori.

Lo studio

I ricercatori hanno recuperato e studiato i profili genetici di una collezione di varietà di grano duro, suddivisa in 3 gruppi: 1) vecchie popolazioni e varietà locali (landraces), 2) vecchie cultivar, selezionate a partire dall’inizio del XX secolo e 3) varietà moderne a taglia bassa coltivate in Italia a partire dagli anni 70 fino ad oggi.

I risultati hanno evidenziato il ruolo chiave svolto dalla varietà Cappelli nella storia del grano duro italiano, segnando il passaggio dalle vecchie varietà locali, coltivate nell’800, alle varietà moderne. Sin dalla sua costituzione, infatti il grano Cappelli è stato parte integrante di tutti i programmi di miglioramento genetico condotti in Italia. Ciò, se da una parte, ha esaltato le peculiarità quanti-qualitative della varietà selezionata da Nazareno Strampelli nel 1915, dall’altra, invece, ha determinato un appiattimento del panorama varietale per diversi decenni, fino all’affermazione delle varietà moderne a taglia bassa. Questa nuova fase, segnata dall’approvazione della “Legge di purezza della pasta” (L. 580/67) che fissava i limiti qualitativi della materia prima, si è tradotta, a partire dagli anni ’70, nell’introduzione di nuovi materiali genetici e quindi di nuova variabilità genetica, attraverso un rilancio del settore sementiero privato e lo sviluppo di numerose varietà produttive di alto valore qualitativo.

Le ricadute

L’analisi dei profili genetici di oltre 250 varietà di grano duro coltivate negli ultimi due secoli in Italia ha mostrato come le vecchie varietà locali (landraces) siano state scarsamente sfruttate nei programmi di miglioramento genetico.  Si tratta, invece, di un prezioso capitale di risorse cui attingere oggi con le moderne biotecnologie (es. selezione genomica, editing del genoma) per selezionare varietà efficienti non solo per resa e contenuto proteico, ma anche per aspetti legati alla sostenibilità delle produzioni (resistenza ai patogeni ed efficienza nell’utilizzo dell’acqua e dell’azoto) e alle caratteristiche nutrizionali e salutistiche della granella (composizione in fibra, amido, micronutrienti, assenza di micotossine e di metalli pesanti). Inoltre, la diversità genetica delle varietà locali italiane ben si presta ad attività di pre-breeding, in quanto le landraces, rispetto ai progenitori selvatici del grano duro (es. farro), hanno il vantaggio di essere già ben adattati alle nostre condizioni ambientali.



Taranto F., et al. "Whole genome scan reveals molecular signatures of divergence and selection related to important traits in durum wheat germplasm." Frontiers in Genetics 11 (2020): 217. www.frontiersin.org/articles/10.3389/fgene.2020.00217/full

Il Teatro alla Scala protagonista su Rai 5 con la Madama Butterfly di Puccini

Il Teatro alla Scala protagonista stasera su Rai 5 con la Madama Butterfly di Giacomo Puccini. L'opera ha inaugurato la stagione 2016/2017 e il direttore Riccardo Chailly ne ripropone l’originaria e ardita versione in due atti.






Rai Cultura manda in onda stasera alle alle 21.15 la Madame Butterfly di Giacomo Puccini, originaria e ardita versione che inaugurò la stagione del Teatro alla Scala di Milano il 7 dicembre 2016. Con la direzione del Maestro Riccardo Chailly e la regia di Alvis Hermanis, il capolavoro è proposto nella prima versione che Puccini scrisse nel 1904 proprio per la Scala, grazie al lavoro che il Direttore Musicale del teatro ha compiuto con Gabriele Dotto e i musicologi di Ricordi, impegnati in un'attenta ricostruzione che tiene conto di diversi fattori storici e ambientali.

L'opera è in linea con la tendenza alla concentrazione drammatica allora prevalente nel teatro europeo, che proprio alla Scala fu contestata nel 1904 e che indusse l’editore a suggerire una versione più prudentemente tradizionale. Protagonisti Maria Josè Siri nel ruolo del titolo, Bryan Hymel in quello di Pinkerton, Carlos Alvarez come Sharpless e Annalisa Stroppa nei panni di Suzuki.

“Ora mi sono convinto che l’opera deve essere in due atti [...] Il dramma deve correre alla fine senza interruzioni, serrato, efficace, terribile. [...] Sono certo di inchiodare il mio pubblico e di mandarlo via non scontento. E avremo allo stesso tempo un taglio nuovo di opera, bastante per tenere una serata”.

Con queste parole Giacomo Puccini perorava di fronte a un recalcitrante Giulio Ricordi il taglio innovatore della nascente Madama Butterfly, la “tragedia giapponese” che stava componendo a partire dall’omonima pièce di David Belasco che aveva visto a Londra nel 1900 e che era a sua volta tratta da un racconto dell'americano John Luther Long.

La divisione in soli due atti rispondeva a un’esigenza di concentrazione drammatica che era evidentemente nello Zeitgeist del teatro musicale europeo: basti pensare agli atti unici di Strauss (Salome è del 1906, Elektra del 1909) che condividono con Butterfly la scabrosità dell’argomento e la drammatica morte in scena della protagonista. Puccini l’ebbe vinta e l’opera andò in scena in due atti al Teatro alla Scala il 17 febbraio 1904 con la direzione di Cleofonte Campanini e Rosina Storchio come Cio-Cio San.

martedì 28 aprile 2020

Vino e ricerca, Spumante: evitare il rischio di fermentazione malolattica nel post-imbottigliamento

Un gruppo di ricerca dell'Università Rovira i Virgili, ha avviato uno studio per comprendere le criticità nel processo di produzione di spumante in modo da determinare in quale fase vi è un aumentato rischio di sviluppo di batteri dell'acido lattico causa del rischio di fermentazione malolattica nel post-imbottigliamento. 





Avviato presso il Dipartimento di Biochimica e Biotecnologie dell'Università Rovira i Virgili, in Spagna un progetto pilota coordinato dal cluster catalano del vino (INNOVI) e guidato dalla cantina Castillo de Perelada con la partecipazione di Vallformosa e Codorníu ed in collaborazione della società LallemandBio. I risultati dello studio serviranno a mettere a punto strategie mirate per prevenire l'indesiderata fermentazione malolattica in bottiglia nei vini spumanti.

Si tratta del progetto CAVA-NoFML che nasce per affrontare il problema della fermentazione malolattica nel post-imbottigliamento in quanto causa di ingenti danni economici e che sfortunatamente colpisce molte aziende vinicole. Secondo alcune stime si tratta di una perdita del 10% della produzione che si traducono in circa 50 milioni di euro ogni anno. 

Nel processo di vinificazione la fermentazione malolattica (FML) segue di solito la fermentazione alcolica e consiste principalmente nella conversione dell’acido Lmalico in acido L-lattico ed anidride carbonica ad opera di alcune specie di batteri lattici. La maggior parte degli enologi considera la fermentazione malolattica come un processo positivo che presenta numerosi vantaggi per la qualità e la stabilità dei vini rossi. Entrando nello specifico, quello che avviene durante la FML, è la decarbossilazione dell'acido L-malico da parte dei batteri lattici e la sua trasformazione in acido L-lattico; ciò comporta una diminuzione di acidità nel vino, rendendolo più morbido e meno astringente. Non solo, la FML aumenta anche complessità aromatica e stabilità biologica, assicurando di non andare incontro a spiacevoli sorprese dopo il suo imbottigliamento. Al contrario, nei vini bianchi la FML raramente viene indotta, in quanto la perdita di acidità in questa tipologia di vini ne comprometterebbe la qualità sensoriale e la loro naturale freschezza. In linea di massima la FML è in genere consigliata solo in quei vini bianchi con una acidità molto elevata in cui è necessario un loro ammorbidimento.

A ragione di questo è facile intuire quanto, in certe tipologie di vino spumante, l'aspetto acidità sia importante nel garantire un corretto equilibrio organolettico. Non stiamo certamente parlando dei vini base nella produzione di champagne, in cui la fermentazione malolattica tende a essere favorita data l'elevata acidità delle uve. La presente ricerca di fatto è rivolta alla produzione di Cava, tipico spumante spagnolo le cui caratteristiche evidenti sono proprio una buona acidità che ne esalta la freschezza.

La maggior parte dei produttori spagnoli tendono ad inibire la fermentazione malolattica per evitare in primis una violazione delle norme del Consiglio di regolamentazione Cava, che stabilisce un valore minimo di acidità totale di 5 g per litro espresso in acido tartarico. Gli aspetti negativi della FML nei cava sono un aumento della torbidità e dalla difficoltà nell'essere rimossa. Questo è un problema molto grave poiché potrebbe essere una delle cause dell'effetto gushing o effetto fontana, un difetto che comporta una sovrapproduzione di schiuma che fuoriesce al momento dell'apertura della bottiglia. In tal senso, per evitare problemi di eccessiva formazione di schiuma, l'elaborazione di spumante viene eseguita con livelli molto bassi di anidride solforosa libera. Ciò comporta una prima criticità in termini di crescita di popolazioni di batteri lattici; sino ad oggi le possibili strategie per limitarne la proliferazione erano quelle di effettuare una filtrazione più rigorosa o in alternativa utilizzare un lisozima. Tuttavia, molti produttori di cava preferiscono non effettuare una filtrazione sterilizzante del vino base per evitare di impoverirlo in colloidi e aromi; nell'altro caso l'uso del lisozima richiede che l'etichetta indichi che il vino può contenere allergeni, il ché scoraggia molti produttori.

Per questi motivi, nel presente progetto è stato deciso di studiare l'uso di altri due possibili inibitori dei batteri dell'acido lattico come complemento del biossido di zolfo: il chitosano e l'acido fumarico.

Il Chitosano è un polisaccaride derivato dalla deacetilazione della chitina, un polimero contenuto nei gusci dei crostacei (granchi, gamberi, ecc.) ed ampiamente utilizzato in agricoltura. La sua efficacia nel limitare lo sviluppo di Brettanomyces / Dekkera è stata chiaramente dimostrata. Un'altra tipologia di chitosano, di origine fungina, estratto da Aspergillus niger, è stato approvato dall’OIV e successivamente, nel dicembre 2010, accettato anche dalle normative europee, come prodotto utilizzabile in enologia (OIV-OENO 336B-2009) per la chiarifica dei vini e dei mosti. Più recentemente, è stato verificato che il chitosano può anche esercitare un effetto inibitorio sui batteri lattici. Per questo motivo, nell'ambito del progetto CAVA-NoFML, è stata studiata la sua efficacia in modo che, oltre al biossido di zolfo, possa prevenire lo sviluppo della fermentazione malolattica in bottiglie di cava.

