venerdì 30 giugno 2017

Enologia. Utilizzo in cantina dei lieviti non-Saccharomyces, l'OIV aggiorna il Codice Internazionale delle Pratiche Enologiche

L'assemblea generale dell'Oiv ha deciso di sostituire l'attuale monografia "Lieviti secchi attivi (LSA) Saccharomyces spp." con la monografia "Lieviti selezionati Saccharomyces spp.", che descrive le diverse forme con cui i lieviti Saccharomyces e non Saccharomyces, dunque convenzionali e non, possono essere utilizzati in cantina.

La presenza e l’importanza dei microrganismi nel processo di vinificazione sono note ormai da due secoli, ma solo negli ultimi 30 anni si è assistito alla comparsa sul mercato di strumenti realmente innovativi, in grado di rivoluzionare la gestione delle fermentazioni enologiche e con esse la qualità dei vini: i lieviti enologici selezionati. 

Tra le decisioni riguardanti le specificazioni dei prodotti enologici, l'Oiv va quindi sostanzialmente ad integrare, con due monografie, il Codex Enologico Internazionale che riunisce le descrizioni dei principali prodotti chimici, organici o gas utilizzati nell'elaborazione e la conservazione dei vini. Le condizioni del loro impiego, la modalità e i limiti del loro utilizzo sono stabiliti dal Codice Internazionale delle Pratiche Enologiche.

Nello specifico l'aggiornamento della monografia sui lieviti Saccharomyces (Risoluzione OIV-OENO 576A-2017) prevede che possono essere utilizzare diverse forme di lieviti selezionati Saccharomyces. Questa monografia è corredata da specificazioni dettagliate, in particolare riguardanti la percentuale di estratto secco e il contenuto di lieviti rivivificabili in base alle diverse forme. Quella sui lieviti non-Saccharomyces, (Risoluzione OIV-OENO 576B-2017) invece, specifica che l'inoculazione può essere eseguita con lieviti Saccharomyces oppure essere effettuata simultaneamente a essa, poiché un'aggiunta di lieviti non-Saccharomyces potrebbe non essere sufficiente al completamento della fermentazione alcolica.

Con gli aggiornamenti si va a sostituire l'attuale monografia "Lieviti secchi attivi (LSA) Saccharomyces spp." (COEI-1-LESEAC, OENO 329/2009) con la nuova "Lieviti selezionati Saccharomyces spp.". Di questo potranno trarre sicuramente giovamento tutte quelle aziende che, con diversi progetti, operano selezioni di lieviti autoctoni, perché di fatto viene loro riconosciuta la possibilità di riprodurre i lieviti Saccharomyces ed i non-Saccharomyces sia in forma secca che fresca, ricordando che sviluppo, produzione e commercializzazione di quest'ultima forma è stata autorizzata dal 2013 Ministero. L'attenzione rivolta ai lieviti freschi anche da parte dell'Oiv, è da considerarsi quindi una tappa fondamentale per il settore enologico in termini di miglioramento della qualità.

Le tecnologie oggi disponibili hanno infatti permesso ad alcuni produttori di specializzarsi sulla produzione di colture di lievito fresche in grado di garantire un'accettabile riproducibilità e stabilità, tali da permetterne un uso razionale in cantina. Come evidenziato dal Centro di Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, (TN), i lieviti freschi garantiscono una biomassa meno stressata rispetto a cellule già attive e quindi in grado di ridurre le fasi di latenza, sebbene il prodotto contenga, ovviamente, una minore carica cellulare rispetto ai lieviti secchi attivi. Inoltre si potranno superare le varie problematiche legate al processo di essicazione; l’assenza delle fasi di essiccamento infatti riduce l’impiego di attrezzature necessarie alla produzione e permette di miniaturizzare gli impianti, garantendo produzioni anche di piccoli lotti di lievito, adeguati ad esempio alla produzione di una singola cantina, magari utilizzando ceppi aziendali precedentemente isolati, purificati e caratterizzati.

In conclusione, a prezzo di una gestione più complessa delle colture di lievito è quindi possibile accoppiare, utilizzando i lieviti freschi, le caratteristiche di tipicità garantite dall’uso di lieviti autoctoni con la sicurezza e riproducibilità di fermentazioni inoculate con lieviti selezionati. Anche in questo caso la gestione del processo di moltiplicazione rappresenta un punto chiave per l’ottenimento di un prodotto di qualità, così come la purezza microbiologica e l’assenza di residualità che potrebbero causare problemi nel vino finito.

Le colture selezionate di lieviti per l’enologia, come si tiene a precisare alla Fondazione Mach, sono a tutt’oggi costituite da lieviti enologici isolati in cantina o in vigneto e quindi del tutto propri del mondo enologico. La differenza principale rispetto all’uso di lieviti indigeni non è quindi legata alla provenienza ma alla conoscenza a priori delle proprietà ed attitudini enologiche dei microrganismi e quindi dei risultati che, in condizioni tecnologiche ottimali, essi sono in grado di dare nel vino.

Lacrima Wine Days per valorizzare e divulgare la conoscenza di un grande rosso marchigiano

L’organizzazione dell'evento è curata dall’associazione Go Wine che opera d’intesa e con il sostegno dell’Istituto Marchigiano di Tutela, e con il patrocinio del Comune di Morro d’Alba.


Si svolgerà sabato 8 e domenica 9 luglio (orario 18-23) a Morro d’Alba la seconda edizione di Lacrima Wine Days, evento tutto dedicato alla valorizzazione del Lacrima di Morro d’Alba: vitigno autoctono per eccellenza, espressione di un vino inconfondibile per le sue note e i suoi profumi.


La manifestazione è nata dall’iniziativa di una pattuglia di produttori del territorio e, dopo i positivi riscontri della prima edizione, si ripropone con rinnovato slancio. Una due giorni per divulgare la conoscenza del Lacrima di Morro d’Alba: un evento mirato per creare interesse attorno alla nuova annata sia verso gli operatori, sia verso il grande pubblico degli enoappassionati.

La manifestazione si apre nella mattinata del sabato con un breve convegno inaugurale per fare il punto sui vini dell’ultima vendemmia e sulla produzione a cui interverrà il Prof. Attilio Scienza, la sera seguirà il banco d’assaggio con protagoniste le aziende vinicole che incontreranno il pubblico all’interno delle borgo storico di Morro d’Alba, circondato dal camminamento di ronda, denominato “La Scarpa”.

Quattro i tasting di approfondimento che si svolgeranno ogni giorno alle ore 18 e alle ore 21, dedicati agli operatori di settore ed agli enoappassionati che vogliano approfondire la loro conoscenza sul Lacrima. Tra le novità anche lo spazio riservato ad una regione ospite, con una selezione di vini della regione Friuli, privilegiando le varietà autoctone. Uno spazio sarà riservato ai prodotti tipici, con vari espositori e con la presenza della proloco di Morro d’Alba che curerà un menu con piatti tipici ispirati ad un corretto abbinamento con il Lacrima.

E ancora: possibilità di visite in cantina per un itinerario in un territorio di particolare fascino che, anche grazie al vino, sta conoscendo un nuovo sviluppo. Lacrima Wine Days si svolgerà nel suo paese d’origine, Morro d’Alba, ma con produttori di altri Comuni della sua delimitazione zonale: Belvedere Ostrense, Monte San Vito, Montignano, Ostra, San Marcello, Senigallia.

Ecco le aziende protagoniste del Lacrima Wine Days

BADIALI E CANDELARESI – Morro d’Alba
CANTINA SARO', ROSSI PIA – Morro d’Alba
CONTI DI BUSCARETO - Ostra
GIUSTI PIERGIOVANNI - Castelferretti
LANDI LUCIANO – Belvedere Ostrense
LUCCHETTI MARIO – Morro d’Alba
MANCINELLI STEFANO – Morro d’Alba
MA.RI.CA. – Belvedere Ostrense
MAROTTI CAMPI – Morro d’Alba
MEZZANOTTE SANDRINO – Bettolelle di Senigallia
PODERE SANTA LUCIA – Monte San Vito
ROMAGNOLI RENATO – Morro d’Alba
TENUTA SAN MARCELLO – San Marcello
VICARI – Morro d’Alba
VIGNA DEGLI ESTENSI – Senigallia

L'ISOLA DEL VINO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

BUTUSSI VALENTINO – Corno di Rosazzo (Ud)
Colli Orientali del Friuli Refosco dal Peduncolo Rosso 2015
Colli Orientali del Friuli Pignolo 2011

CASTELLO DI SPESSA – Capriva del Friuli (Go)
Sauvignon Collio 2015

COLLAVINI EUGENIO – Corno di Rosazzo (Ud)
Colli Orientali del Friuli Ribolla Gialla Turian 2016
Colli Orientali del Friuli Schioppettino Turian 2010
Spumante Brut Millesimè Ribolla Gialla 2012

COLMELLO DI GROTTA – Farra d’Isonzo (Go)
Isonzo del Friuli Friulano 2016

IL RONCAT, GIOVANNI DRI– Ramandolo di Nimis (Ud)
Colli Orientali del Friuli Refosco dal Peduncolo Rosso 2012
Ramandolo 2012

LAVARONI MARCELLO – Buttrio (Ud)
Colli Orientali del Friuli Friulano 2015
Merlot Igt 2015

LE DUE TERRE – Prepotto (Ud)
Sacrisassi Rosso 2014

LIS NERIS – San Lorenzo Isontino (Go)
Bbk 2015

MOSCHIONI – Cividale del Friuli (Ud)
Colli Orientali del Friuli Rosso Celtico 2009

PIZZULIN DENIS – Prepotto (Ud)
Colli Orientali del Friuli Friulano 2016
Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto 2013

VENICA & VENICA – Dolegna del Collio (Go)
Venezia Giulia Igt Refosco dal Peduncolo Rosso Bottaz 2011

VIGNA PETRUSSA – Prepotto (Ud)
Colli Orientali del Friuli Friulano 2016
Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto 2016

ZORZETTIG – Cividale del Friuli (Ud)
Colli Orientali del Friuli Schioppettino di Prepotto Myò Vigneti di Spessa 2013

Programma e come partecipare

SABATO 8 LUGLIO
Ore 18-23: Apertura dei banchi d’assaggio alla presenza dei produttori, punto gastronomico a cura della Pro Loco di Morro d'Alba, prodotti tipici, enoteca del Lacrima (vendita delle bottiglie), isola del vino del Friuli Venezia Giulia (regione ospite).

DOMENICA 9 LUGLIO
Ore 10.30-13: Vendta e assaggi presso l’Enoteca del Lacrima di Morro
Ore 18-23: Apertura dei banchi d’assaggio alla presenza dei produttori, punto gastronomico a cura della Pro Loco di Morro d'Alba, prodotti tipici, enoteca del Lacrima (vendita delle bottiglie), isola del vino Friuli Venezia Giulia (regione ospite)

Il costo della degustazione dei vini è di € 10,00 calice e taschina in omaggio (€ 8,00 soci associazioni di settore e soci Go Wine). La degustazione è illimitata presso le aziende del Lacrima mentre per i vini del Friuli sono compresi 3 ticket degstazione.

