Musica, musicologia e social media. Il convegno di studi al DAMS tra teoria, divulgazione e nuove comunità digitali
Il 20 e 21 giugno 2025, presso l’Università Roma Tre, si terrà il convegno internazionale Musica, musicologia e social media. Il titolo già rivela un’urgenza: esplorare criticamente le modalità con cui le pratiche musicali e musicologiche interagiscono con le piattaforme digitali. In un panorama sempre più mediatizzato, dove YouTube, TikTok, Instagram, Spotify e Twitch non sono più solo canali, ma ambienti culturali, la musicologia è chiamata a ripensare i propri strumenti interpretativi.
In un panorama dominato da social media come YouTube, Instagram, TikTok, Twitch e Spotify, la musica non è più soltanto un oggetto da ascoltare o studiare, ma diventa uno spazio condiviso, performativo, didattico e identitario. Obiettivo dell’iniziativa è interrogare le forme emergenti di produzione, diffusione e ricezione musicale, osservandone le ricadute critiche, teoriche e metodologiche. A tal fine, il programma si articola in sei sessioni tematiche, distribuite nell’arco di due giornate, che esplorano fenomeni quali la costruzione di nuove audience, l’ibridazione tra performance dal vivo e contenuti digitali, le pratiche di divulgazione attraverso i media, le comunità online e le narrazioni sociali che ridefiniscono il concetto stesso di musica nella contemporaneità.
Il convegno si struttura in sei sezioni tematiche: Contaminazioni/Rimediazioni, Audience, Performance, Critica, Divulgazione/Formazione, Fandom/Community. Una mappa articolata, che alterna interventi di studiosi senior e giovani ricercatori, capace di dar conto di come i social media stiano riscrivendo la storia, la pratica, l’insegnamento e la ricezione della musica.
Tra le relazioni più suggestive spicca quella di Saverio Beccaccioli, che analizza il collettivo trap P38 La Gang come fenomeno di autorappresentazione ideologica e critica sociale, mostrando come l’uso consapevole di simboli e codici visuali sui social costruisca narrazioni dissacranti che dialogano con la memoria collettiva e le forme dell’industria musicale. Sulla stessa linea, Francesco Campora riflette sul concetto di social composing applicato alla piattaforma Twitch, sottolineando come l’interazione tra performer, pubblico e media stia sovvertendo le gerarchie tradizionali della creazione musicale.
Un forte interesse è riservato anche all’ambito della didattica e della divulgazione. Doriana Masucci propone una lettura di Instagram come spazio educativo, dove si sperimentano forme ibride di trasmissione del sapere musicale, basate su storytelling, quiz interattivi e micro-comunità. Francesca Piccone indaga invece le potenzialità dei podcast come strumento di formazione e diffusione musicologica, in sinergia con i social media. L’intervento di Stefano Lombardi Vallauri esplora le strategie estetiche della divulgazione musicale su YouTube, tra calibrated amateurism e educational entertainment.
Sul versante della ricezione, Rita Panza analizza TikTok come nuovo spazio di socialità dell’ascolto, in cui lo storytelling musicale si fa motore di comunità e dinamiche affettive transgenerazionali. Federica Malpasso, partendo dal caso di Alex Warren e del fenomeno BookTok, evidenzia come i contenuti musicali diventino oggetti di rimediazione emotiva e narrativa, costruiti in un contesto di co-produzione collettiva del significato.
Altro nodo cruciale è quello della critica musicale nell’era digitale. La tavola rotonda di sabato 21 giugno (con Valentina Anzani, Luca Ciammarughi, Paola De Simone, Roberta Pedrotti, Floriana Tessitore) affronta il cambiamento radicale della critica come forma, ruolo e linguaggio. La critica oggi non si esaurisce più in recensioni scritte ma si espande nei video, nei reel, nelle stories, ridefinendo il rapporto con il pubblico e la funzione dell’autorevolezza.
Da segnalare anche l’intervento di Nicolò Palazzetti, che esplora le culture del fandom lirico nei social, collegandole sia alle nuove pratiche partecipative sia alle tradizionali forme di devozione musicale. Gianmarco Tonelli, invece, affronta la “prompt music” e il concetto di autenticità algoritmica, esplorando come l’intelligenza artificiale ridefinisca l’idea stessa di autorialità.
Ciò che emerge è un quadro sfaccettato, in cui la musica non è più solo suonata, ascoltata o analizzata, ma condivisa, remixata, performata online, fatta oggetto di meme e dibattiti etici, inserita in dinamiche commerciali e affettive che modificano profondamente il modo in cui viene esperita e pensata. La musicologia, se vuole restare una disciplina viva, è chiamata a fare i conti con questa trasformazione.
Come ha osservato Henry Jenkins, nella cultura della convergenza i media non sono più solo strumenti, ma ambienti in cui identità, narrazioni e forme artistiche si generano reciprocamente. Il convegno “Musica, musicologia e social media” intercetta questa realtà in evoluzione, offrendo strumenti teorici, casi studio e riflessioni critiche per comprendere una delle sfide più significative della nostra contemporaneità musicale.
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