venerdì 27 novembre 2020

Vigneto e bosco in simbiosi. Una ricerca dedicata alle unità geografiche del Soave

Vigneto e bosco in simbiosi. Uno studio a cura del Consorzio del Soave ha mappato tutte le aree boschive durante il 2020 nelle unità geografiche del Soave, a conferma della grande biodiversità e sostenibilità della denominazione.




Si chiama “Caratterizzazione degli ecosistemi forestali delle Unità Geografiche Aggiuntive di Soave” il progetto del Consorzio Tutela Vini Soave che, con la World Biodiversity Association onlus e in collaborazione con lo studente Andrea Laperni, laureando di Tecnologie Forestali e Ambientali presso l’università degli Studi di Padova, ha permesso di mappare attraverso criteri di cartografia moderni l’intera superficie boschiva all’interno del comprensorio del Soave.

I boschi e le foreste giocano un ruolo fondamentale in quella che è la tutela della biodiversità ma anche la riduzione del rischio idrogeologico, oltre che fonte di reddito per  i viticoltori. La loro presenza spesso funge da barriera contro i parassiti e produce effetti mitiganti sul microclima locale. Conoscere quindi l’estensione, la loro composizione floristica, e il loro ruolo all’interno del territorio permette non solo di conservarli e gestirli in maniera razionale. ma in alcuni casi spiegare alcune differenze organolettiche che possiamo ritrovare nei vini. La presenza di discontinuità rappresentate da aree boscate, siepi e prati aridi, può favorire inoltre il controllo dei parassiti dei vigneti effettuato dai numerosi predatori naturali presenti in questi ecosistemi, facendo diventare il bosco una sorta di elemento protettivo del vigneto.

La ricerca, durata un anno, è stata anticipata nel libro Soave Terroir. Le aree boschive presenti nelle singole UGA sono state inizialmente individuate e misurate attraverso l’uso di foto satellitari e un software cartografico. Dopo questa fase preliminare è avvenuto il vero e proprio inventario forestale attraverso le indagini sul campo, che hanno consentito di registrare su una scheda di rilievo, tutte le informazioni necessarie per la realizzazione del database. Questo database consultabile e modificabile contiene informazioni legate alle caratteristiche della singola area boscata (posizione, pendenza, esposizione, quota media, ecc.), dati geo-pedologici, e i principali parametri forestali (struttura, composizione, densità, forma di governo). Tutte le formazioni boschive sono state catalogate (quesrceti, faggeti,..) e la mappatura è stata completata con schede di rilievo per ogni singola area ed elaborazione cartografica. Si tratta quindi di un vero e proprio inventario forestale che permetterà in futuro il monitoraggio dello sviluppo dei boschi, rilevando periodicamente eventuali contrazioni o espansioni della copertura boschiva, e modificazioni nella composizione dei popolamenti, anche in relazione ai cambiamenti climatici in atto.

« Un lavoro estremamente prezioso quello effettuato da WBA e da Andrea Laperni – dice Sandro Gini, presidente del Consorzio – da sempre il Soave ha lavorato per studiare e incentivare la preservazione del suo paesaggio attraverso uno studio puntuale dell’ambiente, scelta premiata anche dalla FAO nel 2018. Quello del Soave è un territorio che lavora tutto insieme per la sostenibilità, non solo per il numero sempre crescente di aziende che si stanno convertendo all’agricoltura biologica, ma anche e soprattutto per le scelte consapevoli dei nostri viticoltori, a partire dalle certificazioni di sostenibilità o i progetti sulla confusione sessuale che comprendono grandi areali del nostro territorio. Lavoreremo per crescere sempre di più in questa direzione, consapevoli della responsabilità di essere i custodi del nostro territorio»

mercoledì 25 novembre 2020

Veronafiere, Vinitaly slitta a giugno. Ecco come cambia il calendario degli appuntamenti fieristici 2021

Cambia il calendario degli appuntamenti fieristici 20121. Le date scelte sulla base di uno specifico sondaggio di mercato con l’obiettivo di consentire ai buyer extra europei di partecipare in un unico periodo a più eventi internazionali. 




Nuova data per Vinitaly. La 54ª edizione del Salone internazionale dei vini e dei distillati di Veronafiere si terrà dal 20 al 23 giugno 2021, in contemporanea con Enolitech e Sol&Agrifood.  OperaWine 10th year anniversary con Wine Spectator sarà il 19 giugno. La decisione è il risultato di un’attenta verifica, anche con le più autorevoli istituzioni in grado di formulare previsioni attendibili sulla curva pandemica ed è stata presa dopo uno specifico sondaggio di mercato. 

«Lo spostamento a giugno – dice Maurizio Danese, presidente di Veronafiere Spa – è in linea con la revisione del posizionamento dei calendari delle principali fiere internazionali italiane ed estere. Il consiglio di amministrazione della Fiera ed i soci hanno fatto una scelta ponderata in base alle informazioni più attendibili in campo medico, considerando anche l’incoming di buyer extra europei. Stiamo inoltre lavorando con la Fondazione Arena che organizza la stagione lirica e la città di Verona per offrire ai nostri ospiti internazionali un’edizione imperdibile». 

«Vinitaly con OperaWine e le rassegne concomitanti – sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere Spa –, si svolgeranno in un contesto temporale in cui il governo avrà avuto il tempo di predisporre le procedure di ingresso dei buyer internazionali nel nostro Paese. Nello stesso tempo in Europa vi saranno altri eventi rivolti alla promozione del settore vinicolo. Si tratta di una decisione strategica e sinergica per consentire agli operatori del mercato e dell’informazione, soprattutto quelli provenienti da Asia e USA, che sono tra i principali visitatori delle nostre rassegne, di poter ottimizzare la loro partecipazione con un solo spostamento».

lunedì 23 novembre 2020

Veronafiere con Vinitaly per favorire il grande cambiamento del settore vitivinicolo

A wine2wine la ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova affronta i temi urgenti determinati dalla pandemia e lancia il progetto di sviluppo dell'intera filiera vitivinicola italiana. Veronafiere, con Vinitaly a disposizione per favorire il grande cambiamento del settore.




La strategia per attuare l’immediato rilancio del comparto a cui ha fatto riferimento la ministra, ci trova allineati e pronti a favorire la filiera sul piano del business e della ripartenza sui mercati internazionali». Lo ha detto nella giornata di ieri, a margine del summit internazionale di apertura di wine2wine, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani relativamente all’intervento conclusivo della ministra alle Politiche agricole, Teresa Bellanova. 

«Ci ha fatto particolarmente piacere – ha aggiunto Mantovani – il pragmatismo della ministra nell’affrontare i temi urgenti determinati dalla crisi pandemica: dall’ormai prossima convocazione del tavolo specifico sul vino nell’ambito del Patto per l’export agli obiettivi di potenziare la promozione del prodotto enologico italiano, quanto mai necessaria in questa fase congiunturale, nei Piani nazionali di sostegno e nell’Ocm. In questi mesi difficili per il sistema fieristico, Vinitaly sta investendo risorse proprie per favorire al meglio la ripartenza del settore attraverso analisi, contatti continuativi con il trade e numerosi eventi in programmati all’estero, come Wine to Asia, la nostra prima fiera in presenza dedicata al comparto che si chiude oggi in Cina. Wine2wine in formato digitale – ha concluso – dimostra che non abbiamo spento i motori e che saremo i primi alleati nella strategia annunciata per il vino italiano». 

Bellanova ha annunciato oggi l’esigenza di un nuovo progetto organico di sviluppo dell'intera filiera vitivinicola italiana. Per la ministra si dovrà contare, ad esempio, sulle risorse (potenziate) destinate all'Ocm Promozione, sulla transizione alla certificazione sostenibile anche in chiave competitiva, sui piani nazionali di sostegno, sulla digitalizzazione e sull’ausilio di analisi e ricerche specifiche sui mercati target. 

Da oggi e fino al 24 novembre, a wine2wine il settore vitivinicolo, le istituzioni, il mondo associativo e la stampa specializzata si incontrano online sulla nuova piattaforma Veronafiere Plus (VF+): quattro giornate di confronto con oltre 70 appuntamenti in programma, per interrogarsi sugli effetti del Covid sul comparto, ma soprattutto per individuare soluzioni e ripartire. 

Musica, la frequenza della bellezza. Quando uomo e suono sono in armonia con l'universo

La frequenza della bellezza: alla scoperta del paesaggio sonoro e del potere terapeutico della musica insieme al compositore e polistrumentista Fabrizio Pigliucci. 






