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Emergenza coronavirus, il settore vitivinicolo italiano esce dal lockdown fortemente colpito. E lo stress test mette in luce le fragilità del comparto

Il settore vitivinicolo italiano esce dal lockdown fortemente colpito. Lo stress test dell’emergenza Coronavirus, ha messo in luce problematiche contingenti e difetti strutturali che il comparto avrebbe dovuto affrontare già da tempo. 






Quello del settore vitivinicolo è stato uno dei principali temi emersi ieri nel corso del Food & Made in Italy Summit del Sole 24 Ore, in un momento di confronto che coinvolge aziende e istituzioni sui temi dello sviluppo, della sostenibilità e dell’innovazione. L'evento, che si è svolto in diretta streaming, ha voluto approfondire l’impatto della recente pandemia sul settore agroalimentare italiano con l'obiettivo di analizzare quali sono le priorità oggi e quali azioni si possono mettere in atto per ripartire e rilanciare il settore simbolo del Made in Italy.

Tra i lavori del Summit, una tavola rotonda dedicata alle incognite ed alle nuove opportunità di mercato della Wine economy: il dibattito, moderato dal giornalista del Sole 24 ORE Giorgio Dell’Orefice, ha visto intervenire Luca Brunelli, membro della Giunta Cia Agricoltori Italiani con delega al settore vitivinicolo, SimonPietro Felice, Direttore Generale di Caviro, e Ettore Nicoletto, Vicepresidente di Federvini.       

“Il settore vitivinicolo italiano è uscito dal lockdown, fortemente colpito. Lo stress test dell’emergenza Coronavirus, lo ha messo dinanzi a problematiche contingenti come il blocco delle attività e, in particolare, dell’Horeca (Hotel, ristoranti, caffè) - canale che per il comparto vale al consumo 6,5 miliardi di euro l’anno -, e lo stop agli spostamenti che ne hanno congelato l’export e, quindi, un capitale da 6,4 miliardi di euro” ha sottolineato Luca Brunelli, membro di Giunta Cia-Agricoltori Italiani con delega al settore vitivinicolo. “Allo stesso tempo, però, sono venuti a galla difetti strutturali che il comparto avrebbe dovuto affrontare già da tempo, come la mancanza di omogeneità di sistema, ora sempre più urgente di fronte allo spettro recessione che potrebbe orientare verso prodotti a prezzi bassi, a scapito della qualità. Le aziende che hanno investito su quest’ultima, infatti, anche nel comparto vitivinicolo, rischiano di non beneficiare realmente dei decreti anti-crisi. Del resto, i 100 milioni di aiuti previsti dal Dl Rilancio, poco potranno per un settore da 13 miliardi. A fare la differenza, dunque, saranno le disposizioni attuative e la loro efficacia a tutela delle produzioni di qualità. Occorrerà, a tal fine, orientare al meglio le risorse e puntare sulla reale capacità competitiva del Made in Italy, passando per OCM e internazionalizzazione”.

“Mai come nell’emergenza Covid il Gruppo Caviro e il sistema Cooperativo a cui fa capo hanno dato prova di vigore e solidità confermando la validità e modernità del nostro modello di filiera a 360°” ha dichiarato il Direttore Generale di Caviro SimonPietro Felice.  “I clienti hanno apprezzato la continuità delle forniture e la capacità di adattamento alle loro richieste. I produttori hanno toccato con mano la resilienza dei loro consorzi cooperativi e la garanzia di reddito assicurato. Questo grazie anche ai principi di economica circolare e sostenibilità che il Gruppo ha messo in atto negli ultimi 50 anni, da noi nulla va sprecato, dagli scarti della lavorazione dell’uva vengono prodotti per esempio alcool denaturato, polifenoli, acido tartarico, energie rinnovabili quali bioetanolo, biometano, prodotti nobili in grado di produrre a loro volta ulteriore reddito e salvaguardia dell’ambiente”.

All'incontro sono intervenuti tra gli altri anche Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Paolo De Castro, Coordinatore S&D Commissione Agricoltura Parlamento europeo, Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura, Ettore Nicoletto, Vicepresidente Federvini e Dino Scanavino, Presidente Cia Agricoltori Italiani.

I lavori, moderati dalla giornalista del Sole 24 Ore Micaela Cappellini, hanno preso il via con l’intervento di Paolo De Castro, Coordinatore S&D Commissione Agricoltura Parlamento europeo, con il quale sono state approfondite le misure studiate per supportare il settore l’agroalimentare nel complesso contesto conseguente alla pandemia.Priorità 1 per l’agroalimentare: le misure per l’emergenza. 

