Vino e ricerca, la progettazione delle infrastrutture verdi come elemento strategico al potenziamento della biodiversità nei vigneti
La ricerca in ambito vitivinicolo si sta focalizzando nella progettazione delle cosiddette infrastrutture verdi come elemento strategico e funzionale per mantenere alto il livello di biodiversità nei vigneti. Lo studio della Lincoln University in Nuova Zelanda.
Le infrastrutture verdi si basano sul principio che l’esigenza di proteggere e migliorare la natura ed i processi naturali, nonché i molteplici benefici che la società umana può trarvi in termini ambientali ed economici, sia consapevolmente integrata nella pianificazione e nello sviluppo territoriali. Nel 2001 il loro utilizzo viene inserito tra le linee guida stabilite secondo le norme dell’IOBC per la produzione integrata degli agro-ecosistemi e, in particolare, per i vigneti che, essendo sistemi perenni, si prestano molto bene alla progettazione e al mantenimento di tali aree per un periodo di tempo più lungo rispetto ad altre colture.
Olaf Schelezki, Wendy McWilliam e Anna-Kate Goodall, della Lincoln University in Nuova Zelanda, con il presente studio hanno illustrato alcuni dei problemi e delle opportunità intorno a queste strategie in vista di un simposio che si terrà in Australia sul tema dei vigneti verdi che avrà l'obbiettivo di migliorare la biodiversità nei vigneti come mezzo sempre più riconosciuto per rimediare ad alcune delle sfide in corso, come il cambiamento climatico e lo sviluppo di tutta una serie di malattie della vite.
Numerosi studi precedenti a questo, hanno documentato gli impatti ambientali e la perdita di resilienza associati ad una gestione convenzionale del vigneto: pratiche che di fatto comportano un significativo apporto esterno di acqua, fertilizzanti, pesticidi e / o combustibili fossili. In tal senso in Nuova Zelanda, prese vita con successo, grazie all'impegno di Sustainable Winegrowers NZ (SWNZ), un protocollo per definire le migliori pratiche nel vigneto. Tuttavia, queste pratiche si concentravano principalmente sul monitoraggio e sulla riduzione al minimo dell'uso di sostanze chimiche nocive, combustibili fossili e rifiuti, Nel tempo altre sfide si sono rese urgenti, come ad esempio l'elevata suscettibilità dei vigneti agli attacchi di parassiti e malattie e il declino delle qualità dei suoli che richiedono molta attenzione in quanto aumentano anche la vulnerabilità dei vigneti a gravi eventi meteorologici avversi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Ed è appunto oggi che proprio il potenziamento della biodiversità nei vigneti viene sempre più visto come un rimedio a lungo termine a queste problematiche, che scienziati, certificatori sostenibili e agricoltori di tutto il mondo tendono a promuovere come strategia atta ad integrare e talvolta sostituire completamente, quelle associate ai sistemi di gestione convenzionali del vigneto.
Il presente studio della Lincoln University Center for Viticulture and Oenology e della School of Landscape Architecture, mira a definire perciò i modi in cui la biodiversità può contribuire alla progettazione di agroecosistemi in un ambito di strategia di difesa che mantenga alto il livello di biodiversità. La ricerca si è focalizzata sull'utilizzo delle infrastrutture ecologiche o aree di compensazione ecologica, cioè siepi o fasce di vegetazione adiacenti al campo coltivato o al suo che forniscono ospiti alternativi e siti rifugio per predatori e parassitoidi di insetti dannosi, aumentando in tal modo l’abbondanza dei nemici naturali e la colonizzazione delle colture confinanti.
La composizione delle specie costituenti la vegetazione circostante e la distanza alla quale i nemici naturali si disperdono nella coltura, hanno infatti grande influenza sull'abbondanza e diversità di insetti entomofagi. Lo studio ha infatti dimostrano che le Infrastrutture Verdi (IG) forniscono una maggiore resilienza attraverso un approvvigionamento idrico e un habitat sostenibili migliorati per gli insetti benefici e nel controllo dei parassiti migratori. Risulta quindi rilevante, nell'ambito del vigneto, l'importanza della gestione degli habitat, come forma di controllo della conservazione biologica. L’incremento della diversità botanica ha apportato benefici soprattutto rilevabili nelle relazioni tra tignole e antagonisti, tra cicaline e i parassitoidi. All'interno dei vigneti, le IG possono essere costituite da qualsiasi vegetazione non viticola, comprese colture di copertura, cinture di sicurezza, cespugli residui, inerbimento naturale lungo i filari. Si posso includere anche corsi d'acqua, fossati o zone umide. Le IG possono anche essere progettate per ridurre l'inquinamento da nitrati nelle acque superficiali e sotterranee, per migliorare la biodiversità indigena. In Nuova Zelanda, alcuni di questi elementi sono stati progettati con successo, nella regione di Waipara attraverso il Greening Waipara Program.