La musica, un linguaggio universale che connette gli uomini al di là delle differenze di tempo, luogo, lingua e cultura. Un linguaggio che rompe barriere e allarga confini in grado di portare un messaggio di pace tra i più importanti. Così Fabrizio Pigliucci, compositore, polistrumentista e, come lui stesso ama definirsi, pacifista e sognatore. Un musicista al di fuori dagli schemi con un obbiettivo ben preciso: comporre utilizzando i potenti strumenti del suono e della musica per dipingere paesaggi sonori che risvegliano il nostro spirito.

Lo abbiamo incontrato nel suo studio-dimora questa estate, quando il coronavirus sembrava aver allentato la sua morsa. Ci accoglie in questa casa dove trascorre gran parte della sua vita. Una vita dove a scandire il tempo è la musica. La musica qui è ovunque, basta guardarsi intorno; ogni oggetto rimanda a tutto quello che si può esprimere attraverso il suono. Una collezione dei più disparati strumenti musicali che spesso utilizza per le sue composizioni in uno studio hi-tech. Come ad esempio un flauto indiano Bansuri che Fabrizio ci mostra sorridendo: "lo suono spesso tra le montagne, nei boschi, al mare, di giorno e sotto le stelle; amo suonare e collezionare strumenti rari come modo per capire meglio le diverse voci e tradizioni del mondo, e unire l'umanità". Ci spiega che ogni cosa nell'Universo è fatta di energia, e quindi di vibrazioni. Anche dentro di noi ogni cosa è energia e vibrazione; ne siamo quotidianamente immersi ed il più delle volte senza esserne consapevoli, perché troppo distratti da uno stile di vita sempre più frenetico. Un messaggio quello di Fabrizio che ben introduce il suo spirito di musicista oltre le convenzioni, facendoci scoprire un paesaggio sonoro che ha anche una funzione terapeutica, in quanto è noto che già diverse civiltà antiche, soprattutto nel mondo orientale, avevano capito che armonizzare questi flussi è di fondamentale importanza per il nostro benessere in cui è proprio la musica e il suono a venirci in aiuto per riportarci ad essere di nuovo in sintonia con l'universo.

Insomma sembra evidente al primo impatto quale sia l'anima "che tutto move" di Fabrizio Pigliucci, geniale compositore, polistrumentista e, come ama definirsi pacifista e sognatore. Ma non lasciamoci ingannare da questa anima da sognatore, Fabrizio ha i piedi ben saldi su questa terra, perché oltre a rimanere fedele alla sua singolare personalità e voce unica di compositore, è anche un orchestratore/arrangiatore di indiscusso rilievo internazionale. Ha realizzato e collaborato a 50 colonne sonore per cinema e tv, ha prodotto dozzine di album e spettacoli teatrali con le più importanti etichette, del calibro di WARNER, EMI, SONY, RAI, RTI, FlipperMusic, tanto per citarne alcuna. I potenti strumenti del suono e della musica al suo servizio per dipingere paesaggi sonori che vi invitiamo ad ascoltare in quanto hanno il potere di risvegliare il nostro spirito. La sua musica è diventata di fatto la colonna sonora di tante persone in tutto il mondo e il suo pubblico continua a crescere. 

La musica come processo terapeutico è uno degli aspetti più importanti delle sue composizioni e ben supportato dalla scienza. La musica infatti può agire su noi stessi a vari livelli. Ecco allora di seguito un breve trattato che Fabrizio ci ha illustrato. Il il primo tra i livelli e più importante è quello di poter favorire la connessione con noi stessi: essere connessi con se stessi significa avere capito chi siamo, ci permette di esprimere i nostri talenti, le nostre capacità, manifestare la nostra energia potenziale, nella vita, nel lavoro, nell'amore. La musica ha la capacità di entrare direttamente nel cuore, saltando le barriere della razionalità, per questo la sua forza nel ridestare le nostre emozioni sopite può essere molto grande se le diamo modo di farlo. Una persona che implode il proprio potenziale, che non riesce a manifestarsi, che non vive in linea con ciò che invece sarebbe il giusto, vivrà delle tensioni interne, delle 'dissonanze' nelle sue vibrazioni, cosa che a lungo andare porterà a malanni e malattie, perché essendo la mente ed il corpo profondamente connessi tra loro, ogni disagio profondo, ogni pensiero negativo, se protratto nel tempo si ripercuoterà sul corpo. 

Queste non sono considerazioni teoriche ma sono ormai relazioni ben esplorate e conosciute nel mondo del benessere e in campo medico, dalle terapie che lavorano sulla mente ed i nostri pensieri fino al punto di avere oggi dei macchinari della medicina ufficiale di ultimissima generazione che possono guarire un organo malato 'accordando' le sue frequenze elettromagnetiche secondo la vibrazione di come sarebbe se fosse sano, riarmonizzandolo e riportandolo in salute. Così anche la mente può ricevere influssi benefici dall'utilizzo di determinate frequenze sonore: l'analisi delle onde elettromagnetiche di funzionamento del cervello nei vari stati di attività, ha permesso di determinare quali frequenze caratterizzano quei momenti: Onde Delta, da 0,5hz a 4hz per il sonno profondo; Onde Theta, da 4hz a 8hz per il sonno leggero e i sogni; Onde Alfa da 8hz a 14hz per rilassamento e consapevolezza; Onde Beta, da 14hz a 30hz per risveglio e concentrazione; oltre i 30hz per gli stati di meditazione profonda e grande concentrazione. Questi stati si possono evocare tramite l'utilizzo di determinati suoni, chiamati Binaural Beats. Molti studi scientifici internazionali convergono nel dire che tramite il loro utilizzo si può intervenire anche sugli stati d'animo, fino ad alleviare stati di ansia, pensieri negativi, depressione, ed altro, anche se molto c'è ancora da studiare in questo affascinante campo. 

Il secondo livello di connessione è quello che manifestiamo verso gli altri. Affetto, empatia, amore, sono energie potentissime che colorano la nostra vita, nel bene o nel male. E' sicuramente importante sviluppare tutto questo per vivere in armonia con chi ci circonda. La musica può essere molto di aiuto quando viene suonata o eseguita: sempre più diffusi sono a livello amatoriale ensemble musicali e ancora di più ensemble corali. Fare musica insieme favorisce l'armonizzazione del gruppo, la riscoperta di valori quali collaborazione, il lavorare insieme per uno stesso scopo, il poterci esprimere, ascoltare gli altri, sperimentare l'importanza di tacere nei momenti in cui la partitura prevede per noi una pausa lasciando lo spazio agli altri, l'importanza di tutte le differenti voci e colori dell'orchestra. Si consolidano valori quali autostima, accoglienza, collaborazione, antirazzismo. La voce umana poi è lo strumento per eccellenza, quello che mette di più a nudo le nostre emozioni quando interpretiamo un brano soprattutto se siamo solisti, e richiede per questo un grande lavoro interiore su noi stessi. L'ensemble vocale unisce tutte queste differenti voci in una unica meravigliosa armonia. Non è un caso che la musica sia utilizzata sempre più spesso come terapia (musicoterapia), per semplice benessere personale, per soggetti in difficoltà, per lo sviluppo armonioso dei bambini, o comunque per tutte quelle persone che sentono il bisogno ed il piacere di evolvere.

Il terzo livello di connessione è quello con l'esterno, con il mondo che ci circonda, con il cielo, con il mare, i boschi, le montagne.. L'essere umano ha bisogno di tutto questo, lo stress dilagante della vita di città lo dimostra ampiamente, la natura inevitabilmente ci riporta al centro con la sua antica saggezza. Percepire questo richiede una evoluzione da parte nostra, rallentare i ritmi, aprire lo sguardo, cercare un certo silenzio dentro di noi, sintonizzarsi ad ascoltare segnali e vibrazioni ancora più sottili.. La musica ed i suoni possono aiutare molto per avvicinarci a questo mondo fantastico, forse non è un caso che molti strumenti provengano da canne di bambù, alberi, zucche, ecc. Ci sono artigiani che cercano nei boschi quale legno risuona meglio, per costruire strumenti musicali migliori, e soprattutto che abbiamo un anima. Scegliere uno strumento è infatti molto simile all'innamoramento, è una cosa che si percepisce con il cuore anziché con la razionalità. Nella musica vera, soprattutto se fatta con strumenti veri, c'è un'anima grande. La natura stessa con i suoi suoni è già di per sé musica: le onde del mare, il cinguettare degli uccelli, ecc sono già da soli capaci di darci emozioni! La musica indiana, che conserva ancora la sua struttura musicale antica pura, priva di costrutti armonici nei quali da una matrice comune si è evoluta invece quella occidentale, sopravvive ancora fortemente questa connessione con il tutto: alcuni brani (Raga) sono dedicati e vanno eseguiti appositamente in alcuni determinati momenti della giornata e della vita, al sole, alla luna, al giorno, alla notte..meravigliosa connessione con il tutto..

