domenica 27 febbraio 2022

Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura

La Galleria Borghese inaugura la mostra Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura, la prima di una serie di mostre internazionali dedicate al Maestro del Seicento italiano. Dal 1 marzo al 22 maggio 2022.






La mostra ruota attorno al ritrovato dipinto di Reni Danza campestre (1605 circa), che da un anno è tornato a fare parte della collezione del museo. Appartenente alla collezione del cardinale Scipione Borghese, citato negli antichi inventari sin dall’inizio del Seicento, venduto nell’Ottocento, prima disperso, e poi ricomparso nel 2008 sul mercato antiquario londinese come anonimo bolognese, il quadro, dopo le opportune verifiche attributive, è stato riacquistato dalla Galleria nel 2020. Oltre a rappresentare un’importante integrazione storica del patrimonio del museo, la sua presenza nelle sale della pinacoteca accanto agli altri dipinti della collezione sottolinea la fondamentale importanza della committenza Borghese per Guido Reni e offre l’opportunità di riflettere sul rapporto del pittore con il soggetto campestre e la pittura di paesaggio, finora ritenuti “estranei” alla sua produzione.

Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura attraverso l’esposizione di oltre 30 opere, prova a ricostruire – partendo dall’interesse di Reni per la pittura di paesaggio in rapporto ad altri pittori operanti a Roma nel primo Seicento – i primi anni del soggiorno romano dell’artista, il suo studio appassionato dell’antico e del Rinascimento, lo stordimento rispetto alla pittura di Caravaggio da lui conosciuto e frequentato, e i rapporti con i suoi committenti.

Il percorso di mostra si aprirà al piano terra nel grande salone d’ingresso con 4 monumentali pale d’altare – la Crocifissione di San Pietro (1604-5), la Trinità con la Madonna di Loreto e il committente cardinale Antonio Maria Gallo (1603-4 c.a), il Martirio di Santa Caterina d’Alessandria (1606 c.a) e il Martirio di Santa Cecilia (1601) – che evidenziano la capacità dell’artista, maturata già negli anni precedenti all’arrivo a Roma, di confrontarsi con questa tipologia, di toccare gli animi attraverso la solennità e la potenza delle sue figure perfette, e ci rivelano molto anche del rapporto di Reni con i suoi committenti: Paolo Emilio Sfondrato, Antonio Maria Gallo, Ottavio Costa e Pietro Aldobrandini.

Nelle sale contigue opere come la Strage degli Innocenti (1611) e San Paolo rimprovera San Pietro penitente (1609 c.) confermano come alla base della pittura romana di Guido Reni, ma anche di quella che si spinge un poco più in là negli anni come con Lot e le figlie e Atalanta e Ippomene (1615-20), ci sia una forte attrazione per il mestiere degli scultori, dimostrata dalla posizione dei corpi nello spazio, dalla concretezza tridimensionale dei gesti, dalle espressioni dei volti che, magistralmente, fissano per sempre una specifica emozione.

Al primo piano, nella seconda parte della mostra, prestiti generosi e le eccezionali raccolte della Galleria consentono percorsi e divagazioni intorno al tema del paesaggio e all’ultimo acquisto della collezione, la Danza Campestre: nella Sala del Lanfranco, per sottolineare la pratica della pittura di paesaggio a Roma nel primo decennio del Seicento, sono esposte alcune delle necessarie premesse emiliane, dal Paesaggio con la caccia al cervo di Niccolò dell’Abate alla Festa campestre (1584) di Agostino Carracci, alcuni quadri di Paul Bril parte della collezione della Galleria, e Paesaggio con Arianna abbandonata e Paesaggio con Salmace ed Ermafrodito (1606-8 c.a), due dei sei paesaggi con storie mitologiche di Carlo Saraceni, già parte della collezione Farnese, provenienti dal Museo e Real Bosco di Capodimonte.

E ancora alcune tarde e letterarie sperimentazioni dei pittori bolognesi, dai quattro tondi di Francesco Albani – paesaggi eseguiti nel 1621 per Scipione Borghese e abitati da dee e ninfe – al Paesaggio con Silvia e il satiro (1615) del Domenichino proveniente dalla Pinacoteca di Bologna, testimonianza di un interesse che continua nei decenni successivi a quei primi intensi momenti del secolo.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio con testi, tra gli altri, di Daniele Benati, Raffaella Morselli e Maria Cristina Terzaghi; una rilettura innovativa del lavoro del Maestro attraverso uno studio scientifico su Guido Reni come paesaggista.

giovedì 24 febbraio 2022

Sapienza, il Bartholdy Quintet chiude il ciclo del Gesualdo Project

Sarà il Bartholdy Quintet, rinomata formazione tedesca, a chiudere il ciclo del Gesualdo Project proponendo versioni per quintetto d’archi di alcuni madrigali di Gesualdo. Il 26 febbraio, Aula Magna della Sapienza.




Iniziato nel 2019, è proseguito quest’anno il Gesualdo Project attraverso cui la IUC ha rilanciato l’interesse intorno alla figura di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, il più “moderno” tra i compositori rinascimentali. Dopo il successo di pubblico che ha accolto l’esecuzione dei concerti con Les Arts Florissants diretto da Paul Agnew, il 12 e il 15 febbraio, il ciclo si chiude con il concerto del 26 febbraio del Bartholdy Quintet, rinomata formazione tedesca, che proporrà versioni per quintetto d’archi di alcuni madrigali di Gesualdo (esecuzioni strumentali erano diffuse fin dal XVI secolo).

Il Bartholdy Quintet spiega così la scelta di questo programma - scoprire il nuovo nell’antico e la tradizione nella modernità: tensioni che si rivelano chiaramente in un programma da concerto ricco di contrasti. Con questo programma proponiamo un “confronto” particolarmente forte alternando brani di Dean a madrigali di Gesualdo da Venosa. La complessità incontra l’emozionalità nello scontro tra i Madrigali e gli Epitaffi, cinque necrologi di colleghi ed amici di Dean prematuramente scomparsi.  

L’ordine di esecuzione produce un effetto sorpresa: la musica antica è solo in apparenza un porto sicuro e tranquillo, così come la moderna non rappresenta una montagna insormontabile all’ascolto. Brett Dean è da molti anni affascinato da Gesualdo e dalla sua produzione, che difficilmente si può separare dall’omicidio di sua moglie e dell’amante di lei. Ai testi, molto probabilmente dello stesso Gesualdo su temi molto forti (amore, morte, colpa, autocommiserazione), corrispondono una polifonia complessa ed armonie particolarmente coraggiose. 

Queste caratteristiche hanno sicuramente ispirato Dean durante la creazione di “Carlo” (1997) per archi, campionatore e nastro magnetico. Il fatto che brani di 400 anni fa rappresentino il punto di partenza di opere contemporanee ci sembra un ottimo esempio di importanza dell’antico e del nuovo in musica. Inoltre il punto cardine della produzione per quintetto d’archi è sicuramente Johannes Brahms. Lo stesso Dean è violista molto attivo in questo repertorio e sente una particolare affinità con l’op. 111 di Brahms, anche per via dei numerosi soli per viola. Negli Epitaffi sono riconoscibili alcune strutture del quintetto, amplificate in maniera quasi maniacale, come ad esempio la formula di accompagnamento nel 9/8 del primo tempo. Una esplosione emozionale che funge da inchino musicale ad un compositore-modello.

Nel 2009, in occasione dei 200 anni della nascita di Felix Mendelssohn, 5 eccellenti musicisti tedeschi, Anke Dill e Ulf Schneider violini, Barbara Westphal e Volker Jacobsen viole,  Gustav Rivinius  violoncello, decisero di dar vita stabilmente al Bartholdy Quintet. Di solito i quartetti per archi invitano un’altra viola per singoli concerti quando si tratta di affrontare il repertorio per quintetto. Attualmente non esiste una formazione stabile per questa tipologia strumentale. Gli artisti che compongono il Bartholdy hanno scoperto che ci sono molti lavori di grande interesse che per varie ragioni non vengono quasi mai proposti in concerto. La reciproca e consolidata amicizia dei suoi componenti e gli unanimi apprezzamenti che questa formazione va riscuotendo in Europa, stanno contribuendo a far apprezzare le opere espressamente scritte per il quintetto d’archi. Il vantaggio è evidente: la profonda e prolungata esperienza cameristica di ogni componente, conferisce alle interpretazioni del Bartholdy una forza di coesione, una omogeneità interpretativa e un virtuosismo strumentale di prim’ordine. 

Ulf Schneider ha vinto il primo premio nel 1993 al German Music Universities Competition e ha ricevuto il premio arte-cultura della città di Kassel. Cofondatore del Trio Jean Paul, ha  vinto con questa formazione il primo premio ai concorsi di Osaka, Melbourne e al German National Competition. Molte sono le testimonianze discografiche della sua attività interpretativa. E’ professore di violino alla Musikhochschule di Hannover dal 2001. 

Anke Dill è nata a Stoccarda ed ha studiato con Shmuel Ashkenasi,  Nora Chastain e Donald Weilerstein. Vincitrice di molti premi, Anke suona come solista e in alcune formazioni da camera in Europa, Giappone, Cina e USA. Dal 2004 è professore alla Musickhochschule di Stoccarda. Tiene master class in Svizzera, Austria e Germania.