Le degustazioni di approfondimento

Sabato 8 luglio
Ore 18: il Lacrima di Morro e la vendemmia 2016
Ore 21: il Lacrima di Morro in verticale

Domenica 9 luglio
Ore 18: il Lacrima di Morro e la vendemmia 2016
Ore 21: Lacrima & Friends, il Lacrima di Morro a confronto con 4 vitigni autoctoni italiani dal Friuli al Piemonte alla Campania

Per informazioni

Tel. 0173 364631 Fax 0173 361144 www.gowinet.it  -  stampa.eventi@gowinet.it

giovedì 29 giugno 2017

I giovani agricoltori pensano all’agricoltura di precisione. Il 64% punta a investire in macchine e tecnologie entro 1-2 anni

Il sondaggio di Fieragricola su precision farming e propensione agli investimenti. Rispondono in 700.

 Sono per lo più i giovani agricoltori (66% sotto i 40 anni) i più motivati ad adottare mezzi e tecnologie di agricoltura di precisione per migliorare la sostenibilità, la produttività e la redditività delle proprie aziende. Il 64% degli agricoltori punta a compiere l’investimento nell’arco di 12-24 mesi.

È quanto emerge da un sondaggio realizzato nei giorni scorsi da Fieragricola di Verona, manifestazione internazionale dedicata all’agricoltura in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio 2018, che ha coinvolto 700 fra agricoltori (64,2%), contoterzisti (7,14%), allevatori e operatori del settore primario (28,57%), con aziende collocate principalmente nel Nord-Est (55%), nel Nord-Ovest (28%) e nelle Isole (10 per cento).

A rispondere al sondaggio online di Fieragricola sono stati per oltre due terzi giovani con meno di 40 anni, percentuale che sale al 92% se si comprende anche la fascia di età compresa fra i 40 e i 50 anni. Il 57,14% degli intervistati rientrano nella categoria dei titolari di azienda, mentre il 14,29% non sono titolari ma hanno rapporti di parentela con il capo azienda (figli o congiunti).

Investimenti diretti in meccanizzazione o in servizi. Entrando più nel dettaglio, il 64,29% degli operatori che hanno risposto al questionario si è dichiarato disponibile ad aumentare i processi di meccanizzazione in azienda attraverso «sistemi di agricoltura di precisione gestiti direttamente dall’impresa agricola», mentre il 21,43% pensa di incrementare tali azioni rivolgendosi ai contoterzisti.

Tra i sistemi di agricoltura di precisione ritenuti più efficaci per migliorare le performance aziendali e, di conseguenza, ridurre i costi di gestione, sono risultati essere i satelliti collegati a macchine da raccolta, per attrici e attrezzature, gli strumenti di controllo dell’utilizzo degli agrofarmaci, gli strumenti di controllo dell’irrigazione e i droni.

Per il 58% degli intervistati, comunque, la soluzione ottimale rimane quella di adottare contemporaneamente più strumenti di precision farming, in modo da influire in maniera più efficace sul management complessivo dell’azienda.

Come anticipato, quasi l’86% degli intervistati intende investire in agricoltura di precisione nei prossimi 12-24 mesi, a conferma di una grande attenzione verso la sostenibilità, sia essa economica, ambientale o sociale.

Nel processo di innovazione verso sistemi di agricoltura di precisione, il 50% di quanti hanno preso parte al sondaggio pensano di rivolgersi «sicuramente» a un’impresa di meccanizzazione agricola per servizi in contoterzi, mentre il 21,43% ha dichiarato che «probabilmente» si rivolgerà ai contoterzisti.

Nel 2018 Fieragricola dedicherà ancora più spazio all’agricoltura e alla zootecnia di precisione, quali soluzioni per migliorare le prestazioni e favorire un processo di competitività fra le imprese agricole e all’interno delle filiere primarie.

MOSCATO D'ASTI CANELLI, UNA DENOMINAZIONE IN FORTE CRESCITA

100 ETTARI E 30 AZIENDE VITIVINICOLE. INCREMENTO DI PRODUZIONE + 80% IN UN ANNO: “POTENZIALE DI UN MILIONE DI BOTTIGLIE”. E L'8 LUGLIO TORNA LA NOTTE DOLCE A CANELLI (ASTI).


Si è passati da 95 mila bottiglie del 2014 alle attuali 220 mila, solo nell’ultimo anno la crescita sfiora l’80%. Un segnale importante per il Canelli, la giovane sottozona del Moscato d’Asti docg che può essere prodotta nelle vigne più vocate di 23 comuni tra il Sud Astigiano e la Langa, in Piemonte. 


Una “nicchia” che continua ad avere appeal su produttori e consumatori. Parlano i numeri: erano appena 19 gli ettari del 2015, oggi si toccano i 100. L’imbottigliato del periodo gennaio-giugno 2016 era di 49.616 bottiglie: quest’anno, nello stesso semestre, si contano 183.130 bottiglie. Così le aziende vitivinicole che producono uva e rivendicano la sottozona: 17 nella vendemmia 2015 diventate 30 l’anno successivo.

“In un anno l’incremento di produzione è stato dell’80%: da 124 mila a 220 mila bottiglie - dice Gianmario Cerutti, neo eletto presidente dell’Associazione Produttori Moscato Canelli, subentrato al canellese Giuseppe Bocchino- Abbiamo un potenziale di oltre un milione di bottiglie solo con la produzione delle aziende dell’Associazione. Da una quindicina di ettari siamo a quasi a 100 ed è ormai consolidata la posizione che non scende sotto le 200 mila bottiglie quasi raggiunta nei primi 6 mesi dell’anno”.

Sempre più produttori credono in questa piccola, tenace sfida. “La crescita degli ultimi anni è dovuta alla rivendicazione del Canelli di nuove e importanti aziende e molte non canellesi – spiega Cerutti - nel 2016, sono entrate alcune aziende di Castiglione Tinella, Cà d Gal di Santo Stefano Belbo e Mario Torelli di Bubbio; quest’anno, Scagliola Giacomo di Canelli e Il Falchetto di Santo Stefano Belbo”.

Sale così il numero di aziende che producono il Moscato Canelli nella zona ad alta vocazione per la coltivazione dell’uva moscato bianco e “core zone” Unesco tutelata come Patrimonio dell’Umanità. Dalle colline del Moscato e dalle “cattedrali sotterranee” di Canelli, le maestose cantine storiche che corrono per chilometri sotto Canelli, dove da secoli si affina lo spumante, è partita la candidatura del patrimonio vitivinicolo all’Unesco dei paesaggi vitivinicoli di Monferrato e Langhe. Il riconoscimento è arrivato a giugno 2014.

Il Moscato d’Asti Canelli è una denominazione giovane, il primo anno di produzione è la vendemmia 2011, ma i dati dell’export dicono che il 50% viene già consumata sui mercati esteri.

Le uve vengono spesso coltivate in vigneti “surì”, quell’eccellenza piemontese di filari eroici di alta collina ben esposti al sole ma con pendenze tali che richiedono lavorazioni quasi esclusivamente manuali.

Insieme al presidente Cerutti, sono stati eletti nel nuovo Consiglio dell’Associazione: il vice Beppe Bocchino e i consiglieri Luigi Coppo, Roberta Avezza, Piercarlo Merlino, Franco Penna e Gianfranco Torelli. Resteranno in carica tre anni.

LA NOTTE “DOLCE”: IL CANELLI E I COLORI DEL VINO

A Canelli, torna sabato 8 luglio la lunga notte “dolce”: è la quarta edizione de Il Canelli e i colori del vino, la manifestazione ideata e organizzata dall’Associazione Produttori Moscato Canelli in collaborazione con l’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana, il Comune e la Pro loco Antico Borgo Villanuova.

Ristorante ospite del 2017: La Ciau del Tornavento di Treiso, con lo chef stellato Maurilio Garola.

La serata prevede un percorso enogastronomico a “stazioni” lungo la Sternia, il cuore antico della città. È uno straordinario belvedere panoramico. Si consigliano scarpe comode. Si comincia alle 19. Undici le tappe: in ciascuna si degusta un vino abbinato a un piatto tipico, sempre consigliato e proposto il Canelli. Novità dell’edizione 2017: a chi prenota sul sito www.moscatocanelli.it entro il 5 luglio in regalo una degustazione e il braccialetto personalizzato dell’evento.

mercoledì 28 giugno 2017

Il Consorzio Vino Chianti Classico lancia il quiz “social” per testare le proprie competenze sulla Denominazione

Dopo  la sfida “cartacea” con Giochi Briosi, sviluppata anche una versione on line, che sarà lanciata oggi sulla pagina Facebook Chianti Classico. E a breve anche una versione in inglese, con l’obiettivo di coinvolgere il pubblico di tutto il mondo tramite una Global Page e di creare un contest dedicato negli USA.


Uno dei marchi del vino italiano più affermati del web lancia una sfida agli appassionati: un quiz “social” per testare le proprie competenze sulla Denominazione, una competition rivolta a 65,260 partecipanti

Come vi avevo annunciato, ad aprile, durante Vinitaly, è stato presentato alla stampa il nuovo gioco del Chianti Classico, realizzato in collaborazione con Giochi Briosi, per la loro linea Vinus, dedicata al mondo del vino.

Dalla collaborazione con la casa fiorentina produttrice di giochi da tavolo è nato un “trivial” sulla denominazione, sulla sua storia, sulle sue tradizioni e, ovviamente, sul vino Gallo Nero. Le 360 domande infatti toccano un ventaglio ampio di campi, come la cultura gastronomica, le competenze tecniche di pratiche enologiche della DOCG, indicazioni di sommellerie, il sapere antico dei detti del Chianti… un vero e proprio test a 360° sulla variegata realtà chiantigiana, che si può definire, a buon diritto, una sfaccettatura della “toscanità” divenuta il volto della Toscana tout court, di cui il Chianti Classico è un portabandiera nel mondo.

Il Consorzio, dopo aver lanciato la sfida “cartacea” con Giochi Briosi, ha sviluppato anche una versione on line, che sarà lanciata oggi sulla pagina Facebook Chianti Classico. Lo sviluppo social è stato stimolato dai risultati della comunicazione on line del Consorzio, in crescita costante in termini di pubblico coinvolto. Proprio Vinitaly è stato un banco di prova importante: un gruppo di ricercatori ha analizzato la semantica dei social media e #chianticlassico è stato l’hashtag più popolare, mentre il logo del Gallo Nero è stato il terzo più fotografato e rilanciato (fonte Maxfone).

Per questa base attiva di appassionati così fedeli è stato dunque studiata una versione social del gioco del Chianti Classico, adattando la socialità di un gioco da tavolo al mondo del web. Sulla pagina ufficiale del Consorzio, sarà pubblicata una domanda alla settimana, tra quelle del gioco originale, a cui potranno rispondere tutti. In onore della data della prima definizione dei confini del territorio, 24 settembre 1716, la pubblicazione è programmata alle 17:16, tutti i mercoledì a partire dal prossimo 5 luglio. Il vincitore, vale a dire chi commenta per primo dando la risposta corretta, viene proclamato il giorno successivo, e a lui è riservata un’esclusiva sorpresa da scoprire nel cuore del terra del Gallo Nero, a Casa Chianti Classico (www.casachianticlassico.it): così gli esperti di Gallo Nero potranno fare un viaggio in quella realtà che hanno dimostrato di conoscere così bene.

