martedì 31 maggio 2022

Teatro del Lido, la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia presenta Orchestra di Villa Pamphilj in CAMBIAMENTI del curioso vagare delle idee e dei punti di vista

CAMBIAMENTI del curioso vagare delle idee e dei punti di vista. L'Orchestra di Villa Pamphilj eseguirà brani originali, canzoni e parole d’autore. In apertura l’esibizione del laboratorio Young Jazz diretto da Alessandro De Angelis. Al Teatro del Lido sabato 4 giugno ore 21. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su eventbrite.





La Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia presenta l'Orchestra di Villa Pamphilj in CAMBIAMENTI del curioso vagare delle idee e dei punti di vista direzione, composizione e arrangiamenti Fabrizio Cardosa con i componenti dell’Orchestra di Villa Pamphilj: Asia Cannone e Anna De Martini voce, Nicola Lugeri voce recitante, Francesco Belfiore flauto, Stefania Foresi clarinetto, Raffaela Brambilla, Marina Laurenzana, Emiliano Cozzi, Antonio Settimo sassofoni, Peppe Tassi chitarra, Riccardo Marini pianoforte, Daniele Mancini tastiere, Riccardo D’Arpino, Elena Mariani basso, Francesco Paradisi Miconi batteria.

Brani originali, canzoni e parole d’autore su come i nostri desideri spesso cambino repentinamente. Riflessioni semiserie che danno vita a divertenti momenti musicali. In apertura l’esibizione del laboratorio Young Jazz diretto da Alessandro De Angelis.

Dalla mobilità e dal curioso e spesso repentino mutare dei nostri gusti, dei nostri desideri nasce questo spettacolo fatto di brani originali cantati e da parole d’autore sul tema. L’effimera rincorsa ai bisogni dettati dal consumismo, il triste sfiorire di una passione amorosa, il più o meno sincero cambiamento di idee politiche in alcuni di noi o semplicemente il repentino mutare delle nostre ardenti volontà tra quando ci risolviamo ad esempio, per una dieta e quando, poco dopo, la infrangiamo miseramente, sono le riflessioni semiserie che danno luogo a momenti musicali e letture godibili ancorché non privi di una leggera indagine esistenziale.

Sul palcoscenico i dodici elementi dell’Orchestra di Villa Pamphilij e tre cantanti diretti dal M° Fabrizio Cardosa che è anche autore dello spettacolo.

Apertura a cura del LABORATORIO YOUNG JAZZ diretto da Alessandro De Angelis.

Orchestra di Villa Pamphilj

L’Orchestra di Villa Pamphilj nasce nell’ ambito delle attività di musica d’insieme della Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia nel gennaio 2015. Le scuderie del Villino Corsini di Villa Pamphilj rappresentano il luogo di nascita e lo e spazio deputato per le prove dell’ ensemble, nonché l’impulso iniziale per l’attribuzione del nome.

Lo speciale percorso della formazione avviato, promosso e coordinato dalla Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia, ha visto via via avvicendarsi nell’ organico dell’orchestra allievi ed ex allievi aprendosi contemporaneamente al contributo del territorio inglobando ragazzi e ragazze più giovani , in collaborazione con gli Istituti del territorio

L’organico comprende musicisti giovanissimi degli Istituti secondari, studenti di conservatorio e ottimi dilettanti desiderosi di partecipare ad un progetto di musica d’insieme complesso e stimolante. In alcune performance è previsto l’inserimento di strumentisti più maturi nell’ottica dell’apprendimento comune e per imitazione.

Il repertorio dell’Orchestra di Villa Pamphilj si configura nel segno dell’eclettismo e della contaminazione, dal jazz, alla musica contemporanea, all’improvvisazione, da Bartòk, a Ravel, al jazz di H. Mancini e B. Bacharach tra gli altri e classici standard riarrangiati. L’orchestra è uno spazio aperto e flessibile, con l’inclusione mano a mano di nuovi elementi e possibilità di ampliamento.
Ad armonizzare queste risorse c’è l’idea di un sound peculiare da raggiungere per mezzo degli arrangiamenti originali e complessi del M° Fabrizio Cardosa che ne è il direttore.

L’impegno con cui anche i musicisti più giovani hanno affrontato questa esperienza musicale probante fa ben sperare per il futuro, anche in virtù del positivo riscontro del pubblico presente ai numerosi concerti tenuti dalla formazione (tra gli altri presso la Casa del Jazz, il Teatro Villa Pamphilj, il Teatro Tor Bella Monaca, il Festival Musica&Musica, il Riverside Roma). Tra gli ultimi importanti ospiti Ziad Trabelsi e Patrizio Fariselli. Nel 2018 stato realizzato il primo CD “Orchestra di Villa Pamphilj” l’Arte di arrangiarli.


venerdì 27 maggio 2022

Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie

E' in corso fino al 10 luglio 2022, presso il WeGil di Roma, hub culturale della Regione Lazio nel quartiere Trastevere, la mostra “Pier Paolo Pasolini. Non mi lascio commuovere dalle fotografie”. Nel centenario della sua nascita, avvenuta a Bologna il 5 marzo 1922, il percorso espositivo, attraverso il mezzo della fotografia, vuole riportare l’attenzione su quello che è stato probabilmente l’intellettuale più intransigente, acuto e scomodo del secondo Novecento italiano e sulle sue principali esperienze personali, culturali e professionali. Ingresso gratuito.


 


Il progetto, curato da Marco Minuz e Roberto Carnero, è promosso dalla Regione Lazio e realizzato da LAZIOcrea in collaborazione con Suazes, il Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Genova e il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia. Nella veste di scrittore, giornalista, opinionista, attivista e regista, Pier Paolo Pasolini ha dispiegato il suo pensiero in una moltitudine di opere e documenti che lo rendono una delle figure cardine del dibattito culturale nazionale e internazionale del secondo dopoguerra. Partendo dall’oggettiva constatazione che Pasolini è stato uno dei personaggi pubblici più fotografati del suo tempo, la mostra raccoglie circa 160 fotografie e documenti d’epoca: un percorso fotografico che nasce dalla volontà di continuare ad alimentare, soprattutto nelle giovani generazioni, un confronto con il lascito intellettuale di Pasolini.

La scelta di esplorare l’opera e il pensiero di Pasolini attraverso la fotografia non è casuale data la sua relazione con il mezzo fotografico piuttosto ambivalente. Se da una parte scriveva “niente come fare un film costringe a guardare le cose”, il suo rapporto con le immagini immobili era differente, come testimoniano le sue parole: “alle fotografie è sufficiente dare una occhiata. Non le osservo mai più di un istante. In un istante vedo tutto”. Eppure, paradossalmente, per tutta la sua vita Pier Paolo Pasolini ha sempre offerto grande disponibilità nel farsi fotografare, anche in momenti privati della sua vita. Ne è testimonianza l’enorme quantità di materiale fotografico dedicato alla sua figura.

Questi scatti, organizzati in sezioni, ognuna delle quali raggruppa un corpus di fotografie dedicate a uno specifico tema, intendono costruire, attraverso un’attenta selezione, un percorso che conduca il visitatore attraverso le principali esperienze che hanno caratterizzato il suo lavoro ma anche la sua sfera privata: la città di Roma, i ragazzi delle borgate romane, il concetto di corpo, la passione per il calcio, le sue frequentazioni, la figura della madre, le abitazioni romane in cui ha vissuto, i ritratti, l’esperienza del cinema, gli anni giovanili, le celebrazioni funebri a Roma e Casarsa della Delizia, luogo dove ha trovato eterno riposo.

“Il volto di Pasolini diventa così ‘la mappa’ per leggere il suo lavoro, la sua personalità, il suo pensiero e le sue scelte - scrive Marco Minuz, che ha curato la selezione fotografica - Metaforicamente la sua pelle, immortalata dal mezzo fotografico, diventa così spazio privilegiato per comprendere, con vicinanza, il percorso professionale di quell’inafferrabile uomo chiamato Pier Paolo Pasolini”.

“Una mostra fotografica su Pasolini è un modo di avvicinarsi alla sua opera, magari per un primo approccio ai suoi testi, attraverso i ‘grandi temi’ che li caratterizzano, e in cui qui è stata organizzata l’esposizione - aggiunge Roberto Carnero, co-curatore del progetto e autore dei testi presenti nel percorso - Sarebbe bello che questa straordinaria occasione potesse essere colta soprattutto dai più giovani, da quei ragazzi a cui Pasolini ha dedicato tante delle sue riflessioni e ai quali continuava, e continua tutt’oggi, a parlare”.

Sono oltre trenta i fotografi e gli archivi coinvolti in questo progetto, tra questi: Letizia Battaglia, Carlo Bavagnoli, Sandro Becchetti, Dario Bellini, Piergiorgio Branzi, Cameraphoto, Elisabetta Catalano, Mimmo Cattarinich, Divo Cavicchioli, Elio Ciol, Mario Dondero, Gabriella Drudi Scialoja, Aldo Durazzi, Claudio Ernè, Toti Scialoja, Archivi Farabola, Federico Garolla, Giovanni Giovannetti, Vittorio La Verde, Massimo Listri, Cecilia Mangini, Domenico Notarangelo, Angelo Novi,  Rodrigo Pais, Angelo Pennoni, Reporter Assocati, Paul Ronald, Salvatore Tomarchio e Roberto Villa. La mostra al WeGil si arricchisce anche di alcune fotografie di Dino Pedriali, fotografo romano recentemente scomparso.

A ingresso gratuito, la mostra, dopo la sua prima esposizione al Palazzo Ducale di Genova, rappresenta, dunque, un’opportunità unica per esplorare la dimensione pubblica e privata dell’intellettuale, ma al contempo per riportare alla luce archivi e nuova documentazione che possano raccontare l’uomo Pasolini.

giovedì 26 maggio 2022

La sostenibilità fattore di crescita delle aziende nel settore agroalimentare. Il Global Summit del Gambero Rosso

Si è tenuto in questi giorni il Global Summit “La sostenibilità fattore di crescita delle aziende nel settore agroalimentare” organizzato da Fondazione Gambero Rosso. Esperienze e strategie di sostenibilità: 25 relatori a confronto. L'evento progettato per confrontarsi su questi principi che sono diventati imprescindibili sia per le scelte di mercato sia per i singoli consumatori.



La Sostenibilità è oggi uno dei temi più dibattuti e analizzati dalle Aziende, dalle Istituzioni e dall’opinione pubblica. Un’attenzione che ha chiuso il gap tra ecologia ed economia. La Sostenibilità rappresenta infatti un’esigenza di equilibrio ambientale, sociale ed economico. Aumentano le richieste e le aspettative del mercato: dai sistemi creditizi alla grande distribuzione senza dimenticare ovviamente i consumatori finali, sempre più attenti e orientati a scelte di consumo consapevoli, che guardano al biologico e al sostenibile. Scelte non solo in un’ottica di salvaguardia della natura ma anche come etica economica e sociale. Un fenomeno che riguarda soprattutto le giovani generazioni, dai millennial alla generazione Z la cui preferenza richiama l’attenzione delle aziende produttive. Sostenibilità è oggi qualità.

