Per la PAC 2021-27 si prospetta una riduzione del budget Ocm, ovvero i finanziamenti per i produttori vitivinicoli. Roberto Moncalvo (Presidente Coldiretti): "le ipotesi di taglio alla Politica Agricola Comune sono insostenibili in un settore chiave per l'economia italiana". Ernesto Abbona (Presidente Unione Italiana Vini): “l’Ocm va difesa e rafforzata. Urge Piano Strategico Nazionale".
Arrivano i primi commenti dalle due principali associazioni di settore circa le proposte di riforma della Politica Agricola Comune per il periodo 2021-2027, presentate dal Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan che secondo alcune analisi sui dati della Commissione potrebbero far perdere all’Italia circa 2,7 miliardi a prezzi correnti rispetto all'attuale periodo di programmazione. diffusa oggi dalla Commissione Europea relativa alla prossima Politica Agricola Comune,
L’ipotesi di riduzione dei fondi - ha sottolineato in una nota la Coldiretti - è stata giustamente bocciata dal Parlamento Europeo oltre che dagli stessi cittadini dell’Unione che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante per l’ambiente, il territorio e salute secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea.
Ma soprattutto preoccupa l'impatto negativo di questa riduzione di bilancio sui redditi degli agricoltori impegnati a garantire i migliori standard di qualità, sanitari ed ambientali. Occorre quindi mantenere il budget al livello attuale in prezzi costanti e garantire una più equa distribuzione delle risorse tra gli Stati superando gli squilibri che hanno caratterizzato il passato. Solo in questo modo si potranno cogliere gli elementi positivi pur presenti nella proposta di Riforma che vanno dal maggiore sostegno ai giovani agricoltori all’importanza della sostenibilità, dall’attenzione al concetto di vero agricoltore fino al maggior peso del lavoro, anche familiare, e dei criteri socioeconomici per la ridistribuzione interna dei pagamenti diretti.
Secondo Ernesto Abbona, l'Uiv è convinta che la riforma della PAC e dell’OCM vino rappresentino un'opportunità per migliorare, modernizzare e facilitare l'attuazione dei programmi nazionali di sostegno e rafforzare l’orientamento al mercato del settore. È impellente, inoltre, per l’Italia trovare una visione unitaria per adottare un Piano Strategico Nazionale, fondamentale per assumere una prospettiva di lungo periodo sulla promozione dei prodotti italiani all’estero. In questo senso sarà determinante il contributo del Ministero per le Politiche agricole e auspico che il futuro ministro italiano possa avere un ruolo attivo nel negoziato e in generale all’interno dell’Unione Europea. Nella proposta della Commissione viene apprezzato il mantenimento dei Piani Nazionali di Sostegno e la misura promozione verso i mercati extra Ue, che mantengono la specificità finanziaria per il vino, come richiesto. Le misure dovranno essere finanziate da un budget ambizioso, in grado di far fronte alle future sfide del settore vitivinicolo, in primis internazionalizzazione e sostenibilità. In tal senso, un PNS decurtato del 5%, senza contare gli effetti dell’inflazione, potrebbe penalizzare gli investimenti. Viene inoltre apprezzato qualche primo segnale di flessibilità in materia di autorizzazioni per i nuovi impianti viticoli, anche se non sufficiente in quanto l’attuale sistema non consente la crescita delle dimensioni delle aziende italiane e non risponde alle esigenze di questo settore, il cui vigneto è tendenzialmente in declino.
Come Unione Italiana Vini, dichiara Abbona, chiediamo al governo di pensare ad un Piano Strategico e di lavorare per non perdere il potenziale viticolo italiano. Sarebbe in questo senso utile pensare di creare una riserva nazionale per recuperare 20.000 ettari di diritti di reimpianto, che altrimenti andrebbero persi. Un’altra questione che preoccupa è quella che riguarda la mancanza di una ‘regia unica’ a livello europeo e, nel nostro Paese, il rischio di frammentare la Pac a livello regionale vanificandone lo scopo. A questo proposito Uiv vuole richiamare richiamare l’attenzione del futuro governo, chiedendogli di farsi promotore di una visione unica che ci metta al riparo dai pericoli di una regionalizzazione.
Il comparto italiano del vino, ha aggiunto Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, ha sempre utilizzato al meglio i fondi europei ricevuti fino ad ora, che pesano per una percentuale irrisoria sul bilancio complessivo della UE, investendoli per dare competitività ad un settore di punta dell’agricoltura comunitaria. Ricordo che con la nuova PAC si scrivono anche le regole del funzionamento del nostro settore. Sarà quindi essenziale analizzare con estrema attenzione le proposte della DG Agri, la quale potrà essere migliorata dal Parlamento Europeo, mirando a un rafforzamento del vino nel mercato unico UE e assicurando una leale concorrenza tra gli operatori.
