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La Missa de Venerabili Sacramento di Jehan Barra: dal prezioso Codice Occo, un viaggio nell'arte eucaristica nella Fiandra rinascimentale

Il nuovo CD dell’ensemble Vox Cantoris, diretto da Jean-Christophe Candau, rappresenta una tappa fondamentale nella riscoperta del repertorio eucaristico fiammingo del primo Cinquecento. Al centro del programma si colloca la Missa de Venerabili Sacramento di Jehan Barra, detto “Hottinet”, compositore attivo in ambito borgognone tra il 1510 e il 1523.


Una perla proveniente dal prezioso Codice Occo (Bruxelles, Biblioteca Reale, MS IV.922) - sontuoso manoscritto musicale compilato nei primi decenni del Cinquecento - quest’opera, nota anche con il titolo Ecce panis angelorum, si distingue per una scrittura vocale sobria e intensamente espressiva. Jehan dit Hotinet Barra vi rivela una straordinaria maestria nel coniugare omoritmia e imitazione, valorizzando le melodie gregoriane legate alla solennità del Corpus Domini, e in particolare l’inno eucaristico da cui la Messa trae il suo nome.

Di Jehan Barra, detto anche Hottinet, si hanno notizie frammentarie: attivo probabilmente tra il 1510 e il 1523 in area borgognona-fiamminga, è oggi conosciuto quasi esclusivamente grazie alla Missa de Venerabili Sacramento tramandata nel Codice Occo. L’assenza di altre opere a lui attribuite nei principali codici della scuola di Alamire rafforza l’ipotesi di un autore locale, legato a una committenza specifica e devota, piuttosto che a una carriera presso le grandi cappelle imperiali o ecclesiastiche. Proprio questa singolarità rende la sua Messa una testimonianza preziosa della polifonia religiosa “minore”, ma non meno colta, della Fiandra rinascimentale.

L’esecuzione di Vox Cantoris si distingue per un’aderenza rigorosa alle prassi liturgiche rinascimentali, offrendo un’interpretazione raccolta e meditativa che restituisce con genuina autenticità il clima sacrale per cui la composizione fu concepita. La registrazione si arricchisce inoltre di interventi gregoriani affidati ai monaci di Solesmes e all’Ensemble Organum, instaurando un dialogo continuo tra monodia e polifonia, tra liturgia e arte musicale. Il risultato è un’esperienza sonora di grande intensità, che coniuga rigore filologico e profondità spirituale.

Il Codice Occo, intitolato al suo committente Pompejus Occo (1483–1537), banchiere erudito e canonico ad Amsterdam, è molto più di un semplice libro corale. Si configura come un programma musicale organico e teologicamente articolato, concepito per le celebrazioni del Corpus Domini. Al suo interno si raccolgono oltre settanta composizioni, tra cui capolavori di Josquin Desprez, Heinrich Isaac e Jean Mouton, affiancate a pagine meno note ma di alto valore artistico, come quelle di Jehan dit Hotinet Barra.

La Missa de Venerabili Sacramento apre il manoscritto, seguita immediatamente dalla Missa Pange lingua di Josquin. La collocazione strategica dell’opera di Barra e la sua esclusività all’interno del corpus dei codici Alamire - nessun altro testimone noto ne conserva una copia - ne attestano l’importanza sia liturgica sia simbolica. Strutturata secondo l’Ordinario della Messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Agnus), la composizione fonde canto piano e polifonia in un equilibrio che rispecchia con precisione l’estetica religiosa del primo Cinquecento.

Musicalmente, Barra elabora le cellule melodiche dell’inno gregoriano Ecce panis angelorum in una trama vocale sobria ma finemente cesellata, alternando episodi ricchi di imitazione a momenti di limpida verticalità. Il risultato è una scrittura che esprime il linguaggio della devozione servendosi dei mezzi più raffinati dell’arte compositiva.

La presentazione del disco, trasmessa il 21 giugno 2025 all’interno del programma radiofonico “Sicut luna perfecta - Corpus Xti y pequeños homenajes” (RTVE), ha proposto l’ascolto della registrazione in alternanza con brani del Proprium Missae per il Corpus Christi eseguiti da Solesmes e Organum. Questa scelta ha permesso di ricostruire l’intera dimensione rituale e sonora di una celebrazione solenne, sottolineando la continuità tra la tradizione gregoriana e l’elaborazione polifonica tardo-rinascimentale.

Questa pubblicazione colma un vuoto discografico significativo, restituendo nuova visibilità a uno dei manoscritti più ricchi e coerenti della scuola di Alamire. Documento di straordinaria rilevanza, esso incarna il legame profondo tra fede, mecenatismo e cultura musicale nella Fiandra del primo Cinquecento. Con questo lavoro, Vox Cantoris offre un contributo prezioso alla conoscenza del repertorio sacro europeo, coniugando rigore storico e sensibilità interpretativa.

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