A Palazzo Cipolla Dufy, il “pittore della gioia”. La mostra è dedicata all’artista francese vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso e realizzata in collaborazione con il Museo di Arte Moderna di Parigi.
Lo spazio espositivo di Palazzo Cipolla ospiterà, dal 14 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023, la mostra dal titolo “Raoul Dufy. Il pittore della gioia”, dedicata all’artista francese (pittore e scenografo) vissuto a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso e realizzata in collaborazione con il Museo di Arte Moderna di Parigi. Si tratta della seconda esposizione su Dufy a Roma, dopo quella del 1984 a Villa Medici.
La mostra, curata da Sophie Krebs, è promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, presieduta dal Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, ed è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia. Essa presenterà al pubblico circa centocinquanta opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti, tratti dalla poliedrica produzione di Dufy, che seppe adattare il proprio talento a tutte le arti decorative contribuendo a far evolvere il gusto del pubblico della sua epoca.
Nato nel 1877 a Le Havre, fu inizialmente assai influenzato dall’Impressionismo, perpetuando con maestria la tradizione di Monet e contando sulla peculiarità di essere un “colorista per temperamento”; successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne.
Raoul Dufy (1877-1953). “Nu couché”. Huile sur toile, 1930. Paris, musée d’Art moderne.
La particolarità di Dufy risiede nel dissociare gradualmente, nel corso della sua maturazione artistica, il colore dal disegno, semplificando il più possibile: egli eludeva il soggetto dell’opera per una sorta di indulgenza al principio dell’indeterminatezza, facendo sì che il segno si posasse sul colore con svagata semplicità, mosso dalla pura gioia del dipingere. Si può affermare che nell’estetica dell’artista francese la forma venisse prima del contenuto, e questa caratteristica probabilmente lo relegò al ruolo di “charmant petit maître” in un periodo in cui l’impegno dichiarato, ad esempio, di un artista come Picasso era un imperativo.
In realtà, sotto l’apparente semplicità delle forme di Dufy, vi erano un’elaborazione minuziosa, un’attenzione ed una sensibilità fuori dal comune, e soprattutto la sua teoria che il colore servisse ai pittori per captare la luce. Alla ricerca della sua personale esperienza del colore, Raoul Dufy viaggiò a lungo nel Mediterraneo, in particolare in Sicilia, nel 1922. Da qui i celebri paesaggi, i bagnanti, i campi di grano, e poi le sale da concerto – era un grande appassionato di musica – e soprattutto le corse dei cavalli e gli ippodromi, a raffigurare la società del tempo libero degli anni Venti e Trenta, che lo renderanno popolare tra il pubblico.
Nei decenni successivi, afflitto da una grave forma di artrite reumatoide che ne limitava di molto i movimenti, si concentrò sulle vedute dal proprio studio nel sud della Francia e sulle nature morte, per approdare poi a personalissime reinterpretazioni di dipinti famosi.
Raoul Dufy (1877-1953). “Fleurs des champs”. Aquarelle et gouache sur papier vélin d’Arches, vers 1950. Paris, musée d’Art moderne.
Degne di menzione, infine, sono le grandi decorazioni scenografiche (a cui egli affiancò l’incisione del legno, il design tessile e i lavori in ceramica), tra cui spicca “La Fata dell’Elettricità”, realizzato per il Padiglione francese dell’Esposizione Universale del 1937 a Parigi: un murale di oltre 60 metri di lunghezza per 10 di altezza, composto da 250 pannelli dipinti ad olio, che intendeva «evidenziare il peso dell’elettricità nella vita nazionale e in particolare il ruolo sociale di primo piano svolto dalla luce elettrica».
La mostra sarà aperta al pubblico dal martedì alla domenica, dalle ore 10:00 alle ore 20:00 (ultimo ingresso ore 19:00).