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Vino&Poesia

I luoghi del vino nella poesia
Cinque poesie, cinque luoghi d'amore senza tempo, luoghi vissuti o solo immaginati attraverso le parole del vino  




Fiesta di Jacques Prévert

E i bicchieri eran vuoti
la bottiglia spaccata
Il letto spalancato
e la porta sbarrata
E tutte le stelle di vetro
della felicità e della bellezza
scintillavano nella polvere
della stanza mal ripulita
Ero ubriaco morto
e gioioso falò
e tu ubriaca viva
nuda fra le mie braccia.

“Le Osterie” di Alda Merini

A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell'eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.

Ode al Vino di Pablo Neruda

Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino, stellato figlio
della terra, vino, liscio
come una spada d’oro,
morbido come
un disordinato velluto,
vino inchiocciolato
e sospeso,
amoroso, marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
A volte ti nutri di ricordi
mortali, sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo
lacrime passeggere,
ma il tuo bel
vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane
nella tua anima immobile.
Il vino muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri, rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell’amore aggiunga il suo bacio
Amor mio, d’improvviso
il tuo fianco
è la curva colma
della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell’alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.
Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma amicizia degli esseri,
trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni
goccia d’oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l’autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l’uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.

Io, te e il Vino di Alda Merini

Siamo sempre stati noi tre.
Io, te e il Vino.
Bevevamo le sere insieme seduti su un tavolo pieno di piatti vuoti.
Cibo non c'era, non mangiavano i corpi, solo le anime.
Certe sere si sussurravano, si annusavano, si confidavano.
Due cuori e un cavatappi.
A volte alzavano le voci, gridavano..
Usciva fuori di tutto:
ricordi repressi, fulminazioni geniali, poesia e bassezze..
Pensieri eterei e etilici, inafferrabili, sensati e privi di senso..
Tutto fluiva..
Panta rei..
Il dolce sentiero dell'autoconsumo.
L'orlo di un sorriso è un urlo..
E poi andavamo al letto a fare l'amore..
Io, te e il Vino..
O apriti Cielo, o assorbimi Terra..
Solo il sacro è degno di essere profanato.
Follia, delirio puro.
Brividi del corpo e dell'anima, carezze e graffi.
Ciò che mi nutre, mi consuma.
Siamo sempre stati noi tre.
Io, te e il Vino.
Nell' amarsi e nel distruggersi.
Sempre noi tre.
Anche nel proiettarsi Oltre.
Per salvarsi.
A te, mio amore e mio dolore.
A te, uomo della mia ultima bottiglia.
A me, che mi aspetto.
Oltre.

Ella mi mescé il vino inebriante col solo suo sguardo di Muḥammad al-Muʿtamid

Ella mi mescé il vino inebriante col solo suo sguardo
ed or con la coppa ed ora con le sue labbra,
e le corde del suo liuto mi esaltavano
come udissi sulle corde dei colli fischiare la melodia
delle spade.
Ella schiuse la veste su un corpo qual tenero ramo
di salice,
così come il boccio si apre dischiudendo il fiore.


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