lunedì 31 gennaio 2022

Aste online: boom per vini e champagne

Secondo l'analisi del Catawiki Report 2021, emerge che l’Italia, con oltre 100 milioni di euro spesi lo scorso anno, è diventato il mercato di riferimento per l’azienda. Vino, ma non solo: design, arte, gioielli e orologi sono le categorie di acquisti preferite dagli italiani. Il nettare di bacco fa registrare una crescita del 45%, con un'impennata record per lo champagne che sfiora il 60% rispetto al 2020.





Italiani pazzi per le aste online. L’Italia diventa il mercato principale per l’azienda (oltre 100 milioni di euro spesi). Vino, design, arte, gioielli e orologi le categorie preferite dagli italiani. Aumentano del 40% i visitatori italiani appartenenti alla generazione Z.

Il secondo anno di pandemia fa segnare tre nuovi record per l’industria delle aste online: nel 2021 sono stati spesi più di 500 milioni di euro e oltre un milione di persone ha fatto un’offerta per gli oltre 3,5 milioni di oggetti andati all’asta su Catawiki. Sono questi alcuni dati che emergono dal Catawiki Report 2021, l’analisi realizzata dalla piattaforma di aste online leader in Europa, che riassume l’andamento degli ultimi 365 giorni e che conferma la crescita costante del portale e, in generale, del settore.

Un successo testimoniato anche dall’apprezzamento dei consumatori appartenenti alla “Generazione Z” che, da nativi digitali e appassionati di tecnologia, si sono avvicinati al mondo delle aste online con un tasso di crescita del 21%[2] rispetto allo scorso anno.

In continuo aumento, inoltre, i venditori professionali e gli amatori – oltre 200.000 nel 2021 a livello globale, di cui oltre la metà nuovi utenti della piattaforma - che, per generare entrate extra in un periodo complicato e per approcciare una clientela internazionale, hanno utilizzato Catawiki per vendere oggetti rari ed esclusivi.

“Stiamo assistendo a un vero e proprio cambiamento sociale: mentre anni fa il settore delle aste era percepito come ambito elitario e di nicchia, ora l’interesse per le aste online di oggetti unici e speciali sta toccando livelli senza precedenti” - ha dichiarato Ravi Vora, CEO di Catawiki. “Con oltre 1 milione di persone che hanno fatto offerte l’anno scorso su Catawiki e una crescita continua a doppia cifra tra le generazioni più giovani, Catawiki è al centro di questo cambiamento”.

Il mercato italiano

Il volume degli acquisti dei consumatori italiani nel 2021 ha superato i 100 milioni di euro, con una spesa media di circa 1.000 euro, facendo del nostro Paese il mercato principale di Catawiki. Gli italiani che hanno fatto un’offerta sono stati oltre 230.000, 55% dei quali nuovi sulla piattaforma. Le categorie che hanno riscontrato un maggiore successo, sono state vino, oggetti decorativi, arte moderna e contemporanea, gioielli e orologi, con una menzione particolare per lo champagne che ha fatto registrare un tasso di crescita che sfiora il 60% rispetto all’anno precedente. Una testimonianza che gli italiani si sono voluti coccolare con oggetti d’arte o di design, vini di pregio e gioielli come antidoto “emotivo” al distanziamento dell’era del lockdown.

Boom per Vini e Champagne

Con oltre 50mila bottiglie vendute e una crescita del settore di quasi il 45% rispetto all’anno precedente, il vino si posiziona in pole position tra le categorie più amate dagli italiani; basti pensare che proprio in Italia è stata venduta la bottiglia più costosa messa all’asta a livello globale, si tratta di una Domaine de la Romanée-Conti Romanée Conti Grand Cru del 2006 battuta per 15.500 euro.

Infine, una menzione particolare va alla categoria dello champagne che ha fatto registrare un tasso di crescita della categoria - in termini di oggetti venduti - che sfiora il 60% rispetto all’anno precedente.

Visitatori sempre più giovani

Aumentano i visitatori della Generazione Z (+40% in Italia rispetto al 2020) - quelli tra i 18 e i 24 anni - che decidono di acquistare oggetti attraverso la piattaforma. Gli utenti tra i 25 e i 34 anni continuano a costituire la fascia d’età più rappresentativa, pari al 25% del totale degli offerenti.

La platea dei venditori italiani

I venditori italiani nel 2021 hanno messo all’asta oltre 600 mila oggetti, per un valore complessivo di quasi 102 milioni di euro, che sono stati acquistati in gran parte da acquirenti italiani (34%) seguiti da francesi (oltre 14%) e olandesi (quasi 12%). La platea dei venditori tricolori è composta essenzialmente da “amatori” che rappresentano la grande maggioranza del totale e riescono a guadagnare oltre 3.000 euro l’anno con oggetti da collezione o preziose rarità trovate in cantina o in soffitta. La rimanente minoranza, invece, è composto da professionisti che vendono circa un terzo degli oggetti totali (oltre 223 mila) e, grazie alla possibilità di approcciare in sicurezza un numero sempre più ampio di compratori internazionali, riescono a guadagnare una media di circa 60.000 euro l’anno.

“L’Italia ha chiuso il 2021 registrando ottimi risultati e affermandosi come mercato principale di Catawiki in termini di spesa generata. Acquirenti e venditori si sono affidati al nostro portale per mettere all’asta o comprare oggetti rari e speciali. Siamo felici che sempre più giovani si stiano avvicinando alla nostra piattaforma riconoscendo in Catawiki un luogo sicuro dove fare acquisti unici nel proprio genere. Abbiamo notato un consistente numero di utenti che quest’anno hanno utilizzato Catawiki per la prima volta; utenti sicuramente attratti dalla nostra esperienza di lunga durata e dalle conoscenze dei nostri 250 esperti che esaminano e selezionano ogni oggetto prima che venga messo all’asta: una combinazione che da’ vita ad un’esperienza d’acquisto straordinaria” ha dichiarato Federico Puccioni, Vice Presidente di Catawiki.

Alcune curiosità

Sul podio degli oggetti più esclusivi venduti su Catawiki nel 2021 troviamo una rara collana colombiana con smeraldo e diamanti - 100,000 € e una bottiglia di whisky Macallan del 1949 battuta per 71.000 €. Seguono poi altri oggetti come un fumetto di Tin Tin venduto a 10.300 €, la bottiglia di vino più costosa del 2021 - 15.500 € acquistata in Italia e una bicicletta di Wout van Aert del Team Jumbo Visma - 16.250 €. Spazio anche alle novità, nel 2021 è stata creata su Catawiki la prima asta NFT con oltre 100 opere digitali realizzate in esclusiva dagli artisti Aiiroh, Noble$$ e Sinao per l’etichetta Mind The Gap.

Pierrot Lunaire di Schönberg: il manifesto dell'espressionismo musicale in scena alla Sapienza

Continua la programmazione dei concerti all'aula magna per la 77a Stagione 2021-2022. L'Istituzione Universitaria dei Concerti presenta il Pierrot Lunaire, capolavoro di Schönberg con inserti di musiche di Sylvano Bussotti. Martedì 1 febbraio ore 20,30. 

 Paul Klee, Pierrot Lunaire, 1924



L’Istituzione Universitaria dei Concerti coglie l’occasione del 70° anniversario della morte di Arnold Schönberg per proporre al suo pubblico un focus su un compositore che è stato determinante nella storia della musica del Novecento, eppure non sempre presente nelle programmazioni concertistiche. Il concerto sarà preceduto dalla presentazione del libro "The Theatres of Sylvano Bussotti", ed. by Daniela Tortora, Turnhout, Brepols 2020, alle 18.45 - MLAC Museo-Laboratorio di Arte Contemporanea.

Il primo dei tre appuntamenti è il 1 febbraio e mette in evidenzia un legame molto particolare: quello che unisce Schönberg e Sylvano Bussotti, il compositore e artista a tutto tondo recentemente scomparso, nel concerto che vedrà la soprano Cristina Zavalloni calarsi nelle atmosfere espressioniste del capolavoro schoenberghiano Pierrot Lunaire indossando il costume di scena realizzato nel 2010 sui bozzetti di Sylvano Bussotti per una produzione del MDI Ensemble con l’Accademia del Teatro alla Scala.

Di quel Pierrot lunaire, che ebbe la sua première il 7 aprile 2010 presso il Teatro dal Verme di Milano, Sylvano Bussotti curò la regia disegnando i bozzetti per il costume della protagonista, e per le scene, bozzetti poi realizzati dagli allievi del corso di specializzazione per scenografi realizzatori dell’Accademia della Scala.

Composto nel 1912, pietra miliare del Novecento storico Pierrot Lunaire consta di 21 brevi liriche che Schönberg ha raggruppato in tre parti equivalenti; l’esecuzione proposta da Marco Angius alla guida del MDI Ensemble prevede l’inserimento di pagine di Bussotti in apertura, in chiusura e nei punti di congiunzione, amalgamando in un flusso continuo la musica di questi due maestri del secolo scorso.

“Schönberg e Bussotti sono due grandi artisti eretici del Novecento – ci racconta Marco Angius - ed hanno attraversato rispettivamente la prima e la seconda metà del secolo scorso lasciando tracce cruciali per la cultura e la musica. Come dimostra il programma di questo concerto, entrambi hanno in comune un’idea trasversale del far musica, connessa alla pittura e alla poesia, al comporre inteso come meccanismo di esplorazione emozionale che trascende la realtà e che si potrebbe riassumere con una formula paradossale: non si può far musica con la musica”.

Cristina Zavalloni, cantante bolognese di formazione jazzistica, intraprende a diciotto anni lo studio del belcanto e della composizione presso il Conservatorio della sua città. Per molti anni si dedica anche alla pratica della danza classica e contemporanea. Si esibisce nei più importanti teatri, stagioni concertistiche classiche e contemporanee, festival jazz di tutto il mondo. Tra i brani che interpreta più assiduamente, figurano le Folk Songs di Luciano Berio ed il Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg. Oltre a tenere masterclass, dal 2017 è docente di improvvisazione e Canto Jazz presso la Saint Louis School of Music di Roma.

Marco Angius, già direttore principale dell’Ensemble Bernasconi dell’Accademia Teatro alla Scala, dal 2015 è direttore musicale e artistico dell’Orchestra di Padova e del Veneto. Nel 2020 gli è stato conferito il titolo di Commendatore dell' Ordine al Merito della Repubblica Italiana . Fra i suoi impegni più recenti, nel 2018 ha inaugurato la stagione lirica del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e nel 2016 quella del Teatro La Fenice con Aquagranda di Filippo Perocco (Premio Abbiati 2017); nello stesso anno ha aperto la Biennale Musica di Venezia con Inori di Stockhausen. Al Teatro Regio di Torino ha diretto Káťa Kabanová di Janáček , al Teatro Regio di Parma  ha realizzato una nuova produzione di  Prometeo di Luigi Nono; al Teatro Comunale di Bologna ha diretto  Medeamaterial di Dusapin (Premio Abbiati 2018),  Il suono giallo di Alessandro Solbiati (Premio Abbiati 2016), Jakob Lenz di Wolfgang Rihm, Don Perlimplin di Bruno Maderna e Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino con la regia di Jurgen Flimm.

