mercoledì 24 febbraio 2021

Nasce la bottiglia di vetro più sostenibile al mondo. Una ricerca rivoluzionaria apre la strada alla riduzione significativa dell'impronta di carbonio dell'intero settore a livello globale.

Bottiglie realizzate al 100% con vetro riciclato che possono essere realizzate utilizzando energia a basse emissioni grazie ai biocarburanti. Questo renderà la bottiglia di vetro più sostenibile al mondo, il risultato di un progetto pionieristico del Gruppo Vidrala e della sua divisione britannica Encirc .




Realizzato interamente con vetro riciclato al 100% e biocarburanti a basse emissioni, questo è il nuovo prototipo di bottiglia creato da Vidrala, multinazionale spagnola operante nel settore della produzione di contenitori in vetro e dalla sua divisione britannica Encirc. Una pietra miliare nel settore del vetro che pone le basi per produrre le bottiglie più sostenibili della storia. L'organizzazione Glass Futures ha guidato la ricerca con l'obiettivo di ricercare alternative energetiche sostenibili estrapolabili all'intero settore mondiale.

Il Gruppo Vidrala ha completato con successo una sperimentazione in uno degli stabilimenti della sua divisione britannica Encirc che ha dimostrato che è possibile produrre bottiglie realizzate al 100% con vetro riciclato, utilizzando energia a basse emissioni grazie all'utilizzo di biocarburanti. Si tratta di un'iniziativa di ricerca rivoluzionaria per l'industria del vetro, guidata dall'organizzazione di ricerca e tecnologia Glass Futures, che apre la strada alla riduzione significativa dell'impronta di carbonio dell'intero settore a livello globale.

8,1 milioni di euro per guidare la transizione dell'industria del vetro all'utilizzo di combustibili a basse emissioni. Vidrala prevede di ottenere ulteriori risultati da questo test nelle prossime settimane, effettuato presso lo stabilimento situato a Derrylin (Irlanda del Nord) della sua divisione Encirc. 

L'iniziativa fa parte del programma di innovazione energetica del Dipartimento britannico di affari, energia e strategia industriale (BEIS) . All'interno di questo programma, Glass Futures, di cui Vidrala fa parte, ha stanziato 7,1 milioni di sterline (8,1 milioni di euro) per indagare il modo più efficace per promuovere la transizione dell'industria del vetro all'utilizzo di combustibili a bassa emissione .

Fiacre O'Donnell, Direttore della Sostenibilità di Vidrala, ha commentato: “ I risultati che stiamo vedendo in questa sperimentazione con i biocarburanti sono veramente straordinari e ci consentono di immaginare un futuro promettente e sostenibile per il nostro settore. Stiamo anche conducendo ricerche per sviluppare l'uso dell'idrogeno e apportare miglioramenti ai processi di fusione elettrica per finire di scoprire il futuro della produzione del vetro. Stiamo producendo questi imballaggi a bassissime emissioni di CO2 per alcuni dei marchi più riconosciuti nel settore delle bevande, a testimonianza di quanto siamo uniti in questa missione per raggiungere la sostenibilità totale. Insieme a Glass Futures, stiamo guidando lo sviluppo di una bottiglia di vetro a zero emissioni , ovvero che non avrà alcun impatto negativo sull'ambiente durante tutto il suo ciclo di vita ”.

Adrian Curry , amministratore delegato di Encirc , ha aggiunto: “ Questo rappresenta una pietra miliare per il vetro. Con questa prova abbiamo definito gli standard a livello globale e ora l'industria del vetro deve lavorare per ottenere ciò che abbiamo dimostrato essere possibile. Ora sappiamo che il vetro può essere il materiale più sostenibile di tutti i tipi di imballaggi e dobbiamo lavorare insieme per garantire che diventi una realtà ".

Aston Fuller, direttore generale di Glass Futures, ha dichiarato: “ La prova sta fornendo risultati fantastici per il produttore , l'utente finale e il consumatore. Il vetro è un materiale riciclabile al 100%, e con i test effettuati da Encirc, abbiamo iniziato a immaginare una nuova era segnata dalle tecnologie a zero emissioni , grazie all'utilizzo di energie alternative".

“Questi test sono i precursori del Glass Futures Global Center of Excellence, che prevede di condurre prove su scala ridotta con approcci ancora più innovativi nella città inglese di St Helens. Queste iniziative avranno senza dubbio un effetto catalizzatore per l'intera industria che favorirà una produzione più sostenibile, a zero emissioni . Inoltre, le strutture all'avanguardia consentiranno ai suoi membri e partner di lavorare in modo collaborativo per ricercare, sviluppare e dimostrare l'efficacia di soluzioni innovative ", aggiunge Fuller.

I primi risultati di questo progetto pionieristico rappresentano un traguardo importante per l'intero settore e gettano le basi per produrre le bottiglie più sostenibili della storia , nel quadro dell'impegno del settore ad abbandonare i combustibili fossili a favore di alternative a basse emissioni.

Realizzati con materiali organici residui, i biocarburanti sono una fonte di energia rinnovabile molto più sostenibile, che riduce l'impronta di carbonio di ogni bottiglia fino al 90%. A questo va aggiunto che solo il vetro riciclato è stato utilizzato come materia prima per la fabbricazione di nuove bottiglie, minimizzando ulteriormente l'impatto.

martedì 23 febbraio 2021

Vinitaly 2021: ripartenza nel segno del business. Progetto flessibile e modulabile in base a scenari

PRESENZA SELEZIONATA BUYER E OPERATORI IN QUARTIERE SICURO. SERVIZIO GRATUITO DI CONSULENZA PER RIPROGETTAZIONE AREE ESPOSITIVE. TEMPI DI ADESIONE PROROGATI FINO AL 12 APRILE.



 

Un evento per la ripartenza nel segno del business, di respiro internazionale e altamente profilato che chiama a raccolta il mondo del vino, in un’area espositiva sicura di 300mila metri quadrati.  È la sintesi progettuale della 54ª edizione di Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 20 al 23 giugno 2021, con il prologo della selezione straordinaria per celebrare il decennale di OperaWine, previsto per il 19 giugno.

Un’edizione focalizzata sul rilancio del settore e sulla ripresa delle relazioni commerciali in presenza. «Sarà un Vinitaly unico – commenta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –, in cui ognuno sarà chiamato a fare la propria parte per richiamare la centralità del vino italiano nel mondo: organizzatori, imprese, istituzioni, media che vorranno parteciparvi lo potranno fare nella consapevolezza dell’importanza di partecipare a un evento live». 

Veronafiere, che continua a osservare l’evoluzione degli scenari sui mercati di riferimento attraverso la rete dei propri partner e rappresentanti esteri e in costante contatto con le autorità preposte, ha prolungato le tempistiche per l’adesione alla rassegna fino al 12 aprile e sta sviluppando la propria azione lungo due direttrici. 