Per ora infatti il quiz sarà lanciato solo in Italia, ma è in fase di realizzazione anche una versione in inglese, con l’obiettivo di coinvolgere il pubblico di tutto il mondo tramite una Global Page e di creare un contest dedicato negli USA, il cui mercato nel 2016 ha assorbito il 32% della produzione e che oggi prospetta una crescita ulteriore, confermandosi sempre più un paese di amanti del vino Gallo Nero.

Formazione. Corso di laurea in viticoltura ed enologia

È uscito il bando di ammissione al nuovo corso di laurea promosso nell'ambito del C3A. Iscrizioni alla prova di ammissione aperte dal 30 giugno.

È uscito il bando di ammissione al nuovo corso di laurea in viticoltura ed enologia, promosso nell'ambito del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (C3A), struttura accademica congiunta dell’Università di Trento e della Fondazione Edmund Mach. 

Gli studenti hanno tempo per iscriversi alla prova di ammissione dal 30 giugno al 28 agosto (entro le ore 12). La prova è fissata per venerdì 8 settembre, con numero programmato di 75 posti e sede di lezioni e attività a San Michele all’Adige.

Tra le specificità del nuovo corso, che ha ottenuto l'accreditamento dall'Agenzia nazionale per la valutazione della qualità della ricerca, ci sono l’attenzione per l’agricoltura sostenibile e la viticoltura di montagna, un approccio più sperimentale che permetta ai giovani in formazione di fare molta attività di laboratorio, sul campo e in cantina, grazie alle strutture di FEM.

“Questa attivazione rappresenta la valorizzazione di un percorso durato vent’anni, due decenni durante i quali, passo dopo passo e facendo tesoro dell’esperienza pluriennale dell’omonimo corso interateneo, abbiamo costruito un’offerta didattica all’avanguardia, fino a trasformare la Fondazione in una vera e propria sede universitaria”, sottolinea il presidente della Fondazione Edmund Mach, Andrea Segrè. “Attraverso la costituzione del Centro congiunto C3A – prosegue Segrè – è stato coronato un processo virtuoso. FEM ora è protagonista di una filiera formativa completa, dalle superiori al diploma universitario, che mette a disposizione degli studenti competenze, infrastrutture, campi sperimentali e laboratori all’avanguardia”.

“La notizia del parere positivo dell'Agenzia Nazionale di Valutazione per l'accreditamento della laurea in Viticoltura e Enologia del Centro Agricoltura, Alimenti e Ambiente - spiega il rettore Paolo Collini- giunge certamente non inaspettata ma sicuramente gradita. Una soddisfazione che condivido con il presidente Segrè che ha creduto nella validità della nostra alleanza. L'avvio del corso di laurea segna però anche una era nuova per la nostra università che per la prima volta è titolare, grazie al centro condiviso con la Fondazione Edmund Mach, di un percorso formativo destinato a formare figure professionali per il settore vitivinicolo, un settore strategico fondamentale per il nostro territorio. Il primo tangibile risultato della capacità delle nostre istituzioni, l'Università e la Fondazione Mach di fare sistema. Un primo passo destinato ad aprire una strada di sviluppo delle nostre attività in campi nuovi. Un risultato anche per il Trentino che orgogliosamente può ora avere il corso di studio che la sua storia e le straordinarie competenze della Fondazione meritano”.

“Il Corso di studio intende anche caratterizzarsi per una connotazione internazionale in quanto fornisce agli studenti la possibilità di completare e arricchire la formazione con esperienze in altri Paesi europei anche con accordi di doppio titolo – spiega la direttrice del centro C3A, Ilaria Pertot –. I tirocini pratico-applicativi potranno essere svolti, infatti, anche in Paesi extraeuropei”.

Il corso di laurea in Viticoltura ed Enologia formerà figure professionali dotate di una preparazione calibrata per espletare il ruolo di Enologo. Il laureato in Viticoltura ed Enologia sarà dunque in grado di soddisfare le esigenze nei settori della produzione delle uve con particolare attenzione agli aspetti di sostenibilità ambientale e tutela del territorio viticolo, e nella trasformazione delle stesse, la produzione di vini e altri prodotti vitivinicoli, il controllo di qualità e la gestione economica globale della filiera stessa.

L’obiettivo è offrire agli studenti conoscenze (dalla matematica alla fisica, dalla chimica alla botanica, dalla patologia vegetale alla chimica degli alimenti all’economia ed estimo rurale, dall’informatica all’inglese) e competenze spendibili in modo efficace nel mondo del lavoro
Struttura. La struttura didattica del Corso di laurea in Viticoltura ed Enologia è elaborata sulla base delle linee guida proposte dall'Organisation Internationale de la Vigne et du Vin (OIV, Parigi), rispecchiando quella degli analoghi corsi universitari di altri paesi europei e comprendendo, oltre a discipline di base, discipline caratterizzanti, affini e integrative per lo più a carattere professionale e tecnico, nonché altre attività formative.

Il corso di laurea si articola in tre anni. Durante il primo anno lo studente acquisirà le conoscenze di base mediante lezioni teoriche ed esercitazioni in aula e in laboratorio. Nel secondo anno alle lezioni teoriche delle materie caratterizzanti si affiancheranno laboratori, seminari, viaggi di studio. Nel terzo anno verrà completato lo studio delle le materie caratterizzanti ed affini, si svolgerà un tirocinio pratico-applicativo e si realizzerà un elaborato finale. Le attività di tirocinio e quelle per la predisposizione dell’elaborato finale potranno essere svolte presso qualificate aziende produttive presenti sul territorio e istituzioni italiane o straniere.

Il Centro3A è una struttura accademica congiunta dell'Università di Trento e della Fondazione Edmund Mach, nata nel 2016 per valorizzare le consolidate collaborazioni tra le due istituzioni, sia in ambito di ricerca sia in quello didattico, nel settore agro-alimentare ed ambientale.

Il Centro intende favorire lo sviluppo di attività di ricerca scientifica e formazione di alto livello nei settori dell’agricoltura intensiva, di pregio e intelligente, puntando sulla produzione alimenti di qualità, e mirando alla riduzione dell’impatto ambientale e ad un uso sostenibile delle risorse. Le attività di ricerca sono orientate allo sviluppo di un sistema agricolo capace di reagire agli stress ambientali biotici e abiotici con tecniche agronomiche a basso impatto, la sostituzione dei pesticidi sintetici con principi attivi basati su molecole e microrganismi presenti in natura e l’impiego di varietà resilienti in combinazione con microorganismi benefici.

"50 Top Pizza", la nuova mappa della pizza italiana

La guida online ridisegna la mappa della Pizza Italiana. La Campania conferma la sua leadership ma alle sue spalle tante sorprese. Lombardia e Trentino Alto Adige ai vertici delle classifiche regionali. E a New York, venerdì 30 giugno saranno svelate le migliori pizzerie fuori da confini italiani.


Prosegue il conto alla rovescia verso il 20 luglio, giorno in cui, negli splendidi scenari di Castel dell’Ovo, verranno svelate le migliori pizzerie dello Stivale secondo 50 Top Pizza, la prima guida on line interamente dedicata al prodotto più iconico del Bel Paese.


Una classifica stilata in forma anonima da ben 100 ispettori che hanno visitato migliaia di locali, valutandoli sulla base della qualità e della ricerca ma anche del servizio, dell’arredamento, della carta dei vini e delle birre.

Il progetto, edito da Formamentis e curato da Luciano Pignataro, giornalista enogastronomico, e da Barbara Guerra e Albert Sapere, ideatori de Le Strade della Mozzarella (LSDM), è ormai entrato nella fase calda: proprio in questi giorni infatti, con cadenza quotidiana, il sito www.50toppizza.com continua con il suo countdown, ormai entrato nella lista delle migliori cento. E, pur non anticipando ovviamente i nomi dei locali ancora in lizza, l’organizzazione è già da ora in grado di fornire alcuni dati interessanti.

A livello regionale, come da molti ipotizzato, spicca la Campania, terra d’elezione della pizza, che guida il gruppo con ben 23 locali nei primi 100. A comporre il podio due regioni che, nell’immaginario collettivo, non fanno certo della pizza un cavallo di battaglia. Stiamo parlando della Lombardia (13) e del Trentino Alto Adige (10). Subito a ruota, staccati di un’incollatura, un agguerrito gruppetto di inseguitori: Veneto e Toscana ex aequo (9), così come Lazio e Puglia (8).

“Una classifica che testimonia di una qualità diffusa – sottolinea Giuseppe Melara, Direttore di Formamentis – che va da nord a sud. Considerate che, secondo le nostre proiezioni, sono ben 15 le regioni rappresentate nelle posizioni di eccellenza. Un risultato interessante da analizzare, in attesa, evidentemente, di scoprire il 20 luglio le migliori pizzerie del nostro Paese”.

E intanto il prossimo appuntamento ha un gusto decisamente cosmopolita. Venerdì 30 giugno, infatti, a New York saranno svelate le migliori pizzerie fuori da confini italiani; in gara diversi stili e le migliori pizzerie per ogni continente: Premio New York Style e Chicago Style, Migliore Pizzeria Oceania Style, Asia Style, Nord Europa Style, Giappone Style, Sud America Style.

Vitivinicoltura. Ambiente, metodi di analisi, pratiche enologiche, formazione del sommelier. Ecco le nuove risoluzioni OIV


La 15a Assemblea generale dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV), tenutasi il 2 giugno 2017 a Sofia (Bulgaria), ha adottato un totale di 22 risoluzioni.


Nell'ambito del 40° Congresso mondiale della vigna e del vino, l'assemblea generale dell'Oiv ha adottato alcune nuove risoluzioni al fine di adattare le esistenti norme vitivinicole internazionali alle nuove sfide della filiera nonché alle nuove necessità del consumatore. Le nuove risoluzioni hanno ottenuto il consenso dei 46 Stati membri dell'Oiv e completeranno il "Codice internazionale delle pratiche enologiche", il "Codex enologico internazionale" e la "Raccolta internazionale dei metodi di analisi".


Decisioni riguardanti la viticoltura e l'ambiente

Nell'ambito della viticoltura, l'OIV ha adottato un procedimento standard per la selezione clonale delle varietà di vite (Risoluzione OIV-VITI 564A-2017) che tiene conto dei progressi compiuti nell'ambito della ricerca scientifica e delle tecniche diagnostiche, oltre che dei diversi criteri applicati negli Stati membri dell'OIV. Tra i vari punti del procedimento figura la definizione del termine "clone selezionato". Vi sono inoltre descritti diversi parametri concernenti le attitudini colturali dei candidati-cloni per varietà di vite, quali i dati fenologici, le caratteristiche di suscettibilità e/o i fattori che incidono sulle caratteristiche di resistenza, i parametri della resa e quelli qualitativi.