MDI Ensemble si è formato a  Milano nel 2002. Nel 2017 è stato insignito del premio “Una vita nella musica”, dal Teatro alla Fenice di Venezia, per aver perseguito “con tenacia e infaticabile studio uno scopo molto preciso, affrontare cioè la produzione di musica contemporanea con una forte identità di suono e di stile interpretativo, alla stregua delle formazioni cameristiche dedite al repertorio tradizionale”.   Nel 2017 ottiene  il premio Abbiati  per le prime  italiane di Dimitri Kourliandski.  Nel 2021  ha avuto il suo secondo  Premo Abbiati   intitolato a  Mario Messinis  in quanto “Creatore” di numerosi lavori firmati da autori viventi, il MDI Ensemble si è distinto per la dedizione nei confronti dei repertori contemporanei che ha affrontato con disciplina analitica e compenetrazione poetica, individuando nel dialogo diretto con i compositori eseguiti la chiave di accesso per decifrare partiture di segno diversissimo, sempre coltivando una propria cifra sonora e interpretativa.  

Sonia Formenti                     flauto

Paolo Casiraghi                      clarinetto

Lorenzo Gentili-Tedeschi     violino

Paolo Fumagalli                      viola

Giorgio Casati                         violoncello

Luca Ieracitano                        pianoforte


Aula Magna - Sapienza Università di Roma

Piazzale Aldo Moro 5 - Roma

Martedì 1 febbraio ore 20.30

Pierrot Lunaire

Cristina Zavalloni voce

MDI Ensemble

Marco Angius direttore

Schönberg Pierrot lunaire op. 21

con inserti di musiche di Sylvano Bussotti

Esecuzione con abito di scena realizzato su bozzetti di Sylvano Bussotti

Martedì 1° febbraio ore 18.45 - MLAC Museo-Laboratorio di Arte Contemporanea (stesso ingresso Aula Magna, primo piano).

Presentazione del libro "The Theatres of Sylvano Bussotti", ed. by Daniela Tortora, Turnhout, Brepols 2020.

Modera Franco Piperno, interventi di Guido Salvetti, Patrizia Veroli, Daniela Tortora.

venerdì 28 gennaio 2022

Uomini e musica, John Tavener: nasceva oggi il compositore contemporaneo del "minimalismo sacro"

Nasceva il 28 gennaio 1944, John Tavener, compositore britannico contemporaneo e autentico mistico. La sua musica appartiene al ristretto filone definito "minimalismo sacro" o neo-contemplativo. Tra i suoi brani famosi The Protecting Veil, Song for Athene e The Lamb. 




Sir John Kenneth Tavener è stato un compositore britannico contemporaneo che deve la sua notorietà per la composizione di molte opere religiose ed è considerato uno dei maggiori compositori della seconda metà del XX secolo, diventando, nel corso degli anni, un'icona della musica contemporanea ed uno degli esponenti di spicco della corrente conosciuta con il nome di "minimalismo sacro". Nonostante rappresenti un fenomeno internazionale del contemporaneo, la cultura musicale di Tavener affonda le sue radici nell'eredità culturale di esperienze religiose molto antiche, ma sempre vive.

John Tavener nasce in Inghilterra a Wembley, Middlesex. Frequenta la Highgate School a nord di Londra. Un altro alunno di allora era John Rutter. Durante la sua adolescenza, è stato pianista con la National Youth Orchestra of Great Britain e direttore di coro in una chiesa presbiteriana a Kensington.  In seguito si è formato alla Royal Academy of Music. Alla fine degli anni '70, è diventato membro della Chiesa ortodossa russa. La sua conversione religiosa influenzò notevolmente la sua musica.

Molto eseguito e conosciuto è il suo pezzo del 1982 The Lamb, corale, in quattro parti, su testi di William Blake che scrisse come regalo di compleanno per suo nipote di 3 anni. Il brano compare anche nella colonna sonora de La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Un altro brano molto popolare e uno dei più noti lavori moderni per violoncello, è The Protecting Veil, registrato dal violoncellista Steven Isserlis, che divenne un album di successo, mentre la Song For Athene fu eseguita ai funerali della principessa Diana di Galles nel 1997. 

Tavener di fatto diventò famoso per la cantata The Whale, che ha debuttato nel 1968. John Lennon ascoltò The Whale e decise di pubblicare la musica di Tavener sulla nuova etichetta Apple. All'età di 24 anni, è stato successivamente descritto da The Guardian come "scoperta musicale dell'anno", mentre il Times ha affermato che era "uno dei migliori talenti creativi della sua generazione."

Tavener è stato nominato cavaliere nel 2000. Muore il 12 novembre 2013 nella sua casa di Child Okeford, nel Dorset, all'età di 69 anni.

giovedì 27 gennaio 2022

“FOOD MOOD”, i nuovi atteggiamenti degli adolescenti nei confronti del cibo, nell'era del Covid-19: uno studio conferma la tendenza verso una sana alimentazione

“FOOD MOOD”: presentati i risultati di uno studio sui nuovi atteggiamenti degli adolescenti nei confronti del cibo, nell'era del Covid-19.




Meno junk food più cibo sano. Uno studio conferma che la pandemia ha portato una maggiore attenzione del consumatore al tema della sana alimentazione. Resta però bassa l'aderenza alla dieta mediterranea, con il 60% della popolazione che non la segue, soprattutto nelle regioni del sud Italia e la conoscenza nutrizionale è un fattore determinante per le buone scelte alimentari, ossia chi sa di nutrizione mangia anche meglio. 

Un altro dato estremamente importante è la stretta correlazione tra aderenza alle raccomandazioni nutrizionali e atteggiamenti di prevenzione dello spreco alimentare. Tutti elementi importantissimi per l'attuazione di adeguati programmi di politica alimentare. 

E' quello che emerge dai risultati dello studio "Food Mood, il monitoraggio sui nuovi atteggiamenti degli adolescenti nei confronti del cibo, nell'era del Covid-19", presentati oggi in anteprima internazionale da Laura Rossi, ricercatrice del CREA Alimenti e Nutrizione, su iniziativa dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con l'ANBI e il Consorzio di Bonifica di Piacenza.

Si tratta di uno spaccato reale e comportamentale delle giovani generazioni, effettuato attraverso una analisi di un capillare sondaggio, realizzato all'interno degli istituti scolastici nel periodo pandemico, per valutare quanto la pandemia abbia inciso nell'atteggiamento nei confronti del cibo. Il 54% di questi ragazzi e ragazze ha esplicitamente dichiarato di aver cambiato le proprie abitudini alimentari ed occorre capire la natura di questi cambiamenti: se siano stati positivi o negativi. Il quadro che ne emerge è caratterizzato da un contrasto tra luci e ombre, nel quale però le prime sembrano fortunatamente prevalere sulle seconde.

Tra i cambiamenti positivi si segnalano il recupero della “socialità” dei pasti in famiglia, favorita dal maggior tempo trascorso in casa (96% dei casi), la maggiore attenzione alla sicurezza dei prodotti, legata al bisogno da parte dei giovani di rassicurazione rispetto a tutto ciò che si mangia e si beve, e la diffusa propensione al “salutismo” alimentare (2 adolescenti su 3 hanno iniziato a scegliere cibi con meno grassi, meno zuccheri, meno sale e/o hanno ridotto la quantità complessiva di cibo consumato) la crescente aderenza ai principi-guida della cosiddetta “dieta mediterranea” e la riscoperta dei prodotti tipici del territorio, a cui  il 70/80% degli adolescenti associa una straordinaria superiorità qualitativa.

Intellettuali in fuga dall'Italia fascista. Migranti, esuli e rifugiati per motivi politici e razziali

Le persecuzioni razziali e politiche del regime fascista portarono a un’emigrazione intellettuale ancora oggi poco conosciuta. Il progetto "Intellettuali in fuga dall'Italia fascista" cerca di ricostruirla.





Il progetto Intellettuali in fuga dall’Italia fascista, nasce da un idea di Patrizia Guarnieri, professoressa di storia contemporanea all’Università di Firenze. Un progetto di ricerca, ma anche un portale on line disponibile a tutti (http://intellettualinfuga.fupress.com), ricco di nomi, storie, informazioni, fotografie e altri materiali, che cresce giorno dopo giorno grazie al lavoro della storica e dei suoi collaboratori e di chiunque sia in grado di dare loro informazioni verificabili. 

Promosso dall’Università di Firenze in occasione dell’80° anniversario delle leggi razziali, il progetto si sostanzia di una ricerca che ha un obbiettivo ambizioso, ovvero quello di richiamare l’attenzione sull'emigrazione intellettuale dal fascismo, tuttora non conosciuta sia nei numeri sia nelle vicende biografiche, nei percorsi e negli esiti accademici e professionali. 

Indirizzare le indagini su questo fenomeno sfuggente e sui suoi protagonisti significa anche interrogarsi sugli ambienti di provenienza e di accoglienza, sulle reti di aiuto e di interesse, sulle strategie di valorizzazione o di spreco delle risorse intellettuali durante e dopo il fascismo. Serve a prendere consapevolezza non solo delle ingiustizie recate a chi è stato perseguitato per motivi politici e razziali e di cui si continua a fare una storia separata, ma dei danni arrecati a tutto il paese.

L’Italia è generalmente considerata terra di migranti poveri e senza istruzione. Ma durante il ventennio, specie dopo l’emanazione delle leggi antisemite, anche accademici e scienziati, studenti e studiosi espatriarono da soli o con le loro famiglie. In cerca di libertà e lavoro, e poi anche di salvezza, emigrarono nelle Americhe, in Inghilterra, in Palestina (’Eretz-Yisra’el), si rifugiarono in altri paesi europei finché sembravano sicuri, ed infine in Svizzera.

Si tratta di un fenomeno numericamente limitato ma importante di brain drain, che per l’Italia non è stato ancora indagato, se non con studi su singoli casi più famosi, e che è difficile ricostruire. La gravità delle perdite fu naturalmente negata dal regime che le definiva irrilevanti; i vuoti furono rimpiazzati più rapidamente che adeguatamente nelle università che nell'agosto 1938 avevano censito colleghi e studenti ebrei favorendone di fatto l’immediata espulsione. Su di loro calarono silenzi ed effettive cancellazioni; e nel dopoguerra prevalse un generalizzato bisogno, da parti opposte e per ragioni diverse, di voltare pagina dimenticando o mettendo tra parentesi quanto era accaduto.

Davanti alle atrocità delle deportazioni e dello sterminio appaiono ben poca cosa l’espulsione dal lavoro e dallo studio, il divieto di pubblicare, la radiazione dall'albo professionale, o la revoca del titolo che abilitava alla docenza. Eppure queste ingiustizie hanno inflitto gravi sofferenze a uomini e donne, a famiglie e bambini, hanno spaesato e cambiato le loro vite, e hanno comportato danni pesanti alla cultura e al futuro di tutti.

Lungi dal minimizzare le conseguenze della persecuzione razziale, questa ricerca ne vuole soprattutto documentare le molte perdite produttive e culturali, e le molte responsabilità anche dopo il fascismo di cui occorre sapere. Le storie dimenticate che emergono parlano anche di risorse e talenti, di impegno e determinazione, valorizzano i contributi di esponenti della cultura italiana all'estero.

