venerdì 28 ottobre 2022

Unesco, il metodo tradizionale della messa a riposo delle uve in Valpolicella candidato a Patrimonio Immateriale

Avviato il percorso di candidatura a patrimonio culturale immateriale dell’Unesco della “Messa a riposo delle uve”: tecnica virtuosa, tramandata di generazione in generazione da oltre 1500 anni nella Valpolicella.



Nel territorio della Valpolicella, da circa tre anni, il Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella, ha maturato l’idea di candidare la tecnica della messa a riposo delle uve a patrimonio immateriale dell’umanità.

Questa antica tecnica consiste in un “lento appassimento delle uve che, appena raccolte, sono poste sulle arele ovvero su dei graticci di canna di palude” spiega Christian Marchesini, Presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella e del Comitato Promotore. Continua poi Matteo Tedeschi segretario del Comitato Promotore “Questa metodologia rispecchia pienamente l’evoluzione culturale di questo territorio e delle sue genti e le sue vocazioni storiche. Le realtà locali, al fine di salvaguardare questa preziosa tradizione e di assicurare la trasmissione delle relative conoscenze alle nuove generazioni, hanno costituito un Comitato Promotore e hanno avviato il percorso di candidatura dell’elemento nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale della Convenzione UNESCO del 2003”.

Nell’aprile 2022 viene a tale scopo costituito il Comitato Promotore della candidatura a patrimonio culturale immateriale, portavoce del Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella, oltre che della comunità della Confraternita Snodar, del Palio del Recioto, dell’Università degli Studi di Verona, della Fondazione Valpolicella, della Strada del Vino Valpolicella e dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona.

Il Comitato è un’organizzazione deputata ad animare il territorio e sensibilizzare i cittadini sul tema dell’appassimento, raccogliendo testimonianze e documentazione storica a comprova delle antiche radici su cui si basa tale tecnica. Tale tecnica di lavorazione dell’uva, qualifica in modo univoco il vino prodotto nel territorio della Denominazione. L’appassimento delle uve è un processo di trasformazione fortemente identitario della Valpolicella, tramandato sin dall’epoca romana, di generazione in generazione, oggi strettamente interconnesso al tessuto sociale e culturale di questo territorio.

In sinergia con Comitato promotore, lavora per il percorso di candidatura anche il Comitato scientifico, organo consultivo di esperti antropologi, enologi e giuristi con il compito di attivare l’articolato processo di studio, analisi e documentazione della tecnica di appassimento dell’uva della Valpolicella, necessario per la redazione del dossier di candidatura.

La stesura di tale documento impone tempi lunghi, studi approfonditi e passa attraverso un processo di sensibilizzazione di dei cittadini. Il coinvolgimento della popolazione è parte fondamentale del percorso di candidatura e si esplica attraverso l’organizzazione di incontri pubblici dove la popolazione viene erudita sul percorso intrapreso e le attività necessarie a conseguire il riconoscimento UNESCO. Tali incontri vengono chiamati “call to action” e il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella ad oggi ne ha calendarizzati quattro: nella zona “Classica”, nella zona “Valpantena”, nella zona “DOC orientale” e una call to action finale nella città di Verona, la più vitata del Veneto con ben 1.300 ettari all’interno dei suoi confini.

Il 21 ottobre 2022 nella zona “Valpantena” si è tenuta, con grande adesione di istituzioni, media, cittadinanza e filiera produttiva, la II° call to action. Il processo di riconoscimento della tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella a Patrimonio Immateriale dell’Umanità è però ancora lungo e in salita. Alla fine del 2022, con buona ragionevolezza potrebbe già essere pronta una prima bozza del dossier. 

Il Consorzio per la Tutela dei Vini della Valpolicella, oltre ad essere in prima linea sul fronte per la candidatura della tecnica della messa a riposo delle uve a patrimonio immateriale dell’umanità, è uno dei partner della campagna europea “That’s Amore – European lifestyle: taste wonderfood”, che ha l’obiettivo di promuovere e incentivare la diffusione e la conoscenza sul mercato italiano, tedesco e della Repubblica Ceca dei prodotti certificati e con alti standard qualitativi e di sicurezza alimentare oltre che fortemente rappresentativi del territorio di origine e produzione. Oltre ai vini tutelati dal Consorzio Valpolicella quali l’Amarone della Valpolicella DOCG, il Valpolicella DOC, il Valpolicella Ripasso DOC e al Recioto della Valpolicella DOCG, gli altri protagonisti della campagna sono alcuni dei fiori all’occhiello del made in Italy quali  il formaggio Asiago DOP, il Riso Nano Vialone Veronese IGP, l’Olio extra vergine di oliva Garda DOP, l’Olio extra vergine di oliva Tergeste DOP e l’Olio extra vergine di oliva Veneto DOP, tutte varietà tutelate dall’Associazione Produttori Olio Verona.

Cenni storici sulla tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella

La tecnica dell’appassimento in Valpolicella ha una storia antica come la vite: già nel 580 d.C., Cassiodoro, consigliere del re ostrogoto Teodorico, descrive in una lettera al re la tecnica di appassimento della Valpolicella, spiegandone le ritualità e le connessioni con la comunità. Si tratta di un elemento culturale che rispecchia la storia sociale, politica, economica, di questo territorio e ne manifesta la sua evoluzione. Quando nella seconda metà del 1200 i nuovi “sovrani” volevano ridimensionare questo territorio, la prima decisione fu quella di adottare uno “statuto” per vietare la tecnica di appassimento (ci si riferisce allo “statuto” del 1276 di Alberto della Scala).

Un secolo dopo la tecnica venne ripristinata e da allora descritta da tutti i letterati rinascimentali non semplicemente come una tecnica vitivinicola ma come espressione di un profondo radicamento culturale e identitario. Il lento appassimento delle uve che, appena raccolte, sono poste sulle “arele” ovvero su dei graticci di canna di palude, rispecchiano, infatti, pienamente l’evoluzione culturale di questo territorio e delle sue genti e le sue vocazioni storiche. Le stesse “arele” erano anticamente utilizzate per l’allevamento dei bachi da seta e, con il venire meno di questa tradizione, furono “riciclate” per l’appassimento dell’uva. L’architettura rurale della Valpolicella rispecchia questa tradizione, con la costruzione dei cosiddetti “fruttai”, i luoghi fisici in cui le “arele” sono poste, costruiti secondo la direzione dei venti e in posizioni tali da consentire un basso livello di umidità e una elevata ventilazione naturale.

Questa tecnica si è evoluta nel tempo subendo anche gli effetti dei cambiamenti climatici come già rilevava il letterato Benedetto Del Bene nel 1791 nel suo studio “Sopra una nuova maniera di fare il vino” quando, descrivendo la tecnica e la sua connessione con la società della Valpolicella, sottolineava gli effetti climatici, e dei suoi mutamenti, sulla stessa tradizione.

La tecnica dell’appassimento delle uve, lungi dall’essere solo uno strumento indispensabile per la produzione di un vino di qualità, rappresenta, da oltre 1500 anni, la comunità della Valpolicella tanto che vi è una totale identificazione tra tale tecnica e il territorio. Non è un caso che molte siano le leggende, le storie popolari, le ritualità, i modi di dire dialettali, le feste popolari come il Palio del Recioto che si svolge durante il periodo pasquale, che richiamano la tecnica dell’appassimento o si fondano su essa.

Con questa consapevolezza, diversi anni fa è stato promosso il progetto di candidatura e sono stati avviati i lavori per la redazione del dossier: con il supporto della Regione Veneto, è stato istituito il Comitato promotore, composto dai soggetti maggiormente rappresentativi delle comunità di praticanti l’elemento, e ora avviamo il percorso per la patrimonializzazione dell’elemento.

In questa logica, tutte le comunità promotrici hanno avvertito la necessità di costituire un comitato scientifico che supporti questo percorso, indirizzandolo e precisandolo, nonché aiutandolo nella interlocuzione con le istituzioni nazionali ed internazionali.

Storia, cultura e tradizioni, Menfi nominata Città Italiana del Vino 2023

La Commissione Giudicatrice dell’Associazione Nazionale città del Vino premia il dossier di candidatura di “Menfi, nel cuore delle Terre Sicane”.




Sarà Menfi la Città Italiana del Vino 2023. Lo ha deciso la commissione giudicatrice che ha esaminato anche i dossier delle candidature dei Comuni di Montespertoli (Firenze) e Canelli (Asti) pervenuti alla segreteria dell’Associazione Nazionale.

Menfi succede a Duino Aurisina (Trieste), e il passaggio di consegne avverrà proprio presso il Comune giuliano nel corso dell’Assemblea nazionale che si terrà domenica 20 novembre a centro congresso di Sistiana nell’ambito della Convention d’Autunno delle Città del Vino che si svolgerà dal 17 al 20 novembre prossimi.

“Mi congratulo con la sindaca di Menfi Marilena Mauceri per il prestigioso riconoscimento – afferma il presidente nazionale dell’Associazione Angelo Radica – che per un anno accenderà i riflettori su di un territorio che oggi rappresenta una delle tante eccellenze del mondo del vino italiano. Non solo, ma la valle del Belice sarà protagonista anche del prossimo Concorso Enologico Internazionale che si terrà a Sambuca di Sicilia dall’11 al 14 maggio del prossimo anno. Una occasione in più per valorizzare e promuovere questi territori ricchi di storia, cultura e tradizioni”.

La Commissione, composta, dal Presidente Angelo Radica e dal Direttore generale di Città del Vino Paolo Corbini, e da altri 5 membri scelti fra personalità del mondo del vino, del marketing territoriale, dell’Università, della ricerca e del giornalismo, ha preso la decisione all’unanimità.

Il dossier di Menfi si è imposto sulle due altre candidature in quanto – scrive la Commissione – “propone iniziative che spaziano molto nei vari ambiti della cultura del vino con elementi di novità rispetto ai tradizionali appuntamenti che comunque sono organizzati nel territorio. La cerimonia di apertura proposta ha un respiro internazionale con il coinvolgimento di Cipro, Grecia, Croazia e Libano grazie anche alla presenza di Iter Vitis Itinerario culturale europeo della vite e del vino con sede a Sambuca di Sicilia, comune dello stesso areale della Valle del Belice. Le iniziative proposte hanno tutte un impatto culturale assegnando alla parte enologica e vino più un’attitudine formativa ed educativa e di ricerca. Inoltre, si punta molto sullo sguardo oltre confine, con riferimento ad azioni inclusive e di scambio culturale, anche attraverso l’Itinerario Culturale Europeo Iter Vitis, ha mostrato l’apertura all’area mediterranea, al suo forte richiamo storico e culturale e di relazioni oltre i confini regionali”.