Linee guida ufficiali per il riconoscimento delle collezioni di vite su scala internazionale (Risoluzione OIV-VITI 539-2017). Queste linee guida propongono una serie di criteri da rispettare al fine di convergere su una norma internazionale destinata all'armonizzazione dei criteri, dell'utilità e dell'efficienza delle risorse genetiche. Le collezioni di vite che rispettano tali criteri beneficeranno del riconoscimento dell'OIV e dell'inserimento nella lista delle varietà e delle collezioni dell'OIV, consultabile sul sito web dell'Organizzazione.

Decisioni riguardanti le pratiche enologiche
Varie risoluzioni riguardanti nuove pratiche enologiche andranno a integrare il Codice internazionale delle pratiche enologiche dell'OIV, in particolare:
Trattamento dei mosti con solfato di calcio per i vini liquorosi (Risoluzione OIV-OENO 583-2017). Gli obiettivi di questa pratica sono: produrre vini liquorosi equilibrati dal punto di vista organolettico, favorire una buona evoluzione biologica e una corretta conservazione dei vini liquorosi e correggere un'insufficienza di acidità naturale. La dose di solfato di calcio non deve essere superiore a 2 g/L poiché essa consente di raggiungere il pH 3.2, adatto alla vinificazione di questi mosti. Il contenuto residuo di solfati nei vini non deve superare il limite fissato dall'OIV.

Il trattamento dei vini con fibre vegetali selettive (Risoluzione OIV-OENO 582-2017). L'obiettivo di questa pratica è la riduzione del tenore di ocratossina A nei vini e del numero e del contenuto dei residui di prodotti fitosanitari individuati nei vini. Le fibre vegetali selettive vengono utilizzate come coadiuvanti tecnologici e possono essere immesse durante la filtrazione ad alluvionaggio continuo o come componenti di uno strato filtrante. La dose raccomandata si determina in base alla tecnica di filtrazione utilizzata e non deve essere superiore a 1,5 kg/m2 di superficie filtrante.

Nell'ambito della disacidificazione chimica dei mosti, l'OIV ha ammesso il trattamento dei mosti con carbonato di potassio (Risoluzione OIV-OENO 580-2017). Questo nuovo coadiuvante tecnologico andrà a completare la lista dei prodotti autorizzati per la riduzione dell'acidità titolabile e dell'acidità reale.

Trattamento dei mosti e dei vini mediante lieviti inattivati a tenore garantito di glutatione (Risoluzioni OIV-OENO 532-2017 e OIV-OENO 533-2017). Queste pratiche hanno l'obiettivo di favorire il metabolismo dei lieviti mediante l'apporto di composti nutritivi naturali e di limitare l'ossidazione nei mosti e nei vini di alcuni composti aromatici varietali liberati dal metabolismo del lievito, in particolare i tioli. La dose utilizzata di glutatione, apportata direttamente o tramite i lieviti a tenore garantito di glutatione, non deve superare i 20 mg/L per evitare qualsiasi rischio di riduzione nonché la comparsa di sapore di lievito.

Decisioni riguardanti le specificazioni dei prodotti enologici

Le seguenti monografie andranno a integrare il Codex enologico internazionale, in particolare:
L'aggiornamento della monografia sui lieviti Saccharomyces (Risoluzione OIV-OENO 576A-2017). Possono essere utilizzare diverse forme di lieviti selezionati Saccharomyces. Questa monografia è corredata da specificazioni dettagliate, in particolare riguardanti la percentuale di estratto secco e il contenuto di lieviti rivivificabili in base alle diverse forme. La monografia va dunque a completare la pratica enologica.

Una monografia sui lieviti non-Saccharomyces (Risoluzione OIV-OENO 576B-2017) usati per inoculare uve, mosti e vini. Poiché un'aggiunta di lieviti non-Saccharomyces potrebbe non essere sufficiente al completamento della fermentazione alcolica, l'inoculazione di lieviti non-Saccharomyces può essere seguita da un'inoculazione di lieviti Saccharomyces oppure essere effettuata simultaneamente a essa. Questa monografia è corredata da specificazioni dettagliate, in particolare riguardanti la percentuale di estratto secco e il contenuto di lieviti rivivificabili in base alle diverse forme. La monografia va dunque a completare la pratica enologica.

Aggiornamento della monografia sui tannini relativa al metodo per la determinazione dei polifenoli (Risoluzione OIV-OENO 574-2017). Questo nuovo metodo, basato sull'analisi gravimetrica mediante estrazione in fase solida o SPE, è mirato a misurare la concentrazione dei polifenoli nelle preparazioni di tannini enologici.

La monografia sul glutatione che completa la pratica enologica (Risoluzione OIV-OENO 571-2017). Il glutatione viene adoperato per le sue proprietà antiossidanti in grado di contrastare i fenomeni ossidativi nei mosti e nei vini e di proteggere i composti aromatici. Questa monografia è corredata da specificazioni dettagliate, in particolare riguardo al contenuto di glutatione ridotto, che deve essere superiore al 98%.

Monografia sul poliaspartato di potassio (Risoluzione OIV-OENO 572-2017). Il poliaspartato di potassio per uso enologico viene preparato esclusivamente a partire dall'acido L-aspartico. Questa monografia è corredata da specificazioni dettagliate, in particolare riguardo al grado di sostituzione del sale di potassio, che deve essere almeno del 91,5% per garantire una solubilità ottimale.

Monografia sulle fibre vegetali selettive (Risoluzione OIV-OENO 578-2017). Le fibre vegetali selettive derivano da parti commestibili di alcune piante, generalmente di origine cerealicola. Le fibre vegetali selettive possiedono un contenuto totale di composti parietali insolubili pari ad almeno il 90% (m/m). Questa monografia è corredata da specificazioni dettagliate, in particolare riguardo alla capacità di adsorbimento di alcuni pesticidi e di ocratossina A.

Revisione della monografia sui copolimeri PVI/PVP relativa al limite massimo di ferro, che viene portato a 5 mg/kg di sostanza (Risoluzione OIV-OENO 605-2017).

Decisioni riguardanti i metodi di analisi
Nel corso di questa seduta sono stati adottati nuovi metodi di analisi destinati a completare il corpus analitico dell'OIV. Nello specifico:
Metodo per la determinazione del 1,2-propandiolo e del 2,3-butandiolo nei mosti e nei vini (Risoluzione OIV-OENO 589-2017). Questo metodo si applica alla determinazione del 1,2-propandiolo e del 2,3-butandiolo che si formano a seguito dei processi fermentativi. Questi composti sono praticamente assenti nei mosti non fermentati, ma presenti entro certi limiti nei vini. Gli estratti sono analizzati direttamente mediante GC-MS su una colonna polare. La rilevazione è effettuata grazie al tempo di ritenzione e allo spettrometro di massa.

Metodo per la determinazione del rapporto isotopico 13C/12C nel glucosio, fruttosio, glicerolo ed etanolo presenti nei prodotti di origine vitivinicola mediante cromatografia liquida ad alta prestazione accoppiata a spettrometria di massa isotopica (Risoluzione OIV-OENO 479-2017). Questo metodo di tipo II per il glucosio, il fruttosio e il glicerolo e di tipo III per l'etanolo, si basa sull'ossidazione chimica della materia organica in CO2 e consente di determinare il rapporto isotopico 13C/12C nei composti mediante spettrometria di massa isotopica.

Un metodo relativo alla rilevazione della chitinasi e delle proteine taumatina-simili nei vini bianchi (Risoluzione OIV-OENO 529-2017). Questo metodo immunologico semi-quantitativo di immunoprinting consente di ottenere un risultato in termini di presenza o assenza delle proteine instabili nei vini. Consente di individuare la chitinasi e le proteine taumatina-simili nei vini partendo da una concentrazione complessiva di 1 mg/L.

Per quanto concerne le bevande spiritose di origine vitivinicola, sono tre i metodi che andranno a integrare la Raccolta dell'OIV.
Aggiornamento del metodo per la determinazione del carbammato d'etile (Risoluzione OIV-OENO 590-2017). Il principio di questo metodo si basa sulla determinazione del carbammato di etile nelle bevande spiritose mediante gascromatografia-spettrometria di massa (GC-MS). Esso di applica sia alle bevande spiritose di origine vitivinicola il cui estratto secco è inferiore a 20 g/L, sia a quelle il cui estratto secco è superiore a 20 g/L.

Introduzione della definizione di "titolo alcolometrico apparente" (TAA) (Risoluzione OIV-OENO 587-2017), che è pari al numero di litri d'alcol etilico contenuti in 100 litri di miscela idroalcolica avente la stessa massa volumica dell'alcolico o della bevanda spiritosa. Pertanto, il TAA si ottiene direttamente dalla massa volumica del prodotto non distillato. Il TAA si esprime in % vol. L'introduzione del principio di obscuration (Risoluzione OIV-OENO 588-2017), che si definisce come la differenza tra il titolo alcolometrico volumico effettivo e il titolo alcolometrico apparente, espressi in % vol.

Decisioni riguardanti l'economia e il diritto

L'OIV ha inoltre adottato una raccomandazione per la creazione di corsi di formazione per sommelier (Risoluzione OIV-ECO 568-2017). I corsi di formazione per sommelier devono garantire che il sommelier acquisisca le competenze che gli consentano di svolgere efficacemente il ruolo descritto nella risoluzione OIV-ECO 474-2014. Ai sensi della Classificazione internazionale standard dell'istruzione dell'UNESCO, il livello di istruzione minimo di un corso di formazione per sommelier è il Livello 4 o certificazione professionale di livello equivalente, che prepara all'entrata nel mercato del lavoro. La durata minima del corso è di 600 ore di insegnamento distribuite in base allo specifico piano di studi.

Infine, l'OIV ha adottato una risoluzione relativa all'applicazione dei principi della produzione sostenibile alla produzione di distillati, acquaviti e bevande spiritose di origine vitivinicola (Risoluzione OIV-ECO 501-2017). Questo documento fornisce raccomandazioni per l'applicazione de cinque principi generali della produzione sostenibile in vitivinicoltura, come definiti nella risoluzione CST 518-2016. Il documento contempla i processi di produzione di distillati, acquaviti e bevande spiritose di origine vitivinicola come definiti nella parte 1, capitolo 7, del Codice internazionale delle pratiche enologiche.

I testi integrali delle risoluzioni adottate dalla 15a Assemblea generale dell'OIV saranno consultabili prossimamente sul sito web dell'Organizzazione.

martedì 27 giugno 2017

Agricoltura, emergenza siccità: i consigli del CREA

Il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria apporta un contributo con una serie di conoscenze, tra queste un nuovo progetto sull’agricoltura digitale.



Il fenomeno della siccità che si sta abbattendo intensamente in questi giorni sul nostro Paese va letto alla luce del cambiamento climatico globale e della variabilità delle precipitazioni, che si stanno accentuando sempre di più nel corso degli ultimi anni.