Il progetto Intellettuali in fuga dall’Italia fascista, promosso dall’Università di Firenze in occasione dell’80° anniversario delle leggi razziali, ha ricevuto il finanziamento della Regione Toscana (Bando Memoria 2018) ed il patrocinio di istituzioni ed enti esteri, il cui supporto e le cui risorse hanno grandemente agevolato la ricerca: The New York Public Library, The Council for At-Risk Academics di Londra, da cui si è avuta la documentazione dell'ECADFS e rispettivamente della SPSL, The J. Calandra Italian American Institute, CUNY, e i Central Archives for the History of Jewish People, Jerusalem.

Le antiche origini del lambrusco e della vigna alberata

Dalla “lambruscaia” villanoviano-etrusca alla piantata, un excursus storico basato su nuovi studi e ricerche, getta una nuova luce sulle antiche origini del lambrusco e della vigna alberata.




di Corrado Re
(geo-archeologo e antropologo)

Le origini della viticoltura e della vinificazione affondano in tempi lontani: la prima testimonianza della produzione di vino risale infatti al VI millennio avanti Cristo. Nell’Iran nord occidentale sono state rinvenute anfore con depositi di acido tartarico (composto presente nel deposito del vino non filtrato) e tracce di resina vegetale di terebinto, utilizzata per stabilizzare la fermentazione.

Nei millenni successivi le tracce di vinificazione si estendono al medio e vicino oriente ed al mediterraneo centro orientale, fino alla Grecia e Macedonia. La vinificazione è legata alla domesticazione della vite: la Vitis vinifera sativa (coltivata), a differenza della Vitis vinifera silvestris (selvatica) è ermafrodita, cioè ha sulla stessa pianta sia gli organi sessuali maschili che femminili. Può così autofecondarsi, determinando una produzione di frutti decisamente più consistente e la stabilità delle caratteristiche nei grappoli prodotti, che sono tutti dotati dello stesso patrimonio genetico, derivando tutti esclusivamente da un’unica pianta.

Poiché l’areale di diffusione della Vitis v. silvestris è piuttosto ampio, spaziando dalle aree costiere mediterranee al Caucaso, è possibile e verosimile che diverse zone siano state testimoni della domesticazione della vite: molti indizi inducono infatti a pensare che la vite sia stata addomesticata anche in Italia in modo indipendente dagli apporti culturali orientali. Se, fino a non molto tempo fa, sembrava scontato che la cultura del vino fosse arrivata in Italia con la colonizzazione greca, gli studi più recenti dimostrano che il vino era noto già prima degli intensi scambi culturali con i mercanti e colonizzatori greci, nell’VIII-VII sec. a.C..

È possibile, in base a indizi archeologici, che la vite coltivata fosse presente in Italia già dal Neolitico ed è accertata la presenza di vite coltivata nell’età del Bronzo con la contemporanea comparsa dei “pennati”, strumenti - simili alle attuali roncole pennate - specifici per la potatura della vite. Il vino è certamente conosciuto nella cultura Villanoviana (cultura della prima età del Ferro, precorritrice della civiltà etrusca) già dal IX sec. a.C., mentre specifici riferimenti letterari al vino ottenuto da vite potata (quindi coltivata) li abbiamo, a Roma, per il periodo del regno di Numa Pompilio, tra VIII e VII secolo a. C..

Nel complesso le indicazioni archeologiche, storiche e linguistiche definiscono un quadro della viticoltura nell’Italia protostorica che può essere così riassunto: la domesticazione locale della vite selvatica porta alla vinificazione in un pe-riodo precedente ai contatti con i Greci; questa precoce cultura del vino si sviluppa nell’Italia centrale, tra Etruria e Lazio. La vite viene coltivata col metodo della potatura lunga su tutore vivo: la “lambruscaia”. Si tratta in pratica del sistema più simile alle condizioni naturali di crescita della vite: come altri rampicanti, la vite prospera con il supporto di un’altra pianta, alla quale si abbarbica per raggiungere migliori condizioni di insolazione.

L’addomesticamento e la coltivazione consistono semplicemente nel selezionare le piante ermafrodite sviluppate spontaneamente e nel potare i tralci, nonché le fronde del tutore, per permettere una migliore produzione dei grappoli. Il vino prodotto con queste uve, direttamente derivate dalla vite selvatica autoctona, viene denominato, con termine italico, temetum.

In seguito i Greci diffonderanno una viticoltura più evoluta, importando vitigni già da lungo tempo addomesticati e selezionati in oriente, e introducendo la vigna contutore morto e potatura corta, detta anche a palo secco. Si sviluppano così due viticolture nel periodo etrusco e romano: quella basata su viti autoctone, maritate ad alberi vivi, di tradizione etrusco-italica, e quella basata su viti importate, di introduzione greca, da cui origina anche un nome diverso per la bevanda fermentata: dal greco oinos
derivano l’etrusco ed il latino vinum.

La diffusione della vitivinicoltura nella pianura padana avviene tramite gli Etruschi: ovviamente viene trasmesso il metodo autoctono, definito in latino come arbustum, con riferimento al tutore vivo, o labrusca (e labruscum l’uva prodotta). Il termine labrusca, secondo l’interpretazione dell’etimologia, indicherebbe cespugli o rovi che si sviluppano ai limiti dei campi: così, infatti, appariva il groviglio della vite intrecciata ai rami dell’albero di supporto. In pianura padana l’arbustum si sviluppa in arbustum gallicum, che si differenzia per una minore altezza di tutore e vite, ottenute tramite la potatura, e l’utilizzo come tutore prevalentemente dell’opulus, l’acero campestre, tuttora denominato opi nei dialetti padani.  

È così nata la piantata, o vigna alberata, di tradizione tipicamente italica, così com’è conosciuta fino ai giorni nostri. Il vino ottenuto prende da essa il nome, cosicché il lambrusco, almeno nel nome, tramanda la tradizione della più antica vitivinicoltura autoctona, quella villanoviano-etrusca, ricordando che la pianura padana prima di essere celtica e poi romana, appartenne completamente, anche se a vario titolo, alla sfera culturale etrusca. Ci limitiamo a dire che il Lambrusco tramanda “almeno nel nome” la più antica tradizione, per lo meno fino a quando studi biomolecolari, già in corso da alcuni anni sui vitigni toscani, non getteranno luce sull’effettiva discendenza dell’attuale vitigno emiliano-padano dalle viti selvatiche autoctone, come sembrerebbe dalla sua storia.

mercoledì 26 gennaio 2022

Memoria genera Futuro, Roma Capitale ricorda il Giorno della Memoria

E' in corso la Settimana della Memoria, fino al 7 febbraio 2022 ecco tutte le iniziative organizzate da Roma Capitale in presenza e in streaming pensati per sensibilizzare le nuove generazioni, e non solo.




Roma Capitale ricorda il Giorno della Memoria, con “Memoria genera Futuro”, una serie di oltre 60 appuntamenti, in programma fino al 7 febbraio, pensati per sensibilizzare le nuove generazioni, e non solo, nei più diversi angoli della città e on line; dalle testimonianze, ai concerti, al cinema, al teatro, ai dibattiti, fino alle visite guidate ai luoghi fisici della memoria in città. Un insieme di eventi che vede coinvolti istituzioni cittadine e moltissime associazioni nazionali, cittadine e di quartiere.

Riapre in occasione della celebrazione, dopo un importante intervento di riqualificazione degli spazi interni dell’edificio, la Casa della Memoria e dalla Storia che fino al 2 febbraio propone con le sue storiche associazioni che la animano fin dalla sua fondazione - Aned, Anei, Anpc, Anpi, Anppia, Circolo Gianni Bosio, Fiap e Irsifar - eventi e iniziative trasmessi anche in streaming sul canale Youtube di Biblioteche di Roma e sulla pagina facebook di Casa della Memoria.

Nata con l'intento di raccontare, conoscere e condividere la memoria e la storia del Novecento e di Roma, la Casa della Memoria e della Storia è un polo culturale multidisciplinare, ricco di storie di diverse generazioni, frutto delle attività e della gestione delle associazioni, testimoni dirette dell'esperienza antifascista e democratica romana che portano avanti il loro lavoro di ricerca, documentazione, didattica e divulgazione storica.

Biblioteche di Roma, inoltre, propone un ricco programma di eventi sia in presenza che online: qui il programma delle Biblioteche e qui il programma dei Bibliopoint. 

SETTIMANA DELLA MEMORIA

Oggi in programma presso la Casa della Memoria e della Storia alle ore 15.00

FIAP, in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Italia e con il sostegno dell’Instytut Adama Mickiewicza. 

I soldati Ebrei nell’Armata di Anders. Dalla Polonia in Israele.

Presentazione del documento video e del libro.

Saranno presenti l’Ambasciatrice della Repubblica di Polonia in Italia Anna Maria Anders e un rappresentante dell'Ambasciata di Israele in Italia con la straordinaria testimonianza di Lidia Maksymowicz.

Il progetto polacco-israeliano racconta non solo i grandi personaggi storici, come il generale Władysław Anders o Menachem Begin, ma soprattutto parla di un esercito di gente comune e coraggiosa strappata alla "terra disumana". Sulla loro drammatica scelta tra voler rimanere in Eretz Israel, in Palestina, e combattere per lo Stato indipendente di Israele, o rimanere fedeli allo Stato polacco e continuare la lotta contro la Germania nelle file dell'esercito polacco.

27 gennaio ore 12

Il futuro della memoria

Lia Levi, testimone e scrittrice di origini ebraiche che ha vissuto da bambina la guerra e la persecuzione razziale e Daniele Aristarco, autore di racconti e saggi per ragazzi sulla memoria del fascismo e della seconda guerra mondiale dialogano con i ragazzi delle scuole sul valore del racconto e della memoria della Shoah

Interviene l'Assessore alla Cultura Miguel Gotor

A cura di Biblioteche di Roma in collaborazione con ANED, ANEI,  ANPC, ANPI, ANPPIA, Circolo Gianni Bosio, FIAP, IRSIFAR.

ore 17.00

IRSIFAR, in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica e la Fondazione Museo della Shoah.

Gli ebrei e la resistenza.

L'iniziativa propone uno sguardo diverso sulla storia degli ebrei e restituisce un racconto fatto di combattenti e non solo di vittime. Le loro strategie di resistenza e di salvataggio nei ghetti, come dentro e fuori dei campi, rappresentarono forme di opposizione all'annientamento.

Saluti di Ruth Dureghello, Presidente Comunità Ebraica di Roma, Mario Venezia, Presidente Fondazione Museo della Shoah, Andrea Prencipe, Rettore Università LUISS Guido Carli

Ne parlano Amedeo Osti Guerrazzi (Cosa è la Resistenza, il dibattito storiografico); Daniele Susini (Ebrei e Resistenza in Europa); Liliana Picciotto (Ebrei e Resistenza in Italia).

