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Orfeo ed Euridice, al Teatro Verdi di Trieste nella più apprezzata edizione di Vienna 1762

Al Teatro Verdi di Trieste di scena Orfeo ed Euridice, eterna opera di Christoph Willibald Gluck. Una favola d’amore e speranza nonché snodo storico nello sviluppo della forma operistica, nella più apprezzata edizione di Vienna 1762 per la regia del giovane talento triestino Igor Pison. Dal 14 al 23 aprile.

Edward Poynter, Orpheus and Eurydice, 1862



Favola eterna d’amore e speranza, opera di corte ricca di danze, controdanze ed esaltanti cori, ma anche snodo storico nello sviluppo della forma operistica, giunge a Trieste nella più apprezzata edizione di Vienna 1762, la bellissima musica di Orfeo ed Euridice per la regia del giovane talento triestino Igor Pison, noto per la sua brillante attività in tutto il bacino danubiano, dalla Slovenia fino all’Austria, affiancato sul podio da uno dei più intriganti talenti emergenti del panorama internazionale soprattutto in ambito settecentesco, l’altrettanto giovane direttore d’orchestra Enrico Pagano. E con un cast che alterna grandi prime donne come Daniela Barcellona e Ruth Iniesta, a giovani e belle voci di sicuro futuro, il Verdi si prepara ad uno spettacolo fresco, avvincente in musica ed immagini, ove la festa sarà arricchita dal corpo di danza di Ljubliana, reduce dal travolgente successo di Romeo and Juliet.

Se il Barocco è oggi dai più considerato la forma musicale più vicina alla contemporaneità, l’opera barocca, che può evidenziare questa fratellanza anche nella freschezza dei linguaggi visuali, ne è di certo l’esempio più evidente ed Igor Pison, regista di prosa ed opera, saggista, drammaturgo e scrittore cresciuto pienamente in una cultura trilingue, non può che esserne l’interprete migliore, dopo uno studio dell’eterno mito d’Orfeo partito dall’Orfeo all’Inferno di Offenbach per il teatro di Magdeburgo nel ’22 e di cui l’allestimento di Gluck è il perfetto coronamento. Orfeo dunque è sì musicista sublime capace di muovere gli animi di tutti, ma è anche star del pop-rock di oggi e la sua azione si svilupperà in un colore che porta con sé mille riferimenti e mille metafore: rosa come un amore pop, rosa come il colore simbolo del Settecento, lanciato a Versailles da Madame de Pompadour, rosa come le guance della giovinezza in ogni favola che si rispetti ed Orfeo ed Euridice è di certo la più antica delle favole d’amore e così rosa sarà a sorpresa anche la scena del Verdi, disegnata per l’occasione dalla scenografa tedesca Nicola Reichert, già collaboratrice di registi di primissimo piano come Calixto Bieto. Ma è un rosa sfumato di grigio perché, ci racconta Igor Pison “Prendendo l’avvio dalla figura di Euridice, appellata come “ombra grigia” dal coro iniziale, sono riuscito a trovare un primo aggancio con il mondo di oggi, dove spesso persone che non si sentono più vive si rifugiano lontano dalla chiassosa quotidianità, diventando ombre grigie. Basti pensare ai grandi nomi della musica pop, imprigionati in un mondo pieno di mostri e incubi, come ad esempio Amy Winehouse o Kurt Cobain, per citarne alcuni.”.