L'ultimo livello é quello spirituale: la connessione della nostra anima con qualcosa di più alto, al di là delle religioni e delle credenze.. E' l'evoluzione più bella di noi stessi, che ci arricchisce a tutti i livelli. É come una luce che si accende. L'esperienza musicale se profonda può portare ad un innalzamento della nostra anima verso qualcosa di puro, luminoso, e alto, sia a chi ne fruisce sia a chi la fa. Il momento della composizione musicale è forse quello che più necessita di un grande viaggio interiore perché un certo tipo di scrittura si realizzi, possiamo chiamarla ispirazione, ma non è altro che il viaggio della nostra anima per raggiungere quel posto misteriosamente meraviglioso dove si trova la musica prima di essere scritta. Non è facile e non sempre riesce, richiede grande intensità. In ogni luogo cultura ed epoca la musica è stata usata in modo mistico, per indurre certi stati emozionali, anche ipnotici come in certi riti tribali, e predisporre l'animo alla preghiera o al divino. Come già detto la musica indiana tradizionale è forse la più vicina a tutto questo: basata sul concetto che ognuno debba trovare dentro di sé la sua nota caratteristica (cosa che vale anche per tutti gli strumenti), la musica è insegnata e tramandata come esperienza anziché come nozioni (non prevede neanche spartiti, tutto deve essere percepito ed interiorizzato per poter essere espresso), consente una apertura anche nell'accordatura che non e' standardizzata come in occidente, molti strumenti si suonano a terra a gambe incrociate nella posizione tipica della meditazione, e deve scaturire da qualcosa che e' dentro di noi per essere lanciata nell'infinito, insomma è come un grande punto d'incontro tra musica e meditazione, tra suono e spiritualità. Tutto è rivolto all'andare all'essenza delle cose.. Non è un caso che molti tra i più grandi artisti occidentali, come i Beatles nella musica, ma anche grandi coreografi come Pina Bausch o tanti altri in altri campi artistici, siano arrivati a cercare in India una evoluzione più alta dopo essere arrivati al limite che si poteva raggiungere con la nostra limitata e più materialistica visione occidentale. 

Un breve e affascinante viaggio quello che abbiamo intrapreso oggi nella musica di Fabrizio Pigliucci, che ha anche un sapore di speranza, di cui in questi tempi abbiamo estremamente bisogno. Un personaggio singolare, un professionista dalla natura spiccatamente empatica, in grado di catturare le storie e i sogni di altri artisti e trasformarli in paesaggi sonori più ampi che stanno trasformando il nostro mondo Un lavoro che si concretizza attraverso la produzione di album, concerti e film. Un dono raro vogliamo aggiungere. Una curiosità senza limiti, lo ha portato ad esplorare nel suo percorso trentennale, la musica a 360 gradi, dall'elettronica alla direzione d'orchestra, dalla musica antica a quella più moderna, passando attraverso le più diverse tecnologie ed esperienze in questo mondo affascinante che si chiama musica. 

Volevamo segnalare anche un suo interessante progetto: 'Musica dalle piante' che ha l'obiettivo di sensibilizzare le persone ad essere più responsabili nei confronti del nostro pianeta, iniziando proprio con il connetterci con ciò che ci circonda. L'essenza del suo lavoro, come ci spiega, è di tessere più bellezza nel nostro mondo. La musica come libertà, come preghiera, come un modo per aumentare la vibrazione dell'amore ed essere tutt'uno con la nostra esistenza divina. Il lato spirituale di questo eclettico musicista lo ha portato infine ad essere definito dalla stampa "Un amplificatore di emozioni", "Un uomo gentile e un genio creativo", le sue sonorità osannate come "The breathtaking music of Fabrizio Pigliucci". I suoi brani, nei più vari stili, sono andati in onda ed utilizzati ovunque nel mondo, dall'America al Giappone dal Nord Europa al Sud Africa. 

Segnaliamo inoltre che per il suo talento e la sua grande umanità ha ottenuto stima e apprezzamento da gente comune come da importantissimi artisti e studi di registrazione come gli studi Real World di Peter Gabriel a Londra, "Profondo apprezzamento e ammirazione" da Steve Porcaro (Michael Jackson, Toto, Yes), dal regista hollywoodiano Anthony Powell, dal Santo Padre Papa Francesco, è stato candidato al David di Donatello nel 2008, ed è stato invitato a far parte della comunità mondiale di artisti "Talent For Humanity". La sua musica sempre più ricca di profondità e spiritualità, ha avuto inoltre grandi apprezzamenti su pubblicazioni e trasmissioni internazionali dedicate come "Voice Your Essence" (Berlin), "New Consciousness Review" (USA), "The Essence Show" (Brooklyn), "The riveting riffs" (Canada) e da molti altri importanti artisti in tutto il mondo."

Una curiosità. Fabrizio Pigliucci è anche un valente compositore di musica corale. Due suoi lavori sono stati recentemente interpretati in un concerto dal Coro Polifonico Franchino Gaffurio diretto da Lucia Converio riscuotendo grande successo nel mondo della musica colta e che di fatto espande senza limiti il suo talento musicale.

www.fabriziopigliucci.com

sabato 21 novembre 2020

Effetto Covid. Calo Horeca ed Export, un anno a tinte fosche per il vino italiano

Solo un’azienda vitivinicola italiana su 10 aumenterà il proprio business nel 2020, mentre per oltre 7 su 10 le vendite totali vireranno in negativo. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor presentata oggi nel corso del Summit internazionale ‘Il futuro del vino: visioni differenti, unica prospettiva’, preview di wine2wine al via da oggi sino al 24 di novembre a Veronafiere in formato virtuale.




Secondo l’indagine, svolta su un panel di 165 aziende (4 miliardi di euro il fatturato cumulato, di cui 2,5 miliardi relativi all’export, circa il 40% del totale Italia), la generale difficoltà delle imprese è il combinato dei cali nei canali horeca - in rosso nel 91% dei casi -, nel dettaglio specializzato - per 3 produttori su 4 -, dell’export - per il 63% delle aziende - e della vendita diretta in cantina, il cui gap è generato anche dalla fortissima contrazione degli arrivi enoturistici stranieri, in diminuzione per l’87% degli intervistati. A fare da parziale contraltare, le vendite nella Gdo italiana - in crescita per il 51% dei rispondenti - e il boom dell’online, riscontrato da 8 operatori su 10.

Il quadro dell’export, nonostante l’Italia abbia sofferto meno dei propri competitor, è comunque a tinte fosche: il 63% vede rosso, mentre le aziende in crescita sono solo il 18%. Tra i top 10 mercati maggiormente in difficoltà, Regno Unito e Stati Uniti sono le aree più critiche, in contrazione per il 60% del campione. A seguire, Giappone, Australia, Cina, Germania, Canada, Russia e Svizzera, in uno scenario globale che vede 9 piazze su 10 in negativo, con la sola Svezia a luce verde.

Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “È difficile commentare dati le cui cause non riflettono il reale stato di salute del vino italiano ma un’epidemia mondiale in cui tra l’altro il vino italiano sta pagando la metà delle perdite rispetto ai propri competitor. Il nostro settore avrà tutti i fondamentali per ripartire, a patto che – per una volta – le scelte siano corali e si attui una promozione di bandiera all’altezza della notorietà globale del brand tricolore. Una comunicazione istituzionale cui abbinare eventi italiani legati al trade del vino nel mondo”.

Per il responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “La pandemia ha ulteriormente messo in luce le problematiche strutturali e dimensionali di cui soffre il nostro sistema produttivo. Con la chiusura dell’Horeca e la ridotta diversificazione dei mercati e dei canali di vendita, sono soprattutto le imprese vinicole più piccole a pagare il conto più salato di questo scenario di crisi dominato dall’incertezza. Un conto che non è certo più leggero anche per le imprese più dimensionate, ma che tuttavia potendo contare su strutture commerciali, finanziarie e patrimoniali più robuste, dimostrano una resilienza indubbiamente più elevata”.

Stando all’analisi del campione, rappresentativo per fatturato ed export, sono infatti le piccole imprese (sotto il milione di euro) a scontare gli indicatori peggiori, con vendite in rosso nell’81% dei casi e con export (74% delle risposte), horeca (95%) e dettaglio specializzato (86%) in contrazione.

venerdì 20 novembre 2020

International Summit: il mondo del vino si incontra in rete per il futuro del comparto

Al via l'International Summit sul futuro del vino, nell'ambito del Festival del Futuro. Dal 21 al 24 novembre il mondo del vino si incontra in rete.




Con l’International Summit sul futuro del vino, apre domani w2w digital. Dal 21 al 24 novembre, il settore vitivinicolo, le istituzioni, il mondo associativo e la stampa specializzata si incontrano online sulla nuova piattaforma Veronafiere Plus (VF+). Quattro giornate di confronto con oltre 70 appuntamenti in programma, per interrogarsi sugli effetti del Covid sul comparto, ma soprattutto per individuare soluzioni e ripartire.  