Modera Isabella Insolvibile

ore 18.00

CIRCOLO MARIO MIELI - OPERA NOMADI – ANPI – FIAP

Gli stermini dimenticati: Porrajmos Rom-Sinti / Omocausto omosessuali /Aktion T4 Disabili

Fiaccolata per non dimenticare gli stermini dei Rom/Sinti, degli omosessuali, dei disabili da Piazza dell’Esquilino fino alla Lapide sul Porrajmos e la Shoah, in Via degli Zingari 54.

28 gennaio ore 10.30

IRSIFAR

Topografia della memoria nelle strade di Roma.

L’iniziativa, condotta dalla prof.ssa Silvia Morganti, intende coniugare storia e memoria introducendo il progetto “Pietre d’Inciampo” unito a un percorso nelle vie dove si trovano le installazioni.

Per le scuole.

ore 17.00

ANED – ANPI

Dalle Alpi al Deserto Libico. I Diari di Rodolfo Graziani 1940-1941

Con Mauro Canali ne discutono Aldo Pavia (Aned), Fabrizio De Sanctis (Anpi) e Paolo De Zorzi (Anppia).

Presentazione dell’opera editoriale composta da due volumi. Uno è il diario di Rodolfo Graziani (1940-1941), costituito in buona parte da testi inediti e comunque poco conosciuti, testimonianza, quindi, indiretta sulla Seconda guerra mondiale e delle responsabilità dei protagonisti sia militari che politici.

29 gennaio

ore 18.15

a cura di PUPA GARRIBBA con TUTTE LE ASSOCIAZIONI

Ma chi ha veramente vinto questa guerra? L'uscita dai lager.

Approfondimento di avvenimenti storici poco noti legati ai mesi immediatamente successivi all’apertura dei lager. Tra storia, memoria e poesia, incontro con la polonista Laura Quercioli Mincer dell'Università di Genova, la germanista Roberta Ascarelli dell'Università di Arezzo e l'attore Olek Mincer.

Coordina Pupa Garribba.

30 gennaio

ore 17.00

ANED - ANPI – ANPPIA - FIAP

I ragazzi della casa del cedro. 1920-1946

Presentazione del libro di Augusto Pompeo (Iacobellieditore, 2021) noto archivista di Stato, autore di pubblicazioni di storia e delle istituzioni, che in questo volume ha voluto raccontare le pagine della storia romana del secolo scorso, ricreando narrativamente le vicende di una famiglia, nella quale il ruolo più rilevante è quello femminile. 

Intervengono Aldo Pavia, Fabrizio De Sanctis e Paolo De Zorzi.

31 gennaio ore 10.00

IRSIFAR

Progetti di memoria a scuola

Presentazione di due lavori annuali svolti nei licei Kennedy e Vittoria Colonna di Roma intorno alla Memoria (16 ottobre 1943 e Propaganda antisemita nel periodo tra le due guerre), dando voce ai protagonisti.

Attività di formazione con la Prof.ssa Silvia Morganti.

ore 17.00

ANED – ANPI – ANPPIA - PROGETTO MEMORIA

L’unità europea dal Manifesto di Ventotene al contrasto delle nuove discriminazioni contemporanee.

Presiedono Paolo De Zorzi e Fabrizio De Sanctis. Saluto di Aldo Pavia. Relatore Davide Conti

Interventi dei Presidenti delle Associazioni e di Lello Dell’Ariccia.

Dibattito-discussione sul centrale tema del rispetto e della promozione dei diritti all’interno dell’Unione europea alla luce dei nuovi fenomeni di antisemitismo, discriminazione etnica, sociale e di genere che si manifestano in seno ai Paesi membri della UE.

1 febbraio

ore 10.00

ANEI

Presentazione progetto: Roma 25 luglio-8 settembre 1943

Presentazione del filmato realizzato dagli studenti del Liceo Ginnasio statale Francesco Vivona.

Dibattito tra gli studenti e i ricercatori storici dell’ANEI sulla situazione militare e sociale a Roma tra il 25 luglio e l’8 settembre 1943.

Intervengono gli studenti del Liceo Vivona, il prof. Roberto Reali (C.N.R.), il prof. Luciano Zani (Sapienza Università di Roma), la prof.ssa Emanuela Trocino (Liceo Ginnasio Francesco Vivona).

ore 17.00

FIAP

Primo Levi. Le parole di un uomo.

Presentazione del libro tratto dall’intervista radiofonica a Primo Levi di Milvia Spadi. Intervengono l’autrice Milvia Spadi, Bruno Tobia, storico e autore della prefazione, Esther Koppel giornalista, traduttrice, figlia di un reduce, Vittorio Longhi, giornalista e autore del libro Il colore del nome per Solferino Editore. Presentazione di Bianca Cimiotta Lami con Annabella Gioia.

“Siamo stati capaci, noi reduci, di comprendere e far comprendere la nostra esperienza?”. Con questa domanda si apre il secondo capitolo de I sommersi e i salvati di Primo Levi. Una domanda che sconcerta e imbarazza. Milvia Spadi tenta un’esplorazione delle possibili risposte, con un libro sulla storia estrema dei Lager e gli aspetti più oscuri di eventi ancora attuali.

2 febbraio

ore 17.00

CIRCOLO GIANNI BOSIO in collaborazione con UCEI e UGEI

L’ebreo inventato. Luoghi comuni, pregiudizi, stereotipi.

Presentazione del libro collettaneo/progetto a cura di Raffaella Di Castro e Saul Meghnagi (Giuntina, 2021). Presenti i curatori, che ne discuteranno con Sandro Portelli.

Il libro costituisce il punto di partenza di un progetto molto ampio di formazione e di ulteriore approfondimento, attualmente in corso. L’obiettivo del progetto è quello di demolire i numerosi pregiudizi che hanno da sempre nutrito il diffuso antisemitismo che percorre la nostra società, attraverso la conoscenza del contesto storico nel quale si sono generati.

Il progetto può essere considerato uno strumento di analisi delle cause che generano la discriminazione, applicabile ad ogni tipo di rapporto di convivenza civile tra persone di diverse culture e provenienze. 

3 febbraio

ore 17.00

ANPC

O.S.C.A.R. La resistenza Scout. Lo scautismo clandestino dopo il 1943

Presentazione del libro di Luca Maria Pernice (Andrea Pacilli Editore, 2020).

Il 9 aprile del 1928 il fascismo soppresse lo scautismo in Italia. Alcuni scout lombardi continuarono le loro attività giurando che sarebbero durati “un giorno in più del fascismo”. Quegli scout si fecero chiamare Aquile Randagie. Incominciò così lo scautismo clandestino. Dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943 le Aquile Randagie, insieme a numerosi sacerdoti, crearono O.S.C.A.R., l'Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati. O.S.C.A.R. negli anni successivi salvò oltre 2.100 perseguitati e ricercati di diversa nazione, razza, religione, segnando una parte importante della Resistenza italiana.

martedì 25 gennaio 2022

Pegno Rotativo, una opportunità per far fronte alle spese nel periodo di invecchiamento e stoccaggio del vino

L'apertura di credito assistita da Pegno Rotativo su Vino è la liquidità che una banca fornisce a sostegno alle imprese vitivinicole che producono vini DOP e IGP (DOCG e IGT) nel periodo di invecchiamento e stoccaggio.





Il mondo vitivinicolo ha una nuova opportunità per essere sostenuto finanziariamente dal sistema bancario grazie al Pegno Rotativo sul Vino che, oltre ai prodotti agricoli e alimentari a DOP e IGP, riguarda anche i vini DOP e IGP (DOCG e IGT) come previsto nel decreto “Cura Italia”, pubblicato in Gazzetta ufficiale del 29 agosto 2020.

L’Apertura di Credito assistita da Pegno Rotativo su Vino offre alle imprese la liquidità necessaria per far fronte alle spese di conduzione nel periodo di invecchiamento/stoccaggio del prodotto, consentendo la massima elasticità nella gestione dello stoccaggio e nella commercializzazione dei prodotti.

Il pegno rotativo è una forma di garanzia già nota per il comparto dei formaggi e dei salumi e che il decreto Cura Italia ha allargato anche ai prodotti vitivinicoli e alle bevande spiritose Doc e Docg. Per i produttori è così possibile incassare subito il credito la cui esigenza, nello specifico, nasce dal fatto che il vino posto ad invecchiamento, anche in base alle norme dettate dai disciplinari a tutela della qualità del prodotto, ha dei costi di investimento più alti che il produttore deve sostenere.

Alcuni Istituti di Credito già forniscono i servizi per accedere a questo strumento; ad esempio Monte dei Paschi di Siena fornisce un apertura di credito assistita da Pegno Rotativo su Vino (ai sensi del DL n. 18 del 17 marzo 2020 convertito in Legge n. 27 del 24 aprile 2020  “pegno rotativo per i prodotti agricoli e alimentari DOP e IGP”) offrendo alle imprese vitivinicole la liquidità necessaria per far fronte alle spese di conduzione nel periodo di invecchiamento/stoccaggio del prodotto, consentendo la massima  elasticità nella gestione dello stoccaggio e nella commercializzazione dei prodotti. 

La banca nello specifico, offre la possibilità di costituire il pegno senza lo "spossessamento" del bene, che rimane depositato nelle cantine/stabilimento del cliente. Inoltre offre all'impresa la possibilità di variare il prodotto posto a garanzia (rotazione - carico/scarico) della linea di credito, a condizione che venga mantenuta la proporzionalità tra somme utilizzate e valore del pegno. Il finanziamento dovrà essere commisurato al valore del vino in stoccaggio/invecchiamento oppignorato, previa applicazione di uno scarto minimo del 20% sul valore del prodotto acquisito in garanzia. L'importo minimo finanziabile è di 50.000 euro.
 

Vino e innovazione, un progetto per una viticoltura resiliente ai cambiamenti climatici. I primi risultati in Franciacorta e Oltrepò Pavese

“Quali sono gli strumenti per una viticoltura resiliente ai cambiamenti climatici?" Aperte le iscrizioni al webinar gratuito con i primi risultati del progetto Virecli. I casi studio in Franciacorta e Oltrepò Pavese.





Aperte le iscrizioni per partecipare al webinar gratuito dal titolo “Quali sono gli strumenti per una viticoltura resiliente ai cambiamenti climatici? che si terrà giovedi 3 Febbraio 2022. I relatori delle università di Milano, Piacenza e Pavia spiegheranno quali sono gli strumenti a disposizione delle aziende agricole per la regolazione degli equilibri vegeto-produttivi, la protezione del suolo e l’adattamento al cambiamento climatico. Presenteranno inoltre i primi risultati ottenuti nei casi studio in Franciacorta e in Oltrepò Pavese.

Il contesto

I due areali considerate nel progetto, Franciacorta e Oltrepò Pavese hanno la necessità di incrementare la propria competitività e di conseguenza di ammodernarsi attraverso l’implementazione della “Viticoltura 4.0” volta ad ottimizzare le pratiche gestionali del vigneto.

Il territorio della D.O. Oltrepò pavese si caratterizza per la presenza di terreni anche con pendenze ad elevato rischio erosivo e di frane con perdita di fertilità organica e di potenzialità produttiva e qualitativa. Inoltre, la varietà a bacca nera più coltivata nella zona di Pavia è la Croatina che soffre di una ridotta fertilità delle gemme basali che la rende non idonea a potature medio-corte e aumenta il rischio di cicli di produzione alternanti in termini sia quantitativi che qualitativi.

