martedì 31 luglio 2018

Vino&Ricerca, a Bordeaux lo stato dell'arte su genetica e selezione della vite

Patrocinata dall'OIV, si è svolta a Bordeaux (Francia) dal 15 al 20 luglio 2018 la 12ª conferenza Grapevine Breeding and Genetics 2018. Nel 2014 l'11ª edizione si svolse a Yanqing (Cina). 




La conferenza è stata un'eccellente occasione per avere una visione d'insieme dei progressi realizzati nelle strategie di riproduzione e in tutti gli ambiti scientifici legati direttamente o indirettamente alla selezione della vite.

Con oltre 70 relatori, 330 partecipanti e 26 paesi in rappresentanza dei 5 continenti, la GBG2018, patrocinata dall'OIV, ha consentito di affrontare un'ampia varietà di tematiche, tra cui la conservazione e l'ampliamento delle risorse genetiche, la caratterizzazione genetica, fenotipica e fisiologica delle popolazioni di vite e la caratterizzazione funzionale dei geni coinvolti nel controllo dello sviluppo, della maturazione e della composizione degli acini e nell'adattamento allo stress biotico e abiotico.

L'OIV è stata rappresentata dal capo dell'unità Viticoltura, Alejandro Fuentes Espinoza, che ha potuto incontrare diversi esperti del settore e presentare il ruolo dell'OIV e i lavori in corso nel Gruppo di esperti "Risorse genetiche e selezione della vite" (GENET) dell'Organizzazione.

L'OIV, organizzazione di carattere scientifico e tecnico, lavora da diversi anni sulla caratterizzazione e la valutazione dei principi e dei metodi di produzione e di selezione sostenibile delle risorse genetiche della vite. Si tratta infatti di un asse strategico importante al fine di produrre adeguate risposte al settore vitivinicolo.

Tutte le tematiche affrontate durante la conferenza hanno dato vita a significativi scambi di dati e informazioni che sono al centro delle sfide della viticoltura di domani per quanto concerne la sostenibilità.

Editoria. Presentato il nuovo bando per il Lazio

L’obiettivo è sostenere e garantire il pluralismo, l’indipendenza e la completezza delle informazioni in tutto il territorio. Destinatarie dell’avviso pubblico le imprese che svolgono attività di informazione e comunicazione. Il bando partirà dal 10 settembre prossimo.





Dalla Regione Lazio un bando da 1,3 milioni di euro a sostegno dell’editoria. L’obiettivo è sostenere e garantire il pluralismo, l’indipendenza e la completezza delle informazioni in tutto il territorio.

Destinatarie dell’avviso pubblico sono le imprese che svolgono le seguenti attività di informazione e comunicazione:

  • stampa quotidiana e periodica locale;
  • emittenza televisiva con tecnologia digitale terrestre, a diffusione tramite rete internet o con trasmissione di segnale con tecnologia satellitare;
  • emittenza radiofonica con trasmissione di segnale con tecnologia analogica e digitale;
  • agenzie di stampa.

Il bando partirà dal 10 settembre prossimo.  Le richieste di contributo devono essere presentate alla Regione Lazio – Direzione Regionale per lo Sviluppo Economico, le Attività Produttive e “Lazio Creativo”, a partire dalle ore 12:00 del 10 settembre 2018, fino alle ore 12:00 del 10 ottobre 2018, esclusivamente tramite Pec inviata all’indirizzo editoria@regione.lazio.legalmail.it. Info: editoria@regione.lazio.it

“Con questo avviso pubblico sosteniamo le imprese che operano in un settore che vive un momento difficile, stimolando occupazione e formazione e allo stesso tempo iniziative che promuovano la partecipazione democratica dei cittadini –parole del presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: pluralismo e qualità dell’informazione sono, infatti, elementi fondamentali per il rispetto della democrazia e con questo importante strumento vogliamo finanziare, appunto, chi si occupa di informazione e comunicazione nell’intero territorio regionale. Uno stimolo significativo per valorizzare le molteplici competenze nel Lazio e per contribuire a tutelare un ambito cruciale per i cittadini e per tutti i professionisti del settore”- ha detto ancora Zingaretti.

“Destinato all’editoria locale, una galassia costituita da 35 testate giornalistiche a mezzo stampa, 20 emittenti radiofoniche, 50 società che si occupano di emittenza televisiva, oltre alle testate online, e a tutti coloro che svolgono attività di comunicazione sociale di pubblica utilità. Per promuovere innovazione, formazione e occupazione di qualità – così Gian Paolo Manzella, assessore allo sviluppo economico, che ha aggiunto: sono 1,3 milioni di euro che hanno una doppia valenza che non va mai dimenticata. Contribuiranno, da un lato, a rafforzare l’impresa di questo settore e, dall’altro, a costruire una vita democratica sempre più forte nella nostra regione”

Vino&Clima. Vendemmia anticipata in Germania causa ondata di caldo. Temperature mai registrate prima nella storia tedesca

L'Istituto tedesco del vino ha annunciato l'anticipo della vendemmia 2018 causa ondata di caldo anomalo che quest'anno ha colpito la Germania come mai avvenuto prima d'ora con la raccolta delle uve ai primi di agosto. Questo potrebbe essere solo l'inizio, i ricercatori prevedono ondate di calore più estreme in futuro. Intanto il governo valuta misure straordinarie di aiuto per siccità.




L'ondata di caldo anomalo che ha colpito la Germania causerà l'anticipo della vendemmia 2018, con la con la raccolta delle uve a partire già dalla prossima settimana. Si inizierà il 6 agosto con i vigneti del comune di Lörzweiler della Renania-Palatinato, appartenente al circondario di Magonza-Bingen.

In questa regione della Germania l'ondata di caldo ha superato il record stabilito nel 2014, a conferma che gli effetti del cambiamento climatico in Europa sono sempre più visibili L'Istituto tedesco del vino ha annunciato lunedì scorso che mai in passato una vendemmia era cominciata così presto. L'anno scorso era iniziata il 16 agosto e negli anni di caldo record, 2007, 2011 e 2014, la vendemmia era iniziata l'8 agosto.

In alcune regioni della Germania si è registrato un caldo mai registrato prima nella storia tedesca e la ministra dell'agricoltura cristiano-democratica, Julia Kloeckner, sta valutando misure straordinarie di aiuto all'agricoltura per la siccità. Le associazioni agricole tedesche hanno chiesto un'aiuto per 1 miliardo di euro.

Buescher ha osservato che l'attuale fase di sviluppo delle viti era di circa 3 settimane in anticipo rispetto alla media dei 30 anni. Le misurazioni a lungo termine nella regione viticola della Rheingau in Germania mostrano una tendenza accelerata e ininterrotta verso temperature medie più calde dal 1988.

Certo è che per alcuni viticoltori, l'estate calda e lunga di quest'anno conferisce loro un vantaggio competitivo rispetto ai produttori di paesi come l'Italia, dove i raccolti di solito iniziano prima rispetto alla Germania. Tuttavia, la scarsità di precipitazioni verificatasi negli ultimi mesi è estremamente problematica per il settore agricolo tedesco nel suo insieme. I coltivatori di cereali hanno pubblicamente messo in guardia sul fatto che molti di loro devono affrontare la prospettiva del fallimento a causa di un previsto calo dei raccolti.

Commentando l'ondata di caldo in corso che ha colpito Germania e gran parte dell'Europa, l'Istituto di Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico (PIK) ha evidenziato che le temperature considerate ancora insolite per luglio potrebbero diventare normalità in Europa nei prossimi decenni.

"In Germania, le temperature medie sono già aumentate di 1,4 gradi dalla rivoluzione industriale", ha dichiarato agli organi di stampa il ricercatore del PIK Fred Hattermann. Le temperature medie più elevate causate dalle emissioni di gas a effetto serra potrebbero portare a ondate di calore più estreme in futuro.

lunedì 30 luglio 2018

Champagne, vendemmia 2018: una campagna vinicola fuori dagli schemi ma in linea con le prospettive commerciali

Champagne, previsioni per la vendemmia 2018: fioritura precoce e bel tempo a luglio portano a una raccolta anticipata in agosto. Resa commerciabile pari a quella del 2017 ed in linea con le prospettive per l'export. Riserva interprofessionale garantita.




Nel contesto di un mercato dello Champagne che si attende stabile nel 2018 e in leggera crescita nei prossimi anni, soprattutto per quanto riguarda l’export che rappresenta ormai più del 50% dei volumi spediti, nella riunione del 24 luglio a Epernay vigneron e maison della Champagne hanno determinato una resa commerciabile per la vendemmia 2018 a 10.800 kg/ha, pari a quella del 2017. Questo volume garantisce un approvvigionamento conforme alle esigenze degli operatori e mantiene un livello di stock globale equilibrato per la filiera.

La vendemmia 2018 si annuncia generosa in termini di volumi e, ad oggi, promette di garantire un buon livello qualitativo. Dovrebbe inoltre consentire la ricostituzione della riserva interprofessionale, ampiamente utilizzata durante le ultime due campagne. La riserva è curata dal CIVC, ovvero il Comité interprofessionnel du vin de Champagne, uno degli organismi più importanti e rappresentativi della Champagne che appunto annovera tra i propri ruoli quello di gestire l’offerta e la domanda in modo che non ci sia mai un eccesso o una carenza di vino sul mercato mondiale. In sostanza, i vigneron, oltre a quello che possono raccogliere, sono autorizzati a mantenere quella che viene chiamata una riserva per stock, cioè di vino base non ancora spumantizzato, e che sono autorizzati, nei limiti stabiliti, a conservare per l’utilizzo delle produzioni future. Questa riserva di magazzino è vitale poiché nei casi di eccessi di raccolto, questi vanno a compensare le carenze di quelli rovinati da agenti atmosferici avversi come ad esempio la grandine.

Una campagna vinicola fuori dagli schemi. In Champagne l’inverno è stato eccezionalmente piovoso, con precipitazioni totali nel periodo novembre 2017 - gennaio 2018 di 345 mm. Un nuovo record che supera i 338 mm del 1965. Da aprile a giugno, il soleggiamento totale di 750 ore (contro una media di 630 ore) e le temperature al di sopra della media decennale hanno portato a uno sviluppo della vegetazione molto rapida.

La fioritura si è sviluppata precocemente all’inizio di giugno e il bel tempo che persiste da luglio porteranno a una raccolta anticipata, che dovrebbe iniziare nell'ultima decade di agosto. Negli ultimi 15 anni, la vendemmia 2018 sarà la quinta a svolgersi in agosto. Il riscaldamento globale è una realtà anche per gli Champenois che hanno modificato le loro pratiche viticole per adattarsi a questa situazione e per ridurre la loro impronta carbonica.

Francia, verso una definizione legale di "vino naturale"

Presentata questo mese una mozione da parte della Ligue du Sud, per lanciare un comitato investigativo che cercherà di definire legalmente il termine "vino naturale" in Francia. La proposta è stata deferita alla Commissione per gli affari economici in attesa di una sua adozione.