“Menfi Città Italiana del Vino 2023”, sono felice ed onorata che Menfi abbia ottenuto questo prestigioso riconoscimento, afferma il Sindaco di Menfi Arch. Marilena Mauceri. Voglio condividere questo risultato con i miei concittadini e ringraziare la Fondazione Inycon di Menfi che ha supportato la candidatura organizzando incontri preparatori, seminari e attività di condivisione e coinvolgimento dei territori. Questo riconoscimento, dopo un anno di lavoro, è l’esempio di una collaborazione territoriale possibile tra persone e territori, tra comuni ed imprese, tra appassionati ed esperti, tra professionisti e giovani universitari, tutti accomunati da tanto entusiasmo. Alla competizione nazionale hanno aderito 50 partner, oltre 30 enti pubblici, la comunità scientifica internazionale, la Strada del Vino Terre Sicane, il GAL Valle del Belice, le Reti Mediterranee “Iter Vitis” e la “La Rotta dei Fenici” Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa.

L’obiettivo di Menfi a “Città Italiana del Vino, nel cuore delle terre sicane”, è quello di proporre attività, iniziative ed interventi che abbiano sostenibilità economica e temporale e possano negli anni consolidare il posizionamento della città di Menfi e dell’area delle Terre Sicane, come polo di studio e sperimentazione nel settore delle produzioni del vino. E ‘importante per il futuro di questi luoghi, sviluppare sempre più, azioni e metodologie orientate ad un sistema di ospitalità, diffuso ed integrato e incentrato sulle comunità. Il paesaggio del vino, disegnato dai caratteri fisici e ampelografici, che diventa enogastronomia, tradizioni, saperi, persone e coscienze, supportano una proposta di accoglienza ed ospitalità da condividere, valorizzare, strutturare, preservare, proteggere e trasmettere alle future generazioni per preservare la storia nel preparare il futuro”.

Menfi è la terza Città Italiana del Vino dall’istituzione di questo appuntamento annuale ideato nel 2020 dall’Associazione Città del Vino; segue Duino Aurisina, come ricordato, e Barolo che fu nominata per la prima edizione nel 2021.

Dialogues des Carmélites, l’opera di Francis Poulenc apre la stagione 2022-23 del Teatro dell’Opera di Roma

“Chi erano le carmelitane prima del voto? Che tipo di donna si cela dentro la loro tunica da suora?”. Sono gli interrogativi dai quali è partita la regista Emma Dante per mettere in scena Dialogues des Carmélites (Dialoghi delle carmelitane), l’opera di Francis Poulenc che domenica 27 novembre apre la stagione 2022-23 del Teatro dell’Opera di Roma, con la direzione di Michele Mariotti, alla sua prima inaugurazione nel ruolo di Direttore musicale. La serata è ripresa da Rai Cultura e trasmessa in diretta su Rai5 oltre che su Radio3 Rai. 




«Chi, come le carmelitane - prosegue Emma Dante - ha deciso di votare la propria vita al sacrificio, rinunciando ai beni materiali, praticando la penitenza e l’astinenza dai piaceri terreni, all’inizio di tutto è stata una donna, sensuale, curiosa, combattente, vanitosa, amante della bellezza e della spensieratezza. Indago i Dialogues partendo dal desiderio di scoprire l’intimità delle protagoniste, le loro stanze segrete in cui sono ancora donne pervase dai ricordi e dai desideri. Ispirandomi ad alcuni ritratti di Jacques-Louis David che raffigurano donne nude dai capelli ricci, o altre succinte con il corpo appoggiato su morbidi cuscini, ho immaginato le origini delle carmelitane, attraverso la semplicità e la loro bellezza di donne, mettendo da parte il rango sociale, e mostrandole, come nei dipinti settecenteschi, esclusivamente per le loro qualità».

L’opera in tre atti e dodici quadri del compositore francese tratta dal testo di Georges Bernanos, per gentile concessione di Emmet Lavery, basato sulla novella del 1931 Die Letzte am Schafott (L’ultima al patibolo) di Gertrud von Le Fort e sulla sceneggiatura di Révérend-Père Bruckberger e Philippe Agostini, manca dal Teatro Costanzi dal 1991. Il nuovo spettacolo, con le scene di Carmine Maringola i costumi di Vanessa Sannino, le luci di Cristian Zucaro e i movimenti coreografici di Sandro Campagna, è realizzato in coproduzione con La Fenice di Venezia.

«Sono passati 65 anni dalla prima rappresentazione dei Dialogues des Carmélites - dice Michele Mariotti - e in questi anni, al di là delle intenzioni degli autori, l’opera è stata oggetto di letture contrastanti. C’è chi li ha approvati come salutare alternativa alle asprezze delle avanguardie e chi criticati come partitura conservatrice. Lo stesso soggetto, a seconda dei punti di vista, è stato esaltato come condanna della Rivoluzione francese e dei suoi eccessi, o denigrato in quanto reazionario. Il passare del tempo ha dimostrato la sterilità di queste polemiche e ci permette oggi di superarle: sia il testo di Bernanos sia la musica di Poulenc sono ormai universalmente riconosciuti come vertici del teatro musicale del Novecento, che siamo particolarmente felici di presentare per questa inaugurazione di stagione».

Protagonista nel ruolo di Blanche de la Force il soprano americano Corinne Winters, che a Roma è stata indimenticabile interprete di Madama Butterfly e Kát’a Kabanová, reduce da un clamoroso successo personale all’ultimo Festival di Salisburgo proprio nel capolavoro di Janáček. Accanto a lei Anna Caterina Antonacci, che proprio con Mariotti e Dante è stata protagonista della Voix Humaine di Poulenc a Bologna, nei panni di Madame de Croissy. Ewa Vesin interpreta Madame Lidoine, Ekaterina Gubanova Mère Marie de l’Incarnation, Jean-François Lapointe il Marquis de la Force e Bogdan Volkov il Chevalier de la Force. Completano il cast Emöke Baráth (Soeur Constance de Saint-Denis), Krystian Adam (L’Aumônier du Carmel), Alessio Verna (Le Geôlier e II Commissaire), William Morgan (I Commissaire), Roberto Accurso (Officier). Diversi i talenti provenienti dalle ultime edizioni di “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma: Irene Savignano (Mère Jeanne de l’Enfant-Jésus), Sara Rocchi (Soeur Mathilde) e Andrii Ganchuk (Thierry e Javelinot). Il Coro del Teatro dell’Opera di Roma è diretto da Ciro Visco.

Dialogues des Carmélites si basa su una vicenda storica: l’esecuzione, il 17 luglio del 1794 a Parigi, in pieno regime del Terrore, di sedici suore carmelitane che rifiutarono di rinunciare ai loro voti, divenendo poi note come le martiri di Compiègne. Il tragico episodio nel 1931 ispirò Gertrud von Le Fort per il suo romanzo Die Letzte am Schafott (L’ultima al patibolo), dal quale nel 1947 Raymond Bruckberger trasse una sceneggiatura per un film, proponendo a Georges Bernanos di realizzarne i dialoghi. I Dialogues di Bernanos vennero pubblicati nel 1949 e ottennero un grande successo a teatro, tanto che nel 1953 l’editore Ricordi chiese a Francis Poulenc di ricavarne una nuova opera per il Teatro alla Scala. La complessità psicologica dei personaggi, soprattutto femminili, interessò moltissimo il compositore, membro di spicco del “gruppo dei sei”. Si mise subito al lavoro e lo ultimò nel 1956. La prima rappresentazione alla Scala fu data nella versione italiana di Flavio Testi il 26 gennaio del 1957, mentre il 21 giugno dello stesso anno il titolo andò in scena in lingua francese all’Opéra di Parigi. La partitura fu dedicata dall’autore “alla memoria di mia madre, che mi ha dischiuso alla musica, di Claude Debussy, che mi ha donato il gusto di scriverla, di Claudio Monteverdi, Giuseppe Verdi e Modest Musorgskij, che mi sono serviti da modello”.

Dopo la prima di domenica 27 novembre (ore 19.00), trasmessa in diretta su Rai5 e Radio3, Dialogues des Carmélites di Poulenc sarà replicata martedì 29 (20.00), venerdì 2 dicembre (18.00), domenica 4 (16.30), martedì 6 (20.00).

Anche nella nuova stagione 2022-23 proseguono al Costanzi gli appuntamenti che precedono le “prime”. Venerdì 25 novembre, alle ore 19.00, ci sarà l’Anteprima Giovani riservata ai minori di 26 anni. Sabato 26, alle ore 16.00, ci sarà la Lezione di Opera tenuta da Giovanni Bietti presso il Foyer di I piano del Teatro dell’Opera di Roma. Aperta a tutti nasce per soddisfare domande e curiosità del pubblico che viene accompagnato verso la comprensione dell’opera con un linguaggio semplice e accessibile, con l’ausilio di un gran numero di esempi musicali sia dal vivo, che registrati.

L'Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura in Roma 1890 - 1930, la mostra all'Istituto Nazionale di Studi Romani

Fino al 7 novembre l’Istituto Nazionale di Studi Romani accoglie la mostra che racconta la storia dell’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura (AACAR), fondata nel 1890 a Roma dall’architetto Giovanni Battista Giovenale (1849-1934) e da un gruppo di soci promotori legati al mondo artistico, architettonico e letterario dell’epoca. 



In un’Italia postunitaria, l’Associazione diventò in breve un riferimento importantissimo per la valorizzazione, il restauro e la salvaguardia dei monumenti di architettura, grazie al prestigio e l'intensa operosità dei suoi membri.

Nell’impegno dell’Associazione affondano pure le radici della Scuola di Architettura, la cui l’attività didattica iniziò nel 1921 e che da poco ha festeggiato i “100 anni di Scuola di Architettura alla Sapienza di Roma”.

L’esposizione, promossa e curata dal Centro di Studi per la Storia dell’Architettura (CSSAr) è realizzata con il contributo di Sapienza Università di Roma nell’ambito delle Iniziative di Terza Missione 2020 e organizzata dal Centro di Studi per la Storia dell’Architettura con il Dipartimento di Storia Disegno e Restauro dell’Architettura, presso l’Istituto Nazionale di Studi Romani.

La mostra - divisa in cinque sezioni - raccoglie materiale inedito a illustrare i progetti collegati al ruolo di Roma Capitale, dalle problematiche urbanistiche a quelle edilizie, dal restauro all’archeologia, dal verde fino alle strutture per lo spettacolo: dipinti, schizzi, disegni, fotografie e documenti testimoniano la grande attività dell’Associazione, dai progetti per i villini di Anzio presentati per un concorso del 1921, ai bozzetti del Ministero della Marina e del Ministero della Pubblica Istruzione in mostra alla I Biennale romana (1921); dal disegno per la sistemazione del palazzetto di Venezia (1910), allo studio della torre degli Anguillara, unico esempio di residenza medioevale a Roma; dal progetto di sistemazione tra piazza San Silvestro e via due Macelli, a quello per la sistemazione delle pendici del Campidoglio; dalla veduta prospettica della nuova borgata marina di Ostia agli schizzi delle case cooperative per impiegati a piazza Caprera; dal progetto per la sistemazione del Borghetto Flaminio a quello per il restauro del portico della chiesa di San Lorenzo in Lucina.

