mercoledì 31 gennaio 2018

Il Lazio del vino nel mondo, Castel de Paolis consolida la presenza in Cina e lavora su comunicazione ed eventi in cantina

Nuovi progetti (compreso un Metodo Classico) per la storica azienda vinicola laziale che dopo i successi nell'export e i riconoscimenti in Italia e all'estero ha deciso di puntare su un nuovo approccio verso appassionati ed operatori.


La Cina si conferma il primo mercato estero per i vini di Castel de Paolis, ma anche in casa nostra non mancano le soddisfazioni per l’azienda fondata a metà degli anni ottanta da Giulio Santarelli con la consulenza di Attilio Scienza. 


L’ultima in ordine di tempo è stata la selezione di ben tre etichette nell’ambito del Merano Wine Festival, la seconda fiera italiana del vino e forse la prima per qualità essendo l’unica ad inviti*. Tre i vini di Castel de Paolis che hanno ottenuto questo prestigioso punteggio: il Frascati Superiore DOCG 2016 (70% Malvasia del Lazio, 30% Trebbiano, Bellone e Bombino), il Frascati Doc Campovecchio 2016 (70% Malvasia di Candia, 30% Trebbiano, Bellone e Bombino) ed il rosso I Quattro Mori 2012 (Syrah, Merlot, Petit Verdot e Cabernet Sauvignon). Il vino che è stato presentato nell’ambito dell’evento è stato il Frascati Superiore DOCG 2016, unico vino di Frascati, e dei Castelli Romani in genere, presente a Merano.

Fabrizio Santarelli,  seconda generazione di Castel de Paolis
“Per noi essere gli unici dell’area del Frascati e spesso anche dei Castelli Romani non è una novità - conferma Fabrizio Santarelli, seconda generazione di Castel de Paolis che ha ormai preso le redini dell’azienda - eravamo a Merano, su invito, lo siamo stati al Festival Collisioni di Barolo in degustazione davanti a circa 60 esperti e giornalisti da tutto il mondo, ma anche all’ultimo wine2wine di Verona, organizzato da Vinitaly International, come uditori di un appuntamento di fondamentale importanza per chi voglia comprendere le tendenze e il futuro del mercato del vino del prossimo futuro e specialmente in Cina.

Molti erano infatti i focus sull’Estremo Oriente e devo dire che, per quello che sono riuscito a seguire nel fitto programma ne sono uscito rinfrancato. Siamo molto avanti nel lavoro in quello che sarà sicuramente uno dei mercati del vino più importanti del futuro. Dato che tutti gli esperti intervenuti, hanno confermato che è normale impiegare almeno 4 o 5 anni per avere risultati significativi ed essendo questo il tempo da cui noi siamo presenti in Cina, siamo quindi in una posizione molto vantaggiosa e privilegiata rispetto a quasi tutte le aziende vinicole italiane che invece, si stanno affacciando ora in questo mercato”.

Castel de Paolis inoltre - forte dei premi ricevuti dalle guide nazionali (Repubblica, Bibenda, Vini Buoni d’Italia, BereBene del Gambe Rosso) dalla presenza al Merano Wine Festival ed infine alle lusinghiere valutazioni sulla rivista Vinous di Antonio Galloni (91+ per I Quattro Mori 2012 e 91 al Donna Adriana 2015) - ha deciso di puntare più e meglio sulla comunicazione, cercando di riversare verso l’esterno l’alta qualità dei propri vini, da sempre riconosciuta nella ristretta cerchia degli esperti ma poco nota al grande mondo degli appassionati e degli operatori. Per ottenere questo risultato si sta lavorando sui canali istituzionali, come sito internet e pagina Facebook, oltre all’apertura del profilo Instagram ufficiale, ma anche ad una serie di eventi che accorcino le distanze tra il territorio e le persone che si trovano poi a scegliere un vino firmato Castel de Paolis. La chiave, quindi, saranno gli appuntamenti di degustazione e intrattenimento organizzati in azienda (il primo, “Vini sotto l’albero” dello scorso 9 e 10 dicembre, è stato subito un successo) e le presentazioni dedicate agli operatori e ai giornalisti attraverso le quali trasmettere il valore di un territorio, oltre che dei vini dell’azienda.

Altre novità in cantiere riguardano nuovi mercati esteri, l’enoturismo e la creazione del primo metodo classico Castel De Paolis con la vendemmia 2018. Diamo quindi appuntamento ai prossimi eventi in azienda e nella Capitale che saranno comunicati sul sito internet istituzionale raggiungibile all’indirizzo www.casteldepaolis.com e sulla pagina Facebook ufficiale “Castel De Paolis”.

* Al Merano Wine Festival le aziende vengono selezionate dagli organizzatori ed invitate a mandare i vini. Successivamente una commissione di assaggio formata da enologi, giornalisti del settore e sommelier degusta i vini alla cieca ed i vini che ottengono almeno 88/100 sulla scala di valutazione della sommellerie internazionale possono essere ammessi all’evento.

Enoturismo. Ampliamento operatori food&wine, portale tematico, guida di accoglienza: cresce il valore dei territori a vocazione vinicola del Friuli Venezia Giulia



La Strada del Vino e Sapori del Friuli Venezia Giulia inaugura il nuovo anno con un ampliamento degli operatori food&wine aderenti, un nuovo portale tematico pensato per gli enoturisti e una guida di accoglienza fresca di stampa.


Dopo la prima parte del progetto, nato nel 2017 e coordinato da PromoTurismoFVG per creare un sistema integrato che unisce la produzione vitivinicola e agroalimentare d’eccellenza alle risorse culturali e ambientali della regione, prende il via in questi giorni l’ampliamento delle categorie aderenti.

Da quest’anno, infatti, oltre ad aziende vitivinicole, aziende agricole, strutture di ristorazione (ristoranti, trattorie, osterie, agriturismo) sono invitati ad aderire alla rete anche enoteche e gastronomie, in modo da creare un’esperienza turistica enogastronomica completa, omogenea e fruibile.

Novità di quest’anno è poi il sito dedicato www.tastefvg.it in cui il gastronauta può trovare le informazioni per costruire il suo itinerario enogastronomico, visionando gli orari di apertura aggiornati in tempo reale delle cantine vitivinicole per prenotare le visite guidate. 

Un altro materiale fondamentale per il turista è la neonata guida all’accoglienza della Strada che raccoglie in oltre 200 pagine una descrizione puntuale delle 200 realtà che attualmente aderiscono e che sono divise per categorie (Wine&spirits, Taste per la parte ristorativa e Food&co per quella di produzione) e in sei diverse esperienze da vivere in territori affini: “Da noi in montagna”, “Da noi sui colli”, “Da noi sul fiume”, “Da noi in pianura”, “Da noi sul Carso”, “Da noi in riviera”. La guida è un perfetto vademecum cartaceo per muoversi in autonomia, che riporta informazioni logistiche ma anche spazio per annotare osservazioni e ricordi.

Il Friuli Venezia Giulia è la prima regione d’Italia a emanare una legge (la numero 22 del 2015) con lo scopo di mettere in rete in modo coordinato, competitivo e non frammentario il turismo regionale legato al mondo del vino e dell’agroalimentare, in linea con la domanda del mercato turistico.

Formazione. Con il progetto "Il Bere Consapevole", la cultura del vino torna tra i banchi di scuola

Promossa da Co.N.V.I., la Consulta Nazionale del Vino Italiano che riunisce le maggiori associazioni del comparto vitivinicolo nazionale, il 7 febbraio partirà la terza edizione del progetto “Il Bere Consapevole”. Quest’anno, ad essere formato, sarà anche il pubblico giovanissimo delle scuole medie.

Avvicinarsi al vino e alla sua cultura fin da giovanissimi è una delle azioni di contrasto preventive più efficaci all’abuso di alcol tra gli adolescenti. Ne è convinta la Consulta Nazionale del Vino Italiano, che per la terza fase del progetto “Bere consapevole: il vino fra i giovani attraverso l’istruzione e la cultura” ha incluso anche gli studenti delle medie, che familiarizzeranno con il mondo del vino in modo consapevole e informato attraverso un ciclo di conversazioni, sviluppando un’originale conoscenza del patrimonio enologico italiano e del ruolo che esso ha giocato nella storia e nella cultura del nostro paese.

La terza edizione coinvolgerà per primi, a partire dal mercoledì 7 febbraio, i ragazzi della Scuola Secondaria inferiore Cardinal Branda Castiglioni dell’Istituto Comprensivo di Castiglione Olona in provincia di Varese; nei prossimi mesi saranno interessate altre scuole superiori di Milano, alcune nuove e altre nelle quali il ciclo era già iniziato lo scorso anno. A Brescia, ben 6 istituti superiori hanno completato il ciclo di 4 conversazioni nel 2016.

“La scelta di pensare alla scuola quale canale preferenziale per avvicinare i ragazzi alla cultura del vino si è dimostrata vincente: nelle precedenti edizioni, sono state organizzate 40 conversazioni, che hanno visto la partecipazione di oltre un migliaio di studenti di 8 istituti superiori”, - spiega Pia Donata Berlucchi, vicepresidente ONAV e ideatrice responsabile del progetto scuole Co.N.V.I. “Quest’anno si è deciso di coinvolgere gli studenti più giovani, quelli che frequentano le scuole medie, perché a quell’età i ragazzi recepiscono maggiormente e, soprattutto, diventano essi stessi divulgatori della cultura e il pericolo del vino all’interno delle famiglie”, conclude Vito Intini, coordinatore Co.N.Vi e presidente Onav.