Ad inaugurare l’evento, l’International Summit di sabato 21 novembre alle 10.30 sul tema Il futuro del vino: visioni differenti, unica prospettiva. Scenari attuali e possibili sfide del prossimo decennio.  Un live talk con i principali attori della wine industry italiana ed estera con l’obiettivo di sviluppare e rafforzare un dialogo concreto tra mercati e operatori di settore (disponibile sul sito di wine2wine exhibition, sul canale ufficiale youtube Vinitaly, sulla piattaforma VF+ e su https://festivaldelfuturo.eu/streaming).

Apre l’incontro la presentazione della ricerca realizzata da Nomisma Wine Monitor per Osservatorio Vinitaly sul wine business nell’era post Covid, con il commento di Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, e Denis Pantini, responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma.

All’International Summit, moderato dal giornalista Gianluca Semprini, intervengono il presidente di ICE, Carlo Maria Ferro, il direttore generale di Ismea, Raffaele Borriello, il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese, il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, e, in chiusura, la ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova. 

Sono previste, poi, due tavole rotonde: una focalizzata sui mercati esteri e l’altra su quello italiano. Nella prima, intervengono Jon Moramarco (Stati Uniti), Nick Bielak (Regno Unito), Michelle Liù (Cina) e Thierry Cohen (Giappone). Due gli interventi trasversali: quello di Donato Lanati sull’impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura e della trasformazione tecnologica applicata alla viticoltura e di Heini Zachariessen, fondatore di Vivino, che porta la sua testimonianza sulla digitalizzazione del comparto.

A fare il punto della situazione sul vigneto-Italia e sulle sue prospettive sono, invece, Josè Rallo, Dominga Cotarella, Lamberto Frescobaldi, Ettore Nicoletto, Riccardo Pasqua e Marco Nannetti. 

L’evento, organizzato da Veronafiere-Vinitaly-wine2wine, inserito nel programma del Festival del Futuro (promosso da Gruppo Athesis, Eccellenze d’Impresa e Harvard Business Review) è preceduto, con inizio alle ore 9, dalla sessione sul tema Agricoltura&Innovazione: il futuro è già presente, al quale interverranno la ministra Teresa Bellanova, Paolo De Castro, eurodeputato, Luigi Consiglio, presidente di Gea, Michele Morgante, accademico dei Lincei, Federico Vecchioni, amministratore delegato delle Bonifiche Ferraresi, e Carlo Lambro, presidente di New Holland Agriculture e CEO di CNH Industrial Italia.  

Ricerca, Coronavirus: Scoperto composto per fermare la replicazione di Covid-19

Ricercatori del Politecnico di Milano sono stati in grado di stabilire che uno specifico composto è in grado di inibire con efficacia la replicazione del virus SARS-CoV-2. Lo studio sul prestigioso New Journal of Chemistry.




Si chiama Ebselen (2-fenil-1,2-benzoselenazol-3 (2H) one); è un composto attivo contro diversi virus a RNA, tra cui il retrovirus responsabile della pandemia COVID-19. E' stato scoperto grazie ad uno studio condotto da ricercatori del Politecnico di Milano che sono stati in grado di stabilire, dopo averne analizzati oltre 10.000, che il composto è in grado di inibire con maggior efficacia la replicazione del virus SARS-CoV-2.

Nella propagazione di un virus due elementi sono importanti: la sua capacità di infettare le cellule dell’ospite entrando al loro interno e quella di replicarsi nelle cellule infettate. Per quando riguarda SARS-CoV-2, la proteina Mpro gioca un ruolo importante nella replicazione e trascrizione del virus. Mpro costituisce quindi un bersaglio particolarmente promettente per bloccare il virus stesso perché un composto che inibisca Mpro, blocca il virus; la particolarità di Ebselen è proprio quella di essersi rivelato l’inibitore più potente di Mpro.

"Abbiamo individuato che l’atomo di selenio di EBSELEN interagisce fortemente con alcuni gruppi tipicamente presenti nelle proteine attraverso il legame calcogeno, un’interazione che da anni è oggetto di studio nei nostri laboratori, inibendo la replicazione del virus. Questo rappresenta un importante passo avanti nella lotta al COVID-19." Afferma il Prof. Giuseppe Resnati del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica "Giulio Natta" del Politecnico di Milano.

Agricoltura, la ricerca per l'innovazione: dalle varietà alle biotecnologie fino ai sistemi colturali sostenibili

La ricerca per l'innovazione di tre filiere di riferimento dell'agroalimentare italiano. Ecco tutte le novità di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura.   



Il CREA, ente italiano di ricerca sull’agroalimentare, sta svolgendo attività di ricerca in tutti i segmenti delle tre filiere di riferimento, introducendo nei diversi sistemi produttivi innovazioni di prodotto e di processo. Come dichiarato da Paolo Rapisarda, Direttore del CREA Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, la costituzione di nuove varietà è indubbiamente un’attività rilevante, che viene effettuata sia attraverso le tecniche tradizionali di miglioramento genetico (il CREA vanta, infatti, circa 100 privative vegetali), sia attraverso le nuove biotecnologie. Le innovazioni di processo, invece, riguardano sia i metodi di produzione (bassi input chimici e idrici) sia le strategie per implementare la difesa fitosanitaria sostenibile, nonché lo sviluppo di tecnologie innovative per l’industria di trasformazione della frutta e olearia.  

INNOVAZIONE VARIETALE 

Il centro sviluppa nuove tipologie di frutti dalle benefiche proprietà nutrizionali e salutistiche o in grado di resistere agli stress biotici e abiotici. In particolare, selezioniamo ad esempio nuove varietà di olivo in grado di risentire meno delle influenze ambientali e degli effetti del cambiamento climatico e di adattarsi alla coltivazione ad alta quota, verificando le caratteristiche sensoriali e salutistico-nutrizionali degli oli per ottenere un prodotto tipico, di altissima qualità ed esclusivo dell’areale del Parco della Sila (REGEROLI). Si stanno mettendo a punto, inoltre, varietà resistenti alle malattie causate da agenti patogeni fungini e batterici: è il caso della Puglia, zona infetta da Xylella fastidiosa, dove stiamo programmando di  impiantare  una ricca collezione di germoplasma olivicolo che consentirà di selezionare direttamente delle varietà meno suscettibili al batterio e più adatte alla coltivazione in quell’areale, ampliando la scelta varietale e contribuendo ad incrementare la biodiversità olivicola (SALVAOLIVI). Inoltre, sono state ottenute nuove varietà a polpa rossa di arancio dolce e mandarino, con epoca di maturazione precoce e tardiva, per ampliare il calendario di commercializzazione e di nuovi portinnesti di agrumi resistenti al virus della tristezza (CTV) con adattabilità a suoli calcarei e salini. Infine, nuove tipologie di pere, mele e pesche a buccia e polpa rossa, assecondando le richieste del consumatore, sempre più attratto dai frutti di colore rosso, sia per la qualità estetica che per il contenuto in sostanze bio-attive.  

BIOTECNOLOGIE SOSTENIBILI  

Una vera rivoluzione tecnologica per la biodiversità agricola, in grado di aumentare la sostenibilità sociale e ambientale e la produttività delle colture frutticole, grazie anche all’introduzione di resistenze ai diversi patogeni. Dopo aver coordinato il consorzio internazionale che ha ottenuto la sequenza del genoma in Pesco (DRUPOMICS), è stata sviluppata una piattaforma di genotipizzazione massiva, un chip con cui si analizzano 9000 marcatori contemporaneamente, aumentando il livello di informazione a costi ridotti. Il chip è stato utilizzato per costituire una collezione di riferimento europea per la biodiversità del pesco (“PeachRefPop”) che, per la prima volta, raccoglie in un unico disegno sperimentale oltre 400 varietà provenienti dalle più importanti banche di germoplasma europee e che è parzialmente conservata presso il CREA (FRUITBREEDOMICS). La collezione, frutto di una collaborazione internazionale, si inquadra tra le azioni mirate ad un utilizzo consapevole dell’agrobiodiversità frutticola ed è fondamentale per la conservazione e lo sfruttamento delle risorse genetiche di pesco e altre drupacee.  Replicare una collezione in diversi ambienti consente di comprendere le complesse interazioni fra pianta e ambiente.  

INNOVAZIONI DI PROCESSO 

Applicazione della chimica verde sia per ridurre o eliminare l'uso e la generazione di sostanze pericolose nei processi industriali sia per la creazione di rivestimenti edibili (edible coating) che consentono di preservare la qualità e rallentare l’imbrunimento del prodotto nel corso della frigoconservazione e della shelf-life. E’ stato inoltre sviluppato un sistema Blockchain applicato alla filiera di produzione e commercializzazione dell'arancia rossa di Sicilia IGP, con l'obiettivo di garantire la tracciabilità e valorizzare un prodotto Made in Italy (AGROFILIERE).  