Incoming di buyer e operatori. Vinitaly in partnership con ICE Agenzia sta mettendo in campo ingenti investimenti su un progetto flessibile, modulabile in base agli scenari e in grado di intercettare tutti i cambiamenti sul fronte internazionale che potranno verificarsi nei prossimi 4 mesi.  Vinitaly 2021 ha come obiettivo primario una importante azione di incoming di operatori e buyer dai principali paesi target dell’area Ue. Focus anche sulla ripresa del mercato interno con il coinvolgimento di buyer e di stakeholder delle filiere strategiche per la vendita e il consumo di vino italiano. Per il ceo di Veronafiere, Giovanni Mantovani: «Vinitaly 2021 resta fortemente focalizzato sul b2b, opportunamente selezionato e invitato. L’Italia e l’Europa sono i mercati di maggior produzione e consumo al mondo. Se le condizioni saranno favorevoli, siamo già pronti a intervenire anche sulla domanda extra europea, a partire da quella Usa. È già iniziata la programmazione con ICE per l’incoming e l’obiettivo è quello di assicurare la presenza di buyer e operatori alla manifestazione. Tutto il mese di marzo sarà dedicato a incontri con le aziende ed allo sviluppo delle relazioni con i mercati». 

Servizio gratuito di consulenza e assistenza per la riprogettazione in sicurezza di spazi e aree espositive. In quartiere e tra gli stand la parola d’ordine è e sarà sicurezza, in totale osservanza delle disposizioni previste dal protocollo elaborato da Aefi (Associazione esposizioni e fiere italiane) adottato da tutti i soggetti fieristici e ulteriormente integrato e rafforzato dalla Spa di viale del Lavoro.

Anche il layout di Vinitaly 2021, da quello di manifestazione fino agli stand delle singole aziende, risponderà ai criteri stabiliti dai protocolli safety care. È stato attivato per gli espositori, inoltre, un servizio gratuito di consulenza e assistenza con un team di architetti per la progettazione in sicurezza degli spazi e delle aree espositive, anche con modalità innovative.

A questo, si aggiunge un programma per la gestione in sicurezza degli ingressi giornalieri. La sanificazione continua dei padiglioni e delle attrezzature, 400 telecamere di sorveglianza e monitoraggio anti-assembramento collegate a una centrale operativa, un presidio medico diagnostico in tempo reale e dotato di tutti i servizi necessari, garantiscono la presenza fisica nell’area espositiva in sicurezza. Infine, è stato integrato tecnologicamente il sistema di climatizzazione che permette il controllo di temperatura, umidità su tutta l’area espositiva interna, con ricambi d’aria gestiti secondo i migliori standard.

Alimentazione, Frumento duro e frumento tenero: qual è la differenza?

Qual è la differenza tra frumento duro e frumento tenero? Lavoro CREA su Trends in Plant Science apre nuove prospettive alla ricerca.



Partendo da una semplice domanda due ricercatori del CREA, Luigi Cattivelli, direttore del CREA Genomica e Bioinformatica e Anna Maria Mastrangelo del CREA Cerealicoltura e Colture industriali hanno pubblicato un opinion paper su Trends in Plant Science, un’importante rivista scientifica che spesso anticipa i futuri trend di ricerca, disegnando nuove prospettive per il miglioramento genetico del frumento.

Differenza tra frumento duro e frumento tenero. Il lavoro.

Il frumento duro ed il frumento tenero sono due specie sì diverse, ma anche molto simili, tanto che, in certe condizioni, è possibile incrociarle tra loro e trasferire geni da una specie all’altra. Il lavoro analizza le differenze tra le due specie e le riconduce a due aspetti principali: differenze “qualitative” come la durezza del seme (che spiega il nome dei due frumenti), la composizione proteica ed il colore che, nell’insieme, determinano l’attitudine a produrre pasta - nel caso del frumento duro - o pane e dolci - in quello del frumento tenero; differenze legate alla capacità di adattamento delle piante all’ambiente (resistenza a stress e cambiamenti climatici) ed alla potenzialità produttiva. In particolare, per queste caratteristiche, alcuni studi recenti evidenziano una potenzialità produttiva superiore nel frumento tenero rispetto al frumento duro.

Mentre le differenze qualitative (durezza, colore e composizione proteica del seme) sono controllate da pochi geni, quelle legate all’adattamento all’ambiente (resistenza e produttività) sono più complesse e determinate dalla diversa configurazione genomica delle due specie.

Le conclusioni Diversamente da quanto generalmente si pensa, un’analisi dei dati esistenti suggerisce che il frumento tenero possa essere più adattabile - e quindi più produttivo - anche in molte aree dove tradizionalmente si coltiva frumento duro. Il lavoro ipotizza di combinare insieme la maggiore potenzialità produttiva del frumento tenero con le caratteristiche qualitative dei frumenti duri, una possibilità realizzabile attraverso l’uso di tecniche tradizionali di miglioramento genetico e di approcci di genome editing.

“Queste “nuove piante”, capaci di esprimere la qualità dei grani duri, ma con la potenzialità produttiva propria delle piante di frumento tenero – spiega Luigi Cattivelli, coautore dello studio - potrebbero rappresentare un’opportunità per migliorare la produzione di grano duro, senza penalizzare la qualità e contrastare l’effetto negativo dei cambiamenti climatici sulla produzione agricola”.

sabato 20 febbraio 2021

Napoleone e il mito di Roma

Ai Mercati di Traiano da poco riaperti ha preso il via la mostra che celebra il bicentenario della morte di Napoleone ripercorrendo il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma.






Riaprono i Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali e i visitatori avranno la possibilità di visitare, oltre ai capolavori della collezione permanente, anche la nuova mostra Napoleone e il mito di Roma che sarà aperta al pubblico fino al 30 maggio 2021. Ideata in occasione del bicentenario dalla morte di Napoleone Bonaparte, la mostra lo celebra ripercorrendo il rapporto tra l’imperatore francese, il mondo antico e Roma.

Annessa all’Impero dal 1809 al 1814 e città imperiale seconda solo a Parigi per volontà di Napoleone stesso, Roma, e più precisamente l’area archeologica dei Fori Imperiali, fu oggetto di scavi promossi dal Governo Napoleonico di Roma tra il 1811 e il 1814 per liberare l’area a sud della Colonna di Traiano, che Napoleone aveva già preso a modello per la realizzazione tra il 1806 e il 1810 della Colonna Vendôme a Parigi. I Francesi volevano applicare a Roma quei criteri di ordine urbanistico che, nei loro intenti, l’avrebbero trasformata realmente in una seconda Parigi. Ispirarsi alla Roma Imperiale in ogni suo aspetto per celebrare la magnificenza di Napoleone e della sua famiglia divenne ben presto una consuetudine e portò inevitabilmente con sé l’uso di un linguaggio di propaganda ispirato all’Antico, caratterizzato dalla rappresentazione dell’Imperatore come erede dei grandi condottieri del passato, degli Imperatori romani, se non addirittura come eroe e divinità dell’antica Grecia, in un rimando costante a Roma Imperiale, alla sua arte e alla sua cultura.

Il percorso espositivo si snoda attraverso 3 macro-sezioni e comprende oltre 100 opere – tra cui sculture, dipinti, stampe, medaglie, gemme e oggetti di arte cosiddetta minore – provenienti dalle Collezioni Capitoline nonché da importanti musei italiani ed esteri.