Evento eccezionale all’interno della mostra è la presentazione al pubblico di otto grandi tele realizzate in occasione dell’Esposizione Universale di Roma del 1911 e mai più esposte da allora, che rappresentano i principali progetti su Roma dell’Associazione, come lo studio per il restauro della chiesa di San Saba; il piano per il nuovo assetto della piazza davanti Santa Maria in Cosmedin e la Bocca della Verità; il disegno della sistemazione del Foro Boario e del Tempio della Fortuna Virile per finire con gli studi dedicati a via dei Coronari.

Create da Umberto Amati e presentate all’epoca nel Palazzo delle Belle Arti a Vigna Cartoni - oggi Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Valle Giulia -, le tele sono state conservate nell’archivio dell’Associazione prima e nel Centro di Studi poi e recentemente restaurate e intelaiate in modo da garantire una più adeguata protezione e conservazione e consentirne l’esposizione dopo oltre cento anni dalla loro prima apparizione.

I progetti sviluppati dall’Associazione - i cui elaborati sono conservati nell’Archivio e nella Biblioteca del Centro di Studi - rappresentano un patrimonio documentario di particolare importanza per la storia dell’architettura e dell’urbanistica di Roma: il fondo comprende oltre i disegni anche fotografie, scritti e carteggi riconducibili a numerosi architetti e progettisti tra i quali - oltre il fondatore Giovanni Battista Giovenale - anche Gustavo Giovannoni (1873-1947), fautore della nascita della Scuola di Architettura e fondatore del Centro Studi, personaggio di spicco, autore di molte opere edilizie nella prima metà del XX Secolo; per non dimenticare Marcello Piacentini (1881-1960), architetto di primo piano tra le due Guerre.

giovedì 27 ottobre 2022

Le onde cerebrali, come quelle della radio, viaggiano su frequenze AM e FM

Uno studio della Statale con il CINAC di Madrid e l’Università degli Studi di Trieste, documenta un nuovo linguaggio delle cellule nervose nel cervello umano nei pazienti con la malattia di Parkinson.




Le onde cerebrali possono essere ascoltate su una doppia frequenza, AM e FM, esattamente come accade in una radio: uno studio condotto da ricercatori del Centro “Aldo Ravelli” del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università Statale di Milano presso l’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, in collaborazione con il CINAC di Madrid e l’Università degli Studi di Trieste, documenta infatti un nuovo linguaggio delle cellule nervose nel cervello umano. Lo studio è stato appena pubblicato su npj Parkinson's Disease, del gruppo Nature.

I ricercatori hanno registrato l’attività elettrica (simile all’elettroencefalogramma) delle popolazioni di neuroni attraverso gli elettrodi che vengono impiantati chirurgicamente nelle parti profonde del cervello per la terapia della malattia di Parkinson attraverso la stimolazione cerebrale profonda nota anche come DBS.

Fino ad oggi l’attività di questo tipo è stata studiata nella modulazione di ampiezza delle varie componenti dello spettro delle sue frequenze. Un modo del tutto analogo a quello che usano le radio delle nostre autovetture quando le impostiamo in modalità “AM” che significa amplitude modulation. Gli autori dello studio, oltre ad usare l’approccio AM convenzionale, hanno applicato un’analisi della modulazione di frequenza, quella che nelle nostre autoradio è indicata come “FM” o frequency modulation ottenendo risultati sorprendenti che rivelano l’esistenza di due diversi canali di informazione, due codici diversi e che chiariscono meglio le modalità di funzionamento di sistemi neuronali complessi come quelli del cervello umano.

In primo luogo i due codici sono indipendenti matematicamente ovvero le relazioni che li legano sono biologiche. In secondo luogo, la modalità FM dei segnali risulta essere più informativa e più accurata nella definizione dello stato dei neuroni. Infine, la conclusione più importante, è che si deve nel futuro ripensare come ascoltare l’attività di popolazioni neuronali usando in modo combinato entrambi gli approcci ascoltandole sia in FM che in AM. L’ascolto in una sola modalità potrebbe non far percepire tutti i messaggi e tutto quello che le popolazioni neuronali ci dicono.  Ogni modalità di trasmissione dell’informazione ha caratteristiche complementari per l’altra: mentre la AM è meno influenzata dalla distanza, quella FM può essere molto più precisa e meno suscettibile ad interferenze ed al “rumore” elettrico.

“Queste osservazioni”, conclude Alberto Priori direttore della Clinica Neurologica dell’Università degli Studi di Milano presso il Polo Universitario San Paolo, “oltre ad avere un significato più immediato per la comprensione delle alterazioni alla base dei disturbi della malattia di Parkinson, pongono le basi in modo più generale per un approccio combinato AM ed FM per la definizione degli stati cerebrali da tutti i segnali di popolazioni di neuroni cerebrali come per esempio l’elettroencefalogramma”. In altre parole, le grandi popolazioni di neuroni che si trovano nel cervello umano veicolano informazioni complementari e solo parzialmente sovrapponibili attraverso sia la modalità AM che quella FM.

Museo Nazionale degli Strumenti Musicali: In occasione del centenario della nascita, e nel giorno della morte di Pier Paolo Pasolini, ingresso gratuito al concerto e visita gratuita del museo

Il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, omaggia la ricorrenza della morte di Pier Paolo Pasolini con un concerto di Simone Vallerotonda, uno dei più affermati liutisti italiani della sua generazione. Ingresso e visita museo gratuiti.



Sarà di scena il 2 novembre al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma, Simone Vallerotonda, uno dei più affermati liutisti italiani della sua generazione. Ha inciso il suo ultimo lavoro, il disco Méditation, nella Sala Consiliare di Palazzo Orsini di Bomarzo (VT) nel gennaio 2021, in quell’area dell’alto Lazio tanto cara a Pasolini, ed eletta dal poeta friulano a propria dimora negli ultimi anni della sua vita.

Il concerto per liuto, strumento di cui Vallerotonda è virtuoso di fama nazionale e internazionale, porta alla scoperta della musica dei liutisti francesi del ‘600, in un recital composto da quattro parti. La selezione dei brani, come dichiarato dal musicista, mira a creare un dialogo con l’opera poetica di Pasolini. Seguendo un filo temporale legato alla vita di Pasolini, Vallerotonda prima del concerto 2 novembre (giorno della sua morte, nel centenario della nascita) al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, ha portato come penultima tappa del viaggio, il suo omaggio al Poeta il 24 ottobre 2022 a Stoccolma, con un concerto presso l'Istituto Italiano di cultura. Pier Paolo Pasolini infatti, negli ultimi giorni di ottobre 1975, poco prima di essere assassinato, si era recato proprio a Stoccolma.

Simone Vallerotonda, parla del suo ultimo lavoro. Méditation sono dialoghi e monologhi sonori, meditazioni scritte con le note al posto delle parole, sulla vita in tutte le sue sfaccettature... la riflessione sulla morte espressa con il tombeau, la forma più intima e profonda inventata proprio da questo circolo esclusivo di liutisti, primo esempio di elogio funebre in musica. 

Le note rimandano alla grandezza e all'unicità della musica dei liutisti francesi del‘600. Il suo sottintendere un ritmo non scritto, l’inégalité, e il suo raffinato vocabolario d’ornamentazione, la rivestono di un fascino intimo. La codifica richiesta dai prélude non mesuré, pone l’esecutore in un dialogo direttocon l’autore, rompendo il muro dei secoli che li separano. Il suo carattere elitario traspare in brani spesso costruiti con poche note, dove i rapporti tra i suoni si elevano ad un livello metafisico, ma squarciando il velo del mistero, si ritrova tutto il “sentire” dell’uomo moderno. La sensazione è quella di esser sospesi, aggrappati a nuvole di suono che svaniscono non appena si creano. Sono dialoghi e monologhi sonori, sono meditazioni scritte con le note al posto delle parole, sulla vita in tutte le sue sfaccettature: la bellezza di una donna, la mutevole varietà degli stati d’animo dell’uomo, dalla malinconia, alla superbia, alla dolcezza, la riflessione sulla morte espressa con il tombeau, la forma più intima e profonda inventata proprio da questo circolo esclusivo di liutisti. E come tra le mille pieghe del non detto e dell’immaginato, questa musica costringe l’esecutore a guardarsi allo specchio e fuori di sé e “parlare”.

Acclamato dalla critica, Vallerotonda viene descritto come un musicista all'altezza della sua reputazione confermandosi come uno dei migliori strumentisti del nostro tempo: oltre all’eleganza del gesto, oltre la raffinatezza tecnica, il suo modo di suonare affascina con sensibilità, ricchezza di sfumature, in breve, con alta musicalità. Un fare musica fantasioso e riflessivo e dalla lettura sensibile e raffinata che chiede molto all'ascoltatore ma ripaga i suoi sforzi cento volte tanto. In Meditation, nello specifico, il liutista romano affronta una selezione di musica straordinaria come un viaggio introspettivo dell'esecutore, che invita l'ascoltatore a fare lo stesso attraverso materiali nascosti e diversi strati di lettura, che verranno scoperti ogni volta che ci siederemo per godere di questo gioiello. Semplicemente spettacolare. Insomma uno splendido disco che è un raffinatissimo esempio di come si possa tradurre concretamente il legame sinestesico tra musica e immagine.

mercoledì 26 ottobre 2022

Viticoltura eroica: Donnas, i vini della Valle d'Aosta tra signorie alpine e dominio sabaudo

Edito da Kellermann Editore, da oggi è in libreria “Donnas, i vini della Valle d’Aosta tra signorie alpine e dominio sabaudo”, il nuovo volume della collana Grado Babo scritto da Elena Erlicher. Un racconto affascinante sulla storia dei vini nell’area del Donnas doc - Valle d’Aosta sudorientale - che profumano di fiori e di erbe di montagna. La conformazione degli appezzamenti e le loro dimensioni non permettono una meccanizzazione delle operazioni colturali richiedendo un impegno temporale e fisico non indifferente, di qui il termine di viticoltura eroica.

Credits Proloco Donnas


Il volume ripercorre la storia dei vini e delle signorie che hanno abitato e governato queste terre in epoca medioevale, con particolare riferimento alle vicende vitivinicole di Donnas, quando i castelli e l’egemonia politica in Valle d’Aosta da parte delle famiglie come i Savoia e gli Challant fanno da scenario alla diffusione di vitigni come il Donnas e il Nebbiolo (localmente chiamato Picotendro). In questo periodo, intorno alla coltivazione di tali uve si cominciarono a creare delle fratture con i viticoltori relative alle franchige per il commercio dei vini, che si risolsero solo durante il dominio Sabaudo.