Volker Jacobsen ha studiato alla Musikhochschule di Lubecca con Barbara Westphal. E’stato tra i fondatori del quartetto Artemis, suonandovi fino al 2007. Dopo aver vinto con l’Artemis il primo premio ai Concorsi ARD di Monaco e Paolo Borciani, ha suonato in tutto il mondo con il quartetto.  E’ stato professore di musica da camera all’Università delle Arti a Berlino e alla Cappella Musicale delle Regina Elisabetta del Belgio a Bruxelles. Dal 2007 insegna ad Hannover. 

Barbara Westphal è stata allieva di Itzhak Perlman e Michael Tree ( Guarneri Quartet). Ha vinto il primo premio al Concorso ARD di Monaco e il Busch Prize . Dal 1978 al 1985 ha suonato nel quartetto Delos, con il quale ha vinto il primo premio al Concorso di Colmar ( Francia). I suoi molti Cd, alcuni per viola sola,  documentano la sua notevole versatilità artistica. Dal 1989 insegna a Lubecca. 

Gustav Rivinius è stato l’unico violoncellista tedesco a vincere il primo premio e la medaglia d’oro al Concorso Tchaikovsky di Mosca nel 1990. Da allora ha suonato come solista con le più celebri orchestre tedesche ed europee. Suona spesso con il pianista Lars Vogt, con i violinisti Christian Tetzlaff e Antje Weithas e con Sharon Kam. Ha fondato il trio Gasparo da Salò e il Quartetto con pianoforte Tammuz. E’ professore alla Musikhochschule di Saar. 


Gesualdo Project

Sabato 26 febbraio ore 17.30

Bartholdy Quintet

Anke Dill, Ulf Schneider violini

Barbara Westphal, Volker Jacobsen viola

Gustav Rivinius violoncello

Gesualdo Se la mia morte brami

Brett Dean Epitaph I  Only I will know (...in memory of Dorothy Porter)*

Gesualdo Tu piangi, o Figlia mia

Brett Dean Epitaph II  Walk a little way with me (...in memory of Lyndal Holt)*

Gesualdo Resta di darmi noia 

Brett Dean Epitaph III  Der Philosoph (...in memory of Jan Diesselhorst)*

Gesualdo Chiaro risplender suole

Brett Dean Epitaph IV  György meets the “Girl Photographer” (...in memory of Betty Freeman; hommage à György Ligeti)* 

Gesualdo Io parto e non più dissi

Brett Dean Epitaph V  Between the spaces in the sky (...in memory of Richard Hickox)*

Brahms Quintetto per archi n. 2 in sol maggiore op. 111

* Prima esecuzione italiana 

martedì 22 febbraio 2022

Libri, presentazione del volume Il Libro dei Liquidi – The Book of Liquids di Irene Santori

Giovedì 24 febbraio, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea presenta il volume dal titolo Il Libro dei Liquidi – The Book of Liquids di Irene Santori (traduzione Elena Buia Rutt e Irene Santori) con una postfazione di Martin Rueff. Dialogheranno con l’autrice Arnaldo Colasanti e Martin Rueff.




Il Libro dei Liquidi segna l’esordio della collana Parallela, diretta dall’autrice del libro. Parallela è una collana bilingue di poesia, nella quale un’intera raccolta poetica è sottoposta a traduzione, dall’italiano in ogni possibile lingua e viceversa. La ragion d’essere di Parallela è il lavoro traduttivo sui versi, inteso non solo come trasmissione tra poesia nazionale e internazionale, ma soprattutto come prova ulteriore di quell’erosione dei confini linguistici, che è già in atto nella scrittura poetica. Se la poesia è esperienza del superamento di codici e soglie, allora deve farsi carico anche della fuoriuscita dalla madrelingua. Parallela non sta nella madre patria, né nella lingua/terra d’arrivo, ma nel passare del senso da un sistema linguistico all’altro: sta nel varco, nell’esodo.

A proposito di questo primo libro, valgano le parole tratte dalla postfazione di Martin Rueff. “Rimane valido il monito di Rilke. Poeta non è quello che si fa sentire, ma quello che organizza in noi una certa quantità di silenzio. Nel primo Sonetto a Orfeo, come col flautista di Hamelin, gli animali accorrono per ascoltare, perché il poeta fa nascere un tempio nell’orecchio: da schufst du ihnen Tempel im Gehör / Tu, Orfeo, tu hai fatto nascere per loro un Tempio nell’orecchio. Va ascoltato così il silenzio liberato da Il Libro dei Liquidi.”

La mia mira è formidabile, ma mi tremano le mani e comunque non so dire fuoco! semmai acqua e scompaio come un arcipelago.

My aim is formidable, but my hands are shaking and anyway I cannot say fire! if anything water and I disappear like an achipelago.

(da Il Libro dei Liquidi-The Book of Liquids, Irene Santori)

Irene Santori (Roma, 1973) poeta, saggista, traduttrice e Vice Presidente dell’Archivio Vasco Bendini. Autrice e conduttrice Radio3-Rai. Tra le sue numerose pubblicazioni il volume di critica letteraria Jean Racine. Poesie Sacre: Cantiques Spirituels e Hymnes traduites du Bréviaire romain, introduzione, traduzione, commento (2008); le raccolte poetiche In tempo e disparte (2006), Hotel Dieu (2016, Premio Lorenzo Montano 2018).


 Presentazione del volume Il Libro dei Liquidi – The Book of Liquids di Irene Santori

Giovedì 24 febbraio 2022, ore 17.30

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Sala delle Colonne

Intervengono:

Arnaldo Colasanti Critico letterario

Martin Rueff Poeta, Professore Université de Genève

Irene Santori Poeta, Direttrice della Collana Bilingue Parallela (Aragno)

Per partecipare all’incontro è necessaria la prenotazione scrivendo a:

gan-amc.comunicazione@beniculturali.it

lunedì 21 febbraio 2022

Una storia nell’arte. La collezione Marchini in mostra all’Accademia di San Luca a Roma

All’Accademia di San Luca a Roma in corso la mostra Una storia nell’arte I Marchini tra impegno e passione. L’esposizione che raccoglie più di 130 opere di 77 artisti, tra i massimi esponenti dell’arte moderna e contemporanea, si snoda lungo tutti gli spazi di Palazzo Carpegna, in un suggestivo percorso che crea un dialogo inedito tra le opere in mostra e le storiche raccolte dell’Accademia.




La mostra in corso e da poco presentata dall’Accademia Nazionale di San Luca, è un progetto ambizioso che racconta la storia e la passione per l’arte di Alvaro Marchini e della sua famiglia. Comandante partigiano, medaglia d’argento della Resistenza, imprenditore e cofondatore della società che editò il giornale “l’Unità”, ma anche appassionato collezionista, Alvaro Marchini apre nel 1959 la galleria La Nuova Pesa, un’esperienza ricca e complessa che, per quasi vent'anni, vede coinvolti artisti e intellettuali. Nel 1985, poco dopo la morte del padre, la figlia Simona ne raccoglie l’eredità, inaugurando una nuova galleria, con lo stesso nome, a via del Corso.

L’esposizione si snoda lungo tutti gli spazi di Palazzo Carpegna, in un suggestivo percorso che crea un dialogo inedito tra le opere in mostra e le storiche raccolte dell’Accademia. Grazie al contributo di numerosi prestatori, sono presentate al pubblico più di 130 opere di 77 artisti, tra i massimi esponenti dell’arte moderna e contemporanea. Le sale al terzo piano accolgono i visitatori con opere, tra gli altri, di Giacomo Balla, Georges Braque, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Juan Gris, Fernand Léger, René Magritte, Pablo Picasso, Renato Guttuso, Mario Mafai, Giacomo Manzù, Giorgio Morandi, Fausto Pirandello, Antonietta Raphaël, Alberto Savinio e Francesco Trombadori.  

La mostra prosegue lungo la rampa elicoidale con fotografie, documenti e opere che raccontano la vicenda umana, politica ed imprenditoriale della famiglia Marchini. Nel Salone d’Onore al primo piano, sono esposti disegni di Scipione, uno studio preparatorio per la Crocifissione di Guttuso (1940-41), una raccolta di disegni di Ernst Ludwig Kirchner, Otto Dix e George Grosz, e una selezione di opere rappresentative dell’attività della galleria. La seconda metà della rampa è dedicata alla nuova galleria di Simona Marchini, con le opere di Marco Lodola, Luca Patella, Giuseppe Salvatori, Salvo e Cesare Tacchi, insieme a fotografie e filmati. L’intervento spaziale di Maurizio Mochetti segna l’itinerario che dal giardino conduce verso le sale espositive al piano terreno, dove trovano spazio, tra gli altri, i lavori di Carla Accardi, Nobuyoshi Araki, Bizhan Bassiri, Gino De Dominicis, Rebecca Horn, Paolo Icaro, Jannis Kounellis, Mimmo Jodice, Vettor Pisani, Annie Ratti, Toti Scialoja e Michele Zaza.

Come dichiarato da Paolo Icaro, Presidente dell’Accademia, dopo la mostra dedicata al collezionismo La raccolta Berg incentrata su un solo artista, Gordon Matta Clark, tenutasi tra il 2018 e il 2019, l’Accademia Nazionale di San Luca, prosegue ora con Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione. L’esposizione intende rendere omaggio a chi della cura, conservazione e promozione dell’arte ne ha dato testimonianza attiva e offrire, nel contempo, un’occasione per riflettere su un periodo cruciale della nostra cultura, nel Novecento.