La prima macro-sezione evidenzia il rapporto tra Napoleone e il mondo classico, seguendo la formazione del giovane Bonaparte, anche attraverso l’adozione di diversi modelli tratti dall’Antico, utilizzati di volta in volta per trasmettere messaggi di potere, buon governo e conquiste militari, fino alla divinizzazione della sua figura. In questa sezione saranno presenti opere antiche e moderne di eccezionale valore storico, che illustrano il percorso biografico di Napoleone e, allo stesso tempo, i suoi modelli e riferimenti culturali. Tra le opere esposte, ad esempio, il gesso di Louis Rochet per la statua di Napoleone cadetto a Brienne (inizialmente visibile attraverso una riproduzione fotografica) dal Musée d’Yverdon et Région (Yverdon-les-Bains), il bronzo raffigurante Alessandro Magno a cavallo dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e il grande bronzo di Lorenzo Bartolini raffigurante Napoleone I Imperatore, dal Louvre, in cui Bonaparte è ritratto all’antica, con la corona d’alloro e le fattezze di un imperatore romano. Grandezza militare e visione di un impero sconfinato legano infatti Alessandro Magno a Napoleone il quale, come già molti condottieri prima di lui, tra cui Giulio Cesare, fece propria l’imitatio Alexandri. Napoleone si confrontò idealmente con altri imperatori come Augusto, presente con un ritratto in marmo proveniente dai Musei Capitolini. Nota era anche la sua ammirazione per Annibale, qui evocata dalla copia moderna del cosiddetto Annibale del Quirinale. La macro-sezione si chiude con la morte e l’apoteosi di Napoleone, considerato un eroe antico ma anche un santo e un taumaturgo, in continuità con i re del medioevo francese, come raffigurato nel celebre dipinto di A.J. Gros, Il generale Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, presente in mostra attraverso l’incisione di A.C. Masson, proveniente dal Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio.

La seconda macro-sezione è dedicata al rapporto di Napoleone con l’Italia e Roma. Si inizia con tre opere di particolare bellezza che illustrano il ruolo di Napoleone come Re d’Italia: il gruppo scultoreo di Pacetti Napoleone ispira l’Italia e la fa risorgere a più grandi destini, dal Castello di Fontainebleau, e due ritratti di Napoleone da Milano (Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Moriggia-Museo del Risorgimento). A seguire, il vastissimo programma di trasformazione urbana, che il Governo Napoleonico voleva applicare a Roma, è riassunto nell’istallazione nella Grande Aula di un viale di cipressi, uno dei punti focali della mostra. L’istallazione è introdotta dal ritratto di Antonio Canova dai Musei Capitolini, protagonista del panorama artistico romano (e non solo) del tempo e autore del Busto di Pio VII, ancora dai Musei Capitolini, esposto nella sala dedicata al complesso rapporto che Napoleone ebbe con il Papato e la religione. La macro-sezione è completata da un articolato approfondimento sullo scavo della Basilica Ulpia: incisioni di Giuseppe Vasi, Angelo Uggeri, Giovan Battista Cipriani e disegni e dipinti dal Museo di Roma, nonché – eccezionalmente esposti per la prima volta – i tre progetti redatti nel 1812 da Giuseppe Valadier e Giuseppe Camporese e conservati all’Accademia di San Luca, illustreranno le tappe che portarono alla scoperta delle strutture della Basilica Ulpia e di importanti reperti scultorei, come le statue di Daci, esposte nella collezione permanente del Museo, riunite per la prima volta a sculture provenienti dall’area e oggi conservate nei Musei Vaticani.

La terza macro-sezione approfondisce alcuni aspetti relativi alla ripresa di modelli antichi nell’arte e nell’epopea napoleonica, come ad esempio quello dell’aquila romana, esemplificato in mostra, tra le altre opere, dal vessillo del 7° Reggimento Ussari dal Musée de l’Armée di Parigi. Nell’approccio all’Antico fu fondamentale per Napoleone la Campagna d’Egitto, impresa militare e culturale insieme, raccontata attraverso alcune opere, come la stampa di Girardet dal Museo Napoleonico di Roma, raffigurante Il generale Napoleone Bonaparte alle Piramidi, e la statuetta in bronzo di C.J. Meurant dal Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts di Ajaccio: Bonaparte su un dromedario. Dall’Egitto a Babilionia, sulle orme di Alessandro Magno: il percorso è celebrato nella mostra con cinque lastre del fregio con Il Trionfo di Alessandro Magno in Babilonia di Bertel Thorvaldsen, nella versione conservata nei Musei Civici di Pavia e derivata dal fregio eseguito dal celebre scultore per il Palazzo del Quirinale nel 1812, nell’ambito dell’allestimento degli appartamenti imperiali destinati a Napoleone e alla sua famiglia (ma che la famiglia imperiale non abitò perché Napoleone non venne mai a Roma).

Lo sguardo su Roma riporta al modello per antonomasia: la Colonna Traiana. Dopo la realizzazione dei calchi voluti da Luigi XIV e giunti a Parigi nel 1671, questa straordinaria opera divenne fonte di ispirazione e imitazione per molti artisti francesi. Fu tuttavia con Napoleone che la Colonna ebbe la sua imitazione più celebre e allo stesso tempo originale: la Colonna Vendôme a Parigi, celebrazione di un impero e di un imperatore e delle sue imprese militari.

La mostra si conclude con il famoso quadro Napoleone con gli abiti dell’incoronazione, dipinto da François Gérard nel 1805 e conservato ad Ajaccio, nel Palais Fesch-Musée des Beaux-Arts: il dipinto raffigura Napoleone al suo apice e rappresenta il compendio più evidente dell’uso che egli seppe fare dei simboli.

I gusti personali di Napoleone erano quelli della sua generazione ma egli sapeva che il mondo antico rappresentava una categoria culturale tanto vasta quanto varia che poteva in qualche modo essere adattata a tutti gli usi. Napoleone mise in pratica una sorta di archeologia delle immagini del potere attraverso il recupero meticoloso e spregiudicato di simboli, figure e concetti del passato, da utilizzare per creare un impressionante raccolta di ritratti e di ornamenti, allusioni, richiami e prestiti che serviranno a legittimare un regime, la cui esistenza poggiava essenzialmente sulla forza militare.

Le immagini dell’anticomania napoleonica (la nudità eroica, le insegne del potere, l’alloro, l’aquila…) rifunzionalizzate nel presente sono allo stesso tempo rivolte al futuro: si rivolgono ai posteri e partecipano alla costruzione della leggenda dell’Imperatore

L’esposizione è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ed è a cura di Claudio Parisi Presicce, Massimiliano Munzi, Simone Pastor, Nicoletta Bernacchio. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Concept grafico Iowa State University. Progetto di allestimento Stefano Balzanetti, Alessandro Di Mario, Eleonora Giuliani assieme a Simone Bove per Wise Design.

venerdì 19 febbraio 2021

Europrogettazione: il nuovo strumento per accedere più facilmente ai fondi europei finanziato dalla Regione Lazio

Contributi regionali a fondo perduto a imprese e Comuni del Lazio per assumere europrogettisti o pagare consulenze in europrogettazione con una copertura pari all’80% dei costi sostenuti fino a un tetto massimo di 35mila euro. Questo il nuovo strumento per accedere più facilmente ai fondi europei finanziato dalla Regione Lazio.




L'Europrogettazione è il nuovo strumento finanziato dalla Regione Lazio nell’ultima legge di Stabilità, grazie a un emendamento della consigliera regionale M5S del Lazio, Roberta Lombardi, e affrontato nella giornata di ieri sui canali social della Regione e della consigliera 5stelle nel webinar “Fondi Ue 2021 – 2027 e Next Generation Eu - Nuovi strumenti e risorse per accedere ai prossimi finanziamenti. La Regione Lazio sostiene l’europrogettazione.