E di certo anche la direzione di Enrico Pagano, romano, classe ’95, sarà ricca di spunti intriganti e nulla di meno ci si può attendere da colui che ha fondato, a soli 19 anni, l’orchestra Canova, che è stato annoverato dalla rivista Forbes tra i 100 leader under 30 del 2021 e ancora unico artista classico a ricevere nello stesso anno il premio TOYP The Outstanding Young Persons, ma soprattutto il direttore con un autentico talento per il repertorio settecentesco, sul quale ha già dato brillantissime prove a partire dall’opera di Mozart. Il cast vocale vede poi due nomi di assoluto pregio internazionale nei ruoli principali con Daniela Barcellona come Orfeo e Ruth Iniesta come Euridice, affiancate in secondo cast da voci giovani ma già bene affermate come il mezzosoprano Michela Guarrera, nota per la sua morbidezza vocale e ricchezza timbrica, ed il soprano modicano Chiara Notarnicola, già apprezzata dalla migliore critica per la sua spigliatezza e agilità di voce. Il ruolo chiave di Amore, quell’Eros che tutto risolve, è affidato al soprano ucraino Olga Dyadiv, grande amica del Verdi di Trieste e di certo voce e presenza scenica perfetta per la parte. La ventata di freschezza ed energia del cast sarà poi ulteriormente accentuata dalla vera sorpresa di questo allestimento: tornerà infatti a poche settimane dal trionfale successo di pubblico e critica di Romeo and Juliet, grande sold out di questa stagione, il corpo di ballo della SNG Opera in Balet Ljubliana, questa volta con la coreografia del giovane e biondo Tebaldo di Prokofiev Lukas Zuschlag, pluripremiato primo ballerino austriaco, ma anche coreografo, e se la sua energetica grazia ha già incantato Trieste, non vi è dubbio che le danze di Gluck, grandissimo compositore di balletti, saranno un turbine di bellezza visiva nella bellezza musicale. 

Considerato dunque questo trionfo, davvero in tal senso barocco, di gioia e forza creativa pensato dal Direttore Artistico Rodda per vivacizzare la parte finale della stagione, questo nuovo Orfeo ed Euridice sarà di certo l’occasione migliore per incoraggiare il pubblico di fronte a titoli meno popolari, dimostrandone la sicura efficacia estetica ed emozionale in vista delle sorprese della stagione ventura, ma anche un momento di scavo più intimo nel marmoreo monumento del Gluck compositore e riformatore disegnato dai libri scolastici. Chiosa infatti il direttore Enrico Pagano: “Mi piace riflettere sul fatto che l’aria più conosciuta e più importante della partitura – “Che farò senza Euridice” – è in una tonalità luminosa e “positiva” come il Do maggiore e non trasmette quell’angoscia che verosimilmente il personaggio dovrebbe provare in quel momento. Due sono le considerazioni: la prima è proprio in relazione a quei luoghi comuni dai quali la riforma gluckiana voleva allontanarsi, secondo i quali a una determinata situazione emotiva doveva corrispondere necessariamente una precisa situazione compositiva. Ma vi è poi un secondo aspetto, più profondo ed umano. Sicuramente la disperazione è una possibile reazione al lutto, ma – anche alla luce della psicoanalisi – sappiamo non essere l’unica. Il lutto attraversa molte fasi e non è un caso che, nel recitativo accompagnato che precede l’aria, l’armonia è invece aspra e tagliente. Perché non pensare che Orfeo, nel domandarsi quale possa essere il suo futuro senza Euridice, non si possa beare un’ultima volta del ricordo dell’amata? In questo senso allora Gluck diventa un profondo conoscitore dell’essere umano che, proprio nel dolore, mostra tutta la sua complessità e le sue contraddizioni.”

Il Sovrintendente Giuliano Polo invece sottolinea come “questa stagione si sta avviando alla sua chiusura e non possiamo che essere già soddisfatti dal suo andamento generale: il pubblico è cresciuto, i giovani sono tornati a teatro, un numero crescente di expats e turisti rende sempre più internazionale l’orizzonte d’attesa del nostro teatro. Senza dimenticare il ritorno del Verdi nella narrazione culturale nazionale con una notevole presenza nei TG e nelle programmazioni Rai. Senza nascondersi le difficoltà comunque sempre presenti, vogliamo essere positivi e guardare con ottimismo al futuro, al quale stiamo alacremente lavorando tanto che rispetto all’anno scorso la nuova stagione sarà presentata alla città in netto anticipo, anche per consentirci di incentivare la sinergia con le forze produttive di Trieste per il bene di tutta la comunità”.

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