Secondo l’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol, infatti, solo il 13,5% di mamme e papà di giovani di età compresa tra i 12 e i 14 anni ha affrontato esplicitamente il tema dei rischi e delle relative conseguenze derivanti dall'abuso di alcol; il 31,5% dei genitori non lo ha mai fatto. Inoltre, se il consumo di bevande alcoliche avviene prevalentemente in famiglia (comunque in modo occasionale e controllato), la tendenza a provare l’esperienza dell’ubriacatura risulta nettamente meno frequente: non si è mai ubriacato l’84% degli adolescenti che ha contatto con bevande alcoliche soprattutto in famiglia contro il 48% di chi si avvicina all’alcol prevalentemente con gli amici. (Dati: Indagine nazionale sul consumo e sull’abuso di bevande alcoliche tra i giovani adolescenti italiani - Terza Edizione 2017).

IL PROGRAMMA

La prima lezione dal titolo “Il vino e la storia: dalle origini al Medioevo” sarà tenuta dal Professor Andrea Spiriti, docente dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese e curatore dei Musei Civici del Comune di Castiglione Olona. Giancarlo Angeleri, già direttore del giornale La Prealpina, presenterà la seconda lezione: “L’800 del grande Verdi e di molti altri geni musicali”. “Il nostro territorio: vino e arte” sarà, invece, l’argomento del terzo incontro a cura del Professor Spiriti.

Infine, Micaela Stipa, delegato Onav Varese, e Nando Circosta, vide delegato Onav Varese, condurranno la quarta lezione: “Il fascino degli organi di senso”.

Il tutto è stato possibile grazie al sostegno del Dott. Saverio Lucio Lomurno, dirigente scolastico dell’Istituto, della Prof.ssa Graziella Bernasconi, referente del progetto e Caterina Valle Zaninoni, delegata alla Pubblica Istruzione del Comune di Castiglione Olona che ha subito aderito con entusiasmo alla proposta di Vito Intini, coordinatore Co.N.V.I. e presidente ONAV Italia, di prendere parte al progetto.

La Consulta Nazionale del Vino Italiano
Co.N.V.I. Consulta Nazionale del Vino Italiano: Presentarsi uniti per rilanciare i valori e la cultura enologica del nostro paese. È questa l'idea da cui nasce la Co.N.V.I. grazie all’impegno delle maggiori associazioni del comparto vitivinicolo nazionale. Tra le associazioni che aderiscono al progetto: Agivi, Ais, Aspi, Associazione nazionale le Donne del Vino, Cervim, Conaf, Donne della Vite, Fisar,  Fivi,  Movimento Turismo del Vino, Oicce, Onav, Sive, Slow Food Italia, Vinarius, Assoenologi. La Consulta è aperta a nuove adesioni.

martedì 30 gennaio 2018

Formazione. Professionisti dell'enogastronomia e del turismo, a scuola di intelligenza emotiva, la relazione che crea valore

Al via a Milano un corso rivolto ai professionisti dell’accoglienza per entrare in sintonia con gli ospiti e trasmettere lo stile emotivo della propria organizzazione dando valore al proprio lavoro. Best Western Antares Hotel Concorde, Milano - Giovedì 15 febbraio 2018.

A volte, basta una sola parola, un solo gesto a influenzare positivamente o negativamente l’intera esperienza di un cliente che si accinge a sedersi a un tavolo, degustare un vino o soggiornare presso la struttura. È il professionista che si relaziona con l’ospite a fare la prima mossa: è lui a disegnare l’atmosfera entro cui si svilupperà l’interazione e a condizionarne fortemente la qualità. 

Da questo presupposto, nasce un corso studiato su misura per il mondo dell’enogastronomia, della ristorazione e del turismo, che si avvale delle più innovative scoperte in tema di neuroscienze e intelligenza emotiva. L’obiettivo è quello di far comprendere agli addetti ai lavori il ruolo e l’importanza delle emozioni nel rapporto con gli altri, in primis con gli ospiti e gli altri interlocutori esterni, e anche con i propri collaboratori. Riuscire a riconoscere le emozioni ed essere in grado di gestirle, infatti, migliora l’esperienza del cliente, e contemporaneamente crea un clima lavorativo sereno, riducendo lo stress. Si innesca, così, un circolo virtuoso che giova all’intera struttura e contribuisce a costruire un rapporto di fiducia che dura nel tempo.

Il corso arriva per la prima volta a Milano, presso il Best Western Antares Hotel Concorde di via Monza, giovedì 15 febbraio, e si inserisce nel progetto “La relazione che crea valore”, format full immersion ideato da Gheusis, agenzia di comunicazione specializzata nel mondo dell’enogastronomia e del turismo, con sede a Treviso. “Abbiamo elaborato questo percorso di formazione proprio per rispondere a una specifica esigenza degli imprenditori e degli addetti al lavoro: migliorare la capacità di trasmettere, a tutti i livelli, chi si è e cosa si fa. In una parola, il Valore”. Afferma la presidente di Gheusis Silvia Baratta.

Docente del corso è il Ph.D. Matteo Rizzato, esperto di neuroscienze, ricercatore in tema di neuroni, relazioni e comportamento del consumatore, autore e divulgatore scientifico: “Conoscendo i meccanismi alla base della correlazione tra emozioni e comportamento umano possiamo migliorare notevolmente la nostra capacità di trasmettere in modo corretto ed efficace il nostro messaggio e, quindi, il valore di ciò che facciamo nell’ambito della nostra professione”.

Nelle sette ore di lezione verranno trattati i principi del funzionamento dei neuroni specchio, alla base dell’empatia, per migliorare le performance lavorative e le relazioni personali; si parlerà anche di come ridurre lo stress e migliorare il rapporto con le persone, di come imparare a mettersi dall’altra parte, evidenziando cosa è importante per chi ci sta di fronte. Infine, si apprenderà a individuare lo stile emotivo della propria organizzazione per caratterizzarlo in modo unico e trasmettere all’esterno una perfetta coerenza comunicativa.

Info: GHEUSIS SRL 0422 928954 - info@gheusis.com - www.gheusis.com

lunedì 29 gennaio 2018

Vino e Ricerca, malattie della vite: sequenziato il genoma della peronospora, FEM su Scientific Reports

Decifrato il codice genetico del patogeno che provoca la peronospora della vite.


La Fondazione Edmund Mach ha decifrato il codice genetico del patogeno che provoca la peronospora della vite, malattia responsabile ogni anno di gravi danni in Italia e nel mondo.  Si tratta della Plasmopara viticola, il cui genoma è stato  appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports (gruppo Nature). 


I ricercatori hanno scoperto, nell'ambito di un progetto finanziato dalla Provincia autonoma di Trento,  che la peronospora passa piccoli RNA e microRNA alla pianta ospite, i quali regolano l’espressione di geni dell’ospite in modo molto diretto. Inoltre è stata identificata una proteina della peronospora che interagisce direttamente con un gene di resistenza di vite.

Il genoma pubblicato riguarda uno specifico isolato di P. viticola che infetta la vite in Trentino e tramite l’uso di sofisticati approcci genomici ha prodotto una serie di risultati che potranno avere ricadute importanti nella lotta contro questo patogeno riducendo così l’uso di fungicidi di sintesi.

“Questa pubblicazione – sottolinea il presidente FEM, Andrea Segrè - ci sprona a continuare a lavorare in attacco, ovvero nella ricerca più avanzata sul miglioramento genetico, per avere piante più resistenti. Nei nostri laboratori di San Michele stiamo anche investendo nella difesa, cioè nella protezione dalle principali patologie vegetali. In sostanza, il nostro è un lavoro a tutto campo per vincere la partita della sostenibilità”.

I ricercatori hanno scoperto una nuova comunicazione bi-direzionale fra P.viticola e il suo ospite che coinvolge i piccoli RNA. Questo scambio di piccoli RNA porta ad una regolazione genica inter-specie che coinvolge geni che contribuiscono alla difesa dell’ospite contro patogeni e fornirà ai ricercatori degli importanti strumenti per utilizzare nuovi fungicidi basati sull’RNA per la lotta contro la peronospora.

“P.viticola è un patogeno obbligato, il che significa che non può vivere autonomamente -spiega Azeddine Si Ammour il principale autore dell’articolo-. P.viticola ricava energia sottraendo i nutrienti dalle cellule della vite ospite connettendosi alle cellule di quest’ultima mediante delle strutture chiamate “austori”. Con i miei collaboratori abbiamo mostrato che P.viticola passa piccoli RNA e microRNA alla pianta ospite i quali regolano l’espressione di geni dell’ospite in modo molto diretto. Per controbattere all’attacco la vite usa esattamente lo stesso processo per silenziare geni che sono coinvolti nella patogenicità”.

Gli autori spiegano che piccoli RNA e microRNA sono acidi nucleici di piccole dimensioni in termini di lunghezza che possono legarsi a RNA messaggeri che codificano per proteine. Questo legame di piccoli RNA all’RNA messaggero previene la sintesi della proteina corrispondente. Oltre ad Azeddine Si Ammour, il gruppo di ricerca alla Fondazione Edmund Mach include Matteo Brilli, Elisa Asquini, Mirko Moser e Michele Perazzolli afferenti al Centro di Ricerca ed Innovazione e Pier Luigi Bianchedi afferente al Centro di Trasferimento Tecnologico.

