Memoria sonora: dal corno al microfono, un secolo di registrazione elettrica. Dalla Missa Papae Marcelli di Palestrina alle grandi voci del Novecento
A cento anni dall’introduzione della registrazione elettrica, il numero di agosto 2025 di Gramophone ripercorre la svolta epocale che, nel 1925, trasformò radicalmente il modo di catturare e ascoltare il suono. Con rigore storico e discografico viene ricostruito l’impatto del microfono sull’interpretazione musicale, dall’epoca dei 78 giri fino alle moderne tecniche digitali. Accanto a questo viaggio nella tecnologia sonora, uno speciale approfondimento è dedicato alla Missa Papae Marcelli di Palestrina tracciando la storia delle sue principali incisioni come occasione per riflettere sul nostro modo di ascoltare, oggi, alla luce di un secolo di innovazione.
Il numero di agosto 2025, Gramophone celebra i cento anni della registrazione elettrica: un anniversario fondamentale per comprendere come il microfono, introdotto nel 1925, abbia rivoluzionato per sempre il modo di registrare e ascoltare la musica. A firmare l’approfondimento principale è Rob Cowan, che ripercorre il passaggio epocale dal corno acustico alla tecnologia sviluppata da Western Electric, capace di catturare frequenze più ampie, dinamiche più realistiche e una profondità espressiva fin lì impensabile.
Grazie alla registrazione elettrica, le grandi voci, gli strumenti, e soprattutto le orchestre, poterono finalmente trovare una dimensione sonora credibile. Il salto qualitativo fu tale da superare, per impatto, perfino le successive transizioni dal vinile al digitale o dal mono allo stereo. Cowan, con la consueta competenza filologica, mette a confronto le registrazioni di giganti come Rachmaninov, Stokowski, Toscanini, McCormack e Chaliapin, mostrando come l’elettricità abbia permesso di documentare non solo il suono, ma la personalità e la tensione interpretativa di ciascun artista.
Accanto a questo affresco sulla storia della tecnologia musicale, Gramophone propone anche un focus d’eccezione sulla Missa Papae Marcelli di Giovanni Pierluigi da Palestrina, nella rubrica The Collection a firma di Fabrice Fitch. Considerata uno dei massimi esempi di polifonia sacra del Rinascimento, questa messa è da sempre al centro di un dibattito interpretativo che tocca questioni stilistiche, liturgiche e storiche. Fitch analizza le principali registrazioni disponibili: dalle letture filologiche e rarefatte dei Tallis Scholars e del Choir of Westminster Cathedral, fino alle versioni più solenni e liturgicamente integrate della Cappella Musicale Pontificia Sistina diretta da Massimo Palombella (Deutsche Grammophon, 2016).
Le diverse interpretazioni rivelano approcci contrastanti: alcune puntano sulla trasparenza e sull’equilibrio contrappuntistico, altre enfatizzano la dimensione devozionale, riportando l’opera nel contesto per cui fu scritta, ovvero la Roma post-tridentina, dove il canto polifonico era chiamato a rispondere a esigenze di intelligibilità del testo sacro. Fitch ricostruisce la fortuna discografica della messa mostrando come, a partire dalle pionieristiche incisioni degli anni Cinquanta a cura dell’Ensemble Jacques Moderne, si sia sviluppata una vera e propria “storia sonora” di Palestrina.
Il numero di agosto prosegue con un’ampia sezione dedicata alla musica del nostro tempo. Marina Frolova-Walker introduce il pubblico a Grażyna Bacewicz, compositrice polacca dal linguaggio vigoroso e inventivo, sempre più presente nelle programmazioni e nelle discografie internazionali. Il direttore Sakari Oramo, che ha inciso un secondo volume delle sue opere orchestrali per Chandos, racconta l’esperienza di interpretare questa musica al confine tra classicità e modernità.
Andrew Mellor intervista Gabriela Ortiz, compositrice messicana vincitrice di un Grammy con l’album Revolución diamantina, realizzato insieme alla Los Angeles Philharmonic diretta da Gustavo Dudamel. La conversazione si estende anche al suo ultimo progetto discografico per Platoon, che include Dzonot, concerto per violoncello scritto per Alisa Weilerstein.
Nella rubrica Icons, Philip Kennicott dedica un ritratto al clavicembalista e musicologo statunitense Ralph Kirkpatrick, noto per la sua edizione delle Sonate di Domenico Scarlatti e per il rigore delle sue interpretazioni. In Classics Reconsidered, Charlotte Gardner e Richard Bratby confrontano la storica incisione della Sinfonia concertante K364 di Mozart, registrata nel 1982 da Itzhak Perlman e Pinchas Zukerman per Deutsche Grammophon: un classico che continua a far discutere per la sua lucentezza lirica e l'equilibrio delle parti.
Chiude la sezione editoriale The Musician and the Score, dove Richard Bratby dialoga con i membri del Cuarteto Casals sul Quartetto n. 8 di Šostakovič: un’opera emblematica della musica del Novecento, che riflette l’angoscia personale del compositore in forma cameristica.
Il numero è ulteriormente arricchito dalle recensioni delle ultime uscite discografiche, curate dalla redazione e dai critici di Gramophone, con la consueta selezione degli Editor’s Choices che premia le registrazioni più rilevanti del mese.
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