La Franciacorta ha una vocazione enologica indirizzata prevalentemente alla produzione di metodo classico e i vitigni destinati a questo tipo di vinificazione risentono in maniera particolarmente negativa degli effetti del cambio climatico che causa un generale anticipo del ciclo vegetativo, favorendo i danni da gelo tardivo e aumenta il rischio di arrivare a maturazione con un tasso di acidità totale non adeguato.

Inoltre, in un contesto con una frequenza maggiore di annate siccitose o con scarsa disponibilità idrica, è necessario realizzare sistemi d’irrigazione di precisione da utilizzare con perizia, in modalità di soccorso, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico ed evitare perdite sia produttive, sia qualitative.

Il progetto Virecli

Il gruppo operativo per l’innovazione VIRECLI – Viticoltura di precisione per la regolazione degli equilibri vegeto-produttivi, la protezione del suolo e l’adattamento al cambiamento climatico – esplora le potenzialità dell’agricoltura di precisione come strumento a disposizione delle aziende agricole per affrontare le principali sfide di oggi e del futuro.

Gli obbiettivi di questo progetto sono:

• Incrementare la competitività delle aziende vitivinicole attraverso l’applicazione di tecniche di viticoltura di precisione

• Testare, in alcuni distretti vitivinicoli lombardi, nuove tecniche di adattamento ai cambiamenti climatici

• Introdurre protocolli gestionali innovati compatibili con la produzione enologica e rispettosi della tipicità del territorio

• Veicolare tecniche di gestione del suolo economicamente sostenibile volte a promuovere produttività e stabilità idrogeologica dei versanti.

Programma

11.00 Collegamento web dei partecipanti

Interventi programmati

11.00 - 11.10

Prof. Osvaldo Failla (Università degli Studi di Milano)

Presentazione del contesto

11.10 - 11.25

Lucio Brancadoro (Università degli Studi di Milano)

Primi risultati dellʼapplicazione di sistemi di irrigazione di precisione in Franciacorta

11.25 -11.40

Matteo Gatti (Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza)

Studio della variabilità intra-parcellare di un vigneto di Croatina in Oltrepò Pavese

11.40 -11.55

Claudia Meisina - Massimiliano Bordoni (Università di Pavia)

Influenza delle tecniche di gestione dellʼinterfila di vigneti campione in Oltrepò Pavese e le condizioni idriche del suolo

11.55 - 12.10

Stefano Poni (Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza)

La potatura invernale tardiva per affrontare il cambiamento climatico, il caso della Franciacorta

12.10-13.00

Domande e dibattito

La partecipazione è gratuita in quanto organizzato in seno al progetto Virecli. L’evento partecipa al programma di formazione professionale continua dei dottori agronomi e dei dottori forestali: 0,25 CFP, con il riferimento al Regolamento Conaf n. 3/2013. La partecipazione al webinar in diretta darà diritto al riconoscimento di n. 2 crediti formativi Assoenologi.

Iscrizioni: register.gotowebinar.com/

lunedì 24 gennaio 2022

Caffè espresso italiano: al via la candidatura a patrimonio Unesco

Il Ministero delle Politiche agricole e Forestali ha approvato all’unanimità la candidatura del caffè espresso italiano a patrimonio immateriale dell’umanità dell’UNESCO. Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli.




“In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un vero e proprio rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo”, ha spiegato il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, nel dare l’annuncio della decisione con questa denominazione: "Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli".

“Siamo molto soddisfatti di essere arrivati ad una candidatura unitaria” ha commentato Centinaio annunciando che ”sin da subito la candidatura del caffè espresso italiano sarà trasmessa alla Commissione nazionale italiana per l’Unesco e confidiamo che questa la approvi e la trasmetta entro il 31 marzo a Parigi. "La tazzina di espresso" - ha continuato Centinaio - "rappresenta per tutti gli italiani un rito sociale e culturale che trova riscontro anche nella letteratura e che appassiona tutto il Paese, da Napoli a Venezia fino a Trieste passando per Roma e Milano. Una candidatura tanto più importante in un momento storico in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno penalizzato i rapporti sociali, molti dei quali avevano come cornice il bancone o il salotto all’aperto di un bar davanti a un buon caffè italiano”.

Il Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Tradizionale Italiano insieme alla Regione Campania sono stati i promotori per ottenere il riconoscimento dell'espresso italiano a Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Con il termine “Espresso”, che in italiano antico indica un prodotto ottenuto, tramite spremitura, o in qualche modo estratto al momento, è denominato il caffè consumato velocemente nei locali dei bar e delle caffetterie, preparato espressamente per il cliente con un particolare metodo di estrazione, utilizzando una speciale macchina che consente di ottenere una bevanda servita in tazzina molto concentrata, cremosa, dal gusto e dall’aroma intensi.

Le prime invenzioni e i primi brevetti delle macchine professionali per espresso in Italia risalgono alla fine del XIX secolo. Le macchine per caffè espresso, oggetto di continua evoluzione a livello tecnologico, sono oggi diffuse in tutto il mondo. Questo metodo di preparazione noto oggi in tutto il mondo come simbolo del caffè italiano, è quello che sicuramente riesce a esaltare al meglio le caratteristiche visive ed organolettiche del caffè. Come fatto culturale, la stragrande maggioranza degli Italiani inizia la sua giornata con un caffè espresso consumato al bar; lo ordina in ufficio durante una pausa di lavoro; vi termina il pasto di mezzogiorno e a volte anche quello serale. Il caffè scandisce così il tempo giornaliero, sia per il suo preciso ricorrere nelle varie fasi della giornata sia perché è esso stesso una misura del tempo. E proprio "giusto il tempo di un caffè, oppure “prendo un caffè e arrivo” sono frasi ricorrenti nel linguaggio italiano riferite ai tempi precisi della sua istantanea e codificata preparazione. La bevanda è anche sinonimo di convivialità e incontri. “prendiamo un caffè?” è una frase consueta utilizzata per socializzare, suggellare un affare, avere un’interruzione di attività, vedersi tra amici, intraprendere una relazione.

Le caffetterie dove si somministra il caffè nascono in epoca precedente l’invenzione dell’espresso e sono presenti in tutta Europa dal 1700 con la diffusione di questa bevanda quando ancora non era preparata con la procedura a pressione. All’epoca, il caffè costituiva una pratica riservata alla borghesia illuminata e innovativa, apprezzato dagli intellettuali e dagli spiriti liberi come corroborante e aiuto alla concentrazione. I “Caffè” sono ritrovo per scrittori, artisti e innovatori sociali; il luogo dove scambiare le idee e, a volte, elaborare le opere. La più importante rivista dell’Illuminismo italiano che si chiamava proprio Il Caffè, fu fondata e scritta da Pietro Verri e simulava proprio le discussioni in un caffè. L’atmosfera dei caffè veneziani è stata immortalata ne La bottega del caffè di Carlo Goldoni, in cui vengono descritti i rapporti fra borghesi in ascesa (fra cui lo stesso gestore della bottega) e nobili decadenti.

La trasformazione degli esercizi di vendita si è attuata in Italia negli ultimi 150 anni con l’introduzione della macchina da caffè espresso. Grazie ad essa i locali si sono rinnovati mantenendo la tradizione e le caratteristiche storiche artigianali. Furono soprattutto le piazze a riempirsi dei tavolini dei caffè: sotto i portici della piazza principale esercitavano la propria attività almeno due caffè contrapposti, i cui nomi si ripetevano simili da una cittadina all’altra.

Alla progettazione delle macchine, divenute oggetto di design, contribuiscono le firme più prestigiose della creatività italiana, tra cui Giò Ponti e Bruno Munari. La macchina professionale per caffè espresso contraddistingue con la sua presenza il locale che si avvale dell’assistenza del Torrefattore e di tutto il complesso sistema produttivo. La facilità operativa e la qualità del prodotto agevolano lo sviluppo degli esercizi momento finale di  questo  particolare  sistema  di  produzione integrato,  tipico  italiano,  che  unisce  ricerca,  capacità  imprenditoriale, innovazione, design, e patrimonio nella cultura del caffè espresso tradizionale.

Per un italiano è quasi impossibile rinunciare all’offerta di un caffè o terminare un pasto senza l’Espresso. E’ ritenuto il modo migliore per iniziare una giornata, ritrovare energia, ricaricarsi e anche fare una pausa e rilassarsi. E’ qualcosa da offrire con piacere ad altre persone. Con il suo costo  contenuto risolve ottimamente la consuetudine sociale italiana di offrire una consumazione al bar. Costituisce anche un modo per fare del bene: a Napoli esiste da sempre "il caffè sospeso", ovvero l'usanza di lasciare un caffè pagato alla cassa del bar per offrire un espresso anonimamente a chi non possa permetterselo.

Discovering Bach: Paolo Fresu apre alla classica la sua etichetta Tǔk Music

Paolo Fresu inaugura la Tǔk Classic, sezione della Tǔk Music dedicata ai suoni della classica. A inaugurare la sezione è ''Discovering Bach'' della pianista Maria Cefalà, in uscita il 28 gennaio su Cd e in digitale.




Il 28 gennaio il noto jazzista sardo Paolo Fresu inaugura la Tǔk Classic, sezione della Tǔk Music, dedicata ai suoni della classica, con “Discovering Bach” della pianista Maria Cefalà. Il rapporto tra Paolo Fresu e la musica classica è da sempre intenso e proficuo: è un rapporto che si è sviluppato negli anni con riletture del repertorio di Bach, Haendel, Monteverdi, Rossini e Bellini e con le collaborazioni con Mario Brunello, Giovanni Sollima, Virtuosi Italiani, i Solisti Veneti e l’Orchestra da Camera di Perugia, a sottolineare le affinità che esistono tra classica e jazz. 

Spinto com’è da una inesauribile curiosità e attratto dalle sfide inconsuete, con la pubblicazione di “Discovering Bach” della pianista Maria Cefalà in uscita il 28 gennaio su Cd e in digitale, Fresu inaugura la Tǔk Classic, sezione della Tǔk Music, l’etichetta da lui fondata nel 2010 e dedicata ai suoni della classica.

E’ nota la passione del trombettista per il periodo barocco e appare quindi naturale che ad inaugurare la nuova sezione dell’etichetta ci sia una rilettura di Bach; ma è anche significativo e coerente col percorso artistico di Fresu che l’artista prescelta abbia un approccio singolare e per niente ortodosso.

Quella della trentenne pianista pavese Maria Cefalà è una storia di rinascita: diplomatasi in pianoforte a 20 anni, nel momento in cui avrebbe dovuto spiccare il volo subisce l’infiammazione di un nervo e per tre anni non riesce più a suonare. La fine? No, l’inizio. Perché quando tutto sembra normalizzarsi nella rinuncia definitiva alla tastiera sarà l’ucraina Anna Kravtchenko, icona del pianismo mondiale, a valorizzare il suo lavoro definendo il Bach di Maria ‘all’italiana’. 