Scientific Reports (Nature)
“A multi-omics study of the grapevine-downy mildew (Plasmopara viticola) pathosystem unveils a complex protein coding- and noncoding-based arms race during infection”
Matteo Brilli, Elisa Asquini, Mirko Moser, Pierluigi Bianchedi, Michele Perazzolli, Azeddine Si-Ammour
https://www.nature.com/articles/s41598-018-19158-8 

venerdì 26 gennaio 2018

Agricoltura di precisione, il Trentino guarda al futuro e punta su ricerca, sperimentazione e formazione sull'uso dei droni

L'uso dei droni in agricoltura come tecnologia chiave per monitorare e controllare le colture, raccogliere velocemente dati e migliorare la gestione delle produzioni agricole. 

Il tema delle applicazioni degli aeromobili a pilotaggio remoto nel contesto agricolo è stato affrontato nella giornata di ieri alla Fondazione Edmund Mach, nell'ambito di un incontro informativo molto partecipato, rivolto al mondo produttivo, della scuola e della ricerca.


Droni in volo nel campus FEM per un'agricoltura di precisione e innovativa. Alla FEM focus sulle attività in corso a San Michele basate sull'uso di questa tecnologia dove ricercatori, docenti e studenti stanno testando da alcuni anni l'introduzione dei droni nella formazione, nella sperimentazione e nella ricerca.

In Trentino è stato istituto recentemente, con il coordinamento della Provincia autonoma di Trento, un tavolo per sviluppare il comparto aeronautico in chiave innovativa, con la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra Fondazione Mach, Università di Trento, Trentino Sviluppo, Istituto di istruzione “Martino Martini”, Aeroporto Caproni e società Italfly. “L'incontro - ha evidenziato il direttore generale, Sergio Menapace - è la prima fase di attuazione di questo percorso comune ed è finalizzato ad illustrare quanto FEM sta realizzando in termini di ricerca, sperimentazione e formazione in ambito droni, consapevoli che il settore agricolo e forestale è quello di principale interesse applicativo per queste nuove tecnologie”.

Laura Pedron, dirigente del Servizio istruzione e formazione e formazione del secondo grado, università e ricerca della Provincia autonoma di Trento della PAT, ha illustrato obiettivi e sfide del tavolo per lo sviluppo della formazione aeronautica, che è quello di avvicinare scuola e ricerca al contesto produttivo, formando professionisti in grado di lavorare con queste nuove tecnologie, quindi garantire opportunità di lavoro e sviluppo economico per il territorio.

All'incontro sono intervenuti Mario Braga, presidente del Consiglio del Collegio nazionale dei Periti Agrari e Periti agrari laureati e Federico Giuliani, il presidente dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali per portare la vision degli ordine e collegi professionali. Entrambi hanno sottolineato l'importante ruolo di queste tecnologie nell'agricoltura di oggi e del futuro. In particolare Mario Braga ha definito quello della FEM “il modello italiano per i percorsi di professionalizzazione”, che il Collegio nazionale sta tentando di portare in tutto il paese, soprattutto per la capacità dell'ente di San Michele di legare in maniera simbiotica formazione, ricerca e sperimentazione con il territorio e le imprese. “L'incontro di oggi riporta i professionisti e le imprese ad affrontare gli aspetti che caratterizzano l'innovazione in agricoltura”.

Luca Nabacino, General Manager Italfly Aviation, ha parlato del rapporto aeronautica- agricoltura e poi sono seguiti gli interventi dei ricercatori, tecnologi e studenti della FEM che hanno illustrato le attività in corso. Melissa Scommegna, per la parte didattica, ha spiegato che già dal 2016 la Fondazione ha attuato delle azioni formative inerenti l’uso dei droni in agricoltura. Attualmente, tra studenti e dipendenti, la FEM vanta 13 piloti di droni, si stanno realizzando tre elaborati finali sull’uso dei droni in agricoltura, ed è in atto una stretta collaborazione tra i centri. Per il futuro si prevede di inserire la tecnologia apr in tutti i percorsi di studio, continuare nella collaborazione tra centri ed attivare corsi di formazione per studenti di altri Istituti Agrari, mondo contadino e i liberi professionisti. In collaborazione con gli attori del Tavolo dell’Aeronautica si sta cercando di attivare un pre-incubatore professionale in cui trattare anche i temi dell’agricoltura di precisione.

La studentessa Federica Scandella ha illustrato il progetto consiste nel rilievo con il drone del parco dell'Istituto di San Michele, mentre lo studente Paolo Crocetta ha parlato del progetto di confronto tra il treeclimbing ed il volo con drone per il monitoraggio degli alberi.

Fabio Zottele del Centro Trasferimento Tecnologico ha presentato i risultati del progetto "DronHERO", sviluppato da FEM con Italfly per la valorizzazione del capitale paesaggistico della viticoltura., mostrando come un drone permetta, in maniera più rapida ed economica rispetto ad altre modalità di rilievo, di descrivere le forme del territorio per identificare gli elementi chiave del paesaggio. Ha poi presentato il progetto "Flag-vite": dal 2018 al 2020 alcuni tecnici utilizzeranno i droni per integrare il rilievo "SmartMonitoring".

Nicola La Porta del Centro Ricerca e Innovazione ha spiegato che il progetto Ticchiolatura, portato avanti dalla Fondazione Mach in collaborazione con Metacortex e Università di Trento, si è incentrato sull'uso dei droni applicati all'agricoltura di precisione. In particolare, il drone munito di telecamera e di sensori multispettrali ha dimostrato che è possibile ottenere velocemente dati sulla sensibilità del melo alla ticchiolatura (fungo patogeno ascomicete, Venturia inequalis), considerata la più grave patologia che colpisce questa specie e che produce alti danni economici.

Tali dati sulla suscettibilità dei frutteti alla ticchiolatura vengono utilizzati per integrare i modelli di diffusione delle malattia, come ad esempio il modello RimPro, usato in Trentino e in buona parte d'Europa. Quando tali modelli sono sufficientemente alimentati di dati in realtime si riesce a prevedere con precisione l'attacco del patogeno e di conseguenza a utilizzare in modo ottimale in quantità, qualità e tempismo i trattamenti necessari. In questo modo si minimizza l'uso dei fitofarmaci garantendo comunque la completa difesa della coltura.

giovedì 25 gennaio 2018

Promozione Made in Italy, Verdicchio dei Castelli di Jesi e Rosso Piceno fanno squadra per i 50 anni delle 2 Doc

Viaggiare fianco a fianco, in sinergia e con un brand comune. Così i due consorzi delle Marche, uniscono i campanili per promuovere due delle realtà vinicole più importanti della regione.

Svolta nella promozione dei 2 consorzi vinicoli delle Marche – l’Istituto marchigiano di tutela vini e il Consorzio vini piceni –, decisi a fare squadra in occasione dei principali appuntamenti nazionali e internazionali. In occasione del cinquantenario delle 2 doc più rappresentative del territorio (il Rosso Piceno e il Verdicchio dei Castelli di Jesi) i 2 Consorzi faranno infatti brand comune a partire dalle grandi fiere di settore, come Prowein e Vinitaly, sino alle azioni di incoming, all’organizzazione di convegni e alle azioni di ufficio stampa. 

Una strategia inedita tra i campanili del vino in Italia che si riflette anche nell’adesione comune a Food Brand Marche, il marchio dell’associazione multifiliera regionale che coinvolge circa il 55% dell’agroalimentare marchigiano. Complessivamente le 2 organizzazioni rappresentano oltre l’85% del vigneto Marche, che può contare per il triennio 2016-2018 su un plafond di 5 milioni di euro sul Piano di sviluppo rurale (Psr) e 2 milioni di euro annui per la promozione sui Paesi Terzi. Il primo appuntamento sarà Prowein (18-20 marzo) con una collettiva composta da 38 aziende.

Per il presidente del Consorzio vini piceni, Giorgio Savini: "Il Consorzio Vini Piceni, pur continuando ad operare in piena autonomia per la promozione delle proprie denominazioni tutelate, comprese l’Offida docg, il Falerio e il Terre di Offida dop, ha ritenuto questo un anno speciale per la coincidenza delle nozze d'oro delle 2 nostre denominazioni più estese; una grande occasione perché i vini delle Marche dovranno veder ripagati sul mercato gli sforzi fatti nella ricerca verso la qualità".

"L'affermazione all'estero dei vini marchigiani – ha detto Antonio Centocanti, presidente dell'Istituto Marchigiano di Tutela Vini – richiede uno sforzo maggiore in termini di promozione, ed è giusto che lo si faccia a livello regionale, per fare squadra nel rispetto delle diversità".

Promozione Made in Italy. Cina, con Absolute Italy Lifestyle, lo Shanghai Morning Post scommette sul vino italiano

Al via il progetto di promozione congiunto firmato Business Strategies e Shanghai Morning Post.

Lo Shanghai Morning Post, il principale media della metropoli asiatica, scommette sul vino italiano e lo fa con Absolute Italy Lifestyle, un progetto realizzato in collaborazione con Taste Italy!, la società cinese di proprietà di Business Strategies. La partnership, presentata oggi a Shanghai dalle 2 compagini, ha l’obiettivo di rendere più familiare e conosciuto il vino made in Italy attraverso un’azione di promozione integrata e mirata al consumatore finale, che va dalla formazione alla comunicazione di massa, fino all’e-commerce. 

Il programma prende corpo dalla Taste Italy! Wine Academy, la prima wine school del vino italiano interamente dedicata ai consumatori cinesi, per sbarcare sulle pagine del quotidiano (750mila copie giornaliere), partner dello Shanghai Media Group – gruppo editoriale con quasi 40 testate tra quotidiani, settimanali e mensili, oltre a 10 siti di news, 18 app, e più di 50 canali wechat – che sarà coinvolto nel progetto.