Marie-France Lorho, del partito della Ligue du Sud, ha presentato la proposta il 16 luglio scorso all'Assemblea nazionale per definire e legalizzare un protocollo nella produzione del c.d. vino naturale, includendo l'uso dei solfiti nella vinificazione e proteggerne il suo status all'interno del paese.

"È con la volontà di proteggere e incoraggiare coloro che lavorano nel rispetto dell'ambiente e lavorano per la ricchezza della nostra terra, che proponiamo la creazione di una commissione di inchiesta per la definizione precisa di cosa sia un vino naturale," dichiara Lohro nella mozione.

"Definire il vino naturale significa riconoscerne l'individualità", prosegue la mozione, "... è lasciarsi sorprendere dai sapori atipici e dal saper fare dei nostri vignaioli. Infine definire il vino naturale permetterà di tutelare il consumatore prima che la produzione su vasta scala entri in possesso delle sue convenzioni per scopi commerciali".

E' noto anche che il governo francese preme perché venga stilato ufficialmente un regolamento, anche in tutela del consumatore. Come ebbe a dire Eric Rosaz, manager della sezione enologica dell’INAO, l’autorità francese che controlla oltre 350 denominazioni di vino in Francia: “Che cosa percepisce il consumatore con questo termine?” 

La mozione di Lohro, se accettata, vedrà una commissione di inchiesta di 30 persone per tentare di definire legalmente cosa sia il vino naturale. Gran parte del documento utilizza parametri già stabiliti dalla Natural Wines Association (AVN). Questo infatti, non è il primo tentativo rivolto a dare un volto comune al vino naturale. L'INAO nel 2016 avanzò una mozione a seguito di un’istanza partita dai produttori biologici ma il tentativo non ebbe alcun seguito dopo il fallimento di un accordo con la rappresentanza dei produttori di vino della Confederazione Nazionale dei Produttori di Vino e Distillati di Vino DOC (CNAOC). Il direttore della confederazione, Eric Tesson, dichiarò, a La Revue de Vin France, che se potessimo trovare un termine meno polarizzante ('naturale') potremmo essere in grado di trovare un accordo comune. Ma in sostanza, come ebbe a dichiarare il capo del progetto Emmanuel Cazes - enologo di Rivesaltes - la CNAOC non è pronta a consentire l'entrata di una nuova classificazione all'interno del sistema delle denominazioni. Per loro, i prodotti organici sono  qualcosa di trasgressivo perché crea una denominazione a due livelli e riconoscere le pratiche del vino naturale mette in discussione molte cose.

Tesson ha affermato che ci sono solo 20 persone in Francia che vogliono davvero il controllo della produzione di vino naturale. Questo termine non viene usato dai produttori, e che la dicitura in etichetta "vino prodotto senza additivi" risulta abbastanza chiara e quindi qualsiasi regolamentazione o regolamento non ha alcuno scopo. Tesson ha inoltre sottolineato che, per quelli del movimento organico, il termine "naturale" è considerato "concorrenza sleale".

Enoturismo. Con le feste del vino alla scoperta dei borghi della Tuscia

Oltre 150 appuntamenti nei Comuni di Lubriano, Civitella d’Agliano, Tarquinia, Gradoli, Montefiascone, Castiglione in Teverina, Vignanello e Acquapendente. Fino al 31 agosto.




Le Feste del Vino della Tuscia tornano a essere protagoniste nei borghi di Acquapendente, Castiglione in Teverina, Civitella d’Agliano, Gradoli, Lubriano, Montefiascone, Tarquinia e Vignanello. Oltre 150 appuntamenti previsti tra degustazioni guidate dei vini del territorio, assaggi di prodotti tipici locali negli stand enogastronomici, visite guidate a cantine e vigneti, esibizioni folcloristiche, cene in piazza e nelle taverne, spettacoli musicali, eventi culturali e attività per bambini.

Un ricco programma iniziato a metà luglio e che proseguirà fino al 31 agosto. In scaletta la 35a “Festa del Vino Colli del Tevere” a Castiglione in Teverina (1-5 agosto); la 60a “Fiera del Vino” di Montefiascone (2-15 agosto); la 49a “Festa del Vino” di Vignanello (10-15 agosto); i “Vini del Barbarossa” ad Acquapendente il 10 e il 31 agosto; la 30a edizione di “Aleatico in festa” a Gradoli (3-5 agosto e 10 agosto);  la 49a “Festa del Vino” di Vignanello (10-15 agosto) e per finire la 12a edizione di “DiVino Etrusco” a Tarquinia (23-26 agosto).

“Le Feste del Vino – ha dichiarato Luigia Melaragni, vicepresidente della Camera di Commercio Viterbo – contribuiscono alla crescita del turismo enogastronomico nella Tuscia, l’unico negli ultimi anni ad aver segnato in Italia una crescita costante e che consente ai turisti e visitatori di scoprire  attraverso i prodotti tipici, l’identità, le tradizioni, l’artigianato, i paesaggi, la storia e la cultura di un territorio”.

Per informazioni su eventi, itinerari enogastronomici e offerte ricettive: www.tusciawelcome.it

domenica 29 luglio 2018

Da Raffaello a Canova, da Valadier a Balla. L’arte in cento capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca

Cento magnifiche opere, tra cui molti capolavori assoluti, appartenenti ad una delle più antiche istituzioni culturali italiane, l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma, giungono a Perugia per una mostra di ampio respiro che si sviluppa nelle due prestigiose sedi di Palazzo Baldeschi e Palazzo Lippi Alessandri. Due diversi progetti espositivi legati dal comune obiettivo di accrescere la circolazione e la conoscenza dell’arte.

Amedeo Bocchi, Ritratto di Bianca, 1923


“Da Raffaello a Canova da Valadier a Balla” è la mostra in corso a Perugia e visitabile fino al 30 settembre prossimo. La nuova importante iniziativa culturale che mette in scena 5 secoli d'arte curati da Vittorio Sgarbi, è un imperdibile occasione per ammirare capolavori di artisti del calibro di Raffaello, Bronzino, Pietro da Cortona, Guercino, Rubens, Wicar, Hayez, Giambologna, Canova, Valadier, Balla, che si affiancano a dipinti e sculture di altri fondamentali artisti italiani e stranieri, a documentare la grande arte tra il Quattrocento e il recente Novecento. Opere spesso mai viste prima realizzate da artisti di fama nazionale e internazionale.

La mostra si articola nelle due prestigiose sedi di Palazzo Baldeschi e Palazzo Lippi Alessandri, edifici storici di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia situati nel centro storico cittadino e adibiti a spazi museali. Il progetto espositivo offre una immersione nella storia dell’Accademia Nazionale di San Luca, testimoniata in mostra da dipinti, sculture, disegni architettonici, bozzetti preparatori, tutti patrimonio dell’Istituzione romana.

Stimolante il confronto che la mostra propone con la realtà artistica perugina ed umbra. Alcune opere appartenenti alla collezione dell’istituzione romana, infatti, non solo entrano in dialogo con altre della Collezione Marabottini esposta permanentemente a Palazzo Baldeschi - è il caso dell’artista Jean-Baptiste Wicar - ma anche con capolavori di storiche istituzioni perugine, come l’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci.

In questa sorta di viaggio artistico che da Roma conduce a Perugia per svilupparsi nel cuore cittadino, il corpus di opere dell’Accademia di San Luca - allestito nelle due sedi espositive situate entrambe in corso Vannucci, a pochissimi metri di distanza l’una dall’altra - complessivamente si snoda in 12 sale, seguendo un ordine cronologico. Le opere esposte sono state oggetto di una vasta campagna di restauri promossa e supportata dall’Associazione Forte di Bard che le ha recentemente presentate presso la sua sede in Valle d'Aosta. La Fondazione CariPerugia Arte contribuisce alla salvaguardia delle opere stesse attraverso un sostegno per la sistemazione e ristrutturazione dei depositi dell’Accademia.

La mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione CariPerugia Arte e l’Accademia Nazionale di San Luca. E’ curata da Vittorio Sgarbi e accompagnata da un catalogo edito da Fabrizio Fabbri editore con tutte le opere riprodotte e analizzate da schede scientifiche curate da specialisti e da un testo, oltre a quello del curatore, di Francesco Moschini Segretario Generale dell'Accademia, che vi traccia una rapida storia dell'istituzione.

“Dopo un impegnativo lavoro di scavo, ricognizione e studio – afferma Vittorio Sgarbi – siamo riusciti ad ottenere un risultato egregio. I depositi dell’Accademia hanno rivelato un patrimonio artistico di immenso valore, con molte opere che sono ancora sconosciute e in attesa di essere sistemate in modo congruo. La mostra di Aosta e questa di Perugia rappresentano un antefatto della creazione di una Galleria nuova e strutturata all’interno dell’Accademia che permetta di valorizzare tale patrimonio facendolo uscire dai depositi e rendendolo fruibile al pubblico”.

Il percorso inizia da Palazzo Baldeschi, dove nella prima sala è possibile ammirare il Putto reggifestone di Raffaello Sanzio, affresco staccato appartenuto a Jean-Baptiste Wicar e da lui donato, opera tra le più prestigiose della mostra. Percorrendo gli spazi si incontrano dipinti di Bronzino, Pietro da Cortona, Paris Bordon, Jacopo da Ponte detto il Bassano, che convivono con terrecotte di Vincenzo Danti e del fiammingo Giambologna. Ancora per il Seicento – molto ben rappresentato nell’Accademia Nazionale di San Luca – ecco tra gli altri il Cavalier d’Arpino con la sua teatrale interpretazione della Cattura di Cristo, Peter Paul Rubens con il notevole bozzetto Le ninfe che incoronano la dea dell’abbondanza, Anton Van Dyck con la Madonna con il Bambino fra gli angeli musicanti accompagnata dal relativo disegno, Sassoferrato con l’assoluta espressione di una pittura senza tempo nella purissima Madonna con il Bambino e poi Pier Francesco Mola, Swerts, Borgianni e tanti altri.

La sesta sala è un tripudio di capolavori tra i quali campeggiano la compostezza di Amore e Venere del Guercino, il mondo del visionario pittore fiammingo Jan de Momper, Pietro da Cortona, Maratti, per arrivare ad un Settecento fortemente europeista che si caratterizza per la presenza di maestri come Angelika Kauffmann, Jan Frans Van bloemen, il pittore di marine Claude Joseph Vernet e con i prestigiosi gessi del grande scultore danese Thorvaldsen e di Antonio Canova, l’idolo che, omaggiato dalle corti internazionali, reinventa il monumento funebre e di cui è esposto un gesso di un dettaglio del Monumento a Papa Clemente XIII in San Pietro datato 1784, il tutto insieme alle due splendide vedute antiquarie del Pannini.

Una delle sale è dedicata ai disegni di architettura – di cui la collezione dell’Accademia è ricchissima - tra i quali si sono stati scelti gli spettacolari progetti per un Regio Palazzo in Villa di Filippo Juvarra e il rinnovamento di Roma nei progetti del Panteon e di Piazza del Popolo dell’architetto Giuseppe Valadier.