"La Politica agricola comune è uno dei capitoli legislativi più importanti del New Green Deal, il progetto lanciato dalla Commissione Ue per traghettare l’Europa verso l’abbattimento delle emissioni gassose nocive e contribuire concretamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. Ma per integrarsi e risultare efficace nel quadro del Green Deal, con le sue declinazioni strategiche ‘Farm to Fork’ e ‘Biodiversity’ – ha spiegato Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo – questa politica sarà perfezionata e riformata nei prossimi due anni, per entrare in vigore nel 2023. Il nostro obiettivo, nel confronto inter-istituzionale con la Commissione e il Consiglio Ue, è stabilire nuove regole per il settore incentrate su sicurezza alimentare e tutela dei consumatori. Un impianto normativo, adeguatamente finanziato con le risorse del Quadro pluriennale 2021-2027 e del piano post-Covid ‘New Generation Eu’, che dovrà incentivare, e non penalizzare, i nostri agricoltori e le imprese dell’agroalimentare a produrre di più e con meno chimica inquinante".

E’ stato quindi affrontato il tema della crescita sostenibile nel comparto agricolo: in particolare, è stato il ruolo che un’agricoltura sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale ed economico può giocare per il rilancio dell’economia nazionale ad essere oggetto di un confronto tra Andrea Bertalot, Vice Direttore Generale Reale Mutua, Matteo Giuliano Caroli, Professore ordinario economia e gestione delle imprese internazionali Università Luiss Guido Carli, e Massimiliano Giansanti, Presidente Confagricoltura.

“Reale Mutua è storicamente legata al mondo dell’agricoltura, e fin dalle sue origini lo protegge con soluzioni assicurative dedicate. Oggi questo mondo è attraversato da profondi cambiamenti e ha di fronte a sé nuove sfide a cui è importante poter dare nuove risposte” – ha dichiarato il Vice Direttore Generale di Reale Mutua Andrea Bertalot,– “Con AGRIcoltura100, l’iniziativa che abbiamo lanciato insieme al nostro partner storico Confagricoltura, andiamo ad ascoltare e mappare in modo strutturato i nuovi bisogni delle imprese agricole per sviluppare soluzioni innovative con cui continuare a proteggerlo con efficacia. Attraverso questa iniziativa Reale Mutua vuole sostenere il valore del settore e promuovere il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile e alla rinascita dell’Italia dopo l’emergenza Covid-19.”

“Confagricoltura da sempre crede nell’innovazione finalizzata a un modello di sviluppo sostenibile, capace di valorizzare la qualità del prodotto, il capitale umano che c’è dietro e il patrimonio ambientale che rappresenta. Le imprese che per prime hanno investito in questa sfida sono diventate simbolo dell’agricoltura di oggi, capace di rispondere alle sempre maggiori attese da parte dei consumatori” ha sottolineato il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. “Il mondo ci impone un ulteriore impegno in questa direzione: con Reale Mutua condividiamo parte di questo percorso, iniziando proprio dalle aziende, con l’obiettivo di diffondere il valore della sostenibilità a favore della collettività e dell’economia”.

Sostenibilità significa anche riduzione degli sprechi di cibo, filiere corte, packaging sostenibile, macrotemi tra più attuali per il settore: se ne è parlato con Giorgia Palazzo, Partner Expense Reduction Analysts, che ha offerto un quadro delle tendenze e delle proposte che stanno influenzando il mercato attuale e futuro, evidenziando che “il binomio innovazione e sostenibilità è un componente essenziale sia per la ripresa che per la valorizzazione del Made in Italy. La tecnologia è sempre più matura e meno costosa ed il mercato è sempre meno disposto a venire a compromessi sui temi di responsabilità sociale; il vero costo per le aziende è scegliere di non innovare e rischia di essere un costo altissimo”.

Lo sviluppo di una filiera complessa come quella agroalimentare pone le sue basi sulla valorizzazione della vocazione del territorio e su un’adeguata integrazione della filiera produttiva con i sistemi territoriali di pertinenza: se ne è parlato con Claudia Merlino, Direttore Generale Cia Agricoltori Italiani, che ha affermato: “L’emergenza Coronavirus e, in particolare, le restrizioni per arginarne la diffusione, hanno riportato l’attenzione sull’importanza dell’agricoltura e dell’agroalimentare, non solo quali settori produttivi essenziali alla sussistenza, ma anche strategici per l’economia del Paese. In tale contesto, si è andata rafforzando la centralità del cibo Made in Italy e, soprattutto, local, che ha spinto a una revisione dei processi di scambio, dal campo alla tavola, sempre più orientati alla realizzazione e allo sviluppo di sistemi produttivi a vocazione territoriale. La congiuntura socioeconomica scaturita dalla pandemia ha richiesto, dunque, il superamento delle relazioni ‘classiche’ per dare origine a vere e proprie ‘reti d’impresa territoriale’ che puntano su tipicità agricole e alimentari del territorio, sul coinvolgimento attivo dei suoi attori, dagli agricoltori ai consumatori, passando per commercio e logistica, ma anche per enti locali e mondo della ricerca. Ne rappresentano, infine, asset distintivi, la valorizzazione delle materie prime e di produzioni di qualità certificata, la promozione dell’e-commerce agroalimentare e lo sviluppo di iniziative legate al turismo esperienziale”.