Nel dettaglio, Absolute Italy, il cui scopo è diffondere in Cina il lifestyle italiano a partire dal food&beverage, potrà contare su guide e rubriche dedicate al vino made in Italy sulle pagine dello Shanghai Morning Post e sui suoi diversi canali media e social. Tra questi, una pagina Wechat dedicata, un sito web e una piattaforma e-commerce targata Absolute Italy aperta a tutti, oltre alla creazione di un club di fidelizzazione dei consumatori. In programma anche l’ampliamento della Taste Italy! Wine Academy, con la diffusione dei corsi di formazione in 8 tra le principali città di 1° e 2° livello del Paese. I vini selezionati per le degustazioni saranno gli stessi in vendita presso gli store virtuali di Absolute Italy.

“È prima di tutto il gap culturale la causa della nostra scarsa presenza nel mercato cinese – ha detto la Ceo di Business Strategies e Taste Italy!, Silvana Ballotta –. Per questo riteniamo fondamentale che un media delle proporzioni dello Shanghai Morning Post abbia deciso di sposare il nostro progetto basato su una strategia multicanale: dalla formazione alla comunicazione, dagli strumenti editoriali fino alla vendita”. “Costruiremo un ponte tra l’Italia e la Cina, e lo faremo attraverso il lifestyle italiano”, ha proseguito il vice direttore dello Shanghai Morning Post, Weng Tao intervenuto alla presentazione assieme al console aggiunto italiano a Shanghai, Ludovica Murazzani. “È evidente – ha detto il diplomatico - la forte domanda di Italia. Le quote di mercato sono ancora basse per cui le iniziative come quelle di oggi sono molto importanti”.

Ricordo che Business Strategies è una società fiorentina impegnata in percorsi di sviluppo delle piccole e medie imprese dei settori dell’agroalimentare e del lusso made in Italy sui mercati esteri. Le 500 aziende enologiche assistite da Business Strategies, che rappresentano tutte le regioni italiane, producono complessivamente oltre 100 milioni di bottiglie all’anno e esportano il 70% nei principali mercati stranieri.

Lo Shanghai Morning Post fa parte dello Shanghai United Media Group, un gruppo editoriale fondato nel 2013 attraverso la fusione dei due maggiori gruppi di giornali della città, ovvero il Jiefang Daily Press Group e Wenhui-Xinmin United Press Group, al fine di accelerare la riforma dei media e capitalizzare sulla rapida crescita di Media di Internet. La fusione ha dato vita alla più grande società di media in Cina, di matrice governativa

Enovitis in Fiera, a Verona le tematiche più calde del settore vitivinicolo


Nell'ambito di Fieragricola, torna Enovitis in Fiera con importanti appuntamenti formativi. Quattro giorni di seminari e convegni sulle tematiche più calde del settore. Dal 31 gennaio al 3 febbraio presso il Padiglione 4 di VeronaFiere.


Dal 31 gennaio al 3 febbraio appuntamento con Enovitis in Fiera, progetto nato dalla collaborazione di Unione Italiana Vini con Fieragricola. Enovitis sarà infatti presente alla 113ª edizione della rassegna internazionale dedicata all’agricoltura che si svolgerà alla Fiera di Verona, con un'area espositiva specializzata presso il PADIGLIONE 4, dedicato alle macchine e attrezzature per la viticoltura.

Uno spazio specifico, a disposizione di tutti gli operatori della filiera, dove saranno organizzati quattro giorni di convegni, seminari e workshop sulle tematiche più calde del settore vitivinicolo. Si parlerà, con professionalità del mondo accademico e imprenditoriale, della difesa fitoiatrica del vigneto in relazione alle variazioni climatiche e verranno presentati i risultati dell’applicazione di soluzioni atte a migliorare la sostenibilità della filiera vitivinicola attraverso l'interessante case-history di alcuni produttori della Maremma.

Inoltre l'area Enovitis ospiterà, venerdì 2 febbraio alle ore 11, l'importante seminario "Dal campo al calice di vino: digitale + sostenibilità per lo sviluppo della produzione viticola" organizzato da Image Line all’interno di Tergeo, progetto promosso da Unione Italiana Vini per la raccolta, la qualificazione e la divulgazione di soluzioni innovative per migliorare la sostenibilità dell’impresa vitivinicola.

Enovitis in Fiera sarà anche l'occasione (venerdì 2 febbraio alle 16.30) per presentare ufficialmente la 13ª edizione di Enovitis in Campo, in programma per il 21 e il 22 giugno 2018 in Emilia Romagna, a Fabbrico (RE) presso la Società Agricola Il Naviglio dei F.lli Fantini.

La partecipazione ai convegni di Enovitis in Fiera darà DIRITTO ALL’INGRESSO IN FIERA GRATUITO, fino ad esaurimento biglietti gratuiti disponibili.

Ecco il programma dettagliato:



mercoledì 17 gennaio 2018

Formazione. Onav, la cultura del vino è di tutti e senza barriere

Prosegue l’impegno  OnavNAV in collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e l’Ente Nazionale Sordi per l’abbattimento di tutte le barriere. I corsi a Brescia e Verona.

Una cultura del vino aperta a tutti, questa la filosofia che da sempre contraddistingue Onav. Un tema caro all'associazione che, con l’inizio del 2018, punta all'abbattimento di tutte le barriere con un nuovo calendario di lezioni tenute tramite testi in Braille e l'ausilio della Lingua dei Segni Italiana.

In collaborazione con l'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e l’Ente Nazionale Sordi, e con il coordinamento della vicepresidente nazionale ONAV Pia Donata Berlucchi, a partire da febbraio prenderanno infatti il via nelle provincie di Verona e Brescia due cicli di corsi dedicati ad ipo e non vedenti e ai sordi, due percorsi formativi che mirano ad eliminare qualsiasi tipo di ostacolo anche nell’enologia.

Le lezioni saranno guidate da degustatori ONAV con una specifica formazione e condotti attraverso l'utilizzo di strumenti specifici, come le pubblicazioni appositamente redatte in Braille e la traduzione nella  Lingua dei Segni Italiana.

Supporti creati ad hoc da ONAV, che permetteranno agli aspiranti assaggiatori di studiare ed approfondire gli argomenti trattati nelle lezioni in aula, diventando materiali insostituibili in preparazione della prova finale.

Al termine del ciclo di lezioni, i corsisti dovranno infatti sostenere una prova suddivisa in due parti: una verifica teorica scritta e una prova pratica di degustazione di 5 vini. Solo chi supererà l’esame finale potrà ottenere il diploma di Assaggiatore ONAV e avere la soddisfazione di partecipare alla cerimonia di consegna.

“È un progetto che ONAV ha attuato da tempo” sottolinea il presidente nazionale Vito Intini “perché il vino è una passione aperta a tutti, che per sua natura non ha barriere né confini ma, anzi, avvicina le persone e crea cultura. I corsi di Brescia e Verona saranno, a tutti gli effetti, un’occasione di formazione e approfondimento che, per qualche partecipante, potrebbe anche trasformarsi in una professione, come già successo in passato”.

Un’iniziativa unica nel suo genere che, ancora una volta, sottolinea l’impegno di ONAV per una cultura del vino veramente aperta a tutti.

Per informazioni, costi ed iscrizioni:

ONAV Verona: delegato Francesco Galeone 339/ 7195010 - verona@onav.it

ONAV Brescia: delegato Fabio Finazzi 335/7599009  - brescia@onav.it

Ricerca. Verso una enologia di precisione, un nuovo studio getta una nuova luce sul destino della anidride solforosa nei vini


Sono appena stati pubblicati sulla prestigiosa rivista Scientific Reports i risultati di uno studio condotto da un team di ricercatori della Fondazione Edmund Mach, Università di Trento con il Dipartimento di Fisica e Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, che permette di comprendere l’importanza di alcune reazioni chimiche di solfonazione che avvengono nei vini, e che coinvolgono il principale conservante, l’anidride solforosa. 

L'aggiunta di solforosa ai mosti ed ai vini è pratica comune ed indispensabile per tutti gli enologi, principalmente per proteggere i vini dall’ossigeno e dai microorganismi durante tutte le fasi della produzione ed affinamento. Allo stesso tempo, solforosa e solfiti sono allergenici e per questo motivo il loro uso è controllato da limiti legali, riportato in etichetta, ed una loro limitazione desiderabile.

Lo studio pubblicato su Scientific Reports dimostra che l’impatto della anidride solforosa sulla qualità dei vini è molto più profondo di quello che si pensava fino oggi. La solforosa infatti reagisce con numerosi composti dei vini, con un impatto sulla qualità. Nei vini rossi, si produce una lenta reazione di solfonazione dei tannini, dai quali dipende il corpo, la struttura e la sensazione dell’astringenza o/e morbidezza dei vini rossi. La concentrazione dei prodotti di questa reazione aumenta con l’invecchiamento e potrebbe aiutarci a capire uno dei meccanismi attraverso il quale importanti vini rossi con il tempo migliorano le loro caratteristiche organolettiche. Infatti, è stato scoperto che i prodotti di questa reazione sono componenti importanti di vari famosi vini rossi italiani ed internazionali invecchiati (per esempio Amarone, Brunello di Montalcino, Sagrantino di Montefalco e Tannat).

Diversamente, nel caso dei vini bianchi e spumanti la reazione di solfonazione coinvolge diversi metaboliti indolici derivati dall’amminoacido triptofano. Questa reazione è particolarmente veloce, una evidenza che sembra essere direttamente correlata con i fenomeni che causano il veloce e precoce invecchiamento di questa tipologia di vini. 

