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Vino&Scienza. La tecnologia nei campi e nel vigneto: l'agricoltura del futuro è smart e green

Utilizzo sostenibile della terra, agricoltura smart, uso dei droni con il progetto flagVite, e al confine con la Lombardia la prima Smart Valley 100% Bio. Questo e altro al centro del Festival dell'Economia insieme al contributo di FEM sulla tecnologia in agricoltura.

La storia dell'agricoltura è storia di continua innovazione tecnologica. E la tecnologia serve per produrre meglio in meno tempo, con meno fatica, costi e rischi. Un tempo l'innovazione nei campi era rappresentata dal trattore oggi ci sono i droni, per il monitoraggio e gli interventi di precisione sulle coltivazioni, ma anche i sensori per il controllo della salute delle colture, e le app, a disposizione di agronomi e agricoltori per orientare al meglio la strategia produttiva.

Gli strumenti sono cambiati, ma gli obiettivi dell'innovazione restano, in fondo, quelli di sempre. Quelle che cambiano, in maniera sempre più veloce, sono le competenze richieste a chi lavorerà in agricoltura. Ma come saranno gli agricoltori ed i tecnici agricoli del futuro? Quali strumenti potranno utilizzare e quale dovrà essere la loro preparazione? Le domande sono state al centro dell'incontro “Smart & green: l'agricoltura del futuro”, che si è svolto al Castello del Buonconsiglio, nell'ambito del Festival dell'Economia di Trento, e organizzato dalla Fondazione Edmund Mach.

Moderato dal presidente Andrea Segrè l'evento, trasmesso in streaming dal sito del Festival, ha visto intervenire gli esperti Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo, Daniel Zimmer, direttore del tema “Sustainable Land Use” di Climate Kic e Fabio Zottele tecnologo della Fondazione Edmund Mach.

“La parola “smart” nel linguaggio comune - ha spiegato, in apertura il presidente FEM, Andrea Segrè- richiama subito il concetto di connessione. Noi però non dobbiamo fermarci alla fibra veloce, al 4g. Un’agricoltura smart passa obbligatoriamente da una connessione, intesa invece come collaborazione con le reti del territorio e con le esigenze dell’ambiente, con un approccio circolare e sostenibile”.

Daniel Zimmer, direttore dell’ambito “Utilizzo sostenibile della terra” nella Climate-KIC, il consorzio nel quale è entrato nel 2010 come direttore dell’innovazione, ha spiegato in Europa si sta passando dal paradigma produttivista che ha prevalso fino agli anni ’60, quando l’agricoltura industriale decollò, e che oggi non è più sostenibile, ad un modello nuovo. “Diversi trend sottotraccia indicano il percorso verso questo nuovo modello – ha spiegato - . Oltre al biologico che sta diventando sempre più importante in molti paesi, ci sono altre tre forze in azione. Guardare al cibo locale è visto come un modo per aiutare il reddito agricolo e per aumentare la fiducia dei consumatori di città nella qualità degli alimenti, L’applicazione dei principi di economia circolare dal campo alla forchetta è cruciale per ridurre lo spreco e aumentare l’efficienza delle risorse e dell’energia nella filiera alimentare”. Nonostante ciò, ad oggi sono stati sviluppati solo pochi modelli di questa “agricoltura circolare”.Cambiare la nostra dieta, e in particolare il consumo di proteine vegetali, è una chiave per la nostra salute secondo la World Health Organization.

Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo, centro di competenza per la formazione continua e l’accompagnamento di progetti di sviluppo territoriale, ha illustrato la Valposchiavo, piccola regione di lingua italiana nel Cantone dei Grigioni (Svizzera) al confine con la Lombardia, la prima Smart Valley 100% Bio, in rete con il resto dell’Arco Alpino.

Da questo approccio integrato, che ha preso spunto dai concetti della Smart City applicandoli per la prima volta su un territorio non urbano, sono nati numerosi progetti di sviluppo sostenibile legati alla valorizzazione del patrimonio naturalistico, storico, culturale, turistico ed economico della Valposchiavo che rappresentano anche un comittment chiaro di questo territorio per garantire il mantenimento del suo riconoscimento quale Patrimonio Mondiale UNESCO della Ferrovia del Bernina e al paesaggio culturale da essa attraversato.

Ed arriviamo al Trentino, con l'intervento di Fabio Zottele, tecnologo FEM che ha spiegato che in provincia di Trento il forte impulso all'uso dei droni è arrivato  dal  Tavolo della Filiera della Formazione Aeronautica della Provincia di Trento che raccoglie attorno a sé numerosi partner pubblici e privati, della ricerca e della formazione. In agricoltura ciò si declina essenzialmente nell’utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto (apr), i droni appunto. 

“Grazie ad Italfly ed alla Fondazione Mach - ha detto Zottele - gli studenti hanno potuto imparare a pilotare il drone nel vigneto, misurare le caratteristiche, le potenzialità e le difficoltà di un territorio di produzione vitivinicola e trasformare una domanda scientifica di ricerca in un'opportunità professionale, in un lavoro”.

Ecco, dunque, il progetto dronHero che utilizza il drone per promuovere e valorizzare il paesaggio viticolo di montagna, ma è stato sperimentato l'utilizzo del drone anche per effettuare le analisi di stabilità degli alberi nell'ambito del verde urbano, per la progettazione di aree e per il ripristino di aree agricole degradate.

Con il progetto flagVite si affiancheranno gli studenti ed i loro droni ai tecnici di campagna per il monitoraggio dei giallumi della vite. Inoltre, con gli studenti in alternanza scuola-lavoro sarà sperimentata un'applicazione per smartphone per pianificare al meglio il volo dei droni.

“Numerose - ha detto Zottele - sono le sfide che affronteremo con le tecnologie digitali e la meccatronica in ambito agricolo: non esisterà una soluzione adatta a tutte le agricolture, ma tante combinazioni di tecnologie e di nuovi saperi per le infinite declinazioni agri-culturali dei territori”.

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