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Salute mentale, languishing: non depressi ma privi di gioia. Il lockdown e quell'insostenibile assenza di benessere che fa male alla società

Languishing, ovvero quello stato di disordine che genera una sensazione di vuoto o di svuotamento. Il languishing si manifesta con alti livelli di sofferenza e sottrazione di energie mentali che limitano le attività quotidiane, una condizione di assenza di benessere inasprita dal lockdown. Ma un aiuto esiste: la comprensione del flow per far rifior se stessi, attraverso i dettami della psicologia positiva.





Non depressi ma privi di gioia, è il languishing, letteralmente “languente, languido”, un termine coniato dal sociologo e psicologo americano Corey Keyes, nell'ascoltare persone descrivere le proprie vite come stagnanti, vuote pur in assenza di un disturbo mentale clinicamente significativo. Questa condizione era quindi già conosciuta ben prima delle misure di emergenza imposte a causa della pandemia. Certo è, che il lockdown ne ha favorito l'insorgenza, che non giunge, intendiamo, alla gravità della psicopatologia, ma che di fatto limita le nostre affettività e funzioni positive.

Un articolo apparso in questi giorni sul New York Times a cura di Adam Grant, psicologo dell'Università della Pensilvania e autore del libro “Think Again: The Power of Knowing What You Don’t Know”, ha portato alla ribalta questa condizione umana che, come riferito, si manifesta con un assenza di benessere non riferita a sintomi di disagi psichici. Riferendosi alla ricerca di Keyes, Grant fa emergere che, con molta probabilità, le persone attualmente affette da languishing, tra dieci anni potrebbero andare incontro a depressione e disturbi d’ansia. Il pericolo insito in questo status emozionale, secondo lo psicologo, è l’inconsapevolezza, ovvero non essere in grado di percepire se stessi, scivolando lentamente nella solitudine. Indifferenti alla nostra indifferenza, non riusciamo a capire che stiamo soffrendo e quindi non avere la capacità di cercare aiuto, né fare altro per aiutare se stessi.

Un antidoto al “languishing” però esiste, ricorrendo ai dettami della psicologia positiva. Di fatto la definizione di salute mentale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) sembra recepire al meglio quanto da questa disciplina viene proposto, ovvero uno stato di benessere raggiunto quando l’individuo realizza le proprie abilità, affronta gli stress normali della vita, lavora in modo produttivo e fruttuoso, fornendo così un contributo alla sua comunità, in quanto è proprio accanto a un benessere soggettivo e psicologico, che può sussistere anche un benessere sociale.

La psicologia positiva ha lo scopo di catalizzare un cambiamento nella psicologia in modo che a fianco dello studio di “come riparare al peggio nella vita” ci sia spazio anche per la costruzione delle qualità positive: una scienza e una professione per comprendere e costruire quei fattori che permettono agli individui ed alla società di “fiorire” e raggiungere un funzionamento ottimale. Stiamo parlando del "flourishing” appunto, una condizione connotata da fattori positivi come adattamento, chiare mete nella vita, crescita e resilienza, in netto contrasto con il “languishing”.  

I risultati più interessanti della psicologia positiva in grado di "far rifiorir noi stessi", sono stati raggiunti attraverso lo studio della teoria del flusso di coscienza (flow) o dell'esperienza ottimale, considerata come uno dei principali elementi per una vita appagante e pregna di significato. Nel flow l’azione del soggetto procede liberamente e in modo armonico con il contesto circostante, favorendo un livello di totale assorbimento e percezione di controllo nei confronti di cosa si sta facendo. Gli studi sul flow nascono  con l’obiettivo di analizzare i fattori capaci di trasformare un’esperienza momentanea, in uno stato psicologico ottimale. A titolo di esempio è interessante analizzare il contenuto di alcune interviste fatte rispettivamente a un nuotatore, un musicista, un chirurgo e un poeta alla presenza di questa condizione.

"Nei momenti in cui sono stato in assoluto più felice della mia prestazione, ho avuto la sensazione di essere una cosa sola con l’acqua, con ciascuna delle bracciate che davo e con tutto quello che mi circondava…Ero un tutt’uno con quello che stavo facendo. Sapevo esattamente come avrei nuotato durante la gara; sapevo di essere padrone di ogni mio gesto".

"Ti trovi in una condizione talmente estatica che ti sembra quasi di non esistere. […] Le mani sembrano essere staccate dal resto di me e non ho niente a che fare con quello che sta succedendo. Sono semplicemente seduto e osservo la scena con stupore e meraviglia. La musica scorre fuori da sola".

"E’ un esercizio complesso. Si basa sulla capacità di svolgere l’operazione in maniera precisa, quasi artistica… Non mi piace fare movimenti inutili e questo mi spinge ad usare le mie competenze per pianificare con attenzione e precisione ogni taglio… La gratificazione nasce dall’affrontare un problema particolarmente difficile e riuscire a risolverlo".

"Perdi il senso del tempo e sei completamente rapito da quello che stai facendo […]. Non esistono il passato e il futuro, ma solo un presente continuo in cui ti trovi.

Queste interviste sottolineano come l’esperienza di flow sia caratterizzata da un elevato livello di concentrazione e di partecipazione all’attività, dall’equilibrio fra la percezione della difficoltà della situazione, del compito, delle capacità personali, dalla sensazione d’alterazione temporale, (l'orologio interno rallenta, mentre l'orologio esterno accelera), da un interesse intrinseco per il processo che produce un senso di piacevolezza e soddisfazione. 

In sostanza, sono stati individuati tre elementi fondamentali all'interno di situazioni di flusso di coscienza: un grande investimento di attenzione sulla situazione in atto; una sensazione di benessere e di soddisfazione personale; la presenza di un impegno a cui corrispondono capacità personali adeguate. 

L'esperienza di flow possiamo viverla sia quando stiamo portando avanti un progetto a cui teniamo molto sia semplicemente guardando una serie tv; l'importante è che le attività che compiamo ogni giorno creino le condizioni ideali per uno stato di piacevole abbandono. Sicuramente questo ci aiuterà a uscire a piccoli passi dall'impasse del languishing.

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