Oggi, le raccomandazioni per le minime dosi di solforosa necessarie ad assicurare una corretta conservazione sono largamente basate sulle conoscenze empiriche. Gli autori spiegano che l'importanza di questo studio riveste diversi aspetti, ed in particolare quelli che riguardano i fondamenti della chimica enologica: la scoperta e la comprensione di importanti nuove reazioni chimiche indotte dalla presenza dell’anidride solforosa, infatti, può finalmente dare una spiegazione della significativa anche se parziale scomparsa di questo additivo nel vino. La scoperta implica, però, anche diversi aspetti applicativi dell’enologia in quanto alcune delle reazioni evidenziate possono contribuire a spiegare alcune modifiche della qualità dei vini. Non va neppure certamente trascurato il fatto che una migliore conoscenza della reattività di questi composti che sottraggono la solforosa, dovrebbe permettere a calibrare al meglio il contenuto di anidride solforosa nei vini, tenendo conto della diversa capacità di ciascun vino di consumarla.

In particolare i ricercatori con il presente studio, hanno validato un nuovo metodo quantitativo per misurare, su un campione di circa 200 vini in commercio, una serie di derivati solfonati dei composti del vino che sono stati recentemente scoperti dallo stesso team di ricerca.

In questo modo, sono stati approfonditi alcuni aspetti finora sconosciuti delle reazioni nei vini dell'anidride solforosa, il principale conservante usato in enologia, come anche per moltissimi alimenti. Una migliore comprensione di queste reazioni, di cui ora si è rivelata appieno l’importanza, potrebbe condurre verso una enologia di precisione.

Scientific Reports
“The impact of SO2 on wine flavanols and indoles in relation to wine style and age”

Panagiotis Arapitsas, Graziano Guella & Fulvio Mattivi
www.nature.com/articles/s41598-018-19185-5 

martedì 16 gennaio 2018

Vino, svolta nei calici, è boom di enoteche

Una crescita del 13% in cinque anni lungo tutta la Penisola. Salgono infatti a 7.300 le “oasi del vino” in Italia ed 1 su 4 è gestita da donne, il 12% da under 35 anni. Napoli, Roma e Milano i tre capoluoghi con il più alto numero di punti vendita.

E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti e della Camera di commercio di Milano dalla quale si evidenzia la crescente attenzione alla qualità negli acquisti di vino che è diventato una espressione culturale da condividere con amici e parenti. Una tendenza che conferma una decisa svolta verso la qualità con il vino che è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol. 

Il boom dei corsi per sommelier lo dimostrano, ma anche il numero crescente di giovani che tiene ad essere informato sulle caratteristiche dei vini. Cresce così tra le nuove generazioni la cultura della degustazione consapevole con la proliferazione di wine bar e, parallelamente l'altrettanto crescente fenomeno dell’enoturismo che oggi genera un indotto turistico di quasi 3 miliardi di euro l'anno ed ha conquistato nell’ultima manovra il suo primo storico quadro normativo. 

Nell’ultimo anno 16,1 milioni di italiani hanno partecipato ad eventi, sagre, feste locali legate in qualche modo al vino e tra questi molti giovani a dimostrazione della capacità del nettare di bacco di incarnare valori immateriali e simbolici collocandosi sulla frontiera più avanzata di un consumo consapevole, maturo, responsabile, molto orientato alla qualità materiale e immateriale del prodotto. 

Insomma è in atto una vera e propria rivoluzione sulle tavole degli italiani con i consumi di vino che dopo aver raggiunto il minimo a 33 litri pro capite nel 2017 hanno invertito la tendenza con un aumento record degli acquisti delle famiglie del 3%, trainato dai vini Doc (+5%), dalle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%) mentre calano gli acquisti di vini comuni (-4%).

Se i consumi interni sono attestati sui 4 miliardi di euro il vino è anche uno dei prodotti preferiti dai turisti stranieri in Italia e dai consumatori all’estero considerato che nell’anno appena trascorso l’export è cresciuto del 7% sfiorando la cifra record di 6 miliardi di euro. Le vendite all’estero hanno avuto un incremento in valore del 6% negli Usa che sono di gran lunga il principale cliente anche se per il 2018 pesa l’impatto del super euro che ha raggiunto il massimo da tre anni. L’aumento è stato del 3% in Germania e dell’8% nel Regno Unito che nonostante i negoziati sulla Brexit resta sul podio dei principali clienti. In termini di aumento percentuale però la migliore performance con un balzo del 47% viene fatta registrare dalla Russia dove il vino è uno dei pochi prodotti agroalimentari Made in Italy non colpiti dall’embargo.

E tutto questo nonostante una vendemmia che ha visto dire addio a una bottiglia su 4 a causa del calo della produzione anche se l’Italia mantiene comunque il primato mondiale, davanti alla Francia, con circa 40 milioni di ettolitri destinati per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.

I tre capoluoghi con il più alto numero di punti vendita sono Napoli con 546, Roma con 482 e Milano con 264, ma le città dove si registra la crescita maggiore sono Bologna (+170%), Foggia (+68%), Verona (+66%), Cuneo (+65%), Messina e Milano (63%). Forte la presenza femminile con le donne alla guida di più di una enoteca su quattro (27%) mentre il 12% delle sono gestite da giovani soprattutto al Sud con un punte del 25% a Taranto e del 20% a Catania e Palermo.

lunedì 15 gennaio 2018

Degustazioni. Alla scoperta delle tre anime del Primitivo di Manduria

Un viaggio attraverso il gusto per conoscere le tre anime della grande doc pugliese: Primitivo di Manduria Dop, Primitivo di Manduria Dolce Naturale Docg e Primitivo di Manduria Dop Riserva.

Roma alla scoperta del Primitivo di Manduria. Per la prima volta il Consorzio di Tutela nella Capitale con il grande evento Rosso Mediterraneo. Domenica 21 gennaio all’Hotel Savoy, dalle 15 alle 22.30, banchi d’assaggio e degustazione guidata.

Il Primitivo di Manduria, da una storia antica e prestigiosa che lo consacrò come “vino da meditazione”, alla sua diversità e vastità territoriale tra terra e mare, alla sua pianta, l’alberello, la forma più antica di coltivazione della vite e a chi con amore lo sta valorizzando con le moderne tecnologie, alle sue tre varietà previste e al suo sapore e colore autenticamente unico. Sono queste le tante anime del Primitivo di Manduria, la più importante doc pugliese. A raccontarle saranno le aziende produttrici che hanno fatto squadra e si danno appuntamento per la prima volta a Roma.

Rosso Mediterraneo, questo il titolo dell’evento romano dedicato alla doc più amata della Puglia. L'evento, promosso dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria e organizzato dall’associazione GnamGlam, si svolgerà domenica 21 gennaio nella Capitale presso l’Hotel Savoy, in via Ludovisi (traversa di via Veneto). Diverse le aziende vitivinicole provenienti dalle province di Taranto e Brindisi pronte a presentare le loro perle enologiche a pubblico selezionato e competente.

Dalle 15 alle 16.30, l’appuntamento con il Primitivo di Manduria sarà riservato agli operatori del settore e alla stampa specializzata. Dopo il saluto del presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria Roberto Erario, dalle 17 alle 18.30, sarà la volta dell’attesa grande degustazione guidata Conoscere il Primitivo di Manduria dedicata alle tre anime della grande doc pugliese: Primitivo di Manduria Dop, Primitivo di Manduria Dolce Naturale Docg e Primitivo di Manduria Dop Riserva. (prenotazioni: 366.9714107 – gnamglam@gmail.com).

Infine, dalle 16.30 alle 22.30 le porte si apriranno al pubblico enoapassionato.

I visitatori potranno così, presso i banchi d’assaggio, conoscere le diverse aziende con le loro etichette di Primitivo di Manduria abbinate a prodotti gastronomici.

Un grande evento a Roma per raccontare il Primitivo di Manduria, un viaggio in un territorio vitivinicolo -  che abbraccia Taranto e Brindisi, per un totale di 3.140 ettari di vigneti tra terra e mare – dove il vino sembra assimilarne la cultura e incorporarne i profumi e i sapori.

Le aziende del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria partecipanti:

Agricola Erario

Cantine Lizzano

Cantine San Marzano

Cantolio

Feudi San Gregorio

Masca del Tacco

Plinania

Produttori di Manduria

Vespa Vignaioli per Passione

Vigne Monache

www.consorziotutelaprimitivo.com

Vino in Cifre. Dal potenziale produttivo ai consumi, dal commercio ai prezzi, l'evoluzione del settore vitivinicolo mondiale, europeo e italiano.



Presentati i numeri del vino italiano 2017 nell’8a edizione di 'Vino in Cifre' del Corriere Vinicolo. Ernesto Abbona (UIV): Soddisfacenti ma non vincenti. Necessario tornare ad investire come sistema paese.


“Soddisfacenti, ma non vincenti. Definirei così i numeri del vino italiano di questo 2017, fotografati da ‘Vino in Cifre 2018’, l'annuario del Corriere Vinicolo, edito da Unione Italiana Vini in partnership con l’Osservatorio del Vino. I dati ci consegnano un anno complesso per il settore che ha ritrovato un'ottima spinta nel mercato interno, con la ripresa dei consumi confermata durante le festività natalizie, ma ha sofferto in competitività sul fronte export, dove siamo stati rallentati da un sistema burocratico e amministrativo che ha causato la nostra perdita di leadership in Usa. Il 2018 rappresenta quindi una nuova sfida, che siamo pronti ad accogliere per un nuovo salto di qualità del nostro comparto".

