Vino e ricerca, valorizzazione e sviluppo del comparto vitivinicolo laziale: nasce vigneto sperimentale dedicato ai vitigni autoctoni
Un nuovo impulso alla vitivinicoltura laziale. L'Arsial impianta un vigneto sperimentale interamente dedicato ai vitigni autoctoni come punto di riferimento per l’intera filiera vitivinicola regionale e “luogo aperto” per la cultura viticola e la formazione didattica. Ed in collaborazione con il Crea Ve, nascono le prime varietà di Moscato di Terracina immuni dalle principali forme di virosi.
Il Lazio del vino inizia a muoversi concretamente sul fronte della ricerca. L'Arsial, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio, ha impiantato un vigneto sperimentale a conferma del suo impegno nella valorizzazione della viticoltura autoctona e nello sviluppo dell’intero comparto vitivinicolo laziale.
Da oltre un decennio, Arsial, nel quadro delle attività previste dalla L.R. 15/2000 “Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario”, sta investendo sulla riscoperta della viticoltura autoctona regionale, tramite azioni di tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità, una intensa attività che ha portata alla riscoperta di 45 biotipi, ovvero varietà provenienti dallo stesso vitigno che hanno sviluppato lievi differenze morfologiche, fenologiche e produttive, per i quali sono state realizzate azioni di caratterizzazione genetica-ampelografica e microvinificazione. Ad oggi, questo lavoro ha permesso di iscrivere 9 vitigni laziali (di cui 3 in attesa della pubblicazione in GU) nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite e nel Registro Regionale delle Varietà di Vite Classificate Idonee alla Produzione di Uva da Vino.
Il vigneto sperimentale
Si tratta di un nuovo vigneto sperimentale-dimostrativo coltivato in biologico di 1 ettaro di superficie con sesto di impianto di 2,5x1m ed una densità di circa 4.000 barbatelle, innestate su portinnesto 1103P, all’interno dell’Azienda Dimostrativa di Velletri (RM), un’area a forte vocazione enologica.
Il vigneto ospita 15 varietà autoctone del Lazio: Maturano bianco, Pampanaro bianco, Reale bianca, Petroveccia bianca, Capolongo bianco, Tostella bianca, Lecinaro nero, Cesenese nero, Ulivello nero, Corapecora nero, Maturano nero, Nostrano nero, Uva Giulia nera, Calamaro nero e Capolongo rosso, oltre ai due vitigni di riferimento, Malvasia di Candia e Montepulciano.
Per ciascuna varietà sono state messe a dimora oltre 250 barbatelle, nell’intento di produrre un quantitativo d’uva necessario ad avviare delle prove di mesovinificazione, utili a sviluppare dei protocolli di miglioramento delle “performance” enologiche dei singoli vitigni. Dal punto di vista agronomico, il vigneto dimostrativo, condotto nel rispetto dell’agricoltura biologica, verrà sottoposto a prove sperimentali su sistemi di potatura, pratiche viticole atte a ridurre l’utilizzo del rame e dei trattamenti, individuazione di miscugli da inerbimento tra le fila/ecc.
E' importante sottolineare che i vitigni autoctoni rappresentano un elemento di differenziazione qualitativa-organolettica del vino, ma anche uno strumento di valorizzazione turistica e socio-culturale dei territori. Il territorio, da sempre, caratterizza il vino e ogni grande vino può essere considerato espressione di una determinata area geografica, ma anche della comunità che lo produce. Tanto che, sempre più spesso, la produzione di un vino “unico”, ottenuto da vitigni locali, diviene un potente strumento di marketing territoriale, intorno al quale promuovere azioni di sviluppo che interessano tutta la filiera.
Il nuovo vigneto di Velletri, oltre che uno spazio di sperimentazione, vuole essere un punto di riferimento per l’intera filiera vitivinicola regionale, ma anche un “luogo aperto” per la cultura viticola e la formazione didattica.
Il Moscato di Terracina "risanato"
Partendo proprio dalle azioni della LR 15/2000, Arsial ha ritenuto necessario approfondire la conoscenza della variabilità intra varietale dei vitigni autoctoni mediante l'individuazione di cloni con caratteristiche qualitative di pregio. Dopo un lungo lavoro svolto in collaborazione con il Crea Ve (Viticoltura ed Enologia), ha ottenuto delle piante di Moscato di Terracina esenti dalle principali forme di virosi, attraverso un’azione di risanamento tramite termoterapia.
Il Moscato di Terracina è un vitigno autoctono laziale particolarmente rinomato ma privo di cloni iscritti nel RNVV, in tal senso Arsial ha avviato anche l’iter tecnico-scientifico per la selezione clonale. In proposito, sono state impiantate 62 barbatelle sane di Moscato di Terracina del biotipo “ARSIAL 656”, in 2 aziende di Monte San Biagio (LT).