A Palazzo Lippi Alessandri i visitatori sono accolti da artisti del calibro di Francesco Hayez, artista veneziano poliedrico e innovatore autore de Il bacio, opera simbolo del romanticismo italiano, Jean Baptiste Wicar, con il suo potente Ritratto ufficiale di Giuseppe Valadier, Rinaldo Rinaldi con il bel ritratto in marmo di Domenico Pellegrini, pittore amatissimo da Canova. In tempo di Scapigliatura, ecco le moderne prove di Tranquillo Cremona, un misterioso Ritratto di donna, e di Federico Faruffini, un ombroso Autoritratto. Espressione artistica del Novecento sono l'autoritratto il Contadino di Giacomo Balla, l’autoritratto del dannunziano Lawrence Alma Tadema, il ritratto dello scultore Giovanni Nicolini realizzato da Antonio Mancini. 

Il dipinto forse più poetico dell’intera collezione è il Ritratto di Bianca in piedi, mentre attraversa le stanze della casa, portando una teiera di ceramica: è la giovane figlia del pittore Amedeo Bocchi, morta ventiseienne nel 1934.

E ancora, marmi di Antonio D’Este – che ritrae Antonio Canova - Francesco Nagni, Pietro Tenerani, Albino Candoni e bronzi di Nicola D’Antino, Francesco Coccia, Adolfo Apolloni, Attilio Selva, Aroldo Bellini e Alberto Viani a coronare un percorso che si contraddistingue per essere particolarmente autorevole dal punto di vista autoriale e iconografico e altrettanto vario per quanto riguarda le tecniche e i linguaggi artistici usati.

Info: www.fondazionecariperugiaarte.it

sabato 28 luglio 2018

Estate Romana, Amor Flamenco: alla scoperta della cultura della danza flamenca. Al teatro del Lido una lezione spettacolo a cura di Giorgia Celli

Al Teatro del Lido di Ostia, in scena domani 29 luglio, una delle forme d'arte più antiche e affascinanti, il Flamenco. La danzatrice Giorgia Celli, grande interprete della danza flamenca, ci condurrà, in un excursus storico, alla scoperta di questa espressione artistica popolare di grande tradizione, iscritta nel 2010 nell'elenco del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO. 




«E dunque il duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare. Io ho sentito dire da un vecchio maestro chitarrista: “Il duende non sta nella gola; il duende sale da dentro, dalla pianta dei piedi”. Cioè non è questione di capacità ma di vero stile vivente; cioè, di sangue; cioè, di cultura antichissima, di creazione in atto ». (Federico Garcìa Lorca).

Il flamenco è un'espressione artistica popolare di grande tradizione, una manifestazione culturale con secoli di storia (alcuni esperti la fanno risalire al XVIII secolo, quando la sua popolarità cominciò ad estendersi), la più rappresentativa del folklore dell'Andalusia e una delle espressioni artistiche più conosciute della Spagna.

Quest'arte unisce il canto, la danza e l'accompagnamento musicale (denominati "cante, baile y toque"). Sia il canto che il ballo possono esprimere grande varietà di sentimenti. Il canto può essere accompagnato dalla chitarra flamenca, ma anche da nacchere, "cajón", mani e tacchi e possiede diversi "palos" o stili (toná, soleá, seguiriya, fandango, sevillanas, ecc.) in funzione del carattere, delle origini.

Il Flamenco non è solo un modo di danzare, ma anche una forma di vita e per molti costituisce un autentico segno di identità di numerose comunità, come l'etnia gitana, e si trasmette di generazione in generazione attraverso dinastie di artisti, famiglie, circoli di flamenco, festival di grande importanza, scuole e "tablaos" di flamenco sempre più numerosi. Il 16 Novembre 2010 l'Unesco hai nserito il Flamenco nel Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità.

Amor Flamenco in programma domani 29 luglio al Teatro del Lido, è una lezione spettacolo a cura di Giorgia Celli con la partecipazione delle allieve della Scuola di Danza Tersicore di Ostia. Un pomeriggio dedicato sia ai grandi che i piccini alla scoperta della danza flamenca, partendo dalle danze di corte dell’800, attraverso la tradizione del canto e del ritmo flamenco, fino alla contemporaneità più teatrale.

Lo spettacolo Amor Flamenco si inserisce nell'ambito di "Teatri d'Arrembaggio – Piraterie, inCanti e Castelli di sabbia", un festival multidisciplinare e multimediale a pochi passi dal mare, nel cortile del Teatro del Lido di Ostia. Espressamente orientato alle giovani generazioni, è realizzato attraverso spettacoli e performance a cura di artisti emergenti, dalle forme artistiche dirette e accattivanti: dal teatro urbano alla stand up comedy, dal teatro di figura alla prosa, dall'arte di strada alla musica dal vivo, dalla formazione alle arti figurative al flash mob. La manifestazione comprende oltre 18 eventi completamente gratuiti in programma fino al 26 agosto 2018.

Il Teatro del Lido è un teatro di Roma; si trova sul litorale, nel quartiere di Ostia ed è stato il primo "teatro di cintura" della città di Roma. Giorgia Celli, danzatrice, coreografa, pedagoga, ha danzato in tutto il mondo, collaborando con numerose compagnie di prestigio, e ideando numerosi progetti multidisciplinari, formativi e performativi.

Teatro del Lido
Via delle Sirene, 22 | 00121 Ostia (Roma)
InCanti
AMOR FLAMENCO
domenica 29 luglio dalle 19

Per info:
info@valdradateatro.it
Pagina fb: @teatridarrembaggio

venerdì 27 luglio 2018

Enoturismo. Sky Wine fa tappa a Maenza, tra arte, storia e cultura un itinerario ad hoc con protagonisti vini bianchi e bollicine

Sky Wine sbarca a Maenza, borgo medioevale nell'Agro Pontino, per un week end all'insegna della cultura e dell'arte unite alle eccellenze enogastronomiche di questo territorio.  Protagonisti assoluti i vini bianchi e i spumanti con percorsi di degustazione guidati e convegni dedicati alle tecniche di spumantizzazione.




La rassegna enologica Sky Wine celebra la bellezza del Borgo Medioevale di Maenza e torna in scena con una degustazione d'eccellenza di vini bianchi e vini spumanti delle migliori aziende territoriali e nazionali. Tante le etichette presenti declinate e differenziate per tecnica di produzione: metodo Champenoise, meglio conosciuto come Classico o Tradizionale e il metodo Martinotti o Charmat; tutte produzioni di territori emergenti con accostamenti gastronomici ai prodotti del territorio, per valorizzare contestualmente la secolare arte vinaria e la tipicità locale. 

A fare da cornice all'evento, tra storia, arte e cultura, il Borgo Medioevale di Maenza, ad iniziare dalle famose casate che ebbero come feudo il paese. La solennità del Castello Baronale e la bellezza degli altri edifici storici come la Loggia dei Mercanti – Chiesa di San Giacomo, completeranno il percorso che avvolgerà i visitatori in un'atmosfera senza tempo.

L’apertura al pubblico dell’evento è in programma nelle giornate di sabato 28 e domenica 29 luglio (dalle 17.00 alle 23.00).

Sky Wine con questa nuova tappa si conferma come format unico nel suo genere e che si evidenzia proprio nella creazione di percorsi ad hoc rivolti alla scoperta delle più prestigiose produzioni enologiche ed agroalimentari in contesti storici d’eccezione. La proposta eno-turistica della manifestazione ha infatti come obiettivo anche la contestuale valorizzazione dei luoghi storico-artistici della Provincia di Latina. Importante sottolineare che alla rassegna interverranno direttamente le aziende ed i produttori, esclusivi testimoni delle storie dei vini in degustazione.

Oltre al percorso enologico, sono in programma convegni dedicati alle tecniche di spumantizzazione, dove docenti, sommelier, enologi e chef condurranno i visitatori in approfondimenti e degustazioni guidate con accostamenti gastronomici.

Previste esibizioni musicali ed intrattenimenti nei percorsi esterni di collegamento tra le location. Presso il Castello Baronale sarà visitabile l'esposizione “Vite a rendere”, un progetto artistico che trae linfa dal recupero della memoria e dalle storie di vita dei vignaioli dei Castelli Romani.

AGROALIMENTARE: UN BANDO PER VALORIZZARE LE ECCELLENZE DEL LAZIO

E' stata disposta l’indizione di una selezione pubblica per l’erogazione delle agevolazioni a sostegno di eventi e iniziative di promozione e valorizzazione 
dei prodotti agricoli, agroalimentari ed enogastronomici del Lazio.




Contribuire a sviluppare progetti di promozione e valorizzazione dei prodotti agricoli, agroalimentari ed enogastronomici del Lazio e allo stesso tempo sostenere il turismo e lo sviluppo del territorio: questi gli obiettivi dell’avviso da 150mila euro stanziato da Regione Lazio e Arsial.

Sarà data priorità in particolare ai progetti che faranno rete sul territorio e che prevedano attività di formazione e informazione sul patrimonio delle eccellenze agroalimentari e territoriali del Lazio, incentivandone e valorizzandone la fruizione, e che siano “plastic free”.

Le domande dovranno pervenire entro e non oltre il termine perentorio delle ore 12.00 (ora italiana) del quindicesimo giorno successivo a quello della pubblicazione sul sito istituzionale di ARSIAL; e che qualora detto termine ricada in giorni festivi, lo stesso è posticipato alle ore 12 del giorno feriale immediatamente successivo.

Possono partecipare: i Comuni, enti locali in forma singola o associata, privati in forma singola o associata, associazioni, fondazioni, consorzi, comitati e Onlus, organizzazioni professionali agricole, istituti scolastici e università agrarie, che abbiano sede legale e operativa nel Lazio.

“Saranno premiati in particolare i progetti che faranno rete sul territorio, attraverso il coinvolgimento di più soggetti, privato – pubblico, che prevedano attività di formazione e informazione sul patrimonio delle eccellenze agroalimentari e territoriali del Lazio, incentivandone e valorizzandone la fruizione, e che siano “plastic free”, ossia basati sulla totale assenza di uso della plastica monouso, in ossequio alla memoria di Giunta Lazio Plastic Free con la quale abbiamo pianificato gli interventi per la riduzione del consumo di plastica, il riciclo e la lotta all’inquinamento”- così Enrica Onorati, l’assessore Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali.

Qui tutte le info all’avviso pubblico

La notte della Luna rossa e del pianeta rosso, uno spettacolo unico ed irripetibile al Parco archeologico del Colosseo

Lo spettacolo raro e magnifico dell’eclissi totale di Luna più lunga del secolo e della contemporanea grande e luminosa opposizione di Marte, nello straordinario contesto del Parco archeologico del Colosseo: un evento di eccezionale bellezza, unico al mondo. 




