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Coronavirus e vitivinicoltura, le cooperative di Italia, Francia e Spagna chiedono alla UE distillazione, ammasso privato e flessibilità dei piani nazionali

Le cooperative francesi, italiane e spagnole che sono responsabili per metà della produzione europea di vino - quasi 75 milioni di ettolitri all'anno - esortano la Commissione europea ad agire prima che questa crisi causata dalla pandemia COVID-19 danneggi irreversibilmente il settore vitivinicolo.







L’apertura immediata di una distillazione di crisi europea di 10 milioni di ettolitri con un budget europeo specifico di 350 milioni di euro, per fornire risposte immediate e concrete a un settore fortemente colpito e da cui dipende l'economia di intere regioni”. É questa una delle richieste avanzate dalle organizzazioni cooperative vitivinicole di Francia, Italia e Spagna, i tre paesi principali produttori dell'Europa e del mondo, in una lettera che è stata inviata alle principali istituzioni comunitarie. La misura della distillazione “deve essere europea e prevedere un tasso di 35 euro a ettolitri e prevedere anche la possibilità che gli Stati membri aumentino la quota comunitaria per raggiungere prezzi specifici nei diversi paesi produttori dell'Unione europea”.

Le tre organizzazioni cooperative chiedono inoltre di prevedere una misura di ammasso privato per i vini di fascia alta, la cui commercializzazione può essere posticipata. Per le cooperative vitivinicole francesi, italiane e spagnole, “queste misure devono essere finanziate da un bilancio europeo e non dai bilanci del programma nazionale di supporto al settore vitivinicolo, da un lato perché le azioni previste dai PNS sono quasi tutte in fase di realizzazione o in pagamento; dall’altro lato, perché tali misure per essere efficaci, devono essere attivate e finanziate da un bilancio specifico comunitario e non dipendere dalla sussidiarietà concessa a ciascuno Stato membro”.

Infine, il settore cooperativo vitivinicolo europeo ha accolto positivamente l’annuncio della Commissione di rendere più flessibili i termini dei programmi nazionali di sostegno per il settore vitivinicolo, per consentire agli Stati membri di adattarli alle reali esigenze dei produttori e di rispondere efficacemente a questa crisi.

“Dall'inizio della crisi il settore vitivinicolo è stato particolarmente colpito – si legge ancora nella lettera – per via del rallentamento delle esportazioni, della chiusura di bar, hotel e ristoranti e del congelamento delle attività turistiche. Il settore vitivinicolo europeo ha già subito una notevole crisi del mercato a causa dei dazi del 25% imposte a determinati vini europei nell'ottobre 2019 e la futura recessione economica ridurrà ulteriormente il consumo di un prodotto come il vino. I volumi non venduti in questi mesi potrebbero pesare sul prossimo raccolto a causa della mancanza di capacità di stoccaggio nelle cantine”.

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