Ottaviano Petrucci: l’eredità di un tipografo visionario. Rivoluzionò il concetto di autore, copia e fruizione musicale nell’Europa del Rinascimento
Nel giorno in cui ricorre la nascita di Ottaviano Petrucci, ricordiamo il pioniere della stampa musicale europea. Con la pubblicazione dell’Harmonice Musices Odhecaton nel 1501, Petrucci trasformò per sempre il modo di scrivere, leggere e diffondere la musica polifonica. Le sue edizioni, stampate a Venezia con una raffinatissima tecnica a tripla impressione, resero la musica una merce editoriale e un patrimonio condiviso, ponendo le basi per un nuovo paesaggio sonoro del Rinascimento.
Nel 1501, con l’uscita a Venezia della raccolta Harmonice Musices Odhecaton A, Petrucci inaugurò una nuova era: la musica, fino ad allora affidata a copie manoscritte lente, costose e soggette a errori, entrava nel mondo della tipografia.
Petrucci mise a punto una tecnica complessa ma efficacissima, la tripla impressione: prima stampava il pentagramma, poi le note, infine il testo. Il risultato era una chiarezza grafica senza pari per l’epoca, che superava di gran lunga le stampe successive a singola impressione di musicisti-editori come Pierre Attaingnant (attivo a Parigi dagli anni 1520). La raffinatezza dell’apparato tipografico petrucciano fu tale che le sue edizioni rimasero modello insuperato per almeno un ventennio.
L’Odhecaton A (1501) fu il primo volume della trilogia che comprende anche l’Odhecaton B (1502) e l’Odhecaton C (1504). Le 96 composizioni (poi estese a 147 nelle edizioni successive) rappresentano un’antologia esemplare della polifonia franco-fiamminga: Josquin Desprez, Johannes Ockeghem, Antoine Brumel, Jacob Obrecht, Alexander Agricola, e altri protagonisti di una stagione musicale straordinaria.
Ma l’impresa petrucciana non si arrestò lì. Tra il 1501 e il 1520 pubblicò i Canti B numero cento cinquanta (1502): una seconda raccolta di chanson polifoniche; Motetti A (1502) e successivi libri di mottetti: una collana dedicata alla musica sacra, tra cui brillano le opere di Josquin. Misse Josquin (1502): la prima pubblicazione monografica dedicata a un compositore vivente, il che conferma la fama europea di Desprez; Intabolatura de lauto (1507) di Francesco Spinacino: la prima stampa di musica strumentale per liuto e Frottole (dal 1504): una serie di libri di canzoni italiane a voce sola con accompagnamento, che anticipano il madrigale.
Nel complesso, il catalogo petrucciano supera i 60 titoli noti, molti dei quali oggi conservati in esemplari rari presso la British Library, la Bayerische Staatsbibliothek, il Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna e altre collezioni storiche.
Il 25 maggio 1498 Petrucci ottenne dalla Repubblica di Venezia un privilegio ventennale esclusivo per la stampa di “musica mensurata, canto figurato e canto fermo”, uno dei primi esempi di copyright musicale nella storia. Questo gli permise di operare in un regime quasi monopolistico, rafforzato dall’alleanza con l’editore Bernardino dei Vitali e la protezione del dogado veneziano.
Con il tempo, tuttavia, la tecnica della singola impressione (più rapida e meno costosa) prese il sopravvento. Petrucci lasciò Venezia intorno al 1510 per Urbino, dove continuò a stampare fino al 1520, anno della sua morte.
La portata dell’innovazione petrucciana è paragonabile a quella di Gutenberg per la stampa del testo. Non solo rese possibile una standardizzazione del repertorio musicale europeo, ma modificò profondamente il concetto stesso di autore, copia, fruizione e circolazione della musica.
Le sue edizioni furono determinanti per l’affermazione della scuola franco-fiamminga in Italia e resero la polifonia rinascimentale una lingua musicale transnazionale, condivisa da Napoli a Londra, da Praga a Lisbona.
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