Questa sera, dopo quasi tre anni di assenza, torna nei cieli italiani lo spettacolo magnifico dell’eclissi totale di Luna. E lo farà in grande stile: in questa occasione, infatti, la Luna sarà alla massima distanza dalla Terra e raggiungerà il centro dell’ombra terrestre, generando un’eclissi con una fase totale di circa 103 minuti, la più lunga del XXI Secolo. Inoltre, proprio la notte dell’eclissi, il pianeta Marte raggiungerà l’opposizione al Sole mentre sarà prossimo alla sua minima distanza dalla nostra stella, condizione ideale di visibilità per il Pianeta Rosso, la migliore dopo quella dell’agosto 2003.

“Un fenomeno astronomico così unico ed irripetibile merita un evento culturale eccezionale, per condividere con il pubblico il valore e il significato della Bellezza, legame tra le meraviglie del cielo e della terra” – afferma Alfonsina Russo, Direttore del Parco archeologico del Colosseo. Per questo, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Parco archeologico del Colosseo e il Virtual Telescope Project hanno predisposto per oggi, dalle ore 21.00 alle ore 24.00 una straordinaria serata di osservazione pubblica da un luogo di incommensurabile valore archeologico, culturale e storico: il Tempio di Venere e Roma, a pochi metri dall’Anfiteatro Flavio e dall’Arco di Costantino.

Ed è proprio da questa suggestiva postazione che, al culmine dell’eclissi, sarà possibile ammirare la Luna e Marte vestiti di eleganti sfumature rosse, uno spettacolo senza eguali al mondo. I visitatori, guidati nella scoperta del fenomeno astronomico e in quella dei monumenti antichi da personale specializzato, potranno osservare i due astri sia ad occhio nudo che al telescopio.

L’evento, aperto gratuitamente, avrà inizio alle ore 21.00 e si concluderà alle ore 24.00. La fase totale dell’eclissi è prevista tra le ore 21.30 e le ore 23.13. I turni di visita di 15 minuti ciascuno prevedranno la presenza contemporanea di 40 persone alla volta, che potranno assistere da 6 postazioni al fenomeno astronomico. L’ingresso avverrà da piazza del Colosseo, angolo Via Sacra.

“Il museo delle stranezze di Giorgio De Chirico”: un epico viaggio tra enigma e sogno, in Trentino in mostra la grafica del maestro della metafisica

Dal 4 agosto al 14 ottobre il Castello di Stenico ospiterà una mostra di rare opere grafiche del padre della metafisica Giorgio de Chirico.

Si inaugurerà venerdì 3 agosto alle ore 18.00 al Castello di Stenico, affascinante maniero fra il lago di Garda e le Dolomiti, una suggestiva mostra dedicata alla grafica di Giorgio De Chirico Dalle contaminazioni culturali dei primi del Novecento una collezione privata racconta attraverso ventidue opere le invenzioni e le stranezze dell’artista italiano più noto ed influente dello scorso secolo.
Questa interessante mostra dal titolo “Il museo delle stranezze di Giorgio De Chirico”  conduce lo spettatore in un epico viaggio tra enigma e sogno. Le desolate piazze d’Italia vengono illuminate da un timido sole autunnale, abitate da personaggi misteriosi ispirati dalle storie della mitologia greca e dalla profonda consapevolezza dei moti dell’animo umano. Gli oggetti vengono ingigantiti e spostati in posti innaturali e le prospettive vengono completamente rotte. Ogni nesso logico viene ribaltato.

Tutte le opere recano il titolo a pugno dell’autore e il timbro a secco di Casa de Chirico, sono litografie, acqueforti, e incisioni colorate a mano o in bianco e nero, collezionate in più di 45 anni di ricerca in Italia e all’estero,  molte di esse sono rarissime, ormai introvabili e molto preziose.  Tra le opere esposte: “Enigma del Pomeriggio” , “La Sponda Misteriosa”, “ Zeus”, “I Mostri”, “Lo Sgombero”, “La Biga invincibile”, “Interno Metafisico”, “Gli Archeologi”, “La Fontana del Mistero.”

Chiamato anche il pittore del mistero De Chirico  riuscirà con il suo nuovo modo di dipingere a cambiare la storia dell’arte ed ad influenzare tutti i successivi movimenti. Con la sua pittura e la sua visione, anticipa e getta le basi di movimenti come il Dadaismo, il Surrealismo e il cosiddetto Realismo Magico, diventando un punto di riferimento stilistico fondamentale per il "Novecento" pittorico e architettonico ed anche per le correnti artistiche europee ad esso affini.

Le sue invenzioni influenzeranno anche l’arte nel secondo dopoguerra specialmente la Pop Art. Far vedere ciò che non si può vedere è stato fin dall’inizio lo scopo della sua ricerca artistica e chiama Metafisica la sua pittura perché essa ci mostra che il mistero e l’enigma non stanno al di là, ma dentro le cose fisiche, nella molteplicità di sensazioni che sprigionano le immagini e le forme qualora vengano rotti i nessi logici di relazione tra loro. 

Giorgio De Chirico getta quindi le basi di un nuovo modo di esprimersi fondato non sull’apparenza dell’oggetto, ma sulle sue possibilità di significato. Per primo si rende conto che ogni forma che vediamo trae il suo vero valore dalla nostra coscienza per le infinite associazioni e ricordi che può suscitare in noi.

La mostra organizzata da Art Action e curata da Azzurra Casiraghi e Brasilia Pellegrinelli in collaborazione con il Comune di Stenico e il Servizio Attività Culturali, rimarrà visitabile fino a domenica 14 ottobre.

Arroccato su un dosso roccioso da cui si domina la conca delle Giudicarie esteriori, il castello di Stenico è un simbolo del potere dei principi vescovi di Trento in questa regione. Fortificazione di origine altomedioevale, a partire dal XIII secolo divenne loro proprietà, residenza estiva e sede del capitano, il funzionario a cui era affidata l’amministrazione del territorio. Capitani e principi vescovi sono intervenuti nel corso dei secoli ampliando, modificando, abbellendo il castello, che oggi appare un complesso articolato e composito. All’esterno si presenta come una fortezza medievale severa e imponente, mentre all’interno decorazioni scultoree e pregevoli affreschi gli conferiscono l’aspetto di elegante residenza. Gli interventi più significativi risalgono ai principati di Johannes Hinderbach, attento umanista, e di Bernardo Cles, una delle figure più importanti della storia trentina, uomo di potere e raffinato mecenate. Gli ambienti sono oggi elegantemente arredati con raffinati mobili, intagliati e intarsiati, pregevoli dipinti, armi bianche e da fuoco, antichi utensili d'uso quotidiano in rame, in ferro e in legno, provenienti dalle collezioni del Castello del Buonconsiglio.


Castello di Stenico
Stenico (TN - Valli Giudicarie)
Tel ++39 0465 771004

giovedì 26 luglio 2018

“La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia”. Ai Musei Capitolini la mostra che testimonia le fasi più arcaiche della città

Nelle Sale Espositive di Palazzo Caffarelli e nell’Area del Tempio di Giove in mostra reperti presentati per la prima volta al pubblico.

Dal 27 luglio 2018 ai Musei Capitolini La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia, una nuova importante mostra ad ingresso gratuito per i possessori della MIC, la nuova card che può essere acquistata da chi risiede o studia nella Capitale a soli 5 euro consentendo l’ingresso illimitato per 12 mesi nei Musei Civici. 

Gli inizi di Roma sono spesso confinati, nella comune immaginazione, ai miti della fondazione tramandatici dagli storici antichi: dalla Lupa che allatta i Gemelli presso la palude ai piedi del Palatino alla disputa fratricida tra Romolo e Remo. Un immaginario rafforzato dalla circostanza che l’immagine di Roma maggiormente proposta nei secoli è legata ai simboli e agli edifici del suo passato imperiale, e, d’altra parte, dalla difficoltà nel rintracciare opere immediatamente riconducibili alle fasi precedenti della vita della città, a partire dall’età repubblicana e andando ancora più indietro nel tempo.

La mostra La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia è la prima di una serie di esposizioni temporanee che permetterà ai visitatori di recuperare, attraverso le stratificazioni archeologiche, i valori fondativi della città di Roma che, nonostante il passare dei millenni, incidono ancora nella vita degli odierni cittadini: lo sviluppo della società, la gestione del territorio e l’interazione con le altre comunità.

Ospitata nelle sale espositive di Palazzo Caffarelli e nell’Area del Tempio di Giove dei Musei Capitolini dal 27 luglio 2018 al 27 gennaio 2019, l’esposizione è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, curata da Isabella Damiani e Claudio Parisi Presicce, e organizzata da Zètema Progetto Cultura.

Prendendo il via dall’attenta lettura dei dati archeologici, La Roma dei Re. Il racconto dell’Archeologia accende i riflettori sulla fase più antica della storia di Roma, illustrandone gli aspetti salienti e ricostruendo costumi, ideologie, capacità tecniche, contatti con ambiti culturali diversi, trasformazioni sociali e culturali delle comunità che vivevano quando Roma, secondo le fonti storiche, era governata da re.

Grazie a lunghe attività di ricomposizione e di restauro a cura della Sovrintendenza Capitolina, con la collaborazione del Parco Archeologico del Colosseo che ha messo a disposizione i risultati delle più recenti ricerche nell’area nord-est del Palatino e sulla Velia, sarà possibile mostrare per la prima volta al pubblico dati e reperti mai esposti prima.

La mostra è realizzata con il sostegno di Sapienza Università di Roma (per i materiali degli scavi del Palatino e della Velia) e dell’Università della Calabria e University of Michigan (per i nuovi materiali di Sant’Omobono).

Si avvale inoltre, sempre in collaborazione con il Mibac, di preziosi prestiti da parte del Museo Nazionale Romano e del Museo delle Civiltà, e da parte della Soprintendenza per l’Area Metropolitana di Napoli.

Il percorso espositivo - che inizia a partire dal limite cronologico più recente, il VI secolo a.C., e arriva fino al X secolo a.C. - si snoda in diverse sezioni: Santuari e palazzi nella Roma regia, con reperti provenienti dall’area sacra di Sant’Omobono nel Foro Boario presso l’antico approdo sul Tevere; I riti sepolcrali a Roma tra il 1000 e il 500 a.C., con corredi tombali dalle aree successivamente occupate dai Fori di Cesare e di Augusto e dal Foro romano; L’abitato più antico: la prima Roma, con il plastico di Roma arcaica per un viaggio a ritroso nel tempo dalla Roma di oggi a quella delle origini; Scambi e commerci tra Età del Bronzo ed Età Orientalizzante, con testimonianze provenienti in massima parte dalla necropoli dell’Esquilino, uno dei complessi più importanti della Roma arcaica; e le sezioni Indicatori di ruolo femminile e maschile, Oggetti di lusso e di prestigio, e Corredi funerari “confusi”, che contengono reperti e oggetti provenienti anch’essi per lo più dalla necropoli dell’Esquilino a testimonianza di quella che poteva essere la ricchezza originaria della necropoli.