L' acido fumarico è invece un additivo alimentare (E297) utilizzato come acidificante. Il suo effetto inibitorio sullo sviluppo dei batteri lattici è noto da molto tempo, alcuni recenti studi ne hanno dimostrato la sua elevata efficienza, tanto che non molto tempo fa il gruppo di esperti tecnologici dell'OIV ha iniziato a studiare il suo possibile uso come inibitore della fermentazione malolattica nel vino (Risoluzione (OENO-TECHNO 15-581).

I risultati dello studio ottenuti finora sono da considerarsi preliminari. L'utilizzo di chitosano in sinergia con l'acido fumarico, in diverse fasi della produzione di vini spumanti, indica che entrambi i composti sono molto promettenti e che, quindi, il loro uso potrebbe essere di grande aiuto ai produttori.

lunedì 27 aprile 2020

Coronavirus, donne meno colpite degli uomini: differenze di genere, ormonali e genetiche, diminuiscono il rischio di infezione e mortalità

Dai dati epidemiologici disponibili fino ad oggi sembra che esista una differenza di genere tra uomini e donne a proposito del rischio di infezione e di mortalità da Covid-19 a vantaggio delle donne. In Cina il tasso di letalità dei casi confermati è pari al 4,7% negli uomini a fronte del 2,8% riscontrato nelle donne. I dati dell'ultimo rapporto ARS. Al San Raffaele di Milano nasce il progetto Proteggimi.






I dati italiani confermano questo andamento: l’ultima analisi dell’ISS su un campione di 18.641 pazienti deceduti e positivi all’infezione in Italia, ha evidenziato che le donne sono 6339 (il 34,0% del totale) e che le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 83 - uomini 79).

Secondo quanto riportato nell’ultimo rapporto ARS, i maschi necessitano più frequentemente delle donne del ricovero ospedaliero (tasso di ospedalizzazione: 54,3 per 100.000 residenti vs 33,7) e della terapia intensiva (tasso di ricovero in terapia intensiva: 6,3 per 100.000 vs 1,6). Si rileva una maggior letalità per il genere maschile: a fronte di un dato complessivo del 5,7%, la letalità dei maschi è il 7,6% mentre quella delle femmine il 3,8%.

Questo potrebbe dipendere da vari fattori: gli uomini hanno la tendenza a fumare maggiormente rispetto alle donne e, come sappiamo, il fumo rappresenta un fattore di rischio per contrarre la malattia e per sviluppare un quadro clinico più grave. Le donne sono più attente all’igiene personale e al lavaggio delle mani, uomini e donne inoltre differiscono anche nella risposta immunitaria, le donne infatti sviluppano maggiori risposte immunitarie verso patogeni, compresi i virus, motivo per cui sono meno suscettibili a contrarre infezioni da microrganismi.

Nuove evidenze scientifiche mostrano che, tra uomo e donna, vi sono delle differenze nei meccanismi alla base dell’infezione. Differenze che possono essere sia di tipo ormonale che genetico. Per quanto riguarda le differenze ormonali, sono proprio gli ormoni sessuali che agiscono come importanti modulatori delle risposte immunitarie. È ormai noto che il nuovo coronavirus Sars-Cov-2 entri nelle cellule umane bersaglio tramite un enzima detto di conversione dell’angiotensina II (ACE2), il quale si trova localizzato sull’endotelio dei capillari polmonari, da dove protegge il polmone dai danni causati dalle infezioni, infiammazioni e stress. Quando il virus si lega ad ACE2 ed entra nella cellula, fa diminuire la sua espressione e lo sottrae così allo svolgimento della sua funzione protettiva. Nelle donne in età fertile gli estrogeni sono in grado di aumentare la presenza del recettore ACE2 facendo sì che questo enzima, anche dopo l'infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione, in particolare nei confronti dei polmoni. Viceversa gli ormoni androgeni sembra che svolgano un ruolo opposto nell’influenzare l’espressione di enzimi cellulari coinvolti nelle fasi che seguono l’attacco del virus al recettore, favorendo le fasi successive dell’infezione delle cellule polmonari.

Infine non va dimenticata la differenza legata ai cromosomi sessuali. Come sappiamo, nelle cellule femminili ci sono due cromosomi X mentre nelle cellule maschili sono presenti un cromosoma X e un cromosoma Y. Nelle cellule femminili quindi, per impedire la ridondante espressione dei prodotti dei geni presenti in doppia copia sui cromosomi X, si verifica una fisiologica inattivazione casuale di uno dei due cromosomi. Tuttavia restano porzioni cromosomiche che sfuggono l’inattivazione e i geni presenti in queste zone possono essere sovraespressi nelle donne. ACE2 è codificato proprio in queste regioni del cromosoma X che sfuggono all’inattivazione di uno dei due cromosomi X, sostenendo così l’ipotesi di una maggiore espressione di questa proteina nei polmoni delle donne.

Questi risultati sottolineano la necessità di approfondire ed effettuare studi specifici, anche retrospettivi, per valutare il ruolo degli ormoni sessuali nelle differenze di genere riscontrate durante questa pandemia.

E proprio in questi giorni nasce il progetto Proteggimi, a cura del San Raffaele, su quella che si è venuta a definire come fragilità maschile al coronavirus. Coordinato da Andrea Salonia, urologo e andrologo dell'ospedale milanese, lo studio indagherà il ruolo degli ormoni sessuali maschili, cercando di spiegare la disparità d'impatto del Covid19 sugli uomini rispetto alle donne e di costruire un registro europeo di dati epidemiologici disaggregati per sesso. Oltre all'equipe del San Raffaele, saranno coinvolti diversi gruppi di ricerca italiani ed europei.

Coronavirus, un numero verde per il supporto psicologico dei cittadini

Tim mette a disposizione del Ministero della Salute e della Protezione Civile un numero verde per il supporto psicologico dei cittadini per l'emergenza coronavirus. Attivo da oggi il numero verde 800.833.833.






"Non c'è salute senza salute mentale" afferma l'Organizzazione mondiale della sanità. La salute mentale è infatti parte integrante della salute e del benessere. L'emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova la tenuta psicologica delle persone alle prese con una situazione inedita. Non tutti sono in grado, per varie ragioni, di gestire lo stress psicologico, la paura e l’angoscia legate a questa situazione di emergenza sanitaria. In tal senso il gestore telefonico Tim mette a disposizione del Ministero della Salute e della Protezione Civile un numero verde dedicato per il supporto psicologico dei cittadini per l'emergenza coronavirus.

Tutti i giorni, dalle ore 8 alle 24, professionisti specializzati, risponderanno al telefono alle richieste di aiuto. L'iniziativa nasce dal bisogno di affiancare, in questa fase di isolamento sociale, tutti i servizi di assistenza psicologica garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale.

Il servizio, sicuro e gratuito, è organizzato su due livelli di intervento. Il primo livello è di ascolto telefonico e si propone di rispondere al disagio derivante dal Covid-19. Per rispondere all'esigenza di fornire un ascolto più approfondito e prolungato nel tempo, le chiamate saranno indirizzate verso il secondo livello di cui fanno parte, oltre ai servizi sanitari e sociosanitari del SSN, molte società scientifiche in ambito psicologico.

Da oggi sarà attivo pertanto il numero verde 800.833.833. Un numero scelto rendendo omaggio alla Legge 23 dicembre 1978, numero 833, che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Il numero sarà raggiungibile anche dall'estero al 02.20228733 e saranno previste modalità di accesso anche per i non udenti.

Coronavirus, bilancio reale delle vittime superiore del 60%

Il bilancio 'reale' delle vittime del nuovo coronavirus potrebbe essere di quasi il 60% superiore a quello riportato nei conteggi ufficiali. Lo studio del Financial Times.





Dall'esplosione iniziale il nuovo coronavirus ha continuato a crescere diffondendosi a livello globale. Ad oggi sono oltre 2,92 milioni i casi confermati in tutto il mondo con oltre 191.885 persone morte a causa della malattia. L'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l'epidemia da Covid-19 una pandemia, in quanto si è diffusa in oltre 190 paesi in tutto il mondo. L'Italia è stato il paese più colpito subito dopo la Cina. Oggi, dopo settimane di rigoroso blocco, il nostro paese è sul punto di svoltare l'angolo con un tasso di morti che sta iniziando a diminuire.

Da uno studio del Financial Times sui decessi in 14 paesi a partire dallo scoppio della pandemia, emerge che il bilancio 'reale' delle vittime del nuovo coronavirus potrebbe essere di quasi il 60% superiore a quello riportato nei conteggi ufficiali (con decessi che hanno appena superato quota 200 mila). Nelle statistiche sulla mortalità si rilevano 122.000 morti 'in eccesso' rispetto ai livelli normali registrati in questi paesi, un valore non compensato dai 77 mila decessi per Covid-19 attribuiti dalle autorità in questi stessi paesi.

Un calcolo per difetto che - se riportato alla contabilità ufficiale a livello globale - porterebbe il bilancio delle vittime globale della pandemia di coronavirus dall'attuale totale ufficiale di 201 mila morti a un massimo di 318 mila decessi.

Questa analisi mostra come in Lombardia, il 'cuore' del focolaio in Europa più devastante, i dati complessivi mostrerebbero un 'eccesso' di oltre 13.000 morti per i quasi 1.700 comuni per i quali sono disponibili i dati, pari a un aumento del 155% rispetto alla media storica con un dato di gran lunga superiore ai 4.348 decessi Covid nella regione.

In dettaglio la città di Bergamo ha registrato il peggior aumento a livello internazionale di decessi, con un aumento del 464% delle morti rispetto alla media, seguita da New York City con un aumento del 200% e Madrid, Spagna, con un aumento del 161%.

domenica 26 aprile 2020

Coronavirus, OIV: l'emergenza Covid-19 dimezza le vendite di vino in Europa

La chiusura di bar e ristoranti per contenere la diffusione del nuovo coronavirus dimezza le vendite di vino in Europa. Anche se è probabile una nuova crescita una volta allentate le misure di sicurezza, la crisi porterà inevitabilmente cambiamenti irreversibili nel settore. La dichiarazione dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino. 





In Europa, la chiusura degli esercizi di distribuzione come ristoranti e bar potrebbe comportare una riduzione del 35% in volume e una riduzione di quasi il 50% nelle vendite. Lo ha dichiarato il direttore generale dell'OIV Pau Roca in una conferenza stampa sul webcast.