All’evento hanno partecipato il vicepresidente della Regione Lazio, Daniele Leodori, l’assessore regionale a  Lavoro e Nuovi Diritti, Politiche per la Ricostruzione Claudio Di Berardino e l’Assessore allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Ricerca, Start-Up e Innovazione, Paolo Orneli e la Consigliera Roberta Lombardi.

“Nel momento di difficoltà che le imprese stanno vivendo, il Lazio mette in campo uno strumento in più per il supporto allo sviluppo e al lavoro di qualità. L'accesso alle risorse europee rappresenta, oggi più che mai, un'occasione strategica, un beneficio che va oltre il singolo progetto ma che può diventare un elemento di traino virtuoso per l'occupazione e la crescita. L'istituzione del "Fondo per sostenere l’europrogettazione” è frutto della collaborazione di più parti, segno di responsabilità condivisa tra Consiglio e Giunta e tra diverse parti politiche”, ha dichiarato l’Assessore regionale  al Lavoro e Nuovi Diritti, Politiche per la Ricostruzione, Claudio Di Berardino. 

“Siamo di fronte ad una sfida epocale, che possiamo trasformare in una importante risorsa. La Regione Lazio, che in questi anni ha fatto dei fondi europei una grande occasione di investimento, ha deciso di mettere in campo il massimo sforzo non solo per aiutare l'economia a ripartire, ma anche per permettere alle imprese di modernizzarsi ed affrontare il futuro con maggiori strumenti.  L'Europa è il nostro grande alleato, permettere a tutti di cogliere le opportunità che ci offre è il compito che ci spetta”, ha aggiunto il Vice Presidente della Regione Lazio, Daniele Leodori.

“I fondi europei sono una leva di grandissima importanza per lo sviluppo dei nostri territori e per la trasformazione del nostro approccio allo sviluppo. Ma perché siano veramente utili ed efficaci è importante che possano accedervi il maggior numero possibile di imprese ed enti locali, fino ai più piccoli. È necessario dunque ‘democratizzare’ il più possibile l’accesso alle opportunità europee, che questo strumento contribuisce a rafforzare”, ha aggiunto l’Assessore allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Ricerca, Start-Up e Innovazione, Paolo Orneli.

“L’Italia è tristemente famosa per la sua cronica incapacità di spesa dei fondi Ue. Secondo un report della Corte dei Conti europea, infatti, il nostro Paese è al penultimo posto per capacità di assorbimento dei fondi europei 2014-2020, con il 38% delle risorse erogate dall’Unione Europea. In vista dei fondi Ue del nuovo settenato 2021-2027 e del Recovery Fund, dobbiamo invertire la rotta e la Regione Lazio può contribuire in tal senso anche con nuovi strumenti, come il sostegno all’europrogettazione inserito nel bilancio regionale. Una misura che, sono sicura, la Giunta regionale renderà al più presto operativa emettendo tutti i provvedimenti attuativi necessari”, ha concluso la presidente del Gruppo consigliare M5S del Lazio, Roberta Lombardi.

Leggere un eBook. Ecco come con Biblioteche di Roma

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Che cosa è un eBook?

L’eBook è un libro in formato digitale a cui si può avere accesso mediante computer e dispositivi mobili, come smartphone, tablet e dispositivi appositamente ideati per la lettura di testi lunghi in digitale, detti eReader (eBook reader).

A chi è riservato il prestito degli eBook?

Il prestito digitale degli eBook è riservato a tutti gli iscritti a Biblioteche di Roma.

Quali sono le tipologie di eBook?

Sono presenti tre tipologie di eBook in formato testuale:
PDF FREE: eBook non soggetto a vincoli, scaricabile liberamente su tutti i dispositivi e disponibile illimitatamente fino alla sua rimozione. Questa tipologia appartiene a biblioteche digitali come il Progetto Gutenberg e Liber Liber.

STREAMING: eBook fruibile direttamente on line, attraverso la connessione alla rete (internet).
EPUB protetto con DRM Adobe: ogni lettore può prendere in prestito due eBook per 14 giorni ciascuno non prorogabili e non restituibili prima della scadenza, è possibile prenotare gli eBook già in prestito. 

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AGRICOLTURA: DUE MILIONI DI EURO PER SERVIZI DI CONSULENZA ALLE AZIENDE AGRICOLE

Bandita la sottomisura 2.1 del Programma di Sviluppo Rurale del Lazio.





È stato pubblicato il bando della sottomisura 2.1 del Programma di Sviluppo Rurale del Lazio che destina 2 milioni di euro al “Sostegno allo scopo di aiutare gli aventi diritto ad avvalersi di servizi di consulenza”.

I beneficiari diretti del bando sono gli organismi pubblici o privati, tra cui anche i liberi professionisti iscritti agli ordini e ai collegi professionali per i rispettivi ambiti di consulenza. I destinatari dei servizi sono le aziende agricole attive nella produzione primaria.

“Si tratta del penultimo bando della nostra programmazione di sviluppo rurale 2014‐2020 che prevede un investimento di due milioni di euro, dedicato all'erogazione di servizi di consulenza, che hanno un ruolo determinante in agricoltura. La consulenza, infatti, se da un lato contribuisce al raggiungimento dell'obiettivo di potenziare redditività e competitività del settore agricolo, dall'altro permette agli agricoltori, compresi i giovani appena insediatisi, di avvalersi di servizi per migliorare la gestione della propria azienda, dal punto di vista economico e ambientale; in termini di sicurezza sul lavoro; di gestione sostenibile; di sviluppo di nuovi prodotti e processi; di biodiversità e benessere animale; di innovazione tecnologica e informatica; di gestione del rischio e misure preventive contro i disastri naturali.

Parliamo di risorse pensate in un tempo precedente alla pandemia ma che oggi, a un anno dall’inizio dell'emergenza Covid, diventano ancora più incisive, come ulteriore strumento per la ripresa, oltre ai ristori messi a disposizione dei cittadini e delle imprese dalla Regione Lazio e dal Governo. Sono risorse che specie in un momento storico in cui bisogna accompagnare la ripresa, diviene ancora più importante visto l'apporto all'innalzamento al miglioramento della nostra Regione", spiega l'Assessore all’Agricoltura, promozione della filiera e della cultura del cibo, ambiente e risorse Naturali della Regione Lazio, Enrica Onorati.

Il bando scade il 12 aprile 2021, alle ore 23.59, e le domande vanno presentate esclusivamente attraverso le funzionalità on-line della procedura informatizzata operante sul portale SIAN dell’Organismo Pagatore Nazionale – AGEA (al seguente indirizzo: www.sian.it – link “Accesso all’area riservata”).

Sul portale www.lazioeuropa.it, canale “PSR FEASR” – sezione “Sistema Informativo” è disponibile il “Manuale utente S.I.N. per la compilazione”.

Tutti i dettagli sono su lazioeuropa.it

mercoledì 17 febbraio 2021

“BERE IL TERRITORIO”, Raccontare il vino attraverso un viaggio

Al via in tutta Italia la ventesima edizione del concorso letterario nazionale Bere il Territorio. La scadenza fissata al prossimo 30 aprile. La cerimonia di premiazione si svolgerà in estate e sarà fissata compatibilmente con la situazione pandemica purtroppo ancora in corso.




