Easy Rider. Il mito della motocicletta come arte. A Torino al via la mostra sull'oggetto mito che ha segnato la storia del Novecento
Esattamente vent’anni dopo The Art of Motorcycle, la grande mostra del Guggenheim Museum di New York che segnò un record assoluto di visitatori, Arthemisia e Consorzio delle Residenze Reali Sabaude dedicano al mondo delle due ruote la mostra Easy Rider. Il mito della motocicletta come arte è ospitata alla Reggia di Venaria negli spazi della Citroniera delle Scuderie Juvarriane dal 18 luglio 2018 al 24 febbraio 2019.
Partita agli albori del Novecento e sviluppatasi in particolare dopo la Seconda guerra mondiale fino ai nostri giorni, l’estetica della motocicletta, tra stile, velocità, prestazioni, ha incontrato e incontra il mondo della cultura alta: letteratura, cinema, arti visive, fotografia. Per cui, accanto ad alcuni dei più celebri e celebrati modelli di motociclette che hanno attraversato la storia del Novecento, sono esposte opere d’arte, fotografie d’autore, spezzoni di film, che ricostruiscono l’immaginario della motocicletta. In neanche 150 anni di storia alcune marche e modelli sono entrati nell’immaginario collettivo, dalle case italiane come Ducati e Moto Guzzi, passando per il genio britannico e l’efficacia giapponese, per giungere, infine, oltre oceano con il mito americano delle Harley-Davidson. Un vero e proprio viaggio intorno al mondo per scoprire le storie che hanno reso grande ciò che Pirsig definiva “un sistema di concetti realizzato in acciaio”.
Nella definizione di Venaria Reale come Reggia dei Contemporanei si inserisce la mostra Easy Rider, che in un’inedita combinazione tra arte e società illustra un oggetto “mitico”, la motocicletta, ma soprattutto uno stato dell’animo umano: la motocicletta come metafora del viaggio, della libertà, della trasgressione e della ricerca di sé. Tanti i modelli di motociclette esposti, diversi evocano film leggendari, come il chopper di Easy Rider, la Triumph Bonneville che Steve McQueen guidava ne La Grande Fuga. Oppure i bolidi da gran premio, la MV Agusta di Giacomo Agostini, la Yamaha di Valentino Rossi e la Ducati di Casey Stoner. Altri veicoli fanno un tutt’uno con il viaggio e l’avventura: la mitica Vespa di Bettinelli che ha percorso 24.000 km da Roma a Saigon, le special che hanno attraversato il deserto di sabbia della Parigi-Dakar, e ancora enduro, trial, nastri d’asfalto.
E con una sostanziale novità: oltre cinquanta modelli di moto dialogano con opere d’arte contemporanea, tra riferimenti espliciti e suggestioni indirette. Tra i nomi degli artisti, Antonio Ligabue con l’Autoritratto con moto (1953), Mario Merz con Accelerazione = sogno (storica installazione esposta i diversi musei a partire dal 1972), Pino Pascali con 9 mq di pozzanghere realizzati nel 1967 un anno prima della morte.
E ancora: Alighiero Boetti, Rosso Guzzi e Rosso Gilera (1971), la grande scultura Vejo di Giuliano Vangi (2010), le fotografie inedite di Gianni Piacentino High Speed Memories (1971-1976) che testimoniano la sua attività nelle corse in sidecar e la scultura Self Portrait Race (1991-1993). Autentica chicca sono i dipinti di Paul Simonon, ex bassista dei Clash, appassionato collezionista di moto. Fotografie, still e locandine di cinema raccontano un mondo che esprime una visione a 360 gradi sulla moto. Certo, il desiderio di libertà, la rabbia, la voglia di fuga ma soprattutto quella scoperta di sé che sfiora la filosofia e si materializza attraverso il viaggio.
La mostra Easy Rider racconta gli episodi di una storia straordinaria diventata leggenda: tra stile, velocità, prestazioni, la motocicletta ha alimentato il mito del viaggio, della conquista della libertà, della solitudine nel paesaggio dal quale niente separa mentre lo si attraversa sfrecciando su due ruote.
Nove le sezioni in cui si sviluppa il racconto: Stile, forma e design italiano; Il Giappone e la tecnologia; Mal d’Africa; La velocità; Sì, viaggiare; London Calling; Il Mito americano; Terra, Fango e Libertà; La moto e il cinema.
www.lavenaria.it
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