E’ nel loro rapporto che prende forma il progetto “Discovering Bach” i cui primi passi di vita ripercorrono l’irritualità di tutto il percorso della Cefalà: in un tour di cinque carceri italiane (San Vittore a Milano, Torre del Gallo a Pavia, Canton Mombello a Brescia,  Poggioreale a Napoli, Carcere dei Piccolini a Vigevano) Maria trova il primo pubblico a cui raccontare con ironia la parabola di rinuncia e rinascita di un’amante della musica che non si riconosce nel sistema, ma anche la vita di Bach, in un percorso di umanizzazione del monumento che sembra sempre più necessario a qualsiasi percorso divulgativo. Il progetto discografico si concretizza quindi con la registrazione presso il teatro Besostri di Mede.

La copertina del disco è un’opera realizzata ad hoc dall’artista americano Neal Peterson, ed è la rielaborazione grafica di uno spartito autografo di Bach. 

Le opere successive della Tǔk Classic, come avvenuto con la Tǔk Air, seguiranno la medesima serialità utilizzando i “mandala urbani” della serie Cities dello stesso Peterson: dal 2015, infatti, l’artista visita diversi luoghi e ne fotografa i dettagli (architettura, arte pubblica, vegetazione), poi li combina digitalmente fino a comporre queste splendide texture circolari.



DISCOVERING BACH 

J.S. BACH

Invenzioni a due voci BWV 772 – 786

Concerto Italiano BWV 971

Partita in mi minore BWV 830

domenica 23 gennaio 2022

Ennio, Tornatore porta al cinema il ritratto a tutto tondo e più intimo del grande maestro Morricone

E' stato il musicista più popolare e prolifico del XX secolo, il più amato dal pubblico internazionale, due volte Premio Oscar, autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili. Tornatore porta al cinema Ennio: il ritratto a tutto tondo e più intimo di Ennio Morricone. Distribuito da Lucky Red in collaborazione con Timvision, arriva in anteprima il 29 e 30 gennaio.  




Scomparso nel luglio del 2020, il grande compositore due volte Premio Oscar, torna sul grande schermo con un documentario straordinario diretto da Giuseppe Tornatore e intitolato semplicemente Ennio, a sottolineare il legame affettuoso e non solo professionale che legava i due artisti. Il documentario racconta così il musicista, autore di oltre 500 colonne sonore, attraverso una lunga intervista e conversazione con il regista italiano, autore di Nuovo Cinema Paradiso. Ad accompagnare questo intenso dialogo ci sono anche le testimonianze di artisti e registi come Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Bruce Springsteen, Nicola Piovani, Hans Zimmer e Pat Metheny, che hanno avuto l’onore di lavorare con Morricone, oltre alle memorabili musiche e immagini d’archivio. 

Ma Ennio è anche un’indagine volta a svelare ciò che di Morricone si conosce poco. Come la sua passione per gli scacchi, che forse ha misteriosi legami con la sua musica. Ma anche l’origine realistica di certe sue intuizioni musicali come accade per l’urlo del coyote che gli suggerisce il tema de Il buono il brutto, il cattivo, o il battere ritmato delle mani su alcuni bidoni di latta da parte degli scioperanti in testa ad un corteo di protesta per le vie di Roma che gli ispira il bellissimo tema di Sostiene Pereira. Un’attitudine all’invenzione che trova conferma nel suo costante amore per la musica assoluta, e la sua vocazione a una persistente sperimentazione.

La pellicola, presentata per la prima volta in occasione della  78esima Mostra del Cinema di Venezia Fuori Concorso, vedrà ora due giorni di anteprime su tutto il territorio nazionale, il 29 e 30 gennaio 2022, e poi arriverà in tutti i cinema dal 17 febbraio, distribuito da Lucky Red in collaborazione con timvision.

“Ho lavorato venticinque anni con Ennio Morricone” dice Tornatore. “Ho fatto con lui quasi tutti i miei film, per non contare i documentari, gli spot pubblicitari e i progetti che abbiamo cercato di mettere in piedi senza riuscirci. Durante tutto questo tempo il nostro rapporto di amicizia si è consolidato sempre di più. Così, film dopo film, man mano che la mia conoscenza del suo carattere di uomo e di artista si faceva più profonda, mi sono sempre chiesto che tipo di documentario avrei potuto fare su di lui. E oggi si è avverato il mio sogno”.

sabato 22 gennaio 2022

Scienza, memorizziamo la musica grazie a un network cerebrale non associato alla percezione uditiva

Uno studio realizzato da un gruppo di ricerca internazionale tra cui l’Università di Bologna ha svelato un meccanismo di connettività funzionale del cervello alla base della memorizzazione della musica. Lo studio dal titolo “Rapid encoding of musical tones discovered in whole-brain connectivity” è stato pubblicato sulla rivista NeuroImage.




Quando ascoltiamo e cerchiamo di memorizzare un brano musicale, nel nostro cervello non si attivano solamente le aree della corteccia uditiva, ma in tempi rapidissimi prende vita anche un ampio network di altre aree cerebrali di norma non associate alla percezione uditiva. Non solo: la struttura di questo network varia a seconda delle conoscenze musicali e delle capacità della nostra memoria di lavoro.

Lo riporta uno studio pubblicato sulla rivista NeuroImage e realizzato da un gruppo di ricerca internazionale che coinvolge l’Università di Bologna, l’Università di Oxford (Regno Unito) e l’Università di Aarhus (Danimarca).

Per ottenere questi risultati, gli studiosi hanno combinato l’utilizzo della magnetoencefalografia (MEG), uno strumento di ultima generazione che permette di misurare l’attività cerebrale delle persone con altissima risoluzione temporale, con quello della risonanza magnetica (MRI).

Durante l’esperimento, è stata così registrata l’attività cerebrale di 68 partecipanti mentre questi ascoltavano un brano musicale composto da J.S. Bach cercando di memorizzarne più dettagli possibile. I partecipanti sapevano infatti che in un momento successivo avrebbero dovuto svolgere un compito di riconoscimento della musica ascoltata.

"Le nostre analisi hanno evidenziato che, durante la memorizzazione dei suoni, si attiva non solo una prevalente risposta della corteccia uditiva primaria e secondaria, ma anche un ben più ampio network di aree cerebrali funzionalmente connesse, che include tanto la corteccia uditiva che ippocampo, giro del cingolo, insula, operculum frontale: tutte regioni cerebrali normalmente non associate alla percezione uditiva, ma implicate in funzioni più complesse inerenti processi di memoria, attenzione e decision-making", spiega Leonardo Bonetti, primo autore dello studio. "Si tratta di pattern di connettività funzionale che sono stati riscontrati entro i primi 220 milliscondi dopo la presentazione di ciascun suono: un risultato che indica l'estrema rapidità con cui il cervello elabora i suoni e ne codifica la rappresentazione per conservarli in memoria".

La capacità di memorizzare informazioni è una delle abilità cognitive centrali sia per gli esseri umani e che per gli animali, fondamentale per il processo di apprendimento a partire dall’esperienza. E la musica è una forma artistica particolarmente adatta per esplorare i meccanismi di questo processo, perché nasce a partire dalla combinazione logica di una sequenza di oggetti (i suoni) in uno spazio temporale.

Sfruttando questo elemento, i ricercatori hanno quindi indagato i rapidi pattern di connettività funzionale fra diverse aree cerebrali che sono associati alla memorizzazione dei suoni. Rivelando un’importante differenza fra attività cerebrale (l’attivazione delle aree cerebrali in relazione al processamento dei suoni) e connettività cerebrale (la comunicazione che avviene fra diverse aree cerebrali durante la memorizzazione). Rispetto a quest’ultimo elemento, inoltre, è anche emerso come il network di aree cerebrali che viene attivato presenti caratteristiche diverse a seconda delle conoscenze musicali e delle capacità uditive associate alla memoria di lavoro dei soggetti coinvolti.

venerdì 21 gennaio 2022

Vino e sostenibilità: nuovi modelli di viticoltura alla luce delle moderne tecnologie genetiche e delle politiche europee




La manipolazione in agricoltura è ancora un concetto ancora guardato con diffidenza da molte persone e il dibattito su ciò che è considerato a torto OGM tende a dividere l’opinione pubblica. Un fattore importante, e che purtroppo spesso si dimentica, è che l’intervento dell’uomo sulle piante, iniziato con la vita stanziale, ha permesso di fatto la nascita stessa dell’agricoltura molti millenni fa, ben prima dello sviluppo della biologia molecolare, attraverso l'addomesticamento delle piante selvatiche che altrimenti non avrebbero avuto le caratteristiche adatte per essere coltivate e produrre cibo. 

Le mutazioni sono processi che avvengono anche in natura ma oggi, grazie all'evoluzione delle tecnologie di editing genomico, non abbiamo più bisogno di sperare nella casualità di una mutazione favorevole e possiamo far ottenere alle colture caratteristiche specifiche, rendendole non solo più produttive ma anche, ad esempio, meno idroesigenti o più resistenti a determinati parassiti. Nello specifico, le nuove moderne tecnologie applicate in viticoltura come le Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA) vengono oggi utilizzate con successo al miglioramento genetico delle viti consentendo così di aumentare la sostenibilità del sistema agricolo e la competitività delle imprese diminuendone l'impatto ambientale. 

Seguendo la strada della sostenibilità, questi nuovi modelli di viticoltura, debbono essere affiancati imprescindibilmente da giuste politiche europee, adeguando il quadro normativo nell'ottica di promuovere un nuovo approccio al loro sviluppo. Alleanza cooperative ha in tal senso organizzato un webinar a cui hanno partecipato l’on. De Castro, il prof. Morgante dell’Università di Udine, Stefano Vaccari, direttore  del Crea, Attilio Scienza, Presidente del Comitato vini Dop e Igp Comitato e  Mario Pezzotti, Direttore del Centro ricerca innovazione della Fondazione E. Mach. Di seguito ne riporto gli interventi.

“La cooperazione vitivinicola è convinta che la strada del futuro sia quella della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente e della salubrità dei prodotti: servono tuttavia soluzioni che possano rafforzare questo approccio, anche per meglio aderire al nuovo quadro politico definito dalla Pac post-2023 e dalla strategia Farm to Fork: in questo contesto, le varietà resistenti o tolleranti, e in futuro le moderne tecnologie, potranno potenzialmente contribuire a mantenere e migliorare i livelli di competitività e di produttività, nonché a raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati al 2030. Occorre quindi un approccio nuovo che dovrà passare, nel più breve tempo possibile, dall’adeguamento del sistema normativo, dalla ricerca e dalla sperimentazione di campo”. Lo ha detto il coordinatore del settore Vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari Luca Rigotti intervenendo al webinar “Nuovi modelli di viticoltura alla luce delle moderne tecnologie genetiche e delle politiche europee”, organizzato oggi da Alleanza Cooperative Agroalimentari.