Per info www.museiincomuneroma.it

martedì 24 luglio 2018

Vendemmia 2018, Soave: una stagione favorevole ma complicata, ecco le previsioni dell'annata

Iniziata ad aprile con premesse tutte favorevoli, caratterizzata da piogge limitate e temperature sopra le norme, la stagione 2018 ha manifestato nei mesi successivi tutta la sua particolare e, per certi versi, originale dinamica.



Una stagione con risvolti particolari è quella che si sta per concludere per l’annata 2018 nel territorio del Soave, con temperature leggermente superiori alla media che hanno accelerato le fasi fenologiche e un andamento piovoso che si può definire di tipo tropicale con forti e abbondanti piogge alternate con giornate calde e soleggiate sebbene ventilate.

Germogliamento, fioritura, chiusura del grappolo e invaiatura hanno beneficiato di questo particolare andamento stagionale che prevede quindi un anticipo di qualche giorno della vendemmia per tutte le varietà, ma in particolare per la Garganega.

Anche se la quantità di pioggia non è stata di molto sopra le medie storiche, il protrarsi delle ore di bagnatura, il tempo incerto e le giornate molto ventose hanno condizionato tempi e metodi di intervento.

Una stagione fitosanitaria quindi molto impegnativa per il gruppo dei tecnici che operano nell’ambito del “Modello di gestione avanzata del Soave“ e di conseguenza anche per i viticoltori chiamati ad intervenire in vigna con una certa frequenza per poter garantire il miglior risultato Il monitoraggio costante degli andamenti atmosferici, condivisione e competenze tecniche hanno però permesso di definire una linea di difesa efficace sia contro la peronospora che contro gli altri patogeni prevenendo situazioni critiche e consentendo alle uve di continuare la maturazione in perfetto stato.

Dopo una stagione, la 2017, che ricordiamo negativamente per le gelate e la siccità, il 2018 si sta rivelando come un’annata positiva per i produttori. La Garganega si presenta con grappoli allungati ma molto spargoli, premessa solitamente di annate importanti.

Oggi le riserve idriche nel suolo sono sufficienti per portare a maturazione le uve e la vegetazione si presenta lussureggiante, con una carica di grappoli superiore alla media. Si dovrà quindi operare con una mirata azione di diradamento per i vigneti da rivendicare come Doc, mentre i vigneti più produttivi saranno indirizzati verso altre denominazioni. Ciò consentirà di non andare oltre il carico atteso di 600.000 qli di uva  per una produzione di 420.000 ettolitri tra Soave e Soave Classico in linea con quanto richiesto dal mercato. Un equilibrio raggiunto già lo scorso anno tanto che le giacenze sono oggi al minimo storico ed i prezzi stabili.

«Sul fronte  della difesa fitosanitaria che della gestione delle produzioni, il Consorzio e le sue aziende hanno lavorato con determinazione, coinvolgimento e competenza – dichiara Sandro Gini, alla sua prima vendemmia da Presidente del Consorzio -  Ogni stagione porta esperienza e sorprese, ma date le premesse, siamo convinti che ne uscirà un’ottima annata.»

Made in Italy, l'agroalimentare più green d'Europa. Italiani disposti a pagare fino al 20% in più e all'estero è record storico.

L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con 295 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con 72mila operatori del biologico, la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati (Ogm), 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il maggior numero di prodotti agroalimentari in regola per residui chimici irregolari (99,4%). 




E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo alla presentazione del "Rapporto sulla competitività dell`agroalimentare italiano" dell’Ismea nel sottolineare che la distintività è l’arma vincente del Made in Italy a tavola sia a livello nazionale che internazionale.

Lo dimostra – ha sottolineato Moncalvo - la netta prevalenza accordata dagli italiani alla produzione agroalimentare nazionale per qualità, genuinità, tradizione e sicurezza tanto che quasi 2/3 degli italiani sono disponibili a pagare almeno fino al 20% in più pur di garantirsi l’italianità del prodotto che si portano a tavola, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè. Un apprezzamento – ha continuato Moncalvo - che va tutelato con la trasparenza dell’informazione sulla reale origine degli alimenti mentre ad oggi nonostante i passi in avanti quasi ¼ della spesa è ancora anonima. Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea – ha precisato Moncalvo – che obbliga ad indicare l’origine in etichetta per le uova ma non per gli ovoprodotti, per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per l’ortofrutta fresca ma non per i succhi, le conserve di frutta o per gli ortaggi conservati, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie anche con una profonda revisione delle norme comunitarie.

Una premessa per chiedere regole anche a livello internazionale dove – ha riferito Moncalvo -  le esportazioni hanno raggiunto un nuovo record storico nel 2018 con un aumento del 3,5% dopo il record di 41,03 miliardi fatto segnare nel 2017. Il nemico piu’ temuto all’estero – ha affermato Moncalvo - è il falso Made in Italy agroalimentare che è salito ad oltre 100 miliardi con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.

Una realtà favorita dal fatto che troppo spesso – ha denunciato Moncalvo - l’agroalimentare viene considerato moneta di scambio nei negoziati internazionali, dall’embargo russo alla nuova stagione degli accordi commerciali bilaterali inaugurata con il Canada (Ceta) con il quale per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina fino al Gorgonzola, ma è anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan. Preoccupano – ha affermato Moncalvo - i pesanti squilibri di filiera della distribuzione del valore evidenziati dal rapporto Ismea a danno degli agricoltori, su 100 euro di spesa in prodotti agroalimentari freschi come frutta e verdura solo 22 centesimi arrivano al produttore agricolo ma il valore scende addirittura a 2 centesimi nel caso di quelli trasformati dal pane ai salumi.

Una situazione che è favorita dalle pratiche sleali nella filiera contro le quali occorre intervenire con norme nazionali e comunitarie alle quali sta lavorando con impegno dall’Europarlamento Paolo De Castro ma la Coldiretti ha avviato ormai da tempo anche l’esperienza dei contratti di filiera che – ha precisato Moncalvo - via via stanno coprendo le maggiori filiere del made in Italy, dal settore della carne bovina con il gruppo Inalca per 125 mila capi, al contratto con Casillo per 6 milioni di quintali  di grano, sino all’ultimo del 28 giugno scorso per 100 mila quintali di olio extravergine d’oliva 100% italiano con Federolio. Il contratto di filiera – ha precisato Moncalvo - è uno strumento dell’economia contrattuale che viene studiato e contrattato tra le parti volta per volta, ma possiamo identificare almeno 3 elementi comuni: il primo riguarda la pluriennalità degli impegni contratti, il secondo riguarda il prezzo pagato dall’industria di trasformazione e il terzo i premi per la qualità. Questo prezzo – ha concluso Moncalvo - deve sempre coprire i costi di produzione dell’agricoltore a cui è agganciato un meccanismo che distribuisce il rischio della variabilità del prezzo negli anni in modo equo tra le parti.

Guide Enogastronomiche. Il futuro riparte dai cuochi, Roma e il meglio del Lazio secondo Gambero Rosso

Esce puntuale come ogni anno la guida Roma 2019 del Gambero Rosso. La 29esima edizione è un istantanea che ben inquadra il profondo processo di rinnovamento dei modelli alla base di un offerta enogastronomica di qualità. Tre Forchette: sei locali al vertice fra città e regione. Beck sul gradino più alto del podio. Tre Gamberi, i nuovi ingressi: Mazzo e Armando al Pantheon. Tre cocotte: arriva Spazio Niko Romito. Tre Bottiglie: Barnaba, l’outsider fra i nomi storici.




Roma conferma la sua capacità di accogliere e di lasciar spazio a tutti. Ma questa volta c’è chi, finalmente, di quello spazio ha fatto tesoro regalando alla Capitale la più importante novità dell’anno: chiaro il riferimento a Spazio, la formula multitasking firmata Niko Romito, rivelatosi l’esperimento più originale in tema bistrot, che si aggiudica subito le Tre Cocotte andando ad affiancare Caffè Propaganda.

Ma per fortuna, nonostante la città non possa vantare ancora la spinta propulsiva che anima altre capitali, nell’ultimo anno qualcosa si è mosso grazie all’intelligenza imprenditoriale di “vecchi” campioni del gusto: è il caso di Angelo Troiani e del “nuovo” Convivio, restyling della struttura e rinascimento culinario; il ristorante si aggiudica, tra l’altro, il premio per la miglior proposta di vino al bicchiere al ristorante. Angelo Troiani è inoltre una delle anime di Assaggia, un altro dei locali premiato come novità dell’anno.

Buone nuove anche nel variegato mondo dei wine bar che arrivano da due capitani di lungo corso come Alessandro Bulzoni, che ha cambiato pelle alla storica enoteca di famiglia trasformandola in enotavola tout-court aggiudicandosi il premio per la miglior proposta di vino al bicchiere al winebar, e Fabrizio Pagliardi, che, dopo Barrique e Remigio, con Barnaba, nuovo Tre Bottiglie, chiude il cerchio dei suoi indirizzi che rendono omaggio a piccole grandi realtà enoiche indipendenti. 

Novità poi fra i tre Gamberi: accanto a Sora Maria e Arcangelo torna un grande classico come Armando al Pantheon ed entra Mazzo, il progetto di trattoria 3.0 firmato da Francesca Barreca e Marco Baccanelli.

Tutte conferme per quanto riguarda le Tre Forchette: la Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri, La Trota di Rivodutri, l’Imago dell’Hotel Hassler, le Colline Ciociare, Il Pagliaccio, Pascucci al Porticciolo.

Per i Tre Boccali sono confermati Open Baladin e l’Osteria di Birra del Borgo.

E veniamo ai premi speciali: Miglior servizio di sala a Metamorfosi, Miglior servizio di sala in albergo a La Terrazza dell’Hotel Eden e Novità dellʼanno ad Assaggia, Barnaba, Spazio Niko Romito, Retrobottega e Torcè.

Prosegue la collaborazione con Associazione Stampa Estera che ha assegnato a Maledetti Toscani, da Roberto e Loretta, La Rosetta, la Parolina, Gruè e il Cannolo Siciliano il proprio Premio Gruppo del gusto.