Il primo passo verso un vigneto sempre più verde, sarà, come accennato, il simposio australiano Vineyard Greening 2020 in collaborazione con il Bragato Research Institute. www.vineyardgreening.com, allo scopo di far riunire ricercatori e professionisti del vino della Nuova Zelanda e dell'Australia presso la Lincoln University nel prossimo mese di luglio, per esplorare e valutare la scienza, la progettazione e la gestione dell'ecologia dei vigneti a supporto di sistemi di produzione vinicola redditizia, sostenibile e resiliente.
Fornendo questa piattaforma, le organizzazioni sperano di incoraggiare nuove partnership tra scienziati australiani, proprietari e gestori di vigneti, per catalizzare il passaggio dai sistemi di produzione di vigneti tradizionali a quelli con biodiversità, il cui potenziamento nel vigneto viene sempre più visto come un rimedio a lungo termine.
Faccio presente che la Commissione Europea ha adottato, nel 2011, una nuova strategia per la biodiversità che ha quale obiettivo chiave “Porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell’UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo e dei servizi ecosistemici”. La nuova strategia si articola in 6 obiettivi principali, ognuno dei quali si traduce in una serie di azioni (in totale 20 azioni) per la loro attuazione:
Obiettivo 1 Dare piena attuazione alla legislazione UE sulla natura per proteggere la biodiversità
Obiettivo 2 Preservare e valorizzare gli ecosistemi ed i relativi servizi mediante le infrastrutture verdi ed il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi degradati
Obiettivo 3 Rendere l'agricoltura e la gestione forestale più sostenibili
Obiettivo 4 Garantire la gestione sostenibile degli stock ittici
Obiettivo 5 Rendere più severi i controlli sulle specie esotiche invasive
Obiettivo 6 Intensificare l'azione dell'UE alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale
ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/strategy/
Le infrastrutture verdi si basano sul principio che l’esigenza di proteggere e migliorare la natura ed i processi naturali, nonché i molteplici benefici che la società umana può trarvi in termini ambientali ed economici, sia consapevolmente integrata nella pianificazione e nello sviluppo territoriali. Nel 2001 il loro utilizzo viene inserito tra le linee guida stabilite secondo le norme dell’IOBC per la produzione integrata degli agro-ecosistemi e, in particolare, per i vigneti che, essendo sistemi perenni, si prestano molto bene alla progettazione e al mantenimento di tali aree per un periodo di tempo più lungo rispetto ad altre colture.
Olaf Schelezki, Wendy McWilliam e Anna-Kate Goodall, della Lincoln University in Nuova Zelanda, con il presente studio hanno illustrato alcuni dei problemi e delle opportunità intorno a queste strategie in vista di un simposio che si terrà in Australia sul tema dei vigneti verdi che avrà l'obbiettivo di migliorare la biodiversità nei vigneti come mezzo sempre più riconosciuto per rimediare ad alcune delle sfide in corso, come il cambiamento climatico e lo sviluppo di tutta una serie di malattie della vite.
Numerosi studi precedenti a questo, hanno documentato gli impatti ambientali e la perdita di resilienza associati ad una gestione convenzionale del vigneto: pratiche che di fatto comportano un significativo apporto esterno di acqua, fertilizzanti, pesticidi e / o combustibili fossili. In tal senso in Nuova Zelanda, prese vita con successo, grazie all'impegno di Sustainable Winegrowers NZ (SWNZ), un protocollo per definire le migliori pratiche nel vigneto. Tuttavia, queste pratiche si concentravano principalmente sul monitoraggio e sulla riduzione al minimo dell'uso di sostanze chimiche nocive, combustibili fossili e rifiuti, Nel tempo altre sfide si sono rese urgenti, come ad esempio l'elevata suscettibilità dei vigneti agli attacchi di parassiti e malattie e il declino delle qualità dei suoli che richiedono molta attenzione in quanto aumentano anche la vulnerabilità dei vigneti a gravi eventi meteorologici avversi, sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici. Ed è appunto oggi che proprio il potenziamento della biodiversità nei vigneti viene sempre più visto come un rimedio a lungo termine a queste problematiche, che scienziati, certificatori sostenibili e agricoltori di tutto il mondo tendono a promuovere come strategia atta ad integrare e talvolta sostituire completamente, quelle associate ai sistemi di gestione convenzionali del vigneto.
