venerdì 31 gennaio 2020

Agroalimentare, "Per fare un... ci vuole un seme": stabilite le procedure per la certificazione varietale delle sementi. Si promuove una qualità sempre più elevata

Stabilite le procedure per la certificazione varietale delle sementi alla riunione OCSE organizzata per la prima volta in Italia dal CREA e patrocinata da Regione Lombardia.



Tutto inizia dal seme, e da questo dipende in gran parte il successo di una coltivazione e di un sistema agricolo. Per questo, a livello internazionale, l'OCSE stabilisce per i 61 Paesi membri le procedure per la certificazione varietale delle sementi, con l’intento di promuovere una qualità sempre più elevata.




Si chiude oggi a Milano, la riunione OCSE organizzata per la prima volta in Italia dal CREA che, con il suo Centro di Ricerca Difesa e Certificazione, è l’ente di riferimento in materia per il nostro Paese. All’incontro, patrocinato dalla Regione Lombardia, hanno partecipato 70 delegati da 30 paesi. Ha affermato Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, aprendo i lavori: “In un’agricoltura sempre più specializzata e attenta alla sostenibilità delle produzioni, il materiale di moltiplicazione rappresenta un aspetto chiave.

Il settore sementiero in Lombardia ha una lunga tradizione e rappresenta uno dei settori di eccellenza dell’agricoltura regionale. Per il riso, la Lombardia produce più del 30% della produzione nazionale di sementi, per il mais il 25%. Abbiamo 250 aziende agricole che moltiplicano sementi e 12 ditte sementiere. L’aeroporto di Malpensa è un punto nevralgico a livello nazionale per sementi provenienti da paesi terzi destinate alla sperimentazione, alla lavorazione e al confezionamento”.

Anche il Ministero delle Politiche Agricole ha patrocinato l’iniziativa, riconoscendo – come ha sottolineato Federico Sorgoni, il delegato Mipaaf – “ l’importanza della standardizzazione internazionale condotta dall’OCSE nel settore delle sementi”. Dalla 2 giorni sono emersi in via preliminare i criteri per affiancare le moderne tecnologie di laboratorio basate sulla diagnosi molecolare alle tradizionali metodologie di verifica delle varietà in campo e in parcella. Questi dovrebbero essere definitivamente approvati in giugno alla riunione annuale delle autorità designate OCSE che si terrà in Bulgaria. Inoltre, un altro rilevante tema trattato è costituito dalle prospettive che la tecnologia blockchain potrà dare alla tracciabilità delle sementi commercializzate a livello internazionale.

Il CREA Difesa e Certificazione sulla base della sua esperienza di certificazione in campo e in laboratorio ha apportato significativi contribuiti alla messa a punto degli standard OCSE.

“L’Italia è un paese dalla riconosciuta qualità per la produzione di sementi di diverse specie e ha tutto l’interesse che il commercio internazionale avvenga in un quadro definito di norme che tengano conto delle esigenze e delle specificità di un settore così specialistico” ha affermato Pio Federico Roversi, direttore CREA Difesa e Certificazione. 

Vino Nobile di Montepulciano: “Toscana” diventa obbligatorio in etichetta

Il Mipaaf ha accolto la delibera regionale dell’8 luglio per il cambio di disciplinare. Maggiore tutela, più chiarezza per il mercato: dopo il via libera della Regione Toscana per la modifica del disciplinare del Vino Nobile, Rosso e Vinsanto di Montepulciano arriva quello definitivo del Ministero dell’Agricoltura. Il presidente del Consorzio, Andrea Rossi: «Un percorso virtuoso nel quale politica, associazioni di categoria e mondo produttivo hanno condiviso un obiettivo unico»





Vino Nobile di Montepulciano: “Toscana” è obbligatorio in etichetta. La dicitura riguarda non solo il Vino Nobile di Montepulciano Docg, ma anche il Rosso e il Vin Santo di Montepulciano Doc. Nello specifico, la modifica proposta riguarda l'articolo 7 del disciplinare di produzione delle tre denominazioni (Vino Nobile di Montepulciano, Rosso di Montepulciano e Vin Santo di Montepulciano) e consiste nella introduzione dell’obbligo di inserire in etichetta il termine geografico più ampio, “Toscana”, in aggiunta alla denominazione. Le modifiche consentiranno di aumentare la tutela nei confronti del consumatore finale e permetteranno al Consorzio di intensificare l'attività di promozione del territorio per una migliore e più puntuale comunicazione.

Vino Nobile di Montepulciano. Docg. Toscana. Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha approvato all’unanimità a Roma, il 30 gennaio, il cambio di disciplinare che determina la dicitura obbligatoria per il Vino Nobile di Montepulciano che nell’etichetta dovrà inserire “Toscana”. L’approvazione arriva da un lungo percorso intrapreso dapprima con la Regione Toscana che lo scorso 8 luglio aveva approvato le modifiche al disciplinare della prima Docg italiana che da oggi avrà, tra le prime della regione, l’obbligatorietà di indicare la dicitura “Toscana”. Delibera che accoglie la richiesta unanime dell’interprofessione rappresenta dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano. 

«Una svolta importante per la nostra denominazione, frutto di un percorso nato con il mio predecessore, Piero Di Betto,  portato avanti con tenacia dal Consorzio e condiviso con la Regione Toscana, che fin da subito ha saputo interpretare le esigenze dei produttori – spiega il Presidente del Consorzio del Vino nobile di Montepulciano, Andrea Rossi – oltre alla Regione nella figura dell’Assessore Marco Remaschi che per primo ci ha creduto, devo ringraziare le associazioni di categoria e tutti coloro che ognuno per la propria parte hanno permesso questo raggiungimento».  «Quello che auspichiamo con queste azioni è da un lato l’aumento della tutela nei confronti del consumatore finale, dall’altro la crescita delle vendite all’Estero e nel mercato domestico. Infine per il Consorzio una rinnovata possibilità di intensificare l'attività di promozione del territorio per una migliore e più puntuale comunicazione».

«Un successo non solo per la denominazione Vino Nobile di Montepulciano, ma per tutto il sistema vino Toscana - è stato il commento dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi – un traguardo che abbiamo raggiunto tutti insieme, da parte nostra con un buon lavoro in commissione agricoltura per una causa che auspico possa prima di tutto contribuire al mercato di questo importante vino toscano, che come gli altri della nostra regione rappresenta un traino per il nostro brand, appunto “Toscana” e anche per questo ne sono particolarmente orgoglioso».

La richiesta di modifica dei disciplinari di produzione avanzata dal Consorzio parte dal Protocollo d'Intesa siglato nel 2012 dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e dal Consorzio Vini d'Abruzzo, dalla Regione Toscana e dalla Regione Abruzzo, nonché dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e da Federdoc. Con quel Protocollo d'Intesa, i due Consorzi si erano impegnati ad intraprendere iniziative che favorissero la corretta identificabilità dei due vini ed in particolare dei rispettivi territori di origine.

Ricerca, il cervello riconosce il linguaggio delle emozioni nella musica

Uno studio del gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca ha messo in luce che il cervello è in grado di estrarre e comprendere le sfumature emotive dei suoni attraverso un meccanismo neurale comune.  Il progetto pubblicato su European Journal of Neuroscience.





Il cervello riconosce il linguaggio delle emozioni nella musica attraverso un meccanismo neurale comune che permette di percepirla come triste oppure allegra nello stesso modo in cui cogliamo le emozioni espresse dalla voce umana sotto forma di linguaggio verbale o di vocalizzazioni. Questo il risultato di una serie di ricerche di Milano-Bicocca, chiariscono le capacità del cervello di comprendere la musica in modo universale ed innato.

Il progetto è stato realizzato dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca, coordinato dalla professoressa Alice Mado Proverbio e pubblicato su European Journal of Neuroscience.

Lo studio 

E’ stata registrata la risposta bioelettrica cerebrale spontanea (combinata con immagini anatomiche di risonanza del Montreal Neurological Institute) da 128 sensori metallici posti sul cuoio capelluto di 60 studenti universitari maschi e femmine, mente altri 32 studenti hanno valutato la componente emotiva degli stimoli stabilendone la valenza negativa oppure positiva, per un totale di 92 partecipanti al progetto, durato più di 2 anni.

Gli stimoli erano di carattere verbale, vocale o musicale. Si trattava di 200 enunciati verbali con valenza emotiva (per es.: “Tutti mi disprezzano…”, oppure “Assolutamente fantastico!”, oltre a 25 frasi neutre contenenti un nome, tutti pronunciati da speaker professionisti. Inoltre sono stati proposti ai partecipanti 64 file audio di vocalizzazioni spontanee di uomini e donne adulti e bambini (gridolini di gioia, grida di sorpresa, risate, pianti, grida di paura, lamenti di tristezza). Sia le voci che il linguaggio sono stati poi trasformati digitalmente in melodie eseguite al violino o alla viola/violoncello e presentati in cuffia.

E’ risultato che i partecipanti erano in grado di riconoscere le sfumature emotive distinguendole in negative e positive – per le vocalizzazioni tra i 150 e i 250 millisecondi dopo l’inizio dell’emissione, verso i 350 millisecondi per linguaggio verbale – e a partire dai 450 ms per la musica strumentale.  A partire da tale istante il cervello esibiva risposte bioelettriche simili per i 3 tipi di segnale (voce, musica, linguaggio), nella comprensione del loro significato emotivo.

Dall’analisi dei generatori cerebrali è emerso che solo per la musica si attivavano: area paraippocampale destra, lobo limbico e corteccia cingolata destra; solo per le vocalizzazioni: corteccia temporale superiore sinistra BA39; solo per il linguaggio verbale la corteccia temporale superiore sinistra BA42/BA39. Le aree comuni che, a prescindere dalla tipologia di suoni, erano attive nel comprendere la loro natura emotiva erano: per gli stimoli negativi il giro temporale mediale dell’emisfero destro, e per quelli positivi la corteccia frontale inferiore.  La notazione ottenuta trasformando i segnali acustici in note musicali ha mostrato come i suoni emotivamente negativi tendevano ad essere in tonalità minore o a contenere più dissonanze di quelli positivi.

«Questi dati mostrano - dice la professoressa Alice Mado Proverbio - come il cervello sia in grado di estrarre e comprendere le sfumature emotive dei suoni attraverso popolazioni neurali specializzate della corteccia fronto/temporale, e dedicate a comprendere il contenuto prosodico e affettivo delle vocalizzazioni e del linguaggio umano. Questo spiega la relativa universalità di certe reazioni innate alla musica, che prescindono dall'età e dalla cultura dell’ascoltatore».

giovedì 30 gennaio 2020

Enoturismo, OIV e UNWTO firmano accordo per lo sviluppo del settore agricolo e rurale

Firmato un protocollo di intesa tra l'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) e l'Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), per la promozione dell'enoturismo come strumento per lo sviluppo del settore agricolo e rurale.





Promozione dell'enoturismo come strumento di sviluppo del settore agricolo e rurale e la creazione di nuovi posti di lavoro, questo in sintesi è quanto viene descritto nel Memorandum of Understanding (MoU), documento legale contenente i principi dell'accordo appena sottoscritto dal direttore generale dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino, Pau Roca e il segretario generale dell'Organizzazione mondiale del turismo, Zurab Pololikashvili, il cui obiettivo è la promozione dell'enoturismo a livello mondiale, coerentemente con il nuovo piano strategico 2020-2024.