SISTEMI COLTURALI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE 

Le attività implementate sono orientate ad aumentare la sostenibilità, la biodiversità, la produttività e la resilienza dei sistemi agricoli, in diversi ambienti mediterranei. L’incremento della biodiversità delle specie e varietà coltivate e la conseguente riduzione dell’uso di input esterni, in aggiunta alla riduzione degli stress termico e idrico, comporta infatti un aumento della biodiversità non coltivata (flora e fauna spontanea) dell’agro-ecosistema, oltre che a un miglioramento della sostenibilità nel complesso (BIODIVERSIFY).   

Ricerca delle migliori consociazioni arboreo-erbacee e oliveto-allevamento per ridurre l’impatto ambientale dell’oliveto. L’ombra parziale e la traspirazione dell’albero mitigano lo stress termico e idrico della coltura sottostante, gli animali possono provvedere al diserbo e alla concimazione, oltre a fornire anche altri servizi ecosistemici, migliorando produttività e sostenibilità. Due esempi vincenti di consociazioni sono olivo-asparago selvatico e olivo-pollo.     

Vino e territori, Barbera D'Asti: una ricerca fotografa il valore della storica DOCG piemontese

Una nuova ricerca a cura di Qualivita e promossa dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, fotografa il valore della storica DOCG grazie all'importante contributo del Consorzio in un progetto di crescita e di sviluppo del territorio.




Una storia antichissima quella della Barbera d’Asti DOCG che si proietta nel futuro grazie a valori produttivi ed economici importanti e in crescita e alle buone pratiche messe in atto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato: questo in sintesi è ciò che emerge da una nuova ricerca della Fondazione Qualivita.

Prima fra le Barbera del Piemonte per i volumi certificati, la Barbera d’Asti DOGC nel 2019 ha visto attestare a 21 mln € il valore della sua produzione certificata sfusa, a fronte di 164 mila hl di prodotto a denominazione, frutto del lavoro di oltre 3.000 operatori(circa il 30% diquellipiemontesi), disposti in 167 comuni tra le province di Asti e Alessandria. Risultati importanti e in crescita: il valore della produzione certificata sfusa della Barbera d’Asti DOCG è cresciuto del +28% nel corso ultimi 5 anni, quasi dieci punti in più del valore relativo a tutta la produzione a denominazione d’origine del Piemonte.

Questa crescita del valore ha due principali motivazioni: una buona progressione dei prezzi e una buona tenuta dei mercati sia nazionali che esteri. Sul prezzo in particolare si assiste ad una variazione di +44% per la Barbera d’Asti DOCG, considerando la media dei prezzi media 2010-2014 e quella 2015-2019, a fronte di un incremento dei prezzi dei vini DOC-DOCG italiani del +27%.

Oltre a fotografare i valori produttivi ed economici, la ricerca ha evidenziato le buone pratiche di questo percorso di crescita della DOCG e del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. Lo ha fatto valutando 4 pilastri fondamentali: la comunità, cioè il capitale sociale produttivo; il valore, cioè il capitale sociale di mercato; le azioni per il futuro, sintesi prospettica del capitale sociale produttivo e di mercato; l’identità, attraverso la condivisione di valore, cioè il capitale sociale ambientale. Oltre 300 le aziende socie del Consorzio nel 2019, raddoppiate rispetto al 2014 a conferma del ruolo di aggregatore di interessi riconosciuto al Consorzio negli ultimi anni. Questo patrimonio relazionale, che combina le risorse e le competenze dei soci, permette di rendere più efficace ed efficiente la co-produzione di valore e lo sviluppo comune per costruire un vantaggio competitivo sostenibile e una conoscenza condivisa.

Tra le buone pratiche realizzate dal Consorzio di tutela per crescere il valore e costruire il futuro: il progetto Barbera 2.0 condotto con l’Università degli Studi di Torino con lo scopo di creare un’innovativa mappa sensoriale della Barbera d’Asti DOCG attraverso l’analisi delle aree di produzione e delle caratteristiche chimico-fisiche e sensoriali del vino e l’azione legale internazionale per la registrazione della Barbera d’Asti DOCG nel mercato cinese a tutela dei veri produttori.

Una survey online somministrata ai referenti dei Comuni dell’areale di produzione ha dato poi voce agli stakeholder del territorio interrogati sul legame della Barbera d’Asti DOCG e il suo indotto. Ben il 46% dei rispondenti trova che vi sia una relazione molto forte tra la DOCG e il territorio, riconosciuta anche dai turisti (58%), confermando così la denominazione come simbolo di un territorio. Proprio il turismo, si rileva strategico per la Barbera d’Asti DOCG: per il 58% dei rispondenti l’aumento dei flussi turistici è infatti il principale impatto che essa ha sul territorio. I dati sui flussi turistici mostrano con evidenza questo aumento: negli ultimi 5 anni nella provincia di Asti gli arrivi sono aumentati del +28% e le presenze del +15% (dati Istat, variazione 2019 su 2014).

Una crescita che porta con sé lo sviluppo di altri settori, dai servizi alle infrastrutture, fino alle ricadute benefiche su tutto il tessuto territoriale. «Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato - ha dichiarato Filippo Mobrici, presidente del Consorzio di Tutela della Barbera, Vini d'Asti e del Monferrato - con le sue 13 denominazioni (4 DOCG, Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato, Terre Alfieri e 9 DOC, Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato, Piemonte), può essere considerato il cuore unitario di un territorio unico e ricco di unicità enologiche, paesaggistiche e culturali, dal 2014 Patrimonio dell’Umanità Unesco. Uno scenario che rappresenta circa il 30% della superficie vitata a D.O. del Piemonte, dove convergono lavoro, cultura e occupazione. Nasce da questa consapevolezza la volontà di investire in un progetto di ricerca che, a cominciare dalla Barbera d’Asti Docg, prodotto di massima identità in termini economici e di immagini, arrivi a tracciare un quadro analitico circostanziato del Monferrato del vino; un lavoro che metta in evidenza le attività e i numeri del Consorzio e le prospettive dei nostri vini, importanti e blasonati ambasciatori del made in Italy nel mondo».

«La nuova ricerca, realizzata dalla Fondazione Qualivita per il Consorzio di Tutela della Barbera, Vini d'Asti e del Monferrato conferma come, anche in un momento di crisi come questo, i Consorzi di tutela siano strumenti di organizzazione e sviluppo che permettono di trovare soluzioni di crescita significative per tutto il territorio - ha affermato Mauro Rosati, Direttore Generale di Fondazione Qualivita. Per analizzare questi processi abbiamo elaborato un modello di ricerca originale, basato su dati primari e secondari, indirizzato a cercare sia i dati economici che le altre dimensioni valoriali delle filiere legate alla zona di origine; turismo, sviluppo rurale, coesione sociale, sostenibilità ambientale sono solo alcuni degli ambiti in cui la Barbera d’Asti DOCG ed in generale tutte le Indicazioni Geografiche più evolute riescono ad affermare dinamiche positive per i produttori e per un intero territorio».

giovedì 19 novembre 2020

Debutta Wine to Asia. Italia in prima fila. La ripartenza fisica delle fiere inizia dalla Cina

Duecento espositori, otto paesi rappresentati, dodici masterclass due forum e buyer provenienti da tutte le principali città della Greater Bay Area cinese. Questa è Wine to Asia, la start up di Veronafiere al debutto venerdì 20 e sabato 21 novembre all’Intercontinental hotel di Shenzhen. 



Italia in prima fila. La ripartenza fisica delle fiere inizia dalla Cina con una manifestazione che si aggiunge alla ventennale esperienza di Veronafiere iniziata con il fuori salone a Chengdu e con l’attività di roadshow in città di prima e seconda fascia che per questo 2020 ha toccato Shanghai e Xiamen.

Organizzato dalla società  Shenzhen Baina International Ltd controllata di Veronafiere in partecipazione con Pacco Communication, Wine to Asia è un evento b2b. Proprio a Shenzhen infatti hanno sede oltre alle molto conosciute aziende big tech, anche il 30 per cento degli importatori cinesi di vino e la vivacità della città è in grado di influenzare i trend della zona che va da Hong Kong a Guangzhou.

Ad esporre a Wine to Asia anche diverse collettive tra le quali quella italiana organizzata da Ice Agenzia (la più rappresentata con circa 70 espositori), Wines of Chile, Rioja e una delle regioni emergenti della produzione del vino in Cina, l’Huailai.