I PREMIATI

TRE FORCHETTE

95

La Pergola dell'Hotel Rome Cavalieri | Roma

92

La Trota | Rivodutri (RI)

90

Imàgo dell'Hotel Hassler | Roma
Il Pagliaccio | Roma
Colline Ciociare | Acuto (FR)
Pascucci al Porticciolo | Fiumicino (RM)

TRE GAMBERI

Armando al Pantheon - Roma
Mazzo - Roma
Sora Maria e Arcangelo | Olevano Romano (RM)

TRE BOTTIGLIE

Barnaba - Roma

Roscioli | Roma

Trimani | Roma

Del Gatto | Anzio (RM)

TRE BOCCALI

Open Baladin | Roma

L’Osteria di Birra del Borgo | Roma

TRE COCOTTE

Caffè Propaganda | Roma
Spazio Niko Romito | Roma

I Premi Speciali

Le novità dell'anno

Assaggia (Bistrot) | Roma
Barnaba (Wine Bar) | Roma
Retrobottega (Ristorante) | Roma
Spazio Niko Romito (Bistrot) | Roma
Torcè (Gelateria) | Roma

Miglior servizio di sala

Metamorfosi | Roma

Miglior servizio di sala in albergo

La Terrazza dell'Hotel Eden | Roma

Proposta al bicchiere al ristorante

Il Convivio Troiani | Roma

Proposta al bicchiere al wine bar

Bulzoni | Roma

Qualità/prezzo

Assaggia | Roma
Cento | Roma
L'Osteria di Monteverde | Roma
Umami | Roma
Satricvm | Latina
Osteria Numero Sette | Roma
Essenza | Pontinia (LT)
Materiaprima | Pontinia (LT)
Danilo Ciavattini | Viterbo

Premi Gruppo del gusto - Associazione Stampa Estera

TRATTORIA
Maledetti Toscani | Roma
I toscani a Roma fanno sempre colore, ma anche grandi piatti a prezzi per tutti. Una trattoria tra le preferite dai corrispondenti scandinavi.

TRATTORIA
Da Roberto e Loretta | Roma
Da tranquilla trattoria di quartiere, è diventato un posto elegante dove si mangia sempre bene e a prezzi giusti. La cucina romana come la vedono oggi i giornalisti esteri.

RISTORANTE
La Rosetta | Roma
Lo stile di Massimo Riccioli è in costante ricerca. Quando si vuole una sosta gourmet si va alla Rosetta per gustare il meglio della cucina di pesce a Roma e grandi abbinamenti con i vini.

RISTORANTE
La Parolina | Acquapendente (VT)
Un posto meraviglioso, dove Iside e Romano propongono eleganti rivisitazioni della cucina tradizionale e rendono felici italiani e corrispondenti esteri.

CAFFÈ & BAR
Gruè Roma
Innovativa, creativa, giovane, croccante, la pasticceria degli anni Duemila.

GELATERIA
Il Cannolo Siciliano Roma
Agrumi e creme che anche d’inverno fanno rivivere l’estate. Il gelato romano preferito dalla stampa estera.

Agricoltura e ricerca. “I suoli delle Valli del Noce”, la pubblicazione FEM per la gestione sostenibile dei frutteti

Pubblicazione edita da FEM sul tema del suolo quale strumento per la gestione ottimale del frutteto.

Oltre 1.300 trivellate, 227 profili pedologici studiati, 700 campioni di suolo raccolti e analizzati, oltre 2.300 campioni di foglie e più di 800 frutti esaminati. Sono i numeri dello studio contenuto nel volume “I suoli delle valli del Noce” edito dalla Fondazione Edmund Mach e curato da Duilio Porro, Giacomo Sartori e Maria Venturelli.

La pubblicazione che raccoglie i risultati di un progetto realizzato con il supporto di Melinda e delle Casse rurali della Val di Non e orientata allo studio del suolo quale strumento per la gestione ottimale del frutteto, mettendo in correlazione la pianta con il terreno e l’ambiente in cui è inserita,  rappresenta un punto di partenza fondamentale per incrementare la gestione sostenibile dei frutteti inseriti sui suoli delle Valli del Noce ed è uno strumento per fornire indicazioni tecnico-operative utili ad agricoltori e tecnici.

Il consistente lavoro, iniziato nel 2006 è stato sviluppato in varie fasi, a partire dall’elaborazione della carta dei pedopaesaggi e sua fotointerpretazione, dai rilievi di campagna per l’assegnazione delle unità tipologiche di suolo fino alle analisi di laboratorio su suolo, foglie e frutti, recuperando anche una serie di analisi storiche fin dagli anni 80, alle analisi climatiche, agli studi sul bilancio idrico della coltura e ai rilievi biologici per la valutazione della fertilità del suolo.

La caratterizzazione territoriale dei suoli quindi, dal punto di vista pedologico e agronomico (chimico-fisico), tramite le complesse relazioni esistenti con le piante di melo in essi coltivati, soprattutto per gli aspetti legati alle dotazioni nutrizionali, idriche e biologiche, non solo contribuisce alla definizione delle tipicità esistenti, ma è strumento per fornire indicazioni tecnico-operative utili ad agricoltori e tecnici. Finalizzare al meglio le produzioni, anche in funzione di cultivar diverse, in condizioni pedoclimatiche simili è la base per una maggiore sostenibilità della coltura.

Il volume, costituito da 325 pagine, conta la collaborazione di 13 autori. Dotato di un consistente apparato iconografico, con mappe e immagini a corredo, include un corposo allegato con la descrizione sintetica delle Unità tipologiche di suolo rilevate nello studio attraverso le principali caratteristiche pedologiche ed agronomiche in termini idrologici e nutrizionali.

lunedì 23 luglio 2018

Pavia, ritrovato il più antico 'spartito musicale'. Risale all'XI secolo

Alla Biblioteca Universitaria di Pavia ritrovato un antifonario del 1100, forse il più antico finora conosciuto.




Insolita scoperta di un antesignano “spartito musicale”: durante il restauro, finanziato con Art Bonus del MiBAC, sul volume di Giovanni De Deis, In Ecclesia Mediolanensi (Milano, Melchiorre Malatesta, 1628), è emerso un foglio in pergamena manoscritta, che, ad un attento esame, si è rivelato essere un documento composito che, oltre alle iscrizioni, contiene minutissime notazioni di musica medievale.

“Il ritrovamento di questo prezioso documento – dichiara il Ministro Alberto Bonisoli – conferma quanto sia importante il lavoro di tutela e di ricerca nei confronti del patrimonio librario del Paese. Fondamentale si rivela anche la collaborazione con il mondo universitario e il suo sistema bibliotecario”.

Il direttore generale Biblioteche e Istituti culturali del MiBAC – Paola Passarelli, ha così commentato: “Questa scoperta è il frutto di diverse sinergie capaci di utilizzare gli strumenti del presente per ritrovare le parole e, in questo caso, le “note” del passato. L’antico antifonario è un ritorno alle origini, un frammento del passato che continua a rimanere nel presente, alimentando l’inesauribile dialogo con la nostra memoria culturale. Perché i libri, e con essi le Biblioteche, sono questo: scrigni del sapere, custodi narrativi della conoscenza per lanciare la sfida al nostro futuro. La pergamena ritrovata è già stata inserita in un passe-partout che ne consente la lettura recto-verso, pronta per essere studiata”.

Il restauro è stato affidato dalla Biblioteca Universitaria di Pavia ad Alessandra Furlotti che, operando su tre libri della prima metà del Seicento, con legature di pregio, conservati nel Salone Teresiano, si è imbattuta nella sorprendente scoperta. Durante il lavoro, si è verificato il distacco della controguardia posteriore del volume che ha restituito un foglio in pergamena manoscritta: era consuetudine che i legatori utilizzassero come materiale per rinforzare le rilegature, frammenti di risulta di altri testi.

La particolarità è che si tratta di un foglio intero, ancora ben leggibile, nonostante sia stato cosparso di colla animale perché aderisse al cartone. Per le prime verifiche, è stato interpellato Dominique Gatté - esperto musicologo francese, specialista di musica medievale - il quale ha confermato che si tratta di una pagina, pressoché completa, di un antifonario, ovvero un breviario che riportava anche le parti cantate della liturgia, sicuramente uno dei più antichi che è possibile studiare oggi, databile intorno al 1100 e collocabile nell’area di Novara. Il documento, inoltre, è decorato da una miniatura di difficile interpretazione, che rappresenta un animale mitologico con zampe colorate e fattezze di serpente.

Il progetto completo “RinnoviAMO la Bellezza” è finanziato attraverso Art Bonus ed è stato avviato dalla Biblioteca lo scorso anno, in occasione del tricentenario della nascita di Maria Teresa d’Austria; esso comprende il restauro delle legature di pregio di trenta opere edite tra il XVI e il XIX secolo di area italiana e austriaca, con copertine rare e preziose.

Indagine: in Cina l'espressione "Made in Italy" non significa quasi nulla. Nelle ricerche web vino all'1%

In cima alle query associate ad Italia sul web cinese ci sono arredo, design e turismo. Vino solo l'1%.




‘Made in Italy’? In Cina la parola simbolo del lifestyle perde tutto il suo senso evocativo e vale nulla più del suo significato letterale. Lo dimostra il traffico su Baidu, il principale motore di ricerca del Paese, dove la query ‘made in Italy’ è comparsa in lingua cinese nell’ultimo mese solo 20 volte al giorno.

Una goccia in mezzo al mare, se si tiene conto dei 772 milioni di internet user nel Dragone dei record, che in 10 anni ha registrato un’escalation digitale pari al 268%. Lo rivela l’estratto relativo al monitoraggio dell’online della più ampia indagine dell’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies sul posizionamento del made in Italy in Cina, condotta in collaborazione con Nomisma Wine Monitor.

Sempre su Baidu (75% delle investigazioni online in Cina) è invece di 9.200 ricerche la media giornaliera per la parola chiave ‘Italia’, una frequenza superiore ad esempio rispetto a quella francese ma che – nelle ricerche correlate – dimostra tutta la non conoscenza, e relativa curiosità, per il Belpaese con domande del tipo: ‘L’Italia è l’Europa?’, ‘Quale Paese è l’Italia?’. In generale, le query associate sono legate a info generali (34%) seguite dai simboli del made in Italy: ‘arredo e design’ (26%) e turismo (23%), con quote minori opportunità di studio (8%), ‘cibo’ (4%) e il vino, che chiude con l’1%. Un dato quello legato al prodotto enologico che cresce fino al 6% nelle ricerche correlate alla Francia, che ci supera anche per turismo (34%) e moda/shopping (13%). Analizzando la verticale sul vino, la parola chiave ‘vino francese’ (circa 800 ricerche al mese nell’ultimo anno) registra il doppio di quelle sul ‘vino italiano’. Quest’ultimo interessa maggiormente i giovani, con il 63% dei curiosi che è under 40, in maggioranza (63%) maschi. Tra le province, per entrambe le keyword, è Guangdong quella in cui si registrano il maggior numero di ricerche, mentre Pechino e Shanghai sembrano riscuotere maggior interesse verso il vino italiano rispetto a quello francese. Infine, il monitoraggio sul principale social cinese, WeChat, rivela come il ‘vino rosso italiano’ risulti essere in ascesa ma ancora lontanissimo dal competitor francese il cui indice – registrato a metà giugno - è di 10 volte più alto (33,360 contro 3,182).

Per Silvana Ballotta Ceo di Business Strategies: “Oltre al monitoraggio sul digitale, il nostro studio comprende l’analisi del mercato e una survey su awareness, percezione e reputazione del made in Italy realizzata sull’upper-class delle metropoli cinesi. I risultati che emergono, seppur sorprendenti, confermano le impressioni di chi come noi presidia il mercato da diverso tempo. Abbiamo perciò voluto dimostrare con i numeri ciò che è il loro sentiment nei nostri confronti, per capire come meglio direzionare il lavoro dell’impresa Italia”.

