Da episodio biblico a tragedia quotidiana contemporanea: la resurrezione di Händel firmata da Ilaria Lanzino, dal 1° luglio alla Basilica di Massenzio per il Caracalla Festival 2025. Una famiglia contemporanea in lutto per la perdita di un figlio sostituisce i personaggi biblici nell'innovativa messinscena che la regista pisana presenta per la prima volta in Italia. L'oratorio händeliano diventa dramma esistenziale moderno sotto la direzione musicale di George Petrou, specialista del repertorio barocco. La morte di Gesù si trasforma in tragedia umana quotidiana, mentre la ricerca di fede e resurrezione attraversa i secoli per interrogare il pubblico contemporaneo sui temi universali del dolore, del lutto e della speranza.
Ilaria Lanzino ha maturato una solida esperienza nei teatri d'opera europei, distinguendosi particolarmente in Germania dove ha sviluppato un linguaggio registico caratterizzato da interpretazioni audaci e contemporanee del repertorio tradizionale. La scelta di Damiano Michieletto di affidarle questo progetto non è casuale: il direttore artistico del Caracalla Festival ha voluto chiamare "una regista italiana che non ha mai lavorato in Italia, Ilaria Lanzino, che spopola in Germania con allestimenti che stravolgono i significati delle opere che mette in scena".
La formazione artistica della Lanzino, che ha iniziato studiando canto per poi approfondire letteratura tedesca all'università Ca' Foscari di Venezia, si riflette nella sua capacità di coniugare sensibilità musicale e analisi testuale. La sua esperienza come corista al Theater an der Wien e successivamente come assistente alla regia in prestigiosi teatri tedeschi le ha fornito una conoscenza approfondita sia degli aspetti pratici che teorici della messinscena operistica.
La proposta interpretativa della Lanzino per La Resurrezione opera una trasposizione concettuale che sposta il focus dall'evento sacro al dramma umano universale. Come spiega la stessa regista, l'oratorio diventa "la storia di una famiglia contemporanea in lutto per la perdita improvvisa di un figlio", dove la morte di Gesù "non è presentata come un evento biblico e sacro, ma come una tragedia umana legata alla vita quotidiana di un gruppo familiare".
Questa scelta interpretativa non rappresenta una mera attualizzazione superficiale, ma una riflessione profonda sui meccanismi del lutto e della fede. La regista ha creato una corrispondenza precisa tra i personaggi händeliani e i membri della famiglia contemporanea: il padre che, come San Giovanni, "incarna la fiducia nella resurrezione e dunque supera il lutto grazie alla fede"; la madre che, come Maddalena, "è travolta dalla disperazione senza fede"; e la nonna che, come Cleofe, "è sospesa tra le due posizioni".
Particolarmente interessante è il trattamento riservato ai personaggi di Lucifero e dell'Angelo, tradizionalmente contrapposti in una rigida dicotomia bene-male. La Lanzino propone invece una lettura più sfumata: "Quest'ultimo, come Maddalena, è una figura emarginata, piena di dolore e risentimento, tendente a ciò che viene considerato peccato, imperfetta e per questo simbolo della fragilità umana".
La ricerca drammaturgica della regista si è nutrita di riferimenti cinematografici significativi: Antichrist di Lars von Trier, La stanza del figlio di Nanni Moretti, The Broken Circle Breakdown di Felix van Groeningen e So Long, My Son di Wang Xiaoshuai. Questa scelta rivela un approccio che cerca nel cinema contemporaneo gli strumenti per esplorare i temi universali del dolore, della perdita e della ricerca di senso, tematiche queste che attraversano epoche e culture diverse.
L'équipe artistica che affianca la Lanzino è composta da collaboratori consolidati: Dirk Becker per le scene, Annette Braun per i costumi e Marco Filibeck per le luci, tutti professionisti che condividono la sua visione estetica contemporanea.
