Vino e ricerca, malattie della vite: la biologia come soluzione ideale nelle strategie anti-resistenza
Uno studio di un centro di ricerca francese ha indagato sull'effetto resistenza dei patogeni ai comuni fungicidi attraverso nuove analisi del DNA. I risultati della ricerca aiuteranno il viticoltore nella scelta mirata e del dosaggio del prodotto fitosanitario in funzione del grado di resistenza.
Il fenomeno della resistenza da parte dei patogeni della vite è la perdita di efficacia di un prodotto fitosanitario dopo un suo impiego intenso e prolungato, e questo a causa della selezione di ceppi del patogeno meno sensibili alla molecola. Questo fenomeno ha una base genetica e trae origine da una o più mutazioni stabili ed ereditabili. Le mutazioni genetiche vanno a modificare i sistemi enzimatici bersaglio dei vari principi attivi. I fattori che facilitano l’insorgenza delle resistenze sono: l’elevata pressione del patogeno, le caratteristiche del principio attivo impiegato, lo sfruttamento dell’azione curativa dei prodotti, una distribuzione non uniforme, il mancato rispetto dei dosaggi di applicazione, un utilizzo ininterrotto e prolungato dello stesso principio attivo.
Il presente studio di Jérémie Brusini, biologo molecolare e Tovo Rabemanantsoa, scienziato informatico, entrambi a capo del Laboratoire Baas, ha l'obiettivo di individuare quale agente patogeno attacca esattamente la vite, con un approccio ragionato e mirato a comprendere, prima del trattamento, quale sia la modalità d'azione più efficace. Questo consentirà anche la riduzione del numero dei trattamenti fitosanitari sui vigneti, in chiave sostenibile.
Il fenomeno della resistenza da parte dei patogeni della vite è la perdita di efficacia di un prodotto fitosanitario dopo un suo impiego intenso e prolungato, e questo a causa della selezione di ceppi del patogeno meno sensibili alla molecola. Questo fenomeno ha una base genetica e trae origine da una o più mutazioni stabili ed ereditabili. Le mutazioni genetiche vanno a modificare i sistemi enzimatici bersaglio dei vari principi attivi. I fattori che facilitano l’insorgenza delle resistenze sono: l’elevata pressione del patogeno, le caratteristiche del principio attivo impiegato, lo sfruttamento dell’azione curativa dei prodotti, una distribuzione non uniforme, il mancato rispetto dei dosaggi di applicazione, un utilizzo ininterrotto e prolungato dello stesso principio attivo.
Il presente studio di Jérémie Brusini, biologo molecolare e Tovo Rabemanantsoa, scienziato informatico, entrambi a capo del Laboratoire Baas, ha l'obiettivo di individuare quale agente patogeno attacca esattamente la vite, con un approccio ragionato e mirato a comprendere, prima del trattamento, quale sia la modalità d'azione più efficace. Questo consentirà anche la riduzione del numero dei trattamenti fitosanitari sui vigneti, in chiave sostenibile.
"Baas", che sta per "Biologia come soluzione", è il nome del neo laboratorio che risiede nelle strutture dell'Inrae, l'Istituto nazionale di ricerca per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente. Tra i patogeni analizzati, la peronospora, uno tra i patogeni della vite a maggior rischio di resistenza agli anticrittogamici, sia per caratteristiche intrinseche che per le problematiche legate alla difesa.
Una volta identificati i ceppi, la disposizione degli aminoacidi all'interno delle loro proteine, sarà studiata mediante sequenziamento del DNA per identificare le mutazioni. Nello studio verrà utilizzata la PCR (reazione a catena della polimerasi), un nuovo ed efficace metodo di biologia molecolare, utile per amplificare e creare copie multiple di DNA, già inventato da Kary Mullis alla fine degli anni ’80. Lo scopo della PCR è di produrre un enorme numero di copie di una sequenza di DNA, sia essa un gene o parte di questo. In tal senso sarà facile prevedere l'80% della resistenza dei ceppi di peronospora, oidio e botrite in agenti antifungini di uso comune come amiulbrom, cyazofamide, ametotradina, dimetomorfo e boscalide. Il restante 20% della resistenza in prodotti a base di cmoxanil, non sono ancora note.
Il team di ricerca sta anche lavorando su un'applicazione per smartphone, in modo che il viticoltore possa avere accesso alla mappatura di ogni vigneto ed alla sua storia epidemiologica. Un messaggio alo avviserà nel caso si verifichi un focolaio di malattia entro un raggio di 5 km.
Una volta identificati i ceppi, la disposizione degli aminoacidi all'interno delle loro proteine, sarà studiata mediante sequenziamento del DNA per identificare le mutazioni. Nello studio verrà utilizzata la PCR (reazione a catena della polimerasi), un nuovo ed efficace metodo di biologia molecolare, utile per amplificare e creare copie multiple di DNA, già inventato da Kary Mullis alla fine degli anni ’80. Lo scopo della PCR è di produrre un enorme numero di copie di una sequenza di DNA, sia essa un gene o parte di questo. In tal senso sarà facile prevedere l'80% della resistenza dei ceppi di peronospora, oidio e botrite in agenti antifungini di uso comune come amiulbrom, cyazofamide, ametotradina, dimetomorfo e boscalide. Il restante 20% della resistenza in prodotti a base di cmoxanil, non sono ancora note.
Il team di ricerca sta anche lavorando su un'applicazione per smartphone, in modo che il viticoltore possa avere accesso alla mappatura di ogni vigneto ed alla sua storia epidemiologica. Un messaggio alo avviserà nel caso si verifichi un focolaio di malattia entro un raggio di 5 km.
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