L’analisi è stata effettuata nel mese di giugno 2018. Tuttavia molti dei risultati rappresentati sui social prendono in considerazione anche gli ultimi 90 giorni antecedenti la ricerca. Le analisi dei profili degli utenti su Baidu sono invece relative agli ultimi 12 mesi (giugno 2017 - giugno 2018). Le ricerche sono state eseguite con keyword in lingua originale e in lingua inglese.

Contest fotografico. Ti voglio un mare di Lazio, un concorso per valorizzare la regione e le sue meraviglie

Turismo, al via Ti voglio un mare di Lazio, il nuovo contest fotografico patrocinato dalla Regione Lazio. Modulo di iscrizione e foto allegata posso essere inviati entro il 31 ottobre 2018.




Valorizzare il litorale laziale in ogni suo aspetto, dal mare alle spiagge, dai paesaggi urbani a quelli architettonici. Con questo obiettivo nasce Ti voglio un mare di Lazio, il contest fotografico organizzato dall’associazione Faro con il patrocinio della Regione Lazio.

L’iniziativa, alla sua prima edizione, si svolgerà dal 10 luglio al 31 ottobre 2018 ed è rivolta agli appassionati della fotografia, professionisti o amatori, purché maggiorenni, desiderosi di racchiudere in uno scatto le caratteristiche uniche e suggestive degli splendidi luoghi del litorale laziale.

“Il nostro obiettivo – spiega il presidente dell'associazione Faro, Andrea Mazzini – è promuovere le meraviglie che il nostro territorio offre e che da sempre sono fonte di ispirazione per artisti di ogni tipo. Questo è il primo tassello di un progetto più grande, il Mese della Fotografia 2019, che stiamo programmando con tanti partner e la collaborazione delle istituzioni locali per diffondere la cultura fotografica a Roma e nel Lazio”.

Partecipare al contest è semplice e gratuito: basta accedere al sito internet dedicato www.mesefotografiaroma.com/ti-voglio-un-mare-di-lazio.html leggere il regolamento, compilare il modulo di iscrizione e allegare l’immagine scelta. Dopo una prima selezione, la giuria composta da fotografi professionisti, membri dell’associazione ideatrice, sceglierà le dieci migliori fotografie.

I vincitori del concorso potranno vedere le loro immagini esposte all’interno del circuito di MFR19 – Mese della Fotografia 2019, il grande evento dedicato alla fotografia che dall’1 al 31 marzo 2019 animerà l’intero territorio della Capitale con mostre fotografiche di professionisti e amatori, incontri con gli autori, didattica, lectio magistralis, seminari, workshop e eventi.

sabato 21 luglio 2018

Itinerari dell'arte e del gusto. Carmignano: il senso dell'armonia in un vezzoso interludio in terra di Toscana

Carmignano può essere definita "una piccola Toscana", il piccolo paese in provincia di Prato possiede infatti in piccolo tutto quello che ha reso famosa ed amata in tutto il mondo questa regione: la grande arte, il paesaggio, l’archeologia, il vino e la buona cucina.


a cura di @you_wine

Un territorio ricco di storie da raccontare quello di Carmignano. La parola che più si avvicina per definire questo angolo di Toscana è armonia. Ad iniziare dal paesaggio e la vastità dei suoi panorami godibili dai rilievi collinari, un balcone di viti e olivi che, dalle pendici del Montalbano, si protende sulla piana di Firenze-Prato-Pistoia riassumono una produzione enologica ed olearia di gran pregio che arricchiscono un patrimonio enogastronomico di antica tradizione. La varietà delle risorse naturali si uniscono a quelle artistiche, dalle testimonianze etrusche, ad alcuni gioielli architettonici del Medioevo e del Rinascimento, dalla produzione di maioliche di Bacchereto, fino a “La Visitazione” del Pontormo uno dei massimi capolavori del manierismo fiorentino.

Spendere alcune parole su quest'opera è quasi d'obbligo per i tanti che, come me, amano l'arte. Il dipinto si  trova alla Propositura dei Santi Michele e Francesco. Pontorno lo realizzò nel terzo decennio del Cinquecento, probabilmente tra il 1528 e il 1529, per conto della famiglia fiorentina Pinadori. Con la Visitazione Jacopo Pontormo raggiunge le vette più sofisticate del proprio codice artistico che tende alla visione della forma oltre la forma; egli condensa, attraverso l’espressione degli sguardi, le dinamiche psicologiche spirituali che interagiscono tra Maria ed Elisabetta e, attraverso un processo di traslazione, arrivano fino a noi che osserviamo.

Nel dipinto viene raffigurata Maria incinta che si reca a far visita ad Elisabetta, anch'essa in attesa del suo primogenito, Giovanni Battista: nell'iconografia del Nuovo Testamento si tratta del primo riconoscimento pubblico di Gesù. "Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino dentro di lei ebbe un fremito, ed essa fu colmata di Spirito Santo e a gran voce esclamò: Dio ti ha benedetta più delle altre donne, e benedetto è il bambino che avrai!". Luca  (1,41-42). Pontorno non raffigura la santità di Maria ed Elisabetta, ma la loro condizione di madri e solo quello, negli occhi delle due donne vi è il presagio del destino tragico e grandioso che legherà i loro figli. Le ancelle al seguito sono la proiezione spirituale delle due donne gravide, come angeli rappresentano l’aspetto ultraterreno di Maria ed Elisabetta, la somiglianza anche fisionomica fa pensare allo sdoppiamento delle due donne: l’aspetto terreno di profilo e quello trascendentale di fronte.

L'intera opera è pervasa da una sorta di silenzio che domina e misura le cose, non vi è bisogno di indicazioni o segnali aggiuntivi; l’artista chiude e limita la sua visione dell'avvenimento sacro, nell'incontro tra due donne superiori a un qualunque destino umano mirando ad una sintesi assoluta. La pittura è sognante, irreale, allucinata, i colori vivono di luce propria, le vesti gonfie di vita lievitano e portano le figure a sollevarsi sulle punte dei piedi come a sfidare la gravità terrestre. Le donne rigogliose di vita appaiono come fiori che sbocciano e le figure magicamente sembrano danzare e ruotare lentamente. Con le vesti mosse dal vento sembrano volare via. Da questa gentile energia si compongono equilibri cromatici altissimi.

Bisogna sottolineare che l'artista avviò una sistematica opera di rinnovamento degli schemi compositivi della tradizione, talvolta spregiudicato, cercando di reagire al classicismo pittorico attraverso un'inesauribile vena sperimentale e anticlassicista. La sua complessa personalità, introversa e tormentata, ne fa il prototipo dell'artista malinconico e solitario.

Dicevo che a Carmignano la produzione artistica si accosta a quella enogastronomica in perfetta armonia. Su tutto, visto che mi occupo anche di vitivinicoltura, mi piace citare la produzione vinicola che in questo territorio è presente fin  da epoca etrusca e romana, come testimoniano il ritrovamento di vasi di vino all’interno di alcune tombe etrusche e l’assegnazione da parte di Cesare ai suoi veterani, tra il 50 e il 60 a.C., di alcune terre tra l’Arno e l’Ombrone, coltivate fin da allora a vite.

Nell’archivio di stato di Firenze è stata inoltre rinvenuta una pergamena datata 804 d.C.: si tratta di un contratto di affitto che documenta come già 1200 anni fa a Carmignano venissero coltivati olivi e viti. Alla fine del 1300 il Datini comprava a caro prezzo il Carmignano per la sua cantina in Prato e nel 1600 lo decanta il Redi come vino degno di Giove: "Ma se giara io prendo in mano di brillante Carmignano, così grato in sen mi piove, ch'ambrosia e nettar non invidio a Giove. Or questo che stillò dall'uve brune Di vigne sassosissime toscane …" Francesco Redi, Bacco in Toscana, 1673.

Il Carmignano così come oggi lo conosciamo è uno dei vini più antichi d'Italia; la prima documentazione scritta in cui appare il nome di un vino Carmignano risale alla fine del XIV secolo; si tratta di un documento in cui un notaio di Carmignano (Italia), Ser Lapo Mazzei, comunica ad un mercante di Prato, Marco Datini, di aver ordinato per la sua cantina quindici some di vino Charmignano pagandolo un prezzo quattro volte superiore a quello dei vini della zona (il che ne dimostrava le superiori qualità).

Furono i Medici a valorizzare questa terre e i loro prodotti, data la vicinanza alla città di Firenze. Importarono vitigni dalla Francia tra cui i Cabernet, ancora oggi chiamati localmente dai vecchi viticoltori "Uva Francesca". Carmignano fu infatti scelta da Cosimo III de’Medici come una delle 4 zone a vocazione viticola del Granducato di Toscana. Si deve proprio al Granduca la prima delimitazione del comprensorio di produzione del vino Carmignano con il  “Decreto Motu proprio” ed il “Bando”Bando del 1716 in cui si fissavano i confini delle quattro zone vinicole più rinomate che gravitano intorno a Firenze: Chianti, Pomino, Valdarno Superiore e appunto Carmignano, si regolamentavano con norme precise la produzione, i limiti geografici, il commercio dei vini prodotti in tali aree, costituendo la prima “doc” esistente al mondo. Della signoria fiorentina rimangono ancor oggi due ville: Poggio a Caiano e Artimino e lunghi tratti della muraglia che delimitava la grande riserva di caccia sul Montalbano denominata Barco Reale. Alla fine del 1800 e nei primi anni del 1900 la cantina dell’azienda del Marchese Niccolini produceva ed esportava il Carmignano.

Il Carmignano DOCG è un grande vino da invecchiamento e piacevole anche da giovane: il Barco Reale, che prende il nome dall'antica proprietà granducale ed il Vin Ruspo (Rosato di Carmignano DOC), entrambi con la stessa base varietale: Sangiovese, Cabernet (fino al 20%), oltre a Canaiolo ed altri vitigni complementari. La qualità di questo vino si deve anche al felice connubio di particolari condizioni naturali: terreni calcarei ben drenati, l'apertura delle colline sulla grande pianura che consente la ventilazione e una buona insolazione; i venti provenienti dal vicino Alto Appennino che assicurano notti fresche (queste e la piovosità estiva un po' maggiore interagiscono bene col calore diurno, dovuto alla quota non elevata, assicurando una buona maturazione e tempi di vendemmia ottimali. Da uve bianche si produce invece il Vin Santo di Carmignano DOC, uno dei più apprezzati in assoluto, e da uve rosse il Vin Santo di Carmignano Occhio di Pernice DOC.