Un racconto che coinvolge nella scoperta di documenti, di personaggi, di avvenimenti storici e spinge a svelare questi luoghi ricchi di antiche tradizioni, di opere monumentali frutto di grandi sacrifici e tanta passione di generazioni di viticoltori che hanno scolpito il territorio creando un paesaggio viticolo unico ricco di biodiversità e hanno valorizzato il loro lavoro con la produzione di vini rinomati nel mondo.

La bella prefazione di Marco Reinotti, Docente di Viticoltura e difesa della vite presso l’IIS Umberto I, di Alba (Cuneo), ci introduce in questo affascinante viaggio che parte proprio dalla collocazione geografica di questi luoghi. Siamo al confine di Piemonte e Valle d’Aosta, un territorio la cui particolare conformazione rocciosa con ripidi rilievi, la peculiarità pedoclimatica strettamente legata all’orogenesi alpina e all’esposizione dei versanti, la storia geopolitica ed economica quale strategica zona di passaggio obbligato per raggiungere Aosta, la Francia e la Svizzera, ma allo stesso tempo marginale, ha caratterizzato la storia vitivinicola di Donnas.

Nel tempo, generazioni di agricoltori hanno rimosso i massi e i ciottoli e li hanno utilizzati per la costruzione di imponenti muri a secco (merdzère) che danno origine ai terrazzamenti o a muri divisori tra proprietà e, lungo i confini, sono state realizzate scalinate e passaggi (tsarére) per accedere ai vari appezzamenti. Queste struttureper mettono la coltivazione dei vigneti, la manutenzione del territorio, la regimazione delle acque e, oggi, hanno assunto un valore paesaggistico. La conformazione degli appezzamenti e le loro dimensioni non permettono una meccanizzazione delle operazioni colturali richiedendo un impegno temporale e fisico non indifferente, di qui il termine di viticoltura eroica.

Nascono così i famosi e caratteristici terrazzamenti, proprio nelle zone più impervie, le tradizionali pergole alte (topie), unica forma di allevamento che si adatta alla conformazione del territorio e ne consente di sfruttare al massimo le potenzialità e la frammentazione fondiaria, hanno permesso la conservazione di un raro patrimonio paesaggistico, storico e tradizionale, un monumento della vitivinicoltura che non ha eguali. Il tutto legato alla selezione, alla coltivazione e alla vinificazione del Nebbiolo biotipo Picotendro, vitigno dalle origini pedemontane che ha trovato in questa zona le cure e le attenzioni per ottenere un vino di pregio, chiara espressione del genius loci.

Il libro scritto da Elena Erlicher, giornalista certificata Level 3 del Wine & Spirit Education Trust, conduce il lettore alla scoperta di un vino profumato in un viaggio che ne ripercorre la storia, soffermandosi sulla conoscenza dei vini locali, proponendo un percorso sui luoghi da visitare nell’area del Donnas doc, e focalizzando l’attenzione sulla conoscenza delle erbe di montagna che si ritrovano nel bouquet tipico di questi vini.

Kellermann editore è una casa editrice indipendente fondata nel 1991 a Vittorio Veneto che pubblica libri di racconti, immagini e percorsi legati alla storia, alla cultura, al mondo e il territorio del cibo e del vino. Una particolare attenzione è da sempre riservata alla qualità del libro in ogni sua parte: nei contenuti, nella grafica, nella scelta dei materiali e di uno stile che si distingue.

venerdì 21 ottobre 2022

Formazione, il Master universitario in Comunicazione per il settore enologico e il territorio per i futuri professionisti dell'Enoturismo

L’Università Cattolica del Sacro Cuore ha progettato, nel 2019, il Master in Comunicazione per il Settore Enologico e il Territorio per formare i futuri professionisti dell'enoturismo, un driver capace di generare valore e trainare verso la ripartenza i territori un tempo vocati solo all’agricoltura.




Il Master in Comunicazione per il settore enologico e il territorio è un percorso universitario, patrocinato dall’Associazione italiana sommelier Lombardia e Piemonte, dal Consorzio Franciacorta, dal Consorzio per la tutela e la valorizzazione dei vini docg di Caluso e doc di Carema e Canavese, da Confagricoltura Piemonte e Torino.

Il mondo del turismo del vino si è consolidato, negli ultimi anni, attraverso una costante crescita e una trasformazione dei suoi fruitori che da appassionati wine lover sono sempre più interessati non solo al prodotto ma soprattutto all’esperienza culturale del territorio.

Attratto dal paesaggio vitivinicolo e dai suoi prodotti, il turista vuole vivere esperienze autentiche sul territorio, viaggia anche fuori stagione, ha spesso una buona capacità di spesa e acquista direttamente i prodotti in azienda. È, in generale, un consumatore “di qualità”, interessato non solo a vigne e cantine ma anche a eventi musicali, culturali e enogastronomici.

La variegata offerta enologica sul nostro territorio elegge l’Italia come il paese perfetto per gli amanti del vino. La Wine Lover’s Index di Bounce ha infatti collocato l’Italia al primo posto della sua classifica con circa 400 varietà di uve. È anche il più grande produttore di vino producendo 82 milioni di ettolitri ogni 100.000 persone (0,82 litri a persona) e il maggior esportatore di vino con una media di 21,1 milioni di ettolitri di esportazione.

L’enoturismo è un driver capace di generare valore e trainare verso la ripartenza i territori un tempo vocati solo all’agricoltura che, grazie a un nuovo modo di vivere gli spazi aperti, i beni culturali e i prodotti enogastronomici locali rappresentano un’opportunità per sostenere l’economia italiana.

Per formare professionisti pronti a guidare questa transizione l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha progettato, nel 2019, il Master in Comunicazione per il Settore Enologico e il Territorio. Il percorso universitario, patrocinato dall’Associazione italiana sommelier Lombardia e Piemonte, dal Consorzio Franciacorta, dal Consorzio per la tutela e la valorizzazione dei vini docg di Caluso e doc di Carema e Canavese, da Confagricoltura Piemonte e Torino, è strutturato in modo da affrontare, attraverso un approccio multidisciplinare, i molteplici aspetti del mondo del vino, coniugando conoscenze storico-culturali con strumenti di comunicazione tradizionale e digitale, regole di degustazione con tecniche di narrazione e storytelling.

Il Master universitario di I livello in Comunicazione per il settore enologico e il territorio, nato nel 2019, è un percorso formativo post laurea attivato presso la Facoltà di Psicologia e la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e organizzato dal Centro per lo studio della moda e della produzione culturale (ModaCult).

Il Centro vanta una reputazione internazionale per lo studio della moda, una lunga esperienza di ricerca sul ruolo delle imprese creative nei processi di riqualificazione delle città e una expertise nello studio dei processi di produzione e consumo sostenibili.

Clicca qui per scaricare la brochure con tutte le informazioni

giovedì 20 ottobre 2022

Turismo, cresce la propensione a viaggi e soggiorni sostenibili

Secondo uno studio di Deloitte e AICEO il 74% dei turisti italiani vuole viaggiare in maniera più sostenibile per contrastare il cambiamento climatico. Più del 50% è anche disposto a pagare un sovrapprezzo se l’operatore turistico offre un servizio green certificato.



Italiani sempre più attenti all’ambiente e sempre più disposti a pagare un sovrapprezzo anche per viaggi e soggiorni sostenibili. A rivelarlo è “Obiettivo sostenibilità: nuove traiettorie di sviluppo per il turismo italiano”, il nuovo studio di Deloitte in collaborazione con AICEO-Associazione Italiana Ceo che analizza l’impatto della sostenibilità sulla filiera del turismo italiano. «Con questa ricerca abbiamo cercato di capire in che modo gli operatori del settore stanno affrontando le sfide della sostenibilità e come i turisti percepiscono e applicano le buone pratiche di sostenibilità nella loro esperienza di viaggio e soggiorno», afferma Tommaso Stranieri, partner di Deloitte, presentando lo studio in occasione della fiera Sia Hospitality Design di Rimini, ospite dell’Arena Allegrini del Gruppo Allegrini, storica azienda italiana leader nella detergenza professionale e nella cosmetica per l’hotellerie.

«Dalla nostra ricerca emerge che la maggioranza dei viaggiatori oggi riconosce il valore e la necessità di pratiche di gestione sostenibili da parte degli operatori del turismo. Ma non solo: più di uno su due dice di essere disposto a pagare un sovrapprezzo, a patto che tali pratiche siano effettivamente riconoscibili ed efficaci. La consapevolezza di tale orientamento deve indurre gli operatori del turismo italiano a consolidare gli interventi fatti finora e ad avviarne dei nuovi, anche facendo leva sulle agevolazioni e sui fondi disponibili legati alla transizione ecologica», spiega Stranieri.

«È molto importante che AICEO sia promotore di questo confronto tra i diversi stakeholder del turismo in tema di sostenibilità. Oggi non solo i grandi gruppi alberghieri italiani ed internazionali, ma anche le associazioni di categoria e la finanza sono sempre più coinvolti in prima linea nelle dinamiche green legate al turismo in una contaminazione continua per un futuro sempre più orientato ai grandi temi ambientale, sociale e di governance. Inoltre, questo lavoro è coerente con la missione di AICEO quale espressa nel programma del triennio 2020/2023, a guida della Presidente Paola Corna Pellegrini: contribuire, attraverso le esperienze e le competenze dei CEO, a rendere l'Italia un Paese più competitivo», dichiara Elena David, leader del tavolo turismo di AICEO, nonché fondatrice e Past President dell’Associazione.

Turismo Sostenibile a difesa del clima e delle comunità locali. Il 64% degli intervistati dichiara che sono gli effetti del cambiamento climatico ad aver influito sulla considerazione di viaggiare in maniera più sostenibile – percentuale che sale fino al 71% quando si parla della Gen Z. A spingere a una forma di “turismo sostenibile” è soprattutto il desiderio di tutela del territorio (60%), con l’obiettivo di preservare l’ambiente e la cultura di un luogo, e la volontà di riduzione dell’impatto ambientale tramite mezzi di trasporto ecologici (52%). Inoltre, il 63% degli intervistati ha dichiarato di prediligere mete turistiche locali per incentivare il turismo di prossimità e rivalutare i borghi del proprio Paese. Significative anche le percentuali di coloro che scelgono ristoranti che offrono prodotti a Km 0 (45%) o che si affidano a tour operator del posto per le proprie escursioni, prestando attenzione a dare priorità ad attività organizzate rispettose dell’ambiente (41%).