Per limitare i danni derivanti all’agricoltura è indispensabile soccorrere tempestivamente con l’irrigazione le colture. Per tentare di ovviare alla penuria di acqua negli invasi, le aziende dovranno, quindi, essere dotate di impianti irrigui ad alta efficienza, calibrandone gli interventi in base alle fenofasi (le fasi di sviluppo delle colture) più sensibili alla carenza idrica. Grazie a tali accorgimenti, sarà possibile scongiurare il rischio di compromettere il raccolto dell’annata o dell’impianto stesso in caso di colture perenni.

In tal senso la ricerca del CREA può apportare il suo contributo con una serie di conoscenze da tradursi in buone pratiche. Uno fra tutti, il progetto che sta per vedere la luce sull’agricoltura digitale. Si tratta di una vera e propria rivoluzione tecnica e culturale che utilizza le conoscenze già acquisite per raggiungere la sostenibilità, con pratiche agricole ad alto uso di informazioni. Ne deriverà, infatti, la realizzazione di DSS (Decision Support System), un sistema integrato di conoscenze teoriche, previsioni climatiche e informazioni provenienti da sensori (nel terreno 0 a contatto della vegetazione) e/o da radiometri trasportati da veicoli che si muovono in campo o che sorvolano il campo (a bordo di droni), il territorio (su velivoli leggeri), la regione (telerilevamento da satelliti).

I DSS, quindi, si dimostrano uno strumento efficace di gestione della risorsa idrica, assistendo l’agricoltore nel dosare i volumi irrigui in funzione delle caratteristiche del suolo, della vegetazione e della sensibilità agli stress ambientali della specie coltivata.

Inoltre, anche le specie vegetali dovranno adeguarsi all’insufficienza di acqua. Attualmente il miglioramento genetico non va ad individuare un singolo gene di resistenza alla siccità, ma i tratti distintivi (e le relative sequenze geniche) che consentono alle piante di produrre (o di resistere) in condizioni di carenza idrica. Tali tecniche però richiedono tempi di realizzazione non immediati.

Collisioni Progetto Vino, è esperienza langhe con le vigne storiche dei grandi crus del vino Barolo

Nell'ambito di Collisioni, si rinnova l'appuntamento con il Progetto Vino, un incoming di esperti a Barolo nei giorni del Festival per una serie di degustazioni, visite in cantina, tour, walk-around tasting, pranzi e cene con produttori e consorzi per far vivere agli ospiti internazionali il territorio e i vini piemontesi e italiani. La Cantina Sordo Giovanni di Castiglione Falletto presente con i suoi crus.


Il vino, ormai da quattro anni, è diventato uno dei temi centrali che animano Collisioni che insieme alla sua proposta artistica, letteraria e musicale, ha voluto integrare un progetto dedicato alla cultura enogastronomica italiana.

Giunto alla sua nona edizione, Collisioni viene considerato da gran parte della critica come il miglior festival in Italia per la sua formula innovativa e la capacità di parlare a un pubblico trasversale, proponendo musica, letteratura, cinema, enogastronomia in un ambiente suggestivo dove si respira grande libertà. 

Cultura, territorio, enogastronomia e spettacolo, nel magnifico paesaggio delle Langhe piemontesi, così Collisioni è diventato un modello vincente. I grandi mostri sacri della musica mondiale, i premi Nobel, le leggende viventi della letteratura, del giornalismo e del cinema e non ultime le grandi star del mondo del vino: sono queste le anime che hanno decretato il successo internazionale di Collisioni, il primo festival agrirock d’Europa.

Collisioni si svolge a Barolo, nuova mecca della cultura, meta del turismo internazionale e da qualche anno epicentro del territorio Unesco Piemonte, unico paesaggio vitivinicolo italiano ad aver meritato questo riconoscimento. Un paese trasformato per un weekend in un grande palcoscenico non-stop dove ogni piazza e via del paese si anima di incontri con i più prestigiosi nomi della letteratura mondiale, della musica, del giornalismo e dello spettacolo, installazioni artistiche, performance musicali e teatrali e grandi concerti con le più importanti star del panorama internazionale, ma anche enogastronomia, vino e tradizione culinaria.

La centralità dei grandi prodotti dell’enogastronomia italiana è un elemento essenziale dell’anima e dello spirito di Collisioni che si rinnova a ogni edizione grazie al Progetto Vino. Ideato e diretto dallo scrittore ed esperto di vino Ian D’agata, ha l’obiettivo di dar voce alla regionalità e alla ricchezza di quello straordinario tesoro che è il patrimonio vinicolo italiano. Come per le scorse edizioni, l'evento si avvale di un panel di ospiti provenienti da tutto il mondo, appositamente selezionati da Ian D'Agata: “Sono tanti i giornalisti e i sommelier che mi chiedono ogni anno di intervenire. Naturalmente devo operare un’attenta selezione. Quello che mi preme maggiormente è portare nel parterre di Collisioni solo chi realmente decide ogni giorno le sorti dei vini italiani nei mercati consolidati e in quelli emergenti. Soltanto così questo progetto rappresenta un’opportunità di crescita concreta e contribuisce a diffondere nel mondo il meglio dei nostri prodotti”.

La scelta degli invitati rappresenta la vera cifra stilistica di Collisioni e del Progetto, perché caratterizza la qualità e lo stile della manifestazione, che cresce ogni anno grazie al sostegno dei tanti consorzi e produttori che hanno creduto nella formula e contribuito a farla crescere nel tempo, trasformandola in un appuntamento ricorrente e ambito dai professionisti di tutte le nazioni. A fianco delle Regioni e dei maggiori Consorzi sono sempre più numerose le realtà pubbliche e private che aderiscono ogni anno al Progetto Vino e sostengono la sua crescita con degustazioni dedicate al vino e non solo. Tra queste volevo segnalare, per importanza e legame con il territorio, la Cantina Sordo Giovanni di Castiglione Falletto, partner del Collisioni Progetto Vino 2017.

Giovedì 13 luglio 2017, dalle ore 17.00 la Cantina Sordo organizzerà uno specifico evento per l’occasione: #BEVISORDO A COLLISIONI, un evento dedicato ai “FANTASTICI 8 CRUS DI BAROLO 2013” un’esclusività dell’azienda agricola guidata da Giorgio Sordo.

Il programma prevede la visita guidata alla parte storica della cantina, fondata nel 1912, per poi arrivare alla nuova cantina, un progetto architettonico terminato nel 2016; qui si terrà la degustazione degli 8 Crus di Barolo Sordo a cui parteciperanno esperti, opinion leader, sommelier, influencer e giornalisti da tutto il mondo.

La degustazione sarà commentata dall’intervento straordinario di Ian D’Agata, che ricordo è anche Direttore scientifico a Vinitaly International Academy e consulente scientifico a Vinitaly International. In tale occasione sarà presentato in anteprima il suo nuovo libro scritto in collaborazione con Michele Longo Vicedirettore Iandagata.com e Member of wineducationalboard.com (W.E.B) e Lingzi He, dal titolo “Barolo and Barbaresco: A land of magical terroirs and crus”.

Seguirà una cena in cantina con prodotti tipici del territorio a cura dello chef Danilo Lorusso del Ristorante La Crota di Roddi (CN) www.ristorantelacrotalanghe.it

La Cantina Sordo sarà inoltre presente durante tutta la manifestazione Collisioni Agrirock dal 14 al 18 luglio con il Barolo Sordo all’interno del palco “Wine & Food” e nei prestigiosi private tasting dislocati a Barolo durante il Festival.

Informazioni e programma completo su www.collisioni.it/

AZIENDA AGRICOLA SORDO GIOVANNI
Via Alba Barolo 175
Borgata Garbelletto
12060 Castiglione Falletto (CN)
Italia
Tel. +39 0173 62853
Fax +39 0173 462056
info@sordogiovanni.it
www.sordogiovanni.it

lunedì 26 giugno 2017

Vini rosati: un fenomeno in crescita. E a Roma torna Bererosa per rafforzare l’immagine e la conoscenza dei pink wine made in Italy

25 milioni di ettolitri i consumi mondiali previsti per il 2018. Il 6 luglio a Roma, presso gli spazi di Palazzo Brancaccio, di scena la sesta edizione della manifestazione di Cucina&Vini. E il rosa nel calice impazza nel mondo social.

Il fascino di Palazzo Brancaccio con il suo bellissimo giardino, la magia dell’estate romana, oltre duecento etichette di rosati provenienti da tutta Italia, abbinate alla sfiziosa proposta street food che spazia dalle originali reinterpretazioni del tipico maritozzo romano ai fritti ascolani. Tutto questo è Bererosa 2017, sesta edizione della manifestazione organizzata da Cucina & Vini per celebrare i migliori vini rosati italiani, fermi e spumanti.

Bererosa anche quest’anno torna nella storica dimora ottocenteca nel cuore di Roma per una serata glamour a tinte ‘pink’ che nell’edizione 2016 ha registrato il boom di 3500 presenze. L’appuntamento, aperto a tutti (costo biglietto 15 euro), è per giovedì 6 luglio dalle ore 17.00 alle 23.00 (dalle 15.30 per la stampa) con degustazioni in compagnia dei produttori per scoprire il meglio delle loro etichette en rose.

“Rafforzare l’immagine e la conoscenza dei rosati italiani - spiega Francesco D’Agostino, direttore di Cucina & Vini - è l’obiettivo di Bererosa, che in ogni edizione pone al centro il forte appeal di questa tipologia e la conseguente necessità di lavorare sulla loro promozione per coglierne in pieno le potenzialità che dentro i nostri confini sono ancora poco sfruttate e che invece all’estero trovano maggiori sbocchi. Malgrado sia un vino spesso definito intrigante e dalla grande semplicità, che lo rende ‘comprensibile’ pure ai non intenditori, ancora oggi il rosato fatica per esempio ad essere presente in maniera capillare nelle enoteche e nelle carte dei ristoranti nazionali. Eppure, avanza il livello di gradimento tra i Millennials e tra i social addicted che si informano su Internet, condividono, twittano e esprimono opinioni a colpi di like e hashtag all’insegna del rosa”.

Sui social è "Pink Wine" 

Secondo una ricognizione interna, se l’immaginario collettivo metterebbe anche su Internet e sui social la grandeur francese al primo posto, con la parola iconica ‘rosè’, a sorpresa è invece la locuzione ‘pink wine’ quella più popolare e più utilizzata per indicare i vini rosati: sono 177 milioni i risultati prodotti su Google - con Stati Uniti, Australia, Regno Unito sul podio dei Paesi dove si registra negli ultimi sette giorni il più alto numero di ricerche al mondo, digitando appunto ‘pink wine’ (fonte Google Trends) - mentre l’omonimo hashtag risponde a oltre 29mila post pubblici su Instagram e a circa 25mila su Twitter. A grande distanza, con più di 5,1 milioni di risultati sul motore di ricerca, segue vin rosé che solo sulla piattaforma di condivisione d’immagini segna oltre 7.500 post pubblici con il rispettivo hashtag #vinrose. Fanalino di coda nel linguaggio virtuale, il nostro tricolore con ‘vino rosato’ che, seppur presente su Instagram e Twitter, si ferma a 460.000 risultati prodotti su Google.