Il Global Summit “La sostenibilità fattore di crescita delle aziende nel settore agroalimentare” è stato progettato per confrontarsi su questi principi che sono diventati imprescindibili sia per le scelte di mercato sia per i singoli consumatori. L’esperienza del Gambero Rosso in quest’ambito nasce nel 2014 con il Primo Rapporto Sostenibilità del Vino e che è proseguita fino alla nascita di Equalitas,  società fondata da Federdoc, Csqa Certificazioni, Valoritalia, Fondazione Gambero Rosso e 3A Vino, che è proprietaria dello Standard per la certificazione della sostenibilità in ambito vitivinicolo. Un sistema di certificazione che da marzo di quest’anno ha un suo disiplinare approvato dal Ministero delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali. L’attenzione del Gambero Rosso si è estesa, nel tempo, a tutto il comparto agroalimentare per promuovere, sostenere e accompagnare le aziende eccellenti in percorsi di sviluppo. Da 6 anni pubblichiamo Top Italian Food la guida che premia le migliori imprese agroalimentari del Made in Italy. Sono proprio queste le aziende che abbiamo coinvolto nel sistema di autovalutazione nato in collaborazione con Santa Chiara Next, società benefit spin-off dell’Università di Siena. Per questa prima edizione, sono state 47 le aziende che hanno avuto un punteggio positivo di sostenibilità. Un buon risultato che siamo certi che vedrà negli anni a venire molti più partecipanti. Sono stati inoltre presentati i risultati  del Food&Beverage Sustainability Italian Benchmark, un’indagine condotta da Standard Ethics, Self-Regulated Sustainability Rating Agency.

Per Intesa Sanpaolo, main partner del Global Summit, è fondamentale promuovere lo sviluppo di una economia sostenibile, favorendone la cultura in particolare nelle piccole e medie imprese e riconoscendo la rilevanza degli investimenti coerenti con i ESG. In quest’ottica la banca ha già erogato 2 miliardi di euro per i nuovi S-Loans, una linea specifica di finanziamenti, che si affianca al plafond di 8 miliardi di euro destinato a investimenti in Circular Economy, volti a supportare le iniziative delle imprese verso la transizione sostenibile. Per l’agro-alimentare in particolare, Intesa Sanpaolo ha creato un centro di eccellenza dedicato, la Direzione Agribusiness, per cogliere le opportunità di questo settore e rilanciarlo, in coerenza con il PNRR.

Paolo Cuccia, in rappresentanza di Fondazione e Gambero Rosso Spa, ha ringraziato il main partner Intesa Sanpaolo nonché Ismea, Gruppo FS Italiane, Coldiretti e insieme a tutti gli Sponsor del Global Summit. Dal Convegno che ha visto la partecipazione delle Istituzioni, delle Associazioni e dei protagonisti del mondo dei Servizi del settore agroalimentare è emersa la conferma dell’importanza della certificazione della Sostenibilità per le eccellenze del Made in Italy e l’esigenza quindi di pervenire in tempi brevi, così come avvenuto per il mondo del vino, a protocolli condivisi e al riconoscimento degli stessi da parte del Governo e delle Istituzioni del nostro Paese.

Un vitigno antico sul Palatino. Il Parco archeologico del Colosseo avvia il progetto di coltivazione dell’uva "pantastica”

L’iniziativa, che rientra nel più ampio programma “PArCo Green” che prevede differenti iniziative per la valorizzazione dell’eccezionale ambiente monumentale e paesaggistico del PArCo, nasce per presentare il progetto della messa a dimora di barbatelle della varietà Bellone, un antichissimo vitigno autoctono che lo storico Plinio il Vecchio chiamava "uva pantastica", coltivato ancora oggi nei territori intorno a Roma.


Matteo Gregorio De Rossi, 1668 Nuova pianta di Roma presente. (1668), Dettaglio



Nel Parco archeologico del Colosseo è stato avviato un progetto per l’impianto di un piccolo vigneto nell’area della Vigna Barberini, sul colle Palatino, così denominata dall’omonima famiglia romana che nel XVII secolo ne deteneva la proprietà.

Organizzato in collaborazione con l’Azienda vitivinicola Cincinnato, sponsor del progetto, l’evento di presentazione ha previsto una degustazione guidata del vino Bellone, che Cincinnato produce ancora oggi nel territorio di Cori sui monti Lepini, e il racconto di tutti gli stadi di lavorazione nell'ambito della produzione da agricoltura biologica.

Un vitigno antico: l’uva “pantastica” a Vigna Barberini

La ricerca storica e archeologica sui vini di eccellenza nell’antica Roma ha portato alla conoscenza di un antichissimo vitigno autoctono che Plinio chiama “uva pantastica”, da cui deriva il vino Bellone, coltivato ancora oggi nei territori intorno a Roma.

La coltivazione della vite è sempre stata di rilevante importanza per tutte le civiltà che si sono susseguite nel corso della storia ed ebbe un ruolo molto importante anche nel corso della civiltà romana. I Romani furono eccellenti viticoltori: sono state infatti ritrovate tracce archeologiche di trincee della coltivazione della vite, per lo più a filari, spesso anche ad alberello per la vite così detta “maritata”.

Il Parco archeologico del Colosseo conserva ancora nella sua toponomastica delle aree chiamate “vigna”, nel senso più esteso del termine, ovvero orti, e nelle indagini archeologiche e nelle carte storiche la presenza dei vigneti è ben documentata.

Da qui l’idea di impiantare una piccola vigna, in un ambito del Colle Palatino denominato appunto “Vigna Barberini”, dall’omonima famiglia romana che nel XVII secolo ne deteneva la proprietà.
Attualmente una piccola area della terrazza accoglie già delle piante da frutto, il fico sacro delle origini e altre tra le più antiche specie.

Parco archeologico del Colosseo

Il Parco archeologico del Colosseo non è solo un sito archeologico, ma anche una grande area verde che si estende per più di 40 ettari (considerando solo il territorio del Foro Romano e del Palatino) nel cuore della città di Roma. Un “parco naturale” in cui la vegetazione spontanea, tipica dell’area mediterranea, convive con i grandi alberi piantati negli ultimi secoli, allo scopo di far rivivere lo spirito dei giardini imperiali e dei rinascimentali Horti Farnesiani che, in fasi successive, hanno abbellito la sommità dell’antico colle. Quest’area verde è stata scelta come habitat da una nutrita fauna di piccoli mammiferi, rettili, insetti e uccelli.

Per valorizzare al massimo l’eccezionale ambiente naturale che ci è stato affidato e per dare un contributo allo sviluppo dell’economia sostenibile nei suoi diversi aspetti, il Parco archeologico del Colosseo ha lanciato il progetto “Parco Green”.

Il progetto prende spunto dal concetto molto ampio di “Green Economy” o “Economia Verde” e comprende molte iniziative differenti, accomunate dallo scopo di ridurre l’impatto ambientale, quindi di diminuire l’inquinamento, di conservare l’ecosistema e la biodiversità, promuovendo un modo di vivere maggiormente “in accordo” con il nostro ambiente naturale, utilizzandone le risorse in maniera corretta e senza danneggiarlo.

Le attività all'interno del parco spaziano dal riciclo dei rifiuti e dei materiali alla realizzazione di progetti pilota di restauro ecosostenibile; dalla raccolta delle piante e dei frutti spontanei del Parco alla messa a dimora di essenze antiche e rinascimentali legate alla storia del nostro sito, e ancora molto altro. In collaborazione con il Servizio Educazione Didattica e Formazione sono stati inoltre realizzati progetti di educazione alla green economy, rivolti ai nostri visitatori di tutte le età… e oggi più che mai anche ai nostri visitatori virtuali.


mercoledì 25 maggio 2022

Casa del Jazz: presentata la stagione estiva Summertime 2022 e Concerti nel Parco

Presentata la stagione estiva Summertime 2022. La stagione di concerti e spettacoli alla Casa del Jazz. Stelle italiane, jazz/rock legend, nuove tendenze, grandi orchestre, cross over, grandi pianisti. I concerti nel Parco con oltre 60 concerti e spettacoli. Dal 5 giugno al 7 agosto 2022.





Ritorna dal 5 giugno al 7 agosto Summertime, la stagione estiva prodotta da Fondazione Musica per Roma alla Casa del Jazz. Oltre 60 concerti e spettacoli si susseguiranno sul palcoscenico all’aperto allestito nel parco di Villa Osio a Viale di Porta Ardeatina. E dopo due anni la rassegna ritorna finalmente alla massima capienza di 1000 posti e con un cartellone ricco di novità e sorprese e non solo per il pubblico di appassionati del jazz.

All’interno della programmazione di Summertime molte le prime assolute, le uniche date italiane e le produzioni originali rintracciabili nei numerosi filoni come quello delle Stelle Italiane del jazz in cui troviamo Dado Moroni che presenta in prima assoluta la nuova produzione “Itamela” (16/6), Giovanni Guidi che si esibisce in solo in un doppio concerto seguito da Furio Di Castri che rivisita Charles Mingus a cento anni dalla nascita (18/6), Maria Pia De Vitocon il nuovo progetto “This woman’s work” (19/6), e ancora Rosario Giuliani(21/6), Roberto Gatto (22/6), Fabrizio Bosso con Javier Girotto (24/6), il duo Mauro Campobasso e Mauro Manzoni in doppio concerto insieme all’Ettore Fioravanti Opus Magnum Sextet per una serata dedicata alle nuove uscite della Parco della Musica Records (30/6), il trio Rita Marcotulli/Ares Tavolazzi/Israel Varela per un concerto speciale in collaborazione con l’Ambasciata Messicana che compie 100 anni (2/7), Paolo Fresu in trio conJacques Morelenbaum e Rita Marcotulli (14/7) e con il progetto dedicato a Ferlinghetti (6/8), Enrico Rava in concerto con il trio di Fred Hersch per una unica dara italiana (18/7). 

Ritornano questa estate i grandi protagonisti della scena internazionale: si parte con due giganti dell’avanguardia Anthony Braxton (7/6) e Roscoe Mitchell per una unica data italiana (8/6), e si prosegue con Mike Stern Band(10/7), Billy Cobham, Randy Brecker e Bill Evans insieme come Modern Standards Supergroup (11/7), John Scofield (12/7), Christian Mc Bride (13/7), Christone Kingfish Ingram (16/7); Roosevelt Collier (17/7), John Patitucci (1/8).

Numerosi i concerti Cross Over che vedranno protagonisti tra gli altri Raphael Gualazzi (17/6), Vinicio Capossela per la prima volta alla Casa del Jazz (26/6), Alex Britti (25/7), Enzo Avitabile e Peppe Servillo (4/8), Fabio Concato con la Carovana Tabù (5/8).  