L’associazione Go Wine lancia la ventesima edizione del Concorso letterario nazionale Bere il Territorio, un progetto culturale che ha sempre accompagnato la vita dell’associazione fin dalla sua costituzione.

Il Concorso conferma gli obiettivi di sempre che si rinnovano ogni anno e si misurano sempre con nuovi protagonisti: far crescere la cultura del consumo dei vini di qualità e contribuire, mediante il tema della narrazione, a valorizzare storia, tradizioni, paesaggio, vicende socio-culturali dei territori del vino.

Riportiamo a seguire il Bando di Concorso che illustra le modalità di partecipazione e le informazioni legate alla sezione generale ed alle sezioni speciali.

Il Bando viene divulgato più avanti rispetto ai tempi abituali delle scorse edizioni, la scadenza è fissata al prossimo 30 aprile.

BANDO DI CONCORSO

1. La ventesima edizione del concorso letterario “Bere il Territorio” è promossa dalla Associazione Go Wine.

I partecipanti dovranno redigere un testo-racconto in forma libera che abbia per tema un viaggio in un territorio del vino italiano, raccontando esperienze, evidenziando il rapporto con i valori cari all’enoturista: paesaggio, ambiente, cultura, tradizioni e vicende locali.

Sono previste due categorie, in base a distinte fasce di età:

giovani dai 16 ai 24 anni;

per tutti i soggetti di età superiore ai 24 anni.

2. Ogni concorrente o gruppo potrà partecipare con un solo elaborato inedito, in lingua italiana, della lunghezza minima di due cartelle (3600 battute) e massima di 5 cartelle (9000 battute), redatto anche su supporto magnetico.

3. E’ inoltre istituita, a latere del concorso generale, una sezione speciale riservata agli studenti degli Istituti agrari italiani (di età compresa fra i 14 ed i 20 anni).

Verranno selezionati elaborati che trattino il tema dei vitigni autoctoni. Con l’invito agli studenti a svolgere un approfondito e originale lavoro di ricerca su vitigni autoctoni della propria zona di provenienza o di altre aree. Nell’elaborato essi potranno tenere conto delle conoscenze acquisite durante il corso di studio e trattare l’argomento attraverso uno specifico elaborato.

La partecipazione al Concorso è consentita a singoli studenti oppure a piccoli gruppi non inferiori a 5 persone. Gli elaborati dovranno avere la medesima lunghezza di cui all’art. 2, salvo eccezioni dettate dal lavoro di ricerca a cui sono chiamati.

4. Ogni testo dovrà contenere, in calce, le generalità del concorrente: nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono ed eventualmente il riferimento dell'Istituto agrario di appartenenza (per la sezione speciale dell’art. 3).

5. Gli elaborati dovranno pervenire, in tre copie dattiloscritte e su supporto magnetico, entro il 30 aprile 2021, tramite posta, al seguente indirizzo:

Concorso “Bere il territorio” - Go Wine
Via Vida, 6 - 12051 Alba (Cn)

6. Gli elaborati saranno sottoposti al vaglio della giuria composta da Gianluigi Beccaria e Valter Boggione (Università di Torino), Margherita Oggero (scrittrice), Bruno Quaranta (La Stampa), Massimo Corrado (Associazione Go Wine).

7. Saranno selezionati dalla sezione generale I DUE MIGLIORI TESTI, uno per ciascuna categoria: i vincitori riceveranno ciascuno un premio di euro 500,00.

7a). Sarà selezionato dalla sezione speciale riservata agli Istituti agrari IL MIGLIORE LAVORO DI RICERCA: il vincitore (o il gruppo) della sezione speciale riceverà un premio di euro 500,00.

8. È inoltre istituito un premio speciale a favore di un libro edito durante l’anno 2020 che abbia come tema il vino o che, comunque, riservi al vino una speciale attenzione.

L’autore riceverà un premio in denaro di euro 500,00.

9. I testi rimarranno a disposizione dell'organizzazione del concorso e non verranno restituiti. I concorrenti, accettando senza condizione il presente regolamento, concedono, sin d'ora e senza nulla pretendere, i diritti di pubblicazione a Go Wine.

10. I vincitori, che saranno avvertiti tramite raccomandata, saranno premiati durante la cerimonia che si terrà ad Alba nel corso della estate 2021.

11. I giudizi della giuria, che selezionerà le opere, sono insindacabili.

12. Per quanto non previsto dal presente regolamento, le decisioni spettano autonomamente alla segreteria del concorso

domenica 14 febbraio 2021

Risparmio, le incertezze su futuro e salute spingono gli italiani verso strumenti finanziari e assicurativi: i dati dell’Osservatorio Nomisma e CRIF

Incertezza su futuro e salute spinge il ricorso a strumenti finanziari e assicurativi: il 14% degli attuali user ha intenzione di aumentare la spesa per investimenti in fondi pensione e il 17% per polizze sanitarie integrative.




L’attuale clima di insicurezza dovuto all’instabilità della situazione politica, al susseguirsi dei DPCM per il contrasto alla diffusione del Covid-19 e all’incertezza legata al piano vaccinazioni, rende le famiglie italiane dubbiose sui progetti futuri e la pianificazione delle spese per questo nuovo 2021. 

È quanto emerge grazie all’Osservatorio “The World After LOCKDOWN” di Nomisma e CRIF che ormai da quasi un anno analizza in maniera continuativa l’impatto della pandemia COVID-19 sulle vite dei cittadini, grazie al coinvolgimento di un panel omnibus di 1.000 italiani (18-65 anni).

Il bilancio del 2020

Nell’ultimo semestre del 2020 il 43% delle famiglie italiane non è riuscita a risparmiare: per il 24% questa è una situazione nuova rispetto al passato, mentre il restante 19% dichiara che la difficoltà è strutturale e non dipende solo dalla crisi sanitaria. 

Chi è riuscito a risparmiare (il 57% del totale degli intervistati) lo ha fatto non senza difficoltà, spesso facendo fronte a stento ad alcune voci di spesa o rimandando alcune spese.  

Tra le altre spese affrontate a fatica, in primis ci sono le utenze: un quarto degli italiani negli ultimi sei mesi ha avuto difficoltà a far fronte ai pagamenti delle bollette (25% contro il 34% del primo semestre).

Anche il canone di affitto della abitazione rappresenta una tipologia di spesa che ha riscontrato crescenti difficoltà nella puntualità dei pagamenti. Se nel primo mese di Lockdown la percentuale di chi si era trovato in difficoltà a garantire il pagamento del canone mensile era pari al 25% di chi vive in affitto, a inizio maggio tale quota era salita al 33% dei locatari, mentre nell’ultimo semestre la situazione sembra in miglioramento, riducendo al 16% le famiglie in difficoltà nel sostenere tale voce di spesa.

Anche il rimborso delle rate di mutui e finanziamenti è fonte di preoccupazione: 4 italiani maggiorenni su 10 hanno un contratto di finanziamento in corso, di questi, il 20% dichiara di aver rimborsato le ultime rate dell’anno con una certa difficoltà (era il 17% nel primo semestre 2020). Proprio per tale ragione, molti hanno dovuto rivedere le proprie posizioni, ad esempio beneficiando della moratoria per la sospensione del rimborso delle rate.

Malgrado questo il tasso di default del credito alle famiglie è ancora contenuto, al di sotto del 2%.

