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Roma sparita...o quasi del Rione Sant'Eustachio

Il Pantheon e quando Piazza della Rotonda era tutta rivestita in legno. La nascita del Ristorante Tempio di Agrippa e il suo Tribunale Burlesco. I sublimi supplì del Ristorante-Rosticceria La Rosetta, che mostrava il simbolo di una rosa dipinta.






Il Pantheon, “Tempio di tutti gli dei”, sorge in Piazza della Rotonda, vicino a Piazza Minerva, nel Rione Sant'Eustachio. Fu fatto erigere nel 25 a.C. dal generale di Cesare Augusto Imperatore, il console Marco Agrippa, con una pianta rettangolare che ha il lato più lungo trasversale dalla parte dell’entrata. Mentre l’attuale forma cilindrica e la cupola con foro centrale e interno a cassettoni, sono opera di una sua ricostruzione voluta dall'imperatore Adriano nel 118-136 d.C., in seguito a vari incendi subiti.

Nel 609 il tempio fu donato dall'imperatore Foca a papa Bonifacio IV e da questi fu trasformato, da tempio per il culto pagano in chiesa per il culto cristiano, dedicata a S. Maria dei Martiri. Oggi lo si può definire ancora, a tutto vanto della nostra città, il più perfetto tra i monumenti classici sparsi nel mondo.

Tutto ciò che si può ancora ammirare risale ad epoca romana. Dalla cupola, alta ben 43,4 metri alla massiccia porta in bronzo. Anche il portico , dominato da 16 colonne monolitiche in granito , alte ben 14 metri, era interamente ricoperto di bronzo. Fu Urbano VIII , nel 1600 , a fare rimuovere tale bronzo (circa 450.000 libbre) avviando la costruzione, da parte del Bernini, del baldacchino di San Pietro. Anche le due statue di Augusto e di Agrippa, situate nelle due nicchie esterne, vennero rimosse, mentre Gregorio III ,nel 1735 fece ricoprire il portico di piombo.

Nel Pantheon sono sepolti personaggi illustri come Re Vittorio Emanuele II° , Re Umberto I°, ed anche il grande Raffaello Sanzio, artista dall’animo gentile che aspirava alla perfezione, sulla cui tomba è inciso l’epitaffio “Quando nacque, la natura temette di essere vinta, quando morì ebbe paura di morire con lui”.

Nel 1905, per attutire il rumore del passaggio dei cavalli, che disturbava il sonno eterno dei due primi Re d’Italia sepolti nel Pantheon, a Piazza della Rotonda, venne fatta costruire una pavimentazione in puro quebracho, un legno particolare, donato ed installato dal governo argentino, che ne curò la manutenzione dal 1906 al 1931. Successivamente, la manutenzione venne affidata al Comune di Roma, il quale - a seguito di diverse lamentele (sembra che a causa del grasso e della pendenza del pavimento fossero frequenti le cadute di persone ed i primi incidenti d’auto) - rimosse nel 1950 il pavimento in legno, asfaltando la piazza. 

Per la cronaca, dal 1926 al 1930, sulla Piazza della Rotonda circolava il tram.

Tra i locali che si affacciano sulla piazza un doveroso accenno va fatto per il Ristorante Tempio di Agrippa. Sappiamo per certo che nel 1850 il locale, era situato come comune Osteria al n.14 della piazza. Tale locale fu rilevato da un certo Scrocca, vetturino, di origine, forse, amatriciana, il quale possedeva già una Trattoria in Viale Giulio Cesare. Egli rilevò tale locale tramite un amico macellaio, anch’egli ubicato in Piazza della Rotonda, e ne fece un ‘ Osteria-Trattoria con disponibilità di circa 40 posti, addobbata con panchettoni e tavolate del tempo.

Il locale era frequentato in prevalenza da mercanti e commercianti in pelle e bestiame. Divenne in seguito un rinomato Ristorante, grazie anche al nascere, nelle vicinanze, di locali poi divenuti anch'essi altrettanto famosi, quali, per esempio, quello in Via dei Giustiniani, denominato Ristorante della Rosetta, (che mostrava il simbolo di una rosa dipinta), con annessa rosticceria, famosa per i suoi sublimi supplì. E ancora, il Ristorante Tre Re in Via Pastini, e un altro in Via del Seminario, tramutato in seguito in un Bazar dall’arabo Molajen .

Tornando al Ristorante Il Tempio di Agrippa, questi era già esistente in Via dei Giustiniani, (un piccolissimo locale). Il padrone, certo Scrocca Domenico, forse parente di quello già ubicato in Piazza della Rotonda, rilevò la Trattoria su quest’ultima  piazza, installando tavoli anche all'esterno e puntando ad una clientela più benestante e raffinata.

Domenico Scrocca, detto familiarmente Menicuccio, trasferì il nome del precedente locale Tempio di Agrippa sul locale rilevato di Piazza della Rotonda e ne curò la gestione fino al 1925. Fu lui ad instaurare in tale locale il Tribunale Burlesco: chiunque, entrando nel locale, commetteva sgarbi o scorrettezze, era soggetto a pagare bottiglie di vino, come pegno.

Nel 1926, Menicuccio, al secolo Domenico Scrocca, cedette il locale ad un certo Domenico Tosti. Nel 1936 quest’ultimo cedette il locale ad un bolognese, detto il gobbo, a motivo della sua evidente deformazione. In quel periodo si serviva il cliente sul genere "mo ce penzo io..."

Nel 1940 il Gobbo cede il locale ad un certo Tolmino (forse romano), il quale lasciò al nuovo successore, certo Sig. Ricci, una montagna di debiti. Quest’ultimo, amatriciano, condusse il locale fino al 1950, per poi trasferirsi in altro locale a Via San Nicola da Tolentino e successivamente, grazie ai fondi ottenuti da un amico americano, creò l’attuale Ristorante Meo Patacca. Sempre per la cronaca, si riporta che l’americano possedeva a sua volta un locale a Gaeta e che dichiarato il fallimento se ne tornò in America. Il Ricci morì poco tempo prima. Si dice di lui che passasse ai clienti più facoltosi, nel periodo della borsa nera, bistecche nascoste sotto la verdura.

Il Ristorante Tempio di Agrippa” passò così nel 1950 a certo Gino Bianchi (originario di Genzano, ma residente a Roma). Fino al 1966 il locale si trovava al civico n. 14 (ove successivamente fu aperto un negozio)e ove oltre l’unico ingresso-corridoio, che consentiva la collocazione di pochi posti per mangiare, vennero fatte aprire tre sale, da adibire, nello scantinato, a sale da pranzo.

Una sala la aprì il Ricci e due il Bianchi, il quale curò pure l’assunzione di un’orchestrina fissa. Successivamente il locale andò avanti con due cuochi: Francesco e Michele, e con tre camerieri in tutto nella bassa stagione. Clientela occasionale e raramente gruppi di turisti. Vini locali e rinomati.
Ricette tipiche: fusilli all’ortolana, pappardelle all’abruzzese, fettuccine alla boscaiola, spaghetti ai 4 formaggi, rigatoni co la pajata, trippa a la romana, pizze a piacere e altri piatti su ordinazione.

Merita infine di essere ricordato, sulla Piazza della Rotonda , l’Albergo del Sole, (già del Montone), che ha ospitato i personaggi più illustri dell’arte e della politica, tra cui Ludovico Ariosto, Pietro Mascagni, G. Balsamo Cagliostro, Jean Paul Sartre (tanto per citarne alcuni).

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