Un Focus particolare verrà dedicato alle Grandi orchestre con alcune produzioni originali di Musica per Roma in prima assoluta tra cui Franco D’Andrea e Orchestra “Sketches of 20th Century” con la partecipazione delPMCE Parco della Musica Contemporanea Ensemble diretto da Tonino Battista (14/6) e l’ensemble Grande Elenco Musicisti di Tommaso Vittorini(29/6). Questi concerti saranno anche registrati per diventare dischi live dellaParco della Musica Records. Tra le altre formazioni in programma Young Art Jazz Ensemble diretto da Mario Corvini (9/6), Orchestra Giovanile di Jazz della Scuola Popolare di Musica Testaccio diretta da Mario Raja (20/6), ICP Orchestra featuring Han Bennink che compie 80 anni  (23/6), MEJOrchestra diretta da Marco Tiso che dedica il concerto a Kurt Weill con le  voci diCostanza Alegiani e Peppe Servillo (4/7), Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti  diretta da Paolo Damiani (6/7), Libera Orchestra Jazz Italiano del Saint Louis (13/6), Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale con David Murray (7/8). 

Una vera e propria rassegna nella rassegna sarà quella dedicata alle Nuove tendenze che presenta una ricercata selezione delle più interessanti proposte del jazz contemporaneo, quel territorio dove si incontrano jazz, soul, funk, hip-hop, elettronica e spoken word. Dopo un’anteprima con il trombettista Ambrose Akinmusire (6/7) i concerti si susseguiranno nella seconda metà di luglio con Nate Smith batterista pluri-candidato ai Grammy (15/7), Makaya McCraven produttore e batterista emergente definito da Down Beat come uno dei più influenti musicisti del prossimo decennio (21/7), i Sons of Kemet, uno degli ensemble più rappresentativi del nu-jazz (25/7), il visionario polistrumentista e compositore Louis Cole (26/7), la sassofonista anglo-guyanese Nubya Garcia (27/7), il produttore italiano, speaker e Dj Khalab (28/7), l’innovativo gruppo originario di Manchester dei GoGo Penguin (30/7). 

Tra i Grandi pianisti contemporanei si esibiranno Danilo Rea in piano solo (10/6), Fred Hersch in trio con Enrico Rava (18/7), Tigran Hamasyan (7/7),Hans Ludemann con Rita Marcotulli e Luciano Biondini per una produzione originale in collaborazione con l’Accademia tedesca di Roma (15/6), Enrico Pieranunzi e Antonello Salis in un progetto inedito che li vede per la prima volta in duo (27/7). 

L’edizione 2022 di Summertime sarà aperta il 5/6 da un evento in omaggio a Pepito Pignatelli, il fondatore nel 1974 del celebre locale Music Inn, per molti anni considerato un tempio del jazz. Dopo la proiezione del documentario  “Music Inn, arriva il jazz a Roma” di Carola De Scipio e Roberto Carotenuto introdotto da Enrico Pieranunzi e i racconti di Luciano Linzi e Marco Molendini, il concerto vedrà in scena alcuni dei musicisti italiani che sono stati protagonisti di quella stagione memorabile tra cui: Enrico Pieranunzi, Maurizio Giammarco, Dino e Franco Piana, Enzo Scoppa, Marcello Rosa, Carla Marcotulli, Rita Marcotulli, Antonello Salis, Danilo Rea, Enzo Pietropaoli, Giorgio Rosciglione, Gegè Munari, Roberto Gatto, Bruno Biriaco, Fabrizio Sferra. 

All’interno di Summertime 2022 torna anche il festival I Concerti nel Parco, Estate ‘22, diretto da Teresa Azzaro e giunto alla sua trentaduesima edizione e che, dopo un’anteprima con il pianista Francesco Tristano a Roma per presentare l’ultimo lavoro dedicato alla musica antica (31/5), presenta un fitto programma di prime assolute e date uniche contraddistinte da una visione multidisciplinare che abbraccia generi, linguaggi, personalità eterogenee: “Lettera a Pasolini”, la nuova produzione in prima assoluta dell’attore romanoFrancesco Montanari, scritta da Matteo Cerami e Davide Sacco che ne cura anche la regia, commentata musicalmente dal sax Stefano Di Battista (1/7),“Napoletana”, il nuovo omaggio di Mariangela D’Abbraccio alla sua Napoli che mette in scena grandi autori napoletani, classici e contemporanei (3/7),“Concerto mistico per Battiato“Torneremo Ancora”, un concerto omaggio per Franco Battiato ad un anno dalla morte con Simone Cristicchi e la partecipazione di Amara. (5/7); “Manos” unica data italiana dell’eccezionale duo pianistico formato da Omar Sosa e Marialy Pacheco (8/7); “An Evening with Suzanne Vega”, la grande cantautrice accompagnata da Gerry Leonardalla chitarra torna a Roma dopo cinque anni in esclusiva per I Concerti nel Parco (19/7).  Con “The Beatles Live Again Magical Mystery Story ”, la performance di The Beatbox si propone di far rivivere l’energia e il fascino del mitico quartetto di Liverpool insieme l’appassionante storytelling  di Carlo Massarini (20/7); “Italia Mundial 1982 – 2022” è lo spettacolo in cui Federico Buffa, giornalista e volto noto di Sky, assieme al pianista Alessandro Nidi, racconta l’indimenticabile vittoria della Nazionale Azzurra ai mondiali di calcio in Spagna nel 1982 (20/7); “Le Quattro Stagioni by Zoomers” con L'Orchestra Giovanile di Roma è il concerto con i solisti Misia Iannoni Sebastianini e Gianmarco Ciampa, in cui le Le Quattro Stagioni di Vivaldi diventano il trampolino per raccontare la musica classica alle nuove generazioni. (24/7);“MPB” è il personalissimo tributo alla più bella musica popolare brasiliana di due autentici fuoriclasse carioca Yamandu Costa e Armandinho Macedo, per la prima volta insieme a Roma (29/7); “#Lepiùbellefrasidiosho” vede per la prima volta sul palco a far rivivere le sue celebri vignette,  Federico “Osho” Palmaroli il noto vignettista satirico romano con il Furano Saxophone Quartet(31/7) ; “A Night with Sergio Bernal” con la Sergio Bernal Dance Company vede in scena  il più importante e famoso ballerino spagnolo del momento, che firma le coreografie e la direzione artistica del progetto insieme a Ricardo Cue (2/8). Per finire grande chiusura, sempre all’insegna del ritmo e della festa, con “Nova Era”, una data unica in Italia, della Barcelona Gipsy Balkan Orchestra (BGKO) diretta da Alexander Ora, che ci fa arrivare sound che miscela suoni e dei timbri della musica rom, klezmer, balkan e mediterranea (3/8). 

Tra produzioni originali, stelle italiane, big band, ospiti internazionali e nuove tendenze – dichiara Daniele Pittèri AD della Fondazione Musica per Roma – la stagione estiva alla Casa del Jazz ritorna a proporre le migliori proposte del jazz contemporaneo. Abbiamo pensato il programma di quest’estate da un lato per gli appassionati del jazz, un pubblico molto esigente e preparato che conosciamo bene, che segue costantemente anche la programmazione all’Auditorium, e che dopo due anni di freno, ha chiaramente esigenza di qualcosa di più, di scoprire le novità della scena musicale o di costruirsi un percorso a seconda delle proprie preferenze che possono andare dai concerti di piano solo alla musica per big band. Dall’altro abbiamo pensato a sezioni del programma per chi ama più la musica d’autore o ai giovani che seguono la nuova scena soprattutto inglese, pensando che così si possano avvicinare ad esempio al jazz storico e al jazz italiano. Siamo contenti di presentare anche quest’anno all’interno di Summertime la stagione de I concerti nel Parco con i suoi spettacoli tra teatro canzone, danza, musica classica e world, così che aumenti in maniera esponenziale la contaminazione tra pubblici diversi”.

Vino e sostenibilità, il Nobile di Montepulciano è il primo distretto vitivinicolo italiano certificato

Il Vino Nobile di Montepulciano è la prima Denominazione italiana a fregiarsi del marchio di sostenibilità dopo un percorso lungo un triennio. Ancora pioniere il Consorzio della prima Docg d’Italia che grazie al marchio di certificazione secondo la norma Equalitas è il primo distretto vitivinicolo italiano in questa direzione. 




E’ ora ufficiale: il Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. La notizia è stata annunciata nella sede di Federdoc, tra i partner del percorso, in occasione della presentazione del traguardo che ha riguardato la denominazione toscana come la prima in Italia in questo senso. «L’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio del percorso - dichiara Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano – lo abbiamo ritenuto da subito strategico poiché per raggiungerlo abbiamo  favorito “un cambiamento culturale” nelle nostre imprese con l’obiettivo di modificare progressivamente il profilo produttivo e organizzativo con metodi e tecniche di produzione più rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto nella direzione di garantire un elevato standard di valori etici, sociali ed economici, che rafforzeranno la coesione tra le nostre imprese e tra queste e il territorio guardando quindi a una dimensione ambientale, economica e etico-sociale dove il rispetto dei valori e dei diritti collettivi gioca un ruolo centrale in questo processo».

«Quello dato dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è un segnale importante per l’intero settore delle denominazioni del vino del nostro Paese – sottolinea Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Equalitas – e giunge a conferma che il percorso intrapreso da Federdoc ha nello standard Equalitas un punto di riferimento di assoluto valore. Il viaggio verso un Italia del vino sempre più sostenibile prosegue spedito e, soprattutto, rappresenta ormai di fatto un valore etico ed economico fondamentale nel posizionamento delle nostre etichette sui mercati mondiali».

Sostenibilità: un percorso che parte da lontano a Montepulciano. La visione di sostenibilità a Montepulciano nasce in tempi non sospetti. Negli anni 1985/1990, grazie alla sensibilità del Consorzio ed al sostegno del Comune di Montepulciano, fu creata una rete di stazioni meteorologiche installate su tutto l’areale di produzione per la rilevazione dei dati meteo. In base alle condizioni riscontrate, a cadenza settimanale gli esperti agronomi emanavano il “messaggio verde”. Di fatto uno strumento operativo a favore delle aziende che permetteva di razionalizzare gli interventi di difesa fitosanitaria con la conseguente limitazione dell’utilizzo di presidi chimici.

Nei primi anni ’90 il Consorzio fu tra i primi in Italia ad indagare i terreni produttivi tramite un progetto di zonazione denominato “Vino Nobile Di Montepulciano Zonazione e Valorizzazione Del territorio” che interessò i vigneti di produzione nel triennio 1992/1994. Fu condotto dal gruppo di ricerca in viticoltura presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige con il fondamentale apporto dell’allora Istituto Sperimentale per lo studio e la difesa del Suolo di Firenze. La sezione clima fu trattata dall’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Arezzo. Il progetto ha prodotto una carta tematica per la gestione del territorio di produzione ancora oggi attuale e basilare per gli studi che si sono susseguiti. Intorno al 2006, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, è nato un progetto per lo smaltimento di scarti biologici dalle vigne per la realizzazione di biomassa da combustione per il sostegno energetico a plessi scolastici e amministrativi.