In occasione della mostra è pubblicato un catalogo edito dall’Accademia Nazionale di San Luca, con i testi introduttivi di Claudio Strinati, Segretario Generale dell’Accademia, Umberto Nazzareno Tonti, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno, e Gianni Dessì, in qualità di coordinatore, i saggi dei curatori Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Flavia Matitti e Italo Tomassoni, una conversazione con Lucio Villari ed i testi di Carla e Simona Marchini.

La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno e il CIAC, Centro Internazionale Arte Contemporanea di Foligno, dove dal 20 maggio al 21 agosto 2022, verrà ospitata una selezione delle opere qui presentate, a cura di Italo Tomassoni.


Una storia nell’arte I Marchini tra impegno e passione

Fino al 22 Aprile 2022

Palazzo Carpegna

Piazza dell'Accademia di San Luca, 77

Sito web: www.accademiasanluca.eu/it

sabato 19 febbraio 2022

Concerti, alla Sapienza il violino di Kremer per l'Ucraina

Istituzione Universitaria dei Concerti presenta Gidon Kremer autentica leggenda vivente del violino. Il Maestro dedica il concerto all’Ucraina. Mercoledì 23 febbraio ore 20.30.




Il 23 febbraio vede il ritorno alla IUC, dopo anni di assenza, di Gidon Kremer, autentica leggenda vivente del violino, considerato uno degli artisti più originali e avvincenti della sua generazione soprattutto per il ruolo fondamentale e ineguagliato nella diffusione della musica moderna per violino e del lavoro di compositori contemporanei come Alfred Schnittke, Arvo Pärt, Sofia Gubaidulina, Luigi Nono, John Adams, Michael Nyman, Philip Glass e Astor Piazzolla, solo per citarne alcuni. 

Kremer celebrerà il suo 75° compleanno (che cade il 27 febbraio) con questo concerto che ha voluto dedicare all’Ucraina, in cui si alternerà in duo e in trio con suoi partner abituali, la violoncellista lituana Giedre Dirvanauskaité e il pianista lettone Georgijs Osokins. Eseguiranno musiche di Schumann e Rachmaninov, oltre a due pezzi contemporanei scelti appositamente da Kremer per sensibilizzare la collettività sulle attuali vicende politiche dell’Europa orientale: il Requiem del compositore e violinista georgiano Igor Loboda infatti è dedicato all’Ucraina e Victoria Poleva è una prolifica e riconosciuta compositrice Ucraina, il cui brano “Amapola”, appena composto e dedicato allo stesso Kremer, vede la sua prima esecuzione a Roma alla IUC.

Spinto dalla sua sorprendentemente inflessibile filosofia artistica, Gidon Kremer si è guadagnato la reputazione mondiale di uno degli artisti più originali e avvincenti della sua generazione. 

Il repertorio di Gidon Kremer abbraccia le canoniche opere classiche e la musica dei principali compositori del XX e XXI secolo. È stato sostenitore delle opere di compositori viventi russi e dell’Europa dell’est ed ha interpretato numerose loro nuove composizioni, diverse delle quali sono state dedicate proprio a lui. Il suo nome è saldamente associato a compositori del calibro di Alfred Schnittke, Arvo Pärt, Giya Kancheli, Sofia Gubaidulina, Valentin Silvestrov, Luigi Nono, Edison Denisov, Aribert Reimann, Pēteris Vasks, John Adams, Victor Kissine, Michael Nyman, Philip Glass, Leonid Desyatnikov e Astor Piazzolla, di cui interpreta le opere in modo da tener fede alla tradizione, pur rispettandone il ricco contenuto di freschezza ed originalità. È corretto dire che nessun altro solista di paragonabile statura internazionale abbia fatto di più per promuovere la causa dei compositori contemporanei e della musica moderna per violino.

Gidon Kremer ha al suo attivo più di 120 registrazioni, molte delle quali hanno ricevuto prestigiosi premi e riconoscimenti internazionali in omaggio alle sue eccezionali doti interpretative. Il lungo elenco di onorificenze e premi include il Premio Ernst von Siemens, la Bundesverdienstkreuz, il Triumph Prize 2000 (Mosca), il Premio Unesco nel 2001, ed il Premio Una Vita Nella Musica – Artur Rubinstein a Venezia nel 2011. Nel 2016 Gidon Kremer ha ricevuto il Praemium Imperiale, diffusamente considerato il Premio Nobel del mondo musicale.

Nel 1997 Gidon Kremer ha fondato l’orchestra da camera Kremerata Baltica con lo scopo di promuovere giovani musicisti talentuosi provenienti dall’area baltica. L’ensemble è molto impegnato in tournée ed ha inciso quasi trenta CD per le case discografiche Nonesuch, Deutsche Grammophon ed ECM. Nella stagione 2016-2017 la Kremerata Baltica ha effettuato una storica tournée che ha toccato Medio Oriente, Stati Uniti, Europa ed Asia per festeggiare il proprio ventesimo anniversario.

Va anche sottolineato l’impegno di Gidon Kremer nella “scoperta” del compositore Mieczyslaw Weinberg, a cui negli ultimi anni si è dedicato con dedizione notevole. Nel 2019 e nel 2021, Deutsche Grammophon e Accentus Music hanno pubblicato album registrati da e con Gidon Kremer dedicati alla musica orchestrale e da camera proprio di Weinberg. 

Giedre Dirvanauskaite proviene da una famiglia di musicisti di Kaunas, in Lituania. Dal 1997 è uno dei membri fondatori della Kremerata Baltica, fondata nello stesso anno da Gidon Kremer. Ne è violoncellista principale dal 2008.

Oltre alla sua attività con la Kremerata Baltica, è regolarmente ospite di diversi festival come musicista da camera ed ha quindi suonato con tanti artisti di primo livello quali Martha Argerich, Michel Portal, Sa Chen, Valery Affanassiev, Oleg Maisenberg, Mate Bekovac e Yuri Bashmet.

Come solista ha suonato con direttori d’orchestra del calibro di Saulius Sondeckis, Roman Kofman, Gintaras Rinkevicius, Andres Mustonen, Mario Brunello, Esa-Pekka Salonen e Andrei Boreyko.

Insieme a Khatia Buniatishvili e Gidon Kremer, Gidon Dirvanauskative ha ricevuto il Preis der Deutschen der Schallplattenkritik per la registrazione dei Trii per pianoforte di Tchaikovsky e Viktor Kessine per ECM.

Nel 2017, una registrazione di entrambi i Trii per pianoforte di Rachmaninov con Gidon Kremer e Daniil Trifonov è stata pubblicata dall’etichetta Deutsche Grammophon, riscuotendo enorme successo; nel 2019 ha poi pubblicato un album con musica da camera di Mieczysław Weinberg. Nel 2020, l’etichetta Accentus ha pubblicato l’album realizzato con Gidon Kremer e Georgijs Osokins (opere di Beethoven e Chopin).

Giedre Dirvanauskaite, oltre che nelle tipiche tournée con la Kremerata Baltica, si esibisce con un trio pianistico insieme a Gidon Kremer e Yulianna Avdeeva o Georgijs Osokins. Dal 2021 è la violoncellista del Vilnius String Quartet. Suona su uno strumento realizzato da Matteo Goffriller.

Georgijs Osokins si è guadagnato l’attenzione internazionale grazie alla sua partecipazione nel 2015, all’età di 19 anni, al Concorso Chopin. È stato chiaramente uno dei preferiti del pubblico, ed è stato definito dai critici come “eccezionale e imprevedibile”. 

Georgijs Osokins è stato protagonista di importanti debutti alla Konzerthaus di Berlino, alla Vancouver Playhouse, al Festival Pianistico della Ruhr, al Festival ‘Chopin and his Europe’ di Varsavia, alla Laeiszhalle di Amburgo, all’International Piano Series di Berna, alla Elbphilharmonie di Amburgo, alla Concert Hall di Mosca, al Festival del Lockenhaus, alla Metropolitan Theatre Hall di Tokyo, e alla Tongyeong Hall in Corea del Sud.

L’etichetta discografica britannica Piano Classics ha pubblicato due CD di Georgijs Osokins incentrati sulle opere tarde di Chopin e opere di Rachmaninoff. Tali registrazioni hanno ricevuto importanti recensioni su riviste musicali canadesi, tedesche, danesi, britanniche e francesi.

Nel 2020, l’etichetta tedesca Accentus ha pubblicato il suo primo album di musica da camera, realizzato con Gidon Kremer, e contenente Trii di Chopin e Beethoven; questo CD ha ricevuto critiche eccellenti in tutto il mondo ed ha ricevuto una ‘nomination’ agli International Classical Music Awards del 2020 e agli Opus Klassik nel 2021. Sempre nel 2021, Georgijs Osokins debutta al Martha Argerich Festival di Amburgo e all’edizione numero 101 del Festival di Salisburgo, condividendo il palcoscenico con Gidon Kremer e Giedre Dirvanauskaite.

Insieme a Lucas Debargue, Georgijs Osokins è stato nominato da Gidon Kremer primo Direttore Ospite permanente della Kremerata Baltica per la ventiduesima stagione della storia dell’ensemble. Nel maggio 2019 Piano Classics ha pubblicato il secondo album di Georgijs Osokins, interamente dedicato ad opere di Sergei Rachmaninoff. Questo album ha ricevuto eccellenti recensioni da Pizzicato, Gramophone, France Musique, Danish Radio e altre riviste di settore.


Aula Magna - Sapienza Università di Roma

Piazzale Aldo Moro 5 - Roma

Mercoledì 23 febbraio ore 20.30

Gidon Kremer violino

Giedrė Dirvanauskaitė violoncello

Georgijs Osokins pianoforte

Schumann    Trio per violino, violoncello e pianoforte n. 3 in sol minore op. 110

Schumann    Sonata per violino e pianoforte n. 3 in la minore, op. posth. 