E il 2021?

La maggioranza delle famiglie (il 64% del totale) conta di riuscire a risparmiare nel 2021, anche se gran parte di queste (58%) non è intenzionata ad effettuare investimenti quest’anno. 

In molte famiglie il timore è quello di non riuscire, nemmeno per quest’anno, ad affrontare con serenità alcune spese ricorrenti: in primis canoni di affitto (il 27% degli affittuari si dice abbastanza preoccupato) e utenze (il 38% mostra qualche perplessità o è addirittura si sente esposto al rischio di non riuscire a pagare regolarmente le bollette).

Allo stesso tempo, tale scenario di incertezza ha fatto nascere l’esigenza di proteggersi e tutelarsi maggiormente: il 5% degli italiani dichiara di avere intenzione di incrementare – rispetto a prima dell’arrivo dell’emergenza sanitaria – il ricorso a strumenti finanziari, come la sottoscrizione di polizze assicurative. La previsione che vede ampliarsi il ricorso a servizi banking o insurance, sembra legata alla maggiore attenzione per la tutela del proprio futuro e della propria salute: il 14% ha intenzione di aumentare la spesa per investimenti in fondi pensione e il 17% per polizze sanitarie integrative.

Gli italiani continuano a ridurre e rimandare le spese…

Non conoscendo i tempi per un pieno ritorno alla ‘normalità’, per meglio gestire questa fase di incertezza gli italiani si dichiarano pronti a comprimere o addirittura a rinunciare a molte delle spese non strettamente necessarie: il 36% degli intervistati quest’anno prevede di risparmiare sui consumi fuori casa, il 36% anche sui trasporti pubblici e il 35% su viaggi e vacanze (anche se un ulteriore 34% ha intenzione di incrementare il budget per questa voce di spesa – lo confermano i dati del Rapporto Coop in collaborazione con Nomisma). 

Ma i cittadini sembrano orientati a privarsi anche di alcuni momenti di relax, ad esempio riducendo lo shopping per abbigliamento e scarpe (29%) o stringendo la cinghia anche sui servizi alla persona come estetista e parrucchiere (23%) o baby-sitter (5%). Da quanto emerge dall’indagine, anche le spese per casa e auto subiranno un rallentamento: il 15% delle famiglie prevede di spendere di meno per la manutenzione della propria abitazione e il 24% per l’auto.

Ci sono però alcuni ambiti per cui le famiglie non sono disposte a scendere a compromessi: è il caso dell’educazione dei figli (meno del 10% delle famiglie ridurrà questa voce di spesa), la spesa alimentare (solo il 15% la ridurrà ma il 14% la incrementerà) e quella necessaria per la tutela della salute (il 21% incrementerà la spesa per visite e medicinali). 

Rispetto agli acquisti di beni: nel 2021 1 italiano su 4 dichiara di voler acquistare prodotti high tech (PC, smartphone e tablet), mentre il 19% programma l’acquisto di grandi elettrodomestici come frigorifero, lavatrice, lavasciuga, forno. Gli acquisti di beni di lusso o dell’abitazione verranno invece rimandati dai più a tempi migliori (circa l’80% esclude tassativamente di fare questi investimenti nel corso del 2021).

martedì 9 febbraio 2021

Coronavirus, al via la campagna social La prima cosa che indosso prima di uscire

Regione Lazio lancia la campagna social La prima cosa che indosso prima di uscire. Obiettico promuovere tra i più giovani l'uso quotidiano della mascherina. 



Indossare la mascherina come primo pensiero della giornata. È questo il concept creativo della campagna che la Regione Lazio lancia per promuovere, soprattutto tra i più giovani, l’uso della mascherina anti-covid. Al centro della campagna ragazze e ragazzi ritratti mentre si vestono per uscire di casa che indossano, come unica cosa, la mascherina chirurgica. Il claim recita: “La prima cosa che indosso prima di uscire”.

Si tratta di una campagna di comunicazione, che sarà veicolata principalmente su tutti i canali social della Regione, che intende diffondere un messaggio di protezione, provando a mettere in campo sentimenti di empatia e partecipazione, nei confronti di una sfida a cui tutti siamo stati chiamati dall’anno scorso per combattere il virus. Allo stesso tempo la campagna si fonda su un invito, anche ironico e paradossale, che ha l’obiettivo di entrare in sintonia con la fascia di popolazione che più di tutte usa i social e le nuove tecnologie, ovvero i giovani, e che, nel contempo, gioca un ruolo fondamentale per vincere questa battaglia.

La mascherina, è bene ricordarlo, è uno strumento fondamentale per evitare la diffusione del virus, e insieme al distanziamento fisico e all'igiene ripetuta e costante delle mani, è una misura di protezione insostituibile per la riduzione del contagio da Covid 19. La Regione Lazio, dunque, scende in campo proprio per sensibilizzare  i cittadini, e in modo particolare i più giovani,  all'uso corretto e quotidiano della mascherina. Per uscire dalla pandemia e sconfiggere questo nemico invisibile c’è bisogno della collaborazione e dell’aiuto di tutti, quindi ricordiamoci di indossare la mascherina prima di uscire.

Puglia, ladri trafugano 35.000 barbatelle. A rischio il progetto di ricerca sulle varietà autoctone del territorio

Ladri trafugano 35.000 barbatelle facenti parte di un progetto di ricerca iniziato negli anni novanta sulle varietà autoctone del territorio, Bombino Nero e Nero di Troia.




Un durissimo colpo, ma il nostro progetto prosegue. Così Carlo Corato, patron della Cantina Rivera, ha commentato il furto di 35.000 barbatelle che l’azienda avrebbe dovuto utilizzare in questi giorni per l’impianto di 10 ha di nuovi vigneti. Ma non normali vigneti.

Si trattava infatti dell’ultimo atto di un progetto di ricerca sulle varietà autoctone del territorio, Bombino Nero e Nero di Troia, spiega Corato, 82 anni e da 50 vendemmie patron della Rivera, cantina storica e punto di riferimento della Puglia enologica. Un lavoro certosino che aveva preso il via agli inizi degli anni ’90, con la collaborazione del professor Attilio Scienza, proseguito con il CREA di Turi e giunto al momento dell’impianto della terza generazione delle selezioni massali individuate per fornire eccellente materia prima per i vini aziendali che esprimono le 3 D.O.C.G. di Castel del Monte: Puer Apuliae Castel del Monte Nero di Troia Riserva, fresco di prestigiosi riconoscimenti, Il Falcone Castel del Monte Rosso Riserva, vino simbolo della cantina, e il Pungirosa Castel del Monte Bombino Nero, rosato fresco e succoso di grande successo.

Ma dopo appena 2 giorni di lavoro per la messa a dimora delle barbatelle innestate con le 3 selezioni aziendali di Nero di Troia e 2 di Bombino Nero, l’amara sorpresa: un “commando” di ladri si è infatti introdotto in cantina e sottratto le 35.000 barbatelle ancora da impiantare, mettendo così a rischio l’intero progetto.

“Per chi ha commesso il furto – ha concluso amareggiato Carlo de Corato – si tratta solo merce da piazzare in qualche maniera sul mercato nero, ma per noi e per l’intero territorio vitivinicolo quelle barbatelle rappresentano il futuro. Per fortuna non tutto è perduto perché il vivaio ne aveva ancora qualche migliaio da cui ripartiremo. Di certo non ci fermiamo e non sarà certo questo l’ultimo vigneto che pianto”.

