Viticoltura, non solo vino. Uva da tavola: cresce export in quantità e valore. Il ruolo della ricerca
Nonostante il Covid 19, le avverse condizioni climatiche e il conseguente calo delle quantità immesse sul mercato, export in crescita in quantità e valore per l'uva da tavola nel 2020.
Fruitimprese ha diffuso i dati della bilancia commerciale export/import del 2020: l'uva da tavola è il secondo prodotto ortofrutticolo italiano più esportato dopo le mele, con un forte aumento nel 2020 sia delle quantità (+7,25) e soprattutto del valore (+9,95) pari a oltre 720 milioni di euro. Questi risultati confermano il dinamismo delle imprese ortofrutticole italiane che, nonostante il Covid 19, le avverse condizioni climatiche e il conseguente calo (-3,4) delle quantità immesse sul mercato, sono riuscite a spuntare prezzi più alti per la frutta fresca venduta sui mercati esteri (+7% ) per un controvalore di oltre 2,5 miliardi di euro.
Come spiegato da Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale Fruitimprese e presidente Apeo, l'associazione dei produttori/esportatori pugliesi, i risultati ottenuti in un anno di gravissime difficoltà confermano ancora una volta che la produzione di uva da tavola, è in linea con le richieste del mercato e le esigenze dei consumatori sempre più attenti alla provenienza del prodotto e al rispetto delle norme ambientali, etiche e fitosanitarie, che in Italia sono tra le più restrittive a livello europeo. Questi dati incoraggianti sono la conseguenza della lungimiranza delle imprese italiane che operano in questo settore e che ormai da molti anni hanno operato una riconversione varietale verso varietà di uva da tavola senza semi (seedless). In tal senso, nel 2016, è nato un Consorzio di 24 aziende, Nu.Va.U.T. (Nuove Varietà di Uva da Tavola) che in accordo con il C.R.E.A. (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) finanzia la ricerca per nuove varietà di uva da tavola. L'intento è quello di regolare le attività di trasferimento, valutazione e valorizzazione di nuove varietà di uva da tavola. Con l'uva da tavola l'Italia è il terzo paese produttore al mondo, la qualità è riconosciuta sui mercati internazionali e su quello interno.
La ricerca del CREA
Secondo fonti OIV, l' Italia produce circa 1,2 Ml t di uva da tavola seguendo nell'ordine la Cina, gli USA, l'Iran la Turchia e l'Egitto, e la Puglia produce circa il 60% dell'uva da tavola italiana. Le varietà più coltivate sono Italia, Victoria, Red Globe, Michele Palieri, Black Magic, Regina, Crimson, Sugraone, Thompson Seedless e Regal Seedless. La produzione mostra uno spiccato interesse verso le varietà apirene (senza semi), dimostrata dal fatto che negli ultimi anni sono state iscritte al Registro Nazionale delle varietà di vite circa 40 nuovi genotipi senza semi. Purtroppo, la quasi totalità di queste varietà sono di origine extra Ue.
Il progetto di miglioramento genetico delle uve da tavola del Mipaaf presso il Crea-Viticoltura ed enologia, sede di Turi, ha avuto come obiettivo principale l'ottenimento di varietà di uve da tavola apirene attraverso tecniche convenzionali, tenendo conto anche delle possibilità offerte dall'"embryo rescue" di utilizzare come parentali due varietà apirene. Il miglioramento genetico del nostro centro ha riguardato caratteri specifici per la selezione di nuove varietà di uve da tavola, in particolare: la possibilità di estensione del periodo di raccolta, l'attitudine alla frigo-conservazione, al trasporto e alla "shelf life", la resistenza a malattie sia sulla pianta che in post-raccolta, la buona produttività, la produzione di acini senza semi e con dimensioni elevate , la facile gestione colturale del vigneto (ridotta richiesta idrica, nutrizionale, ecc…).
Questa attività ha suscitato per la prima volta in Italia il forte interesse di privati quali l'associazione di produttori "NuVaUT" che ha stretto con il Crea un accordo formalizzatosi nel corso del 2018 per lo sviluppo e la sperimentazione presso le stesse aziende. La scelta di indirizzare la ricerca sull'ottenimento di nuove varietà apirene è dettata dalla necessità, da parte delle imprese, di rimanere competitive sui mercati nazionali ed internazionali e, per rimanere competitive, il settore delle uve da tavola richiede varietà con questa caratteristica, possibilmente riconoscibili anche per tipicità e richiamo del territorio. Tale necessità deriva anche dalla difficoltà di accesso alle varietà prodotte in altri Paesi e, conseguentemente, alla gestione delle stesse sul territorio italiano. Inoltre, non secondaria è anche la difficoltà di adattamento delle varietà di uve da tavola estere agli are-ali di coltivazione italiani.
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