Igor Loboda       “Requiem“ (dedicato alle infinite sofferenze dell’Ucraina) per violino solo

Victoria Poleva  “Amapola“ per violino, violoncello e pianoforte (prima esecuzione a Roma)

Rachmaninov   Trio élégiaque n. 2 in re minore op. 9


Per informazioni

www.concertiiuc.it - Tel. 06.3610051-52

botteghino@istituzioneuniversitariadeiconcerti.it

venerdì 18 febbraio 2022

La Sapienza antica, riflessioni d'amore in poesia. Arte e musica tra ‘500 e ‘600

Eur Culture per Roma e l'Istituzione Universitaria dei Concerti presentano La Sapienza antica, riflessioni d'amore in poesia. Arte e musica tra ‘500 e ‘600. La Nuvola, Roma, domenica 20 febbraio e domenica 6 marzo.




“Le Arti sorelle” saranno protagoniste di un ciclo di conferenze-concerto alla Nuvola dell’Eur il 20 febbraio e il 6 marzo prossimi. A cura di Eur Culture per Roma e IUC Istituzione Universitaria dei Concerti, La Sapienza Antica, riflessioni d’amore in poesia, arte e musica tra ‘500 e ‘600, si inserisce nella stagione culturale realizzata da Eur Spa, che conta eventi artistico-culturali rivolti a tutte le fasce d’età, offrendo al pubblico la possibilità di apprezzare nello stesso evento, il filo rosso che unisce la produzione letteraria, visiva e musicale, e riconoscere le affinità che governano immagini, parole, suoni. 

Da Tiziano e Giorgione fino ad Artemisia Gentileschi, da Palestrina a Monteverdi, dal Cantico dei Cantici a Francesco Petrarca. Due pomeriggi dedicati al mondo dell’arte rinascimentale e barocca in compagnia di storici d’arte e di letteratura quali Augusto Gentili, Costanza Barbieri,  Renzo Bragantini e la partecipazione del Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini, interpreti tra i più raffinati del panorama europeo per la musica antica.

20 Febbraio ore 18:00 Il Canzoniere di Petrarca con Augusto Gentili e Renzo Bragantini. Musiche di Marenzio, Monteverdi, G. Gabrieli, J. de Wert.

Petrarca fa parte di quel gruppo di poeti i cui versi vennero saccheggiati nel ‘500 per la composizione di madrigali. La grande popolarità del Canzoniere favorì la scelta, assicurando l’interesse del pubblico e creando una vera e propria corrente stilistica. Soprattutto nel 500’ nessun compositore poté esimersi dal cimentarsi con il poeta. Ma anche nella prima metà del ‘600, compositori come Monteverdi, Luzzaschi, J. de Wert, intravidero nei versi del Canzoniere situazioni emotive dal valore universale, dando vita ad alcuni capolavori nello stile madrigalistico moderno.

Luca Marenzio, su alcune scelte poetiche del quale questo programma è composto, fu un fervente seguace della poetica petrarchesca. A lui si deve l’avamposto romano più saldo che per innovazione stilistica si protrasse a seicento inoltrato.

6 Marzo 2022 ore 18:00: Il Cantico dei Cantici con Costanza Barbieri e Renzo Bragantini. Musiche di Palestrina, Lasso, Merula, Carissimi, Victoria, Monteverdi, Anerio.

Pur assimilato dalla tradizione ebraica e cristiana alle manifestazioni della divinità nei confronti del suo popolo, il Cantico dei Cantici non ha mai smesso di stupire per la sensualità che straborda dai suoi versi. Motivo per il quale è stato fatto oggetto, spesso sotto forma di madrigale spirituale, dell’interesse di numerosi compositori, soprattutto all’inizio del XVII secolo, che più o meno velatamente hanno voluto sovrapporre il senso spirituale a quello più evidentemente erotico, attraverso lo sdoganamento della scrittura contrappuntistica a favore del nuovo stile concertato. 

Partendo dalla raccolta palestriniana il programma presenta versioni di vario tipo di alcuni passi del cantico, accomunando stili ed epoche comprese tra la seconda metà del ‘500 e la prima del ‘600.

Rinaldo Alessandrini: “Il concerto del 20 febbraio illustra alcuni aspetti della produzione madrigalistica italiana, la forma vocale più diffusa in Italia tra la fine del cinquecento e l’inizio del seicento. Alcuni tra i versi più famosi di Petrarca a partire dalle intonazioni di Luca Marenzio, il più grande madrigalista di ambito romano, seguite da altri esempi di illustri compositori dell’epoca. Questa musica – prosegue Alessandrini - venne concepita, a partire dagli ultimi anni del cinquecento, come ideale specchio delle emozioni contenute nei versi (così lo stesso per le immagini pittoriche): motivo per il quale alcuni componimenti poetici vennero musicati da svariate decine di compositori, a sottolineare la loro perfetta funzione nella chimica testo/musica. Il programma – conclude Alessandrini - dedicato invece al Cantico dei Cantici, illustra esempi musicali, su un testo latino dal carattere ibrido. Accanto agli esempi palestriniani verranno eseguite molte versioni da camera, per poche voci, a testimonianza della portata erotica della poesia che venne man mano sdoganata attraverso interpretazioni religiose di vario tipo”.

giovedì 17 febbraio 2022

Paolo Conte, Via con me. Su Rai3 il film evento su uno dei più grandi autori della musica italiana. Con la voce narrante di Luca Zingaretti

Rai3 manda in onda stasera Paolo Conte, via con me, film evento su uno dei più grandi autori della musica italiana. Musica, interviste esclusive, materiali inediti: un racconto ironico e appassionante con gli interventi di Roberto Benigni, Vinicio Capossela, Caterina Caselli, Francesco De Gregori, Stefano Bollani, Giorgio Conte, Pupi Avati, Luisa Ranieri, Luca Zingaretti, Renzo Arbore, Paolo Jannacci, Vincenzo Mollica, Isabella Rossellini, Guido Harari, Cristiano Godano, Giovanni Veronesi, Lorenzo Jovanotti, Jane Birkin, Patrice Leconte, Peppe Servillo.





Andrà in onda stasera su Rai3 Paolo Conte, Via con me, il film prodotto da Sudovest Produzioni, Indigo Film in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Nexo Digital. Paragonato dal New York Times a Tom Waits e Randy Newman, Conte è uno dei massimi cantori della provincia del mondo: le sue canzoni visive formano un immaginario atlante dell’anima, del suono e della poesia. Perché Conte ti porta via e ti affascina con uno spettacolo di arte varia, fingendo di passare per caso al Bar Mocambo, mentre una tragedia minima incombe tra il sorriso e una furtiva lacrima.

Paolo Conte, Via con me è un itinerario ideale con la voce narrante di Luca Zingaretti per raccontare un personaggio eclettico e, per certi versi, misterioso. Una grande storia, non soltanto musicale. È un intreccio di parole, versi e musiche che scattano foto del nostro immaginario attraverso le canzoni, i concerti, gli amici e le riflessioni del grande artista astigiano. Dagli esordi da vibrafonista all'innamoramento per il jazz, il trombone, il piano, fino alle canzoni prima scritte per altri e poi per se stesso, superando il pudore di interpretarle. E poi le amicizie di una vita, il favore inatteso ottenuto in Francia e poi in in tournée nei teatri di tutto il mondo: una carrellata di oltre cinque decenni di attività artistica.

Verdelli ha attinto all’immenso patrimonio dell’archivio personale di Conte, unendolo a materiale realizzato ad hoc: interviste, riprese dei tour internazionali e occasioni di una carriera unica. Con una straordinaria carrellata di testimonianze – Roberto Benigni, Vinicio Capossela, Caterina Caselli, Francesco De Gregori, Stefano Bollani, Giorgio Conte, Pupi Avati, Luisa Ranieri, Luca Zingaretti, Renzo Arbore, Paolo Jannacci, Vincenzo Mollica, Isabella Rossellini, Guido Harari, Cristiano Godano, Giovanni Veronesi, Lorenzo Jovanotti, Jane Birkin, Patrice Leconte, Peppe Servillo – il film si inoltra nel labirinto delle canzoni di Conte, anche quelle scritte per gli interpreti più diversi (Adriano Celentano, Enzo Jannacci, Jane Birkin, Caterina Caselli, Bruno Lauzi), oltre che nel labirinto delle sue passioni (il jazz, l’enigmistica, la pittura, il diritto, il cinema). Alla base del progetto c’è una lunga intervista “intima” di Verdelli a Paolo Conte, in cui i racconti di personaggi, canzoni e vicende umane mescolano tenerezza, ironia e charme tipici dell’avvocato di Asti che ci accompagnano in una scoperta continua tra il noto e l’inedito, tra le storie, i versi e le canzoni di quello straordinario altrove che è il mondo di Conte.

Giorgio Verdelli è tra i maggiori esperti a livello internazionale di musica e ha firmato i recenti successi dei docu-film Pino Daniele. Il Tempo Resterà, vincitore del Nastro d’Argento documentari 2018, Mia Martini Fammi sentire Bella e gli speciali dedicati a Vasco Rossi.

Formazione: dalla difesa del vigneto alla cantina, ruolo e gestione del rame tra sostenibilità, normative e insorgenza dei difetti del vino

Prenderà il via martedì 22 febbraio alle ore 17.00 il webinar gratuito a cura di Vinidea dal titolo Rame: tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere. Dalla difesa del vigneto fino in alla cantina, il ruolo e la gestione del rame tra sostenibilità, normative e insorgenza dei difetti del vino.