Nel 2015 il progetto della Carbon Footprint del Vino Nobile di Montepulciano diventa un modello su scala nazionale. Il sistema che calcola l’“impronta di carbonio” del ciclo produttivo di una bottiglia di Vino Nobile, ovvero le emissioni di CO2 derivanti dalla realizzazione del pregiato vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è stato infatti riconosciuto da un gruppo di istituzioni ed aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni e che abbineranno quindi il proprio nome a quello del progetto. L’idea di misurare la Carbon Footprint della DOCG di Montepulciano e di attivare una serie di pratiche per la diminuzione o la compensazione della emissioni di anidride carbonica è stata presentata in occasione dell’Anteprima del Vino Nobile 2014 dal Comune di Montepulciano (che ha finanziato il progetto), dal consorzio dei produttori e dall’Università Marconi di Roma, incaricata della realizzazione tecnico-scientifica. Il programma, che ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Siena e della Camera di Commercio provinciale, in circa un anno è passato dalla fase progettuale a quella sperimentale grazie a una piattaforma di raccolta dati testata con l’Università Marconi di Roma. I produttori hanno all’epoca prontamente compreso la portata rivoluzionaria del progetto, esprimendo convincimento ed entusiasmo; stesso atteggiamento ha manifestato il Gambero Rosso, voce leader a livello internazionale nell’informazione eno-gastronomica, che ha ugualmente garantito il proprio appoggio per il “lancio” della notizia e per la relativa campagna. Questo progetto è stato premiato nel 2015 alla Smau di Milano come “Smart Communities”.  

La presenza in Montepulciano di una cantina che è diventata simbolo e modello di queste pratiche, Salcheto, e la vicepresidenza del marchio Equalitas, Michele Manelli, suo titolare, hanno dato un’ulteriore spinta alle attività che hanno oggi portato a questo riconoscimento.

Lo standard Equalitas (www.equalitas.it), elaborato dall’omonima società italiana controllata da Federdoc, consente la certificazione di sostenibilità dell’Organizzazione, ovvero della singola impresa vitivinicola, dei prodotti vitivinicoli e delle Denominazioni di Origine. Lo standard è studiato espressamente per il settore vitivinicolo ed è certamente tra i più all’avanguardia a livello internazionale, l’unico a prevedere anche la certificazione delle denominazioni di origine. Equalitas è un protocollo molto impegnativo che implica il rispetto di un numero elevato di requisiti ambientali, come la misurazione dell’impronta carbonica e dell’impronta idrica, e socio economici, come la verifica del rispetto delle libertà sindacali e delle pari opportunità. Inoltre, Equalitas prevede anche il raggiungimento di obiettivi progressivi e la stesura di un bilancio di sostenibilità nel quale presentare e comunicare i risultati ottenuti.

Il patrimonio “Nobile”. Un miliardo di euro circa. E’ questa la cifra che quantifica il Vino Nobile di Montepulciano tra valori patrimoniali, fatturato e produzione. Circa 65 milioni di euro è il valore medio annuo della produzione vitivinicola, senza contare che circa il 70% dell’economia locale è indotto diretto del vino. Una cifra importante per un territorio nel quale su 16.500 ettari di superficie comunale, circa 2.000 ettari sono vitati, ovvero il 16% circa del paesaggio comunale è caratterizzato dalla vite. Di questi 1.210 sono gli ettari iscritti a Vino Nobile di Montepulciano Docg, mentre 305 gli ettari iscritti a Rosso di Montepulciano Doc. A coltivare questi vigneti oltre 250 viticoltori (sono circa 90 gli imbottigliatori in tutto dei quali 75 associati al Consorzio dei produttori). Circa mille i dipendenti fissi impiegati dal settore vino a Montepulciano, ai quali se ne aggiungono altrettanti stagionali. Nel 2021 sono state immesse nel mercato 6,8 milioni di bottiglie di Vino Nobile (+21,4% rispetto al 2020) e 2,6 milioni di Rosso di Montepulciano (+6,4% rispetto al 2020).

martedì 24 maggio 2022

Robert Doisneau il pescatore d'immagini. All'Ara Pacis lo sguardo umanista del fotografo della Ville Lumière

Oltre 130 scatti in bianco e nero di quello che è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Dal 28 maggio al 4 settembre 2022




Prende il via all'Ara Pacis, una mostra dedicata Robert Doisneau. Oltre 130 scatti in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. Rappresentante più famoso della cosiddetta "fotografia umanista", ossia quel tipo di sensibilità visiva che pone l'accento sulla condizione disagiata dell'uomo nella società, Doisneau ha saputo raccontare con empatia la società parigina del Novecento, captando momenti di grazia ed espressioni di felicità, catturando con i suoi scatti la vita quotidiana e le emozioni degli uomini e delle donne che popolavano Parigi e la sua banlieue, dall'inizio degli anni Trenta alla fine degli anni Cinquanta sarà il suo periodo  prolifico.

Robert Doisneau nasce a Gentilly, un sobborgo di Pargi il 14 aprile del 1912 e muore a Montrouge il 1° aprile del 1994. Fu considerato inoltre, insieme a Henri Cartier-Bresson, uno degli esponenti del fotogiornalismo di strada. 

Artista o fotoreporter, ci ha lasciato immagini che riescono a strapparci un sorriso e, allo stesso tempo, a stringerci il cuore. Perché il suo approccio all’umanità era ben più complesso della semplice leggerezza che si tende ad associare alle sue immagini.

Il soggetto privilegiato di Doisneau è Parigi, dove produce una serie di scatti innovativi, geniali e dominati da una forte carica umana: sono le immagini che lo hanno reso celebre. Quello che più colpisce è che non si tratta di una Parigi convenzionale, quella che domina negli ambienti della pubblicità, della moda, dei giornali o del cinema, ma è una Parigi di piccola gente, di arie di fisarmonica, di grandi e bambini, i cui sguardi trasudano umanità e tenerezza. 

Il tempo, il suo dilatarsi e compenetrarsi con il suo essere fotografo è forse insieme all'istinto, una delle note dominanti del suo lavoro. L'artista preferiva essere definito poeticamente come un "pescatore di immagini" e sentiva la necessità di immergersi completamente nella realtà. 

Cover Crops nel vigneto: aumentano il carbonio organico nel suolo, mitigano gli effetti dei cambiamenti climatici e migliorano la sostenibilità del territorio

Una ricerca australiana dell'Università di Adelaide ha scoperto che le Cover Crops, ovvero le “colture di copertura”, oltre a proteggere il terreno dall’erosione ed evitare la perdita di nutrienti per lisciviazione, aumentano il livello di carbonio organico nel suolo, mitigando gli effetti dei cambiamenti climatici e migliorando la sostenibilità del territorio. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Science of The Total Environment.




Piantare colture di copertura direttamente sotto le viti può aiutare a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e migliorare la sostenibilità del territorio. Lo ha scoperto una ricerca condotta dall'Università di Adelaide. I risultati dello studio hanno dimostrato che il livello di carbonio organico nel suolo (SOC) era quasi il 23% più alto nelle aree che avevano colture di copertura direttamente al di sotto delle viti, rispetto a un metodo standard di irrorazione di erbicidi sul suolo.

A condurre la ricerca è stato Joseph Marks, uno studente di dottorato presso l'Università di Adelaide, che ha avviato il suo studio in funzione al fatto che, se i vantaggi di piantare colture di copertura tra i filari di vigneti erano ben noti, meno lo erano le ricerche condotte sugli effetti delle colture di copertura interrate sotto la vite. Il suolo sotto la vite gestito dalle colture di copertura trattiene fino al 23% in più di carbonio organico del suolo (SOC) come pratica erbicida tradizionale in un periodo di crescita di cinque anni.

Lo studio è stato condotto su due vigneti sperimentali allestiti nel 2014, esaminando il terreno da quattro diversi trattamenti, tra cui due combinazioni di colture di copertura, un pacciame di paglia e un controllo gestito da erbicida. I terreni sono stati campionati sotto la vite fino a una profondità di 30 cm e sono stati analizzate le concentrazioni di carbonio organico del suolo e la densità apparente, per determinare il livello di carbonio organico nel suolo.

L'attività microbica è aumentata di oltre il doppio nei suoli con colture di copertura, e proprio a ragione di un aumento del carbonio organico disciolto. Questi risultati suggeriscono che la gestione delle cover crops sotto la vite è una potenziale soluzione per aumentare gli stock di SOC nei terreni destinati a vigneto.

Aumentare i livelli di SOC quindi può promuovere la struttura del suolo, migliorare l'aerazione del suolo, il drenaggio e la ritenzione dell'acqua, oltre a rimuovere l'anidride carbonica dall'atmosfera con l'obiettivo di incrementare la biodiversità, per consentire autoregolazione e sostenibilità degli agroecosistemi che devono essere considerati come un'unica entità, che è poi uno dei principi cardine dell'agroecologia che appunto mira a stabilire un equilibrio per avere terreni produttivi, resilienti, efficienti, biodiversi e sostenibili.

Importante sottolineare che la ricerca non sarebbe stata possibile senza Wine Australia, che ha fornito supporto attraverso il suo programma di borse di studio integrative.

venerdì 20 maggio 2022

Absolutely...Ennio Morricone

Concerto straordinario in occasione della presentazione del cd Absolutely...Ennio Morricone vol.1. Martedì 24 maggio 2022 ore 20.30, Aula Magna della Sapienza.




Istituzione Universitaria dei Concerti nell'ambito de I CONCERTI DELL’AULA MAGNA chiude la stagione con un concerto straordinario in occasione della presentazione del cd Absolutely...Ennio Morricone vol. 1 (Da Vinci Classics). Un sentito un omaggio al compositore Premio Oscar che è stato anche membro per circa trent’anni del Consiglio artistico della IUC, con alcuni suoi storici musicisti: il violoncellista Luca Pincini, la pianista Gilda Buttà e il flautista Paolo Zampini. 

I tre musicisti hanno visto nascere un numero enorme di partiture, condividendo dalle prime letture alle lunghe ed intense prove, dalle prime esecuzioni alle numerosissime repliche, con la costante ed attenta presenza del compositore.

Sono loro, oggi, testimonianza di un enorme patrimonio musicale, di uno stile, irripetibile, unico nel suo genere, fatto di incroci virtuosi tra la musica assoluta e quella applicata all'immagine filmica. I tre solisti hanno sempre mantenuto il rispetto per l'originalità delle partiture, pur nelle diverse versioni strumentali. In tal modo, restituiscono l’autenticità del pensiero esecutivo di Morricone, rimasto indelebile nel loro quotidiano ricordo.

Ed ecco come il trio ci racconta questo nuovo progetto discografico:  Per lunghissimi anni, abbiamo vissuto accanto ad Ennio Morricone. Profondamente, in tutto. Non abbiamo mai immaginato la sua assenza forzata. Nemmeno ora. Ogni giorno qualcosa ci fa interagire con lui. Il calendario ci ha semplicemente ricordato che dovevamo fare in musica. Proseguire, con Ennio. Quindi, con Da Vinci e IUC abbiamo avviato una serie di uscite discografiche in vari volumi contenenti solo ed esclusivamente sue partiture in originale, come il Compositore desiderava fosse, sempre e comunque. È iniziato un grande compito da svolgere perché conserviamo qualcosa di insostituibile. Ad ogni tappa un disco, sempre diviso tra Cinema e Assolutamente... Ennio Morricone. 