«Un particolare merito va ai produttori che hanno osservato la quarantena imposta dal governo cinese ai passeggeri in arrivo dall’estero per essere presenti in prima persona. Questa prima edizione, che ha rischiato più di ogni altro evento di non tenersi, si presenta ai nastri di partenza con numeri oltre ogni aspettativa con più di metà aziende dall’Italia – commenta il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani –. Non solo, sono sold out tutti gli eventi in programma e questo la dice lunga sull’attesa di un evento in presenza anche su un mercato fortemente orientato al digitale e all’online».

La Cina è il quinto Paese al mondo per consumi di vino in volume, alle spalle di Stati Uniti, Francia, Italia e Germania con la quota di mercato dell’Italia che si attesta intorno al 7 per cento. Il vino ha dunque un grande spazio di crescita, e quello italiano ha degli assi in più da giocare, grazie alla varietà dei vitigni autoctoni e ai valori che il Made in Italy porta con sé. 

«Il mercato cinese è in continua evoluzione con i gusti dei consumatori che pian piano si stanno affinando. Certamente la pandemia da Coronavirus ha avuto un impatto sul mercato e molti distributori hanno chiuso o hanno visto una drastica riduzione dei fatturati, tuttavia stiamo riscontrando un'evoluzione dei consumi con la richiesta di nuovi prodotti – spiega Simone Incontro, responsabile di Veronafiere per l’Asia –. È il caso appunto dei vini naturali che vedremo esposti nell'area Living Wine, i quali stanno comparendo sempre di più nei portafogli di importatori e distributori»

La sezione Living Wine, area dedicata ai vini biologici e biodinamici, è la più grande mai vista prima sui vini naturali in una fiera internazionale con 100 etichette e 30 aziende.

Iniziative online, poi, affiancano l’evento business fisico grazie live streaming e flash sale con il gigante online PinDuoDuo, in collaborazione con ICE.  Espositori e visitatori, inoltre, possono contare sulle funzionalità della mini-app Wechat di Wine to Asia.

Infine, ristoranti, wine bistro e locali della zona, in occasione della Greater Bay area wine week, offrono menu speciali in abbinamento al vino.

martedì 17 novembre 2020

Genomica e Bioinformatica: le sfide della ricerca per piante sempre più made in Italy... a cominciare dal seme

La ricerca con il CREA, scende in campo con Genomica e Bioinformatica per rendere l’industria delle sementiera italiana protagonista del mercato sementiero e l’agricoltura nazionale “proprietaria” dei semi che coltiva. Le principali tappe per essere protagonisti della rivoluzione genomica che ci attende nei prossimi anni.




E’ la “Genomica” (il moderno nome della genetica) - cioè la scienza che descrive e determina le caratteristiche degli esseri viventi - l’ultima frontiera di un’agricoltura sempre più sostenibile, competitiva e resiliente ai cambiamenti climatici. Ed è in questo ambito che opera il CREA Genomica e Bioinformatica, con l’obiettivo di rendere l’industria sementiera italiana protagonista del mercato sementiero e l’agricoltura nazionale “proprietaria” dei semi che coltiva, una condizione che oggi spesso non si verifica. 4 le principali tappe per essere protagonisti della rivoluzione genomica che ci attende nei prossimi anni.

Una nuova dimensione della biodiversità 

Dopo aver sequenziato i genomi delle principali specie agrarie, la sfida dei prossimi anni sarà comprendere la biodiversità. Comprendere è molto più che caratterizzare e conservare, è trovare i geni che rendono una varietà diversa da un’altra. Sarà necessario ricorrere sempre più al sequenziamento completo dei genomi di varietà/linee diverse della stessa specie, in modo da costruire il pangenoma, cioè la somma dei geni di tutte le varietà di una specie, compresi quelli presenti solo in alcune varietà e che sono i responsabili della biodiversità. Conoscere il pangenoma significa, ad esempio, capire in modo approfondito cosa rende le nostre varietà tipiche diverse dalle altre, ma anche quali geni ci servono per selezionare le varietà necessarie per l’agricoltura di oggi.   

Una piattaforma di genomica avanzata per il miglioramento genetico 

Si tratta di applicare il genome editing (cioè la biotecnologia recentemente premiata con il Nobel) al miglioramento genetico delle principali specie coltivate (progetto BIOTECH). Si ricercano nuovi geni per resistenza alle malattie ai picchi termici estivi ed alla limitata disponibilità idrica e si sviluppano nuovi modelli di selezione basati sulla selezione genomica, una tecnologia che consente di predire le migliori combinazioni di geni per permettere alle piante di adattarsi alle condizioni climatiche future e di essere coltivate con il minor impatto ambientale possibile. In questa prospettiva, il Centro Genomica e Bioinformatica è impegnato nel trasferire al sistema sementiero nazionale le avanzate tecnologie messe a punto e per questo lavora in stretta collaborazione con il mondo sementiero, tramite progetti di finanziati direttamente da privati. 

La scoperta dei microrganismi intorno alle piante 

Ogni pianta vive circondata da un universo di microrganismi, alcuni patogeni, altri benefici. Studiandolo con gli strumenti genomici, si possono isolare i ceppi benefici da utilizzare per promuovere la performance agronomica e la resilienza agli stress ambientali delle colture. 

Il DNA per tracciare le filiere agroalimentari 

La tracciabilità è un requisito essenziale per garantire la qualità delle produzioni agricole e dei prodotti alimentari ed i metodi basati sul DNA si stanno affermando come strumenti di controllo affidabili, efficienti ed altamente sensibili. Quindi, se da un lato, il Centro studia i genomi delle piante, dall’altro usa queste informazioni per sviluppare sistemi di tracciabilità delle filiere agroalimentari basati sul tracciamento del DNA: presso il Centro si stanno sviluppando test da impiegare direttamente sui luoghi di produzione, con costi limitati e gestibili anche da personale non specializzato. 

"Non c’è agricoltura senza genetica ed avere in mano i semi e le conoscenze necessarie per la selezione dei semi significa avere in mano le chiavi dell’agricoltura - spiega Luigi Cattivelli, direttore CREA Genomica e Bionformatica - Il futuro richiede nuove varietà idonee alle nuove condizioni climatiche, servono varietà moderne per i tempi moderni. Il Centro sviluppa ed applica le conoscenze genomiche più avanzate per consentire al Paese di essere protagonista del settore sementiero e dare all’agricoltura italiana la proprietà dei semi che coltiva." 

venerdì 13 novembre 2020

Covid. Wine2Wine exhibition, la start up di Veronafiere dedicata al settore vitivinicolo, diventa “digital”

Versione 100% digitale per Wine2Wine 2020: piattaforma unica per business, degustazioni e networking. Preview sabato 21 novembre con l’International Summit e OperaWine con Wine Spectator. Da domenica 22 a martedì 24, sulla piattaforma online in calendario gli incontri b2b. Da lunedì 23 al via due giorni di business forum con oltre cinquanta appuntamenti. Tra gli appuntamenti, anche il convegno sul tema “Il vino nello scenario globale che cambia: le sfide della filiera”.



 

Switch digitale per wine2wine con appuntamenti dal 21 al 24 novembre. Wine2Wine exhibition, la start up di Veronafiere dedicata al settore vitivinicolo, diventa “digital” e con gli oltre 50 seminari di wine2wine business forum insieme a Operawine, si trasferisce integralmente sulla già attiva piattaforma dedicata “VeronaFiere Plus” (qui). Un cambio necessario dopo il Dpcm emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri domenica 24 ottobre, che ha sancito la cessazione di ogni attività fieristica in presenza fino al 24 novembre. I tre eventi in uno, nati per aggregare business, contenuti, incontri, formazione e idee si trasferiscono quindi online, senza però venire meno all’obiettivo di sostenere il rilancio del mercato vitivinicolo e del sistema-Italia. 

Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Abbiamo messo a punto la massima interazione possibile per un evento che, giocoforza, si è dovuto trasferire online. A ciò si aggiunge un palinsesto di contenuti e di presenze business di altissima qualità. Un evento di servizio pensato a supporto del settore, per questo ringraziamo i numerosi partner che con noi stanno scommettendo compatti per la ripartenza del vino italiano. wine2wine sarà anche in grado di colmare la distanza tra operatori da tutto il mondo, grazie a incontri b2b, webinar, workshop e all’ampliamento del palinsesto di wine tasting degustazioni in remoto da Europa, Cina, Stati Uniti, Giappone e Brasile». 

Confermato il programma degli eventi comprese le anteprime di sabato 21 novembre. Ad aprire i lavori l’International summit sul tema Il futuro del vino: visioni differenti, unica prospettiva. Scenari attuali e possibili sfide del prossimo decennio. Sponsorizzato da Unicredit, l’evento vedrà la partecipazione di player internazionali e nazionali del settore, dei rappresentati istituzionali quali il direttore Ismea Raffaele Borriello, il presidente ICE Carlo Ferro e della ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova.

