Presentata questo mese una mozione da parte della Ligue du Sud, per lanciare un comitato investigativo che cercherà di definire legalmente il termine "vino naturale" in Francia. La proposta è stata deferita alla Commissione per gli affari economici in attesa di una sua adozione.
Marie-France Lorho, del partito della Ligue du Sud, ha presentato la proposta il 16 luglio scorso all'Assemblea nazionale per definire e legalizzare un protocollo nella produzione del c.d. vino naturale, includendo l'uso dei solfiti nella vinificazione e proteggerne il suo status all'interno del paese.
"È con la volontà di proteggere e incoraggiare coloro che lavorano nel rispetto dell'ambiente e lavorano per la ricchezza della nostra terra, che proponiamo la creazione di una commissione di inchiesta per la definizione precisa di cosa sia un vino naturale," dichiara Lohro nella mozione.
"Definire il vino naturale significa riconoscerne l'individualità", prosegue la mozione, "... è lasciarsi sorprendere dai sapori atipici e dal saper fare dei nostri vignaioli. Infine definire il vino naturale permetterà di tutelare il consumatore prima che la produzione su vasta scala entri in possesso delle sue convenzioni per scopi commerciali".
E' noto anche che il governo francese preme perché venga stilato ufficialmente un regolamento, anche in tutela del consumatore. Come ebbe a dire Eric Rosaz, manager della sezione enologica dell’INAO, l’autorità francese che controlla oltre 350 denominazioni di vino in Francia: “Che cosa percepisce il consumatore con questo termine?”
La mozione di Lohro, se accettata, vedrà una commissione di inchiesta di 30 persone per tentare di definire legalmente cosa sia il vino naturale. Gran parte del documento utilizza parametri già stabiliti dalla Natural Wines Association (AVN). Questo infatti, non è il primo tentativo rivolto a dare un volto comune al vino naturale. L'INAO nel 2016 avanzò una mozione a seguito di un’istanza partita dai produttori biologici ma il tentativo non ebbe alcun seguito dopo il fallimento di un accordo con la rappresentanza dei produttori di vino della Confederazione Nazionale dei Produttori di Vino e Distillati di Vino DOC (CNAOC). Il direttore della confederazione, Eric Tesson, dichiarò, a La Revue de Vin France, che se potessimo trovare un termine meno polarizzante ('naturale') potremmo essere in grado di trovare un accordo comune. Ma in sostanza, come ebbe a dichiarare il capo del progetto Emmanuel Cazes - enologo di Rivesaltes - la CNAOC non è pronta a consentire l'entrata di una nuova classificazione all'interno del sistema delle denominazioni. Per loro, i prodotti organici sono qualcosa di trasgressivo perché crea una denominazione a due livelli e riconoscere le pratiche del vino naturale mette in discussione molte cose.
Tesson ha affermato che ci sono solo 20 persone in Francia che vogliono davvero il controllo della produzione di vino naturale. Questo termine non viene usato dai produttori, e che la dicitura in etichetta "vino prodotto senza additivi" risulta abbastanza chiara e quindi qualsiasi regolamentazione o regolamento non ha alcuno scopo. Tesson ha inoltre sottolineato che, per quelli del movimento organico, il termine "naturale" è considerato "concorrenza sleale".
Marie-France Lorho, del partito della Ligue du Sud, ha presentato la proposta il 16 luglio scorso all'Assemblea nazionale per definire e legalizzare un protocollo nella produzione del c.d. vino naturale, includendo l'uso dei solfiti nella vinificazione e proteggerne il suo status all'interno del paese.
"È con la volontà di proteggere e incoraggiare coloro che lavorano nel rispetto dell'ambiente e lavorano per la ricchezza della nostra terra, che proponiamo la creazione di una commissione di inchiesta per la definizione precisa di cosa sia un vino naturale," dichiara Lohro nella mozione.
"Definire il vino naturale significa riconoscerne l'individualità", prosegue la mozione, "... è lasciarsi sorprendere dai sapori atipici e dal saper fare dei nostri vignaioli. Infine definire il vino naturale permetterà di tutelare il consumatore prima che la produzione su vasta scala entri in possesso delle sue convenzioni per scopi commerciali".
E' noto anche che il governo francese preme perché venga stilato ufficialmente un regolamento, anche in tutela del consumatore. Come ebbe a dire Eric Rosaz, manager della sezione enologica dell’INAO, l’autorità francese che controlla oltre 350 denominazioni di vino in Francia: “Che cosa percepisce il consumatore con questo termine?”
La mozione di Lohro, se accettata, vedrà una commissione di inchiesta di 30 persone per tentare di definire legalmente cosa sia il vino naturale. Gran parte del documento utilizza parametri già stabiliti dalla Natural Wines Association (AVN). Questo infatti, non è il primo tentativo rivolto a dare un volto comune al vino naturale. L'INAO nel 2016 avanzò una mozione a seguito di un’istanza partita dai produttori biologici ma il tentativo non ebbe alcun seguito dopo il fallimento di un accordo con la rappresentanza dei produttori di vino della Confederazione Nazionale dei Produttori di Vino e Distillati di Vino DOC (CNAOC). Il direttore della confederazione, Eric Tesson, dichiarò, a La Revue de Vin France, che se potessimo trovare un termine meno polarizzante ('naturale') potremmo essere in grado di trovare un accordo comune. Ma in sostanza, come ebbe a dichiarare il capo del progetto Emmanuel Cazes - enologo di Rivesaltes - la CNAOC non è pronta a consentire l'entrata di una nuova classificazione all'interno del sistema delle denominazioni. Per loro, i prodotti organici sono qualcosa di trasgressivo perché crea una denominazione a due livelli e riconoscere le pratiche del vino naturale mette in discussione molte cose.
Tesson ha affermato che ci sono solo 20 persone in Francia che vogliono davvero il controllo della produzione di vino naturale. Questo termine non viene usato dai produttori, e che la dicitura in etichetta "vino prodotto senza additivi" risulta abbastanza chiara e quindi qualsiasi regolamentazione o regolamento non ha alcuno scopo. Tesson ha inoltre sottolineato che, per quelli del movimento organico, il termine "naturale" è considerato "concorrenza sleale".
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