Comportamenti sostenibili anche in vacanza. Così, anche nell’ambito delle vacanze, sette intervistati su dieci dichiarano di riuscire facilmente a seguire comportamenti consapevoli, adottando misure pratiche per ridurre il proprio impatto nella località in cui soggiornano. Si tratta di comportamenti spesso mutuati dalle abitudini sviluppate in casa, come la riduzione degli sprechi tramite il riutilizzo delle bottiglie plastica (46%), la riduzione del consumo di acqua (40%) ed elettricità (39%). Oppure l’attenzione verso la scelta di mezzi di trasporto poco inquinanti sia per raggiungere la propria destinazione (44%), sia durante il soggiorno, ad esempio scegliendo la bicicletta o i mezzi pubblici per spostamenti locali quando possibile (37%). Ancora poco praticata invece è la compensazione delle proprie emissioni di carbonio tramite l’acquisto di carbon credits (13%).

L’importanza di comunicare (bene) l’impegno per la sostenibilità. La sostenibilità, dunque, ormai è un fattore importante per dirsi soddisfatto della propria esperienza di alloggio (68%) e di viaggio (65%). Dalla ricerca, però, emerge che solo il 30% dei turisti dichiara di trovare con facilità informazioni sulle pratiche sostenibili delle strutture alberghiere o dei mezzi di trasporto. Ma non solo: i turisti segnalano anche una mancanza di chiarezza nella comunicazione. Solo il 30% ritiene che strutture ricettive e operatori di trasporto comunichino in maniera chiara le proprie politiche sostenibili e solo il 38% pensa che le strutture sostenibili siano facilmente riconoscibili e ben segnalate su siti di booking online, in agenzia o sul sito della struttura. Comunicare in modo efficace, invece, è estremamente importante: il 47% dei turisti, infatti, dichiara che la disponibilità di informazioni in merito alle politiche ESG di una struttura impatta sulla scelta finale dell’alloggio, così come avviene per il 48% dei consumatori quando deve scegliere il trasporto.  Inoltre, secondo il 69% degli intervistati la presenza di una certificazione di sostenibilità è sinonimo di responsabilità e il 52% ritiene che questi strumenti contribuiscano positivamente nella formazione del giudizio nei confronti dell’attività stessa. La presenza di una certificazione di sostenibilità è inoltre un importante driver di scelta della struttura per il 61% degli intervistati.

Come migliorare l’offerta legata al turismo sostenibile. Secondo gli italiani (77%) anche i siti di booking online e più in generale le agenzie di viaggio devono migliorare la segnalazione delle strutture con certificazioni sostenibili per facilitare il turista. Inoltre, i turisti sarebbero favorevoli alla creazione di un portale del turismo sostenibile: la maggioranza dei turisti (68%) lo troverebbe molto utile per poter trovare in un unico punto di facile accessibilità e semplice consultazione. Per realizzare questo obiettivo, i turisti identificano nel Governo e nelle Istituzioni nazionali e sovranazionali (46%) gli attori più indicati, seguiti dalle agenzie di viaggio e tour operator (32%), sia virtuali che fisici. Più marginale il ruolo delle strutture ricettive (13%) e delle associazioni ambientaliste (9%). 

Sì a un sovrapprezzo, ma a fronte di azioni concrete degli operatori. Se il costo complessivo di una vacanza green potrebbe essere una barriera per molti, la maggioranza degli italiani oggi sembra essere disposta a pagare un sovrapprezzo pur di potere usufruire di servizi e operatori che lavorano in maniera sostenibile. Circa la metà dichiara infatti di essere disposta a spendere un 5-10% in più, mentre circa il 20% si spingerebbe fino al 15-20% in più. Questo maggiore investimento è giustificato da motivazioni etiche, ma deve essere avallato anche da informazioni accurate e affidabili in merito alle attività ed iniziative dei vari operatori.

La collezione di biodiversità microbica di origine viticolo-enologica del CREA entra in ECCO, l’Organizzazione delle collezioni microbiche europee

La collezione microbica del CREA Viticoltura ed Enologia CREA-CMVE (CREA-Collezione di Microorganismi di habitat Viticolo Enologico) è stata ammessa in ECCO (European Culture Collections’ Organisation), una delle più importanti organizzazioni internazionali che si occupano di biodiversità microbica. 




I microrganismi svolgono un ruolo fondamentale ma ancora sottovalutato per la definizione di “terroir” ed in generale per la qualità del vino. Il CREA Viticoltura ed Enologia di Asti mantiene una delle più importanti collezioni di microorganismi di interesse viticolo-enologico a livello nazionale. La conservazione di questi microorganismi è iniziata negli anni '70 ed è gestita dal gruppo di Microbiologia Enologica del centro. 

In circa 40 anni di attività di ricerca, sperimentazione e mantenimento, la collezione è stata arricchita con svariati ceppi e specie di microorganismi, sia in termini di organismi utili ai processi di produzione del vino sia di ceppi contaminanti il vino stesso e gli ambienti di cantina. Ad oggi, la collezione conta circa 1400 isolati (ceppi conservati come coltura pura) di lieviti e 280 isolati di batteri lattici, conservati in tripla copia a -80°C. 

Recentemente, è stata inserita una piccola collezione di batteriofagi, virus che attaccano i batteri lattici. La collezione è stata corredata con il DNA purificato estratto da tutti i ceppi e completamente riesaminata con metodi molecolari basati su analisi genetiche, arrivando alla discriminazione oggettiva delle singole specie e, addirittura, alla distinzione di un singolo ceppo all'interno della specie con metodi molto simili a quelli utilizzati dalla polizia scientifica.

Dal 2017 la collezione è censita dal Culture Collection Information Worldwide (CCINFO) del World Data Centre for Microorganisms (WDCM).

Gli isolamenti più recenti sono frutto delle attività di ricerca scientifica, dalla sperimentazione relativa alla selezione di lieviti e batteri ecotipici, alla valutazione della biodiversità in vigneto, alle analisi conto terzi rivolte all’identificazione di contaminanti del vino ritrovati nelle bottiglie o nelle attrezzature di cantina.

Le ricadute per il comparto La collezione di microrganismi enologici ricopre un ruolo importante come fonte di "biodiversità metabolica" che si riflette sulle qualità di un vino prodotto. Grazie a determinate capacità enzimatiche presenti nei ceppi della collezione si possono ottenere, ad esempio, profumi migliorati o accentuati, maggiore struttura o colore più stabile nei rossi e si potrebbero risolvere diversi problemi tecnologici legati alle produzioni enologiche. 

Obiettivi e prospettive future La biodiversità microbica presente in natura, di cui la collezione CREA non è che un’infinitesima frazione, permette di andare oltre la standardizzazione derivante dall'uso di uno o pochi microrganismi per ogni tipo di produzione enologica, abbracciando l'idea di un’enologia di precisione di tipo "sartoriale" dove ogni vino, ogni singola denominazione, ha un suo microrganismo, selezionato "su misura".

Il ruolo del CREA “Con il nostro lavoro di raccolta nella collezione di lieviti e batteri ecotipici – dichiara Enrico Tommaso Vaudano, ricercatore del CREA Viticoltura ed Enologia e curatore della collezione CREA-CMVE - vorremmo introdurre un concetto di “tipicità totale”, in base al quale, accanto ai fattori viticoli, culturali ed ambientali, si consideri e si utilizzi anche la microflora autoctona presente nella produzione del vino in un determinato areale, denominazione o addirittura singola azienda”.

La demonizzazione del vino, le cooperative vitivinicole al lavoro contro le tendenze proibizionistiche di un prodotto naturale parte integrante della cultura e della tradizione dei popoli

Lavorare uniti contro la demonizzazione del vino, così al Forum delle cooperative vitivinicole organizzato da Caviro dove il coordinatore del settore Vino di Alleanza cooperative ha ribadito che le tendenze proibizionistiche si aggiungono alle altre gravi difficoltà che gravano sul comparto. 




L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con le nuove linee guida sul consumo di alcolici ha gettato sul settore vitivinicolo europeo una grande ombra di un neoproibizionismo che ne minaccia il futuro. 

Come ha ribadito da Luca Rigotti, coordinatore settore vitivinicolo dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari nel suo intervento al convegno su Vino e salute che si è tenuto a Faenza nell’ambito dell’XI Forum Mondiale delle Cooperative Vitivinicole organizzato dal gruppo Caviro, il vino è un prodotto naturale e legato al proprio territorio di origine, che è stato per millenni ed è tutt'oggi parte integrante della cultura e della tradizione dei popoli. Si continuerà a difenderlo, così come tutti gli altri attori del settore, dagli attacchi di quanti intendono demonizzare il vino come fosse un prodotto di per sé dannoso alla salute, senza fare alcuna distinzione tra l’uso moderato del vino come alimento durante i pasti e l’abuso di sostanze alcoliche. 

Rigotti ha poi proseguito, anche in veste di presidente del gruppo vino dell’organizzazione di cooperative europee Copa-Cogeca, rinnovando l'appello a proseguire con un’azione il più possibile allargata ed unitaria, poiché il comparto resta tuttora al centro di posizioni ideologiche e di attacchi a livello comunitario e internazionale. Se sapremo organizzarci ed essere coesi, riusciremo a mitigare l’accanimento contro il vino, puntando su campagne informative e attività di educazione anche rivolte ai consumatori, che facciano leva sulla netta differenza tra consumo responsabile e abuso di vino e sul principio che tutti i consumi eccessivi sono dannosi. 

Il coordinatore Vitivinicolo di Alleanza cooperative ha inoltre fatto riferimento al termine del suo intervento a come “gli effetti di questa tendenza proibizionistica si vadano ad aggiungere alle pesanti difficoltà causate dalla crescente inflazione e dai costi di produzione alle stelle, nonché ad altre minacce che incombono sul vino, come l’obiettivo della riduzione dei fitofarmaci contenuto nella proposta di Regolamento presentata dalla Commissione Europea”. A tal riguardo, il Coordinatore Rigotti ha lamentato “quanto non siano sufficientemente noti all’opinione pubblica i grandi sforzi che le cantine vitivinicole hanno già fatto in questi anni per ridurre sensibilmente l’impatto sull’ambiente delle loro produzioni. Gli obiettivi che ora ci impone l’Europa in termini di riduzione degli agrofarmaci sono inaccettabili”,  ha concluso Rigotti. “Il settore ha bisogno di più tempo, di forti investimenti nella ricerca scientifica e nello studio e sperimentazione nel settore dei vitigni tolleranti/resistenti alle malattie della vite così come sul fronte delle nuove tecnologie genetiche, come il genome editing”. 

lunedì 17 ottobre 2022

Simei 2022, ecco le migliori soluzioni per il settore vitivinicolo premiate per progresso tecnico e sostenibilità

Recupero dei materiali, riduzione dei consumi e risparmio energetico, ma anche versatilità, tracciabilità e ottimizzazione dei processi. È la ricetta per il futuro del comparto vinicolo targata Simei, il Salone internazionale leader mondiale delle macchine per enologia e imbottigliamento di Unione italiana vini che si svolgerà il 15-18 novembre, alla Fiera Milano - Rho.