Nell’incontro sarà presentata una ricerca realizzata da Nomisma Wine Monitor per Osservatorio Vinitaly che fornirà i dati del mercato nell’anno più complesso di sempre e che illustrerà un’indagine condotta sulle aziende italiane per tracciare il profilo del wine business nell’era post Covid. 

Nel pomeriggio OperaWine, con la presentazione da parte di Wine Spectator dei 100 top produttori 2021 e a seguire una sessione di domande e risposte. Tra i tanti appuntamenti in calendario anche la Giornata Congressuale Assoenologi 2020 di domenica 22 e la tavola rotonda di lunedì 23 novembre Vino e grande distribuzione di fronte al cambiamento dedicata alla GDO Italiana.

Lunedì 23 e martedì 24, grande spazio all’internazionalità con 12 wine tasting riservati ai buyer esteri in collegamento da USA, Cina, Giappone, Brasile, Regno Unito, Paesi Bassi.

Oltre cinquanta le sessioni, sempre in digitale, a wine2wine business forum con una platea di settanta relatori internazionali impegnati nell’affrontare tematiche di mercato quali globalizzazione, post-COVID, nuove modalità di consumo e di acquisto, enoturismo, marketing e digitalizzazione. Due focus speciali riguarderanno la leadership femminile e l’inclusività nella wine industry.

Tra gli appuntamenti, anche il convegno sul tema “Il vino nello scenario globale che cambia: le sfide della filiera” (23 novembre) al quale prenderanno parte i vertici di Federdoc, Unione Italiana vini, Federvini, Alleanza per le cooperative, Fivi e il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani.

L’area espositiva virtuale di wine2wine exhibition digital infine, fornisce alle aziende vinicole l’opportunità di promuovere i propri brand e prodotti, tutti indicizzati con tag per una ricerca rapida da parte dei visitatori registrati, attraverso filtri e suggerimenti automatici.

giovedì 12 novembre 2020

Agricoltura e cambiamento climatico, al via Life Ada, il progetto per aumentare la resilienza del settore

Life Ada, il progetto che avrà UnipolSai come capofila, mira a fornire a produttori ed agricoltori le conoscenze per adattarsi ai cambiamenti climatici. Previsti impatti positivi su emissioni e consumi riconducibili alle attività agricole. L’iniziativa potrà contare su un budget totale di quasi 2 milioni di euro, partirà in Emilia-Romagna e sarà poi esteso a Veneto, Toscana e Lazio per un totale di 6.000 agricoltori.



Al via il progetto LIFE ADA (ADaptation in Agricolture) che ha l’obiettivo di aumentare la resilienza del settore agricolo, attraverso lo sviluppo di strumenti di conoscenza e pianificazione che le forme aggregate di produttori ed agricoltori possano utilizzare per adattarsi ai cambiamenti climatici.

I principali obiettivi dell’iniziativa, che potrà contare su un budget totale di quasi 2 milioni di euro, di cui circa la metà co-finanziata dalla UE, sono i singoli agricoltori e le Organizzazioni di Produttori in tre filiere agroalimentari: prodotti lattiero-caseari (Parmigiano Reggiano), vino, frutta e verdura.

Il progetto, che coinvolgerà UnipolSai come capofila e partner quali ARPAE Emilia-Romagna, Cia – Agricoltori Italiani, CREA Politiche e Bioeconomia, Festambiente, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Regione Emilia-Romagna, verrà implementato inizialmente in Emilia-Romagna e successivamente replicato in Veneto, Toscana e Lazio per un totale di 6.000 singoli agricoltori nelle regioni selezionate e 15.000 agricoltori a livello nazionale. A lungo termine, il numero potenziale di utenti dello strumento ADA nelle tre filiere selezionate saranno 242.000 agricoltori, che rappresentano circa 1.140.000 lavoratori e 2,6 milioni di ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata).

L’iniziativa sarà presentata domani 13 novembre, alle ore 15.30, nel corso del webinar “LIFE ADA – Agricoltura e cambiamenti climatici: adattamento e resilienza per fermare la febbre del pianeta” che vedrà la partecipazione di Pierluigi Stefanini (Presidente Unipol), Alessio Mammi (Assessore all'agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna) e Dino Scanavino, (Presidente Cia – Agricoltori Italiani). Il progetto si basa sull’implementazione di un modello innovativo di partenariato pubblico-privato tra assicurazione, pubblica amministrazione (Regioni), istituzioni tecnico-scientifiche, ONG e forme aggregate di produttori (OPI o cooperative).

In particolare, LIFE ADA intende trasferire conoscenze ai produttori sugli scenari climatici e sulla gestione dei rischi e delle misure di adattamento per migliorare la capacità degli agricoltori ad affrontare i rischi climatici attuali e futuri, costruire strumenti adeguati di supporto al loro processo decisionale nella definizione di piani di adattamento efficienti a livello di azienda agricola e di filiera e promuover un approccio innovativo da parte dell’assicurazione per rafforzare la capacità di riduzione del rischio climatico (attuale e futuro) al fine di mantenere l'assicurabilità degli agricoltori a lungo termine, nonostante l'aumento dei rischi catastrofici e sistemici.

Nel lungo periodo, alcuni impatti previsti del LIFE ADA sono la riduzione dell'1% delle emissioni di CO2, del 2% delle emissioni di NH3, del 5% di consumo di acqua, del 5% di consumo di energia, oltre ad un miglioramento del 3% della resilienza degli abitanti alle inondazioni e un aumento del 17% della gestione sostenibile delle aree agricole nei tre anni di progetto.

Formazione: Webinar gratuiti su sostenibilità, terroir e scienza del vino

In programma quattro interessanti Webinar gratuiti a cura di Vinidea. Viticoltura sostenibile, champagne e il suo terroir, scienza del vino: la formazione corre sul Web. 




Vinidea, società italiana leader nella formazione e nell'aggiornamento tecnico per il settore vitivinicolo, organizza quattro interessanti Webinar gratuiti. In programma Viticoltura sostenibile: dalle parole ai fatti, la Francia con una delle regioni vitivinicole più affascinanti del mondo: AU CŒUR DU CHAMPAGNE, quattro passi nella storia del vino di Champagne. Infine la scienza in enologia con le instabilità colloidali del vino e gli strumenti per combatterle e un focus sulle nuove tecnologie dell’internet delle cose (IOT) in aiuto ai vitivinicoltori.

Il webinar, a causa della recente crisi sanitaria, è un format che è salito velocemente agli onori della cronaca. Vinidea in un ottica di formazione e business, ne ha organizzati quattro gratuiti da seguire online. I vari relatori durante il seminario svilupperanno, come sempre in modo esaustivo, i diversi argomenti tecnici, presentando esperienze e le sintesi aggiornate delle conoscenze scientifiche e pratiche. 

Si inizia martedì 17 novembre alle ore 17.30 con Viticoltura sostenibile: dalle parole ai fatti a cura di Valeria Fasoli e Giovanni Bigot. Verrà analizzata la stagione 2020 attraverso l'osservazione dell’andamento termopluviometrico e degli indici bioclimatici delle principali DOC e DOCG italiane, a confronto con le più importanti denominazioni internazionali. Sulla sanità delle uve invece si darà una lettura della stagione dal germogliamento alla vendemmia attraverso modelli previsionali in considerazione delle diverse sensibilità varietali alle principali ampelopatie. Infine saranno analizzate le produzioni per vitigno, ponendo attenzione al numero di grappoli, al loro peso medio e all'importanza del peso medio acino. 

Un viaggio alla scoperta di uno dei luoghi più affascinanti ed iconici della Francia. Una lezione di apertura al ciclo AU CŒUR DU CHAMPAGNE in programma lunedì 23 novembre alle 20.30 a cura di Daniela Guiducci, enologa, formatrice e giornalista, avrà l'intento di ripercorrere le tappe principali della storia del vigneto e dei vini della Champagne. Una storia quella dei dei vini effervescenti che è millenaria e le cui prime citazioni sono addirittura riconducibili al Libro dei Salmi. Non mancherà quindi di doversi districare tra leggenda e verità... 