Il focus del Food & Made in Italy Summit si è quindi spostato sul ruolo del packaging per una distribuzione alimentare sostenibile: a discuterne sono stati Stefano Lazzari, Consigliere Pro Food Italia, Ceo Sirap Group, Marco Omboni, Consigliere Pro Food Italia, Sales and Marketing Manager Isap Packaging, e Nicola Ballini, Consigliere Pro Food Italia, General Manager ILIP.

“La supply chain degli imballaggi, in particolare di quelli plastici, ha garantito nel periodo di lockdown la filiera agroalimentare senza rotture di stock adattando le proprie capacità produttive con picchi che nel mese di marzo hanno raggiunto anche il +40% con inevitabili e puntuali flessioni dei mesi successivi” ha sottolineato Stefano Lazzari, Consigliere Pro Food Italia, Ceo Sirap Group.

Marco Omboni, Consigliere Pro Food Italia, Sales and Marketing Manager Isap Packaging, ha invece evidenziato che “l’emergenza Covid ha messo in luce la necessità di valutare prodotti e materiali in chiave di sostenibilità globale, con particolare attenzione alla sicurezza del consumatore e con dati oggettivi alla mano: rispetto ad un approccio del genere, gli imballaggi monouso in plastica per alimenti hanno e avranno ancora molto da dire”.

“La Plastic Tax mette a rischio 3.000 aziende, con 50.000 dipendenti e 12 miliardi di fatturato” ha dichiarato Nicola Ballini, Consigliere Pro Food Italia, General Manager ILIP. “La plastica e gli imballaggi plastici in particolare, hanno bisogno di supporto per l’evoluzione che devono affrontare verso l’economia circolare; la Plastic Tax toglie ossigeno al settore e ne impedisce lo sviluppo, indebolendo il tessuto industriale nazionale”.       

Con l’Amministratore Delegato di Fiere di Parma Antonio Cellie è stato approfondito il ruolo delle fiere di settore per il rilancio del comparto: “Cibus è l’osservatorio e la piattaforma marketing di riferimento per il Made in Italy Agroalimentare grazie al quale Federalimentare riesce ad interpretare e – ove possibile – orientare la domanda del mercato internazionale. Dopo il Covid19 si delineano nel mondo mutamenti strutturali dei comportamenti di consumo alcuni dei quali favorevoli alla nostra offerta Food&Beverage” ha dichiarato Cellie. “Di questo si parlerà Cibus Forum il 2 e 3 settembre prossimi e ovviamente a Cibus il 4-7 maggio 2021”.

Il Food & Made in Italy Summit ha visto intervenire in chiusura di mattinata Teresa Bellanova, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali,. “L'agricoltura italiana nel corso del lockdown ha dimostrato la propria centralità. Ora tocca riconoscerlo e non dimenticarlo. L'Italia la propria parte l'ha fatta ora tocca all'Europa” ha la ministra delle Politiche agricole Bellanova. "Il Governo ha riconosciuto la centralità dell'agricoltura stanziando all'interno del decreto Rilancio 1.150 milioni a favore del settore - ha spiegato la Bellanova -. A queste risorse vanno aggiunti i 460 milioni destinati all'esonero contributivo per sei mesi dei lavoratori del florovivaismo, della zootecnia, dell'apicoltura e delle birre artigianali. Ora un analogo riconoscimento deve venire dall'Europa che sia in sede di riforma Pac che nell'implementazione della strategia del Green Deal deve riconoscere il ruolo che gli agricoltori svolgono a favore della sostenibilità con risorse aggiuntive”.

Nel corso del Forum la ministra ha parlato anche della crisi del settore della ristorazione. “Ho promosso un incontro con il ministro Patuanelli e con i rappresentanti del settore a cominciare dall'Associazione Cuochi - ha detto ancora la Bellanova -. Si tratta di un lavoro interministeriale anche perché la ristorazione non rientra nel perimetro del mio dicastero, tuttavia mi stanno a cuore le sorti del settore horeca perché ne conseguono ricadute inevitabili sulla filiera agroalimentare. In particolare delle imprese e dei produttori, come quelli del vino made in Italy, che più hanno investito sulla qualità e su un posizionamento medio alto. Ma non solo. Per la crisi della ristorazione stanno pagando un duro prezzo anche il comparto ittico e quello dei salumi e formaggi. Tutto il comparto agroalimentare è coinvolto. E per questo sto cercando di promuovere il confronto alla ricerca di soluzioni”.

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