Utilizzato da oltre un secolo nella gestione del vigneto, il rame è ancora un valido fungicida preventivo che non genera fenomeni di assuefazione ed è selettivo nei confronti degli insetti utili. Ma il rame è di fatto un metallo pesante che è finito sotto la lente di ingrandimento a partire dalle norme vigenti che ne limitano l’impiego a causa dell’accumulo eccessivo nei terreni, in particolare nei suoli coltivati con il sistema biologico, dove il suo utilizzo è stato massiccio per molti anni, fino in cantina in quanto causa di difetti del vino noti da tempo come la comparsa di intorbidamenti, induzione di fenomeni di ossidazione, riduzione e gusti metallici.

Il ruolo del rame e la nascita della poltiglia bordolese

Il rame utilizzato in viticoltura è un fungicida in grado di inibire la germinazione delle spore di molti funghi patogeni. Il suo campo d’azione è molto ampio: il rame è infatti attivo nei confronti di agenti di molte importanti malattie e storicamente utilizzato per la lotta alla peronospora che ricordo arrivò dall'America settentrionale mostrando tutta la sua virulenza e distruttività prima in Francia nel 1878 e in Italia nell’anno seguente. Le conoscenze sui cicli di sviluppo dei patogeni (eziologia) erano allora scarse e in quel periodo non esistevano prodotti adeguati al loro contenimento.

Pierre Millardet, un professore di botanica dell’università di Bordeaux, si accorse che nel Médoc (regione della Francia sud-occidentale, nel dipartimento della Gironda) lungo le strade, le viti che erano state imbrattate con un miscuglio di rame e calce per scoraggiare i ladruncoli, erano meno ammalate di quelle non sporcate dalla suddetta poltiglia. Dopo varie prove, che con grande intuizione il professore condusse per ben dosare il rapporto tra il solfato di rame e la calce, ebbe origine quella che poi fu da tutti chiamata «poltiglia bordolese» proprio perché sperimentata negli areali viticoli di Bordeaux. Dal 1° aprile del 1885 la poltiglia bordolese, cioè il solfato di rame neutralizzato con la calce, fece il suo ingresso ufficiale nella fitoiatria internazionale. Nel 1887 una Commissione istituita dal nostro Governo stabilì che la poltiglia bordolese, e di conseguenza il rame, era un ottimo rimedio per prevenire alcune malattie causate da funghi. Oggi, dopo quasi 40 anni, le proprietà fitoiatriche del rame e dei suoi derivati non sono ancora state messe in discussione. 

Obiettivo del webinar è quello di dare una risposta sul perché il rame viene ancora utilizzato in viticoltura e cosa veramente rappresenta per la fitoiatria. Cosa determina la sua efficacia ed efficienza. Gli ultimi aggiornamenti normativi e su come gestire il rame nei mosti e nei vini.

Interverranno il prof. Gianfranco Romanazzi, dellUniversità Politecnica delle Marche, il dott. Andrea Bergamaschi, UPL, il dott. Luca Rossi, UPL, la dott.sa Alessandra Biondi-Bartolini, Agronoma e divulgatrice scientifica.

Qui il modulo di iscrizione: register.gotowebinar.com/

martedì 15 febbraio 2022

Renato Casaro, l'ultimo uomo che dipinse il cinema

Da Sergio Leone, ad Amadeus, all’Ultimo Imperatore, Renato Casaro è il cartellonista che “firmò” i manifesti per i capolavori del cinema, da Cinecittà a Hollywood. Renato Casaro è considerato l’ultimo dei grandi cartellonisti del cinema. Il docufilm trasmesso stasera su Rai4 ci regala uno spaccato della vita e dell'opera di un assoluto maestra dell'arte, amato ed apprezzato dai più grandi registi.




Renato Casaro è considerato uno dei più importanti, influenti e innovativi cartellonisti cinematografici italiani. Conosciuto per i suoi manifesti e le sue locandine cinematografiche oltre che per le sue pitture e le sue stampe artistiche, ha realizzato, nel corso della sua lunga carriera, migliaia di opere dedicate alla settima arte. Un’artista che ha saputo trasporre, disegnandola, l’anima di un film in un manifesto, il tutto mentre lo stesso era ancora in lavorazione, potendo spesso contare solo su qualche fotografia di scena e su un formidabile intuito comunicativo. 

Ultimo protagonista di un’arte ormai scomparsa Casaro ci lascia in eredità una mirabile galleria di manifesti, testimonianza fondamentale per la storia del cinema, assurgendo a simbolo di quella scuola italiana di cartellonisti del cinema, dove perizia tecnica, creatività, genio e istinto erano le garanzie e il valore aggiunto per il successo di innumerevoli film nazionali e internazionali.  

Il grande merito di Walter Bencini, regista di questo docufilm, è quello di farci entrare non solo nel dato biografico ma, anche e soprattutto, nel pensiero creativo dell'artista nonché nel profondo rispetto ed ammirazione che altri Maestri dell'arte cinematografica hanno nutrito per lui. Artigiano di genio, sin dagli esordi misura la sua arte con quanto Cinecittà e il cinema internazionale andavano proponendo. Via via il suo stile conquista grandi registi e Hollywood: Jean-Jacques Annaud, Dario Argento, Marco Bellocchio, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luc Besson, John Boorman, Tinto Brass, Liliana Cavani, Francis Ford Coppola, Milos Forman, Costa-Gavras, Pietro Germi, Claude Lelouch, Ugo Liberatore, Sergio Leone, Sidney Lumet, Anthony Mann, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Alberto Sordi, John Sturges, Giuseppe Tornatore, François Truffaut, Carlo Vanzina, Carlo Verdone…

Bencini però va oltre. Ci mostra non solo questo tipo di interventi (che qualcuno potrebbe, a torto, ritenere 'facili' in quanto basati su film di grande valore. Ci mostra anche come Casaro sia stato un maestro anche nel rappresentare, nella sintesi di un manifesto, anche il cinema più popolare, quello che si usa definire 'di genere' o anche 'di serie B'. L'uomo che dipinse il cinema non è, come forse si potrebbe ritenere, un documentario rivolto solo ai collezionisti o ai cinefili doc. Parla a tutti coloro (e sono tanti) che nel corso della loro vita, vedendo un manifesto in strada o davanti a un cinema, si sono detti "questo film lo vado a vedere". 

Il sodalizio di Casaro con il cinema inizia quando, ancora ragazzo, crea le grandi sagome, pezzi unici dipinti a mano, che venivano collocate all’ingresso del Cinema Teatro Garibaldi e del Cinema Esperia di Treviso dove l'artista è nato nel 1935. A 19 anni, nel 1954, parte per Roma dove trova lavoro nello studio di Augusto Favalli e dove rimane per circa un anno e mezzo imparando le tecniche e i “trucchi del mestiere”. “Criminali contro il mondo” (1955) è il suo primo manifesto ufficiale. Nel 1957, sempre a Roma, apre uno studio a proprio nome. Artista in rapida formazione, grazie al fertile ambiente romano, dove Cinecittà è in quegli anni una delle industrie più prolifiche, riesce a dare il meglio di sé in ogni genere: storico,  commedia, noir, ed anche i peplum insieme al nascente e dirompente fenomeno del “Western all’italiana”, due generi che hanno trovato in lui uno straordinario comunicatore, tanto che Quentin Tarantino, che come si sa ama questo genere, lo ha chiamato per creare dei finti manifesti vintage da utilizzare in C'era una volta a... Hollywood.

lunedì 14 febbraio 2022

Kodō, il battito del cuore

Kodō One Earth Tour 2022 - Europe. Dopo quattro anni di assenza dall’Europa tornano finalmente i più celebri tamburi giapponesi dal ritiro della remota isola di Sado, per uno spettacolo ormai di culto nel mondo in occasione del cinquantesimo anniversario del celebrato ensemble. Domenica 20 Febbraio Accademia di Santa Cecilia.




Un attesissimo ritorno quello di Kodō sui nostri palcoscenici da sempre e soprattutto ora dopo quattro anni di forzata assenza. Sin dal primo tour mondiale con la storica esibizione di Berlino nel 1981, Kodō si contraddistingue per la capacità unica di restare fedele alla millenaria tradizione del taiko, il tamburo giapponese, pur continuando sempre ad aprirsi a nuovi orizzonti per rinvigorire questa forma d’arte in una continua contaminazione coi linguaggi della danza contemporanea, del mimo e delle più raffinate arti visive.

Il 2021 segna il 40° anniversario di Kodō e i cinquant'anni dalla fondazione del gruppo originario: Sado no Kuni Ondekoza. Questo tour europeo, intitolato TSUZUMI, celebra dunque questo traguardo e infatti nel programma della tournée dopo 15 anni viene incluso di nuovo il celebre brano “Dyu-Ha” di Maki Ishii, composto per Kodō a celebrazione della nascita del gruppo nel 1981, oltre ad altri veri momenti di culto, come il capolavoro di Ishii “Monochrome” e ancora “O-daiko”, “Yatai-bayashi” e “Zoku”, insieme a composizioni create negli ultimi anni di isolamento.

“Come tema per questo programma abbiamo scelto il luogo dove tutto ha avuto inizio mezzo secolo fa: la nostra sede nell'isola di Sado. Solo riflettendo sul passato, comprendiamo il presente. TSUZUMI è una metafora dell’isola di Sado, che incarna la genesi di Kodō e diventa il punto di partenza del prossimo innovativo capitolo della sua storia.