Altri progetti di risanamento viticolo sono stati avviati in collaborazione con il Crea Ve e l’Università della Tuscia per i vitigni autoctoni Malvasia del Lazio e Nero Buono.
Il Lazio del vino inizia a muoversi concretamente sul fronte della ricerca. L'Arsial, Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio, ha impiantato un vigneto sperimentale a conferma del suo impegno nella valorizzazione della viticoltura autoctona e nello sviluppo dell’intero comparto vitivinicolo laziale.
Da oltre un decennio, Arsial, nel quadro delle attività previste dalla L.R. 15/2000 “Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario”, sta investendo sulla riscoperta della viticoltura autoctona regionale, tramite azioni di tutela e valorizzazione dell’agrobiodiversità, una intensa attività che ha portata alla riscoperta di 45 biotipi, ovvero varietà provenienti dallo stesso vitigno che hanno sviluppato lievi differenze morfologiche, fenologiche e produttive, per i quali sono state realizzate azioni di caratterizzazione genetica-ampelografica e microvinificazione. Ad oggi, questo lavoro ha permesso di iscrivere 9 vitigni laziali (di cui 3 in attesa della pubblicazione in GU) nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite e nel Registro Regionale delle Varietà di Vite Classificate Idonee alla Produzione di Uva da Vino.
Il vigneto sperimentale
Si tratta di un nuovo vigneto sperimentale-dimostrativo coltivato in biologico di 1 ettaro di superficie con sesto di impianto di 2,5x1m ed una densità di circa 4.000 barbatelle, innestate su portinnesto 1103P, all’interno dell’Azienda Dimostrativa di Velletri (RM), un’area a forte vocazione enologica.
Il vigneto ospita 15 varietà autoctone del Lazio: Maturano bianco, Pampanaro bianco, Reale bianca, Petroveccia bianca, Capolongo bianco, Tostella bianca, Lecinaro nero, Cesenese nero, Ulivello nero, Corapecora nero, Maturano nero, Nostrano nero, Uva Giulia nera, Calamaro nero e Capolongo rosso, oltre ai due vitigni di riferimento, Malvasia di Candia e Montepulciano.
Per ciascuna varietà sono state messe a dimora oltre 250 barbatelle, nell’intento di produrre un quantitativo d’uva necessario ad avviare delle prove di mesovinificazione, utili a sviluppare dei protocolli di miglioramento delle “performance” enologiche dei singoli vitigni. Dal punto di vista agronomico, il vigneto dimostrativo, condotto nel rispetto dell’agricoltura biologica, verrà sottoposto a prove sperimentali su sistemi di potatura, pratiche viticole atte a ridurre l’utilizzo del rame e dei trattamenti, individuazione di miscugli da inerbimento tra le fila/ecc.
E' importante sottolineare che i vitigni autoctoni rappresentano un elemento di differenziazione qualitativa-organolettica del vino, ma anche uno strumento di valorizzazione turistica e socio-culturale dei territori. Il territorio, da sempre, caratterizza il vino e ogni grande vino può essere considerato espressione di una determinata area geografica, ma anche della comunità che lo produce. Tanto che, sempre più spesso, la produzione di un vino “unico”, ottenuto da vitigni locali, diviene un potente strumento di marketing territoriale, intorno al quale promuovere azioni di sviluppo che interessano tutta la filiera.
Il nuovo vigneto di Velletri, oltre che uno spazio di sperimentazione, vuole essere un punto di riferimento per l’intera filiera vitivinicola regionale, ma anche un “luogo aperto” per la cultura viticola e la formazione didattica.
Il Moscato di Terracina "risanato"
Partendo proprio dalle azioni della LR 15/2000, Arsial ha ritenuto necessario approfondire la conoscenza della variabilità intra varietale dei vitigni autoctoni mediante l'individuazione di cloni con caratteristiche qualitative di pregio. Dopo un lungo lavoro svolto in collaborazione con il Crea Ve (Viticoltura ed Enologia), ha ottenuto delle piante di Moscato di Terracina esenti dalle principali forme di virosi, attraverso un’azione di risanamento tramite termoterapia.
Il Moscato di Terracina è un vitigno autoctono laziale particolarmente rinomato ma privo di cloni iscritti nel RNVV, in tal senso Arsial ha avviato anche l’iter tecnico-scientifico per la selezione clonale. In proposito, sono state impiantate 62 barbatelle sane di Moscato di Terracina del biotipo “ARSIAL 656”, in 2 aziende di Monte San Biagio (LT).
Altri progetti di risanamento viticolo sono stati avviati in collaborazione con il Crea Ve e l’Università della Tuscia per i vitigni autoctoni Malvasia del Lazio e Nero Buono.
Commenti
Posta un commento