Le due organizzazioni intergovernative si sono incontrate il 24 gennaio scorso presso la sede dell'UNWTO, a Madrid, in Spagna, per firmare questo principio di accordo al fine di promuovere orientamenti e azioni concrete finalizzate alla promozione dell'enoturismo. Pau Roca ritiene che questo lavoro congiunto consentirà la conformità con gli obiettivi del piano strategico dell'OIV per promuovere lo sviluppo dell'enoturismo, dei paesaggi e i terroir viticoli che ne sottolineano l'importanza e partecipare a detto sviluppo, congiuntamente a quello di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite.

L'accordo è stato firmato nell'ambito della Fiera Internazionale del Turismo (FITUR) che ha avuto luogo nella capitale spagnola. La fiera di Madrid è il punto d'incontro globale per i professionisti del settore e che rappresenta una cornice privilegiata per l'industria turistica globale e uno strumento di business per promuovere accordi e contatti commerciali.

Durante il suo intervento, il direttore generale dell'OIV ha sottolineato che OIV e UNWTO attraverso questo accordo cercano una "sinergia di azioni congiunte" per moltiplicarne la sua efficacia, con la volontà di mettere i mezzi tecnici in comune per raggiungere questo obiettivo. Uno scambio di esperienze che si andrà ad accumulare prima di nuove sfide come la digitalizzazione del settore.

Al centro dell'intesa c'è un obbiettivo importante che è quello di trasferire all'enoturista conoscenza, esperienza e rispetto della realtà del vino, per gli uomini e le donne che lavorano nel settore e legittimare la valenza del vino come prodotto non esclusivamente alimentare, ma altresì quella di bene culturale. L'enoturismo, in questa direzione, identifica e porta con sé questi valori, approvati da entrambe le organizzazioni. E questo a partire dallo stesso paesaggio agrario che, con i suoi tratti unici e inconfondibili, fatti di filari, terrazzamenti, cantine ecc., ne ha plasmato e connotato tradizioni, linguaggi, valori e simboli consentendo di valutare quel collegamento con la terra che permette di conoscere da vicino il lavoro svolto che si cela dietro un'etichetta: difficoltà di gestione del vigneto, condizioni atmosferiche avverse a causa dei cambiamenti climatici. Tutto ciò di fatto va a generare nel visitatore il giusto rispetto per il prodotto finale. Queste esperienze, saranno la base per un consumo di vino moderato e intelligente.

martedì 28 gennaio 2020

Agroalimentare, Prosciutto di San Daniele: il Consorzio aggiorna le regole di lavorazione della Dop

Consumatori, welfare degli animali e tutela del marchio al centro dei cambiamenti che regoleranno la lavorazione del Prosciutto San Daniele. Definiti parametri più stringenti per tutelare l’assoluta qualità di uno dei prodotti simbolo del made in Italy agroalimentare. La revisione arriva dopo un lungo confronto avviato dal Consorzio a partire dal 2018 con tutti i soggetti di filiera.





La proposta di modifica del Disciplinare di produzione, approvata dalla Regione Friuli-Venezia Giulia, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dal Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Consumatori, welfare degli animali e tutela del marchio al centro dei cambiamenti che regoleranno la lavorazione del Prosciutto San Daniele DOP.

Ad annunciare a Roma le novità è stato lo stesso Consorzio di tutela, che ha scelto Palazzo Rospigliosi come sede privilegiata per presentare il nuovo Disciplinare di produzione della Dop aggiornato con l’obiettivo di specificare ancora meglio alcuni aspetti determinanti nella produzione della DOP a garanzia della tutela del marchio e del consumatore. Un risultato frutto di un lungo iter di confronto e di un tavolo di lavoro interprofessionale avviato a partire dal 2018 dal Consorzio con tutti i soggetti che compongono la filiera per condividere e definire parametri più stringenti in un’ottica di ulteriore innalzamento qualitativo.

Pur mantenendo i principi di base originari stabiliti nel documento risalente al 1994 (e rivisto con modifiche minime nel 2007), il nuovo testo dei Disciplinare è stato infatti rivisitato sia sul fronte degli aspetti scientifici che in alcune fasi del processo produttivo, senza tralasciare le regole legate al benessere dell’animale, le modalità di etichettatura e la regolamentazione dell’utilizzo del logo consortile. La proposta di modifica, in seguito al via libera dell’Assemblea del Consorzio del Prosciutto di San Daniele e della Commissione di gestione della filiera, ha già ricevuto l’approvazione ufficiale da parte della Regione Friuli-Venezia Giulia ed è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana da parte del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali (GU Serie Generale n.299 del 21-12-2019). L’ultimo passaggio è previsto in Commissione Europea per l’approvazione e la pubblicazione nella relativa Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea.

“La revisione del Disciplinare - spiega Mario Cichetti, direttore generale del Consorzio del Prosciutto di San Daniele - è frutto di un processo lungo e doveroso di cui il Consorzio si è fatto promotore attivo in relazione ai cambiamenti sempre più importanti che l’intera filiera si trova ad affrontare. L’obiettivo, fin dalla nostra istituzione, è sempre stato quello di promuovere, valorizzare e tutelare il Prosciutto di San Daniele. Ancora oggi, quindi, continuiamo a lavorare nella direzione della trasparenza e chiarezza attraverso azioni concrete quali l’intervento sul Disciplinare e il nuovo sistema di tracciabilità delle vaschette di preaffettato”.

Nuova è, ad esempio, l’introduzione nel Disciplinare di un peso massimo di 17,5 kg e di un peso minimo di 12,5 kg per le cosce fresche impiegate nella preparazione del Prosciutto di San Daniele; altrettanto nuovo è il limite fissato per il peso del prosciutto stagionato (massimo 12,5 kg, minimo 8,3 kg). Anche il periodo di stagionatura viene aggiornato, passando da 12 mesi a 400 giorni; ristretto inoltre il range del contenuto di sale (non inferiore a 4,3% e non superiore a 6%).

Quale requisito preliminare di conformità, il nuovo Disciplinare esplicita con maggiore chiarezza le caratteristiche genetiche dei suini ammessi alla Dop con indicazione delle liste di tipi genetici idonei e non idonei. Questa precisazione si è resa necessaria alla luce dei recenti sviluppi nel campo della ricerca genomica e ha l’obiettivo di operare un controllo sempre più stringente di tutte le possibili combinazioni per l’incrocio riproduttivo, nonché specificare il divieto di utilizzo di tipi genetici non indicati nel Disciplinare. Contestualmente, è stata introdotta una banca dati genetica stilata direttamente dal MIPAAF per una più efficace azione di controllo con finalità antifrode e anticontraffazione del tipo genetico.

E’ stato inoltre necessario aumentare i pesi massimi delle carcasse (e, di conseguenza, il peso dei suini da vivi) in seguito all’evoluzione avvenuta nel corso degli anni della popolazione dei suini allevati in Italia, la cui massa corporea è cresciuta naturalmente in seguito al miglioramento delle condizioni di allevamento, ad una più appropriata alimentazione e a condizioni sanitarie ottimali per la loro crescita. Pertanto, il nuovo Disciplinare chiarisce i concetti di “suino pesante” e “pesi elevati”, con modifiche che riflettono oggi le classi di peso ottenibili sulla base della Tabella dell’Unione Europea. Per la conformità delle cosce destinate al San Daniele si è quindi introdotto ex-novo il parametro del peso della singola carcassa di ogni suino abbattuto, da 110,1 kg a 168 kg, rispetto a quello della carcassa valutata a “peso morto” e a partita, al macello.

Altro aspetto rilevante di questo innovativo aggiornamento delle norme che regolamentano la produzione del Prosciutto di San Daniele riguarda infine l’alimentazione dei suini che rientrano nel circuito della Dop: l’ulteriore attenzione verso il loro benessere si traduce in una dieta a base vegetale e ricca di cereali nobili, ma anche nell’incremento delle quantità di cereali e soia, utili al miglioramento della salute degli animali.

La revisione del Disciplinare è un atto volontario unilaterale voluto dal Consorzio del Prosciutto di San Daniele nonché una nuova pietra miliare per il miglioramento qualitativo del San Daniele che ha l’obiettivo di garantire al consumatore standard sempre più elevati.

Un fatturato di 330 milioni di euro con una produzione che sfiora i 2,8 milioni di prosciutti nel 2018; una crescita stabile delle vendite oltreconfine, con un complessivo aumento dell’export a doppia cifra (10%) nei Paesi extra UE nei primi sei mesi del 2019, soprattutto in Canada e Giappone; una filiera produttiva che conta 3.927 allevamenti, 116 macelli e 31 stabilimenti; un prodotto a Denominazione di Origine Protetta che rappresenta al meglio lo stile italiano. Questo è l’identikit del Prosciutto di San Daniele DOP, uno dei simboli più conosciuti del made in Italy agroalimentare nel mondo, il cui processo di lavorazione, frutto di una tradizione che affonda le radici tra XI e VIII secolo a. C., è giunto a un punto di svolta.


Consorzio del Prosciutto di San Daniele
Costituito nel 1961, il Consorzio del Prosciutto di San Daniele detiene il Disciplinare di Produzione, vigila sulla sua corretta applicazione, protegge, tutela e promuove il marchio ‘Prosciutto di San Daniele’. Il prosciutto di San Daniele è un prodotto a denominazione di origine protetta – DOP, un alimento naturale, fatto solo con carne di suini italiani e sale marino, assolutamente privo di additivi o conservanti, che viene prodotto dalle 31 aziende aderenti al Consorzio, localizzate solo ed esclusivamente a San Daniele del Friuli (Udine). Il particolare ambiente geografico che include fattori climatici e umani, determina le caratteristiche naturali, uniche e irripetibili del Prosciutto di San Daniele.

Io Mussolini, al Teatro del Lido lo spettacolo provocatorio e divertente di Leo Bassi

Una prima nazionale imperdibile al Teatro del Lido. Leo Bassi in uno spettacolo provocatorio e divertente, pensato per generare ottimismo e dare al pubblico la voglia di resistere o meglio: ‘Risistere!’. Con l’intelligenza contro l’intolleranza.





Riconosciuto in tutto il mondo per le sue stravaganti rappresentazioni teatrali e le sue innumerevoli azioni provocatorie, Leo Bassi vuole, con questa nuova produzione, superare i tabù politici e mostrare la fragilità del pensiero fascista. 

Io Mussolini, è uno spettacolo provocatorio e divertente, progettato per generare ottimismo e dare al pubblico la voglia di resistere o meglio: ‘Risistere!’ Con intelligenza contro l’intolleranza. Leo Bassi è un grande della clownerie. Apolide e poliglotta, tra gli innovatori del linguaggio circense del dopoguerra, è considerato un gigante mondiale dello spettacolo e della provocazione. 

Da sempre impegnato nella difesa del laicismo, Leo Bassi è riconosciuto come l’ispiratore del movimento spagnolo degli ‘Indignados’. Discendente da una famiglia circense fondata 150 anni fa in Italia da un ex-garibaldino, dopo una carriera di acrobata nei più grandi music-hall del pianeta (è cresciuto tra le braccia di Louis Armstrong e Groucho Marx), diventa uno dei più grandi giocolieri del mondo. Negli anni ’70 lascia i successi del circo per portare la propria arte in strada e legarla ai valori della società, diventando uno degli inventori del ‘nouveau cirque’. Crea spettacoli basati sulla provocazione-agitazione, sul nonsense, sugli eccessi, rompendo generi e collocandosi in una zona franca tra il comico, l’arte circense, l’agitazione sociale e il teatro. Parla otto lingue, riceve montagne di querele, si è trovato una bomba in camerino da parte dei movimenti integralisti e non si ferma davanti a niente.


