Il vino ai tempi di Cristo
Scienziati israeliani stanno cercando di ricreare il vino di
Gesù salvando un tipo di uva conosciuta come “Dabouki”
Secondo padre Daniel Kendall, professore di studi cattolici a San Francisco e Patrick McGovern, professore di antropologia all'Università della Pennsylvania, sino ad oggi non si sapeva molto circa le varietà di uve coltivate a al tempo di Gesù Cristo. Sean Myles, ricercatore di genetica agraria dell'università della Nova Scotiae, afferma che sono solo 1000 anni che si hanno testimonianze scritte di alcune varietà di uva allora esistenti. Quello che pare certo però è che già all'epoca dell'Ultima Cena in Terra Santa si produceva vino e probabilmente sin dal 4000 avanti Cristo. Le vigne crescevano lungo le rocciose colline della zona, le tinozze per pigiare l'uva erano ricavate dalle rocce ed il vino veniva poi conservato in vasi di creta.
La ricerca si è avvalsa dell'utilizzo di vecchi vinaccioli estratti proprio dai frammenti di questi vasi vinari, ritrovati tra le rovine dei templi ebrei nel corso della storia; in base a test genetici, gli scienziati hanno provveduto ad estrarre il materiale genetico necessario ad essere trasferito su varietà di uve esistenti israeliane in modo di realizzare una replica esatta di quelle che venivano utilizzate nella produzione di vino a quell'epoca.
Dal 2011, i ricercatori sono stati in grado di identificare 120 varietà di uve che crescevano in Israele, 20 delle quali sono state ritenute idonee per la produzione del vino.
Lo scorso 18 ottobre lo stesso team di studiosi ha presentato a Milano nell’ambito di Expo 2015 una loro ultima realizzazione: 2.480 bottiglie di vino bianco ottenuto da uve Marawi, una varietà antica israeliana considerata ormai estinta e che suppongo, in quanto vitigno a bacca bianca, sia frutto di innesti successivi in quanto la vite coltivata nella Palestina del tempo biblico doveva essere un vitigno piuttosto forte, resistente alla siccità e molto simile alla vite selvatica. Secondo gli scienziati, questo vitigno è stato coltivato a est di Betlemme intorno all'anno 220 dC.
La ricerca si è avvalsa dell'utilizzo di vecchi vinaccioli estratti proprio dai frammenti di questi vasi vinari, ritrovati tra le rovine dei templi ebrei nel corso della storia; in base a test genetici, gli scienziati hanno provveduto ad estrarre il materiale genetico necessario ad essere trasferito su varietà di uve esistenti israeliane in modo di realizzare una replica esatta di quelle che venivano utilizzate nella produzione di vino a quell'epoca.
Dal 2011, i ricercatori sono stati in grado di identificare 120 varietà di uve che crescevano in Israele, 20 delle quali sono state ritenute idonee per la produzione del vino.
Lo scorso 18 ottobre lo stesso team di studiosi ha presentato a Milano nell’ambito di Expo 2015 una loro ultima realizzazione: 2.480 bottiglie di vino bianco ottenuto da uve Marawi, una varietà antica israeliana considerata ormai estinta e che suppongo, in quanto vitigno a bacca bianca, sia frutto di innesti successivi in quanto la vite coltivata nella Palestina del tempo biblico doveva essere un vitigno piuttosto forte, resistente alla siccità e molto simile alla vite selvatica. Secondo gli scienziati, questo vitigno è stato coltivato a est di Betlemme intorno all'anno 220 dC.
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