Ogni tamburo taiko è realizzato grazie alla collaborazione tra la natura e gli uomini. L'unico modo per vivere appieno nei riverberi eterei eppure primordiali di questo strumento viscerale è ascoltarlo dal vivo e senza mediazioni, nel momento dell’esecuzione. Venite quindi ad ascoltare le profondità emozionanti del suono di Kodō in prima persona.” Ha dichiarato Yuichiro Funabashi, leader del gruppo, parlando del nuovo progetto.

Dopo la forzata cancellazione del tour nel marzo 2020, Kodō è dunque fiero di poter reincontrare l’affezionato pubblico italiano e di essere riuscito a confermare i concerti in tutte le piazze previste due anni fa, nonostante le perduranti difficoltà.

martedì 8 febbraio 2022

Formazione, enogastronomia e scrittura: al via il corso di Gambero Rosso e Scuola Holden

Torna il corso che mette insieme due dei maggiori professionisti del cibo e della scrittura: Gambero Rosso e Scuola Holden. Narrazione e scrittura del cibo è il tema centrale del corso FOOD. Design dell’esperienza gastronomica. Il percorso didattico, dal 5 marzo al 19 giugno 2022.




Dal 2018, Gambero Rosso Academy di Torino e la Scuola Holden hanno dato vita a un progetto comune di narrazione e scrittura del cibo che ha avuto un grande successo nonostante la pandemia, in due edizioni in presenza e streaming. Due realtà importanti hanno unito così le forze in un lavoro comune che parte dall’idea di raccontare storie. È proprio con questo obiettivo che è nata nel 1994 la Scuola Holden, prestigiosa accademia di narrazione e scrittura creativa fondata dallo scrittore Alessandro Baricco nel 1994.

Holden Pro: la scuola per i professionisti

Per Holden Pro, l’area della Holden dedicata ai professionisti che vogliono raccontare più efficacemente il proprio lavoro, trovare la strada giusta per comunicare con clienti e collaboratori, cercare nuovi stimoli, strumenti e guide per cambiare prospettiva, nasce il corso in FOOD. Design dell’esperienza gastronomica, insieme a Gambero Rosso Academy.

Gli obiettivi del corso FOOD. Design dell’esperienza gastronomica

Raccontare il mondo dell’enogastronomia, per professione o per avviare un progetto personale: questo è scopo del nuovo corso.

Il percorso didattico, dal 5 marzo al 19 giugno 2022, si concentra sulla narrazione di un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, per imparare a raccontare questo universo enogastronomico e a padroneggiare linguaggi diversi: parole e immagini, ma anche graphic design, social media, blog e newsletter, format seriali per la TV e il web, magazine online e guide di carta stampata.

L’obiettivo del corso è quindi affinare le proprie capacità sensoriali e narrative, conquistando strumenti e tecniche necessari per dare vita, attraverso immagini, parole, strategie di comunicazione e marketing, a nuovi progetti.

Le tappe del corso FOOD. Design dell’esperienza gastronomica

Il percorso prevede quattro weekend in presenza, durante i quali si farà lezione alla Holden e si parteciperà alle esperienze organizzate dal Gambero Rosso, e dodici incontri in streaming. In classe si scriverà e si studieranno gli strumenti della narrazione, ma si faranno anche esperienze pratiche per scoprire realtà gastronomiche d’eccellenza e sviluppare le proprie capacità sensoriali. Si condivideranno, insomma, sia storie che eccellenze del food.

Si parlerà di cibo indagandone i molti piani significanti, le relazioni che si mettono in campo ogni volta si sceglie di narrare l’esperienza enogastronomica che non è mai conclusa in se stessa, ma ha implicazioni di valore agricolo politico, artistico, creativo emozionale. Si parlerà di storia della gastronomia e della ristorazione, di cultura e filosofia del cibo, ma si approfondiranno anche tecniche, linguaggi, strumenti e metodi di narrazione dei cibo, di come cambiano nei nuovi canali di distribuzione dei contenuti, e nelle nuove professioni legate alla comunicazione.

Le quattro esperienze prevedono incontri con diverse realtà gastronomiche e la loro cucina: gli impasti e la pizza gourmet di Massimiliano Prete, le pasticcerie torinesi con la guida esperta di Rosalba Graglia, la cucina di Davide Palluda e Marco Sacco, un pranzo-lezione al Bistrot Cannavacciuolo con Roberto Restelli.

Per informazioni:

scuolaholden.it/food-design-esperienza-gastronomica/

Caro energia e materie prime, prezzi del vino: lo scenario futuro

Presentata l’analisi di The Wine Net, rete tra 7 delle più importanti cooperative italiane, sulla situazione attuale dei prezzi e le previsioni per il 2022.




Energia, trasporti, vetro, cartoni, tappi. Il 2022 inizia all’insegna dei pesanti rincari che il mondo del vino si sta trovando ad affrontare. Con coraggio The Wine Net, rete di 7 cooperative italiane, presenta per la prima volta i risultati dell’osservatorio costituito per analizzare la situazione di mercato. Nata nel 2017, The Wine Net unisce oggi le cantine cooperative Cantina Valpolicella Negrar (Veneto), Cantina Pertinace (Piemonte), Cantina Frentana (Abruzzo), Cantina Vignaioli Scansano (Toscana), CVA Canicattì (Sicilia), La Guardiense (Campania), Cantina Colli del Soligo (Veneto). Obiettivo: unire le forze per presentarsi in modo più efficace nel mondo.

Secondo quanto emerso dall’indagine, dalla primavera, i prezzi dei vini in GDO e HORECA sono destinati ad aumentare a causa di un rincaro medio dei listini delle aziende, calcolato tra l’8% e il 12%, dovuto agli aumenti eccezionali dei costi di materie e servizi.

Questa situazione, inevitabilmente, si ripercuoterà sui prezzi finali per il consumatore.

Ma quale sarà la reazione del mercato? Lo scenario è diversificato. Mentre nel canale Horeca gli operatori hanno accettato queste variazioni, la GDO oppone maggiori resistenze anche se non mancano insegne che hanno compreso senza difficoltà la situazione.

Con un rincaro medio del 10% nei listini delle aziende, nel caso in cui la Grande Distribuzione voglia mantenere inalterati i margini, questo si tradurrà in un aumento del prezzo finale per il pubblico che può variare dal 10 al 30%. Eppure, alcune insegne stanno già facendo campagne pubblicitarie rivolte al consumatore per rassicurarlo sull’assenza di aumenti, facendo ricadere il mancato profitto solo sulle cantine. Un comportamento giudicato controproducente. La soluzione corretta dovrebbe essere la trasparenza verso il cliente finale, all’insegna di una “economia etica” che ripartisca i disagi su tutti gli attori, non solo su una categoria, consapevoli che solo stando assieme si può vincere.

La situazione apre ora una nuova problematica: il posizionamento di alcune denominazioni molto importanti all’interno del Canale Moderno, che con questa situazione rischiano di non essere più appetibili per il consumatore. Nel caso, ad esempio del Valpolicella base o del Montepulciano d’Abruzzo, posizionate da sotto i 3 euro ai 7, il rischio è perdere mercato perché il consumatore non sarà disposto ad un aumento di 1 euro nel prezzo finale. Se ciò accadesse, ci sarebbe il rischio che alcune tipologie di vino divengano più convenienti da vendere come “sfuso” anziché imbottigliato. Un danno questo, per le cooperative di The Wine Net, che viene giudicato enorme, visti gli sforzi fatti in questi anni per promuovere la vendita di imbottigliato con propria etichetta per dare maggiore valore.

E cosa si prevede all’estero? La situazione si prospetta meno critica per le cantine grazie al comportamento degli importatori che, in gran parte, hanno accettato di ripartire in modo equo un rincaro previsto del 15 – 18%, con un 8% sostenuto dalla cantina con il mancato guadagno, un 5% di aumento dei listini e un 5% di assorbimento da parte dell’importatore.

La situazione nel mercato, quindi, si prospetta complessa ma, se le cantine italiane faranno squadra, come dimostra l’esempio di The Wine Net, si potrà individuare la giusta strada.

lunedì 7 febbraio 2022

Gesualdo Project, alla Sapienza di scena i Les Arts Florissants con i Madrigali di Carlo Gesualdo

Due appuntamenti da non perdere con presso l'Aula Magna sella Sapienza. L'Istituzione Universitaria dei Concerti nell'ambito del Gesualdo Project presenta i Les Arts Florissants con i Madrigali di Carlo Gesualdo. Paul Agnew tenore e direzione. Sabato 12 febbraio e martedì15 febbraio.




Iniziato nel 2019, prosegue quest’anno il Gesualdo Project attraverso cui la IUC ha rilanciato l’interesse intorno alla figura di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, il più “moderno” tra i compositori rinascimentali. Dopo lo straordinario successo di pubblico che ha accolto l’esecuzione dei precedenti concerti, Les Arts Florissants diretto da Paul Agnew completa, con due concerti il 12 e il 15 febbraio, il ciclo dei Madrigali di Gesualdo con l’integrale del Quinto e del Sesto Libro, gli ultimi e più sorprendenti dal punto di vista armonico, all’interno di un ampio progetto europeo in collaborazione con la Cité de la Musique – Philharmonie de Paris. 