Teatro del Lido di Ostia
Via delle Sirene 58,
00121 ROMA (RM)
065646962

Libri. Il ruolo fondamentale dell'illuminazione delle opere nelle mostre d’arte

In occasione della mostra “Impressionisti Segreti”, Vittorio Sgarbi presenta il libro L’illuminazione delle opere nelle mostre d’arte di Francesco Murano edito da Maggioli.






Il ruolo della luce in ambito museale è di fondamentale importanza e la sua corretta gestione presuppone una conoscenza dei suoi effetti non solo sulle collezioni presenti all'interno dell’ambiente ma anche sulla percezione dell’occhio umano senza scendere a compromessi tra l’esperienza visiva e la conservazione dell’arte. La custodia e la salvaguardia del patrimonio museale va in tal senso conciliato in termini di massima fruibilità da parte del pubblico, ricordando che il museo nasce con scopi divulgativi della conoscenza e della cultura. Arrivare a comprendere le giuste “soluzioni luminose” presuppone conoscenze tecniche articolate e specifiche che si maturano in anni di esperienza e che non possono essere apprese solo dalla lettura dei comuni testi di illuminotecnica.

In occasione della mostra record di visitatori “Impressionisti Segreti”, martedì 4 febbraio 2020 alle ore 18 presso Palazzo Bonaparte - spazio Generali Valore Cultura a Roma, Vittorio Sgarbi presenta il libro L’illuminazione delle opere nelle mostre d’arte di Francesco Murano edito da Maggioli.

Il lavoro dell’autore muove proprio dal voler esporre i risultati di un lungo e personale percorso professionale, riportati nel trattato e analizzati da Vittorio Sgarbi al fine di approfondire il rapporto che lega le opere alla loro contemplazione e alla luce che le illumina. Dopo anni di esperienza sul campo, Francesco Murano ha raccolto in questo manuale pratico una casistica interessante di “soluzioni luminose” rispondendo così alla mancanza di testi che raccontano la potenzialità espressiva della luce negli spazi abitati da opere d’arte antiche, moderne e contemporanee.

Ogni anno, infatti, in Italia si svolgono innumerevoli mostre frequentate da milioni di visitatori desiderosi di ammirare opere d’arte illuminate dalla luce naturale o da quella artificiale. La luce artificiale ha il compito fondamentale di rendere godibili le opere raccolte, ma all’interno degli ambienti espositivi, svolge molte altre funzioni e viene impiegata anche per rischiarare gli spazi, per delineare i percorsi, per consentire la lettura delle didascalie e delle grafiche.

Illuminare una mostra d’arte presuppone conoscenze tecniche articolate e specifiche che si maturano in anni di esperienza e che non possono essere apprese solo dalla lettura dei comuni testi di illuminotecnica. Conoscenze e tecniche che Francesco Murano, abituato a confrontarsi con i grandi maestri della pittura, ha affinato col tempo facendone non solo il suo lavoro ma, anche e soprattutto, la sua arte. Oggi è tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte ed è l’autore delle luci delle più importanti esposizioni in Italia come quelle ora in corso a Milano, a Trieste, a Bologna, a Napoli, a Melfi e a Roma dove in particolare sono visibili Canova. Eterna bellezza a Palazzo Braschi e Impressionisti segreti a Palazzo Bonaparte. Lavora con le principali società di produzioni di mostre quali Arthemisia, il Sole24orecultura, Civita, Zetema, Skira e Mondomostre illuminando “le più belle opere della storia dell’arte mescolando magicamente sorgenti LED con temperature di colore sottilmente diverse” - come scrive nel suo saggio introduttivo al libro Clino Castelli, designer e artista italiano.

Dopo essersi laureato in architettura, ha conseguito il master in Disegno industriale alla Domus Academy e il dottorato di ricerca al Politecnico di Milano, divenendo in seguito anche docente di lighting design in diversi e prestigiosi atenei nazionali ed esteri. Si è dedicato alla progettazione per istituzioni culturali ed enti pubblici e privati in Italia e all'estero concentrandosi sul lighting design e sull'illuminazione di mostre d'arte.

giovedì 23 gennaio 2020

Danza. Fellini, la dolce vita di Federico. Il Balletto di Siena celebra il genio di due figure chiave del Cinema e della Cultura italiana

Al Teatro del Lido, in occasione dei quarant’anni dalla morte di Nino Rota e dei cento anni dalla nascita di Federico Fellini, di scena il Balletto di Siena per celebrare il genio di due figure chiave del Cinema e della Cultura italiana.




In occasione dei quarant’anni dalla morte di Nino Rota e dei cento anni dalla nascita di Federico Fellini, domenica 26 gennaio, alle ore 18, di scena al Teatro del Lido, il Balletto di Siena in un opera artistica per celebrare il genio di queste due figure chiave del Cinema e della Cultura italiana. 
Al centro, la figura di Federico Fellini, narrata sulle note dei compositori che maggiormente hanno musicato i suoi maggiori titoli: Nicola Piovani e, ovviamente, Nino Rota. Filo conduttore del balletto saranno i personaggi principali dell’intramontabile “La Strada” del 1954, nei quali, la stessa Giulietta Masina, moglie e musa del regista riminese, affermò di rivedere Fellini: Gelsomina – la sua giovinezza; il Matto – l’imperterrita volontà di intrattenere e divertire; Zampanò – versione cinematografica e saturata di un Federico ormai adulto. Il primo atto si apre sulla vita reale di Fellini, artista disincantato, osservatore delle particolarità di un genere umano reale, non idealizzato. 
Oniricamente, ci ritroviamo nella ‘galleria’ delle figure che compariranno nei suoi film, ognuno con le proprie caratteristiche quasi grottesche. Gelsomina, piccola e fragile, appare perfino intimorita da un Federico che invece prova profonda corrispondenza verso di lei. Con Gelsomina il regista rivive le emozioni della giovinezza e dell’adolescenza, rappresentata nei ragazzini innamorati di “Amarcord”. 
È poi il turno del Matto, sfrontato e buffo, equilibrista tra intrattenimento e divertimento, che porterà il viaggio onirico di Federico a virare verso toni ironici e allegri. Chiude l’atto l’immagine romana de “La dolce vita”, dai toni un po’ glamour e un po’ amari di Sylvia e Marcello. Nel secondo atto il viaggio ci porta dinnanzi alla rappresentazione enfatizzata di Zampanò, quasi protettore della dolce Gelsomina: forte, rude, dagli atteggiamenti confusi: “…forse ti vuole bene!” dice il Matto a Gelsomina, con toni fiduciosi e vagamente romantici. Inizia così la chiusura di quest’opera, con il confronto di Federico, ormai anziano, con le tre proiezioni del suo essere, caricaturali quanto i personaggi delle sue pellicole neorealiste. Ultimo resterà Zampanò, immagine del Fellini adulto, caricatura di sé stesso allo specchio.

Il Balletto di Siena è stato fondato nel 2012 da Marco Batti, grazie al Patrocinio del Comune di Siena, alla presenza dell’Assessore alla Cultura e del Direttore dei Teatri Comunali della Città. Dalla sua fondazione, questa giovane realtà artistica opera per proporre spettacoli in cui l’accuratezza tecnica incontra uno stile di movimento carico di emotività e passione. La ricerca drammaturgica si affianca a quella coreografica, comunicando così a tutti i vari pubblici teatrali, toccandone i sentimenti più profondi. Negli anni entrano a far parte del repertorio della compagnia titoli creati dal direttore e fondatore Marco Batti e opere che nascono dalla collaborazione con numerosi artisti ospiti. I danzatori del Balletto di Siena sono, così, stimolati dal confronto con i coreografi chiamati a creare per loro: dal russo Vitali Safronkine alla belga Sara Olmo, alle italiane Emanuela Tagliavia, Roberta Ferrara e Irene Sgobbo. Costanti e numerose sono anche le collaborazioni con Étoile e Solisti di riconosciuto valore, fra i quali Giuseppe Picone, Beatrice Carbone e Mick Zeni.

Marco Batti, membro del Consiglio Internazionale della Danza Unesco, già ballerino per Motus e Eglevsky Ballet di New York, si fa conoscere per la sua importante carriera come Maestro di Danza Classica e Contemporanea. Una carriera iniziata da giovanissimo, che lo ha portato, nel 2006, a fondare il Centro di Formazione Professionale Ateneo della Danza, uno dei più importanti centri di formazione nelle arti coreutiche del panorama italiano ed europeo, di cui oggi è Direttore Artistico. Nel corso degli anni, la volontà di offrire ai propri allievi una formazione nello stesso tempo accurata e al passo coi tempi, ha portato il Maestro Batti a confrontarsi con diversi metodi di insegnamenti, sia nel campo della danza classica (studiando nelle maggiori istituzioni, come la prestigiosa Accademia Vaganova di San Pietroburgo e l’American Ballet Theatre di New York – dove si diploma come Maestro per il National Training Curriculum ABT diventando, nel luglio 2012, Docente Affiliato -), sia nel campo della danza contemporanea, con la creazione della metodologia didattica C.J.M.B.

http://www.ballettodisiena.it
https://www.youtube.com/watch?v=ujN7QQ9sCZw

Teatro del Lido
Via delle Sirene, 22 | 00121 Ostia (Roma)
Domenica 26 gennaio ore 18 | danza
Balletto di Siena
Diretto da Marco Batti
Fellini, la dolce vita di Federico
regia e coreografia Marco Batti
musica Nino Rota, Nicola Piovani, Max Richter
light design Claudia Tabbì
costumi Atelier Retrò
durata 75’

Vino e cultura, Raccontare il vino attraverso un viaggio. Il bando per partecipare al concorso

Al via la nuova edizione del concorso letterario Bere il territorio, il progetto culturale ideato dell'Associazione Go Wine invita tutti a farsi idealmente viaggiatori, indicando come tema un percorso in un territorio del vino italiano. Il termine per partecipare scade il 10 marzo 2020.





Al via la diciannovesima edizione del Concorso Letterario Nazionale "Bere il territorio", ovvero raccontare il vino attraverso un viaggio, un progetto culturale che ha sempre accompagnato la vita dell’associazione Go Wine fin dalla sua costituzione, caratterizzandosi come un’iniziativa sempre molto partecipata.

Il Bando viene lanciato con il nuovo anno 2020 e in occasione del periodo invernale. Il Concorso rimane sostanzialmente fedele all'idea che l’ha originato; presenta nel Bando differenti forme di partecipazione: la sezione generale si divide in due categorie: una riservata agli over 24 anni senza distinzioni, una riservata a giovani dai 16 ai 24 anni. Il tema del viaggio caratterizza anche questa edizione.

Il Bando invita infatti i partecipanti a farsi idealmente viaggiatori, indicando come tema un percorso in un territorio del vino italiano, raccontando un’esperienza, evidenziando il rapporto con i valori cari all’enoturista: paesaggio, ambiente, cultura, tradizioni e vicende locali. Il tema del concorso si lega da alcuni anni in modo più diretto all'idea che ha ispirato fin dalla costituzione l’associazione Go Wine: ovvero guardare ad una figura qualificata di consumatore che non ama solo conoscere e degustare i vini, ma avverte il desiderio di farsi viaggiatore per scoprire i luoghi dove ciascun vino si afferma e dove uomini e donne del vino operano.