In un drammatico contesto come quello attuale, i paesi produttori europei, in particolare Francia, Italia e Spagna, hanno chiesto un aiuto urgente. Roca ha affermato che se anche la distribuzione si è spostata verso canali online, si prevede che il consumo complessivo diminuirà, insieme ai prezzi, colpendo il fatturato e la redditività dei viticoltori.

Con i profitti globali ai massimi storici dell'anno scorso, l'attuale contrazione nel settore vitivinicolo è paragonabile a quella osservata alla fine della seconda guerra mondiale. I paesi del Mediterraneo sono maggiormente colpiti in quanto dipendono fortemente da bar, ristoranti e locali all'aperto; ed è cosa certa che il turismo rimarrà limitato anche dopo l'abolizione delle misure di blocco.

Secondo quanto affermato da Roca, la cui organizzazione raggruppa i governi di 47 paesi produttori di vino, in questo momento tutti concordano sul fatto che il blocco ha avuto un effetto distruttivo, probabilmente irreversibile, a meno che non vengano presentate risorse pubbliche eccezionali per la ricostruzione. Mentre alcuni paesi stanno iniziando a riaprire i loro porti, è il caso della Cina, ad esempio, per il prossimo futuro lo scenario non lascia molto spazio all'ottimismo. I due maggiori mercati del mondo, Europa e Stati Uniti, potrebbero ridurre le loro importazioni. I flussi commerciali possono riprendersi con l'economia, ma possono verificarsi alcuni cambiamenti permanenti.

Il ministro francese dell'agricoltura Didier Guillaume ha affermato che i produttori di vino francesi sono stati soffocati a causa della pandemia e hanno chiesto un maggiore aiuto da parte dell'UE.

Il commercio internazionale del vino - valore globale delle esportazioni di vino - ha superato i 31,8 miliardi di euro ($ 34,4 miliardi) nel 2019, un nuovo record, come evidenzia l'OIV, con la Francia in testa con 9,8 miliardi di euro esportati. L'esecutivo dell'Unione Europea ha previsto che il consumo di vino nei 27 paesi del blocco è diminuito dell'8% nella stagione 2019/20 rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

sabato 25 aprile 2020

World Press Photo 2020: le foto finaliste del prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo

L’apertura della mostra del World Press Photo 2020, programmata per il 25 aprile al Palazzo delle Esposizioni, è stata rinviata al periodo estivo compatibilmente con la situazione sanitaria e la normativa correlata all’epidemia da Covid-19.






L’esposizione, ideata da World Press Photo Foundation di Amsterdam, promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale, e organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography, ospiterà le foto finaliste del prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo, che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti.

I nomi dei vincitori della 63ma edizione sono stati resi noti lo scorso 16 aprile attraverso i socialnetwork; a causa della attuale emergenza non ha avuto luogo la consueta cerimonia di premiazione che si tiene ogni anno ad Amsterdam e che inaugura il World Press Photo Festival.

Yasuyoshi Chiba è risultato il vincitore della foto dell’anno dell’edizione 2020 con lo scatto Straight Voice, che ritrae un giovane che, illuminato dai telefoni cellulari dei suoi compagni, recita poesie nel corso di una manifestazione di protesta che reclama un governo democratico per il Sudan, durante un blackout a Khartum, il 19 giugno 2019.

Ad aggiudicarsi invece il premio “World Press Photo Story of the Year” è stato Romain Laurendeau con Kho, The Genesis of Revolt, che racconta la storia del profondo disagio della gioventù, che ha ispirato il resto della popolazione a unirsi alla loro azione, dando vita al più grande movimento di protesta in Algeria degli ultimi decenni.

La giuria internazionale ha esaminato i lavori di 4.282 fotografi, provenienti da 125 paesi per un totale di 73.996 immagini. Sono arrivati in finale 44 fotografi, provenienti da 24 paesi. Tra i finalisti ci sono anche sei italiani: Fabio Bucciarelli, Luca Locatelli, Alessio Mamo (classificatosi secondo nella categoria “General News, foto singola”), Nicolò Filippo Rosso, Lorenzo Tugnoli e Daniele Volpe.

La mostra World Press Photo 2020 si conferma come l’appuntamento che dimostra e restituisce al mondo intero la enorme capacità documentale e narrativa delle immagini, rivelandone il fondamentale ruolo di testimonianza storica del nostro tempo.

La World Press Photo Foundation è un’istituzione internazionale indipendente per il fotogiornalismo senza fini di lucro. World Press Photo gode del sostegno della Lotteria olandese.

10b Photography, partner della fondazione World Press Photo, è un centro polifunzionale interamente dedicato alla cultura fotografica. Si propone di mettere a disposizione del territorio l’esperienza e le relazioni costruite nel tempo, con l’obiettivo di portare a Roma e in altre città italiane il meglio della produzione fotografica internazionale, tra cui il più grande e prestigioso concorso di fotogiornalismo mondiale.

L’Azienda Speciale Palaexpo è un ente strumentale della città di Roma. Si propone oggi come uno dei più importanti organizzatori di arte e cultura in Italia e gestisce, per conto di Roma Capitale, il Palazzo delle Esposizioni, il Macro e il Mattatoio

venerdì 24 aprile 2020

Roma Capitale, al via le celebrazioni per il 75° anniversario della Liberazione d’Italia. Ecco tutto gli appuntamenti

Campidoglio: al via le celebrazioni di Roma Capitale per il 75° anniversario della Liberazione d’Italia. Sui canali social si potrà seguire il palinsesto della giornata con #Romaperil25aprile #laculturaincasa #iorestoacasa.





Roma Capitale celebra il 75° anniversario della Liberazione d’Italia. Già oggi, 24 aprile, la Sindaca di Roma Virginia Raggi parteciperà, con la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello, a un momento di raccoglimento a Piramide: l’appuntamento è stato anticipato per rispettare l’osservanza della festa ebraica dello Shabbat. Sabato 25 aprile la Sindaca interverrà a una cerimonia a Porta San Paolo con il Presidente dell'ANPI di Roma Fabrizio De Sanctis. Tutti gli eventi saranno organizzati nel rispetto delle disposizioni emanate dal Governo per lo svolgimento delle celebrazioni.

La ricorrenza viene festeggiata con una programmazione giornaliera speciale de #laculturaincasa. Saranno molti gli appuntamenti digital promossi da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale insieme alle istituzioni culturali cittadine che, sin dal mattino, potranno essere seguiti su @culturaaroma (Facebook, Instagram, Twitter), seguendo gli hashtag #Romaperil25aprile, #laculturaincasa #iorestoacasa.

L’Istituzione Biblioteche di Roma celebrerà la ricorrenza con un pellegrinaggio laico e digitale con testimonianze originali, voci, documenti d'archivio sui fatti di quei giorni. La pagina Facebook della Casa delle Memoria e della Storia, in particolare, proporrà contenuti culturali e materiali d’archivio di grande valore storico-documentario, tra cui il ciclo Io C'ero: sei interviste raccolte e conservate da Mediateca Roma a Micol Fontana, Mario Monicelli, Marisa Cinciari Rodano, Mario Verdone, Rosario Bentivegna e Giuliano Vassalli. A queste voci si aggiungeranno testimonianze dei rappresentanti delle associazioni che operano nella Casa della Memoria e della Storia: ANED, ANEI, ANPC, ANPI, ANPPIA, FIAP, IRSIFAR e Circolo Gianni Bosio; oltre a quelle di importanti personalità storiche, di testimoni diretti e indiretti di quei giorni, di uomini e donne che all'impegno a favore delle libertà democratiche hanno dedicato l'intera esistenza. Nella notte tra il 24 e il 25 aprile luci tricolori illumineranno la Casa della Memoria e della Storia, “accendendo” la Festa e i riflettori sul luogo simbolo della Memoria in città. La luce proiettata, simbolo di fermento e unità, sarà accompagnata dai bellissimi versi di Calvino scritti per il canto Oltre il ponte, qui nella versione di Sara Modigliani. Un inno al coraggio e alla resistenza.

Così come simbolico è l’inno per eccellenza della Resistenza, Bella ciao, che risuonerà lungo l’intera giornata sui canali social della Fondazione Musica per Roma. Il 25 aprile sarà così possibile prendere parte a una vera e proprio maratona di video Mimmo Locasciulli, Peppe Voltarelli, Canio Loguercio, Mauro Ottolini, Uri Caine, Petra Magoni, Paolo Fresu, Gabriele Coen, Javier Girotto, Martux and special guest Danilo Rea, Cristina Zavalloni, Paolo Damiani, Daniele Roccato, Ernesto Bassignano, Stefano Saletti, Lucilla Galeazzi e Kay McCarthy.

Da non perdere l’esecuzione corale di Bella ciao cantata da Petra Magoni accompagnata da un esemble composto dai migliori musicisti della scena jazz italiana: Francesco Bearzatti al sassofono tenore, Fabrizio Bosso alla tromba, Roberto Cecchetto alla chitarra, Mirko Cisilino alla tromba, Zeno De Rossi alla batteria, Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso elettrico, Giovanni Guidi al pianoforte, Mauro Ottolini al trombone, Joe Rehmer al contrabbasso. L’ideazione di questo progetto d’ensemble è di Francesco Bearzatti, Giovanni Guidi e Roberto Cecchetto, al quale si deve anche la realizzazione e il montaggio del video. Per #IoRestoaCasa del Jazz protagonisti la voce suadente di Maria Pia De Vito e il pianoforte di Greg Burk, il musicista originario del Michigan ormai italiano d’adozione.

La mattina del 25 si entrerà nel vivo della programmazione con il direttore della Casa del Cinema Giorgio Gosetti che, nella sua rubrica La cineteca del direttore, inaugurerà le celebrazioni proponendoci una serie di riflessioni sul cinema e la Liberazione nello speciale Verso il 25 aprile, la festa che non c’è. Si attraverseranno film e registi che hanno fatto la storia del nostro cinema e non solo: da C’eravamo tanto amati, di Ettore Scola a Paisà di Roberto Rossellini, da Mussolini ultimo atto, di Carlo Lizzani a Una vita difficile, di Dino Risi. Un viaggio cinematografico che proseguirà durante l’intera giornata con l’intervista, sempre pubblicata da Casa del Cinema (ore 12.30), dal titolo 25 aprile 1945, il grande rimosso del cinema italiano, realizzata al giornalista e critico Alberto Crespi e andata in onda su Rai News Cultura, e con la programmazione di Fondazione Cinema per Roma, che sui canali social @romacinemafest e @romacityfest, festeggerà la Liberazione con immagini de La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani e Paisà di Roberto Rossellini.

