Südtiroler Sekt: è tempo di Bollicine d’Autore
Il Metodo Classico secondo l’Alto Adige
Un solo sguardo sul paesaggio degli spumanti altoatesini svela subito un particolare: la varietà nell'unità. Tratti unici comuni a tutti e che conferiscono a questi spumanti la loro specificità che li contraddistingue
Südtiroler Sekt: sono bollicine finissime, eleganti, sapide con una
naturale vocazione alla longevità quelle dell’Alto Adige. Si tratta di
una produzione di nicchia che interessa in tutto 250.000 bottiglie di
altissima qualità, in perfetta sintonia d’altronde con il livello
produttivo vitivinicolo sudtirolese, in perenne ascesa.
Sei sono i
produttori che fanno capo all’Associazione Produttori Spumanti Metodo
Classico Alto Adige: dalle vigne che guardano il lago di Caldaro
arrivano le bollicine dell’azienda Kettmeir e sempre dell’Oltradige sono
quelle della cooperative E+N, Appena fuori Bolzano c’è poi la cantina
St. Pauls con il marchio Praeclarus; il terroir di Cornaiano parla con
la voce della cantina Lorenz Martini, sono le colline di Terlano ad
accogliere i filari di Braunbach. E infine con i suoi 1.200 metri slm ha
la palma della cantina spumanti più alta d’Europa Arunda di Joseph
Reiterer.
Le uve che concorrono alla produzione del Metodo Classico sono Pinot
Bianco, Chardonnay, Pinot Nero e sono altitudini anche importanti – che
dai 500 metri slm raggiungono i 1.000 – quelle su cui vengono allevate. È
questo uno degli elementi – assieme alla tipologia dei terreni e agli
accentuati sbalzi termici tra giorno e notte – che contribuisce in modo
determinante a sviluppare un’ottima acidità che garantisce anche dopo la
rifermentazione in bottiglia una bella freschezza.
E' ormai cosa nota che, da oltre un secolo in Alto Adige, la collocazione
geografica particolarissima di questa terra sospesa tra le Alpi e il
Mediterraneo, poteva garantire profumi ed eleganza che sono l'anima delle
bollicine. Era infatti il 1911 quando alla Mostra di Vini di Bolzano
venne presentato il primo spumante altoatesino, a base di Riesling e dal
nome evocativo di “Oro d’Oltradige”. Fu l’inizio di una bella storia.
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