A fianco delle due categorie della sezione generale è prevista la sezione speciale riservata agli studenti degli Istituti Agrari: in questa sezione il Bando intende valorizzare e premiare lavori di ricerca rivolti al tema dei vitigni autoctoni, anche tenendo conto di interessanti contributi che in ogni edizione pervengono.

Il Concorso conferma gli obbiettivi di sempre che si rinnovano nell'attualità del tema: contribuire, mediante un’iniziativa culturale, a far crescere la cultura del consumo dei vini di qualità, mirando ad un consumatore sempre più consapevole sia nelle scelte, sia nell’attribuire il giusto valore e significato ad una bottiglia di vino.

Il richiamo all'idea del viaggio offre una speciale caratterizzazione, tenendo conto della dimensione reale e simbolica che contraddistingue sempre la figura del viaggiatore nel percorso della letteratura.
Si mantiene peraltro inalterato lo spirito di fondo che anima l’iniziativa culturale. Storia, tradizioni, paesaggio e vicende culturali: sono diversi i fattori che distinguono il vino da una qualsiasi bevanda e che si esaltano nel percorrere un territorio del vino.

Di seguito il Bando contenente tutte le informazioni per la partecipazione. I testi dovranno pervenire entro il 10 marzo 2020 presso la sede nazionale di Go Wine in Alba; la cerimonia di premiazione è prevista ad Alba sabato 4 aprile 2020.

Oltre ai premi riservati ai giovani scrittori, Bere il territorio conferma il riconoscimento a “Il Maestro” e il Premio Speciale a favore di un libro, edito durante l’anno 2019, che abbia come tema il vino o che, comunque, riservi al vino una speciale attenzione. Gli elaborati saranno sottoposti al vaglio della giuria composta da Gianluigi Beccaria e Valter Boggione (Università di Torino), Margherita Oggero (scrittrice), Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri), Massimo Corrado (Associazione Go Wine).

I premi: 500 euro ciascuno per i due vincitori della sezione generale; 500 euro per il premio riservato agli studenti agli Istituti agrari; 500 euro per il premio speciale riservato libro dedicato al vino.

Clicca qui per scaricare il Bando di Concorso

Per informazioni:
Associazione Go Wine tel. 0173 364631 gowine.editore@gowinet.it - www.gowinet.it

lunedì 20 gennaio 2020

Vino e consumi, continua trend positivo per le bollicine

Il consumo di spumante italiano è in continua crescita, un trend positivo che conferma l'apprezzamento della qualità made in Italy all'estero. Cresce bene anche il consumo interno grazie agli autoctoni del centro-sud Italia. Ecco il rapporto annuale di Ovse-Ceves.






Arrivano i dati sintetici riassunti e schematici delle spedizioni, consumi e mercati di distribuzione dei vini spumanti italiani in Italia e nel Mondo, divisi per tipologia, denominazione e metodo produttivo. A fare il punto sul mercato spumantistico 2019 è Giampietro Comolli, storico (dal 1991) presidente di Ovse-Ceves (Osservatorio Centro Studi Economici Vini Speciali).

Nel 2019 la produzione nazionale di vino spumante è cresciuta ancora: 750 milioni di bottiglie. Poco oltre 200 destinate al mercato interno e 550 milioni verso l’estero. Un valore in cantina di circa 1,9 mld/€. Rispetto al 2018 una crescita in volume del +8,5% e un +3,9% in valore. “ Il punto dolente resta il valore marginale all’origine delle bottiglie, di conseguenza al consumo anche se, soprattutto sui mercati esteri, il sentiment qualità e made in Italy spuntano un  giro d’affari globale al consumo di 6,1 mld/euro, oltre 3 volte tanto il prezzo alla produzione. Ma per crescere in valore occorre puntare al nuovo e miglior rapporto valore/identità abbandonando il mix qualità/prezzo che spinge al ribasso.

Il mercato si divide fra 720-725 mio/bott di metodo italiano e 27,5/28 milioni di metodo tradizionale. Il metodo italiano ha come leader nazionale e mondiale il sistema Prosecco nelle diverse denominazioni docg e doc con 600 mio/bott  e un valore all’origine di 1,2 mld/euro per un fatturato al consumo di 3,9 mld/euro, di cui oltre 105 milioni di bott dei Docg trevigiani. Exploit dell’Asolo Superiore Docg.  Poi 55 milioni sono di Asti Docg dolce e secco, altre 30 di etichette Docg-Doc, altre 35 milioni sono Vsq&vitigni, prodotte in tutte le regioni. La produzione di metodo tradizionale-classico vede sempre il primato della Franciacorta con 17,1 mio/bott spedite/consumate, poi il Trento con 8,7 mio/bott che fa registrare la miglior performance anno su anno (+9%), l’Oltrepò Docg e l’Alta Langa si dividono circa 0,9 mio/bott con crescita e vantaggio dei piemontesi; infine un altro milione è spedito da quasi tutte le Regioni fra Do e Vsq.  Comolli : “Il mercato interno cresce ma più differenziato, consolida vendite nella gda, aumenta l’horeca, più acquisti in cantina, più selezione nei pacchi regalo all’insegna del “locale”, fatica invece sempre l’e-commerce. Molto bene i Nebbiolo brut rosè, l’Alto Adige metodo tradizionale e i Monti Lessini Durello nelle versioni italiano e classico. Boom 2019 (+18%) di etichette di medio-piccole cantine, soprattutto uve autoctone spumantizzate con metodo tradizionali,  per l’ horeca locale e consumi prossimali. 

L’export si conferma la destinazione con la maggiore crescita, nessuna influenza di dazi e cambi moneta: a parte la Germania che segna ancora un anno in calo (-8%) a vantaggio di un incremento di vino-base tranquillo e un leggero freno in Usa (solo +5%), tutti gli altri paesi crescono ancora, dal 6% di Uk al 26% del Giappone, fino al 15-16% di Russia e Francia. Cresce e si posizione a 2,9 mio/bott (+3% rispetto al 2018) l’export di metodo tradizionale grazie ai marchi leader di Franciacorta e Trento, in crescita del 2 e 3%.  L’Italia è il primo produttore al mondo con una quota del 27%, primo esportatore e primo al mondo per i vini con metodo charmat o italiano. Comolli: “Bisogna non dare per scontato nulla, puntare su canali innovativi e nuovi paesi oltre gli attuali 115. In soli 5 Paesi va il 61% dell’export. Urgono azioni di formazione e valorizzazione, una casa e un percorso unitario che esalti le differenze, che spieghi al consumatore straniero (e anche nazionale) la grande biodiversità enologica: l’Italia vale di più di altri paesi se esalta la ricchezza patrimoniale, se la piramide è territoriale e non aziendale, se la formazione è legata stretta alla commercializzazione.

La performance d’anno migliore è del Trento Doc e dell’Alta Langa. Mantengono una certa difficoltà di diffusione e di penetrazione  il Cruasè e l’Oltrepò Pavese Docg e Doc. Viceversa invece crescono, certo con numeri piccoli, le diverse etichette di aziende vitivinicole del centro-sud (compreso Emilia e isole) che spumantizzano uve autoctone come Grillo, Aleatico, Fiano, Verdicchio, Marsanne, Asprinio, Falanghina, Cataratto, Bombino, Susumaniello, Monica Sarda, Nerello Mascalese, Moscato di Trani, Bellone, Biancolella, Frappato, Zibibbo, Passerina ma anche Sangiovese, Lambrusco, Ortrugo, Vermentino, Pigato, Inzolia, Erbaluce di Caluso e Malvasia.

Il mercato interno risulta sempre più differenziato, con un consolidamento delle vendite nella gda, un interessante incremento nell’horeca rispetto agli passati, più vendite dirette in cantina, mentre fatica sempre l’e-commerce. Bene i consumi diurni e nell’off-premise.  In bottiglie il Franciacorta cresce nei consumi sia domestici che in horeca con prezzi stabili, sfiorando i 15 mio/bott contro i 7,8 mio/bott del Trento doc, l’Alta langa sfiora 0,4 mio/bott, bene anche l’Alto Adige, benissimo ed eccezionali performance per le piccole cantine soprattutto del centro-sud Italia con bollicine tradizionali ottenute da vitigni autoctoni, sconosciuti. Un successo nell’horeca locale, assai identitari. Anche in Italia il Prosecco doc è il più consumato con 100 mio/bott, il Valdobbiadene Conegliano Superiore si consolida sempre più e con un numero maggiore di etichette nell’horeca con 45 mio/bott, exploit per l’Asolo Superiore a quota 5 mio/bott spedite (10 mio/bott vanno all’estero), infine 20 mio/bott circa di Docg-Doc-Vsq e vini di vitigno soprattutto metodo italiano. 

20-22 milioni di italiani sono consumatori di vino, circa 14 milioni sono appassionati, gli stessi quasi che sono assidui frequentatori di “cantine aperte”. Un punto fermo per conoscere il consumatore tipo: come il giovanissimo punta alle bollicine e anche le donne più mature, il maschio di mezza età confida nei vini rossi soprattutto di pregio con qualche fuga verso il top delle bollicine italiane e straniere, mentre il consumatore della terza età è più infedele e spazia dalle bollicine tricolori, ai vini rossi leggeri, ai frizzanti ma anche, portafoglio permettendo, qualche grande bolla e rosso impegnato.

Il consumatore  – chiosa Comolli – chiede sempre un vino della produzione locale, che conosce. In  Spagna c’è 1 sola doc  spumante, la Francia che ne ha 4 fondamentali tutte di metodo tradizionale classico. La biodiversità produttiva  orizzontalità nazionale  è un patrimonio formidabile, ma presenta difficoltà di penetrazione, di conoscenza, di rappresentanza. Sono produzioni di nicchia che restano tali, ma valorizzano ospitalità, accoglienza. Quindi le bollicine tricolori sempre più attrazione, buongusto e bellezza per i turisti stranieri. Non solo vino da bere. Per questo una grande proposta-politica nazionale, senza nuovi brand cappello, che esalti la origine ma “formi” una cultura della conoscenza per scegliere fra più proposte è l’unica strada di valorizzazione e promozione. Puntare solo su vendere e piazzare pallet di bottiglie non è lungimirante.

E’ vero che il boom delle bollicine tricolori ha inizio nel 2005 con la nascita del Forum Spumanti d’Italia a Valdobbiadene che per 10 anni ha parlato con una voce unica,  evidenziando le differenze tipologiche e esaltando diversità identitarie e di metodo, coinvolgendo e informando centinaia di MW, sommelier, opinion leader del mondo che così hanno “conosciuto” la varietà e qualità dei vini spumeggianti italiani.

E’ da li che è partita anche la scelta di puntare su Valdobbiadene/Cartizze/Asolo Docg e sulla grande Doc Prosecco per creare un simbolo-prodotto nazionale trainante e diverso. Ora occorre che la corazzata Prosecco sia un mezzo per far conoscere altre etichette. Sono anni che Comolli lo ripete in vari consessi. A lui si deve l’idea di un nome unico nazionale per tutte le bollicine come “metodo italiano”, ma è solo una specificazione di metodo, bisogna andare oltre e puntare solo su territori Docg-Doc. Come ebbe a scrivere: “Il metodo è solo una prima tappa, poi a breve bisogna cambiare. Non si può identificare un vino con il solo metodo produttivo”.