Alle 11.00 sarà il volto e la voce di Ascanio Celestini a tenere banco nella video-intervista d’archivio di Romaeuropa, riproposta in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Il video, intervallato da frammenti di spettacolo e commenti dell’attore, è stato realizzato in occasione della presentazione di Pueblo (REf17), secondo spettacolo di una trilogia inaugurata a Romaeuropa Festival nel 2015 e incentrato sulla storia di Valentina, giovane cassiera che sogna di essere regina di un reame popolato dalle storie feroci e poetiche di altrettanti personaggi disillusi e traditi dalla vita. Ascanio Celestini che ritroveremo anche in serata con un altro appuntamento da non perdere sui canali social del Teatro di Roma. Alle ore 21.00 #TdrOnline ribadirà, anche a distanza, l’importanza del ruolo del palcoscenico come luogo di incontro e libertà grazie all’incontro tra Celestini e Giorgio Barberio Corsetti che dialogheranno sulla realtà e sulla memoria, intrecciando voci ed esperienze individuali.

Sempre alle 11.00, tornerà anche la grande musica con le note musicali dei Canti di Prigionia di Dallapiccola eseguiti da Orchestra e Coro di Santa Cecilia diretti da Markevitch nel 1954. I canali web dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia proporranno questa storica registrazione per sottolineare il valore simbolico di uno dei più alti esempi di musica di protesta che sia mai stata composta. I Canti, infatti, furono scritti dal compositore tra il 1938 e il 1941 come momento di liberazione personale e atto di indignazione nei confronti della decisione di Mussolini di promuovere la campagna antisemita. Alle 12.00, invece, la staffetta musicale porterà gli utenti direttamente sui canali social e sul canale You Tube del Teatro dell’Opera di Roma, dove verrà lanciato un video realizzato appositamente per questa occasione dai ragazzi della Cantoria del Teatro dell'Opera, la nuova compagine giovanile diretta dal maestro Roberto Gabbiani e istituita per offrire un percorso di alto perfezionamento artistico e musicale a cantori di età compresa tra i 16 ed i 25 anni. Con i colori del tricolore i giovani artisti eseguiranno, ognuno dalla propria casa, Il canto degli Italiani. Sempre alle 12.00 sarà #TdrOnline, sui canali social del Teatro di Roma a dare il via alle proprie celebrazioni con la poesia partecipata e condivisa dell’Atelier, condotto da Azzurra D’Agostino, restituzione finale del laboratorio di lettura e scrittura poetica intorno ai temi dell’abitare e della relazione del paesaggio in cui si vive.

Anche la Sovrintendenza Capitolina ai beni culturali, parteciperà alle celebrazioni del 25 aprile dividendosi tra un messaggio di “ricordo” affidato ad un post storico archeologico interamente dedicato a Porta San Paolo, monumento che fu teatro di una importante battaglia durante la Resistenza, e la pubblicazione di un video registrato durante una conversazione con Dacia Maraini intitolata Intervista sulla pace, andata in scena l’11 novembre 2017 al Museo dell’Ara Pacis, nell’ambito dell’iniziativa Incontri con gli scrittori. L’incontro, curato da Lorenzo Pavolini, si inseriva all’interno di MIX – Incontriamoci al museo, progetto promosso da Roma Capitale e finanziato dalla Regione Lazio.

Un messaggio forte arriverà anche dal Palazzo delle Esposizioni, che celebra la Festa della Liberazione con la foto vincitrice del World Press Photo 2020, il prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo che premia ogni anno i migliori professionisti del settore. Lo scatto vincitore della foto dell’anno dell’edizione 2020 è quello di Yasuyoshi Chiba  con lo scatto Straight Voice, che ritrae un giovane che, illuminato dai telefoni cellulari dei suoi compagni, recita poesie nel corso di una manifestazione di protesta che reclama un governo democratico per il Sudan, durante un blackout a Khartum, il 19 giugno 2019.

Anche per il 25 aprile torna MPI - THE ESSENTIAL QUARANTINE PLAYLIST con una nuova speciale playlist della sua serie sul canale Spotify MACRO MUSEUM. Per l'occasione proporrà un percorso sonoro e un momento di ascolto creando inedite associazioni ed evocazioni attorno al tema della Liberazione e della Resistenza, interpretati da autori e artisti diversi. Così come è confermato l’appuntamento con Radio India e le sue rubriche, in streaming dalle 17 alle 20 su www.spreaker.com e in podcast anche su spotify e sui canali social del TdR. In questa occasione si parlerà di idee di militanza, partecipazione, resistenza con 4’33’’ di Muta Imago, Tutt*nell*stess*cas* di Matteo Angius e Riccardo Festa e la striscia giornaliera SUPERORGANISMO di Industria Indipendente.

Alle 18.00 tornerà protagonista la musica, sui canali digital di Santa Cecilia, con la riproposizione di una doppia sinfonia – di Mozart e di Mahler – diretta dal maestro Manfred Honeck e il Webinar con Antonio Pappano, un appuntamento virtuale e musicale con il Maestro in cui la Vicepresidente dell’Università Luiss Guido Carli Paola Severino e il Presidente dell’Accademia di Santa Cecilia Michele dall’Ongaro dialogheranno con Antonio Pappano sul ruolo che la musica può assumere come fonte di forza e energia creativa in momenti drammatici e inediti come quello che stiamo vivendo (sui social delle due istituzioni).

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Vinitaly: ‘Nulla sarà come prima’, il refrain post-emergenza non vale per il popolo del vino

‘Nulla sarà come prima’, il refrain post-emergenza non vale per il popolo del vino. Secondo un'indagine a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor ‘Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia’, i consumatori di vino italiani rimarranno fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2.







Tutto tornerà come prima, i consumatori italiani (l’85% della popolazione) si dichiarano in buona sostanza fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria. Nel frattempo, non è come prima la dinamica dei consumi in regime di lockdown: il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno, e la crescita degli acquisti in Gdo non compensa comunque l’azzeramento dei consumi fuori casa. E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, tre su dieci affermano invece di aver bevuto meno vino (ma anche meno birra) in quarantena, a fronte di un 14% che indica un consumo superiore.

Lo afferma l’indagine – la prima a focus emergenza a cui ne seguiranno altre nei prossimi mesi – a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor ‘Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia’, realizzata su 1.000 consumatori di vino della popolazione italiana.

La presentazione della survey, moderata dal Ceo di Bertani Domains, Ettore Nicoletto, è in programma questa sera alle 17 nel corso della diretta streaming di ‘Italian wine in evolution’ (https://winejob.it/webinar-italian-wine-in-evolution-3-appuntamento/), a cui parteciperanno il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini.

Il ‘dopo’ sarà come ‘prima’ per l’80% dei consumatori. O più di prima, con i millennials che prevedono un significativo aumento del consumo in particolare di vini mixati (il 25% prevede di aumentarne la domanda), a riprova della voglia di tornare a una nuova normalità con i consueti elementi aggreganti, a partire dal prodotto e dai suoi luoghi di consumo fuori casa (ristoranti, locali, wine bar), che valgono una fetta di 1/3 del campione in termini di volume (il 42% tra i millennials).

Il vino – evidenzia l’indagine – non può dunque prescindere dal suo aspetto socializzante, se è vero che la diminuzione riscontrata è da addurre in larga parte (58%) al regime di isolamento imposto dall’emergenza Covid-19 che ha cancellato le uscite nei ristoranti, le bevute in compagnia e gli aperitivi. Per contro, chi dichiara un aumento ha scelto il prodotto enologico quale elemento di relax (23%, in particolare donne del Sud), da abbinare alla buona cucina di casa (42%), specie tra gli smart worker del Nord.

Per il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo – e questa è una buona notizia –, le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni. Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni. Come Veronafiere – ha concluso – da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore”.

In generale la quarantena sembra aver appiattito anche gli stimoli alla conoscenza, con la sperimentazione delle novità di prodotto in calo sul pre-lockdown (dal 73% al 59%), la preferenza verso i piccoli produttori (dal 65% al 58%), i vini sostenibili (dal 65% al 61%) e gli autoctoni (dall’81% al 76%). Tendenze queste che a detta degli intervistati torneranno identiche a prima nel post quarantena. Ciò che è cambiato, ma è da verificare se lo sarà anche in futuro, è la preferenza del canale di acquisto online, balzata dal 20% al 25%.

Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “Per quanto il lockdown abbia cambiato modalità di acquisto e consumo di vino da parte degli italiani, il desiderio di ritornare ‘ai bei tempi che furono’ sembra prevalere sull’attuale momento di crisi e su comportamenti futuri che giocoforza saranno improntati ad una maggior precauzione e distanza sociale. Si tratta di un asset molto importante in termini di fiducia sulla ripresa e che va preservato soprattutto alla luce della imminente fase 2, anche perché il crollo stimato sul Pil italiano per i mesi a venire rischia di avere impatti sui consumi in considerazione di una domanda rispetto al reddito che nel caso del vino risulta elastica, e come tale, a rischio riduzione in virtù della recessione economica”.

giovedì 23 aprile 2020

Coronavirus e vitivinicoltura, le cooperative di Italia, Francia e Spagna chiedono alla UE distillazione, ammasso privato e flessibilità dei piani nazionali

Le cooperative francesi, italiane e spagnole che sono responsabili per metà della produzione europea di vino - quasi 75 milioni di ettolitri all'anno - esortano la Commissione europea ad agire prima che questa crisi causata dalla pandemia COVID-19 danneggi irreversibilmente il settore vitivinicolo.






L’apertura immediata di una distillazione di crisi europea di 10 milioni di ettolitri con un budget europeo specifico di 350 milioni di euro, per fornire risposte immediate e concrete a un settore fortemente colpito e da cui dipende l'economia di intere regioni”. É questa una delle richieste avanzate dalle organizzazioni cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, i tre paesi principali produttori dell'Europa e del mondo, in una lettera che è stata inviata alle principali istituzioni comunitarie. La misura della distillazione “deve essere europea e prevedere un tasso di 35 euro a ettolitri e prevedere anche la possibilità che gli Stati membri aumentino la quota comunitaria per raggiungere prezzi specifici nei diversi paesi produttori dell'Unione europea”.