Il progetto Absolutely... Ennio Morricone, - ci racconta Giovanni dl’Alò nel booklet dell’album -  di cui questo CD costituisce il primo capitolo, si propone di tracciare un ritratto a tutto tondo di un compositore geniale, che con la sua musica e uno stile riconoscibilissimo è riuscito a raggiungere un pubblico vastissimo senza mai rinunciare a una nobiltà di scrittura che affonda le sue radici nella tradizione classica. Pagine concepite per il cinema, alcune nella stesura originale altre in versioni cameristiche rigorosamente realizzate dall’Autore, e pagine di musica assoluta si susseguono in modo che una dimensione si fonda con l’altra con naturalezza e fluidità”.

Programma

Love Affair

Quattro Canzoni (Cane bianco, Stark System, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Metti, una sera a cena)

Proibito

Per le antiche scale

La corta notte delle bambole di vetro

Invenzione, Canone e Ricercare

Tornatore Suite (La leggenda del pianista sull’oceano, Nuovo Cinema Paradiso, Malèna, Una pura formalità)

Addio a Pier Paolo Pasolini, dal film Salò o le 120 giornate di Sodoma

Deborah’s theme, dal film C’era una volta in America

Gabriel’s oboe, dal film Mission

Luca Pincini

Grande violoncellista, ha interpretato musiche dagli autori più tradizionali fino ai contemporanei. E' anche autore di composizioni originali. Ha collaborato assiduamente, per decenni, con Ennio Morricone, con cui ha registrato per le più grandi produzioni cinematografiche ed effettuato concerti in tutto il mondo. Lo stesso compositore gli ha dedicato “Monodia per violoncello solo”. Ha eseguito come solista centinaia di colonne sonore anche di altri grandi compositori come Luis Bacalov, Paolo Buonvino, Pino Donaggio, Franco Piersanti, Nicola Piovani, Armando Trovajoli. Attivo anche nel mondo della pop music ha collaborato con Luca Barbarossa, Carmen Consoli, Elisa, Jovanotti, Patti Pravo, Renato Zero e Mina.

Gilda Buttà

Dedita ai più svariati stili, dalla musica classica alla contemporanea, alla sperimentazione e contaminazione. Con il violoncellista Luca Pincini, suo marito nella vita, forma un duo molto speciale, basato sulla curiosità quanto sul rigore delle scelte musicali. Gilda Buttà ha affrontato esecuzioni integrali delle opere di Beethoven, Brahms, Chopin, ma anche composizioni spesso dedicate da musicisti contemporanei. Per quasi trent'anni ha collaborato con Ennio Morricone, alla discografia, alle varie produzioni, dai concerti alle colonne sonore, tra cui “La leggenda del pianista sull’oceano”, “Canone inverso”, “Love affair”, “Gli intoccabili”, “Frantic”, “Il Papa Buono”, “Bugsy”. È dedicataria di “Catalogo”.

Paolo Zampini

Flautista virtuoso, anche lui tra i solisti preferiti da Ennio Morricone, per trentacinque anni ne ha eseguito le musiche da film e le composizioni di “musica assoluta”. Socio dell’Unione Musicisti di Roma, ha legato il suo nome a centinaia di colonne sonore per il Cinema e il Teatro, collaborando anche con i Premi Oscar Nicola Piovani e Luis Bacalov, e con Franco Piersanti, Armando Trovajoli, Riz Ortolani, Roberto Pregadio, Roman Vlad, Pino Donaggio, Stelvio Cipriani, e molti altri. 

mercoledì 18 maggio 2022

Concerto barocco nella città proibita, la musica nelle missioni dei Gesuiti in Cina al tempo di Paolo V Borghese

Nell'ambito del progetto di ricerca “I Borghese e la musica”, sarà trasmesso in diretta, sabato 21 maggio alle 19.00 sul canale FB ufficiale della Galleria Borghese il Concerto barocco nella città proibita. La musica nelle missioni dei gesuiti in Cina al tempo di Paolo V Borghese. 



Il concerto, realizzato e promosso nell’ambito del progetto “I Borghese e la musica”, avviato dalla Galleria Borghese lo scorso dicembre 2020 per indagare sulle committenze della famiglia Borghese a musicisti dei sec. XVII e XVIII, presenta un nuovo capitolo dedicato alle attività musicali di alcuni missionari cattolici attivi a Pechino agli inizi del XVII secolo, a latere della loro attività religiosa. 

Per due secoli, a partire dal 1601, i missionari cattolici attivi a Pechino perseguirono un'attività musicale, ai margini del loro compito religioso. Alcuni erano buoni strumentisti e portavano con sé strumenti che suonavano a corte; tra questi i gesuiti Johann Adam Schall von Bell, Tomé Pereyra, e soprattutto Teodorico Pedrini (1671-1746, arrivato nel 1711), un lazzarista italiano particolarmente dotato che era stato scelto da Roma per questo motivo. Sono stati trovati tra i suoi manoscritti una raccolta di 12 sonate, di stile italiano ovviamente influenzate da Corelli.

Alcune descrizioni dei concerti tenuti dai missionari di fronte all'imperatore mostrano che la ricezione della musica europea è stata mista. Tuttavia, ha suscitato la curiosità degli studiosi. Così l'imperatore Kangxi chiese al portoghese Pereyra di scrivere una parte sulla musica occidentale all'interno di un'enciclopedia cinese, ma in generale gli ascoltatori cinesi trovarono tale musica troppo frenetica, troppo complessa.

Le partiture a disposizione dei missionari in Cina erano relativamente poche. Tra questi, una raccolta molto interessante, il Tempio Armonico della Beata Vergine, pubblicata a Roma nel 1599 da Giovenale Ancina, nominato vescovo da Paolo V Borghese, che si interessava alla Cina. Ancina, pur non essendo il compositore della maggior parte dei brani, li ha raccolti ed adattati per le esigenze degli oratori, soprattutto nelle missioni lontane. La musica risulta così abbastanza semplice da essere cantata da musicisti non professionisti, ma è comunque elegante, e scelta tra le migliori composizioni dei contemporanei. A volte i testi sono leggermente modificati per assumere un significato sacro, anche se non liturgico.

Aspetto molto interessante è che alcuni dei musicisti gesuiti studiarono la musica cinese e impararono a suonarla sugli strumenti che avevano portato con sé. Così, all'epoca, si potevano ascoltare melodie cinesi suonate sulla viola da gamba o sul clavicembalo. Lo stesso imperatore Kangxi suonò anche alcune arie al clavicembalo, di fronte alla sua corte. Molti documenti attestano questo scambio culturale, e in particolare l'invio di Joseph-Marie Amiot, uno degli ultimi gesuiti a Pechino, che scelse di terminare la sua vita lì quando la Compagnia fu sciolta. Amiot inviò a Parigi spartiti, strumenti cinesi e molti documenti sulla cultura cinese. La maggior parte di questi documenti e strumenti sono ancora conservati lì.

La ricerca su questo curioso repertorio è stata condotta per anni da François Picard, musicologo e sinologo, e da Jean-Christophe Frisch che ha dato origine a numerose pubblicazioni, dischi, libri, articoli e ha fondato gli Ensemble del Progetto Baroque Nomade.

Il programma è a cura di François Picard, musicologo e sinologo, e Jean-Christophe Frisch che ha dato origine a numerose pubblicazioni e ha fondato gli Ensemble del progetto Baroque Nomade, entrambi studiosi da molti anni di questo curioso repertorio.

Programma a cura di Jean-Christophe Frisch e François Picard

J.M. Amiot Actiones nostras

T. Pedrini Sonata I: Largo, Allegro, Corrente, Adagio, Giga

J.M. Amiot La Feuille de Saule

Simon Boyleau Per la Natività della Beata Vergine

J.M. Amiot Deuxième Divertissement Chinois,

À l’ombre des fleurs sous la lune silencieuse

G. Ancina Mentre più coce in su’l meriggio ardente

T. Pedrini Sonata XII: Pastorale

Ch. d’Ambleville Sanctus

J.M. Amiot Prière à l’élévation de l’Hostie

Ch. d’Ambleville Ecce panis

J.M. Amiot Prière à l’élévation du Calice

J.M. Amiot La Feuille de Saule

(con abbellimenti della tradizione cattolica cinese)

T. Pedrini Sonata VIII: Grave, Vivace, Adagio, Balletto allegro,

Allegro

J.M. Amiot Ave Maria (con abbellimenti della tradizione

cattolica cinese)

F. Martini Fiamengo Lodasi in fine il fabricato tempio

I brani eseguiti sono estratti da rare raccolte rinvenute

nella Biblioteca dei Gesuiti a Pechino, scritti per le missioni

da autori europei o da musicisti cinesi convertiti:

• Giovenale Ancina 1545-1604 (consacrato vescovo dal

futuro Paolo V Borghese): Tempio Armonico della Beata

Vergine, Roma1599. Unica opera musicale presente

nella biblioteca dei gesuiti di Pechino al tempo di

Matteo Ricci, costituita da opere a tre voci di autori

diversi

• Charles d’Ambleville 1588-1637: Missa Psallite Domino,

Parigi 1636, pubblicata per le missioni gesuite

• Teodorico Pedrini 1671-1746: Dodici Sonate a Violino

Solo firmate con l’anagramma “Nepridi”, opera terza,

manoscritto, Pechino inizi del 1700

• Jean Joseph Marie Amiot 1718-1793: Divertissements

Chinois, Pièces sacrées [raccolta di brani in parte

anonimi e in parte composti nel Seicento da un cinese

convertito, Ma André, presso la missione gesuita di

Pechino].

LE BAROQUE NOMADE

Alexandre Cerveux | tenore

Maxime Saïu | baritono

Jean-Christophe Frisch | flauto traverso, basson de chalumeau

Maud Sinda | violino

Iris Tocabens | viola da gamba

Sylvain Moreau | cembalo 

lunedì 16 maggio 2022

Enologia: modelli matematici per simulare digitalmente il processo di fermentazione del vino e le sue variabili

DTWINE è un progetto spagnolo del Consiglio superiore per la ricerca scientifica che prevede l'utilizzo dell'Internet delle cose per gestire modelli matematici in grado di simulare digitalmente il processo di fermentazione del vino e le sue variabili.


 


Nell'ambito del Piano di Recupero, Trasformazione e Resilienza .dall'Agenzia di Stato per la Ricerca (AEI) grazie ai fondi "Next Generation" dell'Unione Europea, ha preso il via il progetto denominato DTWINE, guidato dall'Istituto di Agrochimica e Tecnologie Alimentari (IATA-CSIC). Scopo del progetto è quello di applicare e consolidare la tecnologia del "gemello digitale" (Digital Twin) nel settore vitivinicolo per ottenere una produzione di vino più sostenibile e rispondere alle nuove tendenze nel consumo di vini a bassa gradazione alcolica e ricchi profili aromatici.

