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Vino&Archeologia. I sardi furono i primi a produrre il vino

La nuova scoperta aggiunge un nuovo tassello alla storia della vitivinicoltura del Mediterraneo
Lo studio su un antico torchio ritrovato nel cagliaritano.


Gli antichi Sardi sono stati i primi a produrre vino nel Mediterraneo. Lo dicono esperti dell'Università di Cagliari dopo approfonditi esami su alcuni reperti trovati a Monastir (Cagliari). La prova viene dall’esame dei materiali rinvenuti all’interno del torchio per il vino a torricella con vasca risalente all’Età del Ferro, un manufatto in arenaria ritrovato nel 1993 nel villaggio nuragico di Bia de Monti - Monte Zara (900/850 - 725 a.C.) dall'archeologo Giovanni Ugas.

Le analisi sui residui organici sono state effettuate dall'equipe archeobotanica del Centro Conservazione Biodiversità dell'Università di Cagliari, guidata dal prof. Gian Luigi Bacchetta, e dai ricercatori di Chimica degli alimenti, primo fra tutti il prof. Pierluigi Caboni.

“Abbiamo esaminato i frammenti ritrovati all’interno della vasca del torchio – ha spiegato Caboni a Monastir durante il convegno sulla straordinaria scoperta che si è svolto lo scorso 9 dicembre. "È questo, con certezza, il reperto di questo genere, più antico del Mediterraneo. Si tratta di una scoperta fondamentale perché permette di fissare un altro tassello importante per individuare le prime produzioni vinarie: i sardi sono stati quindi i primi a produrre vino. Dalle analisi risulta con ogni probabilità una produzione di vino rosso”.

Il prof. Ugas ha ricordato “il contesto straordinario che ha restituito manufatti nuragici e prenuragici. La scoperta del torchio è stata resa possibile dal lavoro di operaie monastiresi che operavano nello scavo”.

Intorno al manufatto sono state trovate solo tracce di terriccio: “All’interno invece – ha precisato Martino Orrù, ricercatore del Centro Conservazione Biodiversità – è stato individuato un agglomerato cristallino e dell’acido tartarico all’interno della vasca. Da lì siamo partiti per le analisi”.

Da sottolineare che, sempre la stessa equipe di ricercatori, lo scorso anno, ha fatto un altra straordinaria scoperta e che di fatto riscrive la storia della viticultura dell'intero Mediterraneo occidentale - si tratta del rinvenimento di semi di vite (vernaccia e malvasia) di epoca Nuragica, risalenti a circa tremila anni fa - e ha avanzato l'ipotesi che in Sardegna la coltivazione della vite non sia stata un fenomeno d'importazione, bensì autoctono. Sino ad oggi, infatti, i dati archeobotanici e storici attribuivano ai Fenici, che colonizzarono l'isola attorno all'800 a.C., e successivamente ai Romani, il merito di aver introdotto la vite domestica nel Mediterraneo occidentale.

Insomma una storia millenaria quella della Sardegna che, grazie alla ricerca scientifica, si arricchisce di nuove testimonianze che vanno ad impreziosire il nostro grande patrimonio vitivinicolo. 

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