Con il progetto PRO-VITERRE arrivano le linee guida delle buone pratiche agronomiche per la conservazione dei suoli dei principali ambienti vitivinicoli della collina emiliano-romagnola.
Quando la “cultura” del vino inizia dal suolo, nel segno delle “buone pratiche agronomiche”. Nasce sotto questo assunto il nuovo gruppo operativo (GOI) a capo di PRO-VITERRE, progetto triennale ammesso a finanziamento dalla Regione Emilia-Romagna ai fini della Misura 16 del PSR 2014_2020: un sodalizio tra ricercatori esperti in discipline quali la pedologia e la vitivinicoltura e ben dieci aziende vitivinicole piacentine e faentine uniti nell'obiettivo di definire le linee guida per la protezione dei suoli vitati e il mantenimento delle produzioni di qualità nella collina emiliano-romagnola.
La presentazione e lancio del progetto PRO-VITERRE si è tenuto lo scorso mese di novembre presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, con l'intento di rispondere con efficacia all'esigenza di valutare - anche alla luce dei cambiamenti climatici - alcune delle principali tecniche di gestione del terreno applicate alla viticoltura collinare, valorizzando e promuovendo il ruolo del viticoltore come “custode” della tutela del suolo e del territorio.
Una tappa che marca un risultato importante verso una migliore integrazione tra il sistema della conoscenza (Università, enti di sperimentazione e ricerca, ecc.) e il mondo delle imprese agricole.
Le verifiche e valutazioni del progetto prevedono monitoraggi eseguiti tramite osservazioni in campo, studio dei suoli, campionamento e analisi chimiche in aziende vitivinicole collocate in ambienti pedologici diversi. Essi saranno volti a testare, individuare e condividere le tecniche agronomiche più idonee alla preservazione dei suoli dall’erosione idrica superficiale e al mantenimento e/o aumento della sostanza organica.
Obiettivo condiviso tra i partner è l’individuazione delle buone tecniche di gestione del suolo per poter abbinare i benefici di carattere ambientale, come il mantenimento della sostanza organica, con il miglioramento dei livelli produttivi della vite sia in termini qualitativi che quantitativi. Il ricorso all’inerbimento, ad esempio, se da un lato è ottimale per la preservazione dei suoli dall’erosione e l’accessibilità al vigneto nelle stagioni umide, può incidere, stante anche l’influenza del riscaldamento globale, sullo stress idrico delle piante con conseguente calo di produzione.
Fondamentale quindi analizzare come, quando e in quali suoli ricorrere a tale tecnica e ai suoi indiscussi benefici in termini di riduzione di fenomeni erosivi, aumento della portanza del terreno e del tenore di sostanza organica.
Partner del progetto, coordinato da I.TER Soc. Coop, azienda bolognese attiva nello studio dei suoli, sono l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, le otto aziende vitivinicole piacentine: Conte Otto Barattieri di San Pietro, La Pernice, La Tosa, F.lli Piacentini, Il Baraccone, Il Ghizzo, I Perinelli, Res Uvae, e le due faentine: La Sabbiona e San Mamante.
Quando la “cultura” del vino inizia dal suolo, nel segno delle “buone pratiche agronomiche”. Nasce sotto questo assunto il nuovo gruppo operativo (GOI) a capo di PRO-VITERRE, progetto triennale ammesso a finanziamento dalla Regione Emilia-Romagna ai fini della Misura 16 del PSR 2014_2020: un sodalizio tra ricercatori esperti in discipline quali la pedologia e la vitivinicoltura e ben dieci aziende vitivinicole piacentine e faentine uniti nell'obiettivo di definire le linee guida per la protezione dei suoli vitati e il mantenimento delle produzioni di qualità nella collina emiliano-romagnola.
La presentazione e lancio del progetto PRO-VITERRE si è tenuto lo scorso mese di novembre presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, con l'intento di rispondere con efficacia all'esigenza di valutare - anche alla luce dei cambiamenti climatici - alcune delle principali tecniche di gestione del terreno applicate alla viticoltura collinare, valorizzando e promuovendo il ruolo del viticoltore come “custode” della tutela del suolo e del territorio.
Una tappa che marca un risultato importante verso una migliore integrazione tra il sistema della conoscenza (Università, enti di sperimentazione e ricerca, ecc.) e il mondo delle imprese agricole.
Le verifiche e valutazioni del progetto prevedono monitoraggi eseguiti tramite osservazioni in campo, studio dei suoli, campionamento e analisi chimiche in aziende vitivinicole collocate in ambienti pedologici diversi. Essi saranno volti a testare, individuare e condividere le tecniche agronomiche più idonee alla preservazione dei suoli dall’erosione idrica superficiale e al mantenimento e/o aumento della sostanza organica.
Obiettivo condiviso tra i partner è l’individuazione delle buone tecniche di gestione del suolo per poter abbinare i benefici di carattere ambientale, come il mantenimento della sostanza organica, con il miglioramento dei livelli produttivi della vite sia in termini qualitativi che quantitativi. Il ricorso all’inerbimento, ad esempio, se da un lato è ottimale per la preservazione dei suoli dall’erosione e l’accessibilità al vigneto nelle stagioni umide, può incidere, stante anche l’influenza del riscaldamento globale, sullo stress idrico delle piante con conseguente calo di produzione.
Fondamentale quindi analizzare come, quando e in quali suoli ricorrere a tale tecnica e ai suoi indiscussi benefici in termini di riduzione di fenomeni erosivi, aumento della portanza del terreno e del tenore di sostanza organica.
Partner del progetto, coordinato da I.TER Soc. Coop, azienda bolognese attiva nello studio dei suoli, sono l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, le otto aziende vitivinicole piacentine: Conte Otto Barattieri di San Pietro, La Pernice, La Tosa, F.lli Piacentini, Il Baraccone, Il Ghizzo, I Perinelli, Res Uvae, e le due faentine: La Sabbiona e San Mamante.
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