Ceves-Ovse, fondato nel 1991 da Mario Fregoni, Antonio Niederbacher e Giampietro Comolli presso l'Università cattolica di Agraria di Piacenza, è oggi l’istituto più affidabile con il maggior numero di dati raccolti e di contatti nel mondo come informatori, utilizzando documenti fiscali cartacei di transazioni reali.

domenica 19 gennaio 2020

Comunica l’Europa che vorresti: al via il concorso nazionale per gli studenti

Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) e il Dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri lanciano il concorso nazionale “Comunica l’Europa che vorresti”, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado.






Un percorso lungo, a volte faticoso, e in continuo divenire: dal 1951 a oggi, l’Unione Europea (Ue) ne ha fatta di strada. Sono state 6 le nazioni che hanno dato vita al grande progetto che ha unito i cittadini di tutta Europa: oggi i Paesi che fanno parte dell'Ue sono 28. Il pensiero comune che ha portato a un’Europa unita fu quello di creare e mantenere la pace, risolvere i problemi insieme, collaborare e ricominciare fianco a fianco. Obiettivi da raggiungere in un contesto quale fu quello della fine della Seconda Guerra Mondiale (1945), che aveva portato distruzione in tutto il continente europeo. Così i leader di Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi si unirono per dare vita ad un’alleanza che portasse prosperità e benessere in Europa. Ecco da qui parte la storia dell'Unione Europea.

Comunica l’Europa che vorresti è di fatto un iniziativa che intende stimolare un approfondimento e la condivisione dell’idea di Unione Europea, per analizzare in maniera propositiva il suo presente e il suo futuro, nonché individuare una modalità efficace di comunicare tali riflessioni.

Gli studenti sono chiamati a elaborare un video della durata massima di 3 minuti, da realizzare con smartphone, videocamera o con il software di video editing ritenuto più appropriato, che comunichi in modo emozionale, creativo e coinvolgente una visione dell'UE di chi è “nato europeo” e desidera illustrare ai suoi coetanei la propria idea di Europa.

Il video dovrà essere inviato entro il 30 marzo 2020 secondo le modalità indicate nel bando del concorso, dove sono anche segnalati i materiali di approfondimento da consultare.

I lavori presentati saranno valutati da una Commissione esaminatrice che selezionerà i migliori tre video prodotti. Le classi vincitrici saranno premiate con una visita alle istituzioni europee a Bruxelles, organizzata dal Dipartimento per le Politiche Europee e dal MIUR, in collaborazione con gli Uffici del Parlamento europeo e della Commissione europea.


Per approfondire Sito del Miur

venerdì 17 gennaio 2020

Cinema, Strade a doppia corsia – Itinerari della New Hollywood

Si svolgerà presso la Casa del Cinema la rassegna cinematografica Strade a doppia corsia – Itinerari della New Hollywood. La retrospettiva ripercorrerà la grande stagione della rinascita hollywoodiana attraverso i suoi film meno conosciuti. Ingresso gratuito





Realizzata da Cineteca Nazionale e Casa del Cinema con il sostegno dell’Ambasciata Usa, la rassegna Strade a doppia corsia – Itinerari della New Hollywood, curata e promossa dalla critica cinematografica Elisa Battistini (Quinlan.it) si terrà dal 21 al 26 gennaio presso la Casa del Cinema.

La retrospettiva è un viaggio nel cinema americano dalla seconda metà degli anni Sessanta fino alla seconda metà dei Settanta, un periodo di rinnovamento nato da un crocevia di elementi culturali, storici e produttivi. La grande ondata nota come New Hollywood o Hollywood Renaissance ha portato alla ribalta alcuni tra i registi più celebri della storia del cinema (come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola o Brian De Palma), ma risulta oggi un po' “confinata” alla notorietà di pochi grandi titoli e di pochi grandi autori. Raramente si ricordano il contributo delle produzioni indipendenti o dei registi che hanno fatto da apripista a temi e atmosfere, i primi passi di cineasti poi divenuti famosi o i film considerati minori che artisti importanti hanno realizzato sulla scia di un filone o di uno stile in auge.

La rassegna propone così un percorso per evidenziare come anche i maggiori successi siano il frutto di un panorama vasto, eterogeneo e talvolta poco noto persino agli spettatori appassionati. Vale invece la pena di soffermarsi sull'ecosistema complesso che ha reso possibile la definizione di quello sguardo libero, inedito, autoriale che identifichiamo con la New Hollywood. Se questo è stato un momento esemplare, lo si deve infatti a tanti elementi: registi e sceneggiatori appassionati di cinema europeo che si sono cimentati a ridefinire contenuti e modelli produttivi; fautori geniali (un nome per tutti, Roger Corman) di film low budget e indipendenti dagli Studios, ma capaci di intercettare i desideri del pubblico; il numero enorme di titoli realizzati; la possibilità di mettere in scena situazioni o argomenti precedentemente tabù perché censurabili. Della New Hollywood spesso si crede di sapere tutto ma, come talvolta accade per i movimenti più riconosciuti, non solo non è vero ma si può anzi dire che a distanza di decenni se ne sappia sempre meno.

Strade a doppia corsia si sviluppa lungo tre itinerari: il primo è un omaggio a Monte Hellman, geniale cineasta diventato riferimento per molti registi più giovani (come Quentin Tarantino di cui è stato produttore esecutivo per il suo esordio, Le iene, o Richard Linklater che considerava i suoi primi lavori autoprodotti tanto “hellmaniani” da inviarglieli in vhs). Di Hellman verranno proiettati i sei film che ha realizzato tra la seconda metà degli anni Sessanta e la fine dei Settanta, da La sparatoria (1966) al western italiano Amore, piombo e furore (1978).

Il secondo itinerario intende tracciare un percorso partendo da un titolo fondamentale della storia del cinema americano, Gangster Story (1967) di Arthur Penn, per mostrare come quest'opera abbia potentemente influenzato altri lavori immediatamente successivi dando anche il via a una tipologia di film ambientati durante la Grande Depressione.

Il terzo tragitto è dedicato all'immagine della donna in quel periodo così innovativo ma molto incerto per quanto riguarda il ruolo del femminile di cui si ravvisa soprattutto una profonda crisi identitaria, come emerge perfettamente da due titoli quali Wanda (1970) di Barbara Loden e Mannequin (1970) di Jerry Schatzberg.

Temi dell'epoca, “filoni” di opere che partono da capolavori, omaggi: unendo film famosi a gioielli dimenticati, Strade a doppia corsia vuole tracciare alcuni percorsi ragionati su una gloriosa stagione americana che ha ancora parecchio da insegnare al cinema del presente per la capacità di rinnovare l'immaginario lavorando spesso lateralmente alla grande industria ma arrivando poi a influenzarla profondamente. Una stagione americana di cinema che, oltretutto, forse più di ogni altra sintetizza le caratteristiche per cui nella seconda metà del Novecento gli Stati Uniti sono stati percepiti come una terra di utopie, di viaggi e ribellioni, di libertà espressive ed esistenziali.


PROGRAMMA

MARTEDÌ 21 GENNAIO

Ore 16.30 – INAUGURAZIONE con i saluti di: Ambasciata Usa, Casa del Cinema, Cineteca Nazionale

A seguire Omaggio a Monte Hellman | La sparatoria (The Shooting) di Monte Hellman (1966; 82'); 35mm; v.o.sott.it

Ore 19.30 – Women in US | Non torno a casa stasera (The Rain People) di Francis Ford Coppola (1969; 101'); v.o.sott.it

Ore 21.30 – Gangster&co. | Gangster Story (Bonnie and Clyde) di Arthur Penn (1967; 111'); v.o.sott.it

MERCOLEDÌ 22 GENNAIO

Ore 16.30 – Women in US | Una squillo per l'ispettore Klute (Klute) di Alan J. Pakula (1971; 114'); v.o.sott.it

Ore 19.30 – Gangster&co. | La rabbia giovane (Badlands) di Terrence Malick  (1973; 95'); 35mm

Ore 22.00 – Omaggio a Monte Hellman | Le colline blu (Ride in the Whirlwind) di Monte Hellman (1966; 82'); 35mm

GIOVEDÌ 23 GENNAIO

Ore 16.30 – Women in US | Mannequin – Frammenti di una donna (Puzzle of a Downfall Child) di Jerry Schatzberg  (1970; 104'); v.o.sott.it

Ore 19.30 – Omaggio a Monte Hellman | Strada a doppia corsia  (Two-Lane Blacktop) di Monte Hellman (1971; 102'); v.o.sott.it

Ore 22.00 – Gangster&co. | Il clan dei Barker (Bloody Mama) di Roger Corman (1970; 90'); 35mm

VENERDÌ 24 GENNAIO

Ore 15.00 – Omaggio a Monte Hellman | Cockfighter di Monte Hellman (1974; 83'); v.o.sott.it

Ore 17.00 – Gangster&co. | Dillinger di John Milius (1973; 103'); 35mm

Ore 19.30 – Women in US | Wanda di Barbara Loden (1970; 103'); 35mm; v.o.sott.it

Ore 22.00 – Women in US | La prima volta di Jennifer (Rachel, Rachel) di Paul Newman (1968; 110'); v.o.sott.it

SABATO 25 GENNAIO

Ore 19.30 – Gangster&co. | I killers della luna di miele (The Honeymoon Killers) di Leonard Kastle (1969; 110'); v.o.sott.it

Ore 22.00 – Omaggio a Monte Hellman | Io sono il più grande (The Greatest) di Monte Hellman e Tom Gries (1977; 101'); v.o.sott.it

DOMENICA 26 GENNAIO

Ore 16.30 – Gangster&co. | Gang (Thieves Like Us) di Robert Altman (1974; 123'); v.o.sott.it

Ore 19.30 – Omaggio a Monte Hellman | Amore, piombo e furore di Monte Hellman (1978; 92'); 35mm

Ore 22.00 – Women in US | Foxy Brown di Jack Hill (1974; 94'); v.o.sott.it


CASA DEL CINEMA
Largo Marcello Mastroianni, 1
tel. 060608 www.casadelcinema.it www.060608.it
INGRESSO GRATUITO

giovedì 16 gennaio 2020

Opera, Rossini, Verdi, Puccini: dalla Cavatina all’Aria

In programma al Teatro del Lido, un concerto da non perdere per gli amanti dell’Opera. Il Gruppo Strumentale italiano, diretto da Adriano Melchiorre, accompagna il pubblico in un viaggio alla riscoperta delle arie più famose di Rossini, Verdi, Mozart, Puccini e Saint-Saëns.







Dalla cavatina di Figaro del Barbiere di Siviglia di Rossini all’aria di Rodolfo Che gelida manina, dalla Bohème di Puccini, passando per “Dei miei bollenti spiriti” da la Traviata di Giuseppe Verdi; ma non manca Mozart, con l’aria “Non più andrai farfallone amoroso” da Le Nozze di Figaro; e ancora Camille Saint-Saëns con “Mon coeur s’ouvre a ta voix” dal Sansone e Dalila.

È interamente dedicato al grande repertorio operistico il concerto del Gruppo Strumentale italiano, diretto da Adriano Melchiorre in programma al Teatro del Lido domenica 19 gennaio alle ore 18.00. Protagoniste assolute l'alternarsi delle voci della soprano Chiara Chizzoni, della mezzosoprano Maria Ratkova, del tenore Delfo Paone e del baritono Marco Sartucci, sotto la direzione del maestro Adriano Melchiorre.