L’On. Paolo De Castro ha ricordato come “siamo tutti d’accordo sull’obiettivo di ridurre la chimica, ma dobbiamo al contempo fornire agli agricoltori strumenti concreti per combatterli. Uno straordinario supporto può venire proprio dalla nuova regolamentazione comunitaria sulle tecnologie di miglioramento genetico, che si limitano ad accelerare ciò che in natura può avvenire senza l’intervento dell’uomo”. De Castro ha quindi ribadito “la netta e totale differenza con gli Ogm, che sono invece attualmente vietati da 17 stati membri”. “Va sgombrato il campo da ogni ambiguità: anche un recente Studio della Commissione ha precisato la differenza tra vecchi Ogm e le TEA, le nuove tecnologie di miglioramento genetico, non ci resta che auspicare che la Commissione chiarisca definitivamente sul piano giuridico i percorsi autorizzativi delle nuove varietà. La tempistica è in mano alla Commissione, ma il Parlamento farà in modo di accelerare, speriamo entro l’anno”.

Anche il Direttore di Crea Stefano Vaccari ha evidenziato come “la ricerca sia in grado di utilizzare il genoma editing, ma ad oggi la legislazione, che è la stessa degli Ogm, rende impossibile fare ricerca in campo, dal momento che ci vogliono due anni di burocrazia per gli adempimenti”. Il Direttore del Crea ha però aggiunto che “l’Italia non deve aspettare l’Europa, possiamo e dobbiamo muoverci subito come paese, cercando di dare ridurre a massimo due mesi i tempi di autorizzazione per la sperimentazione”. Per questo, Crea ha sostenuto la proposta di legge presentata lo scorso dicembre insieme al Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati Filippo Gallinella di modifica al decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224 che, se approvato, “ci consentirà di guadagnare almeno tre anni di tempo, con indubbi riflessi in termini di competitività, in attesa che l’UE provveda poi a legiferare sull’immissione in commercio dei TEA”.

Il Presidente del Comitato vini Dop e Igp Attilio Scienza ha ribadito che “l’ostilità nei confronti dei vitigni resistenti alle malattie è un retaggio antico, ma ora le cose sono cambiate e i vini ottenuti da queste varietà ha una composizione molto simile a quelli tradizionali”. I vitigni resistenti attualmente ammessi alla coltivazione sono moltissimi, con una maggiore concentrazione al nord. In altri paesi europei il sistema è molto più semplice: la Francia, ad esempio, ha iscritto i suoi vitigni senza alcuna limitazione d’uso e questi possono essere utilizzati tranquillamente per produrre vini Dop, con l’obiettivo di valorizzare la produzione di vino a basso impatto ambientale, con una resistenza duratura alle malattie che consenta di ridurre i trattamenti fitosanitari”. Il prof. Scienza ha inoltre evidenziato la necessità che “si crei una cultura dei resistenti: il lavoro della ricerca è importante, ma lo è anche quello della comunicazione”.

Anche il Prof. Michele Morgante, Direttore dell’Istituto di Genomica Applicata dell’Università di Udine, ha evidenziato il problema normativo che al momento equipara ancora le nuove tecniche ai vecchi Ogm, “pur essendo dal punto di vista dei rischi per l’ambiente e per l’uomo estremamente diverse e molto più simili a quelle del miglioramento tradizionale”. Il percorso che dovrebbe portare alla revisione dell’attuale normativa “si spera possa andare nella direzione di utilizzare la logica e non l’ideologia, per consentirci di poter avere un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente e più sostenibile, anche economicamente”. Anche il Prof. Morgante ha sottolineato l’importanza di “riuscire a convincere i consumatori, raccontando le cose in maniera diversa e spiegando che siamo all’inizio di una rivoluzione in agricoltura, che ci renderà possibile combinare produttività e sostenibilità, abbracciando le innovazioni”.

Il Direttore del Centro ricerca innovazione della Fondazione E. Mach Mario Pezzotti ha illustrato infine il lavoro che la Fondazione sta portando avanti in tema di miglioramento genetico e ha evidenziato come “i processi di miglioramento genetico necessitino di tempi tecnici, dai primi incroci fino alle successive selezioni, che possono arrivare fino a 10-15 anni e che vanno poi accompagnati da una forte mole di investimenti di risorse umane, nonché dei campi e delle serre sperimentali necessarie ad ospitare i programmi di selezione”.

giovedì 20 gennaio 2022

Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne: a Padova i capolavori della collezione Reinhart

Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne. Settantacinque opere dalla Fondazione Oskar Reinhart, scelte personalmente da Marco Goldin, aprono il grande progetto sulle "Geografie dell’Europa. La trama della pittura tra Ottocento e Novecento", a partire proprio dal romanticismo in Germania con i suoi esponenti maggiori da Friedrich a Runge a Dahl. La mostra a Padova dal 29 gennaio.




La grande esposizione "Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne. Capolavori dalla Fondazione Oskar Reinhart" è il primo capitolo del nuovo, ampio progetto espositivo concepito da Marco Goldin. Una sequenza di grandi esposizioni, a dar vita a un vasto scenario artistico e storico, che darà conto della situazione della pittura in Europa lungo tutto il corso del XIX e parte del XX secolo, secondo una divisione nazionale o in aree contigue.

La costruzione della mostra si appoggia sulla stupefacente collezione compresa nella Fondazione Oskar Reinhart, facente parte della straordinaria rete del Kunst Museum di Winterthur, uno dei poli artistici di maggior interesse della Confederazione elvetica. Sette sezioni tematiche, cronologicamente distese lungo i decenni, consentono al visitatore di "appropriarsi" dell’arte svizzera e tedesca dell’Ottocento.

“Padova, recentemente riconosciuta Patrimonio Unesco per il suo essere “Urbs Picta” offrirà a padovani e turisti la prima mostra di questo grandioso ciclo, qualcosa di assolutamente inedito per il pubblico italiano, che si troverà coinvolto entro i confini di una storia meravigliosa, fatta di paesaggi incantati e ritratti indimenticabili - affermano il sindaco, Sergio Giordani, e l’assessore alla cultura, Andrea Colasio - È con grande piacere che ospitiamo questa nuova grande mostra, frutto della passione e della competenza di Marco Goldin e della sua Linea d’ombra. Abbiamo detto, fin dall’inizio del nostro impegno amministrativo, che la politica culturale a Padova doveva comprendere anche – naturalmente non solo – grandi mostre di respiro per inserire in maniera stabile la nostra città nel grande circuito nazionale e internazionale delle esposizioni. Mostre che mettano la città sotto i riflettori in modo continuativo, non solo per la loro attrattività verso il grande pubblico, ma anche per la qualità e il rigore dei contenuti offerti. Grazie alla sua politica culturale, Padova si dimostra città d’arte e di cultura, capace di offrire appuntamenti di assoluto livello negli ambiti più diversi, a conferma della vivacità e curiosità intellettuale che da sempre caratterizza la città”.

“Sono centinaia le opere tedesche e svizzere conservate nella collezione, la cui importanza è sempre stata ben riconosciuta, tanto che quasi trent’anni fa una selezione alta viaggiò in alcuni dei maggiori musei americani ed europei, dal County Museum di Los Angeles al Metropolitan di New York, dalla Nationalgalerie di Berlino alla National Gallery di Londra. E mai più da allora – spiega il curatore, Marco Goldin - Oggi, a distanza di quasi tre decenni da quella prestigiosa tournée, 75 opere dalla Fondazione Oskar Reinhart giungono a Padova. La mostra sarà un racconto, appunto, nuovo e pieno di fascino per il pubblico italiano, che verrà condotto a viaggiare, attraverso opere di grande bellezza, entro una pittura che dalla strepitosa modernità dei paesaggi di fine Settecento in Svizzera di Caspar Wolf, che quasi anticipa Turner, arriverà fino a Segantini. In mezzo, una vera e propria avventura della forma e del colore, con paesaggi meravigliosi e ritratti altrettanto significativi procedendo poi dal romanticismo ai vari realismi sia tedeschi sia svizzeri. Quindi, vere e proprie sezioni monografiche come quelle dedicate a Böcklin e Hodler, fino all’impressionismo tedesco e alle novità, francesizzanti, del colore di pittori svizzeri come Cuno Amiet e Giovanni Giacometti, il papà del grande scultore Alberto. Tra Hodler e Segantini nasce la devozione emozionata per la montagna che è insieme spalto fisico e categoria dello spirito. La mostra – chiude il curatore - ne darà ampia e appassionata testimonianza, innalzando così alla natura un vero e proprio inno”.


Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne
Dal 29 Gennaio 2022 al 05 Giugno 2022
Padova, Centro San Gaetano
Via Altinate 71
www.lineadombra.it

mercoledì 19 gennaio 2022

International Classical Music Awards, Categoria Choral: vince il Coro Ghisleri con la “Petite Messe solennelle” di Rossini

International Classical Music Awards (ICMA) annuncia i vincitori per il 2022: grandi successi per l’Italia con Cardaropoli, Kainrath, Prandi e il Teatro Bellini di Catania. Nella categoria choral vince il Coro Ghisleri con la “Petite Messe solennelle” di Rossini.




Prosegue anche all’inizio del 2022 la felice onda di successi che ha caratterizzato il 2021 per il nostro Paese, dagli Europei di Calcio al Premio Paganini: questa volta si tratta dei prestigiosi International Classical Music Awards (ICMA), la cui giuria – di cui fa parte per l’Italia la rivista MUSICA e il suo direttore Nicola Cattò, segretario generale ICMA -- ha annunciato i vincitori dei 26 premi dell'edizione 2022. Giulio Prandi e il Coro e Orchestra Ghislieri vincono del premio della Critica Musicale Europea-International Classical Music Awards (ICMA)

"La nostra giuria internazionale e indipendente ha selezionato i vincitori da una lista di nomination che comprende 377 produzioni e una vasta gamma di artisti ed etichette. I nostri vincitori sono l'espressione del più alto livello artistico, e la lista dei premi dimostra che la nostra giuria non si accontenta di una valutazione superficiale dell'industria musicale, ma esegue un'analisi completa e approfondita. 

La lista dei vincitori comprende molti musicisti rinomati, ma anche meno noti e giovani e non meno di 17 etichette!" ha affermato Remy Franck, presidente della giuria. Tra gli italiani vincitori, i violinisti Gennaro Cardaropoli e Julian Kainrath, rispettivamente giovane artista dell'anno e vincitore del Discovery Award.

Fra i premi discografici, spicca nella categoria Choral il successo di Giulio Prandi e del Collegio Ghislieri di Pavia con l’incisione della Petite messe solennelle di Rossini per l’etichetta Arcana: la prima ad utilizzare l’edizione critica della partitura. E poi l’incisione “catanese” del Pirata di Bellini, protagonisti Javier Camarena e Marina Rebeka, realizzata con i complessi del Teatro Massimo Bellini di Catania diretti da Fabrizio Maria Carminati (Prima Classic).

Il direttore d'orchestra Adam Fischer vince il premio alla carriera; Sebastian Androne vince il premio come miglior compositore. Château de Versailles Spectacles è l'etichetta dell'anno. Il Premio dell’Orchestra va a Francisco Coll. I premi speciali sono assegnati al direttore d'orchestra Pierre Cao e al pianista Michael Korstick. Nelle categorie audio e video, sono state premiate 17 produzioni.