Con queste parole Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, commenta i numeri del settore vitivinicolo nazionale, fotografati dai dati statistici elaborati dal Corriere Vinicolo nell’ottava edizione dell’annuario Vino in Cifre.

Nelle 72 pagine di tabelle, grafici ed elaborazioni esclusive, viene presentata l’evoluzione del settore vitivinicolo a livello mondiale, europeo e italiano: dal potenziale produttivo ai consumi, dal commercio ai prezzi e, novità quest’anno, la sezione “Vino in Cifre Bio”, dedicata al segmento dei vini biologici.

“Se la scarsa produzione del 2017 sta facendo sentire i suoi effetti sul fronte prezzi, con ripercussioni potenzialmente negative sui mercati internazionali – aggiunge Paolo Castelletti, segretario generale UIV - il settore sta però assistendo ad un risveglio della fase produttiva, con richieste di nuovi impianti che stanno contribuendo a compensare l’erosione strutturale delle superfici. Infatti, pur con un sistema autorizzativo che ha mostrato diverse problematiche nei primi anni di applicazione, abbiamo finalmente un ‘vigneto Italia’ che si sta stabilizzando attorno ai 640.000 ettari. Un dato che ci fa ben sperare per il futuro, soprattutto se i correttivi che abbiamo richiesto al Ministero saranno implementati nel bando 2018, consentendo alle imprese di ottenere le superfici necessarie a realizzare i propri progetti".

"La messa in sicurezza del potenziale in vigna va però difesa puntando su una migliore qualità delle nostre vendite – precisa Ernesto Abbona. Se possiamo, infatti, dirci soddisfatti delle prestazioni del comparto spumanti – a settembre in Gran Bretagna abbiamo per la prima volta superato i francesi anche in termini valoriali, a quota 179 milioni di sterline (+24%) – e delle prestazioni dei vini in bottiglia italiani in Cina e in Russia, c'è molto invece da fare per tornare ad essere leader in mercati strategici come gli Usa, dove stiamo patendo il ritorno dei vini francesi e il successo di quelli neozelandesi. E' quindi importante - conclude il presidente Abbona - tornare ad investire come Sistema Paese sul vino italiano, avendo il supporto delle Istituzioni in una logica di sinergia, e a riflettere come filiera unita, attuando strategie di lungo termine che valorizzino tutti i soggetti coinvolti".

Vino in Cifre 2018. Edito da Unione Italiana Vini in partnership con l’Osservatorio del Vino e in collaborazione con l’Associazione Italiana Sommelier, è liberamente scaricabile in formato PDF a questo link.

AGRICOLTURA BIOLOGICA: LA PREFERITA DEI GIOVANI ITALIANI

FederBio fotografa una generazione di giovani produttori e consumatori che guardano al metodo bio come l’alternativa sostenibile per il rilancio del settore agroalimentare del Paese.


Giovani, laureati, attenti all’ambiente e all’alimentazione: questo il profilo dei giovani italiani che scelgono l’agricoltura biologica nel lavoro e nei loro acquisti quotidiani.


Complice la crisi economica e la crescita del settore Food Tech e Media, sono sempre di più gli italiani under 40 che sentono il “richiamo della terra” e scelgono di rientrare nell’azienda di famiglia o di avviare un’azienda ex novo. Grazie alle loro esperienze accademiche e personali, i nuovi imprenditori agricoli sono in grado di coniugare tradizione ed innovazione tecnologica, valorizzando il territorio e cogliendo le nuove sfide alimentari.

Prima fra tutte l’agricoltura biologica, che rappresenta la via per il rilancio produttivo, economico e ambientale della filiera agroalimentare italiana. Un’alternativa concreta che, da 10 anni, cresce costantemente con tassi di incremento di consumo a doppia cifra: nel 2016 il mercato del bio ha registrato un giro d’affari corrispondente a quasi 5 miliardi di euro (Nomisma).

Gli under 40 alla guida delle aziende biologiche

Caratteristica peculiare delle aziende biologiche è la giovane età di chi le gestisce. Infatti, secondo quanto riportato dagli ultimi dati ufficiali del Censimento dell’agricoltura (ISTAT 2010), nelle aziende biologiche il capo azienda è mediamente più giovane: il 22% delle aziende bio ha un capo d’azienda di età compresa tra i 20 e i 39 anni, contro il 9% delle aziende agricole italiane. Inoltre, solo il 19,1% delle aziende biologiche è condotta da over 65, che, invece, guidano il 37,2% delle aziende agricole tradizionali.

Non solo più giovani ma anche più istruiti. Il 16,8% degli agricoltori biologici vanta una laurea (tre volte tanto il 6,2% del totale delle aziende agricole) e il 32,3% ha un diploma di scuola superiore (quasi il doppio del 17,8% della media delle aziende agricole italiane).

Giovane età e scolarizzazione più elevata si traducono in una maggiore propensione all’innovazione e alla tecnologia: già nel 2010 il 15,6% delle aziende biologiche era informatizzato (contro il 3,8% del totale delle aziende), il 10,7% aveva un sito internet (sei volte tanto l’1,8% del totale delle aziende), e il 5,2% praticava e-commerce (più di 7 volte lo 0,7% del totale delle aziende agricole).

I giovani preferiscono il bio

Il livello di istruzione risulta essere un criterio discriminante anche in relazione alle scelte d’acquisto dei consumatori. Lo testimonia un’indagine realizzata da Nomisma in collaborazione con FederBio e AssoBio: nel 2016, l’81% di chi ha una laurea, il 72% di chi ha un diploma superiore e il 66% di chi ha un titolo della scuola dell’obbligo o inferiore ha consumato prodotti biologici.

In particolare sono i proprio i giovani ad aver abbracciato il biologico come filosofia di consumo, nel 2016 ben il 79% dei giovani tra i 18 e i 29 anni ha scelto prodotti biologici.

Un dato in linea con lo straordinario successo della vendita dei prodotti biologici che, sul mercato interno, ha totalizzato 3 miliardi di euro (+14% rispetto al 2015 e +121% rispetto al 2008), a cui si aggiunge l’export bio Made In Italy che ha raggiunto quota 1,9 miliardi di euro, con un peso del 5% sull’export agroalimentare italiano.

Commenta Paolo Carnemolla, Presidente di Federbio: “I giovani italiani si dimostrano estremamente ricettivi a cogliere i benefici e le opportunità del biologico di cui riconoscono il valore in termini di benefici a livello economico, ambientale e di salute. Per sostenere e valorizzare gli sforzi di questa generazione decisa ad abbracciare la sfida del biologico, FederBio mette a disposizione il suo know how in materia, basti pensare ad esempio a FederBio Servizi, società di consulenza in grado di rispondere alle esigenze degli operatori del settore pubblico e privato e di guidarli nella realizzazione di percorsi di crescita, qualificazione e sviluppo.”

FederBio (feder.bio) è una federazione di rilevanza nazionale nata nel 1992, per iniziativa di organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, avente l’obiettivo di tutelarne e favorirne lo sviluppo. FederBio è riconosciuta quale rappresentanza istituzionale di settore nell’ambito di tavoli nazionali e regionali. È socia di IFOAM e ACCREDIA, l’ente italiano per l’accreditamento degli Organismi di certificazione. Attraverso le organizzazioni attualmente associate, FederBio raggruppa la quasi totalità della rappresentanza del settore biologico, in cui si riconoscono le principali realtà attive in Italia nei settori della produzione, trasformazione, distribuzione, certificazione, normazione e tutela degli interessi degli operatori e dei tecnici bio. La Federazione è strutturata in sezioni soci tematiche e professionali: Produttori, Organismi di Certificazione, Trasformatori e Distributori, Operatori dei Servizi e Tecnici, Associazioni Culturali. FederBio è dunque un’entità multiprofessionale, tesa a migliorare e ad estendere la qualità e la quantità del prodotto alimentare ottenuto con tecniche di agricoltura biologica e biodinamica, attraverso regole deontologiche e professionali, in linea con le norme cogenti e con le direttive IFOAM. In particolare, FederBio intende garantire la rigorosità e la correttezza dei comportamenti degli associati, vincolati in questo senso da un Codice Etico e si preoccupa di verificare l’applicazione degli standard comuni.

Nasce Treccani Gusto con Qualivita per promuovere la cultura del cibo italiano nel mondo

Treccani e Qualivita lanciano un progetto editoriale per ridefinire l’apporto culturale dei prodotti DOP e IGP. I ministri Martina e Franceschini promuovono il 2018 Anno del cibo italiano.

Il 2018 è l’Anno nazionale del cibo italiano proclamato dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del Turismo e dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L’11 gennaio 2018 l’Istituto della Enciclopedia Italiana e la Fondazione Qualivita hanno annunciato la nascita di Treccani Gusto, un nuovo progetto editoriale che si pone l’obiettivo di lanciare una nuova immagine dell’Italia e delle sue eccellenze enogastronomiche nel contesto internazionale e di ridefinire l’apporto culturale dei suoi prodotti tipici, uno dei più importanti patrimoni di cui il nostro Paese dispone, al pari dei tesori della cultura, del paesaggio e dell’arte.

Negli ultimi anni le eccellenze italiane nei settori agricolo e agroalimentare, in particolare quelle ad Indicazione Geografica tutelate dai marchi di qualità europei DOP, IGP e STG, si sono poste al centro dell’interesse collettivo non più solo come un’enorme risorsa economica, ma anche come una straordinaria occasione di raccogliere e valorizzare un’eredità culturale. Il cibo e il vino non sono più un tema che coinvolge esclusivamente gli addetti ai lavori del mondo agricolo, ma il fulcro delle discussioni globali sulle prospettive di sviluppo economico, ambientale e sociale.