Agricoltura, diversificazione delle colture: maggiori rese, riduzione gas serra, aumento della fertilità

Diversificazione delle colture: maggiori rese, riduzione gas serra, aumento della fertilità. Ecco i primi risultati del progetto DIVERFARMING.  

 




Diversificazione colturale e riduzione degli input chimici per garantire le rese e limitare l’impatto ambientale, offrendo, quindi, una possibile soluzione alle criticità agro-climatiche. Questo l’obiettivo del progetto H2020 DIVERFARMING, che ad un anno e mezzo dalla sua scadenza inizia a tirare le prime somme.   

Il progetto DIVERFARMING, progetto europeo quinquennale di cui il CREA è il referente per l’Italia ed il Nord-Mediterraneo, mira a costruire sistemi colturali diversificati a bassi input chimici, in grado di garantire la resa delle colture e ridurre gli impatti ambientali. Nello specifico, il CREA, con i suoi centri di Agricoltura e Ambiente, Cerealicoltura e Colture Industriali e Genomica e Bioinformatica, si occupa di valutare gli effetti delle tecniche adottate in aree con condizioni pedoclimatiche differenti sui principali parametri fisico-chimici e biologici del suolo, sulla biodiversità microbica e sulle emissioni dei gas serra, individuando, attraverso un modello previsionale, la migliore gestione in termini di conservazione della sostanza organica, di incremento della biodiversità e di resilienza dell’agroecosistema (cioè la sua capacità di rispondere ai cambiamenti repentini). Gli altri partner italiani del progetto sono l'Università della Tuscia, Barilla e il Consorzio Casalasco.  

La sperimentazione

In Italia sono state identificate 4 aree pilota caratterizzate da condizioni pedoclimatiche differenti (tre aziende nell’areale padano e una azienda sperimentale in Puglia) entro le quali sono state testate sia la diversificazione colturale - ossia l’aumento delle colture in successione nella rotazione della tipica filiera alimentare italiana frumento duro/pomodoro da industria, attraverso l’inserimento di una leguminosa da reddito (pisello da industria) o da sovescio (favino) e di un coltura  ciclo breve di secondo raccolto, inserita tra due colture  principali - sia le innovazioni gestionali, quali lavorazioni del terreno, irrigazione e fertilizzazione azotata. Attualmente, il team di ricercatori è al lavoro per valutarne gli effetti su resa, conservazione della sostanza organica del suolo, riduzione delle emissioni di gas serra, dinamica dei nutrienti e biodiversità funzionale dei suoli.  

I risultati fin qui ottenuti

Si confermano le ipotesi iniziali: il frumento e il pomodoro hanno mostrato rese generalmente più elevate nei sistemi diversificati rispetto alla rotazione tradizionale, anche se il meteo avverso ha condizionato i risultati di pisello da industria e pomodoro in secondo raccolto. Per quanto riguarda i gas serra, le emissioni maggiori sono state rilevate nel periodo autunnale, indipendentemente dalla rotazione colturale, dopo la distribuzione di digestato anaerobico (fertilizzante naturale derivante da produzione di biogas) ed in seguito ad eventi irrigui. Significativa, invece, è stata la riduzione (-15%) delle emissioni di gas serra per il pomodoro coltivato in rotazione con frumento e favino, quando sottoposto a un regime ridotto d’irrigazione (studio condotto da Barilla). Anche la comunità microbica del suolo, e quindi la fertilità biologica, appare fortemente influenzata con visibili differenze tra i sistemi di gestione a diverso livello di diversificazione. L’analisi della filiera, ci restituisce infine, un andamento positivo degli indicatori economici, su base pluriennale, mitigando gli effetti della instabilità climatica e di mercato sul margine lordo, rispetto all'attuale gestione colturale.

Piano Europeo della Salute: il vino non sarà penalizzato

La Commissione UE raccoglie l'allarme della filiera vitivinicola italiana sul Piano Europeo della Salute. L’Europa rassicura il settore: il vino non sarà penalizzato.



Le organizzazioni della filiera vitivinicola di Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi, si ritengono soddisfatte dopo la rassicurazione da parte dell'Unione Europea che non ha alcuna intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica. Tali affermazioni, infatti, vengono incontro all'espressa richiesta dalla filiera vitivinicola italiana avanzata in una lettera inviata nei giorni scorsi al commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni e agli eurodeputati Paolo De Castro e Herbert Dorfmann a proposito dei contenuti della bozza di comunicazione della Commissione UE “Europe’s Beating Cancer Plan” che sarà approvata in vista della Giornata Mondiale contro il cancro e che prevede, fra l’altro, l’introduzione di etichette di natura allarmistica sui prodotti alcolici.

Nella lettera inviata al commissario UE e agli europarlamentari si fa presente la necessità di scongiurare il rischio che decisioni avventate e dogmatiche mettano in pericolo il futuro di una filiera strategica per il nostro Paese come quella vitivinicola, senza peraltro riuscire a trovare una soluzione ai problemi di salute pubblica, rendendo noto l'apprezzamento del grande sforzo dell’UE nel programmare un piano coordinato di attività che sostengano il contrasto a questo male e che richiamino l’attenzione dei governi per uno sforzo comune, importante per la salute dei cittadini europei e per lo sviluppo mondiale futuro.

“Nel documento della Commissione UE si parte tuttavia da un assunto erroneo, ovvero che qualsiasi consumo di alcol sia dannoso, senza tenere conto della quantità consumata o delle condizioni in cui si realizza il consumo. È inconfutabile che un consumo eccessivo di alcol, qualsiasi sia la bevanda in questione, sia nocivo per la salute, ma non è tuttavia corretto considerare che il consumo moderato di vino, durante i pasti, rappresenti un pericolo per la salute”, spiegano Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi.

La filiera vitivinicola sottolinea a tal riguardo la determinazione con cui le varie sigle abbiano iniziato a lavorare, “con un approccio assolutamente volontario, sulla strada dell’autoregolamentazione in merito a calorie e ingredienti. L’indicazione del valore energetico e dell’elenco degli ingredienti, su cui siamo assolutamente d’accordo - si legge ancora nella lettera - è ora in via di realizzazione e presto verrà inquadrata a livello normativo nell’ambito della riforma della Politica Agricola Comune-PAC”.

Le organizzazioni manifestano infine la propria perplessità per il quadro di incertezza che oggi si profila nelle politiche di promozione dei prodotti agricoli. “È oggi imprescindibile uno sforzo di trasparenza da parte della Commissione per rassicurare l’intera filiera sulla volontà di proseguire nelle azioni di sostegno volte ad incrementare la competitività delle imprese sui mercati internazionali e ad accrescere il livello di conoscenza dei prodotti vitivinicoli di qualità a DOP/IGP presso i consumatori”.

Agricoltura e ambiente, al via il progetto europeo che trasforma il suolo da fonte a serbatoio dei gas serra

Suolo: al via SOMMIT, il progetto europeo che trasforma il suolo da fonte a serbatoio dei gas serra. Coordinato dal CREA Agricoltura e Ambiente, è finalizzato alla gestione sostenibile del suolo. 