Il concerto accompagnerà il pubblico in un viaggio alla riscoperta delle arie più famose dei compositori che hanno contribuito ad esportare la tradizione del belcanto in giro per il mondo. Il primo della lista è uno dei più grandi nomi dell’opera: Gioachino Rossini, il maestro di Pesaro ha contribuito al successo e alla diffusione del melodramma buffo. Giuseppe Verdi ad oggi forse il più famoso musicista italiano e il più celebre operista. La Traviata, Rigoletto, Aida, Nabucco: le arie di queste opere sono conosciute anche da chi non ha mai messo piede in un teatro d’opera.

E poi Giacomo Puccini, il compositore lucchese è considerato l’ultimo dei grandi nomi del melodramma. Alcune delle sue opere più famose, come La Bohème e la Tosca sono state diffuse sin dalla loro composizione e ancora oggi presenti in tutti i palcoscenici del mondo.

Non ultimi Wolfgang Amadeus Mozart a cui è universalmente riconosciuta la creazione di composizioni di straordinario valore artistico e un altro genio quale è Camille Saint-Saëns, compositore tra i più dotati di tutti i tempi.

Il programma completo prevede: 

Gioachino Rossini
“Il Barbiere di Siviglia”- ouverture

Giochino Rossini
“Aria di Rosina –Una voce poco fa”
da Il Barbiere di Siviglia
soprano

Wolfgang Amadeus Mozart
“Non più andrai farfallone amoroso”
da Le Nozze di Figaro
baritono

Giuseppe Verdi
“Dei miei bollenti spiriti”
recitativo e aria dalla Traviata
tenore

Gioachino Rossini
“Cruda sorte”
da L’Italiana in Algeri
mezzosoprano

Giacomo Puccini
“Vissi d’arte”
da Tosca
soprano

Giuseppe Verdi
“Il balen del suo sorriso”
da Il Trovatore
baritono

Giacomo Puccini
“E lucean le stelle”
da Tosca
tenore

Camille Saint-Saëns
“Mon coeur s’ouvre a ta voix”
dal Sansone e Dalila
(arrangiamento di M. Di Paola)
mezzosoprano

Giacomo Puccini
“Che gelida manina, mi chiamano Mimi” e Finale Atto Primo
dalla Boheme
soprano, tenore

Giuseppe Verdi
“Bella figlia dell’amore”
quartetto dal Rigoletto
soprano, tenore, baritono,
mezzosoprano

Adriano Melchiorre ha studiato a Roma, presso il Conservatorio di Musica di S. Cecilia, pianoforte, clarinetto, strumentazione, composizione e direzione d’orchestra, quest’ultima anche con Leonard Bernstein, in occasione di un seminario tenuto dall’Accademia di S. Cecilia. Da subito impegnato sia nella didattica che nella libera professione, ha insegnato composizione presso il Conservatorio Statale di Musica L. D’Annunzio di Pescara, dove attualmente è titolare della cattedra di Direzione d’Orchestra, disciplina insegnata anche presso i conservatori di Frosinone, Parma e Campobasso. Ha al suo attivo molte collaborazioni con importanti istituzioni lirico sinfoniche in Italia e all’estero, quali l’Accademia di Santa Cecilia, le Orchestre Rai di Napoli e Roma, l’Orchestra Sinfonica di Praga, l’Orchestra Sinfonica di Bacau, l’Orchestra dell’Ente Lirico di Cagliari, l’Orchestra del Teatro di Lirico di Costanza, l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro alla Scala di Milano, con il quale ha collaborato per un’importante produzione nell’ambito della musica contemporanea, dirigendo musiche di H.W. Henze. È attivo nell’ambito della composizione con proprie trascrizioni di lavori sinfonici e cameristici del repertorio tradizionale e contemporaneo, curandone anche l’esecuzione, sempre con grande successo di pubblico e di critica.

Gruppo Strumentale Italiano. Ensemble composto da musicisti impegnati in varie formazioni strumentali. Il gruppo è specializzato nel repertorio operistico, italiano in particolare. Ha effettuato concerti in tutta Italia e all’estero riscuotendo, in ogni occasione, un largo successo di pubblico e critica.


Teatro del Lido di Ostia 
via delle sirene, 22
info e prenotazioni:
06.5646962 
 promozione@teatrodellido.it
 www.teatrodellido.it

mercoledì 15 gennaio 2020

Agricoltura biologica, The Organic Trade Fairs Alliance: a Verona Fiere debutta B/Open, manifestazione rivolta ai professionisti

Agroalimentare bio e benessere naturale, nasce l'Alleanza Internazionale delle Fiere B2B. Tra i membri della partnership anche Bio-Beurs (Olanda), Organic&Natural Products Expo (Sudafrica) e Natexpo (Francia).





Nasce The Organic Trade Fairs Alliance, una nuova alleanza a livello internazionale che unisce le fiere b2b del biologico italiane ed estere. In prima fila nel promuovere il progetto, B/Open, la manifestazione organizzata da Veronafiere (1-3 aprile 2020), insieme a Bio-Beurs (Zwolle-Olanda, 22-23 gennaio 2020), Organic&Natural Products Expo (Johannesburg-Sudafrica, 8-10 maggio 2020) e Natexpo (Lyon-Francia, 21-22 settembre 2020).

The Organic Trade Fairs Alliance è una piattaforma globale e un forum di scambio di conoscenze, che mira a fornire sostegno al settore dell’agricoltura biologica, dell’industria alimentare biologica e dei cosmetici naturali. Con un obiettivo ben definito: diffondere e supportare un modello di nutrizione e di personal care focalizzato su tutto ciò che è sano e salutare, sull’attenzione all’ambiente, al clima globale e al rispetto dei lavoratori.

«Veronafiere, attraverso B/Open, ha intercettato uno spazio di mercato rivolto al segmento b2b del mondo biologico, che risultava ancora scoperto e andava presidiato», è il commento del direttore commerciale di Veronafiere Flavio Innocenzi. «Questa alleanza internazionale, che ha mosso i suoi primi passi nel 2019 e si consoliderà nel 2020, vuole supportare il settore del biologico attraverso azioni sinergiche di promozione, in chiave professionale e mettendo a sistema le competenze e le conoscenze trasversali, acquisite dai vari partner internazionali».

B/Open, in programma a Verona dall’1 al 3 aprile 2020, è la prima fiera in Italia esclusivamente b2b, rivolta agli operatori del food certificato biologico e del natural self-care. Dalle materie prime al prodotto finito al packaging, la nuova manifestazione di Veronafiere presenta tutta la filiera, frutto di un’accurata selezione delle aziende espositrici studiata sulle esigenze dei compratori professionali. Tra le tante conferme, nell’organic food, Cereal Docks, Agricola Grains, Altalanga oltre al gruppo Specchiasol (con i marchi Larico e San Demetrio) e Chiara Cantoni, partner di Ringana, per la cosmesi naturale e il settore fitoterapico.

Patrocinata da Aiab (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) e da Regione Veneto e supportata da Ass.O.Cert.Bio (Associazione Organismi di Certificazione del Biologico italiani), Bioagricert (Organismo di controllo e certificazione biologica), Ccpb (Consorzio Controllo Prodotti Biologici ), la rassegna si svolgerà nei padiglioni 1 e 2 di Veronafiere. Più specificatamente, nel segmento dell’alimentazione biologica saranno rappresentati anche i prodotti nutraceutici, dietetici, integratori, pet food, servizi, packaging ecologici; ingredientistica per prodotti bio, ma anche prodotti per il benessere; bellezza e cura della persona comprenderanno cosmesi, trattamenti naturali, piante officinali e derivati, prodotti per la salute e la cura della persona, servizi. B/Open sposa inoltre un format interattivo, con numerosi momenti di networking e formazione, esclusivamente dedicati a produttori, trasformatori e operatori professionali.

I NUMERI DEL SETTORE

Secondo gli ultimi dati disponibili diffusi dal Fibl (istituto di ricerca tedesco dell’agricoltura biologica) e relativi al 2017, la filiera «organic» mondiale ha raggiunto un fatturato di 92 miliardi di euro, con 70 milioni di ettari coltivati da 2,9 milioni di produttori. In Italia il comparto bio dà lavoro a 76mila aziende, sviluppa un fatturato di 3,6 miliardi di euro e rappresenta circa il 4% della spesa alimentare globale degli italiani. Accanto al settore dell’agro-alimentare, anche il mercato della cosmesi biologica sta vivendo un periodo di crescita economica. Secondo gli ultimi dati di Cosmetica Italia, il fatturato green nel 2017 delle aziende intervistate tocca 1 miliardo di euro, pari al 9,5% del fatturato cosmetico italiano (10,9 miliardi di euro).

Ambiente, al via il piano di investimenti per un'Europa sostenibile

L'Unione Europea finanzia la transizione verde: il piano di investimenti del Green Deal europeo e il meccanismo per una transizione giusta.





L'Unione europea si è impegnata a diventare il primo blocco di Paesi al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, obiettivo che richiede notevoli investimenti sia pubblici (a livello dell'UE e degli Stati membri) che privati. Con il piano di investimenti del Green Deal europeo presentato nella giornata di ieri – il cosiddetto "piano di investimenti per un'Europa sostenibile" – si farà leva sugli strumenti finanziari dell'UE, in particolare InvestEU, per mobilitare investimenti pubblici e fondi privati che si dovrebbero tradurre in almeno 1.000 miliardi di euro di investimenti.

Sebbene tutti gli Stati membri, le regioni e i settori debbano contribuire alla transizione, la portata della sfida non è la stessa per tutti: alcune regioni saranno particolarmente colpite e subiranno una profonda trasformazione socioeconomica. Il meccanismo per una transizione giusta fornirà loro sostegno pratico e finanziario su misura al fine di aiutare i lavoratori e generare gli investimenti locali necessari.

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato: "Al centro del Green Deal europeo, che racchiude la nostra visione per un'Europa climaticamente neutra entro il 2050, ci sono le persone. La trasformazione che ci si prospetta è senza precedenti e avrà successo solo se è giusta e va a beneficio di tutti. Sosterremo le popolazioni e le regioni chiamate a compiere gli sforzi maggiori affinché nessuno sia lasciato indietro. Il Green Deal comporta un ingente fabbisogno di investimenti, che trasformeremo in opportunità di investimento. Il piano presentato oggi, finalizzato a mobilitare almeno 1 000 miliardi di €, indicherà la rotta da seguire e provocherà un'ondata di investimenti verdi."

Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, ha affermato: "L'indispensabile transizione verso la neutralità climatica migliorerà il benessere delle persone e aumenterà la competitività europea, ma sarà più impegnativa per i cittadini, i settori e le regioni che dipendono in maggior misura dai combustibili fossili. Il meccanismo per una transizione giusta aiuterà chi ne ha più bisogno, rendendo più attraenti gli investimenti e proponendo un pacchetto di sostegno pratico e finanziario del valore di almeno 100 miliardi di €. È così che ci impegniamo a perseguire la solidarietà e l'equità."

Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo per Un'economia al servizio delle persone, ha aggiunto: "Affinché l'Europa possa diventare un'economia climaticamente neutra servono impegno politico e investimenti ingenti. Il Green Deal testimonia la nostra determinazione nell'affrontare i cambiamenti climatici, a cui ora diamo seguito con un piano di finanziamento. Intendiamo innanzitutto fare leva sul bilancio dell'UE per mobilitare fondi privati a favore dei progetti verdi in tutta Europa e sostenere le regioni e le popolazioni maggiormente colpite dalla transizione. In secondo luogo introdurremo i giusti incentivi normativi per consentire la diffusione degli investimenti verdi. Da ultimo, ma non per importanza, aiuteremo le autorità pubbliche e gli attori del mercato a individuare e sviluppare questi progetti. L'Unione europea non è stata costruita in un giorno e lo stesso vale per un'Europa verde. Mettere la sostenibilità al centro dei nostri investimenti impone un cambio di mentalità: quello di oggi è un passo importante in tal senso."

Il piano di investimenti del Green Deal europeo mobiliterà i fondi dell'UE e creerà un contesto in grado di agevolare e stimolare gli investimenti pubblici e privati necessari ai fini della transizione verso un'economia climaticamente neutra, verde, competitiva e inclusiva. Il piano, che integra altre iniziative annunciate nel quadro del Green Deal, si articola in tre dimensioni:

Finanziamento

Mobilitare almeno 1 000 miliardi di € di investimenti sostenibili nei prossimi dieci anni. Il bilancio dell'UE destinerà all'azione per il clima e l'ambiente una quota di spesa pubblica senza precedenti, attirando i fondi privati, e in questo contesto la Banca europea per gli investimenti svolgerà un ruolo di primo piano;

Quadro favorevole agli investimenti: prevedere incentivi per sbloccare e riorientare gli investimenti pubblici e privati. L'UE fornirà strumenti utili agli investitori, facendo della finanza sostenibile un pilastro del sistema finanziario. Agevolerà inoltre gli investimenti sostenibili da parte delle autorità pubbliche incoraggiando pratiche di bilancio e appalti verdi e mettendo a punto soluzioni volte a semplificare le procedure di approvazione degli aiuti di Stato nelle regioni interessate dalla transizione giusta.

Sostegno pratico

La Commissione fornirà sostegno alle autorità pubbliche e ai promotori in fase di pianificazione, elaborazione e attuazione dei progetti sostenibili.

Il meccanismo per una transizione giusta

Il meccanismo per una transizione giusta è uno strumento chiave per garantire che la transizione verso un'economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non lasci indietro nessuno. Fermo restando che il piano di investimenti del Green Deal europeo si prefigge di soddisfare le esigenze di finanziamento di tutte le regioni, il meccanismo fornirà un sostegno mirato a quelle più colpite nell'intento di mobilitare almeno 100 miliardi di € nel periodo 2021-2027, attenuando così l'impatto socioeconomico della transizione. Contribuirà a generare gli investimenti di cui necessitano i lavoratori e le comunità che dipendono dalla catena del valore dei combustibili fossili. Il meccanismo si aggiunge al sostanzioso contributo fornito dal bilancio dell'Unione tramite tutti gli strumenti direttamente pertinenti alla transizione.

Il meccanismo per una transizione giusta consterà di tre fonti principali di finanziamento

1) il Fondo per una transizione giusta, per il quale saranno stanziati 7,5 miliardi di € di nuovi fondi UE, che si sommano alla proposta della Commissione per il prossimo bilancio a lungo termine. Per poterne beneficiare gli Stati membri dovranno individuare i territori ammissibili mediante appositi piani territoriali per una transizione giusta, di concerto con la Commissione. Dovranno inoltre impegnarsi a integrare ogni euro versato dal Fondo con contributi dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo Plus, nonché con risorse nazionali supplementari. Ciò dovrebbe tradursi in finanziamenti totali dell'ordine di 30-50 miliardi di €, che mobiliteranno a loro volta ulteriori investimenti. Il Fondo per una transizione giusta concederà principalmente sovvenzioni alle regioni: sosterrà i lavoratori, aiutandoli ad esempio ad acquisire abilità e competenze spendibili sul mercato del lavoro del futuro, e appoggerà le PMI, le start-up e gli incubatori impegnati a creare nuove opportunità economiche in queste regioni. Sosterrà anche gli investimenti a favore della transizione all'energia pulita, tra cui quelli nell'efficienza energetica;

2) un sistema specifico per una transizione giusta nell'ambito di InvestEU, che punta a mobilitare fino a 45 miliardi di € di investimenti. Lo scopo è attrarre investimenti privati a beneficio delle regioni interessate, ad esempio nei settori dell'energia sostenibile e dei trasporti, e aiutare le economie locali a individuare nuove fonti di crescita;

3) uno strumento di prestito per il settore pubblico in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti, sostenuto dal bilancio dell'UE, che dovrebbe mobilitare investimenti compresi tra 25 e 30 miliardi di €. Servirà ad accordare prestiti al settore pubblico, destinati ad esempio agli investimenti nelle reti di teleriscaldamento e alla ristrutturazione edilizia. La Commissione presenterà la relativa proposta legislativa a marzo 2020.

Il meccanismo per una transizione giusta, tuttavia, non è circoscritto ai finanziamenti. Tramite la piattaforma per una transizione giusta la Commissione offrirà assistenza tecnica agli Stati membri e agli investitori e garantirà il coinvolgimento delle comunità interessate, delle autorità locali, dei partner sociali e delle organizzazioni non governative. Il meccanismo per una transizione giusta potrà contare su un solido quadro di governance basato su piani territoriali specifici.

Contesto

L'11 dicembre 2019, mossa dall'ambizione di rendere l'UE il primo blocco di Paesi al mondo a impatto climatico zero entro il 2050, la Commissione ha presentato il Green Deal europeo. La transizione verso un'economia sostenibile comporta sforzi notevoli sul fronte degli investimenti in tutti i settori: per raggiungere gli attuali obiettivi 2030 in materia di clima ed energia saranno necessari investimenti aggiuntivi pari a 260 miliardi di € l'anno fino al 2030.

Il successo del piano di investimenti del Green Deal europeo dipenderà dall'impegno di tutti gli attori coinvolti. È essenziale che gli Stati membri e il Parlamento europeo mantengano l'alto livello di ambizione della proposta della Commissione durante i negoziati sul prossimo quadro finanziario. Altrettanto importante sarà la rapida adozione della proposta di regolamento sul Fondo per una transizione giusta.

La Commissione seguirà da vicino e valuterà i progressi compiuti in questo percorso. In quest'ottica organizzerà un summit annuale sugli investimenti sostenibili rivolto a tutti i portatori di interessi pertinenti e continuerà ad adoperarsi per promuovere e finanziare la transizione. La Commissione invita gli investitori a trarre il massimo vantaggio dal contesto normativo favorevole e dalla crescente domanda di investimenti sostenibili. Esorta inoltre le autorità ad assumere un ruolo attivo nell'individuare e sostenere questi investimenti.

domenica 12 gennaio 2020

Musica Dei donum, l’ispirazione religiosa nella musica: i concerti corali di musica sacra alla Pace

Al via oggi una serie di appuntamenti della Stagione di "Concerti alla Pace", che si svolgeranno con cadenza mensile presso la Chiesa di Santa Maria della Pace a Roma, alle ore 19.00. In apertura domenica 12 gennaio, protagonisti saranno: Insieme Vocale L. A. Sabbatini, dir. Alberto Annarilli, Ensemble Suavis dir. Andrea Savo e Ethos Ensemble. dir. Sonia Sette. Ingresso libero





Organizzati da Arcl, associazione regionale cori del Lazio e Feniarco, federazione nazionale italiana associazioni corali regionali, tornano i Concerti alla Pace presso la suggestiva Chiesa di Santa Maria della Pace, in Via dell’Arco della Pace, a pochi passi da Piazza Navona. Ad aprire la nuova stagione coristica, oggi alle ore 19.00, saranno l'Insieme Vocale L. A. Sabbatini di Albano Laziale, Roma, direttore Alberto Annarilli, l'Ensemble Suavis di Roma, direttore Andrea Savo ed Ethos Ensemble di Aprilia, Latina, direttrice Sonia Sette.

La musica come dono di Dio capace di esprimere, attraverso l’ineffabile leggerezza e insieme concretezza dei suoni, i sentimenti e i concetti astratti, le sensazioni e le emozioni più profonde che abitano nel nostro cuore. Tutto questo attraverso il linguaggio universale di un brano musicale, chiunque pur appartenendo a cultura, lingua, estrazione sociale e religione diversa, può comprendere, condividere e comunicare le sue idee e le sue emozioni. 

Già nella Bibbia si trovano espliciti riferimenti alla musica quale mezzo di comunicazione con l’eterno e il trascendente, ne parlano la Genesi, l’Esodo, i Giudici, il Deuteronomio ed infine le Cronache. Il Re David destina ben duecentottanta tra musicisti e cantori alla celebrazione di Jeovah, dando loro il preciso compito di dedicare tutti i loro sforzi alla creazione di melodie in grado di glorificare il Signore.

Questa è la potenza ed il ruolo della musica religiosa. Per tutti i secoli a seguire ed in tutte le forme, la musica non ha mai cessato questo compito, proseguendo con il gregoriano, l’ars subtilior, il mottetto rinascimentale, la cantata barocca, l’opera romantica infine con la composizione moderna e contemporanea. Tutti gli artisti hanno composto musica sacra, utilizzando i testi che la letteratura religiosa ha prodotto in quantità infinita: attraverso quelle parole si è concretizzata la narrazione della vita dell’uomo, la necessità di rivolgersi al sacro quale risposta alle domande che inevitabilmente il genere umano si è posto in relazione alla fede e a Dio. In questo ambito la musica corale continua ad essere la forma d’arte che più avvicina la parola di fede alla vita terrena.

La scelta di proporre una stagione concertistica che abbia come tema “l’ispirazione religiosa nella musica” rientra nella tradizione biblica e viene esplicitata attraverso una panoramica di vari generi e stili, in grado di rappresentare le suggestioni che offrono i testi religiosi. Dal rinascimento al contemporaneo, dalla polifonia dei più rappresentativi musicisti, alla complessità delle armonie contemporanee, i gruppi che partecipano alla stagione hanno voluto offrire un saggio di come la musica possa essere veramente un dono di Dio.

Programma completo

Domenica 12 gennaio ore 19.00
Insieme Vocale L. A. Sabbatini (Albano Laziale - RM) - dir. Alberto Annarilli
Ensemble Suavis (Roma) - dir. Andrea Savo 
Ethos Ensemble (Aprilia - LT) - dir- Sonia Sette.