La 29^ edizione di Simei ha selezionato e premiato con l’“Innovation Challenge Lucio Mastroberardino Simei 2022” le migliori soluzioni in termini di progresso tecnico e, da quest’anno, di sostenibilità con il debutto della categoria “Green”. Le aziende protagoniste verranno premiate durante l’evento inaugurale di Simei 2022, in programma martedì 15 novembre.

Ad aggiudicarsi il premio di Technology Innovation Award, le novità più innovative per il comparto selezionate dal Comitato tecnico-scientifico, la “tecnologia Naturity® per tappi in sughero naturale monopezzo” di Amorim Cork Italia, che consente di combattere il tricloroanisolo (il fungo responsabile del sentore di “tappo”) grazie a una combinazione ottimizzata di pressione, temperatura, vapore acqueo e tempo; il “Safi” di Della Toffola, un nuovo filtro tangenziale green & smart basato sull’intelligenza artificiale e in grado di garantire un sensibile risparmio di energia, acqua e prodotti chimici; il sistema di controllo della pressatura “Digital Juice” di Diemme Enologia in collaborazione con WineGrid e G3 Enterprises, capace di rilevare la composizione del mosto in tempo reale e di regolarne la lavorazione di conseguenza; e la “Valvola di riempimento elettropneumatica ibrida” di Gai Macchine, che permette di adattare un solo tipo di attrezzatura per riempimenti che richiedono ad oggi d’utilizzo di diverse macchine.

Sotto i riflettori del Green Innovation Award, che premia invece le soluzioni più sostenibili attraverso la valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA), l’impegno nella riduzione dell’impatto ambientale di Enoflex, che nei suoi “Pet+” e “R-derma ®” impiega un nuovo materiale con il 35% di plastica riciclata, e il “BioM COORe” di Tmci Padovan, una tecnologia che recupera la CO2 prodotta dalla fermentazione alcolica per la produzione di biomasse algali destinate alle filiere alimentari.

E il riutilizzo del “gas di fermentazione”, usato in questo caso “in pressatura” per l’esaurimento delle vinacce, vale a Siprem International il riconoscimento di New Technology, la categoria dedicata alle proposte più promettenti per comparto. Tra queste, due soluzioni firmate Bucher Vaslin, la tecnica di filtrazione tangenziale del “Flavy FGC: New low carbon crossflow high capacity filter”, capace di ridurre (oltre al dispendio energetico) lo scarto di vino e fecce, e il sistema di pressatura “Bucher Xpert It Process Extraflow”, volto a migliorare la resa in mosto fiore e a ridurre sensibilmente i tempi di lavorazione. Doppia menzione anche per Parsec, che propone “Quadr@ Oenological Software” e “SmarTrace System”, rispettivamente un software per la gestione della vinificazione e un’attrezzatura per il monitoraggio della movimentazione dei liquidi, entrambi all’avanguardia sul fronte della tracciabilità e dell’ottimizzazione dei processi. Obiettivo riduzione degli stadi di lavorazione, questa volta in fase di pressatura, anche per la “Canalina Filtrante Lesslees” di Diemme Enologia, che garantisce mosti più puliti con minori lavorazioni successive, mentre il “S.C.S. - The smart corking system” del Gruppo Bertolaso viene premiato per l’estensione della shelf life del vino grazie ad una nuova tecnologia per il controllo della tappatura a sughero, con un implementato monitoraggio della qualità delle chiusure.

Manifestazione internazionale leader nella tecnologia del vino, per la sua 29^ edizione Simei (www.simei.it) conta più di 450 aziende espositrici, delegazioni da 36 Paesi esteri e circa 25mila visitatori professionali attesi da tutto il mondo.

Qualità del vino e gestione del vigneto, la Nuova Zelanda capofila per ricerca e innovazione

La ricerca neozelandese nel settore vitivinicolo è tra le prime nel mondo con l'obiettivo di massima qualità del vino ed una efficiente gestione del vigneto. Ecco tre innovazioni che attualmente stanno avendo un impatto su entrambi i lati del globo.




La Nuova Zelanda ha una consolidata reputazione per l'innovazione e la produzione di vino di qualità. Dopo aver conseguito il primato della sostenibilità, continua il suo cammino di piccolo grande Paese rivolto all'innovazione e alla continua ricerca in campo vitivinicolo. Ma vediamo le ultime tre innovazioni uniche nel loro genere che saranno da esempio per tutti gli altri paesi a vocazione vitivinicola.

Colore e analisi fenolica: il nuovo spettrofotometro CloudSpec

Inventato dal Dr. Brendan Darby, dal Dr. Matthias Meyer e dal Prof. Eric Le Ru presso i Marama Labs di Wellington, nasce il dispositivo CloudSpec che utilizza la scienza innovativa per completare le misurazioni ottiche con campioni di liquidi torbidi, cosa impossibile, fino ad ora. Diverse caratteristiche di design uniche consentono a questo spettrofotometro di andare oltre la sua attuale funzione di strumento di osservazione di una determinata lunghezza d’onda. CloudSpec ha infatti una camera aggiuntiva con una superficie altamente riflettente che ricicla la luce più volte prima di essere misurato. Questo facilita la misurazione dei liquidi torbidi ed elimina la necessità di chiarificazione o centrifugazione del campione. È inoltre possibile ottenere una misurazione in circa 10 secondi, rispetto ai 10 o più minuti standard. 

Il test di valutazione del nuovo spettrofotometro effettuato dal New Zealand Institute for Plant and Food Research in collaborazione con il Bragato Research Institute ha dimostrato che CloudSpec è utile in misurazioni rapide del colore per gli acini d'uva, se confrontato con i metodi spettroscopici tradizionali. 

È stato inoltre sviluppato con successo un metodo pilota di analisi fenolica degli acini d'uva per abbreviare le fasi di centrifugazione, acidificazione e diluizione del campione nel metodo di riferimento dell'Australian Wine Research Institute (AWRI).

Il dispositivo è stato adottato da diverse aziende vinicole e per John Kavanagh, capo enologo presso Te Kairanga di Foley Family Wines NZ a Martinborough, il vantaggio nel tempo è una migliore comprensione dei caratteri che producono grandi vini e di lunga durata di carattere ed espressione individuale.

Il pacchetto software di accompagnamento del dispositivo fornisce strumenti di visualizzazione dal vigneto alla bottiglia compreso benchmarking interno e confronti di mercato. Darby descrive CloudSpec come un potente strumento per supportare il processo decisionale basato sull'evidenza nelle prime fasi del processo di produzione. CloudSpec è attualmente in fase di implementazione negli Stati Uniti e i piani futuri includono lo sviluppo del business qui e in altri mercati globali. 

Ottimizzazione dell'acqua

Una nuova tecnologia che ottimizza l'uso dell'acqua è stata sviluppata dalla società neozelandese Croptide. Descritto come "uno smartwatch per le piante", ha un sensore leggero che si adatta alle singole viti per misurare il potenziale idrico. I primi prototipi sono stati perfezionati durante le prove nei vigneti di Hawke's Bay e Marlborough e il sensore odierno, alimentato a energia solare, è facilmente installabile. Una piattaforma software integra i sensori per acquisire, analizzare e presentare i dati in modo pratico e informativo.

A Napa, in California, Cecelia Buckenham Baines, responsabile della viticoltura di Pernod Ricard Winemakers, afferma che con questo sistema l'uso dell'acqua si ottiene in modo efficace ed efficiente, cosa particolarmente importante in una regione soggetta a siccità come la California. 

Oxin, il trattore completamente autonomo

A Marlborough, nasce il primo trattore da vigneto multitasking completamente autonomo al mondo. Oxin, è stato sviluppato da Smart Machine, in collaborazione con Pernod Ricard Winemakers. Il CEO di Smart Machine Andrew Kersley afferma che l'obiettivo è sviluppare una flotta di macchine che può essere gestita da un singolo operatore e dotata di sistemi in grado di implementare più attività durante un singolo passaggio di fila.

Oxin può aiutare ad affrontare la carenza di manodopera e migliorare l'efficienza e la sicurezza, riducendo allo stesso tempo l'impatto ambientale. La progettazione delle macchine Oxin inizia con i cingoli che sostituiscono i pneumatici, il che riduce la compattazione del suolo a meno di quella di un piede umano. Sistemi di telecamere, GPS e lidar (scansione 3D) guidano le macchine lungo ogni fila. Una combinazione di attrezzi idraulici ed elettrici sulle macchine è in grado di svolgere contemporaneamente vari compiti come la rifilatura, la defogliazione delle foglie, la falciatura e la pacciamatura. Il trasferimento dei dati dalla tecnologia sul campo ai sistemi aziendali di back-end supporta anche la pianificazione e il reporting. 

Insomma tre innovazioni che, grazie alle partnership attive con le nuove tecnologie, non solo sono alla base dell'ingegnosità dell'industria vinicola della Nuova Zelanda, ma sono anche vantaggiose per la produzione globale di vino di qualità e la longevità del settore

domenica 16 ottobre 2022

Annata 2.0: il vino per i nativi digitali

Gen Z e Millennial amano il vino ma reclamano più informazioni per orientarsi meglio e scegliere la qualità e il territorio. I luoghi preferiti per l’acquisto? Al supermercato o direttamente in cantina. Attenzione al territorio, fiducia nei consigli degli esperti e ricerca del vino di qualità: la ricerca SWG commissionata da Carrefour ci racconta le scelte di acquisto e consumo delle nuove generazioni.




In occasione della Milano Wine Week 2022, Carrefour Italia – Main Sponsor della manifestazione– ha commissionato a SWG* una ricerca volta ad indagare le scelte di acquisto e consumo del vino delle diverse generazioni, con un focus sui Millenials e la Gen Z. Un target sempre più consapevole che vuole conoscere meglio il mondo del vino, spesso percepito come esclusivo ed elitario. In occasione della MWW, attraverso degustazioni e iniziative aperte al pubblico, Carrefour si fa promotore di un linguaggio nuovo sul vino, avvicinando le persone alle eccellenze vinicole italiane, in un luogo quotidiano e familiare quale è il supermercato.

L’indagine di SWG rivela che i giovani apprezzano particolarmente il vino, che non ha rivali per i Millenials (88%) e che, tra gli alcolici, è secondo soltanto alla birra per la Gen Z (60%). Tuttavia, entrambe le generazioni – il 40% dei Millenials e il 44% della Gen Z – dichiarano di non essere particolarmente informate, rivelando un’interessante area di intervento per la GDO, un punto vendita che ben il 69% della Gen Z e il 71% dei Millenials sceglie quando si tratta di acquistare vino.

Il vino mantiene anche tra i giovanissimi il suo prestigio, confermandosi molto più di una semplice bevanda: oltre l’80% di Millenials e Generazione Z lo reputa un’eccellenza italiana e l’87% sottolinea come racchiuda in sé storia, cultura e tradizione. Questo fa sì che, quando si parla di vino, ben il 60% della Gen Z e il 67% dei Millenials sono più interessati a consumarlo con consapevolezza e ad acquistarlo prestando attenzione – in primis – a caratteristiche organolettiche, al legame con il territorio dove viene prodotto e alla tradizione che incarna. Tra i diversi driver di scelta, l’estetica e la notorietà della bottiglia ricoprono l’ultima posizione.

