Castelli Romani: dalla "fojetta" al Virtù Romane
«Per chi non è stato a Roma dirò che dalla Porta San Giovanni in Laterano, guardando a scirocco, si scorge dopo quattordici miglia di una pianura leggermente ondulata, ove non sorge un albero ma solo sepolcri e infranti acquedotti, si scorge, dico, nel vapore de' giorni sereni, una linea di monti azzurri di grandiose forme che, partendo dalla Sabina, si vengono alzando con variati e graziosi contorni sino ad una punta più elevata di tutte, detta Monte Cavi. Da questa s'abbassa di nuovo la catena, e con un declivio moderato ed una lunghissima linea, scende alla pianura e vi si perde a non gran distanza dal mare.»
Massimo D'Azeglio, I miei ricordi
La nostra gita era la classica "gita fuori porta" e la sua meta elettiva erano i Castelli Romani, mitico luogo dove trovare la rinomata e ormai storica "fraschetta" che mio padre e gran parte del popolo romano conoscevano molto bene.
Qui si viene per mangiare una merenda a base di pane e porchetta e bere quel fresco vino bianco nella sua classica "fojetta". E come allora, oggi, questa tradizione è rimasta intatta, ed insieme a tutto il suo folklore.
Tra i vecchi vigneti intorno alla fraschetta nel tempo sono nate diverse aziende produttrici di vino di tutto rispetto che attraverso gli anni hanno dato prova che in questa zona si può fare vino di qualità.
Il Frascati, il Marino, il Colli Lanuvini, sono i vini bianchi per eccellenza di questo territorio, un terreno vulcanico quello dei Castelli, dove il vitigno a bacca bianca ha trovato una sua dimensione di tipicità, il Trebbiano giallo e verde, la Malvasia del Lazio o Puntinata, Bonvino bianco, Bellone, vigneti autoctoni che qui hanno trovato il loro habitat ideale.
Segnalo con piacere un vino di Montecompatri-Colonna il "Virtù Romane", di un produttore che ha saputo valorizzare molto bene il frutto della sua vigna, le uve utilizzate sono tutti vitigni autoctoni che vanno dalla Malvasia Puntinata, Bellone, Greco e Bonvino, il risultato è un esplosione di profumi fruttati e floreali, al palato è grasso di buona struttura e acidità, da segnalare che ha anche un fratello minore, ma non nella qualità, il "Trecciole" dal rapporto qualità prezzo veramente ottimo.
L'abbinamento ideale sono in genere tutta la gamma di primi piatti della tradizione romana ma l'ho trovato particolarmente interessante con la Minestra di broccoli e arzilla. Un piatto di vera tradizione romana, preparato con la razza che, sino a qualche decennio fa, incautamente risaliva il Tevere dal mare e veniva pescata dai romani. E' un piatto povero come tutti quelli appartenenti alla cucina romana e, come tutti i piatti della cucina romana, è veramente squisito.
Ed ecco la ricetta della Minestra di broccoli e arzilla:
Ingredienti
2 etti di spaghetti
(spezzati o maltagliati)
1 Kg e ½ di broccoli romaneschi
1 costa di sedano
1 cipolla dorata
2 spicchi di aglio
2 etti di pomodori pelati
½ kg di arzilla (razza) pulita
(vanno bene anche solo le ali)
2 filetti di alici sottosale
1 bicchiere di vino bianco secco
Pecorino Romano grattugiato
olio extravergine di oliva
sale
peperoncino
Preparazione
Cuocere il pesce in una pentola d’acqua salata e aromatizzata con sedano e cipolla ricavandone un brodo delicato. In una casseruola soffriggere l’olio, l’aglio tritato ed i filetti dissalati di acciuga. Aggiungere i broccoli lavati e tagliati a cimette. Insaporire con poco sale, peperoncino, bagnare con il vino e sfumare, aggiungere i pomodori pelati a pezzettini. Dopo poco unire il brodo di pesce accuratamente filtrato. Quando i broccoli saranno quasi cotti, aggiungere la pasta e cuocerla al dente. Far riposare la minestra per qualche minuto, quindi servirla cosparsa di abbondante pecorino romano grattugiato.
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