Nel prossimo numero del 4 giugno 2018 de ‘Il Corriere Vinicolo” saranno proposti ulteriori approfondimenti sulla posizione di Unione Italiana Vini in materia di Pac e sugli scenari della nuova Ocm.
Arrivano i primi commenti dalle due principali associazioni di settore circa le proposte di riforma della Politica Agricola Comune per il periodo 2021-2027, presentate dal Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan che secondo alcune analisi sui dati della Commissione potrebbero far perdere all’Italia circa 2,7 miliardi a prezzi correnti rispetto all'attuale periodo di programmazione. diffusa oggi dalla Commissione Europea relativa alla prossima Politica Agricola Comune,
L’ipotesi di riduzione dei fondi - ha sottolineato in una nota la Coldiretti - è stata giustamente bocciata dal Parlamento Europeo oltre che dagli stessi cittadini dell’Unione che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante per l’ambiente, il territorio e salute secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea.
Ma soprattutto preoccupa l'impatto negativo di questa riduzione di bilancio sui redditi degli agricoltori impegnati a garantire i migliori standard di qualità, sanitari ed ambientali. Occorre quindi mantenere il budget al livello attuale in prezzi costanti e garantire una più equa distribuzione delle risorse tra gli Stati superando gli squilibri che hanno caratterizzato il passato. Solo in questo modo si potranno cogliere gli elementi positivi pur presenti nella proposta di Riforma che vanno dal maggiore sostegno ai giovani agricoltori all’importanza della sostenibilità, dall’attenzione al concetto di vero agricoltore fino al maggior peso del lavoro, anche familiare, e dei criteri socioeconomici per la ridistribuzione interna dei pagamenti diretti.
Secondo Ernesto Abbona, l'Uiv è convinta che la riforma della PAC e dell’OCM vino rappresentino un'opportunità per migliorare, modernizzare e facilitare l'attuazione dei programmi nazionali di sostegno e rafforzare l’orientamento al mercato del settore. È impellente, inoltre, per l’Italia trovare una visione unitaria per adottare un Piano Strategico Nazionale, fondamentale per assumere una prospettiva di lungo periodo sulla promozione dei prodotti italiani all’estero. In questo senso sarà determinante il contributo del Ministero per le Politiche agricole e auspico che il futuro ministro italiano possa avere un ruolo attivo nel negoziato e in generale all’interno dell’Unione Europea. Nella proposta della Commissione viene apprezzato il mantenimento dei Piani Nazionali di Sostegno e la misura promozione verso i mercati extra Ue, che mantengono la specificità finanziaria per il vino, come richiesto. Le misure dovranno essere finanziate da un budget ambizioso, in grado di far fronte alle future sfide del settore vitivinicolo, in primis internazionalizzazione e sostenibilità. In tal senso, un PNS decurtato del 5%, senza contare gli effetti dell’inflazione, potrebbe penalizzare gli investimenti. Viene inoltre apprezzato qualche primo segnale di flessibilità in materia di autorizzazioni per i nuovi impianti viticoli, anche se non sufficiente in quanto l’attuale sistema non consente la crescita delle dimensioni delle aziende italiane e non risponde alle esigenze di questo settore, il cui vigneto è tendenzialmente in declino.
Come Unione Italiana Vini, dichiara Abbona, chiediamo al governo di pensare ad un Piano Strategico e di lavorare per non perdere il potenziale viticolo italiano. Sarebbe in questo senso utile pensare di creare una riserva nazionale per recuperare 20.000 ettari di diritti di reimpianto, che altrimenti andrebbero persi. Un’altra questione che preoccupa è quella che riguarda la mancanza di una ‘regia unica’ a livello europeo e, nel nostro Paese, il rischio di frammentare la Pac a livello regionale vanificandone lo scopo. A questo proposito Uiv vuole richiamare richiamare l’attenzione del futuro governo, chiedendogli di farsi promotore di una visione unica che ci metta al riparo dai pericoli di una regionalizzazione.
Il comparto italiano del vino, ha aggiunto Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini, ha sempre utilizzato al meglio i fondi europei ricevuti fino ad ora, che pesano per una percentuale irrisoria sul bilancio complessivo della UE, investendoli per dare competitività ad un settore di punta dell’agricoltura comunitaria. Ricordo che con la nuova PAC si scrivono anche le regole del funzionamento del nostro settore. Sarà quindi essenziale analizzare con estrema attenzione le proposte della DG Agri, la quale potrà essere migliorata dal Parlamento Europeo, mirando a un rafforzamento del vino nel mercato unico UE e assicurando una leale concorrenza tra gli operatori.
Nel prossimo numero del 4 giugno 2018 de ‘Il Corriere Vinicolo” saranno proposti ulteriori approfondimenti sulla posizione di Unione Italiana Vini in materia di Pac e sugli scenari della nuova Ocm.
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