L'attenzione crescente dei giovani per il mondo del vino è confermata dalla ricerca attiva di informazioni durante l'esperienza d'acquisto. Se la maggior parte dei giovani sceglie il supermercato, il 37% della Gen Z e il 53% dei Millenials acquistano direttamente dai produttori vinicoli. Ma a stupire maggiormente per la Gen Z, considerato che stiamo parlando dei cosiddetti “nativi digitali”, è il dato relativo all’online: solo il 18%, infatti, acquista vino su Internet.

Determinante, nelle abitudini di acquisto, la presenza di un esperto che sappia raccontare le caratteristiche dei diversi vini e consigliare la bottiglia più adatta alle proprie esigenze. Un servizio che il 73% dei giovani cerca e non trova nei supermercati, dove riscontrano anche la mancanza di vini prodotti da aziende artigianali e piccoli produttori (51%) e di vini tipici a km 0 (50%).

Un dato che, all’apparenza, potrebbe sorprendere ma, in realtà, perfettamente, in linea con l’attenzione crescente per il consumo consapevole delle nuove generazioni: il 20% dichiara, infatti, che preferisce confrontarsi direttamente con i venditori e ricevere consigli, per una vera e propria esperienza di acquisto.

Proprio per rispondere alle esigenze delle nuove generazioni, e contribuire anche alla diffusione di una cultura del ‘bere bene’ – ossia del bere meno, ma meglio – Carrefour si impegna nella democratizzazione del mondo del vino, per renderlo sempre più accessibile e attraente anche agli occhi di questo nuovo target.

In linea con il proprio impegno per la valorizzazione delle eccellenze del made in Italy, Carrefour sta sviluppando nei propri punti vendita un’offerta vinicola di grande qualità e capace di rispondere alle esigenze più diverse. In particolare, grazie un’accurata selezione dei fornitori, con cui si impegna a mantenere relazioni di valore, e la creazione di oltre 50 referenze a marchio Carrefour, ideate direttamente con le aziende produttrici locali.

“Stiamo portando avanti un percorso di rinnovamento importante nell’ambito del vino - afferma Christophe Rabatel, CEO di Carrefour Italia - che riguarda sia un nuovo linguaggio con cui comunicare la nostra offerta, sia un confronto reciproco e costante con i nostri fornitori. I risultati di questa ricerca ci indicano che molto ancora si può fare per coinvolgere le nuove generazioni e fare cultura su un tema importante come il vino. Come operatori della GDO abbiamo una grande responsabilità nell’indirizzare i giusti messaggi e siamo certi di poter fare molto per valorizzare questo prodotto prezioso in modo inclusivo ed equilibrato. Per noi valorizzare il made in Italy significa anche contribuire all’export di prodotti italiani: il Gruppo Carrefour ha di recente centralizzato e affidato al team basato in Italia la responsabilità dello sviluppo della strategia e degli acquisti di vino italiano per tutti i Paesi.”

mercoledì 12 ottobre 2022

Spettacolo, Francesco Giambrone nuovo Presidente Agis

Francesco Giambrone è il nuovo Presidente dell’AGIS – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo. L’elezione, per acclamazione, è avvenuta oggi a Roma. Giambrone succede a Carlo Fontana, che ha guidato l’Associazione dal 2013, alla luce anche dell’indisponibilità di quest’ultimo a candidarsi ad un ulteriore mandato.




Francesco Giambrone, classe 1957, oltre che Presidente ANFOLS – Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche, è l’attuale sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma. Nel corso della sua carriera ha rivestito in ambito culturale numerosi ruoli di prestigio. Tra questi quello di sovrintendente della fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e del Teatro Massimo di Palermo. Per il capoluogo regionale della Sicilia ha ricoperto anche il ruolo di assessore comunale alla cultura.

Nel corso del suo primo discorso da Presidente, Giambrone, dopo aver ringraziato i soci per la fiducia accordata e Carlo Fontana per il lavoro svolto in questi anni a capo dell’AGIS, ha espresso “la volontà di lavorare in continuità con la precedente presidenza”. Giambrone ha inoltre sottolineato “l’importanza dei luoghi spettacolo, veri e propri centri di aggregazione culturale, e la necessità di armonizzare i vari comparti dello spettacolo, elemento fondamentale per affrontare con forza ed incisività un confronto con il nuovo esecutivo, riportando il settore dello spettacolo al centro dell’agenda politica”.

“Quello che mi aspetta – ha proseguito il neopresidente – sarà un lavoro da fare tutti assieme, sotto il segno della compattezza, uniti dalle nostre capacità di ascolto, scambio e condivisione”. “L’AGIS, se unita, sarà un realtà sempre più forte: consapevole di ciò che è al suo interno ed aperta verso la comunità”.

Nel corso dell’Assemblea si è altresì provveduto ad eleggere i nuovi vicepresidenti: Marco Parri, Presidente ICO, e Mario Lorini, Presidente ANEC.

A completare l’Ufficio di Presidenza Valentina Marini, Francesco Mario Perrotta (confermato anche nel suo ruolo di tesoriere), Michele Gentile, Ferdinando Uga, Domenico Dinoia, Dominique Meyer, Claudio Longhi, Franco Oss Noser, Giovanni Lippi e Luigi Grispello.

L’Assemblea ha inoltre indicato per acclamazione Domenico Barbuto quale Segretario Generale dell’AGIS.

Fondata il 7 dicembre del 1945, l’AGIS riunisce associazioni di categoria, federazioni e fondazioni ed è presente sul territorio nazionale con Unioni regionali e interregionali. L’AGIS rappresenta gli imprenditori nei settori dell’esercizio cinematografico e delle attività, pubbliche e private, della prosa, della musica, della danza, dello spettacolo popolare, come il circo, lo spettacolo viaggiante e la musica popolare contemporanea.

L’AGIS costituisce per i vari settori dello spettacolo lo strumento di dialogo con tutte le istituzioni nazionali e locali, e di coordinamento e promozione delle esigenze delle singole categorie. In particolare, in sede nazionale e territoriale, l’AGIS assolve la duplice funzione di ente rappresentativo degli interessi del mondo dello spettacolo e di organizzazione sindacale che offre ai propri associati servizi di carattere tecnico, amministrativo, sindacale, fiscale, giuridico, e legati alla comunicazione.

Fondata il 7 dicembre del 1945, riunisce associazioni di categoria, federazioni e fondazioni ed è presente sul territorio nazionale con Unioni regionali e interregionali. L’AGIS rappresenta gli imprenditori nei settori dell’esercizio cinematografico e delle attività, pubbliche e private, della prosa, della musica, della danza, dello spettacolo popolare, come il circo, lo spettacolo viaggiante e la musica popolare contemporanea.

L’AGIS costituisce per i vari settori dello spettacolo lo strumento di dialogo con tutte le istituzioni nazionali e locali, e di coordinamento e promozione delle esigenze delle singole categorie. In particolare, in sede nazionale e territoriale, l’AGIS assolve la duplice funzione di ente rappresentativo degli interessi del mondo dello spettacolo e di organizzazione sindacale che offre ai propri associati servizi di carattere tecnico, amministrativo, sindacale, fiscale, giuridico, e legati alla comunicazione.

L’AGIS è socio fondatore dell’Ente David di Donatello, che assegna ogni anno il premio cinematografico italiano David di Donatello.

Food, Wine & Co - Food for Future, Future for Food, una riflessione sul cibo del futuro

Torna mercoledì 26 ottobre l’undicesima edizione di “Food, Wine & CO”, con un seminario che quest’anno si svolgerà sia in presenza che in collegamento streaming, e sarà dedicato al cibo del futuro. 



Il Seminario, da sempre dedicato ad appassionati ed esperti, si concentrerà su produzione, distribuzione, promozione e condivisione del cibo del futuro, “Food for Future, Future for Food” in termini di approccio al consumatore tra servizi, iniziative e storytelling di tradizioni, territori e progetti.

L’appuntamento, che dal 2012 valorizza l’eccellenza delle realtà italiane nel settore agroalimentare ed enogastronomico, si svolgerà nell’ambito di “Future Sight”, evento che celebra i 40 anni dell’Università di Roma Tor Vergata, presso l’Aula TL della Facoltà di Economia. L’evento prevede inoltre un secondo appuntamento, dedicato ai temi del benessere e della salute, il 9 e 10 febbraio presso Fiera di Roma, nell’ambito di “Welfair – Il benessere in fiera.”

Gli speaker si interrogheranno sul cibo del futuro, alla luce degli scenari che stanno cambiando l’industria alimentare:

  • I conflitti, con Ucraina e Russia che sono importanti produttori di grano, orzo, mais, semi di girasole la volatilità dei prezzi e la crisi climatica, che hanno generato rallentamenti e flessioni economiche e sono i principali fattori di insicurezza alimentare e malnutrizione, che continuano ad aumentare sia in termini di frequenza che di intensità e si verificano sempre più spesso in combinazione tra loro. (Rapporto FAO, 2022);
  • La guerra in Ucraina, avrà un impatto sui costi che supererà i 15mila euro ad azienda e che tenderà ad avvicinarsi pericolosamente al tetto dei 100mila euro per le imprese che allevano granivori. Le difficoltà del sistema agroalimentare, "alle prese con una crisi senza precedenti" sono delineate da un rapporto ad hoc messo recentemente a punto dal Crea, il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria, sulla base della Rete Rica, la Rete d'Informazione Contabile Agricola.
  • La siccità in Italia, che interessa il 38,5% delle aree agricole irrigate in Italia, il 9,1% dei terreni agricoli non irrigati ed il 20,9% dei prati-pascoli (Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, 2022).

Organizzato dal Master in Economia e Management della Comunicazione e dei Media dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, l’appuntamento è stato ideato da Simonetta Pattuglia, Direttore del Master in Economia e Management della Comunicazione e dei Media, Curatrice dell’evento e Paola Cambria, Direttore Comunicazione e Giornalista eno-gastronomica. È dedicato a brand, prodotti, servizi, imprese e territori italiani e all’eccellenza che essi esprimono quale ricchezza distintiva e strategica, in un’ottica di sviluppo sostenibile e di benessere delle persone, nel confronto con gli altri paesi e i trend internazionali.