A tutti i livelli si è progressivamente affermata una grande sensibilità rispetto alle nuove tecniche di coltivazione, all’impatto ambientale, alla ricerca, all’innovazione tecnologica e allo sviluppo di un’agricoltura basata sulla sostenibilità per il benessere collettivo e la salvaguardia del proprio territorio e del Pianeta.

I giovani si avvicinano ogni giorno di più all’agroalimentare e, in particolare, all’enogastronomia; sia grazie ai rinnovati contatti professionali che li legano sempre più spesso in prima persona a queste realtà, sia per l’affermarsi di nuovi stili di vita che pongono il cibo e il vino al centro di scelte, comportamenti, linguaggi. L’agricoltura e la ruralità, legate a uno specifico territorio, si riscoprono esperienze da condividere per beneficiarne collettivamente, in termini di benessere e qualità della vita.

Dopo essere stata per secoli un punto di riferimento essenziale per la nostra stessa esistenza come Paese, fino a 30 anni fa l’agricoltura italiana si trovava di fronte a un orizzonte incerto. Grazie alle linee guida dettate dalle certificazioni di qualità – come il Biologico e le Indicazioni geografiche – e al lavoro di produttori, istituzioni e organi di controllo, oggi i professionisti italiani del settore alimentare presentano uno dei modelli economico-culturali meglio disposti ad affrontare i cambiamenti che il mondo contemporaneo ci propone, più protesi verso il futuro. I produttori italiani hanno dimostrato con il loro esempio come si possa produrre ricchezza rispettando la qualità, la biodiversità, l’ecologia, il territorio, il paesaggio. Queste esperienze hanno dimostrato di saper cogliere le opportunità economiche salvaguardando forma e sostanza della nostra cultura, fino a diventare uno dei migliori simboli dell’Italia nel mondo.

IL PROGETTO TRECCANI GUSTO

Treccani, da oltre 90 anni punto di riferimento assoluto nella diffusione della cultura italiana, e Qualivita, fondazione impegnata insieme a Consorzi di Tutela e Istituzioni nella valorizzazione delle produzioni agroalimentari di qualità italiane DOP e IGP, uniscono le loro competenze per dar vita a Treccani Gusto, un progetto finalizzato alla creazione di contenuti editoriali, nella ricerca di un linguaggio comune che possa dare voce a un racconto sulle eccellenze enogastronomiche italiana.

L’obiettivo del progetto editoriale è quello di organizzare in un unico corpus le molteplici esperienze del mondo rurale italiano, al fine di renderle un patrimonio culturale accessibile al nostro Paese e al resto del mondo. La complessa ricchezza delle esperienze agroalimentari e vitivinicole, che le rende uniche e inimitabili, sarà oggetto di prodotti editoriali divulgativi capaci di raggiungere il variegato pubblico da sempre alla ricerca di un canale di conoscenza sul mondo rurale.

Nel dettaglio, Treccani Gusto sarà costituito da:

  • Una nuova edizione dell’Atlante Qualivita – L’Atlante Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG, giunto alla IX edizione, si arricchisce del contributo editoriale Treccani e arriva nelle case degli italiani come cardine della conoscenza delle produzioni tipiche e dei relativi elementi distintivi.
  • Un magazine digitale – Una rivista pensata per coinvolgere i soggetti attivi sul territorio raccontando i diversi aspetti dell’ambito agricolo e alimentare, in relazione anche ad ambiti evoluti come il turismo.
  • Una banca dati, con glossario specialistico e ricettario – Il lessico e il patrimonio informativo delle produzioni di qualità e delle Indicazioni geografiche vengono riconosciuti come elemento consolidato della cultura italiana per essere tutelati e diffusi nel mondo attraverso l’eccellenza della banca dati digitale di Treccani.

venerdì 12 gennaio 2018

Concorsi Letterari. Raccontare il vino attraverso un viaggio

Al via la diciassettesima edizione del Concorso Letterario Nazionale “Bere il Territorio". Il termine per partecipare scade il 10 marzo 2018.

Raccontare il vino attraverso un viaggio. Si rinnova l’appuntamento con Bere il territorio, il concorso letterario nazionale di Go Wine che raggiunge la diciassettesima edizione. Un progetto che ha accompagnato la vita di questa dinamica associazione fin dalla sua costituzione, caratterizzandosi come un’iniziativa culturale qualificante e sempre molto partecipata.

Il Concorso rimane sostanzialmente fedele all’idea che l’ha originato. Il Bando infatti invita i partecipanti a farsi idealmente viaggiatori, indicando come tema un percorso in un territorio del vino italiano, evidenziando il rapporti con i valori cari all’enoturista: paesaggio, ambiente, cultura, tradizioni e vicende locali. La sezione generale del bando si divide in due categorie: una riservata agli over 24 anni senza distinzioni, una riservata a giovani dai 16 ai 24 anni.

Il tema del concorso si lega così in modo sempre più incisivo con l'idea ispiratrice dell’associazione Go Wine che si rivolge innanzitutto a quella figura qualificata di consumatore che, non solo ama conoscere e degustare i vini, ma avverte il desiderio di farsi viaggiatore per scoprire i luoghi dove ciascun vino si afferma e dove uomini e donne del vino operano.

A fianco delle due categorie della sezione generale è prevista la sezione speciale riservata agli studenti degli Istituti Agrari: il Bando conferma il preciso intento di valorizzare e premiare lavori di ricerca rivolti al tema dei vitigni autoctoni, anche tenendo conto di interessanti contributi che in ogni edizione pervengono.

Il Concorso conferma gli obbiettivi di sempre che si rinnovano nell’attualità del tema: contribuire, attraverso un’iniziativa culturale, a far crescere la cultura del consumo dei vini di qualità, mirando ad un consumatore sempre più consapevole sia nelle scelte, sia nell’attribuire il giusto valore e significato ad una bottiglia di vino.

Il richiamo all’idea del viaggio offre una speciale caratterizzazione, tenendo conto della dimensione reale e simbolica che contraddistingue sempre la figura del viaggiatore nel percorso della letteratura.

Si mantiene peraltro inalterato lo spirito di fondo che anima l’iniziativa culturale. Storia, tradizioni, paesaggio e vicende culturali: sono diversi i fattori che distinguono il vino da una qualsiasi bevanda e che si esaltano nel percorrere un territorio del vino.

I testi dovranno pervenire entro il 10 marzo 2018 presso la sede nazionale di Go Wine in Alba; la cerimonia di premiazione è prevista ad Alba sabato 7 aprile 2018.

Oltre ai premi riservati ai giovani scrittori, Bere il territorio conferma il riconoscimento a “Il Maestro” e il Premio Speciale a favore di un libro, edito durante l’anno 2017, che abbia come tema il vino o che, comunque, riservi al vino una speciale attenzione.

Sostengono questa iniziativa la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e un Comitato di aziende vinicole italiane che contribuisce ad animare gli incontri che Go Wine promuove per divulgare il concorso.

I premi e la Giuria di Bere il Territorio

Gli elaborati saranno sottoposti al vaglio della giuria composta da Gianluigi Beccaria e Valter Boggione (Università di Torino), Margherita Oggero (scrittrice), Marco Balzano (scrittore), Bruno Quaranta (La Stampa-Tuttolibri), Massimo Corrado (Associazione Go Wine).

I premi: 500 euro ciascuno per i due vincitori della sezione generale; 500 euro per il premio riservato agli studenti agli Istituti agrari; 500 euro per il premio speciale riservato libro dedicato al vino.

Per informazioni: Associazione Go Wine tel. 0173 364631 gowine.editore@gowinet.it - www.gowinet.it

Enogastronomia italiana, la tipicità nasce nei piccoli comuni

Made in Italy, da uno studio Coldiretti/Symbola emerge che il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti. Ed in occasione dell’anno nazionale del cibo italiano, arriva la mappa gourmet dei 5567 borghi.

Lo studio Coldiretti/Symbola su “Piccoli comuni e tipicità” è stato presentato dalla Coldiretti e dalla Fondazione Symbola a Roma, a Palazzo Rospigliosi, in occasione dell’apertura dell’anno nazionale del cibo italiano nel mondo. Il rapporto vuole raccontare un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora essere finalmente valorizzato e promosso grazie alla nuova legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni.

Un sistema virtuoso che rappresenta ben il 69,7% dei 7977 comuni italiani e in cui vivono poco più di 10 milioni persone, secondo l’analisi Coldiretti/Symbola. Il Piemonte è la regione con il maggior numero di Piccoli Comuni (1067) seguito dalla Lombardia (1055) e dalla Campania (338) ma in percentuale la piu’ alta densità di centri sotto i 5mila abitanti sul totale regionale è in Valle d’ Aosta (99%) e Molise (92%).

Ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti dall’Unione Europea hanno a che fare con i Piccoli Comuni che, nel dettaglio, garantiscono la produzione di tutti i 52 formaggi a denominazione, del 97% dei 46 olii extravergini di oliva, del 90% dei 41 salumi e dei prodotti a base di carne, dell’89% dei 111 ortofrutticoli e cereali e dell’85% dei 13 prodotti della panetteria e della pasticceria. Ma grazie ai piccoli centri è garantito anche il 79 per cento dei vini più pregiati che rappresentano il Made in Italy nel mondo.

Un patrimonio conservato nel tempo dalle 279mila imprese agricole presenti nei piccoli Comuni con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.