Un “gemello digitale” è un programma per computer che permette di simulare e prevedere il comportamento di un sistema reale e per questo utilizza modelli matematici; nel settore vitivinicolo, consentirà la simulazione e la previsione del processo di fermentazione del vino. Inoltre, in combinazione con sensori e metodi di ottimizzazione computazionale, faciliterà il lavoro dei produttori di vino nel prendere decisioni nel funzionamento quotidiano delle cantine.

Il concetto di digital twin fu usato per la prima volta nel 2001 da Michael Grieves, oggi Chief Scientist for Advanced Manufacturing presso il Florida Institute of Technology, che durante un corso di Product Lifecycle Management (PLM) presso l’Università del Michigan descriveva il gemello digitale come l’equivalente virtuale e digitale di un prodotto fisico.

In sostanza, applicato in enologia, un gemello digitale è una replica virtuale del processo di vinificazione con il grande valore di predire tutti i passaggi chiave per arrivare ad un prodotto voluto. Strettamente legata alla diffusione crescente di progetti che prevedono lo IoT (Internet of Things), questa tecnologia si inquadra come modello di sviluppo che ha il potenziale per cambiare radicalmente la progettazione, la produzione, fino alle vendite e la manutenzione di prodotti complessi in molti altri settori.

L'iniziativa, che avrà una durata di 36 mesi, troverà la sua applicazione in quattro zone vinicole della Spagna: Galizia, Rioja, Paesi Baschi (Rioja Alavesa) e Comunità Valenciana e avrà un approccio multi e interdisciplinare. I risultati del progetto intendono promuovere il rinnovamento del settore vitivinicolo spagnolo, l'ammodernamento dei sistemi di produzione, la protezione dell'ambiente e il miglioramento della qualità del prodotto nelle cantine. Lo sviluppo di un software di facile utilizzo supporterà e renderà automatizzato l'utilizzo dei gemelli digitali nel delicato processo decisionale nelle aziende vinicole.

Battiato, a un anno dalla morte un docufilm omaggio su Rai1

A un anno dalla morte, Rai Documentari dedica a Battiato una prima serata con "Il coraggio di essere Franco" in onda il 18 maggio su Rai1. Inediti e testimonianze. Preziosi voce narrante. Il ricordo su Sky Arte.




Battiato un anno dopo. Rai Documentari dedica a Franco Battiato in prima serata il docufilm “Il coraggio di essere Franco” in onda il 18 maggio, alle 21.20 su Rai1. Scritto e diretto da Angelo Bozzolini e prodotto da Aut Aut Production in collaborazione con Rai Documentari, il film ripercorre la vita e la carriera di uno degli autori più rivoluzionari della musica italiana, pioniere di nuovi mondi musicali. 

Con la voce narrante di Alessandro Preziosi, il documentario cerca di restituire anche un ritratto intimo dell’artista, grazie al racconto della nipote Cristina Battiato e al materiale inedito degli archivi fotografici della famiglia, della Rai, della Cineteca di Bologna, della Universal Music, nonché alle riprese esclusive nelle case di Milano e Milo in Sicilia, oltre che nei luoghi della spiritualità così profondamente cara a Battiato. 

Tra i documenti inediti, i testi autografi del 1966 e le foto esclusive del suo primo duo con Gregorio Alicata, “Gli ambulanti”, insieme ad un brano mai ascoltato prima. Nessuno come Battiato è riuscito a scardinare le regole del gioco in così tanti ambiti, da quello musicale, cinematografico e televisivo, ma anche mistico e spirituale, votando la sua creatività al risveglio della coscienza del pubblico. 

Ancora oggi si parla del “genio di Battiato”, come colui che ha ridisegnato il concetto di musica pop in Italia. Mai prima di lui era stato possibile scalare le classifiche raccontando storie secondo una grammatica nuova, ispirata da contenuti fuori dal mainstream e alla ricerca continua di una dimensione sacrale dell’arte. Dall’inizio di carriera all’incontro con la musica elettronica di Karlheinz Stockhausen, dal primo album “Fetus” (1972), fino a “La Voce del Padrone” (1981), l’album più venduto in Italia. Oltre a successi intramontabili come “L’era del cinghiale bianco”, “La Cura”, “Centro di gravità permanente”, “Cuccurucucù”. 

Battiato ha vissuto molte vite, diceva di sé di non essere mai nato e quindi mai morto. E forse per questo è riuscito in ogni decade della sua vita a regalarci un personaggio nuovo. La sua musica è anche un viaggio attraverso il nostro Paese: dalla Sicilia del Dopoguerra, ancora carica di valori cristiani, alla Milano degli anni ’60 e del boom economico, fino all’incontro con le filosofie orientali e il Buddismo. 

Il documentario è arricchito dalle testimonianze di artisti e personalità che maggiormente hanno contribuito al successo di Battiato, ognuna rappresentativa di un mondo artistico su cui si è espresso in prima persona: tra gli altri, Alice, Luca Madonia, Sonia Bergamasco, Willem Dafoe, Antonio Scurati, Giovanni Caccamo, Vittorio Sgarbi, Marco Travaglio. E Morgan, che esegue in anteprima "Battiato mi spezza il cuore”, il brano composto in occasione della malattia di Battiato. 

“Non voglio comandare e non voglio essere comandato”: questo uno dei motti che rappresenta l’essenza di Franco Battiato, la sua costante ricerca interiore e il desiderio di affermare il suo innovativo concetto di musica all’insegna della contaminazione. Impossibile catalogarlo o inserirlo in un qualsiasi genere, proprio per la facilità con cui riusciva a spaziare dal rock al pop, dall’elettronica alla lirica. Non a caso, infatti, la musica è stata la sua compagna di vita. “Siamo felici di poter raccogliere la sfida di proporre un documentario per la prima serata di Rai 1, grazie a questo progetto così riuscito e così esauriente e approfondito nel tratteggio del percorso umano e artistico del compianto Franco Battiato” – dichiara Fabrizio Zappi, direttore di Rai Documentari. “Il docufilm è arricchito dalla partecipazione dell'attore Alessandro Preziosi che racconta, commenta e accompagna lo spettatore in un viaggio mai banale e pieno di emozioni, suoni, colori e riflessioni”.

giovedì 12 maggio 2022

Anni interessanti, Momenti di vita italiana: una mostra fotografica racconta l’Italia che diventa moderna

Prende il via domani al Museo di Roma in Trastevere Anni interessanti, Momenti di vita italiana1960-1975. La mostra fotografica racconta l’Italia che diventa moderna attraverso 124 immagini scatti iconici realizzati da agenzie fotografiche. Fino al 16 ottobre 2022. 




L’autobiografia per immagini del nostro paese, nel momento più effervescente e contraddittorio della sua storia, ossia quando l’Italia è entrata nella modernità, ed è diventata quella che ancora oggi viviamo. Questo ci restituisce la grande mostra fotografica Anni interessanti – Momenti di vita italiana. 1960-1975, ospitata al Museo di Roma in Trastevere dal 13 maggio al 16 ottobre 2022.

L’esposizione è promossa e organizzata da Archivio Luce Cinecittà con Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con CSAC – Università degli Studi di Parma, Rai Teche e con il patrocinio del Comune di Parma. Servizi museali Zètema Progetto Cultura.

Curata da Enrico Menduni, tra i massimi esperti di mass media, la mostra è un viaggio per gli occhi, intenso e rivelatorio, dentro un quindicennio di storia nazionale, quello tra il 1960 e la metà dei Settanta, che ha segnato indelebilmente il volto e l’identità del paese. Un’epoca che con la sua energia, gli slanci, le contraddizioni, come in un big bang sociale e culturale, riverbera i suoi effetti fino alla nostra, e ci fa ancora chiamare quegli anni, con una parola eccessiva e insufficiente, gli anni del ‘boom’. 

Protagonista e testimone della mostra è un genere ritenuto troppo a lungo di puro consumo, ma che oggi ci si presenta come una formidabile lente storica: la foto di agenzia. Quel grandioso corpo di immagini realizzate dalle agenzie fotografiche e inviate quotidianamente ai settimanali popolari e ai giornali, talvolta pubblicate ma soprattutto scartate. E che costituiscono un libro ancora tutto da sfogliare, inedito e sorprendente.

Da questa miniera di immagini e memorie la mostra fa emergere 124 foto emblematiche. Istantanee di momenti e personaggi topici. Dentro, c’è tutto il precipitato dell’Italia di allora: in espansione, tumultuosa, vivace, esplosiva, spensierata, drammatica.

IL PERCORSO ESPOSITIVO

Anni interessanti prende in prestito, e omaggia, il titolo dell’autobiografia di Eric J. Hobsbawm, il grande storico del Secolo breve. E vuole descrivere con simile rapidità di sintesi e sguardo, la volata di un periodo cardinale, vissuto dagli italiani come una corsa verso la modernità.

124 immagini, tutte in bianco e nero, dalla prima di fine anni ’50 con il completamento della costruzione del grattacielo Pirelli a Milano, all’ultima che ritrae una Radio libera nata nel 1975, in un percorso non didascalico che predilige le associazioni e soprattutto i contrasti tra foto. A rendere la temperie di una stagione di antinomie, di vivacissime contraddizioni.

Le foto provengono da alcune delle più storiche agenzie fotografiche italiane: la VEDO e la DIAL, i cui fondi sono conservati nel grande Archivio Luce; la Publifoto Roma, e Archivi Farabola. Il volume complessivo contenuto in questi fondi è di milioni di immagini, relative a tutti i campi del sociale, della cultura, della politica, dello spettacolo.

In anni in cui l’opinione pubblica chiede di ‘vedere’ i fatti delle varie cronache – nere, rosa, sportive, culturali, mondane… - che sono diventati il genere di più ampio consumo popolare, la foto di agenzia diventa una testimone privilegiata. Stampata in formati sempre più spaziosi, talvolta facendo notizia a sé, con l’ausilio di una minima didascalia, l’immagine fotografica è spesso e per una grande fetta di pubblico la finestra (insieme agli schermi del cinema, della tv, e alla radio) da cui vedere il mondo. E il fotografo di agenzia è il suo esploratore, con l’imperativo di ‘esserci’, sempre e prima degli altri, in un tempo in cui lo scatto non è solo l’oggetto, ma la qualità del bravo reporter.

Anni interessanti regala opere di alcuni grandi artisti del reportage: Caio Mario Garrubba, Berengo Gardin, Pino Settanni, Carlo Cisventi. Accanto a loro, i lavori di quelli che sono passati alla storia proverbialmente come i ‘paparazzi’: autori in grado di cogliere la società di nascosto e di sorpresa, di fare scoop e insieme critica di costume. Ma una circostanza rende toccanti queste foto: la maggior parte di esse sono foto anonime. Accade infatti spesso che tanti dei positivi stampati dai rullini siano spediti alle redazioni dei giornali, o conservati dalle stesse agenzie, col solo nome dell’agenzia e al più una didascalia del soggetto, ma senza il nome dell’autore. Una quantità di foto di assoluta rilevanza è arrivata così a noi come opera di anonimo.

L’omaggio di Anni interessanti è a questi grandi autori senza nome, la cui ricerca sull’identità continua. Un omaggio alla professionalità di veri cronisti e giornalisti, capaci di restituire non solo immediatezza e freschezza all’evento, ma di dargli una densità che ce li rende storia.