“Quest’anno, a undici anni dalla prima edizione, esploreremo, in ottica marketing e comunicazione, i nuovi trend della nutrizione, sempre più influenzati dai principi di salute e sostenibilità, con uno sguardo al futuro tra crisi e nuove modalità di produzione, distribuzione e consumo. Il cibo del futuro – continua la prof.ssa Pattuglia – sarà sempre più genuino, autentico e sostenibile. Il biologico continua a crescere: le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno raggiunto nel 2021 4,6 miliardi di euro, registrando un aumento del +5% rispetto al 2020 (Osservatorio SANA Nomisma, 2021). Gli speaker si interrogheranno sul cibo del futuro, alla luce degli scenari che stanno cambiando l’industria alimentare come la guerra in Ucraina e la siccità in Italia”

La vita ibrida, BookCity Milano al via a novembre

Dal 16 al 20 novembre 2022 prende il via l’undicesima edizione di BookCity Milano. Tema “La vita ibrida”. Il 24 ottobre la conferenza stampa di presentazione.




BookCity Milano 2022 è la manifestazione dedicata ai libri e alla lettura che giunge quest’anno all'undicesima edizione. Quest’anno BookCity Milano, che per natura sfugge alle etichette tradizionali e alle definizioni granitiche, intende dare voce e spazio a tutto ciò che è ibrido, senza l’inutile pretesa di definirlo, ma con la curiosità di esplorarlo: per questo motivo, il tema scelto per l’undicesima edizione è “La vita ibrida”, un argomento attuale, figlio della complessità contemporanea.

Il mondo di oggi è ibrido. Ibrido il lavoro, ibrida la vita, sempre più scissa tra online e offline, ibride la comunicazione e la narrazione, ibridi sono l’identità e i generi, ibrida è l’esperienza delle nuove generazioni e, dall’alba dei tempi, ibride sono le culture. In un mondo alla ricerca di semplificazioni rassicuranti, la parola ibrido può spaventare; eppure, ibrido è da sempre il terreno più fertile per il germogliare della cultura e delle arti: ibrido è un invito alla contaminazione feconda delle discipline, all’attraversamento degli steccati della conoscenza, un et et che si sostituisce all’aut aut.

Non mancheranno gli appuntamenti di La Lettura Intorno, il progetto realizzato insieme a Fondazione Cariplo che si inserisce nell’ampia cornice di BookCity Milano e ne rappresenta un continuum durante l’arco dell’anno: un elemento attivo e partecipato di fruizione e accesso alla cultura, in grado di coinvolgere, attraverso i quartieri, le diverse comunità cittadine. Vi sarà spazio anche per BookCity Università, BookCity per il Sociale e soprattutto BookCity per le Scuole, che giunge al suo decimo anno: per celebrare i 10 anni di collaborazione con il sistema scolastico regionale è stato avviato un progetto sperimentale che ha coinvolto un gruppo di studentesse e studenti delle scuole superiori del Municipio 5 nella realizzazione del calendario di appuntamenti della Biblioteca Chiesa Rossa.

BookCity Milano 2022 offrirà un programma vasto e variegato, con focus tematici dedicati all’attualità e all’ambiente, agli adulti e ai bambini, spaziando dai libri ai fumetti, dalla storia alla musica, andando a comporre un palinsesto refrattario a qualsiasi tipo di limite concettuale: ibrido per natura.

Anche in questa edizione di BookCity lo scambio con la Rete delle Città Creative Unesco intende favorire la diffusione del patrimonio letterario dei rispettivi Paesi e sostenere giovani scrittori e traduttori nel ruolo di ambasciatori culturali; quest’anno, BookCity Milano ospiterà un palinsesto co-prodotto con un’altra città del circuito delle Città Creative Unesco per la letteratura.

L’Associazione BOOKCITY MILANO è presieduta da Piergaetano Marchetti e diretta da un Consiglio di indirizzo di cui fanno parte Carlo Feltrinelli, Luca Formenton, Piergaetano Marchetti e Achille Mauri. La coordinazione dell'edizione 2022 è stata affidata a Luca Formenton (Fondazione Mondadori), con il supporto di Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinell i, Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. Ai lavoridell'Associazione partecipa, in rappresentanza del Comune di Milano, l’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi e, per l’Associazione Italiana Editori, il suo presidente Ricardo Franco Levi.

Agrobiodiversità, la Ricerca per la conservazione, caratterizzazione e valorizzazione delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura

Agrobiodiversità: la Ricerca per la conservazione, caratterizzazione e valorizzazione delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura. Presentati i risultati del Programma RGV FAO 2020-2022, coordinato dal CREA. Grazie al progetto varietà tradizionali come Pinot, Sangiovese, Catarratto e Nero d’Avola saranno più resistenti alle malattie della vite in un ottica di sostenibilità della viticoltura, delle tradizioni e dell’economia legate a questi vitigni.




Conservazione, rinnovamento (innesti e nuovi impianti per le specie arboree) e ringiovanimento (moltiplicazione del seme conservato per le specie erbacee da seme) delle risorse genetiche vegetali; circa 80 mila accessioni, 257 specie coltivate per alimentazione umana e animale e 244 specie selvatiche affini, censite e conservate durante l’intera durata (18 anni) del programma. Tutto questo è RGV FAO, il programma per la conservazione, la caratterizzazione, l’uso e la valorizzazione delle risorse genetiche vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura, coordinato dal CREA, Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura (OFA), che si chiude oggi 12 ottobre, con i risultati del VI triennio di attività.

Si tratta di un progetto, finanziato dal Mipaaf,  come risposta italiana all’implementazione del Trattato FAO sulle risorse fitogenetiche - Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’alimentazione e l’agricoltura (ITPGRFA) – che coinvolge 10 centri di Ricerca del CREA, il CNR e  la Rete Semi Rurali, un’associazione attiva nella conservazione e nell’uso sostenibile delle risorse genetiche vegetali. Nasce con lo scopo di raccogliere, catalogare, conservare, valorizzare e scambiare le risorse genetiche vegetali, che vengono poi caratterizzate per individuare quei geni utili per il miglioramento genetico o di rilevanza strategica per la specie, in un’ottica di sostenibilità e salvaguardia dell’ambiente (obiettivi previsti dall’Art. 5 del Trattato FAO).

Ne emerge, quindi, un patrimonio non solo di risorse genetiche, ma soprattutto di informazioni e conoscenze - disponibili in un database dedicato, PlantaRes – derivante da 18 anni di attività, che rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la sicurezza alimentare globale e lo sviluppo sostenibile. Si tratta, infatti, di una fonte inesauribile di geni utili: spesso quelle varietà considerate obsolete per la coltivazione perché poco produttive e/o carenti per caratteri fondamentali, o quelle specie affini non coltivabili (Crop Wild Relatives CWR), risultano invece preziose, perché al loro interno possono portare fattori importanti per contrastare nuovi o vecchi problemi, come i cambiamenti climatici in atto o la resistenza a nuovi e vecchi patogeni. Sono, quindi, una risorsa fondamentale per garantire la produzione di cibo a una popolazione mondiale in crescita con sempre meno risorse disponibili. Tutto ciò è possibile solo studiando e individuando, all’interno delle risorse genetiche, quei fattori di pregio da trasferire successivamente alle varietà moderne con il miglioramento genetico sia tradizionale che con le nuove tecnologie genomiche (NGT o TEA).

«Un esempio di risorse genetiche non adatte alla coltivazione e utilizzate per scopi di miglioramento genetico - ha dichiarato Ignazio Verde, Dirigente di Ricerca CREA Centro Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura - è rappresentato dalle specie affini di Vitis resistenti a peronospora e oidio. Queste risorse, scadenti dal punto di vista organolettico, hanno consentito l’ottenimento di nuove varietà resistenti attraverso incrocio e selezione. La possibilità di modificare gli stessi geni per via biotecnologica (NGT o TEA) permetterebbe di dotare le varietà tradizionali (ad esempio Pinot, Sangiovese, Catarratto, Nero d’Avola) degli stessi fattori di resistenza salvaguardando allo stesso tempo la sostenibilità della viticoltura, le tradizioni e l’economia legate a questi vitigni».

martedì 11 ottobre 2022

Raoul Dufy. Il pittore della gioia, la mostra a Palazzo Cipolla

 A Palazzo Cipolla Dufy, il “pittore della gioia”. La mostra è dedicata all’artista francese vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso e realizzata in collaborazione con il Museo di Arte Moderna di Parigi. 




Lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla ospiterà, dal 14 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023, la mostra dal titolo “Raoul Dufy. Il pittore della gioia”, dedicata all’artista francese (pittore e scenografo) vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso e realizzata in collaborazione con il Museo di Arte Moderna di Parigi. Si tratta della seconda esposizione su Dufy a Roma, dopo quella del 1984 a Villa Medici. 

La mostra, curata da Sophie Krebs, è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, ed è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia. Essa presenterà al pubblico circa centocinquanta opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti, tratti dalla poliedrica produzione di Dufy, che seppe adattare il proprio talento a tutte le arti decorative contribuendo a far evolvere il gusto del pubblico della sua epoca. 

Nato nel 1877 a Le Havre, fu inizialmente assai influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne. 

Raoul Dufy (1877-1953). “Nu couché”. Huile sur toile, 1930. Paris, musée d’Art moderne.

La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile: egli eludeva il soggetto dell’opera per una sorta di indulgenza al principio dell’indeterminatezza, facendo sì che il segno si posasse sul colore con svagata semplicità, mosso dalla pura gioia del dipingere. Si può affermare che nell’estetica dell’artista francese la forma venisse prima del contenuto, e questa caratteristica probabilmente lo relegò al ruolo di “charmant petit maître” in un periodo in cui l’impegno dichiarato, ad esempio, di un artista come Picasso era un imperativo.

In realtà, sotto l’apparente semplicità delle forme di Dufy, vi erano un’elaborazione minuziosa, un’attenzione ed una sensibilità fuori dal comune, e soprattutto la sua teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce. Alla ricerca della sua personale esperienza del colore, Raoul Dufy viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Sicilia, nel 1922. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto – era un grande appassionato di musica – e soprattutto le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico. 

Nei decenni successivi, afflitto da una grave forma di artrite reumatoide che ne limitava di molto i movimenti, si concentrò sulle vedute dal proprio studio nel sud della Francia e sulle nature morte, per approdare poi a personalissime reinterpretazioni di dipinti famosi. 

Raoul Dufy (1877-1953). “Fleurs des champs”. Aquarelle et gouache sur papier vélin d’Arches, vers 1950. Paris, musée d’Art moderne.

Degne di menzione, infine, sono le grandi decorazioni scenografiche (a cui egli affiancò l’incisione del legno, il design tessile e i lavori in ceramica), tra cui spicca “La Fata dell’Elettricità”, realizzato per il Padiglione francese dell’Esposizione Universale del 1937 a Parigi: un murale di oltre 60 metri di lunghezza per 10 di altezza, composto da 250 pannelli dipinti ad olio, che intendeva «evidenziare il peso dell’elettricità nella vita nazionale e in particolare il ruolo sociale di primo piano svolto dalla luce elettrica».

La mostra sarà aperta al pubblico dal martedì alla domenica, dalle ore 10:00 alle ore 20:00 (ultimo ingresso ore 19:00).