Le tre organizzazioni cooperative chiedono inoltre di prevedere una misura di ammasso privato per i vini di fascia alta, la cui commercializzazione può essere posticipata. Per le cooperative vitivinicole francesi, italiane e spagnole, “queste misure devono essere finanziate da un bilancio europeo e non dai bilanci del programma nazionale di supporto al settore vitivinicolo, da un lato perché le azioni previste dai PNS sono quasi tutte in fase di realizzazione o in pagamento; dall’altro lato, perché tali misure per essere efficaci, devono essere attivate e finanziate da un bilancio specifico comunitario e non dipendere dalla sussidiarietà concessa a ciascuno Stato membro”.

Infine, il settore cooperativo vitivinicolo europeo ha accolto positivamente l’annuncio della Commissione di rendere più flessibili i termini dei programmi nazionali di sostegno per il settore vitivinicolo, per consentire agli Stati membri di adattarli alle reali esigenze dei produttori e di rispondere efficacemente a questa crisi.

“Dall'inizio della crisi il settore vitivinicolo è stato particolarmente colpito – si legge ancora nella lettera – per via del rallentamento delle esportazioni, della chiusura di bar, hotel e ristoranti e del congelamento delle attività turistiche. Il settore vitivinicolo europeo ha già subito una notevole crisi del mercato a causa dei dazi del 25% imposte a determinati vini europei nell'ottobre 2019 e la futura recessione economica ridurrà ulteriormente il consumo di un prodotto come il vino. I volumi non venduti in questi mesi potrebbero pesare sul prossimo raccolto a causa della mancanza di capacità di stoccaggio nelle cantine”.

Tecnologia e coronavirus, sicurezza alimentare: avanza il digitale per migliorare qualità, sostenibilità e tracciabilità dei prodotti. Continua a crescere il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0

Dal digitale un aiuto per affrontare l’emergenza Covid-19 nell’agroalimentare: droni e sensori IoT per il monitoraggio da remoto delle coltivazioni, robot in stalla per la mungitura, raccolta e condivisione delle informazioni per adattare forniture ed evitare sprechi. Cresce l’eCommerce food, boom della Blockchain. La ricerca dell'Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia. 





Tra tecnologie che migliorano la qualità e la sostenibilità delle coltivazioni, soluzioni per la competitività delle aziende e innovazioni per la tracciabilità dei prodotti, il digitale si fa sempre più strada nel settore agroalimentare italiano. Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere, raggiungendo nel 2019 un valore di 450 milioni di euro (+22% rispetto al 2018, il 5% del mercato globale).

La maggior parte della spesa è concentrata in sistemi di monitoraggio e controllo (il 39% della spesa), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%), seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto dei terreni (10%), di mappatura (9%) e di supporto alle decisioni (5%). Sono 415 le soluzioni 4.0 disponibili per il settore agricolo in Italia, offerte da oltre 160 fra aziende tradizionali e startup, principalmente dedicate all’Agricoltura di Precisione e in misura minore allo Smart Farming (applicazione del digitale anche ai processi “non di campo” delle aziende agricole), soprattutto nelle fasi di coltivazione, semina e raccolta dei prodotti alimentari nei settori ortofrutticolo, cerealicolo e vitivinicolo.

Fra le soluzioni digitali innovative per la tracciabilità alimentare offerte sul mercato italiano si assiste al boom della Blockchain, la cui presenza è più che raddoppiata in un anno e che caratterizza il 43% delle soluzioni disponibili, seguita da QR Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), e l’Internet of Things (30%). In generale, dopo la finanza e la PA, l’Agrifood rappresenta nel 2019 il terzo settore per progetti operativi Blockchain, avviati dalle imprese soprattutto per incontrare opportunità commerciali, per rendere più efficienti i processi di supply chain e raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale. Cresce il numero di nuovi attori che propongono soluzioni digitali al settore agricolo: sono 737 le startup agrifood a livello internazionale, per un totale di 13,5 miliardi di dollari di finanziamenti raccolti, attive soprattutto negli ambiti eCommerce (70%) e Agricoltura 4.0 (20%). Le startup italiane attirano solo lo 0,3% dei finanziamenti complessivi.

In questo momento delicato, caratterizzato dall’emergenza sanitaria Covid-19, il digitale può aiutare il settore agroalimentare a garantire sicurezza – rispetto al cibo prodotto, ma anche alle persone impiegate – ed efficienza a tutti gli attori della filiera, e nelle imprese agricole che avevano già iniziato a digitalizzarsi i vantaggi sono numerosi. Il monitoraggio da remoto delle coltivazioni attraverso droni e sensori IoT in campo, ad esempio, permette di disporre di informazioni oggettive in tempo reale e riduce la necessità di recarsi sul posto. Un altro esempio sono i robot in stalla per la mungitura, che consentono di proseguire le attività anche in questo momento e possono essere utilizzati assieme ai droni per ridurre gli attacchi e i danni da parte degli animali selvatici. Ampliando lo sguardo all’intero settore, il digitale consente di avere piena visibilità delle giacenze per riadattare le forniture ed evitare gli sprechi, raccogliere dati lungo tutte le fasi della filiera e condividere informazioni per rispondere alla richiesta da parte di consumatori e distributori di maggiori garanzie sul prodotto. Infine, se da un lato assume sempre più rilievo l’eCommerce food, dall’altro si assiste a una riscoperta dei negozi di preossimità che si stanno sempre più attrezzando digitalmente per rispondere alle esigenze  dei clienti in questo momento particolare.

Sono alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Smart Agrifood* della School of Management del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia presentata questa mattina al convegno online “Il digitale è servito! Dal campo allo scaffale, la filiera agroalimentare è sempre più smart!”.

“L’innovazione digitale ha un ruolo sempre più importante e riconosciuto dagli operatori del settore nel rendere più efficienti le singole attività agricole e come leva strategica in grado di garantire maggiore competitività al comparto nello scenario internazionale – afferma Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood -. Il dinamismo del mercato è testimoniato dalla continua crescita dell’offerta tecnologica e del numero di imprese che propongono le soluzioni, ma per un definitivo salto di qualità è necessario puntare su “soluzioni di filiera” capaci di integrare due o più stadi dal campo allo scaffale, ancora marginali rispetto a soluzioni che insistono su una sola fase, in particolare quella agricola o del retail. La situazione attuale indotta dall’emergenza sanitaria, inoltre, sta spingendo con forza la digitalizzazione, amplificandone la necessità in molti ambiti ed evidenziando anche alcuni limiti, come ad esempio quello della connettività limitata nelle aree urbane o le limitate competenze digitali di alcuni attori”.

“Il settore agrolimentare italiano nel 2019 risulta in fermento, con molte giovani aziende emergenti in grado di sviluppare soluzioni innovative in diversi comparti della filiera, e una grande attenzione alla sostenibilità e alla trasparenza delle attività agricole – afferma Andrea Bacchetti, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood –. Tra queste spiccano le applicazioni IoT, l’elaborazione dei Big Data, l’impiego della Blockchain; si conferma il forte interesse per l’Agricoltura di Precisione, ma stenta ancora a decollare lo Smart Farming. Emerge infatti un evidente divario tra l’abbondanza delle soluzioni offerte a supporto delle attività prettamente agricole (semina, coltivazione e raccolta), rispetto a quelle che guardano alla pianificazione delle attività, alla gestione della logistica e agli altri processi aziendali di supporto”.

L’Agricoltura 4.0 – Il mercato mondiale dell’Agricoltura 4.0 (l’utilizzo di diverse tecnologie interconnesse per migliorare resa e sostenibilità delle coltivazioni, qualità produttiva e di trasformazione, nonché condizioni di lavoro) continua a crescere raggiungendo un valore di 7,8 miliardi di dollari (+11% rispetto al 2018). In Italia, che ne rappresenta il 5%, l’incremento è ancora più evidente, +22%, con un fatturato di circa 450 milioni di euro, generato per l’86% da operatori affermati nel settore, come i fornitori di macchine e attrezzature agricole, e per il restante 14% da startup e altri attori emergenti, provenienti da altri settori di business. La spesa si concentra soprattutto in sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature agricole (39%), software gestionali (20%) e macchinari nativamente connessi (14%), seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto di terrenti e colture (10%), sistemi per mappare i terreni e le coltivazioni (9%) e strumenti di supporto alle decisioni (5%).

Sono 415 le soluzioni di Agricoltura 4.0 offerte in Italia da più di 160 aziende strutturate (77%) e startup (23%), oltre 100 in più rispetto alle proposte mappate nel 2018. Oltre metà di queste è applicabile in diversi settori agricoli (56%), mentre fra le soluzioni indirizzate a settori specifici prevalgono quelle rivolte al comparto ortofrutticolo (21%), cerealicolo (20%), vitivinicolo (16%). Ancora poco presente lo Smart Farming, su cui si concentra solo il 13% delle soluzioni. L’attività agricola più interessata dalle proposte di Agricoltura 4.0 è la coltivazione (79% delle soluzioni), seguita da semina (41%), raccolta (36%), pianificazione (11%), magazzino (4%) e logistica (4%).

Dall’analisi delle tecnologie utilizzate emerge la crescente importanza della gestione dei dati: il 72% delle soluzioni è legato a software per l’analisi avanzata dei dati, il 61% è costituito da piattaforme software capaci di ospitare dati provenienti da diverse fonti e il 50% riguarda strumenti che sfruttano l’Internet of Things (+6% sul 2018). Le altre tecnologie più adottate sono dispositivi di ultima generazione (45%), mobilità e geolocalizzazione (35%), veicoli e attrezzature connesse (20%) e sistemi ICT on Cloud (9%).

Secondo un sondaggio condotto dall’Osservatorio su 288 imprese agricole, le aziende del settore investono in soluzioni 4.0 principalmente per migliorare la sostenibilità ambientale delle proprie coltivazioni, aumentare la consapevolezza delle dinamiche in atto all’interno della propria azienda, ridurre i costi e semplificare il lavoro intellettuale. Questi obiettivi influenzano la scelta delle soluzioni tecnologiche, con i software gestionali in cima alle preferenze delle imprese (66%), seguiti da sistemi di mappatura di coltivazioni e terreni (40%), strumenti per monitorare le macchine agricole (39%) e sistemi di supporto alle decisioni (31%), mentre sono ancora poco diffusi robot e droni. Le aziende di medie dimensioni adottano più soluzioni, le più piccole investono in una sola nel 70% dei casi. La mancata interoperabilità dei sistemi aziendali è la barriera principale, insieme alla mancanza di competenze e alla (ridotta) connettività, mentre non preoccupa il rientro dall’investimento.