Statistiche e previsioni

Bottiglie made in Italy che negli ultimi anni hanno evidenziato un vero e proprio miglioramento sul fronte qualitativo e della valorizzazione, a cui fa eco un aumento dei consumi mondiali stimati sui 25 milioni di ettolitri nel 2018 (previsioni Euromonitor International). A fare la parte del leone, principalmente l’Europa (23,6 mln hl prodotti nel 2015, +3% sul 2014) con Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Spagna che ne consumano oltre il 70% assieme agli Stati Uniti. Il nostro Paese, in particolare, copre il 4% dei consumi globali, soprattutto attraverso le vendite nella Gdo, dove i rosati registrano un +1,3% in volume e un +3% in valore con 51,2 mln di euro ad aprile 2017 (dati Iri). Numeri che per la sola tipologia spumante salgono addirittura a +10,3% in volume e a +7,4% in valore (11,5 milioni di euro) e che comunque testimoniano la crescente attenzione da parte dei consumatori verso questi vini. Prodotti non più relegati solo al gusto femminile e all’estate, ma adatti a qualsiasi stagione e molto flessibili nell’abbinamento, sempre più apprezzati dalle fasce adulte così come dai giovani, che lo preferiscono però al calice durante l’aperitivo.

Ma se il mondo del vino si scopre comunque sempre più social e web 2.0, non è da meno il suo legame con il cibo, che a Bererosa trova ampio spazio nell’area street food: quattro postazioni dove poter scegliere ed acquistare il cibo da abbinare alle oltre 200 etichette in degustazione, con proposte declinate sul pesce (crudo e cotto), sul maritozzo romano ‘rivisitato’, sui fritti ascolani, su salumi e formaggi. In degustazione inoltre gli oli extravergine protagonisti della XXIV edizione dell’Ercole Olivario, il prestigioso concorso dedicato alle eccellenze olivicole del Bel Paese.

Ecco i protagonisti dell’area street food a Bererosa 2017

• Meglio Fresco Pescheria: Arturo & Mary, coppia nella vita e nel lavoro, saranno presenti con le loro selezioni di crudi, tra cui le ostriche, e una vasta scelta di creazione cotte;

• Il Maritozzo Rosso: nuovo ed originale format che reinventa il maritozzo, tipico lievitato romano. Da sempre conosciuti nel classico abbinamento con la panna, i maritozzi de Il Maritozzo Rosso, brand ideato da Edoardo Fraioli, sono invece arricchiti da farciture originali sia salate che dolci;

• La Bottega dell’Oliva Ascolana: sempre presente con cartocci di fritti ascolani, tra cui le olive fatte a mano nel loro laboratorio di Ascoli. Ma ci saranno anche i cremini e i piconi, dei ravioli di pasta croccante che racchiudono una morbida farcitura al formaggio.

• Le Strade della Qualità: il giovane Mirko Giannella, dopo anni di esperienza maturata nel mondo della distribuzione, ha creato Le Strade della Qualità, società specializzata in distribuzione e selezione di prodotti di alta gastronomica. Sarà presente con una selezione di salumi e formaggi.

Continua il sodalizio con Diam Bouchage, azienda di punta nella produzione di tappi in sughero, valido partner tecnico anche quest’anno.

L’elenco delle aziende a Bererosa 2017 (in aggiornamento)

• ALTO ADIGE: Muri Gries

• TRENTINO: Istituto Trento Doc (Abate Nero, Altemasi, Balter, Cantina Toblino, Cantine Ferrari, Cantine Monfort, Cesarini Sforza Spumanti, Endrizzi, Letrari, Maso Martis, Maso Nero, Moser, Revì, Rotari, Viticoltori in Avio), Redondel

• PIEMONTE: Batasiolo; La Biòca; La Scolca; Terre Miroglio

• LOMBARDIA: Guido Berlucchi; Calatroni; Castello di Gussago; Cola Battista; Ferghettina; Fratelli Berlucchi; Guerci; Le Marchesine; Manuelina; Uberti; Costa Ripa

• VENETO: Andreola; Astoria; Bortolomiol; Cavalchina; Le Manzane; Masottina; Pozzobon; Ruggeri; Tenuta Baron; Zenato

• LIGURIA: Lunae Bosoni

• EMILIA ROMAGNA: Colombarola

• TOSCANA: Il Borro; Poggio Bonelli; Tenuta Casteani

• MARCHE: Luigi Giusti; Montecappone

• ABRUZZO: Cataldi Madonna; Farnese Vini; I Fauri; Marramiero; Zaccagnini

• UMBRIA: Castello delle Regine; Feudi Spada; Le Cimate; Briziarelli

• LAZIO: La Luna del Casale; Marco Carpineti; Muscari Tomajolo; Vigne del Patrimonio

• CAMPANIA: Crateca; Marisa Cuomo; San Salvatore

• PUGLIA: Biocantine Giannattasio; Cantine PaoloLeo; Cantine San Marzano; Conte Spagnoletti Zeuli; D’Alfonso del Sordo; D’Araprì; Duca Carlo Guarini; Garofano; Giai Vini; Le Vigne di Sammarco; Mazzone; Marulli; Rivera; Spelonga; Tenuta Zicari; Torrevento; Varvaglione; Vetrére

• CALABRIA: Librandi

Bererosa 2017
Giovedì 6 luglio
Dalle 17 alle 23 a Palazzo Brancaccio
Viale del Monte Oppio, 7 - Roma
Biglietto: € 15 (calice da degustazione e sacca porta bicchiere inclusi)
Ingresso ridotto € 10 per sommelier regolarmente tesserati (Ais, Ars, Fis, Fisar, Onav ) previa esibizione tessera d’iscrizione in biglietteria.

Agricoltura e Clima. Italia: campagne devastate per caldo e siccità


Giugno bollente in Italia dove le temperature massime sono risultate superiori di 3,6 gradi la media di riferimento con un valore di 28,3 gradi mentre le precipitazioni sono risultate in calo del 65,4% provocando una crisi idrica di portata storica a livello nazionale. 


E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Ucea relativi alla seconda decade del mese che evidenzia una situazione di criticità diffusa sul territorio con nubifragi e grandine nel nord Italia che hanno aumentato i danni. Frane e allagamenti diffusi, ma anche campagne devastate a macchia di leopardo dalla Lombardia, con una forte grandinata nel bresciano con campi di mais spianati e alberi sradicati lungo i canali in diverse zone della regione, fino al Veneto dove nel trevigiano sono caduti chicchi grandi come palline da golf con serre di ortaggi e fiori divelte, campi di mais distrutti, vigneti di Prosecco rovinati.

Le precipitazioni non hanno peraltro scalfito lo stato di grave siccità dei campi perché l’acqua per poter essere assorbita dal terreno deve cadere in modo continuo e non violento mentre gli acquazzoni aggravano i danni e pericolo di frane e smottamenti. Con il prolungarsi dell’assenza di pioggia in gran parte della Penisola l’allarme siccità si è ormai esteso ad oltre i 2/3 della superficie agricola nazionale interessando praticamente tutte le regioni anche se con diversa intensità.

La situazione si sta aggravando con effetti catastrofici per la produzione con perdite ben superiori al miliardo stimato, se non pioverà nell’arco delle prossime due settimane in modo costante e non violento. Nei campi coltivati lungo tutta la Penisola con il grande caldo e la crisi idrica per gli agricoltori è sempre piu’ difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche i vigneti e gli uliveti ed il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici.

Agricoltura e irrigazione. Il Mipaaf a sostegno alle produzioni agricole e la messa in sicurezza dei territori interessati

Oltre 107 milioni di euro per la realizzazione di infrastrutture irrigue strategiche. Martina: interventi cruciali per sostegno all'agricoltura e messa in sicurezza dei territori.

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha reso noto che sono stati assegnati al Mipaaf 107,65 milioni di euro dal decreto che ripartisce il Fondo istituito per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese. 

Il provvedimento è ora all'esame delle Commissioni parlamentari competenti per materia, le quali avranno trenta giorni per rendere il proprio parere.

Il finanziamento, che si inserisce nel piano più generale per le infrastrutture strategiche del Paese, prevede la realizzazione di sei interventi riguardanti le infrastrutture idriche con una dotazione di oltre 92 milioni di euro e la difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche, cui sono destinati più di 15 milioni di euro.

Per la realizzazione delle opere i cantieri potranno prendere il via già dal 2017.

"Con questi interventi - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina - possiamo raggiungere due obiettivi fondamentali come il sostegno alle produzioni agricole e la messa in sicurezza dei territori interessati. Andiamo a intervenire anche su bacini dove in questi anni si sono verificate alluvioni o inefficienze di gestione. Le opere che abbiamo previsto sono strategiche, infatti, perché garantiscono una maggiore efficienza delle reti irrigue e un minore spreco d'acqua per le nostre produzioni alimentari. Tra gli interventi c'è la ristrutturazione di una parte del Canale Cavour, un'opera colossale che risale al 1866 e che rappresenta ancora oggi un capolavoro di ingegneria che consente alle nostre produzioni, in particolare risicole, di esistere. Sono felice che il Governo abbia confermato ancora una volta l'attenzione al settore primario, inserendo questi interventi nell'ampia strategia di sviluppo delle infrastrutture del Paese".

LE OPERE PREVISTE

-    Ristrutturazione della Rilevata Dora del Canale Cavour

-    Interventi di consolidamento dell'argine del fiume Ombrone nei pressi della città di Grosseto

-    Più efficienza nel Sistema del Montedoglio in territorio toscano e umbro

-    Sistemazione idraulica del torrente Mattinatella nel Gargano

-    Regimazione del torrente "Fosso Fiorentino" con relativa messa in sicurezza in agro del Comune di Trebisacce (CS) - tratto medio - alto

-    Sistemazione idro-geologica degli argini del torrente Valloncello in agro del comune di Amendolara (CS)

Amazon: Coldiretti, biologico cresce a 81,6 mld. Italia leader in Europa


Enoturismo. Per l'Italia il 2017 è l'anno del sorpasso

Per l’80% dei Comuni e delle Strade del Vino previsioni positive sul 2016: erano 14 milioni gli arrivi di enoturisti alle strutture e alle cantine dei territori per un valore di 2,5 miliardi di euro. Previsto un aumento di arrivi e volume d’affari per oltre il 40% dei Comuni e il 60% delle Strade del Vino.


L’enoturismo si conferma per l’Italia come una risorsa economica e culturale con ampi margini di crescita. 