Domenica 2 febbraio
ore 19.00 Coro Laeti Cantores (Roma) - dir. Angelo Gubbini,
Corale Polifonica Psalterium (Roma) - dir. Andrea Savo
Santa Monica (Roma) - dir. Marcello Cangialosi

Domenica 1 marzo – ore 19.00
Coro Meridies (Roma) - dir. Carmelina Sorace
Coro In Laetitia Cantus (Alatri - FR) - dir. Elisabetta Scerrato
Coro Liberi Cantores (Aprilia - LT) - dir. Rita Nuti

Domenica 5 aprile – ore 19.00
Coro Polifonico di Ciampino (Ciampino - RM) - dir. Mario Lupi
Associazione Corale Laurentiana (Ardea - RM) - dir. Paola Piglialarmi
Gruppo Corale Entropie Armoniche (Roma) - dir. Claudia Gili

Domenica 3 maggio – ore 19.00
Coro InGrado (Ardea - RM) - dir. Emanuela Della Torre
Coro Polifonico Lumina Vocis (Cori - LT) - dir. Giovanni Monti
Corale Polifonica Vincenzo Ricci Bitti (Cerveteri - RM) - dir. Marina Ricci Bitti

Domenica 7 giugno – ore 19.00
Gruppo Vocale Rònde (Roma) - dir. Giovanni Rago
Coro Polif. T. Cima e D. Massenzio (Ronciglione - VT) - dir. Giammarco Casani
Coro Polifonico Città di Tivoli (Tivoli - RM) - dir. Alessio Salvati

giovedì 9 gennaio 2020

Vino e ricerca, la progettazione delle infrastrutture verdi come elemento strategico al potenziamento della biodiversità nei vigneti

La ricerca in ambito vitivinicolo si sta focalizzando nella progettazione delle cosiddette infrastrutture verdi come elemento strategico e funzionale per mantenere alto il livello di biodiversità nei vigneti. Lo studio della Lincoln University in Nuova Zelanda.






Le infrastrutture verdi si basano sul principio che l’esigenza di proteggere e migliorare la natura ed i processi naturali, nonché i molteplici benefici che la società umana può trarvi in termini ambientali ed economici, sia consapevolmente integrata nella pianificazione e nello sviluppo territoriali. Nel 2001 il loro utilizzo viene inserito tra le linee guida stabilite secondo le norme dell’IOBC per la produzione integrata degli agro-ecosistemi e, in particolare, per i vigneti che, essendo sistemi perenni, si prestano molto bene alla progettazione e al mantenimento di tali aree per un periodo di tempo più lungo rispetto ad altre colture.

Olaf Schelezki, Wendy McWilliam e Anna-Kate Goodall, della Lincoln University in Nuova Zelanda, con il presente studio hanno illustrato alcuni dei problemi e delle opportunità intorno a queste strategie in vista di un simposio che si terrà in Australia sul tema dei vigneti verdi che avrà l'obbiettivo di migliorare la biodiversità nei vigneti come mezzo sempre più riconosciuto per rimediare ad alcune delle sfide in corso, come il cambiamento climatico e lo sviluppo di tutta una serie di malattie della vite.

Numerosi studi precedenti a questo, hanno documentato gli impatti ambientali e la perdita di resilienza associati ad una gestione convenzionale del vigneto: pratiche che di fatto comportano un significativo apporto esterno di acqua, fertilizzanti, pesticidi e / o combustibili fossili. In tal senso in Nuova Zelanda, prese vita con successo, grazie all'impegno di Sustainable Winegrowers NZ (SWNZ), un protocollo per definire le migliori pratiche nel vigneto. Tuttavia, queste pratiche si concentravano principalmente sul monitoraggio e sulla riduzione al minimo dell'uso di sostanze chimiche nocive, combustibili fossili e rifiuti, Nel tempo altre sfide si sono rese urgenti, come ad esempio l'elevata suscettibilità dei vigneti agli attacchi di parassiti e malattie e il declino delle qualità dei suoli che richiedono molta attenzione in quanto aumentano anche la vulnerabilità dei vigneti a gravi eventi meteorologici avversi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Ed è appunto oggi che proprio il potenziamento della biodiversità nei vigneti viene sempre più visto come un rimedio a lungo termine a queste problematiche, che scienziati, certificatori sostenibili e agricoltori di tutto il mondo tendono a promuovere come strategia atta ad integrare e talvolta sostituire completamente, quelle associate ai sistemi di gestione convenzionali del vigneto.

Il presente studio della Lincoln University Center for Viticulture and Oenology e della School of Landscape Architecture, mira a definire perciò i modi in cui la biodiversità può contribuire alla progettazione di agroecosistemi in un ambito di strategia di difesa che mantenga alto il livello di biodiversità. La ricerca si è focalizzata sull'utilizzo delle infrastrutture ecologiche o aree di compensazione ecologica, cioè siepi o fasce di vegetazione adiacenti al campo coltivato o al suo che forniscono ospiti alternativi e siti rifugio per predatori e parassitoidi di insetti dannosi, aumentando in tal modo l’abbondanza dei nemici naturali e la colonizzazione delle colture confinanti.

La composizione delle specie costituenti la vegetazione circostante e la distanza alla quale i nemici naturali si disperdono nella coltura, hanno infatti grande influenza sull'abbondanza e diversità di insetti entomofagi. Lo studio ha infatti dimostrano che le Infrastrutture Verdi (IG) forniscono una maggiore resilienza attraverso un approvvigionamento idrico e un habitat sostenibili migliorati per gli insetti benefici e nel controllo dei parassiti migratori. Risulta quindi rilevante, nell'ambito del vigneto, l'importanza della gestione degli habitat, come forma di controllo della conservazione biologica. L’incremento della diversità botanica ha apportato benefici soprattutto rilevabili nelle relazioni tra tignole e antagonisti, tra cicaline e i parassitoidi. All'interno dei vigneti, le IG possono essere costituite da qualsiasi vegetazione non viticola, comprese colture di copertura, cinture di sicurezza, cespugli residui, inerbimento naturale lungo i filari. Si posso includere anche corsi d'acqua, fossati o zone umide. Le  IG possono anche essere progettate per ridurre l'inquinamento da nitrati nelle acque superficiali e sotterranee, per migliorare la biodiversità indigena. In Nuova Zelanda, alcuni di questi elementi sono stati progettati con successo, nella regione di Waipara attraverso il Greening Waipara Program.

Il primo passo verso un vigneto sempre più verde, sarà, come accennato, il simposio australiano  Vineyard Greening 2020 in collaborazione con il Bragato Research Institute. www.vineyardgreening.com, allo scopo di far riunire ricercatori e professionisti del vino della Nuova Zelanda e dell'Australia presso la Lincoln University nel prossimo mese di luglio, per esplorare e valutare la scienza, la progettazione e la gestione dell'ecologia dei vigneti a supporto di sistemi di produzione vinicola redditizia, sostenibile e resiliente.

Fornendo questa piattaforma, le organizzazioni sperano di incoraggiare nuove partnership tra scienziati australiani, proprietari e gestori di vigneti, per catalizzare il passaggio dai sistemi di produzione di vigneti tradizionali a quelli con biodiversità, il cui potenziamento nel vigneto viene sempre più visto come un rimedio a lungo termine.

Faccio presente che la Commissione Europea ha adottato, nel 2011, una nuova strategia per la biodiversità che ha quale obiettivo chiave “Porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell’UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo e dei servizi ecosistemici”. La nuova strategia si articola in 6 obiettivi principali, ognuno dei quali si traduce in una serie di azioni (in totale 20 azioni) per la loro attuazione:

Obiettivo 1 Dare piena attuazione alla legislazione UE sulla natura per proteggere la biodiversità
Obiettivo 2 Preservare e valorizzare gli ecosistemi ed i relativi servizi mediante le infrastrutture verdi ed il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi degradati
Obiettivo 3 Rendere l'agricoltura e la gestione forestale più sostenibili
Obiettivo 4 Garantire la gestione sostenibile degli stock ittici
Obiettivo 5 Rendere più severi i controlli sulle specie esotiche invasive
Obiettivo 6 Intensificare l'azione dell'UE alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale

ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/strategy/

Vino e ricerca, olio essenziale di origano nel controllo biologico delle malattie della vite. I risultati di una ricerca svizzera

Una ricerca svizzera ha scoperto che l'applicazione di olio essenziale di origano può aiutare a prevenire le infezioni fungine della vite. Lo studio preliminare pubblicato su PLoS One.







Le infezioni fungine rappresentano un problema assai diffuso in viticoltura, tra queste, come noto la Plasmopara viticola, agente patogeno della peronospora della vite europea, malattia fungina diffusa in tutto il mondo e fra le più temibili per la vite, che, se non prevenuta, può essere distruttiva per il raccolto. Il controllo di questa malattia prevede un ricorrente utilizzo di prodotti fitosanitari, spesso eseguito sulla base di una percezione soggettiva del rischio di infezione, non guidata da dati oggettivi rilevati in campo. In tal senso la ricerca si sta muovendo cercando nuove strade possibili per una gestione sempre più sostenibile del vigneto.

E' noto che in natura esistono già molti rimedi ancora non del tutto inesplorati. Questi composti, che agiscono in modo ottimale quando sono rispettati i sottili equilibri sinergici della pianta, risultano essere un’arma in più capace di combattere infezioni resistenti ai comuni prodotti antifungini ricavati dalla chimica. In considerazione dei risultati ottenuti, quindi, gli oli essenziali sembrano possedere un potenziale applicativo promettente nei confronti di numerosi miceti.

Il presente studio preliminare a cura dei ricercatori svizzeri della Scuola viticola di Changins e la Scuola del Paesaggio di Ginevra, ha messo in luce le proprietà antifungine dell'olio essenziale di origano nel controllo biologico di alcune malattie della vite. I test sono stati effettuati in camere di coltura convenzionali su dodici viti della varietà Chasselas attraverso spruzzatura vaporizzata. Precedentemente le piante sono state trattate, nello specifico, con inoculazione del patogeno Plasmopara viticola, in modo da innescare una risposta immunitaria nella pianta. La fumigazione continua delle piante così infettate ha previsto l'utilizzo di numerosi oli essenziali commerciali (origano, timo, assenzio, ecc.), per una durata variabile dalle 24 ore ai 10 giorni (immediatamente dopo l'infezione). Solo l'olio essenziale di origano ha mostrato un effetto convincente, essendo  capace nelle prime 24 ore dopo l'infezione di ridurre lo sviluppo di peronospora del 95%. Ciò ha dimostrato che il suo effetto antifungino è molto forte già ai primi stadi dell'infezione e quindi preventivo allo sviluppo della malattia.

Gli scienziati svizzeri hanno studiato i meccanismi molecolari che consentono alla vite di contenere l'infezione da muffa attraverso la fumigazione, rilevando l'attivazione e l'espressione di una dozzina di geni del sistema immunitario delle piante. Questi geni rilasciano ormoni, portando alla sintesi di fenilpropanoidi, inclusi flavonoidi, stilbeni e resveratrolo. L'accumulo di queste molecole nella vite è un segno di resistenza agli stress biotici o abiotici.

Lo studio, dicevo, è preliminare, ed altri test sulle piante si rendono necessari prima che la pratica possa essere inserita in un protocollo di gestione della malattia. Ad oggi la ricerca ha dimostrato che una fumigazione continua consente un controllo efficace della peronospora sul ceppo di vite e che il l'olio essenziale di origano risulta essere più efficiente in fase vaporizzata piuttosto che in quella liquida. Inoltre, se il tempo di contatto diventa troppo lungo, l'olio essenziale può avere effetti fitotossici, con un disturbo nell'attività fotosintetica.

Il trattamento inoltre, deve essere considerato non come alternativa alle attuali pratiche, in quanto è dimostrato che la fumigazione non inibisce completamente le infezioni di muffe, ma sicuramente potrebbe aiutare a ridurre l'uso di fungicidi sistemici. Sono in corso altri studi sulla sua efficacia anche contro altre malattie criptogamiche e per Botrytis cinerea, nonché, cosa non da poco conto, sull'assorbimento dei composti aromatici da parte delle uve sottoposte a fumigazione ed eventuale rilascio in fase di vinificazione.