«Vogliamo contestualizzare i madrigali di Gesualdo associandoli alla musica dei suoi contemporanei – ci racconta Paul Agnew  - tracciando l'emergere del madrigale cromatico e, in una certa misura, cercando di comprendere come Gesualdo sia giunto, proprio alla fine della sua vita, a scrivere una musica che ancora oggi continua a sconvolgere e affascinare. Ritenuto talvolta un folle che aveva perduto la ragione, Gesualdo è stato, a tutti gli effetti, un artista che ha seguito la propria logica creativa e ha contribuito ad ampliare e spingere ai suoi limiti estremi le possibilità di espressione musicale. Il Conte Gesualdo infatti è allo stesso tempo un omicida violento reo confesso, un cristiano devoto e pentito, un esponente della nobiltà e un compositore riconosciuto. Quindi una figura complessa e contraddittoria, che gioca un ruolo chiave in questo periodo cardine dell'inizio del Seicento: il suo contributo è fondamentale nell'affermazione della musica nuova, drammatica e moderna - la Seconda prattica».

Fondato nel 1979 da William Christie, Les Arts Florissants è uno degli ensemble di musica barocca più conosciuti al mondo. Fondato in nome della creatività, del piacere e della condivisione, l'ensemble - che prende il nome da una breve opera di Marc-Antoine Charpentier - ha svolto un ruolo pionieristico nella rinascita di un repertorio che era stato in gran parte dimenticato e che oggi è apprezzato in tutto il mondo, in tutte le più prestigiose sale da concerto. Questo spirito pionieristico non è mai morto, e i due direttori artistici di Les Arts Florissants, William Christie e Paul Agnew, continuano oggi la tradizione di ricerca e innovazione dell'Ensemble. Les Arts Florissants sono artisti in residenza alla Philharmonie de Paris dal 2015. 

Il tenore e direttore britannico Paul Agnew dal 1992 è diventato stretto collaboratore di William Christie e del suo ensemble Les Arts Florissants. Ha inoltre cantato con direttori quali Marc Minkowski, Ton Koopman, Paul McCreesh, Jean-Claude Malgoire, Sir John Eliot Gardiner, Philippe Herreweghe e Emmanuelle Haïm. Dal 2011 al 2015 ha realizzato il ciclo completo dei madrigali di Monteverdi, dirigendone oltre 100 concerti. Dal 2020, Paul Agnew è Co-Direttore Musicale de Les Arts Florissants.

Le Arts Florissants ricevono un sostegno finanziario dallo Stato francese, dalla Direzione Regionale degli Affari Culturali (DRAC), dal Département de la Vendée e dalla Région Pays de la Loire. Sono artisti in residenza alla Philharmonie de Paris dal 2015. La stagione artistica è sponsorizzata da Aline Foriel-Destezet. La Fondazione Selz e American Friends of Les Arts Florissants sono gli sponsor principali.

Rientra nel Gesualdo Project anche il concerto del 26 febbraio del Bartholdy Quintet, rinomata formazione tedesca, che proporrà versioni per quintetto d’archi di alcuni madrigali di Gesualdo (esecuzioni strumentali erano diffuse fin dal XVI secolo).


Carlo Gesualdo Il Sesto Libro de’ Madrigali, esecuzione integrale

Sabato 12 febbraio ore 17.30

Gesualdo Project

Les Arts Florissants

Paul Agnew tenore e direzione

Giovanni de Macque Baciami mia vita (Symphonia Angelica, 1585)

Pomponio Nenna Mercè, grido piangendo (Quinto libro de madrigali a cinque voci, 1603)

Giovanni de Macque I tuoi cappelli (Sesto libro de madrigali a cinque voci, 1613)

Luzzasco Luzzaschi Gioite voi col canto (Settimo libro de madrigali a cinque voci, 1604)


Carlo Gesualdo Il Quinto Libro de’ Madrigali, esecuzione integrale

Martedì 15 febbraio ore 20.30

Gesualdo Project

Les Arts Florissants

Paul Agnew tenore e direzione

Thomas Tomkins Music divine (Songs of 3. 4. 5. and 6. parts, 1622)

Ettore Della Marra

Occhi un tempo mia vita

Misero, che farò?

(Terzo libro de Madrigali, Napoli, 1620)

Scipione Lacorcia

Io t'amo, anima mia

Mentre picciolo ferro

(Terzo libro de Madrigali, Napoli, 1620)

mercoledì 2 febbraio 2022

Night music. Da Vivaldi a Thelonius Monk, il flauto dolce di Dorothee Oberlinger

l'Istituzione Universitaria dei Concerti propone ''Night music'' il concerto della virtuosa del flauto dolce Dorothee Oberlinger, con i Sonatori della Gioiosa Marca e la soprano Elisabetta De Mircovich, specialista in strumenti medievali come la symphonia e la viella.




Sabato 5 febbraio alle ore 17.30, presso l'Aula magna del Rettorato, avrà luogo un nuovo appuntamento della 77a stagione concertistica della Iuc con Dorothee Oberlinger e i Sonatori della Gioiosa Marca in Night Music. Il concerto, suggestivo viaggio nella musica ispirata alla notte, da Vivaldi a Thelonious Monk, vedrà la flautista impegnata insieme a uno dei più affermati complessi italiani che da oltre 25 anni si dedica alla rilettura dei capolavori vivaldiani e alla riscoperta della grande storia musicale del Seicento italiano. Il programma sarà incentrato sulle composizioni notturne della tradizione europea. Vivaldi, fulcro del concerto, farà da ponte tra canzoni, mottetti, madrigali, sommeil e ciaccone provenienti da Spagna, Olanda, Francia, Inghilterra, Italia, Germania ed Austria.

Si inizia con Nani Nani, antichissima ninnananna sefardita, seguita dalla Sinfonia per la serenata di Vivaldi La Senna Festeggiante, scritta in onore di Luigi XV. Le variazioni sul brano O Slaep, zoute slaep (O sonno, dolce sonno) del liutista franco fiammingo Nicolas Vallet, vengono affiancate alle variazioni per flauto di Jacob van Eyck, flautista cieco e suonatore di carillon. Il Concerto per violino Il Riposo, poi trasformato da Vivaldi in Concerto per il Santissimo Natale, è proposto nell' arrangiamento per flautino. Il concerto vivaldiano in Do minore, la canzonetta-ninnananna Dormi dormi, del compositore fiorentino Giovanni Battista da Gagliano, la Musica notturna delle strade di Madrid di Luigi Boccherini nella versione per quintetto d'archi e chitarra, e infine, il concerto di Vivaldi La Notte. Di Thelonius Monk verrà eseguito il celebre ''Round Midnight'' riarrrangiato da Luigi Mangiocavallo per i Sonatori della Gioiosa Marca. 

I Sonatori della Gioiosa Marca è una ensemble nata a Treviso (città nota nel Rinascimento come "Marca Gioiosa") che vanta uno stile inconfondibile, con un repertorio che spazia dal tardo Cinquecento al Classicismo, e un interesse particolare per la tradizione musicale veneta. La loro incisione, nel 1992, delle "Quattro Stagioni" di Antonio Vivaldi con Giuliano Carmignola direttore e violino solista ha costituito un caso discografico mondiale, sfiorando il mezzo milione di copie vendute divenendo termine di riferimento assoluto dell'interpretazione barocca contemporanea.

I nematodi: nemici nascosti del vigneto. Una nuova ricerca affronta efficacemente il patogeno in chiave sostenibile

Una nuova ricerca ha svelato promettenti risultati per affrontare efficacemente in chiave sostenibile i nematodi, organismi patogeni che recano ingenti danni nel vigneto. Il pericoloso parassita, che di fatto è un minuscolo verme rilevabile solo al microscopio, provoca un danno alla pianta attraverso punture di nutrizione sulle radici. Le cause principale della sua presenza sono lo sfruttamento e la cattiva gestione del terreno.




I neumatodi, minuscoli organismi eucarioti monocellulari, invertebrati, vermiformi e di origine acquatica, sono tra i nemici nascosti delle piante di vite. Si tratta di quella parte patogena di uno dei gruppi di organismi più abbondanti e diffusi sulla terra, il phylum nematoda, formato nel suo complesso da circa 20000 specie. I nematodi sono pericolosi parassiti del terreno e molto dannosi per le colture. Risultano difficili da individuare e debellare. In linea generale le circostanze che favoriscono la loro presenza nel terreno dipendono dalla “stanchezza” del terreno dovuta a colture intensive perpetuate nel tempo, senza le rotazioni colturali adeguate e senza gli apporti significativi e continui di nuova sostanza organica. 

L’azione patogena, che ha esiti diversi a seconda del tipo di nematodi presenti, si concentra soprattutto nelle radici, causando la formazione di galle o lesioni, ovvero attraverso l’inoculazione da parte dei nematodi di virus vegetali diversi che poi influiscono sulla salute della pianta. Per la vite la vera pericolosità di questo nematode è data dall’essere un vettore di una virosi, l’arricciamento fogliare della vite (GFLV = grapevine fanleaf virus) agente del complesso della degenerazione infettiva della vite. Il virus quando viene acquisito si trova sugli stiletti boccali, se il nematode lo contrae allo stadio di larva rimane infettivo fino al momento della muta, nello stadio successivo il nematode non sarà infettivo; se è l’adulto ad acquisire il virus, l’adulto rimane infettivo per il resto della vita.  