Il digitale per la tracciabilità alimentare – Tenere traccia di quanto avviene nel percorso del prodotto alimentare dal campo alla tavola del consumatore finale è sempre più importante per rendere più efficiente l’intera filiera e creare nuove opportunità di mercato e il digitale gioca un ruolo di primo piano nella tracciabilità alimentare. La maggior parte delle soluzioni innovative offerte sul mercato italiano si basa su Blockchain (43% del totale), in un anno cresciute del 111%, seguite da QR code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), IoT (30%) e Cloud (27%). Pur ancora limitate in termini di offerta – si tratta di un mercato caratterizzato da pochi milioni di investimenti - le soluzioni che sfruttano l’Internet of Things sono cresciute del 63% rispetto al 2018.

La Blockchain – Cresce l’attenzione per le tecnologie Blockchain & Distributed Ledger: sono 82 i progetti internazionali avviati dal 2016 al 2019 (11% sono quelli italiani), quasi il doppio di quelli mappati nel 2018 (42). Nel 2019 l’agrifood è stato uno dei settori più attivi per numero di progetti concreti, al terzo posto dopo la finanza e la PA. I progetti di Blockchain nell’agroalimentare hanno coinvolto soprattutto gli operatori attivi nelle fasi iniziali della filiera, come la produzione primaria (84%), mentre i principali promotori di queste iniziative sono le imprese che operano nella distribuzione (26%) e trasformazione (21%) dei prodotti, seguite dai fornitori di tecnologia (13%). La Blockchain viene impiegata dalle imprese agroalimentari prevalentemente per incontrare nuove opportunità commerciali e di marketing (60%), rendere più efficienti i processi di supply chain (40%), raggiungere obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale (21%). Meno diffusi gli obiettivi legati alla sicurezza alimentare (15%) e al contrasto della contraffazione (7%), mentre una piccola parte (10 progetti) non applica la Blockchain agli alimenti ma si concentra sugli asset produttivi o sui processi logistici.

Le startup – Sono 737 le startup internazionali fondate a partire dal 2013 e finanziate complessivamente con 13,5 miliardi di dollari (in crescita di oltre il 400% rispetto al 2018), pari a un investimento medio di circa 18,3 milioni di dollari. La maggior parte delle startup opera nel Nord America (39%), in Europa (31%) e in Asia (20%), mentre sono poche quelle ospitate da Centro-Sud America (5%) e Oceania (4%). La geografia delle startup cambia analizzando i finanziamenti ottenuti dai vari territori, che vedono in testa l’Asia (42%), seguita da Nord America (37%), Sud America (11%) e Europa (8%). Dopo gli USA, primi col 36% dei finanziamenti complessivi, i singoli stati che raccolgono più investimenti sono Cina (24%), India (14%) e Colombia (11%). Più lontane in classifica Germania (2%), Regno Unito (2%), Francia (1%), Israele (1%) e Italia (0,3%).

Il 70% delle startup internazionali opera nell’ambito eCommerce e raccoglie il 93% degli investimenti. I due modelli di business prevalenti nelle 519 startup eCommerce sono soluzioni B2c per l’acquisto di prodotti agroalimentari che puntano a creare un collegamento diretto fra produttori agricoli e consumatori finali (eCommerce Food, 75% delle startup eCommerce) e piattaforme che aggregano l’offerta dei ristoratori e permettono di ordinare e ricevere a domicilio i piatti pronti (Food Delivery, 18%). L’Agricoltura 4.0 è il secondo ambito più esplorato dalle nuove imprese innovative, con il 20% delle startup e il 5% del finanziamento complessivo. Il 70% di queste offre servizi di analisi e integrazione dati; il 51% offre strumenti, sopratuttto Internet of Things, per il monitoraggio da remoto di terreni, coltivazioni e macchine; il 30% propone servizi di mappatura di terreni e coltivazioni con droni o satelliti; minoritarie la zootecnia di precisione (4% delle startup, 1% dei finanziamenti), la qualità alimentare (4% delle startup), la sostenibilità (2%) e la tracciabilità (2%). L’eCommerce è il primo campo di applicazione anche per le startup italiane (64%), seguito da qualità alimentare (21%), Agricoltura 4.0 (18%), sostenibilità (15%) e tracciabilità (8%).

Le principali tecnologie utilizzate dalle startup agrifood sono gli strumenti di analytics per raccogliere, trasmettere e rielaborare i dati (74%), l’Internet of Things (48%) e le mobile app (25%). Cresce l’attenzione per tecnologie come i robot (7%) e l’intelligenza artificiale (7%), con robot in grado di monitorare e valutare in tempo reale lo stato della coltura e intervenire automaticamente e robot che controllano il benessere degli animali nella stalla, mentre tecniche di AI vengono impiegate per elaborare dati sulle colture.

martedì 21 aprile 2020

Ambiente e ricerca, Idrobiologia: sperimentata una tecnologia a basso costo che filma il movimento delle alghe. Più informazioni sulla salute dei laghi

Uno studio della Fondazione Edmund Mach ha sperimentato un sistema altamente tecnologico a basso costo che consente di filmare il movimento delle alghe di acqua dolce. Lo strumento consentirà ai ricercatori di ottenere informazioni più tempestive e precise sulla salute degli ambienti acquatici, in particolare sugli stati di stress degli organismi presenti. La ricerca pubblicata sulla rivista Hydrobiologia.





Uno zoom sulla natura che si muove dentro i laghi. Teatro di questa sperimentazione, approdata sulla prestigiosa rivista scientifica Hydrobiologia, è il lago di Tovel, un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per studiare i fenomeni legati ai cambiamenti climatici che grazie alla FEM rientra tra i siti di ricerca della rete europea e nazionale delle ricerche ecologiche a lungo termine.

Al momento, per effetto delle disposizioni legate all’emergenza Covid, i campionamenti mensili al lago sono sospesi, ma i ricercatori sperano di poterli riprendere al più presto. Ogni mese, infatti, si raccolgono nel centro del lago i parametri più importanti come la temperatura e l’ossigeno e si prelevano campioni d'acqua per fare analisi chimiche e biologiche.

Il set-up strumentale che utilizza un microscopio, una macchina fotografica e software open-source è stato messo a punto da Giovanna Flaim e Ulrike Obertegger del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach, in collaborazione con Pierluigi Colangeli della Hyblea Training Sicilia. I ricercatori, che hanno recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Hydrobiologia l’articolo “Tracking of algal cells: case study of swimming speed of cold-adapted dinoflagellates”, hanno prelevato dal lago, nei mesi scorsi, gli organismi da filmare e spiegano che il movimento delle alghe non è visibile all’occhio nudo, ma può essere osservato attraverso un filmato fatto al microscopio. Quando gli organismi sono sotto stress cambiano il loro comportamento e anche il loro modo di muoversi e nuotare. La tecnica applicata potrebbe fornire un segnale d’allarme precoce per i cambiamenti climatici in atto.

Il sistema sviluppato fornisce linee guida ed istruzioni dettagliate su come filmare e analizzare i dati sotto l’aspetto dell’ecologia di movimento. “Nello studio condotto –spiegano i ricercatori- le alghe filmate provenienti dal lago di Tovel sono stenoterme fredde, vivono cioè a temperature inferiori ai 10 °C. L’ambiente freddo pone diverse sfide agli organismi sul fronte del mantenimento delle funzioni cellulari. Comunque le alghe osservate (Borghiella dodgei e Apocalathium aciculiferum), essendo adatte al freddo, nuotano con una velocità simile ad altri dinoflagellati adatti al caldo”. Questo studio pone la base per future ricerche sull’impatto ambientale (per esempio aumento di temperatura, esposizione a raggi UV) per il movimento d’organismi stenotermi freddi.


Hydrobiologia
Tracking of algal cells: case study of swimming speed of cold-adapted dinoflagellates
Tracciamento di cellule algali: caso di studio della velocità di nuoto dei dinoflagellati adattati al freddo
Ulrike Obertegger, Giovanna Flaim, Pierluigi Colangeli
http://hdl.handle.net/10449/60082 

lunedì 20 aprile 2020

#laculturaincasa, Natale di Roma: tutti gli appuntamenti in programma per il 2.773° compleanno della Città Eterna

Domani, 21 aprile, Roma festeggia 2.773 anni di storia. Tante le iniziative in programma per il compleanno della Città Eterna da seguire in tv e sui canali social dove si potrà seguire il palinsesto della giornata con #natalediroma2020 #laculturaincasa #iorestoacasa.


Tanti gli appuntamenti digital de #laculturaincasa promossi da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale con le istituzioni culturali cittadine. Su @culturaaroma (Facebook, Instagram, Twitter) tutti gli aggiornamenti in diretta domani dalle 9 alle 23.30 con gli hashtag  #natalediroma2020 #laculturaincasa #iorestoacasa.




In programma per il 21 aprile, dalle 9 alle 23.30, lo spettacolo-omaggio alla Città Eterna e agli italiani, realizzato e prodotto dal Campidoglio grazie alla collaborazione gratuita di un gruppo di professionisti, interpretato da Max Giusti e ambientato nella splendida cornice del Campidoglio, nei Musei Capitolini e con lo sfondo dei Fori Imperiali, che andrà in onda sul Rai2 durante la trasmissione Patriae e sarà disponibile dal 22 aprile in versione integrale sul sito e i social di Roma Capitale.

Domani alle 11 il Maestro Ennio Morricone, Accademico di Santa Cecilia, invierà sui canali web e social dell'Istituzione, il suo saluto seguito da un omaggio in musica degli Archi di Santa Cecilia, diretti da Luigi Piovano con Paolo Pollastri solista. "Roma come non l’hai mai sentita" è il titolo del video girato da Fabio Lovino e che ha come protagonista Antonio Pappano, Direttore Musicale dell’Accademia, che sarà pubblicato alle 15. Il Maestro Pappano, romano d’adozione, in una breve visita di Roma ne esalta lo splendore e sottolinea la "fortuna di chi si sveglia tutte le mattine in mezzo a tanta bellezza". Da Piazza di Spagna a Fontana di Trevi passando per il Colosseo, Pappano arriva all’Auditorium Parco della Musica dove incontra la sua “famiglia”, l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia.  Un altro contributo, alle 19, sarà una registrazione storica di un concerto tenuto dall’Orchestra dell’Accademia il 18 luglio 1956 sotto la direzione dell’allora direttore principale Fernando Previtali. In programma il poema sinfonico Pini di Roma di Ottorino Respighi, composto nel 1924 che fa parte della “Trilogia Romana” con Fontane di Roma e Feste Romane in cui il compositore riporta le sensazioni provate visitando di Roma.

