Binge drinking: nuovi studi e ricerche di un fenomeno in crescita
Si definisce binge drinking - ricordano dalla Bicocca - l'assunzione consecutiva di più di 5 bevande alcoliche per gli uomini e 4 per le donne. L'efficacia del nuovo 'guardiano digitale' è stata dimostrata in uno studio pubblicato sul Journal of Adolescent Health, che ha coinvolto 507 giovani tra i 18 e i 24 anni (264 donne e 243 uomini), reclutati vicino a pub, discoteche e aree concertistiche dell'area metropolitana di Milano.
Il Binge drinking letteralmente “abbuffata alcolica”, è
l'assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno
breve ed è praticato generalmente in occasione di feste o durante il fine
settimana, è un fenomeno molto diffuso tra gli adolescenti la cui finalità è il
rapido raggiungimento dello stato di ebbrezza.
Secondo recenti studi volti ad arginare questo fenomeno, ricercatori
statunitensi hanno identificato un circuito nel cervello che potrebbe essere
manipolato in modo da controllare il desiderio di bere in modo smodato.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla
rivista Biological Psychiatry, i ricercatori della University of North Carolina
a Chapel Hill hanno identificato questo circuito localizzato tra due aree del
cervello - l'amigdala estesa e l'area
tegmentale ventrale - già collegate in passato per avere uno stretto rapporto
con l’alcolismo. Tuttavia, questa è la prima volta che entrambe vengono
identificate proprio come un circuito funzionale.
L'amigdala estesa è infatti nota da tempo per la sua risposta
all’ansia ed allo stress psicologico tipico nei soggetti che hanno perso un lavoro
o una persona cara; mentre l’area ventrale tegmentale risponde alle proprietà
gratificanti indotte dal cibo, incluso l'alcol.
La ricerca dimostra che l'alcol - fattore di stress
fisiologico - attivi i neuroni nell'amigdala estesa, innescando di conseguenza
l'area tegmentale ventrale. Le osservazioni sui topi hanno di fatto dimostrato
che, nel momento dell’ assunzione di alcol, l’amigdala estesa impatti in modo
significativo sulla zona ventrale tegmentale promuovendo la voglia di
continuare a bere. Lo "spegnimento" di questo circuito potrebbe in
sostanza ridurre questo fenomeno.
Todd Thiele, del dipartimento di UNC-Chapel Hill di
psicologia e neuroscienze, spiega di essere arrivato ora a comprendere
maggiormente il funzionamento di queste regioni del cervello e di come la modulazione
di stress e ricompensa siano parte di un circuito funzionale che controlla il binge
drinking: manipolando il sistema CRF, l'ormone di rilascio della
corticotropina, aprirà nuove vie per il suo trattamento. Thiele è infatti
convinto che questi risultati potranno aiutare a scoprire terapie efficaci atte
ad impedire in futuro la dipendenza all’alcol, soprattutto nella fase di
adolescenza in cui la probabilità di diventare alcolista-dipendente è molto più
alta.
Intanto in Italia il Dipartimento di Medicina e Chirurgia
dell’Università di Milano - Bicocca in collaborazione con lo University College
London (Ucl) ha sviluppato un App per smartphone, una sorta di guardiano
anti-binge drinking e pensata per proteggere i ragazzi dai suoi pericoli. Si
chiama D-Arianna ed è in via di sperimentazione nei luoghi della movida
milanese. Una Healt App che parla italiano e inglese, e promette di dimezzare
in 2 settimane il rischio di abbuffate alcoliche nei giovani.
Si definisce binge drinking - ricordano dalla Bicocca - l'assunzione consecutiva di più di 5 bevande alcoliche per gli uomini e 4 per le donne. L'efficacia del nuovo 'guardiano digitale' è stata dimostrata in uno studio pubblicato sul Journal of Adolescent Health, che ha coinvolto 507 giovani tra i 18 e i 24 anni (264 donne e 243 uomini), reclutati vicino a pub, discoteche e aree concertistiche dell'area metropolitana di Milano.
Tra le domande proposte dall'app, il rapporto con alcol,
fumo e droghe a livello personale e nella propria cerchia di amici, l'età in
cui si è iniziato a fare uso di alcol e altre sostanze, il successo negli
studi, l'attività lavorativa svolta, il background familiare e sociale, le
convinzioni riguardo agli effetti, anche sociali, prodotti dall'uso dell'alcol.
Sulla base delle risposte, combinando i pesi relativi dei
fattori correlati al binge drinking, derivanti dalla meta-analisi, attraverso
un'equazione di stima del rischio, si è ottenuto un unico punteggio complessivo
e sono stati individuati tre livelli di rischio: basso (0-43%), moderato (43.1-82%),
alto (82.1-100%). Dopo 2 settimane è stato fatto ripetere il test, ed eseguendo
lo stesso calcolo è emerso che il fenomeno del binge drinking tra i
partecipanti si è più che dimezzato, passando dal 37% al 18%.
L'applicazione è stata messa a punto nell'ambito di una
ricerca condotta da Giuseppe Carrà e Massimo Clerici, rispettivamente
ricercatore e professore associato di psichiatria in Bicocca, insieme a Paul E.
Bebbington, professore emerito di psichiatria presso l'Ucl ed è stata
sviluppata dalla software house Eikondata in due versioni, rispettivamente in
lingua italiana (Android, iPhone) e inglese (Adroid, iPhone). La ricerca è
stata finanziata dalla Fondazione della comunità Monza e Brianza onlus,
sostenuta dalla Fondazione Cariplo.
"La combinazione tra il rigore metodologico della
ricerca sulla prevenzione dei fattori di rischio con la tecnologia - commentano
Carrà e Clerici - si è dimostrata efficace e interessante per la popolazione
giovanile, che ha molta dimestichezza con gli smartphone".
L’App è scaricabile gratuitamente da Google Play e Apple
Store, D-Arianna è stata inserita nella National Health Apps Library del Regno
Unito.
Questo articolo è stato pubblicato contemporaneamente anche su www.ilcaffevitruviano.it
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