“Dalla valorizzazione dei tesori enogastronomici custoditi nei Piccoli Comuni dipendono molte delle opportunità di lavoro dei 3,9 milioni di giovani under 40 che hanno scelto di non abbandonare gli antichi borghi ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “la nuova legge rappresenta il riconoscimento anche giuridico del valore economico, sociale ed ambientale della provincia italiana che si apre con bellezza e orgoglio al turismo nell’anno dedicato al cibo italiano nel mondo.”

“I Piccoli comuni – ha affermato il presidente di Symbola Ermete Realacci – non sono un peso ma una straordinaria opportunità per l’Italia: un’economia più a misura d’uomo che punta su comunità e territori, sull’intreccio fra tradizione e innovazione, fra vecchi e nuovi saperi.  Qui si producono la maggior parte delle nostre Dop e Igp e dei nostri vini più pregiati, insieme a tanta parte di quel made in Italy apprezzato a livello internazionale. Possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza cancellare la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia.”

Una prospettiva che aveva fin dall’inizio colto il Presidente Ciampi e che oggi appare coerente anche con l’ispirazione dell’enciclica di Papa Francesco Laudato Si’.

La nuova normativa prevede misure per favorire la diffusione della banda larga, la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, il turismo di qualità. La legge punta su una dotazione di servizi adeguata, sulla cultura, sulla manutenzione del territorio, sulla tutela dell’ambiente, sulla messa in sicurezza di strade, scuole e del patrimonio edilizio pubblico. 

Dal tessuto territoriale dei centri sotto i 5mila abitanti dipende gran parte della leadership italiana in Europa con il sistema della qualità alimentare Made in Italy (Dop/Igp) che sviluppa un fatturato annuo al consumo di quasi 14 miliardi, dei quali circa 4 miliardi realizzati sul mercato estero. Una risorsa per l’Italia che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica. Ed in occasione dell’anno nazionale del cibo italiano nel mondo arriva la mappa gourmet dei tesori nascosti nei 5567 borghi d’Italia che ci raccontano la storia di un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali per la popolazione locale ma anche per il numero crescente di turisti italiani e stranieri che vanno alla ricerca dei tesori del nostro Paese. Non a caso due stranieri su tre considerano la cultura e il cibo le principali motivazione del viaggio nel Belpaese mentre per ben il 54 per cento degli italiani il successo della vacanza dipende dalla combinazione cibo, ambiente e cultura, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

A Vernasca in provincia di Piacenza si trova il borgo incastellato di Vigoleno dove si realizza “Il Vin Santo di Vigoleno” che con circa 5.000 bottiglie prodotte ogni anno si contende il titolo della più piccola Doc d’Italia con il vino Loazzolo, realizzato esclusivamente nell’omonimo paesino dell’Astigiano grazie ai viticoltori di un paese che conta solo 358 anime e che, grazie ad una situazione geografica eccezionale, beneficia di un microclima unico e speciale. Ma le specialità territoriali si producono anche in comuni che hanno avuto grossi problemi con il terremoto, come quello di Montelupone nel Maceratese (3584 abitanti) dove si continua a coltivare il pregiato carciofo violaceo noto anche come lo “scarciofeno” o come quello aquilano di Campotosto (537 abitanti) patria dell’omonima mortadella, uno dei salumi più imitati d’Italia, fin dal 1575, con il suo curioso secondo nome (coglioni di mulo).

Anche le isole più piccole, come ad esempio quella palermitana di Ustica, nel cuore del mar Tirreno, hanno legato il loro nome a prodotti esclusivi. E’ il caso delle minuscole e laviche lenticchie di cui vanno fieri i 1308 abitanti dell’isola. Ci sono anche prodotti gastronomici le cui origini si perdono nella storia e si legano ad antiche tradizioni religiose come la molisana treccia di Santa Croce di Magliano (4387 abitanti) che, in occasione delle feste della Madonna dell’Incoronata e del Patrono San Giacomo, viene messa a tracolla durante i riti e successivamente consumata in allegria come ottimo formaggio.

Non mancano poi prodotti di nicchia che devono la loro fortuna alla particolare esposizione come il friulano aglio di Resia (1021 abitanti), dal sapore intenso e raffinato, che viene piantato durante l’inverno sino a 1000 metri di altitudine in piccoli orti che guardano a Sud. Scatenano l’orgoglio del mondo contadino lucano i fagioli di Sarconi (1418 abitanti) che con tale dizione, protetta dalla Igp, comprendono numerose tipologie di cannellino e di borlotto noti localmente con gli appellativi "fasuli russi", "tovagliedde rampicanti", "fasuli russi", "verdolini", "napulitanu vasciu", "napulitanu avuti", "ciuoti o regina", "tabacchino", "munachedda", "nasieddo", "maruchedda", "san michele", "muruseddu", "truchisch" e "cannellino rampicante".

E, infine, sono tipiche di piccoli comuni, come quello di Storo (4678 abitanti) alcune produzioni che per secoli hanno rappresentato la base dell’alimentazione e garantito la sopravvivenza di generazioni di trentini: la farina gialla realizzata attraverso la macinatura a pietra del mais coltivato nella Valle del Chiese. Per trovare queste specialità e per scoprire il vero cibo italiano garantito da Campagna Amica, la più grande Rete europea di vendita diretta che offre i prodotti e le eccellenze degli agricoltori italiani, sarà attiva per tutto l’anno del cibo italiano nel mondo l’app Coldiretti Farmers for you che ricerca nei mercati, nelle fattorie, negli agriturismi dove soggiornare e mangiare, e nelle botteghe: oltre 10.000 punti in tutta Italia.

giovedì 11 gennaio 2018

Unione Italiana Vini presenta la nuova edizione del Codice della Vite e del Vino. Uno strumento aggiornato e completo indispensabile per operatori vitivinicoli.

Il Codice raccoglie tutta la legislazione vitivinicola Ue e nazionale (tra cui il nuovo "Testo unico del vino"), le circolari interpretative, comprensivo dell’accesso annuale ai testi consultabili online sul sito e della ricezione della newsletter Focuswine di aggiornamento legislativo periodico con accesso alle News Reserved. Il sito raccoglie la legislazione vitivinicola Ue e nazionale, le circolari interpretative e le risposte a quesiti.

“La nuova edizione 2017 del “Codice della Vite del Vino”, rafforza il progetto della collana editoriale sui temi giuridici avviata lo scorso anno da UIV. Iniziativa, questa, che sta accompagnando la riorganizzazione e il potenziamento del nostro Servizio Giuridico Normativo, tesa a valorizzarne la lunga esperienza maturata in decenni di lavoro a fianco delle imprese vitivinicole italiane. Un ottimo strumento per stimolare dibattito e confronto culturale sui grandi temi della legislazione del comparto”.

Con queste parole, Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini, commenta la pubblicazione della tredicesima edizione del “Codice della Vite e del Vino”, edito da UIV a cura di Antonio Rossi, responsabile del Servizio giuridico normativo, che raccoglie la rielaborazione e l'aggiornamento dell’intero panorama normativo nazionale, inclusi la legge n. 238 del 12 dicembre 2016 e i decreti attuativi fino ad ora approvati.

“La nuova edizione del “Codice della Vite del Vino” - prosegue Abbona – costituisce un prezioso mezzo di promozione di una moderna cultura giuridica della vitivinicoltura, presentando, insieme agli aggiornamenti della legislazione italiana ed europea, un focus sul “Testo Unico”, la più importante “riforma” del nostro settore che sta diventando una “best practice” anche per altri ambiti dell’agroalimentare, insieme ai primi recentissimi decreti attuativi approvati dal Ministero delle Politiche Agricole”.

Il volume raccoglie, inoltre, gli ultimi regolamenti comunitari collegati all’OCM vino (regg 1149/16 e 1150/16), riportando tutte le disposizioni nazionali applicative collegate alle misure di sostegno, la normativa Ue e nazionale sul sistema autorizzativo degli impianti vitati con i recenti aggiornamenti al decreto attuativo nazionale e le relative circolari interpretative.

“La nostra nuova collana editoriale, coordinata da un comitato scientifico composto da esperti di legislazione e professionisti, comprenderà sia pubblicazioni storiche che nuovi titoli, attraverso i quali vogliamo fare della nostra casa editrice un punto di riferimento culturale per il settore. – conclude Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini. Un’ambizione alla quale stiamo lavorando da tempo, ampliando gli strumenti a disposizione del comparto con una newsletter periodica di informazione e aggiornamento normativo ma anche di dibattito e confronto di cultura giuridica. Un impegno editoriale che la nostra Associazione sta portando avanti da 50 anni, dal Codice Comunitario vitivinicolo del 1977, e che prosegue ininterrottamente fino ad oggi”.

L'emanazione del Testo unico del Vino rappresenta un passo fondamentale per la regolamentazione del settore vitivinicolo, gettando le basi per una normativa più aderente alle concrete necessità del comparto e apportando al contempo un'ampia semplificazione normativa e di burocrazia in tutte le fasi di produzione, commercializzazione, tutela delle denominazioni, fino al sistema di controllo e promozione. Il volume si pone al centro di tale contesto, mettendo a disposizione degli operatori uno strumento sempre aggiornato e completo.

Titolo: Codice della Vite e del Vino
Editore: Unione Italiana Vini – Confederazione Italiana della Vite e del Vino
Autore: Antonio Rossi
Costo: 290,00 euro (IVA inclusa)

Il volume può essere richiesto a Unione Italiana Vini - Confederazione Italiana della Vite e del Vino,
www.uiv.it - tel. 06 44 23 58 18 - email: serviziogiuridico@uiv.it