Nonostante la qualità delle infrastrutture sia giudicata insufficiente da Comuni e Strade del Vino, nonostante il basso utilizzo dei moderni sistemi di comunicazione (il 76% delle Strade non ha una App per smartphone e il 4% neanche un sito internet), e l’assenza in quasi la metà dei Comuni di un ufficio dedicato, nel 2017 operatori e amministratori locali prevedono il sorpasso sul 2016. Per oltre l’80% del campione del XIII rapporto nazionale su Turismo del Vino - curato per conto di Città del Vino dall’Università di Salerno con il coordinamento scientifico del professor Giuseppe Festa, direttore del corso in Wine Business - il flusso degli arrivi in cantina e il fatturato dell’enoturismo sono aumentati o almeno rimasti stabili rispetto all’anno precedente. Gli arrivi in cantina e il valore dell’enoturismo sono aumentati per il 40,22% dei Comuni e il 60,87% delle Strade Vino. Nel 2016 il XII Rapporto stimava in 14 milioni gli arrivi enoturistici alle strutture dei territori e un valore di 2,5 miliardi di €.

Luci e ombre sull’enoturismo? Sicuramente si, ma i segnali che arrivano dal basso sono anche positivi. Tre Comuni su 4 non prevedono la tassa di soggiorno, ma chi lo fa la utilizza come una possibilità in più per la politica turistica dell’amministrazione: come l’ecomaratona del Chianti a Castelnuovo Berardenga (Si), le feste dell’uva e del vino a Bardolino (Vr), l’apertura di un ufficio dedicato a Suvereto (Li) e a Conegliano (Tv) o la manutenzione dei sentieri escursionistici ad Aymavilles (Ao). La formazione del personale di accoglienza e la conoscenza della lingua inglese sono ancora un punto debole, come in tanti casi infrastrutture, trasporti e collegamenti. Anche i rapporti tra istituzioni e operatori devono migliorare, poiché 1 Strada del Vino su 3 giudica ancora non propositivi e collaborativi i Comuni di riferimento, mentre gli stessi Comuni non hanno sotto controllo il numero di visite alla filiera enoturistica dei propri territori: solo il 4,17% fa la raccolta dati.

Di contro il livello medio dei servizi offerti dagli operatori del settore enoturistico (cantine, ristoratori, albergatori, etc.) agli enoturisti è giudicato dai Comuni sufficiente/discreto (6,76 in media), con più del 30% che si spinge a riconoscere un voto pari a 8; il 44% delle Strade ha direttamente organizzato nel 2016 più di 3 eventi e le stesse Strade del Vino sono percepite dagli operatori enoturistici come un organismo importante sul territorio nell’84% dei casi. Rimane da migliorare però l’interazione tra gli operatori del settore, i Comuni e altri soggetti pubblici, giudicata insufficiente (5,48 nella media delle risposte delle Strade del Vino).

Questi in sintesi i risultati emersi dal XIII Osservatorio, ricerca condotta attraverso due distinti questionari online coinvolgendo un campione di 25 Strade del Vino italiane e 116 Città del Vino su un totale di 420 (27,62%) e presentata durante la Convention di Città del Vino, in Umbria, al Simposio Europeo sull’Enoturismo, venerdì 23 giugno.

“Alla luce di questi risultati appare sempre più indispensabile istituire una cabina di regia a livello nazionale e almeno regionale per monitorare costantemente il fenomeno e stimolarne la crescita con adeguate politiche enoturistiche – commenta il presidente di Città del Vino, Floriano Zambon -. C’è bisogno di norme che favoriscano lo sviluppo dei territori, il finanziamento di progetti enoturistici, nuove opportunità aperte dai PSR. Insomma, oggi più che mai il settore ha bisogno d’investimenti perché può creare tanta occupazione, come dimostrano anche i dati del libro bianco delle Città del Vino presentato durante il Trentennale dalla fondazione dell’Associazione, celebrato a Roma il 21 marzo”.

“Anche la formazione del personale, dell’operatore privato e dell’operatore pubblico coinvolto nella governance del territorio a fini enoturistici, è un passaggio fondamentale per il miglioramento della progettazione, dell’organizzazione e della conduzione dei sistemi di servizio a vantaggio dei turisti del vino – aggiunge il professor Giuseppe Festa dell’Università di Salerno -. Marketing territoriale, gestione dell’accoglienza e padronanza delle lingue straniere, in particolare l’inglese, sono le competenze più necessarie e opportune”.

Frutticoltura e scienza. Melo, scoperte le regioni del genoma responsabili dello sviluppo del frutto

Un'importante ricerca scientifica sul risequenziamento del codice genetico del melo è stata pubblicata online dalla prestigiosa rivista Nature Genetics.

Un team di 25 ricercatori di Fondazione Edmund Mach, INRA di Angers, Università di Wageningen e Max Planck Institut di Tubinga ha risequenziato 64 genomi di melo attualmente coltivati in Europa, rappresentativi della variabilità del germoplasma del melo del Vecchio Continente, e ha messo in luce le parti del genoma responsabili dello sviluppo del frutto.

La ricerca, realizzata grazie a tecnologie molecolari di ultimissima generazione da un gruppo di ricercatori francesi, italiani, olandesi, tedeschi e sudafricani, consentirà al mondo scientifico di ottenere maggiori informazioni sui cromosomi del melo, perfezionare e velocizzare le attività di miglioramento genetico mirato ad ottenere varietà migliorative rispetto a quelle attualmente coltivate.

L'importante lavoro, reso possibile da un progetto europeo nell'ambito del 7° programma quadro e da un progetto francese, rappresenta, dunque, la base su cui si fonderanno tutti gli studi futuri sullo sviluppo del frutto.

La prestigiosa rivista scientifica che nel 2010 dedicò la copertina al sequenziamento del genoma melo ad opera dalla Fondazione Mach, torna dunque ad attrarre l'interesse della comunità scientifica internazionale. “L’allora prestigioso risultato è stato bissato con questa collaborazione che – spiega Riccardo Velasco, responsabile del dipartimento di Genomica e Biologia delle Piante da Frutto FEM e co-firmatario dell’articolo – oltre ad aver prodotto numerose pubblicazioni sulla variabilità esistente nel panorama del melo europeo ed aver prodotto oltre 20 mappe genetiche utilizzate anche in questa pubblicazione, ha messo le basi per il sequenziamento di un melo dal genoma “sintetico”, originato dalla varietà Golden Delicious”.

Questo melo artificiale, era stato ottenuto in Francia (INRA, Angers) negli anni Settanta dal professor Yves Lespinasse: ha i cromosomi a due a due identici (doppio aploide) e questo ha consentito ai ricercatori di assemblare un genoma pressoché perfetto. Il sequenziamento e l’assemblaggio di questo genoma artificiale, oggetto della pubblicazione scientifica, ha migliorato ulteriormente la ricostruzione dei cromosomi rispetto a 7 anni fa.

Fondamentale in questa ricerca è stata la preparazione e l'esperienza che la ricercatrice Michela Troggio e il team degli altri ricercatori FEM Luca Bianco, Diego Micheletti e Gareth Linsmith, hanno messo a disposizione del progetto, portando prossima alla perfezione la lettura del corredo cromosomico di questo melo artificiale. La sua origine dalla Golden Delicious e le dimensioni del suo genoma, 50 milioni di nucleotidi in meno del melo coltivato, hanno facilitato il lavoro dei ricercatori fino al raggiungimento del risultato riconosciuto dalla prestigiosa rivista.

Dall’articolo emergono interessantissimi dati sulle regioni del genoma che giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo del frutto, in particolare nel confronto tra le mele prodotte da una normale Golden e due di questi doppi aploidi che producono mele in miniatura.

Un altro aspetto interessante e, per certi aspetti curioso, è dato dalla comparazione con il DNA del pero, dal quale si è scoperto che risale a 25 milioni di anni fa la separazione filogenetica tra le due piante. Ma questa è solo una piccola curiosità di un imponente lavoro che avrà forte ripercussioni sul miglioramento genetico per ottenere, ad esempio, varietà di maggior qualità, ma che al contempo richiedano un minor uso di antiparassitari.

La pubblicazione scientifica 
“High-quality de novo assembly of the apple genome and methylome dynamics of early fruit development” ovvero “Assemblaggio di alta qualità del genoma del melo e analisi del metiloma nelle fasi precoci di sviluppo del frutto”
Nicolas Daccord, Jean-Marc Celton, Gareth Linsmith, Claude Becker, Nathalie Choisne, Elio Schijlen, Henri van de Geest, Luca Bianco, Diego Micheletti, Riccardo Velasco, Erica Adele Di Pierro, Jérôme Gouzy, D Jasper G Rees, Philippe Guérif, Hélène Muranty, Charles-Eric Durel, François Laurens, Yves Lespinasse, Sylvain Gaillard, Sébastien Aubourg, Hadi Quesneville, Detlef Weigel, Eric van de Weg, Michela Troggio & Etienne Bucher (2017-06-05)

DONNE DEL VINO. LA SOMMELLERIE MODERNA, ABBINAMENTI VINO-CIBO E L’APPROCCIO AL FEMMINILE

“LA VITE È DONNA. DAL BAROLO AL NERO D’AVOLA”: EVENTO SABATO 8 LUGLIO A PORTOPICCOLO SISTIANA (TRIESTE) CON LE DONNE DEL VINO.


Al ristorante è meglio proporre prima il cibo o il vino? Sarebbe utile inserire gli abbinamenti nei menù? Perché non puntare sui vini al bicchiere abbinati ai piatti? Sono solo alcuni degli argomenti in discussione nella kermesse delle Donne del Vino invitate dalla delegazione del Friuli Venezia Giulia all’evento “La vite è donna” a Portopiccolo Sistiana, magica località che si affaccia su uno specchio di mare del Golfo di Trieste tra i castelli di Miramare e di Duino.

Sabato 8 luglio la località ospiterà 77 produttrici provenienti da ogni regione per presentare l’Italia attraverso un percorso enologico unico nel suo genere: dal Barolo al Nero d’Avola, vini declinati interamente al femminile. Un viaggio tra oltre 150 etichette da Nord a Sud.

L’invito è in particolare rivolto ai sommelier che la mattinata dell’8 luglio saranno protagonisti del convegno “Gli amici di sala, sommelier per amico”.  I giornalisti e gli operatori del settore che vorranno partecipare, potranno registrarsi alla mail: friuliveneziagiulia@ledonnedelvino.com.

Sono previsti interventi della presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini, Pia Donata Berlucchi, Alessandra Fedi e un collegamento in diretta dall’America con Lidia Bastianich. Della psicologia e dei lati nascosti che si devono avere come ottimo sommelier tratterà Rossana Bettini Illy, mentre il sommelier Gianluca Castellano si occuperà di emozionalità dell’abbinamento. Intervengono Carlos Santos (Amorim Cork) e Luca Bini (designer del vetro). Modera Simona Migliore. Seguirà un trailer di films in cui si trova la figura del sommelier, a cura di Cinema Zero.

«Il convegno è l’occasione per fare il punto sulla presenza femminile fra i responsabili delle sale dei ristoranti» ha detto la delegata del Friuli Venezia Giulia Cristiana Cirielli «erano ruoli inizialmente solo maschili che da qualche anno lasciano spazio a moltissime donne ed è per questo motivo che l’Associazione Le Donne del Vino vuole parlarne».