Il Carmignano è più conosciuto all'estero che in Italia, questo vino di grande personalità ed eleganza, è in grado di esprimere il meglio di sé dopo un adeguato invecchiamento in botte (1 anno per il Carmignano ed almeno 2 per la riserva) ed affinamento in bottiglia, e si è tradizionalmente distinto dal Chianti per la presenza nell'uvaggio di vitigni bordolesi. Si può dire a ragione che il Carmignano è il primo supertuscan ante litteram.

venerdì 20 luglio 2018

VertegliaMate, sensibilizzare, aggregando. Tra musica, agroalimentare, territorio, ecologia e risorse al via l'evento che racconta l'Irpinia

Organizzato, promosso e patrocinato dal Gal Irpinia-Sannio, VertegliaMater sarà in programma dal 24 al 28 luglio 2018 nello scenario suggestivo dell’Altopiano di Verteglia a Montella (AV) ai piedi del Monte Terminio.  





Un vero e proprio viaggio esperenziale quello di VertegliaMater, che attraverso il potere aggregante e attrattivo della musica di qualità esporrà al grande pubblico quelli che sono i punti di forza della nostra terra: l’agroalimentare, il territorio, l’ecologia e le risorse.

Mater è l'acronimo di: musica, agroalimentare, territorio, ecologia e risorse, i cinque temi che verranno affrontati nel corso della manifestazione. Cinque giorni all'insegna della cultura tra: Convegni, Work&Forum, Fattorie Didattiche, Food Village, Baby Village e Music Village, un'area dedicata interamente alla buona musica che ospiterà autori come Francesco De Gregori, Antonio Onorato e Lo Stato Sociale.

Sensibilizzare, aggregando. Proprio questo è il lietmotiv di VertegliaMater, evento pilota fortemente voluto dal Presidente del Gal Irpinia Sannio, Rino Buonopane che si pone come obiettivo la valorizzazione del territorio ponendo l’accento sulle produzioni locali e le bellezze paesaggistiche della nostra terra incontaminata. VertegliaMater è un progetto innovativo che si colloca in una strategia di sviluppo più ampia già presentata in Regione Campania; un incubatore di sviluppo destinato a diventare, ci auguriamo, un appuntamento fisso della nostra provincia.

Un’agenda ricca di appuntamenti che si snoda tra enogastronomia, cultura e valorizzazione del territorio ma anche tanta musica; VertegliaMater 2018 propone un format innovativo grazie all’allestimento di un vero e proprio villaggio agroalimentare, un’area interamente dedicata al buon cibo e al buon vino, il “Food Village” impreziosito da Casette del Gusto, dove degustare le specialità enogastronomiche del luogo e avere un contatto diretto con i produttori e le aziende.

Novità assoluta, l’allestimento di un’area camping dove sarà possibile pernottare con la tenda per godere appieno della natura incontaminata (è possibile prenotare lo spazio in tenda sul sito (www.associazioneama.it/). VertegliaMater non poteva non pensare ai più piccini ai quali ha dedicato un’intera area: il Baby Village.

Un evento organizzato con un forte taglio ecologista, rispettoso del territorio in cui si svolge: una promozione delle bellezze paesaggistiche ed ambientali nel momento in cui le si vivono. Cinque giornate ricche di contenuti e attività all’aria aperta, tra cibo di qualità, passeggiate, escursioni anche a cavallo, arrampicate.

Il collante sarà la musica, quella vera. La programmazione prevede gruppi emergenti del territorio e “voci note” della scena musicale italiana come Lo Stato Sociale, gruppo amatissimo dai giovani che si esibirà il 27 luglio alle ore 22:00. Non mancheranno personaggi intramontabili come Francesco De Gregori, che andrà in scena il 28 luglio alle ore 22:00 e Antonio Onorato New Quartet in concenrto il 26 luglio alle ore 22:00. La programmazione completa su www.vertegliamater.it/.

Tanti convegni e i Work&Forum, organizzati, promossi e patrocinati dal GAL Irpinia Sannio (dal 26 al 28 luglio) che tratteranno tematiche in linea con il concept dell’evento. I dibattiti saranno focalizzati su argomenti di grande attualità, come l’importanza del territorio quale volano di crescita sociale e imprenditoriale, il turismo sostenibile e le reti d’impresa turistiche, la filiera circolare agroalimentare, l’ambiente con un focus sulla gestione delle risorse idriche della nostra provincia.

Info e programma www.vertegliamater.it/

Enovitis Extrême, la viticoltura eroica diventa protagonista. Successo della prima edizione in Valle d'Aosta

All'evento presenti oltre 45 espositori con più di 100 macchine in prova e circa 500 visitatori durante la giornata. Luigi Bersano (Consigliere UIV): “Promuovere questa pratica e mandare un messaggio culturale alla politica per la tutela e la valorizzazione dei vigneti eroici”.




“La viticoltura eroica italiana ed europea ha da oggi, finalmente, una manifestazione “dedicata” tesa a valorizzare tante realtà produttive diverse di grande importanza sociale e culturale, oltre che economica. Con Enovitis Extrême siamo riusciti come Unione Italiana Vini, grazie alla collaborazione con CERVIM, VIVAL e la Regione Autonoma Valle d’Aosta, a completare il quadro delle manifestazioni dedicate alle tecnologie per la viticoltura, insieme a Enovitis in campo e a Enovitis Business di Milano, realizzata in concomitanza con SIMEI. Oltre che un luogo di promozione, questo appuntamento vuole facilitare l’incontro tra produttori e l’offerta dell’industria, ma è anche un’occasione per lanciare un messaggio culturale alla politica, alle istituzioni e ai mercati sulla necessità di salvaguardare, tutelare e valorizzare questa nicchia della viticoltura”.

Così Luigi Bersano, consigliere di Unione Italiana Vini, interviene durante la prima edizione di Enovitis Extrême, la nuova fiera dinamica e itinerante dedicata al mondo della viticoltura eroica organizzata da UIV in collaborazione con CERVIM (Centro Ricerca per la Viticoltura di Montagna), con il supporto di VIVAL (Associazione Viticoltori Valle D’Aosta) e il patrocinio della Regione Autonoma Valle d’Aosta.

Come vi avevo annunciato la manifestazione si è svolta ieri, giovedì 19 luglio, a Quart (AO) nei suggestivi vigneti della Società agricola Grosjean Vins, una realtà che conduce direttamente circa 15 ettari di vigna e produce poco meno di 150.000 bottiglie ogni anno. Oltre 500 i visitatori che hanno contribuito a fare dell’evento un momento qualificato di confronto e aggiornamento professionale, che ha consentito a più di 45 espositori con più di 100 macchine in dimostrazione di presentare le innovazioni possibili per l’affascinante sistema della viticoltura eroica.

Numerosi i visitatori giunti – oltre che dalla Valle d’Aosta e dal Piemonte – da Lombardia, Veneto, Toscana, Liguria, Puglia e Lazio e, a testimonianza del valore della pratica ‘eroica’ in Europa, da Francia, Svizzera, Spagna e Belgio.

giovedì 19 luglio 2018

"Risonanza Cinese", a Roma la vita e lo spirito della tradizione pittorica cinese contemporanea

Al via la mostra "Risonanza Cinese", i grandi capolavori della pittura a olio cinese: oltre 150 opere e 62 artisti raccontano la vita e lo spirito della tradizione pittorica cinese contemporanea. Dal 19 luglio al 9 settembre 2018, Complesso del Vittoriano - Ala Brasini, Roma.


Dal 19 luglio al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini va in scena Risonanza Cinese, la più importante e ricca mostra di pittura a olio cinese mai allestita a Roma. Il Vittoriano torna a ospitare un evento che porta per la prima volta nella Capitale i più rappresentativi maestri cinesi del ‘900, sulla base del rapporto consolidato tra Arthemisia e l’Ufficio Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Italia e dopo il grande successo ottenuto nel 2017 dalle rassegne dedicate all’arte contemporanea cinese come la collettiva “Arte e Pace. L'arte contemporanea cinese” e le monografiche “Epos. La lirica della luce” di Chao Ge, “The timeless dance. Beyond the mountains” di Mao Jianhua e “The eternal melody of chubby lady” di Xu Hong Fei.

Dopo il grande successo di pubblico di Parigi al Palais Brongniart e in Cina presso il Museo dell’Accademia di Belle Arti di Cina (Hangzhou), con oltre 150 opere e 62 diversi artisti, la mostra Risonanza Cinese - curata dallo storico dell'arte e saggista Claudio Strinati, dal critico d'arte editore e direttore di Segni d’Arte Nicolina Bianchi e da Zhang Zuying, Direttore dell'Istituto di Pittura a olio dell'Accademia Nazionale cinese di Pittura - offre una panoramica completa sulla pittura a olio contemporanea cinese e sulla sua progressiva evoluzione, favorita anche grazie alla decisa azione riformatrice e strutturale che ha visto la Cina protagonista negli ultimi 30 anni.

“Risonanza cinese - come suggerisce la curatrice Nicolina Bianchi - allude a una sorta di riverbero globale dell'universo Cina e si configura come un originale cross road a rappresentare l’inedita saldatura con la tradizione del Rinascimento italiano e del Romanticismo pittorico dell'800 europeo”.
Obiettivo dell'evento romano è di esaltare lo stretto legame tra Oriente e Occidente e di evidenziare la particolare influenza che le correnti pittoriche europee hanno proiettato sul mondo dell'arte cinese. Legami e sinergie stimolate dai numerosi viaggi in Occidente e delle ricorrenti frequentazioni delle Accademie d’Arte che gli artisti cinesi intraprendono già agli inizi del XX secolo. Esperienze culturali e sociali che inducono questi interpreti alla ricerca di forme espressive nuove senza rinunciare a un linguaggio creativo e stilistico contemporaneo della pittura a olio che consente di rappresentare la loro personale visione della Vita, della Cultura e dello Spirito tradizionale reinterpretandolo e rendendolo sempre più moderno e attuale.

Zhan Jian Jun (classe 1931), Jin Shang Yi (classe 1934), Zhang Zu Ying ( classe 1940), Luo Zhong Li (classe 1948) e Yang Feiyun (classe 1954), Quan Shanshi (classe 1930), Xu Jiang (classe 1955) e Chao Ge (classe 1957) sono solo alcuni degli artisti presenti che con le loro opere danno un’inedita chiave di lettura per le tre grandi sezioni tematiche di mostra quali il significato della vita, il pensiero umanistico e la terra dell’anima, raccontate attraverso scene di vita quotidiana, ritratti, paesaggi e vedute dal linguaggio pittorico imbevuto di armonia e temperamento estetico.

Il percorso espositivo, contraddistinto da una sequenza interrotta da capolavori assoluti, oltre che specchio di una civiltà in continuo fermento, simboleggia il tracciato vivido di profondi cambiamenti sociali e culturali che hanno segnato la storia di una Nazione.

Opere frutto di un’inquietudine creativa sovranazionale, incentrate sull'incontro tra la cultura orientale e quella occidentale perché “la pittura a olio un secolo fa - spiega bene lo storico dell’arte e curatore della mostra Claudio Strinati - voleva dire Occidente, e proprio per questo dobbiamo considerare l’assimilazione della tecnica a olio da parte degli artisti cinesi come un evento storico epocale”.

www.ilvittoriano.com/