Celebrano questo anniversario anche artisti come Sabrina Ferilli, che commenterà alle 22 in diretta sui canali social di Alice nella Città e @romacityfest con Laura Delli Colli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma, e il curatore Mario Sesti le scene più belle e le inquadrature più suggestive tratte da celebri opere del cinema italiano come La grande bellezza di Paolo Sorrentino, che l’ha vista protagonista, La dolce vita di Federico Fellini, Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, Sacro GRA di Gianfranco Rosi e altri film. Inoltre #Cinemadacasa, il flash mob cinematografico promosso da Alice nella città e la Fondazione Cinema per Roma | CityFest festeggeranno la giornata proiettando, sulle facciate dei palazzi, alcune note sequenze di film girate nella Capitale. Il cinema festeggia Roma anche con Giorgio Gosetti, direttore della Casa del Cinema, che domani sui canali web e social dello spazio di Villa Borghese racconterà dei film su Romolo e Remo: da Romolo e Remo di Sergio Corbucci a Il primo Re di Matteo Rovere. Di quest’ultimo verrà presentato il making of, ricco di approfondimenti e curiosità legate alla realizzazione degli effetti speciali del film, oltre alle foto dal set e un video messaggio del regista Matteo Rovere.

Dedicato alla romanità anche il video inedito del Maestro Ambrogio Sparagna che dalle 11 di domani sarà online sui canali social della Fondazione Musica per Roma. Il musicista interpreterà per tutti noi uno stornello per voce e organetto improvvisato, portando avanti l’antica tradizione della musica popolare romanesca.

Da non perdere - sui canali web e social dei Musei Civici e della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali - l'occasione unica per visitare da casa la grande mostra a Palazzo Braschi Canova. Eterna bellezza, con una guida di eccezione, la Sovrintendente Capitolina Maria Vittoria Marini Clarelli, che accompagnerà i visitatori in un tour speciale dell'esposizione alla scoperta del'artista, pittore e scultore, e delle sue opere.

L'Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza capitolina in collaborazione con il Centro Studi Giuseppe Gioachino Belli, promuove e organizza Le lingue der monno. Parole, paroline, parolacce. Sonetti di Giuseppe Gioachino Belli. Maratona di lettura: una manifestazione dedicata al grande poeta romano che ormai da qualche anno scandisce il compleanno della città con la lettura dei suoi sonetti più celebri. Quest’anno la tradizione proseguirà sul web dove, dalle 14.00, esperti, giornalisti, registi e attori - tra cui Giorgio Tirabassi, Max Paiella, Paola Minaccioni, Francesco Acquaroli, Emanuela e Stefano Fresi, Massimo Wertmüller, Filippo Ceccarelli, Angelo Maggi, Stefano Messina, Maurizio Mosetti, Ariele Vincenti, Guido Marolla - si alterneranno ogni 15 minuti con videoletture di alcuni sonetti che il Belli ha costruito intorno ad alcune parole chiave - colera, indifferenza, editto, governanti, interni domestici, povertà, potere, poverello, fratelli, inferno, guerra, servitori e padroni, solo per citarne alcune - particolarmente significative nel momento storico che attraversiamo. Un clima assai noto al Belli che ha vissuto, come tutti i romani di allora, la terribile epidemia di colera che esplose nell’estate del 1837.

Inoltre, sul blog dei Musei Civici, museiincomuneroma.wordpress.com, da domani verranno diffuse le letture degli attori Alessandro Haber e Marton Csokas di testi scritti dal poeta Gabriele Tinti e ispirati ad alcune opere della Centrale Montemartini, nell'ambito del progetto Rovine: Canti di pietra. Ancora domani prenderà il via il Museo dei Musei, una nuova rubrica che accompagnerà il pubblico attraverso la storia centenaria dei Musei Capitolini, il museo pubblico più antico del mondo.

Domani dalle ore 16.30 sarà possibile partecipare sulla piattaforma gratuita Zoom alla conferenza in diretta del ciclo I martedì da Traiano. Nel  nuovo appuntamento, dal titolo La memoria sulla pietra, Maria Paola Del Moro parlerà del valore della memoria personale e familiare nella società romana. Attraverso i canali web e social del Museo Pietro Canonica, si potrà seguire il secondo appuntamento di Radio Canonica, il progetto divulgativo con podcast audio, dedicato al racconto della vita dello scultore piemontese e della ricca collezione di sue opere. Continuerà il percorso intrapreso nella prima puntata e si concentrerà sulle prime conoscenze artistiche del giovane Pietro nella puntata La scoperta dell’arte. Non mancheranno le attività dedicate ai più piccoli. Il Museo della Casine delle Civette a Villa Torlonia continuerà, per il quinto appuntamento de La Casine delle Meraviglie, a raccontare la dimora del Principe Giovanni Torlonia attraverso gli animali che sono raffigurati al suo interno, proponendo ai bambini di disegnarli a casa. In questa occasione si parlerà del Salottino dei Satiri e della raffigurazione al suo interno di un animale portafortuna: la chiocciola.

Alle 11 sulla pagina Facebook delle Biblioteche di Roma si ricorderà il Natale della città presentando un puzzle di immagini tratte dall'Album di Roma, progetto online nato dalla collaborazione tra l’Istituzione con Roma Capitale e l’Archivio Capitolino. Strumento unico per approfondire la conoscenza della Capitale, l’Album di Roma raccoglie immagini provenienti da archivi privati, enti e istituzioni, che ricostruiscono la Roma del Novecento: un volto a tratti dimenticato della città, dei suoi territori e delle sue micro comunità. Per i bambini l'istituzione alle 17.00 è in programma, sempre sulla pagina Facebook delle Biblioteche di Roma, la presentazione del libro Roma in rima di Massimiliano Maiucchi, con le illustrazioni di Fabio Magnasciutti, novità editoriale pubblicata da Palombi Editori. La video lettura delle filastrocche su Roma sarà accompagnata da guanti animati, oggetti, pupazzi e volumi pop-up e sarà intervallata da giocolerie, magie comiche, favole e canzoni.

Con #TdROnline, #laculturaincasa e #iorestoacasa domani alle 16 sui canali social del Teatro di Roma verrà trasmesso il primo incontro del ciclo Luce sull’Archeologia per raccontare le origini di Roma, tra mito e storia, attraverso la collaborazione e gli interventi introduttivi dello storico dell’arte Claudio Strinati, del direttore dei giornali Archeo e Medioevo Andreas M. Steiner e del direttore associato dell’Istituto Nazionale di Studi Romani Massimiliano Ghilardi. Carmine Ampolo, professore emerito di Storia Greca alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Orietta Rossini, responsabile dell'Archivio Storico Capitolino, già Responsabile del Museo dell'Ara Pacis, e Anna Mura Sommella, già direttrice dei Musei Capitolini di Roma, illustreranno al pubblico i contesti archeologici dell’area centrale di Roma per comprendere la formazione della città, in particolare gli scavi del Foro di Cesare e quelli sul colle Palatino. Inoltre, sono previsti un approfondimento sul Tempio di Giove Capitolino e un racconto delle origini di Roma attraverso sette capolavori ispirati al simbolo della città, la Lupa.

Da domani online sui canali social del Palazzo delle Esposizioni il capitolo della grande mostra Gabriele Basilico. Metropoli, rivolto alla Città eterna. La curatrice Giovanna Calvenzi ci accompagnerà attraverso le opere che il grande artista ha dedicato alla città nella quale ha lavorato a più riprese, sviluppando progetti sempre diversi: dal 1989, anno in cui realizza un’ampia indagine intitolata Vedute di Roma, fino al 2010, in occasione di una stimolante quanto impegnativa messa a confronto tra la Roma contemporanea e le settecentesche incisioni di Giovambattista Piranesi.

Una speciale playlist della serie Mpi - The essential quarantine playlist, per l'occasione interamente dedicata alla città. Questo l'omaggio del MACRO per festeggiare il compleanno di Roma (diffuso domani sul canale Spotify MACRO MUSEUM). Un percorso sonoro che raccoglie figure e autori diversi, per generazione, provenienza e modalità espressive, per evocare attraverso l'ascolto la storia e le atmosfere di Roma, da sempre luogo di ispirazione per gli artisti.

Il Teatro dell'Opera di Roma lancerà domani per celebrare la città eterna sui suoi profili social il video della serata inaugurale delle celebrazioni per 150 anni di Roma Capitale, presentato lo scorso 3 febbraio al Teatro Costanzi e organizzato da Roma Capitale e Teatro dell'Opera in collaborazione con il Ministero della Difesa e Rai Cultura. Il concerto è stato aperto con l'esecuzione dell'Inno Nazionale. Su palco si sono alternati interventi e musiche eseguite dalla Banda Interforze e dall'Orchestra del Teatro dell'Opera con la partecipazione di Andrea Bocelli, Ezio Bosso, Paolo Mieli, Gigi Proietti, Paola Turci e i talenti di Fabbrica Young Artist Program del Teatro dell'Opera di Roma.

Infine, per inviare un messaggio di solidarietà e speranza alla comunità legata al mondo dello spettacolo, la Fondazione Romaeuropa ha deciso di pubblicare, proprio in occasione del Natale di Roma, alle ore 12 di martedì 21 aprile, il programma della trentacinquesima edizione del Festival sul sito web www.romaeuropa.net e sui relativi canali social.

Su @culturaaroma (Facebook, Instagram, Twitter) tutti gli aggiornamenti in diretta domani dalle 9 alle 23.30 con gli hashtag  #natalediroma2020 #laculturaincasa #iorestoacasa.

Coronavirus e ricerca, la condivisione fa bene alla scienza

Dal 2016 al 2019 un articolo scientifico su cinque non ha rispettato la prescrizione della condivisione dei dati genomici e metagenomici pubblicati o utilizzati in uno studio. Lo rivela una indagine del Consiglio nazionale delle ricerche pubblicata sulla rivista PLoS Biology e Plos Magazine. La pandemia di SARS-CoV-2 invece ha ricordato l’importanza della condivisione. Le irregolarità si registrano nelle riviste più tecnologico/applicative e in quelle che pubblicano una grande mole di articoli.






Un articolo scientifico su cinque, indipendentemente dal settore di studio, nel periodo tra il 2016 ed il 2019, non ha rispettato la prescrizione della condivisione dei dati genomici e metagenomici pubblicati o utilizzati nello studio, creando un danno al progresso scientifico globale e alla credibilità della scienza. È quanto si evince da una ricerca condotta dal Gruppo di ecologia molecolare (Meg) dell’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irsa) di Verbania, supportata da molti studiosi impegnati nella lotta all’antibiotico-resistenza. Un campo nel quale questo problema ne crea altri, in quanto limita la conoscenza delle caratteristiche dei tanti e diversi geni che conferiscono le resistenze agli antibiotici, ponendo un gravissimo problema per il futuro della medicina moderna.