I vincitori ricevono i trofei dell'ICMA durante la cerimonia annuale di premiazione che avrà luogo alla Philharmonie di Lussemburgo il 21 aprile. Questa serata prevede anche un concerto di gala con la partecipazione di alcuni dei vincitori e dell'Orchestra Filarmonica del Lussemburgo diretta da Adam Fischer. Il concerto sarà trasmesso in diretta dalla radio pubblica lussemburghese 100.7 e successivamente dalle stazioni radio della rete mondiale dell'Unione europea di radiodiffusione.

Gli International Classical Music Awards sono i riconoscimenti più importanti per la musica classica a livello internazionale. La giuria è composta da critici musicali professionisti delle più importanti riviste, servizi online e stazioni radio: Andante (Turchia), Crescendo (Belgio), Das Orchester (Germania), Deutsche Welle (Germania), IMZ (Austria), MDR-Klassik (Germania), Musical Life (Russia), Musica (Italia), Musik & Theater (Svizzera), Opera (UK), Orpheus Radio (Russia), Papageno (Ungheria), Pizzicato (Lussemburgo), Polskie Radio Chopin (Polonia), Radio 100,7 (Lussemburgo), Radio Romania Muzical (Romania), Resmusica.com (Francia), Scherzo (Spagna), Rondo Classic (Finlandia), Unison (Croazia).

Le motivazioni dei premi assegnati agli italiani

GIOVANE ARTISTA DELL'ANNO

Gennaro Cardaropoli, violino

A soli 24 anni, Gennaro Cardaropoli è uno dei talenti più puri della scena violinistica internazionale: unico italiano a vincere il Premio Grumiaux, negli ultimi anni si è esibito a Vienna, Berlino e New York e ha debuttato con Warner Classics. E nel suo modo di suonare si sente chiaramente l'eredità della scuola di Salvatore Accardo, insieme a un'eleganza espressiva e una sottigliezza di fraseggio che sono riservate solo ai grandi artisti.

DISCOVERY AWARD

Julian Kainrath, violino

Il violinista Julian Kainrath, nato a Merano nel 2005, è borsista della Liechtenstein Music Academy. Ha già attirato l'attenzione in diverse occasioni. Al Verbier Festival 2019 ha incontrato Marc Bouchkov, che da allora è il suo mentore. L'incontro con il pianista Till Fellner un anno dopo gli ha aperto ulteriori opportunità per mostrare il suo talento e svilupparsi. La scorsa estate, all'Accademia Chigiana di Siena, il successivo incontro artisticamente importante è avvenuto con Ilya Gringolts. L'ICMA segue con grande interesse il continuo e costante sviluppo di Julian Kainrath e lo conferma con il Discovery Award 2022.

MUSICA CORALE

Gioachino Rossini: Petite Messe Solennelle

Sandrine Piau, soprano, Josè Maria Lo Monaco, mezzosoprano Edgardo Rocha, tenore, Christian Senn, baritono Francesco Corti, Cristiano Gaudio, pianoforte - Daniel Perer, armonium Coro Ghislieri Giulio Prandi Arcana.

A494

La Petite Messe Solennelle è un capolavoro enigmatico e misterioso. Forse solo con questa registrazione (che per la prima volta si avvale della nuova edizione critica), meravigliosamente diretta da Giulio Prandi con il Coro Ghislieri e quattro cantanti di prim'ordine, si possono veramente comprendere i misteri del vecchio Rossini, che strizza l'occhio al teatro d'opera ma da una prospettiva ormai distanziata.

Gioachino Rossini, Petite messe solennelle

Prima registrazione mondiale basata sull’edizione critica di Davide Daolmi per solisti, coro, due pianoforti e armonio, volume 4, sezione 3 (2013) delle Opere di Gioachino Rossini, pubblicate dalla Fondazione Rossini, Pesaro

Sandrine Piau – soprano
Josè Maria lo Monaco – contralto
Edgardo Rocha – tenore
Christian Senn – basso
Coro Ghislieri

Valentina Argentieri, Caterina Iora, Marta Redaelli, Jiyeong Son – soprani.
Giulia Beatini, Silvia Capobianco, Isabella Di Pietro, Maria Chiara Gallo – contralti
Michele Concato, Raffaele Giordani, Massimo Lombardi, Roberto Rilievi – tenori
Guglielmo Buonsanti, Renato Cadel, Alessandro Nuccio, Giacomo Serra –bassi

Francesco Corti – primo pianoforte, Érard No.14231, 1838 (“Piano en forme de clavecin”) Cristiano Gaudio – secondo pianoforte, Pleyel No. 23635, 1856 (“Piano Petit Patron”) Deniel Perer – armonium Alexandre à mains doubles, 1890

Giulio Prandi – direttore

Link all’ascolto dell’album www.dropbox.com/sh/0u3741d9yihnu1x/AADyBQ7w9h0SPD1w3T18nmtQa


OPERA

Vincenzo Bellini: Il Pirata

Javier Camarena, Marina Rebeka, Franco Vassallo Antonio Di Matteo, Gustavo De Gennaro, Sonia Fortunato Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania Fabrizio Maria Carminati Prima Classic.

PRIMA010

Questa registrazione de Il Pirata di Bellini proviene da dove l'opera è ambientata: la Sicilia. Con la sua voce leggera, flessuosa e ancora molto giovane, Javier Camarena è un interprete ideale del ruolo del titolo. Marina Rebeka interpreta Imogene in modo espressivo e con sublime impeto drammatico.

Con il suo ricco timbro baritonale, Franco Vassallo è un Ernesto di grande impatto. Tutti gli altri ruoli sono ben interpretati, e eccellenti sono anche le prove dell'orchestra e del coro del Teatro Massimo Bellini che contribuiscono a rendere questa registrazione un vero piacere

giovedì 13 gennaio 2022

Concerti, Esplorando Schubert: il Quartetto Cremona di scena alla Sapienza apre la seconda parte della stagione 2021-2022

Esplorando Schubert, il Quartetto Cremona apre la seconda parte della stagione 2021-2022 de I concerti all'aula magna a cura dell'Istituzione Universitaria dei Concerti. In programma martedì 18 gennaio ore 20.30.




Ospite della IUC in esclusiva su Roma da molti anni, dopo i cicli su Beethoven e Mozart il Quartetto di Cremona ha il compito di aprire questa seconda parte di stagione il 18 gennaio 2022 con un nuovo percorso dal titolo Esplorando Schubert.  Il ciclo, in due concerti, si concluderà a novembre 2022 con “La Morte e la fanciulla” e il Quintetto per archi D 956, con la partecipazione del violoncellista Eckart Runge.

“Siamo felici di tornare alla IUC a suonare una bellissima integrale in miniatura, che prevede l’esecuzione delle ultime opere cameristiche per archi di Franz Schubert.  – ci racconta il Quartetto di Cremona – “Dopo aver proposto le grandi integrali di Beethoven e Mozart, abbiamo avvertito la necessità di tornare a confrontarci con uno degli autori che ha maggiormente contribuito alla nostra formazione musicale, che più ci ha trasmesso negli anni e con il quale, pur avendo sempre avuto un grande feeling, sentiamo ora una vicinanza ancora più stretta. A nostro parere, ciò che maggiormente caratterizza la musica di Schubert è l’elemento autobiografico. La fragilità fisica, la spiccata sensibilità e il timoroso rispetto di Schubert nei confronti del contemporaneo Beethoven traspaiono dalle sue note definendone il carattere e mettendo quasi in secondo piano un’abilità tecnico-compositiva di prim’ordine. Se da “Rosamunda” al Quartetto in Sol maggiore, passando per “La morte e la fanciulla”, l’ascoltatore intraprende un viaggio tra sentimenti talvolta delicati e privati, contrastanti e definitivi talaltre, con il Quintetto in do maggiore si raggiunge il capolavoro che tutto include. Il Quintetto, che avremo il piacere di suonare con il violoncellista e amico Eckart Runge, crea il momento che rende l’esecutore ascoltatore a sua volta: insieme al pubblico assiste ad un racconto bellissimo in cui il passo dall’abisso al sublime è brevissimo”.

Fin dalla propria fondazione nel 2000, il Quartetto di Cremona si è affermato come una delle realtà cameristiche più interessanti a livello internazionale ed è regolarmente invitato ad esibirsi nei principali festival e rassegne musicali in Europa, Sudamerica, Stati Uniti e in Estremo Oriente, riscuotendo unanimi consensi di pubblico e critica.

Nel 2020 il Quartetto di Cremona ha festeggiato i suoi primi vent’anni di carriera, un traguardo per il quale sono stati ideati progetti concertistici e discografici, sviluppati nel corso di stagioni consecutive. Nonostante l’emergenza pandemica, nella stagione 20/21 l’ensemble ha debuttato al Rudolfinum di Praga, alla CRR Concert Hall di Istanbul e si è esibito in Germania, Francia, Scandinavia, oltre che presso le maggiori società concertistiche italiane. Nella stagione 21/22, terrà concerti a Milano, Roma, Napoli, Madrid, Linz, Montreal, Houston, e farà il proprio debutto alla Chamber Music Society del Lincoln Center di New York e al Festival Internazionale di Kuhmo (Finlandia).

In campo discografico, a novembre 2020 è uscito “Italian Postcards” (Avie Records), un omaggio musicale al nostro paese attraverso pagine di Mozart, Wolf, Čajkovskij e una nuova composizione di Nimrod Borenstein. Nella primavera 2019, con la partecipazione del violoncellista Eckart Runge, è uscito un doppio CD dedicato a Schubert, mentre nel 2018 si è conclusa la pubblicazione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven (Audite), che ha ottenuto prestigiosi premi discografici ed importanti riconoscimenti dalla critica specializzata.

Dall’autunno 2011 l’ensemble è titolare della cattedra del “Corso di Alto Perfezionamento per Quartetto d’Archi” presso l’Accademia Walter Stauffer di Cremona, città da cui nel 2015 è stato insignito della cittadinanza onoraria.

Particolarmente attento alla formazione e al sostegno dei giovani musicisti, il Quartetto di Cremona è regolarmente invitato a tenere masterclass in Europa, Nord e Sud America, Asia ed è tra i partner de “Le Dimore del Quartetto”.

L’ensemble è anche testimonial per Thomastik Infeld Strings e del progetto internazionale “Friends of Stradivari”, grazie al quale è stato il primo quartetto italiano a suonare per un tempo prolungato il “Paganini Quartet” di Antonio Stradivari, in prestito dalla Nippon Music Foundation (Tokio).

Esplorando Schubert

1° concerto

Schubert Quartetto in la minore op. 29 D 804 “Rosamunde”

Quartetto in sol maggiore op. 161 D 887

Il ciclo proseguirà nella stagione 2022-2023

QUARTETTO DI CREMONA

Cristiano Gualco

violino Nicola Amati, Cremona 1640

Paolo Andreoli

violino Paolo Antonio Testore, Milano ca. 1758 (Kulturfonds Peter Eckes)

Simone Gramaglia

viola Gioachino Torazzi, ca. 1680 (Kulturfonds Peter Eckes)

Giovanni Scaglione

violoncello Dom Nicola Amati, Bologna 1712 (Kulturfonds Peter Eckes)