Il recupero, la conservazione e una nuova attenzione che l’Archivio Luce dà a questi autori e a una mole immensa di immagini – spesso scartate dalle redazioni in fase di pubblicazione – rappresenta l’accesso a una nuova fonte storica. Un enorme bacino di documenti visivi, attraverso cui storie che credevamo scritte definitivamente, possono essere rilette sotto una luce inedita. Le foto di grandi avvenimenti di Anni interessanti ci mostrano questa luce.

Si può prendere a esempio la semplice foto di un ingorgo, anno 1964. Con la sua fila di utilitarie incolonnate fino all’orizzonte e di uomini in camicia e bretelle accanto alle vetture. Basta quel quadro a rendere le attese di un’epoca, e le sue ansie. O il confronto tra due famiglie: quella al mare di Santa Margherita Ligure, con occhiali e pinne. E la famiglia Agnelli, in posa rilassata e statuaria.

Ancora una fila, quella delle Miss Italia a bordo piscina anno 1960, e la stessa geometria lungo i tavoli della ‘Rinascente’ delle lavoratrici tessili, o della Motta nel montaggio delle uova di Pasqua.

Un altro contrasto d’epoca: la folla di bagnanti che riempie ogni centimetro dell’idroscalo milanese; e l’Italia rurale di Augusta, assolata, e deserta.

Non possiamo sentire la conversazione in Sicilia tra anziani, in un piano di splendida sospensione, né cosa passa nella testa di Alberto Sordi quando in un seggio alle elezioni comunali si ritrova davanti tre suore e un prete. Non sappiamo cosa dice un silenzio ipnotico di Gianni Rivera e Sandro Mazzola, ritratti insieme, poco più che ragazzini.

Invece pare di sentire il frastuono del Piper, delle prove sul palco di Edoardo Vianello, di Modugno e Renato Rascel, sotto i lampi dei flash di Sanremo come due divinità.

Le immagini dei Sessanta sono cariche di balli, di movimento, di traffico, e di attesa.

Su tutte, una è di lancinante bellezza e predizione: Aldo Moro, da solo, sorpreso a scrivere su un banchetto. Alle sue spalle decine di sedie vuote. È il 1960. Ed è la copertina di quello che accadrà il decennio successivo.

Sono foto di imprese importanti. Riconosciamo il Ponte Morandi in costruzione, un capolavoro di ingegneria; lo sviluppo della rete autostradale, l’allunaggio.

Il paese in viaggio per le prime piccole, grandi vacanze.

C’è un florilegio di manichini, e di auto. Segni della reificazione e automazione crescente. Rita Pavone sul tetto di un’utilitaria e i Beatles sul tetto del Duomo sono i manifesti dell’esplosione della cultura pop e di massa.

I rottami sparsi dell’aereo di Enrico Mattei, e l’auto sfasciata di Fred Buscaglione, sono quel che resta di due uomini diversissimi, genialmente visionari, che vedevano l’Italia proiettata ‘oltre’.

Le immagini dell’alluvione di Firenze del 1966 ci riportano a quello che i giovani possono; quelle delle prime contestazioni studentesche a quello che i giovani non vogliono più.

Poi tre immagini in fila, dicono anche solo dal titolo quello che non sarà più uguale. ‘Funerali delle vittime dell’attentato di Piazza Fontana, 15 dicembre 1969’. ‘Reggio Calabria 1970’. ‘Ricostruzione morte Giuseppe Pinelli nella questura di Milano, 1972’.

Compaiono gli striscioni per il nuovo diritto di famiglia, il divorzio, l’Anno santo 1975. Dello stesso anno è una foto di Dino Pedriali, di un uomo, ritratto fieramente dietro gli occhiali da sole, la camicia e i jeans attillati, in posa davanti alla sua Alfa Romeo GT. Sarebbe bello come un attore, il rappresentante di uno status quo fascinoso, se non fosse il più aspro e appassionato contestatore del turbocapitalismo e del progresso senza sviluppo, della irrecuperabile crisi antropologica che ha colpito il suo paese e il nostro, il poeta Pier Paolo Pasolini. Morirà quello stesso anno. Il suo ritratto è l’emblema della chiusura del percorso, e di un quindicennio vorticoso di speranze e contraddizioni.

L’ultima immagine della mostra ritrae un ragazzo, intento a mettere un 33 giri nello studio di una delle neonate Radio libere. Nonostante tutto, altre rivoluzioni, altre musiche, altri sogni potranno nascere.

In tutte queste foto riconosciamo alla fine un lampo familiare. Quello di un tempo vissuto in corsa, eccitante e a tratti bulimico nel voler bruciare il progresso. Un tempo di attese, promesse, e anche di grandi ansie, di non riuscire a realizzare quelle attese. In questo senso, una stagione che non possiamo non sentire attualissima, presi come siamo a vivere un mondo che oggi ci chiede di essere ricostruito. In questo senso, questi Anni interessanti sono memoria preziosa, da cui capire cosa siamo stati (e siamo) in grado di compiere di eccezionale, e cosa possiamo non ripetere.

Il percorso espositivo è annotato da citazioni letterarie di grandi intellettuali del periodo, da Pasolini a Italo Calvino, da Elsa Morante e Luciano Bianciardi, a Ennio Flaiano e Alberto Arbasino. Menti che hanno descritto con precisione chirurgica e poetica lo stato di allora. E di oggi.

IL CATALOGO. LA RETROSPETTIVA

Completa la mostra un catalogo, per la cura di Enrico Menduni, edito da Electa, con testi del curatore e di Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà. Il volume riproduce tutte le immagini presenti in mostra, con una descrizione degli Archivi fotografici e un prezioso Regesto.

E dal 24 maggio all’11 ottobre una retrospettiva cinematografica accompagnerà l’esposizione, con proiezioni di film (a ingresso gratuito per i visitatori della mostra) che non sono non solo veri e propri saggi di storia italiana, ma un’antologia di capolavori del momento più brillante e creativamente libero del nostro cinema.

Questi i film selezionati: Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, Il medico della mutua di Luigi Zampa, Boccaccio ‘70 di De Sica, Fellini, Monicelli, Visconti, Il caso Mattei di Francesco Rosi, Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci, Le mani sulla città di Francesco Rosi, Il posto di Ermanno Olmi, Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, I mostri di Dino Risi, I complessi di Dino Risi, Franco Rossi, Luigi Filippo D'Amico.

martedì 10 maggio 2022

Francia e Italia unite per sviluppare la ricerca in viticoltura ed enologia

Al via un importante collaborazione tra FEM e l'Istituto di Bordeaux due istituti di eccellenza per sviluppare la ricerca in viticoltura ed enologia.




È stato siglato un accordo quadro tra la Fondazione Edmund Mach e l' Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux (ISVV), due importanti realtà scientifiche che condividono un ruolo di eccellenza nella ricerca in materia viticola ed enologica con lo scopo di creare sinergie per affrontare le sfide di questi comparti a livello europeo.

Il protocollo, siglato tra il Direttore Generale della FEM, Mario Del Grosso Destreri, e il direttore dell' Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux, prof. Alain Blanchard, è il risultato di due giorni di reciproche presentazioni dell'attività di ricerca dei due istituti, di visita ai laboratori e ai campi sperimentali di San Michele, di confronto scientifico condotto in tavoli di lavoro tematici, di pianificazione delle linee di ricerca da svolgere in collaborazione.

L'accordo spazia a 360° nei settori delle viticoltura e dell'enologia, senza trascurare le ricadute di tipo ambientale e sociale, come ha rimarcato il direttore dell'istituto francese, Alain Blanchard, dato che il settore vitivinicolo, sia in Italia che in Francia, porta con sé un indotto che è spesso trainante nelle economie e nelle società delle regioni produttive più importanti dei due paesi.

La Fondazione Edmund Mach e l'Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux si trovano dunque, allineati, nel perseguimento di obiettivi comuni per promuovere la sostenibilità della filiera viti-enologica: dall’obiettivo della riduzione della chimica e degli apporti fitosanitari perseguito attraverso il monitoraggio delle principali fitopatie, lo studio dell’adattamento della vite ai cambiamenti climatici e alle diverse malattie e l’utilizzo di tecniche di genome editing, all’uso razionale delle risorse naturali passando al tema della tipicità e qualità del vino attraverso lo studio dei determinati chimici e sensoriali che contribuiscono a rendere un vino unico e di qualità.

"Abbiamo l'onore di ospitare un’eccellenza internazionale di ricerca, istruzione superiore e sviluppo che raccoglie le sfide dell'industria vinicola di domani - ha spiegato il presidente FEM-. La complessità del mondo del vino ci unisce e di conseguenza ci porta ad agire con maggiore efficienza. Alla FEM la ricerca in ambito viticolo è di alto livello, arricchita da numerosi contatti con la professione vitivinicola, con gli attori del territorio e le loro richieste, e dall’istruzione e formazione e dal trasferimento tecnologico. Auspico che questa visita possa essere un punto di partenza per una proficua collaborazione, suggellata con la firma di un accordo quadro di cooperazione fra le nostre due prestigiose Istituzioni per rinsaldare i legami tra regioni vitivinicole di eccellenza".

L'attività di ricerca in ambito viticolo-enologico è radicata nel DNA della FEM e risulta arricchita dai numerosi contatti con il mondo dei professionisti, dalle attività di trasferimento tecnologico e di istruzione e formazione. E proprio nel contesto dell'istruzione va sottolineato che fino 2019 i migliori diplomati del corso per enotecnici hanno svolto diversi stage nel Bordolese. A causa l'emergenza COVID-19 queste esperienze didattiche sono state sospese ma l'auspicio è di poter riprendere queste attività, proprio anche grazie alle nuove opportunità di collaborazione che questa visita anticipa. 

"Nei due giorni di visita della delegazione francese abbiamo approfondito i principali problemi che affliggono la viticoltura e l’enologia dell'intera Europa e abbiamo definito i contesti scientifici per realizzare soluzioni innovative nel rispetto della transizione ecologica e della sostenibilità ambientale ed economica - spiega il dirigente del Centro Ricerca e innovazione, prof Mario Pezzotti-. L'obiettivo è collaborare in maniera proficua, sistemica e complementare, mettere insieme le forze, i materiali sperimentali e le competenze per fare massa critica ed affrontare uniti le sfide future".

Soddisfatto della visita anche il prof. Alain Blanchard, direttore dell’Istituto delle Scienze della Vite e del Vino di Bordeaux, che ha evidenziato: "La Fondazione Edmund Mach è un istituto che ha mostrato di essere all’avanguardia scientifica in Europa, con molteplici e importanti risultati ed interazioni in tutto il mondo; si tratta di rispondere alle necessità principali della viticoltura europea di oggi, includendo anche le questioni ambientali e volto ad assicurare la continuità di un sistema che è oggi reso fragile nei nostri rispettivi territori. Dunque oggi siamo qui per concludere un percorso di collaborazione di ricerca su progetti dalla viticoltura fino all’enologia, includendo anche gli aspetti sociali, ugualmente sottesi alla realtà della viticoltura nei nostri territori"

lunedì 9 maggio 2022

La grande arte al cinema, Il mio Rembrandt: un indagine inedita sul maestro del ‘600 che continua a scuotere il mondo dell’arte

Arriverà nelle sale italiane il prossimo 6, 7, 8 giugno il nuovo appuntamento della grande arte al cinema: Il mio Rembrandt della regista olandese Oeke Hoogendijk che ambienta il film nel mondo degli Antichi Maestri con un mosaico di storie avvincenti in cui la passione sfrenata per i dipinti di Rembrandt porta a sviluppi drammatici e colpi di scena inattesi.