 “La condivisione dei dati genomici e metagenomici è una buona pratica ed è obbligatoria da più di un decennio per consenso scientifico, supportato sia dalle azioni di “open data” di molti governi che dalle publishing policies di tutti i principali editori, poiché permette di meglio valutare la qualità biologica, bioinformatica e statistica delle analisi prodotte e, consentendo l’accesso al dato originale, di fugare il dubbio di errate assunzioni”, spiega Gianluca Corno del Cnr-Irsa, tra gli autori dello studio. “Non solo, questa tipologia di dati, pur essendo presentati in pubblicazioni, sono a volte utilizzati nello studio solo in piccolissima parte, di solito intorno all’1-2%, e se non vengono depositati in database pubblici si perde un’enorme mole di conoscenza”.

Il trend degli ultimi anni ha assunto un andamento negativo, tant’è che nel lavoro pubblicato su PLoS Biology i ricercatori Cnr e gli altri coautori, gli editori e revisori della rivista, tra i quali Craig Venter e Holly Bic, richiamano il mondo scientifico ad una maggiore accuratezza e cooperazione. “Un articolo senza questi dati non permette di individuale l’eventuale errore, malafede e/o superficialità di tutti i soggetti coinvolti nella pubblicazione”, aggiunge Corno. “Tale comportamento coinvolge le riviste in misura diversa, con picchi di irregolarità in quelle più tecnologico/applicative o che pubblicano una grande mole di articoli, a conferma di una competizione spinta all’estremo, più quantitativa che qualitativa”. Il cosiddetto “publish or perish”.

“La pandemia di Sars-CoV-2 ci ha invece drammaticamente ricordato l’importanza della condivisione dei dati metagenomici: proprio grazie alla pronta disponibilità in tutto il mondo del genoma del Coronavirus causa del Covid19 sequenziato in laboratori cinesi, molti centri di ricerca a livello mondiale hanno potuto prontamente iniziare a studiare il virus, le sue caratteristiche e a lavorare su vaccini e farmaci specifici”, conclude Corno. “La mancata cooperazione invece arreca danni enormi allo sviluppo del sapere, viene meno la possibilità di progredire insieme in modo esponenziale, sommando capacità e conoscenze. Solo attraverso risposte globali e cooperative si può far fronte alla richiesta di conoscenza che giunge dal mondo globalizzato”.


Il risultato dell’indagine pubblicato sulla rivista PLoS Biology e su PloS Magazine:  journals.plos.org/plosbiology/article?id=10.1371/journal.pbio.3000698

Coronavirus e ricerca, l'effetto del distanziamento sociale sull'individuo

Distanziamento sociale ed effetti sull'individuo. I risultati dell'Osservatorio sui Mutamenti sociali in atto-Covid19.







L’Osservatorio 'Mutamenti sociali in atto-Covid19” (Msa-Covid19) mediante un sondaggio diffuso su scala nazionale, esplora e analizza gli effetti psico-sociali della contrazione dell’interazione, della prolungata convivenza e del distanziamento sociale dovuti all’emergenza Covid-19. I primi risultati dello studio forniscono informazioni circa la condizione abitativa, relazionale e lavorativa, analizzando nello specifico le attività quotidiane, l’uso di internet e l’iperconnessione, la violenza domestica, la fiducia sistemica e gli stati psicologici.

Il 73,1% dei rispondenti ha in questo momento un partner, con cui convive per il 56,7%, a fronte del 13% di persone che abitano sole. Circa la metà degli intervistati vive con almeno 2 o 3 persone. Il 49,3% è impiegato a tempo pieno e per il 24,9% dei soggetti l’attività lavorativa è sospesa. Tra i rimanenti lavoratori, il 23,4% opera in smart working e il 10,8% si reca sul posto di lavoro. Circa 4 persone su 10 prevedono di andare incontro a gravi perdite economiche, più di una su 10 di perdere il lavoro o la propria attività, e due su 10 di andare in cassa integrazione. Il titolo di studio risulta un importante salvagente della tenuta lavorativa. Il rischio di non riuscire a far fronte anche alle esigenze alimentari nei prossimi giorni è concreto per circa 3 persone su 10, soprattutto nel centro e sud Italia.

Si evidenzia un’elevata quota di incertezza per il futuro, che riguarda in particolare le donne (il 44,9% contro il 31,1% degli uomini) e chi possiede un titolo di studio medio-basso. Si evidenziano condizioni di disagio connesse all’assenza dell’interazione sociale, l’aumento di stati depressivi, disturbi di tipo alimentare e legati all’abuso del digitale e dell’alcool. Sui minori di 12 anni, il distanziamento sta producendo un disagio dovuto al distacco da amici e nonni (rispettivamente 64,5% e 47,5%) e un rilevante abuso di internet a scopo di gioco e comunicazione (rispettivamente 33,5% e 19,2%).

La nuova routine. Cultura e attività stereotipate per genere 

Il distanziamento sociale sta producendo una parziale rimodulazione dell’uso del tempo libero. Tra le principali attività svolte in questi giorni spicca la lettura di libri. Le scelte appaiono però spesso prodotte dai condizionamenti sociali e da una visione stereotipata dei ruoli. Queste persone ritengono che in questo periodo sia giusto offrire agli uomini maggiori valvole di sfogo, ad esempio permettendo loro di uscire per la spesa o altre esigenze, ma soprattutto che questo momento offra alla donna la possibilità di “riacquistare il suo ruolo naturale di madre e moglie” (sono d’accordo il 27% delle donne e il 37% degli uomini). La presenza di stereotipi, che coinvolge il 16,1% degli intervistati, è maggiore tra gli uomini (circa il 20% vs il 10% delle donne), i non laureati, i credenti, nel Mezzogiorno, tra chi ha un orientamento politico di centro-destra e cresce con l’età.

Il web. Virtuosi e complottisti 

Gli atteggiamenti e i comportamenti sul web possono definirsi virtuosi. Moltissimi prestano attenzione a ciò che leggono (80%), alle conseguenze di ciò che scrivono (94%) e controllano immagini e testi prima di condividerli (88%). Pochissimi si dichiarano favorevoli ad azioni di odio sul web (3%), ma per il 30% è più facile esprimere sincerità in rete che dal vivo. La “teoria del complotto” fa però da contraltare. Circa 4 soggetti su 10 ritengono che il web offra ciò che i notiziari nascondono deliberatamente, lo pensano prevalentemente i maschi (45% contro il 37% delle donne) e le persone con titolo di studio medio-basso (42% contro 32%).

Iperconnessione: dal reale nel virtuale 

Rispetto all’uso dei social media si assistendo per almeno 4 soggetti su 10 a un raddoppio del tempo di utilizzo (fino a 60 minuti, 21,5%; da 1 a 3 ore, 42,1%; oltre 3 ore, 33,7%). Tutti, indipendentemente dall’età, trascorrono in questo momento più tempo sui social: leggermente di più le donne, chi vive nel Mezzogiorno e chi non ha figli. A tale aumento di tempo si evidenzia un incremento di emozioni e stati negativi quali rabbia, disgusto, paura, ansia e tristezza. Parallelamente, si evidenzia una diminuzione di felicità e rilassamento. L’immersione di massa nel digitale, l’implicita legittimazione della trasposizione del reale sul virtuale, soprattutto in ambito didattico e ludico per i più giovani, sta generando un’iperconnessione che potrà divenire un fattore patologico (è stato rilevato tra i minori di 12 anni un abuso di internet per gioco e comunicazione, pari al 33,5% e al 19,2%). Circa la metà delle persone, il 44,5%, ritiene che la comunicazione virtuale (social, chat ecc.) possa sostituire quella personale (faccia a faccia).

Violenza domestica e assistita 
Il 57% dei soggetti convive in questo periodo con un partner o ex partner: il 15% dichiara che è possibile che si verifichi un atto di violenza psicologica commessa dagli uomini sulle donne e il 9% delle donne sugli uomini. Il rischio di violenza fisica degli uomini sulle donne è percepito dal 13% e quella delle donne sugli uomini dal 3%. Il 5% di chi vive in coppia dichiara che il clima è poco collaborativo, pacifico e affettuoso, un dato in linea con le tendenze rilevate dall’ISTAT. I genitori dichiarano inoltre che i ragazzi assistono alle loro liti nel 5% circa dei casi. Infine, il 6% di chi vive con un partner dichiara una seria preoccupazione per la stabilità di coppia a causa della convivenza forzata.

Fiducia sistemica 

La fiducia espressa verso sue componenti sociali, istituzionali e collettive indica che raccolgono il più elevato consenso gli scienziati, la protezione civile, le forze dell’ordine e la sanità. I più bassi livelli vengono invece attribuiti a politici, banche, informazioni diffuse sui social e Unione Europea (l’unica ad aver registrato un calo). Discorso a parte per le singole figure istituzionali: il presidente della Repubblica, del Consiglio e il Papa, godono di un’elevata quota di fiducia.

La resilienza 

Rispetto alla resilienza, la capacità di fronteggiare, resistere e reagire positivamente a un evento stressante o traumatico (misurata su due indicatori: “orientato al problema” e “focalizzato su emozioni positive”) i dati evidenziano una capacità maggiormente focalizzata sulle emozioni positive (più gli uomini) e un po’ meno orientata al compito (più le donne). La resilienza cresce con il livello di istruzione e l’età, la fascia 50-69enne è la più orientata al problema. Rispetto all’indicatore emozioni positive, il Nord ottiene il punteggio più alto e il Mezzogiorno il più basso.

Le emozioni primarie 

Tra le emozioni primarie, le maggiormente percepite in conseguenza del distanziamento sociale sono tristezza, paura, ansia e rabbia. La felicità ottiene il punteggio più basso. Le donne provano le stesse emozioni degli uomini, ma con maggiore intensità. Le emozioni mostrano un andamento inversamente proporzionale all’età: gli over 70 hanno un’intensità emotiva più bassa rispetto ai giovani fino a 29 anni. La fascia 30-49 anni prova paura con maggiore intensità. Emozioni più accentuate risultano nel Mezzogiorno, dato apparentemente in contrasto con la minore diffusione del contagio, e potrebbe avere origine nei tratti culturali dell’interazione sociale che a sud si esprime di più nel senso della comunità e nelle reti di vicinato interrotte dal distanziamento sociale. In merito a tristezza, paura e rabbia, i valori maggiori si riscontrano in Calabria, Basilicata, Campania, Molise, Puglia e Sicilia.