Determinare su scala europea, le migliori strategie di gestione del suolo che favoriscano il sequestro di carbonio, migliorino la fertilità e riducano significativamente il rilascio di emissioni di gas serra: questo l’obiettivo di SOMMIT,  il progetto finanziato dallo “European Joint Programme EJP-Soil”, che coinvolge 13 istituzioni di 9 diversi paesi europei.

L’approccio

Il riciclo di residui organici nel suolo, quali compost e digestati, è una strategia europea fondamentale per aumentare la fertilità e la produttività del terreno e ridurre contemporaneamente l'accumulo di rifiuti organici nell'ambiente. Tuttavia, le risposte del terreno e delle colture a questi input sono strettamente legate alle caratteristiche pedoclimatiche, oltre che ad altri fattori, anche di origine antropica. Pertanto, il riciclo di residui deve necessariamente essere progettato a livello territoriale o regionale, al fine di aumentare il sequestro di Carbonio, riducendo contemporaneamente il rilascio di gas serra. È attraverso questo approccio, infatti, che il suolo può passare da attuale fonte di gas serra a “serbatoio” di carbonio che, altrimenti, sarebbe libero di raggiungere l’atmosfera. 

Le attività previste

Saranno valutati quale tipologia di ammendanti organici e quale momento di applicazione, sono associati ad un maggiore sequestro di Carbonio nel suolo e, contemporaneamente, ad una diminuzione delle emissioni di gas serra. SOMMIT riconosce come ogni sito sia caratterizzato da colture specifiche, requisiti nutrizionali e clima, da cui dipende la gestione della sostanza organica del suolo e studierà tutti questi aspetti in modo integrato e a livello europeo, per fornire ai portatori di interesse (inclusi gli utenti finali quali gli agricoltori e la società civile) una tabella di marcia che contribuirà a una maggiore e migliorata conoscenza sulla gestione di una risorsa non rinnovabile come il suolo. 

Il contributo del CREA Agricoltura e Ambiente 

Il progetto è coordinato da Alessandra Lagomarsino, ricercatrice del CREA Agricoltura e Ambiente. Il CREA, con i centri Agricoltura e Ambiente e Viticoltura ed Enologia, partecipa a tutte le azioni del progetto, con un ruolo di responsabilità sugli aspetti relativi alla sintesi delle ricerche già esistente sugli effetti delle strategie agricole dell'UE su trade-off e sinergie tra sequestro di Carbonio, flussi di gas serra e i processi di lisciviazione dell’azoto. Inoltre, il CREA seguirà sul fronte italiano le attività sperimentali presso alcune prove di lungo periodo (Firenze, Roma, Bari) e guiderà per tutti i partner le attività di coinvolgimento attoriale attraverso l’implementazione di metodologie di ricerca partecipativa.  

Agroalimentare: online il volume Agricoltura italiana conta 2020

Consultabile online Agricoltura italiana conta 2020. La pubblicazione realizzata dal Crea Politiche e Bioeconomia. Settore primario si conferma strategico per economia: sostenibilità e diversificazione.





Si conferma, anche in un anno così difficile, il peso rilevante del sistema agroalimentare italiano nell’economia del Paese, la sua funzione mitigatrice rispetto ai cambiamenti climatici, le sue diverse declinazioni degli asset strategici (il made in Italy, l’alimentare di qualità, il biologico) e la componente della diversificazione. La riprova arriva anche dal confronto con l’UE, dove l’agricoltura italiana è prima per valore aggiunto e terza per produzione lorda vendibile. A fronte di questi risultati, l’Italia riceve il 10,6% del totale delle risorse UE della PAC, pari in termini assoluti a 5,7 miliardi di euro, posizionandosi al quarto posto dopo la Francia, Spagna e Germania.

Questa è la fotografia che emerge dall’Agricoltura italiana conta 2020, l’opuscolo agile e snello che da 33 anni fornisce un quadro sintetico, ma completo dei diversi fattori che definiscono il ruolo del settore primario in una economia avanzata. La pubblicazione è realizzata dal CREA, con il suo Centro di Politiche e Bioeconomia, dopo l’approfondita analisi del sistema presentata con l’Annuario dell’agricoltura italiana.

Il sistema agroalimentare, duramente colpito dall’epidemia, si è dimostrato resiliente, assicurando l’approvvigionamento e la sicurezza alimentare a tutta la popolazione, grazie allo sforzo degli operatori e all’intervento delle istituzioni, rimarcando in questo modo la sua funzione essenziale e strategica, nonostante le fragilità e le debolezze, legate anche all’andamento climatico instabile, che ha favorito la diffusione di alcuni agenti parassitari.

Nonostante ciò, il suo contributo, in termini di valore aggiunto, all’interno dell’economia nazionale ha superato la quota del 4%, tra i più dinamici in un contesto economico recessivo, grazie anche alla crescita dell’industria alimentare. Si tratta del 15% del PIL nazionale, includendo anche i settori collegati - commercio ingrosso/dettaglio, ristorazione e servizi legati al cibo.

Strategico in quest’ottica anche l’export agroalimentare, con 43,8 miliardi di euro, di cui quasi il 74% è rappresentato dal made in Italy. Dal 2019 si registra un miglioramento del deficit della bilancia agroalimentare, sceso per la prima volta sotto il miliardo di euro (-708 milioni), a fronte dei 5 miliardi del 2015 e degli oltre 9 miliardi del 2011. Si tratta di un dato straordinario, confermato dai primi mesi del 2020, in cui, addirittura, si verifica un cambio di segno nel saldo, per la prima volta positivo dall’inizio della serie storica.

Indubbio il contributo del settore agricolo al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra, sia direttamente, limitando le emissioni dannose, sia indirettamente, grazie alle foreste e alla maggiore diffusione di pratiche colturali che favoriscono un maggiore assorbimento di CO2.

Sempre più vivace è la dinamica della diversificazione delle attività aziendali, che si attesta al 20% della produzione agricola totale in termini di produzione delle attività di supporto e secondarie, come la trasformazione dei prodotti, l’agriturismo, la vendita diretta, la produzione di energia rinnovabile.

Dal 1988 L'agricoltura italiana conta, curato dal Centro Politiche e Bioeconomia, costituisce un affermato e agile strumento informativo sull’andamento del sistema agroalimentare italiano, a disposizione della Pubblica Amministrazione e dell’opinione pubblica.

Dalla prima uscita, l’introduzione dell’Opuscolo è a cura del Ministro dell’Agricoltura in carica.

La pubblicazione costituisce un prezioso aiuto per tutti coloro che necessitano dei dati e delle tendenze che, anno dopo anno, caratterizzano l’agricoltura italiana. L’attenzione è allargata all'intero settore agroalimentare e a tutte le interrelazioni del settore primario con gli altri settori, con il territorio, con l’ambiente, con i bisogni della società e del Paese.

Per far questo sono chiamati a collaborare studiosi del Centro Politiche e Bioeconomia appartenenti a vari ambiti disciplinari, in grado di affrontare, con le loro differenti competenze, tutto l’arco delle varie problematiche riguardanti il sistema agroalimentare nazionale.

Rispetto alla prima edizione, si segnala l’ampliamento dell’arco dei temi trattati, passando dalle 72 pagine iniziali alle 150 dell’ultima edizione. Tutto ciò senza perdere la versatilità del formato tascabile (12x18) e lo stile divulgativo che lo caratterizzano.

E’ possibile scaricare il volume al seguente link.