Il presente studio della Lincoln University Center for Viticulture and Oenology e della School of Landscape Architecture, mira a definire perciò i modi in cui la biodiversità può contribuire alla progettazione di agroecosistemi in un ambito di strategia di difesa che mantenga alto il livello di biodiversità. La ricerca si è focalizzata sull'utilizzo delle infrastrutture ecologiche o aree di compensazione ecologica, cioè siepi o fasce di vegetazione adiacenti al campo coltivato o al suo che forniscono ospiti alternativi e siti rifugio per predatori e parassitoidi di insetti dannosi, aumentando in tal modo l’abbondanza dei nemici naturali e la colonizzazione delle colture confinanti.
La composizione delle specie costituenti la vegetazione circostante e la distanza alla quale i nemici naturali si disperdono nella coltura, hanno infatti grande influenza sull'abbondanza e diversità di insetti entomofagi. Lo studio ha infatti dimostrano che le Infrastrutture Verdi (IG) forniscono una maggiore resilienza attraverso un approvvigionamento idrico e un habitat sostenibili migliorati per gli insetti benefici e nel controllo dei parassiti migratori. Risulta quindi rilevante, nell'ambito del vigneto, l'importanza della gestione degli habitat, come forma di controllo della conservazione biologica. L’incremento della diversità botanica ha apportato benefici soprattutto rilevabili nelle relazioni tra tignole e antagonisti, tra cicaline e i parassitoidi. All'interno dei vigneti, le IG possono essere costituite da qualsiasi vegetazione non viticola, comprese colture di copertura, cinture di sicurezza, cespugli residui, inerbimento naturale lungo i filari. Si posso includere anche corsi d'acqua, fossati o zone umide. Le IG possono anche essere progettate per ridurre l'inquinamento da nitrati nelle acque superficiali e sotterranee, per migliorare la biodiversità indigena. In Nuova Zelanda, alcuni di questi elementi sono stati progettati con successo, nella regione di Waipara attraverso il Greening Waipara Program.
Il primo passo verso un vigneto sempre più verde, sarà, come accennato, il simposio australiano Vineyard Greening 2020 in collaborazione con il Bragato Research Institute. www.vineyardgreening.com, allo scopo di far riunire ricercatori e professionisti del vino della Nuova Zelanda e dell'Australia presso la Lincoln University nel prossimo mese di luglio, per esplorare e valutare la scienza, la progettazione e la gestione dell'ecologia dei vigneti a supporto di sistemi di produzione vinicola redditizia, sostenibile e resiliente.
Fornendo questa piattaforma, le organizzazioni sperano di incoraggiare nuove partnership tra scienziati australiani, proprietari e gestori di vigneti, per catalizzare il passaggio dai sistemi di produzione di vigneti tradizionali a quelli con biodiversità, il cui potenziamento nel vigneto viene sempre più visto come un rimedio a lungo termine.
Faccio presente che la Commissione Europea ha adottato, nel 2011, una nuova strategia per la biodiversità che ha quale obiettivo chiave “Porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell’UE entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile, intensificando al tempo stesso il contributo e dei servizi ecosistemici”. La nuova strategia si articola in 6 obiettivi principali, ognuno dei quali si traduce in una serie di azioni (in totale 20 azioni) per la loro attuazione:
Obiettivo 1 Dare piena attuazione alla legislazione UE sulla natura per proteggere la biodiversità
Obiettivo 2 Preservare e valorizzare gli ecosistemi ed i relativi servizi mediante le infrastrutture verdi ed il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi degradati
Obiettivo 3 Rendere l'agricoltura e la gestione forestale più sostenibili
Obiettivo 4 Garantire la gestione sostenibile degli stock ittici
Obiettivo 5 Rendere più severi i controlli sulle specie esotiche invasive
Obiettivo 6 Intensificare l'azione dell'UE alla prevenzione della perdita di biodiversità a livello mondiale
ec.europa.eu/environment/nature/biodiversity/strategy/
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