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Valorizzazione della Barbera e del suo territorio: approccio culturale come strategia di promozione

Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato: si chiude un anno ricco di soddisfazioni per il comparto
Ricerca, zonazione, tutela e "Brand Monferrato". Il vino dell'anno guarda al futuro.

Settanta anni e non sentirli. È questo lo slogan che racchiude il 2016 della Barbera d’Asti, da poco trasferitasi nelle prestigiose sale del Castello di Costigliole d’Asti, paese questo, le cui peculiarità ben rappresentano i valori che hanno permesso di far diventare questo territorio Patrimonio Mondiale dell'Umanità insieme a Langhe e Roero. Ed è infatti proprio qui che il Consorzio ha scelto di far tornare lo storico vitigno al centro della filiera e che intenderà sostenere con una crescente attività di promozione e tutela.

Il settantesimo anniversario della fondazione del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato cade proprio in un momento in cui il vino portabandiera di questo territorio inizia un nuovo ciclo vitale che gli permetterà di fare un grande salto nel mondo. La dimostrazione arriva innanzitutto dall’aumento delle aziende associate, oggi 235, grazie ai 28 produttori che hanno deciso di dare fiducia alla struttura. È nei confronti di queste, tra cui ci sono anche importanti Cantine Sociali che ampliano la base produttiva, che il Consorzio indirizza il suo sforzo.

Già a livello promozionale lo scorso anno, la Barbera ha mostrato il potenziale di quello che è stato definito il vino dell’anno da Luca Gardini, già sommelier campione del mondo. Una trama di eventi che hanno visto la Barbera d’Asti promuovere sé stessa e il Monferrato ad ogni livello: locale, nazionale e internazionale. È così che, all’interno dei festeggiamenti per il settantesimo anno dalla sua fondazione, il Consorzio ha raccolto crescenti consensi da parte di consumatori, giornalisti ed operatori commerciali.

Sono molti i segnali - come aveva commentato il presidente del Consorzio Filippo Mobrici a Vinitaly, in occasione delle celebrazioni di Barbera 70 - che fanno ben sperare in una nuova e gloriosa stagione per questo vino. A partire dai dati che parlano di un’inversione di tendenza rispetto agli ettari di vigneti coltivati a Barbera: dopo due anni di abbandono, si è registrato nel 2015 un lieve aumento di superficie vitata, confermato anche dalla vendita delle barbatelle in vivaio. Buoni segnali arrivano anche dal valore dei vigneti di Barbera: rispetto all’anno scorso un ettaro vale fra gli 80 e i 100 mila euro ovvero il 30–40% in più. E poi anche l'interessamento di grandi aziende provenienti anche da province vicine e dalle Langhe.

Ma in primo luogo sono le attività di ricerca e studio a rendersi necessarie per una crescita qualitativa finalizzata ad affermare la Barbera d’Asti. Interflavi, Curve di maturazione, WildWine, sono solo alcuni dei progetti in essere, che dimostrano l’attenzione del Consorzio verso le necessità dei produttori. Il tutto in attesa della Zonazione della Barbera d’Asti, essenziale per una migliore comprensione dei processi di coltivazione e vinificazione che interessano il variegato territorio della Barbera. Un passo importante perché la zonazione viticola lega in modo indissolubile il vino al suo territorio, con essa infatti si effettua uno studio mirato sull'interazione tra vitigno ed ambiente creando una sorta di manuale d'uso del territorio per i produttori al fine di esaltare al massimo le caratteristiche del territorio in un vino.

Lo sviluppo di queste attività ha inoltre stimolato l’accesso ai finanziamenti esistenti. OCM e PSR rappresentano i due principali cespiti di finanziamento, che hanno portato il Consorzio a gestire oltre 2 milioni di euro di attività programmate, che saliranno a circa 2,7 milioni nel 2017, di cui circa mezzo milione destinato ad attività proprie. Un programma quello previsto dall’OCM che in entrambi gli anni raggruppa le attività promozionali di oltre 40 aziende, a testimonianza della sinergia oggi esistente.

Il tutto celebrato da una vendemmia a cinque stelle, unanimemente riconosciuta come una delle migliori di sempre. Una Barbera d’Asti che, sfruttando il clima caldo ed asciutto, è maturata perfettamente, permettendo la messa in cantina di un prodotto dalla grande carica polifenolica e la considerevole acidità. Questo consentirà di realizzare un vino capace di farsi apprezzare in gioventù e di costituire un’ottima base per lunghi invecchiamenti.

“È stato un anno tanto impegnativo quanto ricco di soddisfazioni", ha affermato in un recente comunicato il Presidente del Consorzio. "Siamo riusciti nell’intento di riaffermare la centralità del Consorzio nella vita della filiera. Per fare questo, oltre che trasferirsi nel cuore dell’area di produzione, abbiamo sfruttato le opportunità che la normativa ci assegna. Una Denominazione che vuole crescere non può infatti prescindere da un Consorzio forte, capace di dare risposte alle crescenti necessità delle aziende. La tutela e la promozione supportate dai finanziamenti esistenti, sono lo strumento per incrementare la qualità assoluta e percepita della Barbera d’Asti, a loro volta precondizioni per una sua maggiore remunerazione, a partire da chi la coltiva. Per questo non possiamo che accogliere con entusiasmo il raggiungimento di quota 1 euro nella vendita delle uve destinate a Barbera d’Asti, chiarendo fin da adesso che è solo il primo passo verso una crescita che vogliamo più decisa. Voglio congedarmi da questo anno ringraziando a nome di ciascun produttore di ognuna delle Denominazioni da noi tutelate tutti coloro che hanno contribuito a rendere il 2016 un anno ricco di soddisfazioni”.

Volevo infine ricordare che il paese di Costigliole d’Asti risulta essere da sempre quello con la superficie vitata più estesa del Piemonte e probabilmente di buona parte d’Italia; si trova poi in una posizione centrale ed è l’unico paese delle tre provincie interessate che confina con le Langhe, il Roero ed il Monferrato. Il suo castello, presente anche sul gonfalone della Provincia di Asti è ricco di storia: fu dimora, infatti, della contessa di Castiglione e del Marchese Filippo Asinari di San Marzano, ed è a quest'ultimo che si deve, già tra la fine del ‘700 ed i primi dell‘800, l’inizio delle varie sperimentazioni vitivinicole, importando diverse varietà di viti da tutto il mondo poi messe a dimora per essere saggiate sulle colline che circondano il castello. Si è trattato di verifiche utili per dare il via alla viticultura moderna ed alla nascita, proprio a Costigliole, delle prime aziende industriali vinicole (CORA), diventate nel periodo, per importanza al pari di quelle del nord Europa.

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