Le donne sono circa il 30% dei Sommelier italiani e continuano ad aumentare nei corsi per chi assaggia e serve il vino così come fra gli studenti delle scuole alberghiere. La prima donna sommelier diplomata è stata la piemontese Laura Pesce nel 1972, una pioniera; la sarda Lucia Pintore è stata la prima campionessa italiana dei sommelier nel 1987, anche se prima di lei Franca Rosso di Tavagnacco (Udine) arrivò a pari merito con un uomo sommelier nel 1975 (anche se negli annali dell’Ais resta solo più il nome maschile). La prima presidente donna di un’associazione di sommelier è Graziella Cescon FISAR nel 2015 e il primo direttore di una testata dei Sommelier è stata Marzia Morganti nel 2003.

Tuttavia la presenza femminile fra chi si occupa del vino nelle sale dei ristoranti è ancora scarsa specialmente fra i “main chef sommelier” cioè i manager di strutture grandi. Eppure le donne possono dare un tocco vincente al lavoro di chi sceglie e serve i vini al ristorante: mettere in campo il loro intuito psicologico, cioè quel colpo d’occhio che aiuta a entrare in empatia con i clienti. <<Le Sommelier donne fanno vendere più vino e soprattutto le bottiglie più care>> dicono i titolari dei ristoranti newyorkesi.

Sabato alle 19 inizierà la degustazione aperta al pubblico (ingresso a 33 euro) con la presenza di una madrina d’eccezione, la scrittrice Sveva Casati Modignani. Ogni produttrice presenterà i propri vini affiancata da alcune prelibatezze della propria regione. Gli chef di Portopiccolo creeranno finger food sfiziosi.

Completerà la serata la postazione “Libero point” di Electrolux Professional dove la chef Marina Ramasso, titolare dell’Osteria del Paluch di Baldissero Torinese (Torino), offrirà a tutti i presenti alcuni piatti cucinati in diretta e ideati appositamente per l’evento. Info: www.ledonnedelvino.it

venerdì 23 giugno 2017

VINO ITALIANO, VINITALY NEGLI STATI UNITI CON MISE E ICE

AL VIA A NEW YORK IL TOUR MONDIALE DELL’INTERNATIONAL ACADEMY. MANTOVANI (DG VERONAFIERE): MERCATO ANCORA AD ALTO POTENZIALE DI CRESCITA. FORTE (DIRETTORE ICE NEW YORK): FONDAMENTALE ELEVARE IL POSIZIONAMENTO DEL VINO ITALIANO.


È New York l’obiettivo principale del vino italiano per la fine di giugno, con due appuntamenti targati Vinitaly International. 


Si parte con il Summer Fancy Food Show (25-27 giugno) e il Wine bar realizzato da Vinitaly International nell’ambito del progetto di promozione supportato dal ministero dello Sviluppo Economico (Mise) e organizzato dall’ ICE (Italian Trade Agency). Una quarantina le aziende made in Italy coinvolte in un matching del gusto con professionisti del settore e giornalisti. Sempre a New York saranno 33 i candidati Via (Vinitaly international Academy) impegnati dal 26 al 30 giugno a conseguire la certificazione di ‘Ambasciatori’ del vino italiano attraverso il brand Vinitaly.

Tra gli operatori del settore che parteciperanno ai corsi, anche 8 professionisti del vino provenienti dal colosso della ristorazione italoamericana, Batali & Bastianich Hospitality Group. Tra gli importatori statunitensi presenti, anche Total Wine & More, Vias Import Ltd, Banfi Vintners, Domaine Select, LUX Wines, Horizon Beverage Company, Chambers street wines, International Wine Imports, Southport Wines LLC. Si tratta del primo corso di certificazione negli Usa e dell’avvio del tour mondiale dedicato ai corsi VIA diretti da Ian D’Agata, le cui prossime tappe (a settembre) saranno Shanghai e Pechino.

Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Le dinamiche della domanda che registriamo negli Stati Uniti inquadrano un mercato tutt’altro che maturo, come osservato ieri anche da Sace che ha inserito gli Usa tra i 15 Paesi ad alto potenziale di crescita, con un tasso di incremento annuo delle nostre esportazioni del 5,5% da qui al 2020. E, nonostante la pausa di riflessione di questo primo quadrimestre, il vino italiano ha sino ad oggi fatto meglio dei propri competitor, con una crescita di circa il 27% nell’ultimo triennio. Veronafiere con Vinitaly si sente un attore chiave per lo sviluppo del nostro export, che persegue sia autonomamente che grazie a collaborazioni tra istituzioni, Ice e sistema fieristico, come nel caso del Fancy Food e del Piano per la promozione straordinaria del made in Italy, che oggi serve più che mai in ottica di incremento dei flussi commerciali”.

Secondo le elaborazioni Ice su base Census - Dipartimento del Commercio statunitense, nei quattro mesi di quest’anno le importazioni di vino italiano sono cresciute in valore dello 0,3% per un corrispettivo di 576,2mln di dollari. L’Italia si conferma market leader nel mercato Usa con una quota del 31,3%, seguita dalla Francia (in rimonta nel quadrimestre con +15,4% per 535,1 milioni di dollari), Nuova Zelanda, Australia e Spagna. Perdono terreno in termini di valore i bianchi (-1,7%) e i rossi (-0,9%) italiani mentre moderano la corsa gli sparkling - che lo scorso anno avevano guadagnato +33,7% -, con +6%.

"Questi dati – commenta Maurizio Forte, direttore dell'Agenzia ICE di New York –, uniti alla rilevazione dei prezzi medi di vendita del vino italiano negli USA, rispetto a quelli dei concorrenti, in particolare la Francia, confermano l'importanza e la necessità del Progetto Vino USA che il Ministero per lo Sviluppo Economico e l'Agenzia ICE lanceranno nella seconda parte del 2017. È fondamentale elevare il posizionamento del nostro vino, rafforzare la presenza nella aree interne del Paese ed allargare la conoscenza dei vitigni autoctoni e dei territori italiani”. Concludendo, il direttore Forte esprime anche “forte soddisfazione per la collaborazione con Veronafiere/Vinitaly International Academy in occasione del Summer Fancy Food di New York”.

ECCELLENZE ENOGASTRONOMICHE ITALIANE NEL MONDO. IL PROSCIUTTO TOSCANO VOLA A NEW YORK

Dal 25 al 27 giugno l’eccellenza toscana a New York per il Summer Fancy Food Show, una delle maggiori fiere di settore, con espositori provenienti da tutto il mondo.

Il Prosciutto Toscano Dop vola per il terzo anno a New York: dopo il successo delle scorse edizioni, dal 25 al 27 giugno 2017 il Consorzio tornerà al Summer Fancy Food Show, una delle fiere enogastronomiche più importanti al mondo, che si tiene ogni anno al “ The Javits Center”.

Presso lo stand 2504 della Collettiva Toscana, i buyers potranno incontrare il Presidente, il Direttore e i Consorziati del Consorzio Prosciutto Toscano, degustare il prodotto e conoscerne la storia, e informarsi sulle varie fasi della produzione.

Con il Summer Fancy Food Show il Consorzio del Prosciutto Toscano prosegue nell’attività di internazionalizzazione del brand, avviata negli ultimi anni con la partecipazione alle fiere più prestigiose del settore, come Anuga, le edizioni precedenti del Summer Fancy Food e il Sial in Canada che hanno permesso al Consorzio di avvicinare buyers, addetti del settore e consumatori di tutto il mondo.

L’obiettivo è di continuare a spingere l’export, che già oggi rappresenta il 10% del fatturato, e far conoscere qualità e il gusto del Prosciutto Toscano Dop nel mondo.

La storia

La suinicoltura toscana ha origini lontane, contadine e poderali ed il prodotto che ne deriva ha mantenuto fino ad oggi quelle caratteristiche di genuinità, gusto e sapidità che lo elevano a risultati eccellenti. Correva l’anno 1000 quando l’arte della conservazione delle carni suine nella regione Toscana ha avuto il suo consolidamento; in realtà, leggi riguardanti la macellazione del maiale e la conservazione della sua carne si rintracciano già al tempo di Carlo Magno. I contadini toscani nel periodo invernale macellavano il maiale ingrassato con passione per un anno, trasformandolo in salumi destinati al consumo familiare. Questa operazione diventava quasi una festa, in cui genuinità, gusto e sapore raggiungevano livelli di eccellenza. È però intorno al XV secolo, al tempo dei Medici, che la produzione del Prosciutto Toscano viene regolamentata con disposizioni riguardanti l’intero processo produttivo.

Consorzio

Il Consorzio del Prosciutto Toscano nasce nel 1990 con lo scopo di promuovere, valorizzare e tutelare il prodotto sul mercato nazionale ed estero, mantenendo però lo stretto legame con il territorio nel quale si inserisce: la Toscana. Nel 1996 il Prosciutto Toscano ottine l’ambito riconoscimento comunitario della DOP - “Denominazione di Origine Protetta” grazie all’impegno e al rispetto per la tradizione alimentare toscana di tutti i Consorziati, che hanno deciso di aderire con orgoglio alle precise regole stabilite dal Disciplinare di Produzione.

I suini sono scelti solo se nati, allevati e macellati in Toscana e nelle altre regioni limitrofe.Gli animali devono avere almeno 9 mesi di età ed un peso vivo tra i 144 ed i 176 kg. La lavorazione, esclusivamente di cosce fresche (non sono ammesse cosce congelate o sottoposte ad altri trattamenti di mantenimento), è effettuata solo presso prosciuttifici situati in Toscana. La salatura è eseguita a secco con l’impiego di sale, pepe e aromi naturali tipici del territorio toscano. Il sapore che ne deriva è molto caratteristico: un gusto delicato che, arricchito sapientemente da quegli aromi inconfondibili della “toscanità”, hanno reso famoso il Prosciutto Toscano.

Il controllo della produzione è effettuato da un organismo di certificazione autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali che verifica il rispetto, da partedi tutti i produttori delle regole previste nel Disciplinare di Produzione. Solo se vengono rispettate le rigide prescrizioni produttive,i prosciutti possono ottenere, dopo una lunga stagionatura, il marchio a fuoco del Consorzio raffigurante la Regione Toscana che contraddistingue il Prosciutto Toscano DOP e ne garantisce la qualità.

Il sapore delicato, il rosso cremisi delle fette, asciutte e magre, il gusto intenso esaltato da una leggera sapidità sono i tratti distintivi di una delle eccellenze dell’enogastronomia toscana. Il sapore e l’aroma lo rendono inimitabile, ma il segreto del successo del Prosciutto Toscano è dato in primo luogo dal clima perfetto per la stagionatura, caratterizzato dalle brezze, venti temperati di terra e di mare che soffiano su un territorio protetto dai venti di tramontana dalla catena degli Appennini. Un gusto delicato ma arricchito sapientemente da quegli aromi inconfondibili della “toscanità”, tipici della sua vegetazione, ricca di lentischi, mirti, ginepri, ingredienti segreti delle ricette dei produttori. Perfetto in abbinamento a pane "sciocco" ovvero rigorosamente non salato e naturalmente, nel pieno rispetto per la tradizione, un buon bicchiere di Chianti.