Un pittore che ossessiona, affascina e seduce. Una febbre che, a distanza di 350 anni, non accenna a esaurirsi. L’indagine inedita sul maestro del ‘600 che continua a scuotere il mondo dell’arte, come in una tragedia di Shakespeare.

“Il mio obiettivo era creare un dramma shakespeariano, mostrando i personaggi principali con ogni possibile elemento umano (…). Devo molto alla fiducia e al candore dei miei protagonisti che – per quanto diversi possano essere i loro mondi – condividono un dettaglio cruciale che li ha tutti in pugno: la febbre di Rembrandt. Non è Rembrandt in persona, ma la loro passione per lui che gioca il ruolo principale. La domanda che rimane dopo aver visto il film non è «Cosa facciamo oggi con l’eredità di Rembrandt?», quanto piuttosto: «Cosa c’entra con noi l’eredità di Rembrandt?»” Oeke Hoogendijk, regista de Il Mio Rembrandt.

Mentre collezionisti d’arte come Eijk e Rose-Marie De Mol van Otterloo, l’americano Thomas Kaplan e lo scozzese Duca di Buccleuch mostrano il legame speciale che hanno con i “loro” Rembrandt, il banchiere Eric de Rothschild mette due Rembrandt in vendita, innescando una dura battaglia politica tra il Rijksmuseum e il Louvre. Il film segue anche l’aristocratico mercante d’arte olandese Jan Six sulle tracce di due “nuovi” dipinti di Rembrandt: uno snervante viaggio di scoperta che pare la realizzazione del suo più grande sogno d’infanzia. Ma quando è accusato di avere violato l’accordo con un altro mercante d’arte, il suo mondo collassa.

Seguendo tutte queste storie, IL MIO REMBRANDT mostra cosa rende il lavoro del pittore olandese così speciale e perché le sue opere tocchino le persone tanto profondamente. Dopo il successo del pluripremiato documentario THE NEW, la regista di RIJKSMUSEUM (2014), Oeke Hoogendijk, affronta nuovamente un grande soggetto per raccontarci una storia che parla di e per gli amanti dell’arte.

Spiega Oeke Hoogendijk: “C’è qualcosa di curioso in Rembrandt; è come se il suo lavoro avesse una veridicità, un’emotività e un’empatia così straordinarie che chiunque guardi un suo dipinto vada alla ricerca di se stesso. Questo è ciò che ha reso Rembrandt così speciale anche per i cittadini della Amsterdam del XVII secolo che facevano la fila per farsi ritrarre da lui: Rembrandt ha guardato sotto la superficie e ha mostrato chi fossero veramente le persone che disegnava. Non lusingava i suoi committenti, pur avendo un occhio per la vanità e la raffinatezza dell’ambiente sociale che dipingeva. E ha applicato questo metodo senza pietà anche a se stesso. I suoi autoritratti, specialmente quelli tardi, sono esplorazioni incredibilmente oneste del tributo psicologico che paghiamo nel corso delle nostre vite. Nei suoi ultimi ritratti, Rembrandt pare rassegnato. “Accettami come sono”, sembra voler dire. Il suo modo di dipingere ti fa capire che la vita non è perfetta e che ognuno ha i suoi difetti e questo è ciò che ci rende umani. È così che, dal XVII secolo, Rembrandt alza uno specchio per noi contemporanei, uno specchio che stuzzica e solletica. Come ha giustamente messo Taco Dibbits: Rembrandt è un omaggio all’umanità”.

Il mio Rembrandt è un evento Nexo Digital in collaborazione con Piece of Magic. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Per il 2022 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

Concerti alla Sapienza, serata Jazz con i giovani vincitori del Premio Lelio Luttazzi

Di scena martedì 10 maggio alle ore 20.30 i giovani jazzisti vincitori del Premio Lelio Luttazzi. Manuel Magrini Trio vincitore sezione Giovani Pianisti Jazz 2017, Danilo Tarso Trio pianoforte vincitore sezione Giovani Pianisti Jazz 2019, Marta Frigo Trio vincitrice sezione Giovani Cantautori Jazz 202. In collaborazione con la Fondazione Lelio Luttazzi.




È una novità di questa stagione la collaborazione con la Fondazione Lelio Luttazzi, che da alcuni anni organizza un concorso per giovani jazzisti con giurie di alto prestigio, da Rita Marcotulli a Rossana Casale, da Franco Piersanti a Riccardo Biseo. In particolar modo la Fondazione sostiene i giovani che intendono perfezionarsi nel campo della musica e le attività di carattere sociale in cui la musica rappresenta un valore di sostegno e di promozione della persona, per ricordare e celebrare la figura umana ed artistica di un uomo straordinario, un musicista elegante e sopraffino come Lelio Luttazzi. Saranno proprio alcuni vincitori delle recenti edizioni, Manuel Magrini Trio, Danilo Tarso Trio e la cantante Marta Frigo, a esibirsi in una speciale maratona jazz.

Rossana Luttazzi, presidente delle Fondazione, ringrazia il Direttore Artistico Giovanni D’Alò - per aver inserito una serata all’insegna del Jazz nella stagione concertistica dell’Istituzione Universitaria dei Concerti. I giovani jazzisti vincitori delle varie edizioni del Premio Lelio Luttazzi, diplomati in pianoforte da vari Conservatori, si esibiranno in trio, nell’Aula Magna della Sapienza sarà per loro un immenso onore e un’esperienza indimenticabile. Non abbiamo voluto dare ai nostri ragazzi un tema specifico per le loro esibizioni, abbiamo preferito lasciarli liberi di eseguire le loro composizioni, di personalizzarle a modo loro.

Manuel Magrini Trio

MANUEL MAGRINI - pianoforte

BERNARDO GUERRA - batteria

FRANCESCO PONTICELLI – contrabbasso

Il trio è capitanato da Manuel Magrini: pianista umbro classe 1990, ben radicato negli studi classici fatti al conservatorio di Perugia ed esploso musicalmente come improvvisatore e compositore grazie agli studi con Ramberto Ciammarughi. Nel 2016 pubblica "Unexpected", disco in piano solo presentato in importanti palchi nazionali (tra i quali il Teatro La Fenice di Venezia, Auditorium parco della Musica e Casa del Jazz di Roma, Domus Ars di Napoli) ed internazionali (Messico, Turchia, Scozia, Emirati Arabi). Nel 2017 vince il premio Lelio Luttazzi come miglior giovane pianista Jazz Italiano. Manuel vanta molte collaborazioni con molti musicisti importanti tra i quali Gabriele Mirabassi, Cristina Zavalloni, John Arnold, Johnathan Kreisberg, Rick Margitza e Ralph Alessi. Ad accompagnare Manuel ci sono due musicisti d’eccezione, tra i più attivi in Italia: Francesco Ponticelli al Contrabbasso (membro  dei “new Generation” di Enrico Rava) e Bernardo Guerra alla batteria (attivo negli ultimi progetti televisivi e discografici di Stefano Bollani). Il trio suonerà la musica tratta dal nuovo disco “Dreams” uscito nel 2020 per l’EncoreJazz e presentato in anteprima con grande successo sul palco principale del celebre “Ronnie Scott’s Jazz Club” di Londra.

Danilo Tarso Trio

DANILO TARSO - pianoforte

GIULIO SCIANATICO - contrabbasso

EVITA POLIDORO – batteria

Nato a Taranto nel 1991, Danilo Tarso inizia lo studio del pianoforte a 13 anni e consegue il diploma presso il Conservatorio “G. Paisiello” di Taranto nel 2014. Ha arricchito il suo percorso perfezionandosi con Bruno Canino, Roberto Cappello e Pierluigi Camicia. Da sempre interessato all’improvvisazione e alla composizione, terminati gli studi classici, studia alla Siena Jazz University dal 2015 con maestri provenienti da tutto il mondo quali Franco D’Andrea, Stefano Battaglia, Yonathan Avishai, Ralph Alessi, Joe Sanders, Greg Hutchinson, Ferenc Nemeth. A 24 anni suona come pianista jazz in varie formazioni, esibendosi in Italia e all’estero: La Fenice a Venezia, il Bimhuis ad Amsterdam, l'Istituto Italiano di Cultura a Parigi, Parco Della Musica a Roma, BMC a Budapest, fino al Sai Wan Ho Civic Theatre di Hong Kong (Asia).  Vince il “Premio Lelio Luttazzi 2019” presso la Casa Del Jazz a Roma, come miglior giovane pianista jazz. Dal 2017 svolge attività come solista, sideman e maestro assistente del clarinettista David Krakauer presso l’Accademia Chigiana e dal 2021 è membro del Chigiana Keyboard Ensemble. È docente di pianoforte, pianoforte jazz e musica d’insieme al CFM e ai Corsi Pre-Accademici presso l’Accademia Siena Jazz, rientra nel corpo docenti dei prestigiosi Seminari Estivi “Kind Of Blue”. 

Marta Frigo Trio

MARTA FRIGO - voce

GUGLIELMO SANTIMONE - pianoforte

MATTEO BONTI – contrabbasso

Marta Frigo nasce nel 1998 a Milano. Inizia verso i quindici anni a comporre brani musicali in italiano e in inglese, e costruendo un rapporto importante con la scrittura come mezzo di espressione ed analisi dell’ambiente circostante. Le atmosfere scure e avvolgenti dei suoi pezzi descrivono una realtà intima e sognante, a tratti quasi surreale, fatta di armonie vocali, elementi elettronici e acustici, voci evocative e rumori ambientali con echi e influenze molteplici, dal pop, al folk italiano e straniero, al jazz, r’n’b e nu soul.  A maggio 2019 fa uscire il singolo da lei composto “Waves” frutto di una collaborazione con l’artista milanese Bentos (alias Pietro Gregori) e la casa di produzione indipendente di Milano Cimice Production.  Nel 2018 fonda il gruppo The Bloom con gli altri membri, con i quali compone un repertorio di inediti. Nel giugno 2019 il gruppo fa uscire il singolo “Take A Walk In My Feelings”, e nel 2021 i singoli “Break” e “Away” quest’ultimo insieme ad un video ufficiale, entrambi i brani parte dell’ep di prossima uscita “Something On Water”.  Nel luglio 2021 partecipa al Premio Lelio Luttazzi vince nella categoria Cantautori Jazz con una composizione originale eseguita dal vivo durante la finale presso la Casa del Jazz a Roma, davanti ad una prestigiosa giuria composta da Rita Marcotulli, Rossana Casale, Franco Piersanti, Marco Tiso, e Riccardo Biseo.