La scienza del vino scende in campo con le instabilità colloidali e gli strumenti per combatterle. Il 30 novembre alle 17.00 appuntamento quindi con l'enologia cercando di capire quali sono i composti di uve e vino che partecipano alle aggregazioni colloidali e quindi alle precipitazioni, quale è il loro ruolo, positivo o negativo dal punto di vista sensoriale e tecnologico e quali sono i test predittivi e i metodi preventivi utilizzabili dagli enologi. Relatore Matteo Marangon, professore associato all'Università di Padova condividerà con i presenti al seminario la sua esperienza internazionale e le scoperte di anni di ricerca su queste tematiche. Faccio presente che il presente webinar nasce in seno a Vintegro, un progetto finanziato nell'ambito del partenariato Europeo per l'innovazione e del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana i cui partner del gruppo operativo sono Antinori, Col d'Orcia, Avignonesi, ISVEA, Università degli studi di Firenze, Vinidea e CAICT. Nello specifico il progetto che ha avuto inizio in febbraio 2019 e durerà 32 mesi, si occuperà di Integrità e stabilità del vino Toscano. Esso prevede la produzione di vini con il minore ricorso a pratiche enologiche additive e/o sottrattive, riducendo impatto ambientale ed economico e intende affrontare il problema dell’instabilità del vino e in particolare, quello dell’instabilità macromolecolare. Per non correre rischi, non potendo ora prevedere se e quanto un vino darà origine a precipitati, il tecnico può tendere ad esagerare con i trattamenti stabilizzanti, siano essi di tipo fisico oppure chimico rischiando di spogliare il vino delle sue costituenti tipiche. Il gruppo operativo sta lavorando a un test previsionale della instabilità di un vino, attraverso un protocollo rapido ed economico che può essere applicato ad un vino in varie fasi del processo di produzione. Per maggiori informazioni contattare ISVEA o consultare il sito www.vintegro.eu.

Mercoledì 9 dicembre alle 16.00, sarà la volta di una delle tecnologie più promettenti per il vigneto del futuro: Internet delle cose (IOT), una vera e propria rivoluzione in quanto rappresenta nella sua semplicità di concezione, la naturale evoluzione dell’uso di Internet, in cui la pianta nel vitigno acquisisce un ruolo attivo grazie al collegamento alla rete attraverso dispositivi, apparecchiature, impianti e sistemi intelligenti, in grado di identificare situazioni importanti, elaborando dati, tracciando una mappa e dando un’identità elettronica alle cose e ai luoghi dell’ambiente fisico. Di tutto questo si farà una panoramica cercando soluzioni concrete proposte ai viticoltori ed enologi per il loro lavoro quotidiano. Si parlerà quindi di sensori di temperatura/umidità nel suolo, stima della resa, fenologia, monitoraggio dello stato di salute, analisi remota del vino alla portata di tutti, software gestionale per viticoltura e produzione di vino, monitoraggio del vino durante il trasporto e realtà virtuale al servizio del marketing. Il webinar sarà tradotto simultaneamente in italiano.

Di seguito il programma dettagliato dell'evento:

16h00 Benvenuto e istruzioni

La rilevanza delle tecnologie dell'internet degli oggetti in agricoltura, tendenze europee e mondiali - George Beers - Università di Wageningen, coordinatore del progetto IoF2020

A proposito del progetto IoF2020 - Jovana Vlaskalin - Istituto Biosense 

Le tecnologie dell'internet degli oggetti sono utili per la produzione di uva e vino? - Gianni Trioli - Vinidea

16h15   Implementazione delle tecnologie IOT tutte nella catena del valore dell'uva

Sensori del suolo per temperatura e umidità, post-raccolta

Vincenzo Verrastro, CIHEAM

16h30   Nuovi strumenti per il monitoraggio delle condizioni della vite

Analisi delle immagini, stima del rendimento, fenologia, monitoraggio della salute

Christian Germain, Laboratoire IMS Bordeaux

Jean- Jacques Dubourdieu, Denis Dubourdieu Domaines 

16h45   Come semplificare il vostro lavoro quotidiano utilizzando Process2Wine una soluzione intelligente per la viticoltura?

Software gestionale viticoltura produzione di vino

Olivier Sommier, ERTUS

17h00    Analisi remota del vino - o spettrometria FT-IR alla portata di tutti   

Prodotti di fermentazione

Stefano Ferrari, ISVEA

17h15   Strumenti IOT per valorizzare e rafforzare la certificazione dei vini di qualità

Strumenti per gli auditor, ispezione dei vigneti e delle cantine, monitoraggio remoto della vinificazione, realtà virtuale nella promozione del vino

Francesca Romero, Matteo Balderacchi, Valoritalia

17h30   Collaborazione e tracciabilità nella filiera dei vini: una piattaforma al servizio del settore

Monitoraggio temperatura umidità shock durante il trasporto, interazione con il cliente finale

Mattia Nanetti, WENDA

17h45   L'infrastruttura alla base del sistema intelligente dell'internet degli oggetti: ridurre gli input nel vigneto, gestire la complessità della cantina e migliorare la qualità del vino

Mario Diaznava, ST Microelectronics

18h00   Sessione dedicata alle domande

Come dicevo i webinar sono completamente gratuiti previa registrazione sul sito vinidea.it/

martedì 3 novembre 2020

Vino naturale, futuro dell'industria vinicola cinese

Il vino naturale è il futuro dell'industria vinicola cinese. A sostenerlo è Li Hua, considerato il "padre del vino cinese moderno".

Azienda vitivinicola biodinamica Silver Heights a Ningxia 



Sembra che il movimento del vino naturale abbia trovato un alleato in uno degli enologi più influenti della Cina. Si tratta di Li Hua, massimo enologo cinese e noto come il "padre del vino cinese moderno". Parlando alla diciassettesima conferenza annuale dell'Istituto cinese di scienza e tecnologia alimentare (CIFST), tenutasi nella città nord-occidentale di Xi'an, Li ha esortato i vitivinicoltori in Cina a produrre vini naturali a basso intervento e privi di sostanze chimiche.

Li Hua è un peso massimo dell'industria vinicola cinese; ha conseguito il dottorato a Bordeaux all'inizio degli anni '80 ed è tornato in Cina nel 1986 per avviare il primo programma enologico del paese, fondando poi la prima scuola di viticoltura ed enologia del paese. Oggi Li è decano onorario a vita del dipartimento di viticoltura ed enologia dell'università A&F nordoccidentale.

Il sostegno più esplicito di Li per i vini naturali è arrivato nel periodo in cui la vitivinicoltura del paese stava attraversando un periodo stagnante con una produzione ed esportazioni in calo. Il suo sostegno è stato decisivo per promuovere l'industria vinicola nazionale. La Cina ad oggi è il settimo produttore di vino al mondo, ma il suo volume di produzione di vino si è ridotto negli ultimi anni, con l'annata 2019 che è scesa al minimo storico con 4,51 milioni di ettolitri.

All'inizio di giugno, il presidente cinese Xi Jinping ha visitato Ningxia, la principale regione vinicola della Cina, decidendo di soffermarsi presso cantine e vigneti. La mossa è stata vista dagli addetti ai lavori come un incoraggiamento ed una azione di stimolo per l'industria del vino del paese.

Li Hua nel suo discorso ha affermato che il vino naturale contribuirà a garantire una produzione vinicola sostenibile e di alta qualità nel paese e contribuirà ad un rapido sviluppo dell'industria vinicola globale; un risultato questo grazie anche al contributo della ricerca scientifica e all'identificazione e caratterizzazione dei lieviti di rilevante interesse enologico. Un passaggio determinante questo che sicuramente contribuirà a superare l'attuale sistema di omogeneizzazione dei vini da parte della maggioranza delle aziende vinicole cinesi.

Tutte le azioni da intraprendere quindi, secondo l'enologo, saranno nel segno dell'innovazione con la creazione di biodiversità nel vigneto e riducendo l'uso della chimica n cantina. La vinificazione dovrà di fatto essere la più naturale possibile, con meno interventi artificiali. Il vino naturale che ne deriva rifletterà le caratteristiche varietali originali, ovvero il terroir: concetto ancora non particolarmente percepito nel paese del dragone.

In Cina da qualche anno la pratica della vinificazione biologica, biodinamica o naturale, ha iniziato a prendere piede. Nel 2018, quando il Concours Mondial de Bruxelles si è svolto in Cina, oltre un terzo dei campioni cinesi in competizione erano biologici e biodinamici. La produzione è presente nelle province nordoccidentali dello Xinjiang e Ningxia fin anche nella Mongolia Interna. Ad abbracciare l'idea di produrre vini biologici ci sono aziende vinicole come Silver Heights, Puchang Vineyard, Tiansai Vineyards tanto per citarne alcune.

Anche da parte dei consumatori cinesi si assiste ad una maggiore attenzione rispetto a ciò che mangiano e bevono e questo ha un impatto sul consumo e sulla produzione dei vini biologici. Lo scorso anno a Shanghai si è svolto il primo festival del vino naturale ed anche le enoteche di vini naturali si stanno moltiplicando in tutto il paese. Insomma è un dato di fatto che oggi il mercato richiede sempre di più prodotti biologici e continuerà a farlo negli anni a venire. Si stima che entro il 2022, saranno consumate oltre un miliardo di bottiglie di vino biologico all’anno, in tutto il mondo.