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Elliott Erwitt. Icons, la quotidianità come forma di stupore. A Palazzo Bonaparte la grande retrospettiva sul cantore della commedia umana: nei suoi scatti la realtà come poesia visiva

Dal prossimo 28 giugno Palazzo Bonaparte a Roma ospita una delle mostre più attese dell’estate culturale 2025: “Elliott Erwitt. Icons”, un’ampia retrospettiva dedicata a uno dei fotografi più celebrati e amati del Novecento, noto per la sua capacità unica di coniugare ironia, empatia e poesia visiva. Con oltre 80 fotografie selezionate, l’esposizione offre un viaggio coinvolgente nell’universo creativo di Erwitt, un maestro che ha saputo trasformare la vita quotidiana in immagini capaci di farci sorridere, riflettere ed emozionare, restituendo una visione leggera ma profondamente umana del mondo.


La mostra, visitabile fino al 21 settembre 2025, rappresenta molto più di un semplice omaggio a un grande artista: è un invito a guardare il mondo con leggerezza, empatia e stupore, proprio come ha fatto Erwitt per decenni. Nato nel 1928, Erwitt è stato membro della leggendaria agenzia Magnum fin dal 1953, entrando a far parte di una schiera di fotografi che hanno segnato la storia della fotografia contemporanea accanto a figure come Henri Cartier-Bresson e Robert Capa. Attraverso il suo obiettivo, Erwitt ha documentato la società del XX secolo cogliendo tanto gli eventi storici di portata mondiale quanto i piccoli, preziosi istanti di umanità che spesso sfuggono allo sguardo distratto.

La poetica di Erwitt si distingue per una vena ironica e malinconica, capace di raccontare la commedia umana nelle sue molteplici sfaccettature con un linguaggio visivo caratterizzato da una perfetta sintesi tra leggerezza e profondità. Le sue immagini sono diventate icone non solo per la qualità estetica ma per il valore universale e senza tempo che incarnano, rappresentando un patrimonio della memoria collettiva contemporanea. Celebri sono i suoi ritratti di personalità emblematiche del Novecento, come Marilyn Monroe, Che Guevara, Jack Kerouac, Marlene Dietrich, Fidel Castro, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger; immagini storiche come il confronto tra Nixon e Krusciov o il funerale di Kennedy; così come le fotografie di vita quotidiana che rivelano un’intimità rara e una tenerezza disarmante, come quella della figlia neonata di Erwitt, ritratta in un momento di dolcezza familiare.

Curata da Biba Giacchetti, tra le massime esperte internazionali dell’opera di Erwitt, con l’assistenza tecnica di Gabriele Accornero, “Elliott Erwitt. Icons” si configura come un percorso organico e rappresentativo della sua lunga carriera, spaziando dai celebri ritratti di star e personaggi storici alle immagini giocose e surreali che vedono protagonisti gli amati cani di Erwitt, veri e propri simboli della sua visione fotografica. I cani, spesso ritratti da prospettive insolite che mostrano solo le loro zampe o le scarpe dei padroni, incarnano la libertà e l’irriverenza che l’artista amava immortalare, creando scatti buffi ma carichi di significato. Per ottenere reazioni spontanee da parte degli animali, Erwitt metteva in atto stratagemmi creativi, dimostrando un approccio giocoso ma rigoroso alla fotografia.

La mostra si inserisce nel calendario espositivo di Palazzo Bonaparte dopo il successo della retrospettiva dedicata a Edvard Munch, consolidando la sua vocazione a ospitare rassegne che coniugano approfondimento culturale e grande appeal pubblico. “Icons” non è solo un omaggio a un artista, ma una riflessione sull’arte della fotografia come strumento di lettura della realtà, capace di raccontare la complessità della vita attraverso l’ironia e l’umanità.

Le parole di Erwitt, raccolte in diverse interviste e pubblicazioni, sintetizzano perfettamente la sua filosofia: «Nei momenti più tristi e invernali della vita, quando una nube ti avvolge da settimane, improvvisamente la visione di qualcosa di meraviglioso può cambiare l’aspetto delle cose, il tuo stato d’animo. Il tipo di fotografia che piace a me, quella in cui viene colto l’istante, è molto simile a questo squarcio nelle nuvole. In un lampo, una foto meravigliosa sembra uscire fuori dal nulla». Questa metafora dello “scatto-lampo” racchiude l’essenza del suo lavoro, fondato sull’attenzione al dettaglio, all’imprevisto e alla capacità di vedere l’insolito nell’ordinario.

La mostra “Elliott Erwitt. Icons” a Palazzo Bonaparte si configura quindi come un’esperienza culturale di grande rilievo, capace di valorizzare la fotografia come linguaggio artistico in grado di cogliere la complessità della vita con raffinata intelligenza, sottile ironia e profonda emozione, confermando l’importanza del grande fotografo statunitense, quale protagonista imprescindibile della cultura visiva contemporanea. 

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