La direzione musicale è affidata a George Petrou, specialista del repertorio barocco che "si è focalizzato sul repertorio barocco, classico e romantico e sulle interpretazioni di carattere filologico". Direttore musicale della Greek Radio National Symphony Orchestra e dal 2021-2022 direttore artistico del Festival internazionale Händel-Festspiele di Göttingen, Petrou rappresenta una garanzia di competenza stilistica per questo primo impegno con il Teatro dell'Opera di Roma.
Il direttore greco, "candidato ai Grammy e vincitore dell'Echo Klassik", è anche "direttore artistico dell'orchestra Armonia Atenea, con la quale effettua numerose tournée e registrazioni, esibendosi sia su strumenti d'epoca che moderni". Per questa produzione dirigerà l'Orchestra Nazionale Barocca dei Conservatori, progetto sostenuto dal Ministero dell'Università e della ricerca in collaborazione con il Conservatorio "Alessandro Scarlatti" di Palermo.
Il cast vocale riunisce interpreti di riconosciuta competenza nel repertorio barocco: Sara Blanch nel ruolo dell'Angelo, Ana Maria Labin come Maddalena, Teresa Iervolino in quello di Cleofe, Charles Workman come San Giovanni e Giorgio Caoduro nel personaggio di Lucifero. Questi artisti "portano sul palco la complessità emotiva dei personaggi, sottolineando l'umanità del racconto attraverso la musica e l'espressività vocale".
L'oratorio händeliano ha una genesi romana significativa: fu composto nel 1708 quando il compositore soggiornava nell'Urbe su commissione del marchese Francesco Maria Marescotti Ruspoli. La prima esecuzione avvenne l'8 aprile 1708 a Palazzo Bonelli ai Santissimi Apostoli, già in forma scenica, dato che conferma la vocazione teatrale insita nell'opera.
La scelta della Basilica di Massenzio come sede dell'allestimento non è meramente suggestiva ma risponde a una precisa volontà artistica. Come spiega Michieletto: "Ho voluto subito ampliare la tradizionale proposta di Caracalla trovando un altro palcoscenico, quello della Basilica di Massenzio che spero possa essere usato in futuro non solo dal Teatro dell'Opera, ma da tutta la scena romana. Un luogo più raccolto dove ci sarà il barocco di Händel".
L'operazione della Lanzino solleva questioni estetiche rilevanti circa il rapporto tra fedeltà storica e attualizzazione interpretativa. La trasposizione del sacro in ambito familiare contemporaneo comporta inevitabilmente una rilettura dei significati originari, ponendo interrogativi sulla legittimità di tali operazioni ermeneutiche.
Tuttavia, la regista non sembra interessata a una mera provocazione iconoclasta, quanto piuttosto a esplorare la permanenza di archetipi esistenziali che attraversano le epoche. La sua dichiarazione programmatica è eloquente: "In questo viaggio alla ricerca della fede si tenta di rispondere alla domanda: c'è una Resurrezione? Può la fede salvarci dal dolore del lutto e dalla perdita di senso di fronte alla morte?".
L'allestimento si inserisce in una tendenza interpretativa che caratterizza il teatro musicale contemporaneo, dove la ricerca di attualità e pertinenza sociale spinge verso letture che superano i confini temporali e stilistici originari. La sfida consiste nel mantenere un equilibrio tra innovazione interpretativa e rispetto per l'integrità dell'opera d'arte.
Le repliche, previste per il 2, 4 e 5 luglio, permetteranno di valutare la tenuta drammaturgica di questa proposta e la sua capacità di dialogare con il pubblico contemporaneo senza tradire l'essenza musicale händeliana.
L'appuntamento alla Basilica di Massenzio rappresenta dunque un momento significativo per il panorama operistico italiano, sia per il debutto di una regista di talento nel nostro Paese, sia per la sperimentazione di nuovi spazi espositivi nel cuore della Roma antica, dove il dialogo tra passato e presente trova una cornice archeologica di straordinaria suggestione.
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