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Qualità del vino e gestione del vigneto, la Nuova Zelanda capofila per ricerca e innovazione

La ricerca neozelandese nel settore vitivinicolo è tra le prime nel mondo con l'obiettivo di massima qualità del vino ed una efficiente gestione del vigneto. Ecco tre innovazioni che attualmente stanno avendo un impatto su entrambi i lati del globo.

La Nuova Zelanda ha una consolidata reputazione per l'innovazione e la produzione di vino di qualità. Dopo aver conseguito il primato della sostenibilità, continua il suo cammino di piccolo grande Paese rivolto all'innovazione e alla continua ricerca in campo vitivinicolo. Ma vediamo le ultime tre innovazioni uniche nel loro genere che saranno da esempio per tutti gli altri paesi a vocazione vitivinicola.

Colore e analisi fenolica: il nuovo spettrofotometro CloudSpec

Inventato dal Dr. Brendan Darby, dal Dr. Matthias Meyer e dal Prof. Eric Le Ru presso i Marama Labs di Wellington, nasce il dispositivo CloudSpec che utilizza la scienza innovativa per completare le misurazioni ottiche con campioni di liquidi torbidi, cosa impossibile, fino ad ora. Diverse caratteristiche di design uniche consentono a questo spettrofotometro di andare oltre la sua attuale funzione di strumento di osservazione di una determinata lunghezza d’onda. CloudSpec ha infatti una camera aggiuntiva con una superficie altamente riflettente che ricicla la luce più volte prima di essere misurato. Questo facilita la misurazione dei liquidi torbidi ed elimina la necessità di chiarificazione o centrifugazione del campione. È inoltre possibile ottenere una misurazione in circa 10 secondi, rispetto ai 10 o più minuti standard. 

Il test di valutazione del nuovo spettrofotometro effettuato dal New Zealand Institute for Plant and Food Research in collaborazione con il Bragato Research Institute ha dimostrato che CloudSpec è utile in misurazioni rapide del colore per gli acini d'uva, se confrontato con i metodi spettroscopici tradizionali. 

È stato inoltre sviluppato con successo un metodo pilota di analisi fenolica degli acini d'uva per abbreviare le fasi di centrifugazione, acidificazione e diluizione del campione nel metodo di riferimento dell'Australian Wine Research Institute (AWRI).

Il dispositivo è stato adottato da diverse aziende vinicole e per John Kavanagh, capo enologo presso Te Kairanga di Foley Family Wines NZ a Martinborough, il vantaggio nel tempo è una migliore comprensione dei caratteri che producono grandi vini e di lunga durata di carattere ed espressione individuale.

Il pacchetto software di accompagnamento del dispositivo fornisce strumenti di visualizzazione dal vigneto alla bottiglia compreso benchmarking interno e confronti di mercato. Darby descrive CloudSpec come un potente strumento per supportare il processo decisionale basato sull'evidenza nelle prime fasi del processo di produzione. CloudSpec è attualmente in fase di implementazione negli Stati Uniti e i piani futuri includono lo sviluppo del business qui e in altri mercati globali. 

Ottimizzazione dell'acqua

Una nuova tecnologia che ottimizza l'uso dell'acqua è stata sviluppata dalla società neozelandese Croptide. Descritto come "uno smartwatch per le piante", ha un sensore leggero che si adatta alle singole viti per misurare il potenziale idrico. I primi prototipi sono stati perfezionati durante le prove nei vigneti di Hawke's Bay e Marlborough e il sensore odierno, alimentato a energia solare, è facilmente installabile. Una piattaforma software integra i sensori per acquisire, analizzare e presentare i dati in modo pratico e informativo.

A Napa, in California, Cecelia Buckenham Baines, responsabile della viticoltura di Pernod Ricard Winemakers, afferma che con questo sistema l'uso dell'acqua si ottiene in modo efficace ed efficiente, cosa particolarmente importante in una regione soggetta a siccità come la California. 

Oxin, il trattore completamente autonomo

A Marlborough, nasce il primo trattore da vigneto multitasking completamente autonomo al mondo. Oxin, è stato sviluppato da Smart Machine, in collaborazione con Pernod Ricard Winemakers. Il CEO di Smart Machine Andrew Kersley afferma che l'obiettivo è sviluppare una flotta di macchine che può essere gestita da un singolo operatore e dotata di sistemi in grado di implementare più attività durante un singolo passaggio di fila.

Oxin può aiutare ad affrontare la carenza di manodopera e migliorare l'efficienza e la sicurezza, riducendo allo stesso tempo l'impatto ambientale. La progettazione delle macchine Oxin inizia con i cingoli che sostituiscono i pneumatici, il che riduce la compattazione del suolo a meno di quella di un piede umano. Sistemi di telecamere, GPS e lidar (scansione 3D) guidano le macchine lungo ogni fila. Una combinazione di attrezzi idraulici ed elettrici sulle macchine è in grado di svolgere contemporaneamente vari compiti come la rifilatura, la defogliazione delle foglie, la falciatura e la pacciamatura. Il trasferimento dei dati dalla tecnologia sul campo ai sistemi aziendali di back-end supporta anche la pianificazione e il reporting. 

Insomma tre innovazioni che, grazie alle partnership attive con le nuove tecnologie, non solo sono alla base dell'ingegnosità dell'industria vinicola della Nuova Zelanda, ma sono anche vantaggiose per la produzione globale di vino di qualità e la longevità del settore

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