In agricoltura convenzionale per eliminare questo tipo di parassiti si utilizzano prodotti altamente tossici. La presente ricerca della Washington State University Extension, ha individuato un nuovo approccio in chiave totalmente sostenibile per la gestione a lungo termine dei nematodi in modo da mantenere i vigneti sani e produttivi. Questa ricerca supporta il nuovo programma di certificazione per la sostenibilità dell'industria vinicola dello Stato di Washington, ma certamente adattabile a livello globale. I risultati delle prime fasi della ricerca sui nematodi indicano la necessità di attuare diverse tattiche per affrontare efficacemente questo patogeno della vite.

Più di sette anni fa, con il supporto della Washington State Wine Commission, un team di scienziati della Washington State University e del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti ha avviato un progetto di ricerca su più fronti della durata di 10 anni per comprendere il potenziale danno dei nematodi e trovare gli strumenti necessari per aiutare i viticoltori. 

Il team di ricerca composto da Michelle Moyer, professoressa associata della WSU e specialista in viticoltura, e Inga Zasada, fitopatologo presso l'Unità di ricerca sulle colture orticole del Dipartimento dell'agricoltura degli Stati Uniti a Corvallis, nell'Oregon, ha compiuto grandi progressi in questo progetto che ora integra molteplici strategie di gestione. Tra queste l'utilizzo di portainnesti resistenti che hanno anche l'ulteriore vantaggio di aiutare i coltivatori a gestire la fillossera, un altro parassita che si nutre delle radici della vite ed è stato recentemente rilevato in molte regioni vinicole. In tal senso ricordo che la maggior parte dei vigneti di uva da vino nello Stato di Washington sono a piede franco quindi facilmente attaccabili. 

Un altro approccio molto efficace sono le colture di copertura che hanno dimostrato avere un alto potenziale di controllo sui patogeni del terreno. Al riguardo nella presente ricerca è stata valutata l'efficacia del trifoglio bianco, il ravanello di semi oleosi e la senape.

Trifoglio bianco

Il suo apparato radicale non ospita i nematodi e quindi hanno di fatto la capacità di non far sviluppare popolazioni patogene in caso reimpianto.

Ravanello

Gli oli essenziali contenuti nella pianta respingono vari insetti e parassiti. Migliora l'habitat per i vermi e sopprime i nematodi. Inoltre, il ravanello oleoso combatte le erbacce anche quelle più resistenti.

Senape

La varietà Pacific Gold ed il ravanello contengono entrambi glucosinolato, un composto tossico per i nematodi. Il glucosinolato essudato dalle radici e dal fogliame, quando incorporato nel terreno, riduce le popolazioni del patogeno.

Queste colture di copertura sono state quindi seminate in appezzamenti sperimentali in autunno e lasciate crescere durante l'inverno. In primavera, le colture di copertura di senape e ravanello sono state lavorate nel terreno, ma le parcelle di controllo e le parcelle di trifoglio sono rimaste intatte. Sono stati raccolti campioni di suolo per monitorare i cambiamenti della popolazione di nematodi da un autunno all'altro. I primi risultati hanno mostrato che le parcelle seminate a ravanello avevano circa quattro volte meno nematodi radicali rispetto alle parcelle senza colture di copertura. Importante sottolineare che per avere un effetto positivo sulla salute del suolo, l’impianto e lo sviluppo della coltura devono essere soddisfacenti, ovvero si deve adottare l‘uso di seme sano con un alto tasso di germinazione, la buona preparazione del terreno, la semina in condizioni favorevoli, con le sostanze nutrienti sufficienti e, se necessario, l‘irrigazione. 

I risultati della ricerca saranno condivisi in workshop, giornate sul campo e webinar. 

martedì 1 febbraio 2022

Valorizzazione dei sottoprodotti della filiera viti-enologica: uso del biodigestato per migliorare l’efficienza del vigneto

Un Webinar gratuito presenta i risultati del gruppo operativo "Uva Pretiosa", un progetto con l'obiettivo di affrontare le tematiche di riutilizzo dei sottoprodotti della filiera viti-enologica secondo uno schema circolare che consente di valorizzare le componenti nobili dei sottoprodotti e di rimettere in circolo gli scarti finali per produrre energia al fine di elevare la sostenibilità economica ed ambientale del processo.




Aumentare la reddittività, la competitività delle aziende agricole nonché la diversificazione delle attività svolte, grazie allo sviluppo di nuovi prodotti con valore di mercato (estratti da uva immatura, vinaccia e feccia – vini di qualità da vinaccia e feccia di vinificazione, olio di vinaccioli di elevata qualità); adattare ed introdurre le innovazioni di processo e di prodotto alle aziende target; realizzare prototipi e implementare i protocolli operativi per la valorizzazione dei sotto prodotti e il riutilizzo degli scarti nelle aziende del partenariato. Questi i risultati attesi del progetto "Uva Pretiosa" che nasce nell'ambito del partenariato Europeo per l'innovazione e del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana (misure attivate (16.2, 1.1, 1.2, 1.3).

La filiera viti-enologica produce ingenti quantità di sottoprodotti e scarti; i principali per quantità, impatto economico ed ambientale sono le vinacce fermentate e fresche, la feccia e vinaccioli. In generale, la vinaccia rappresenta il 20-30 % del peso dell’uva utilizzata per vinificare. Si stima che circa il 5% del volume totale di vino prodotto in Toscana in un anno costituisca il residuo feccioso, ossia più di 100.000 hl. Il settore enologico è alla ricerca di soluzioni innovative per lo sviluppo di prodotti commercializzabili ottenuti da operazioni di valorizzazione degli scarti industriali.

Al Webinar gratuito organizzato da Vinidea che prenderà il via venerdì 11 febbraio alle ore 11 verranno presentati i risultati del gruppo operativo "Uva Pretiosa" sull'uso del biodigestato. Il progetto si muove secondo un’ottica circolare di immissione e recupero ottimale delle risorse, le fecce sono riutilizzate per produrre energia da biogas e, infine, il residuo è compostato e utilizzato per ridare sostanza organica al suolo. Le prove di distribuzione del digestato sono state effettuate sui vigneti di Castello di Gabbiano, storica azienda vitivinicola del Chianti Classico, dall'Università di Firenze durante il mese di marzo 2021. I vigneti interessati dalla prova sono 3, per circa 4ha totali. La sperimentazione ha previsto 4 trattamenti (ciascuno a file alterne con inerbimento secondo uno schema randomizzato): digestato interrato, digestato in copertura, tecnica aziendale (concime minerale in pellet) oltre al tale quale.

Nel corso della stagione vegetativa, sono state effettuate delle misure di accrescimento del germoglio e degli scambi gassosi fogliari (fotosintesi, traspirazione). Ai primi segnali di stress idrico, sono state effettuate misure di potenziale idrico. Da agosto sono stati fatti dei campionamenti di acini per analisi tecnologiche (zuccheri, acidità, pH, peso acini) e fenoliche (antociani e polifenoli tot ed estraibili)delle uve. In vendemmia è stato rilevato il peso di produzione per pianta.

L'azienda Castello di Gabbiano ha 160 ettari di proprietà di cui circa 100 di Chianti Classico e fa parte del gruppo Treasury Wine Estate con sede in Australia, proprietaria di altre realtà produttive in USA, Nuova Zelanda ed Australia. Alcuni dei marchi del gruppo, oltre al Castello di Gabbiano. sono Penfolds, Beringer, Matua e Sterling.

Ad introdurre il webinar sarà Federico Cerelli, Enologo dell'azienda Castello di Gabbiano, capo fila del gruppo operativo Uva Pretiosa. Interverranno Giovan Battista Mattii, Professore di Viticoltura nel corso di laurea in Viticoltura ed Enologia dell’Università degli Studi di Firenze ed Eleonora Cataldo, dottoranda XXXVI ciclo presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI) dell'Università degli Studi di Firenze. Giovan Battista Mattii illustrerà i concetti generici legati all'uso del biodigestato per migliorare l’efficienza del vigneto mentre Eleonora Cataldo presenterà i risultati del progetto.

Maggiori informazioni su i relatori:

Giovan Battista Mattii si laurea in Scienze Agrarie nel 1984 presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, dove inizia subito la sua carriera accademica, prima come dottorando di ricerca (consegue il dottorato nel 1989), poi come ricercatore e successivamente come professore. Attualmente insegna Viticoltura nel corso di laurea in Viticoltura ed Enologia. E’ autore di circa 150 pubblicazioni su riviste di settore.

Eleonora Cataldo. Dottoranda XXXVI ciclo presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (DAGRI) dell'Università degli Studi di Firenze. Laurea magistrale con lode in Scienze e tecnologie agrarie curriculum “Produzioni vegetali di pregio” all'Università degli Studi di Firenze e conseguito Esame di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Agronomo e Dottore Forestale Sezione A. Vincitrice di 3 Borse di Studio e 2 Assegni di Ricerca presso l’Università degli Studi di Firenze (collaborazione dal 2015 ad oggi nel settore della Viticoltura). Autrice di pubblicazioni internazionali di cui troverete la lista allegata a quest'articolo.

Nell'ambito del partenariato Europeo per l'innovazione e del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana (misure attivate (16.2, 1.1, 1.2, 1.3)) il progetto Uva Pretiosa intende affrontare le tematiche di riutilizzo e di valorizzazione dei sottoprodotti della filiera viti-enologica in un'ottica di economia circolare.

I partner del progetto sono Beringer Blass Italia  - Castello di Gabbiano, Società Agricola Isole e Olena, San Lorenzo Green Power, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università degli Studi di Firenze, ERATA e Vinidea.

Iscriviti gratuitamente

Per maggiori informazioni sul progetto: www.uvapretiosa.eu