Gli amorosi affetti, prende il via l'iniziativa musicale alla Galleria Borghese. Sabato 7 ottobre concerto dedicato a Pier Luigi da Palestrina
Tornano gli Amorosi affetti, un’iniziativa musicale che anima le sale della Galleria Borghese ogni primo sabato del mese. Sabato 7 ottobre il concerto Et Homo Factus Est, Sacro e Profano nella spiritualità di Palestrina.
Musicisti ed ensemble specializzati nell'esecuzione di strumenti storici, insieme ai migliori studenti del Conservatorio Santa Cecilia di Roma e di altre prestigiose istituzioni musicali europee, ogni primo sabato del mese offriranno un'esperienza immersiva nella cultura barocca e settecentesca attraverso musica ispirata alle opere esposte nelle splendide sale del museo.
Il concerto di sabato 7 ottobre è dedicato a Pier Luigi da Palestrina e sarà occasione per ricordare che l'arte rinascimentale pose l'uomo al centro di tutte le sue forme di espressione e anche la produzione musicale di quel periodo riflette questa impostazione. Ad esempio nella musica sacra, all’ascoltatore o al fedele, sembra consentito elevarsi verso il Creatore, quasi ad emularne la grandezza.
Ogni primo sabato del mese musicisti ed Ensemble specializzati nelle esecuzioni con strumenti storici, i migliori studenti del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma e di altre prestigiose Istituzioni musicali europee, ogni volta in una sala diversa, offrono un’esperienza immersiva della cultura barocca e settecentesca grazie alle musiche contemporanee alle opere esposte o a queste ispirate.
Il concerto odierno dedicato a Pier Luigi da Palestrina è occasione per ricordare che l’arte rinascimentale pose l’uomo al centro di tutte le sue forme di espressione. Anche nelle manifestazioni più tradizionali della musica sacra, all’ascoltatore, al fedele, alla stessa creatura umana sembra consentito elevarsi verso il Creatore quasi ad emularne la grandezza.
Principale caratteristica della musica del Rinascimento, in particolare per tutto il XVI secolo, è una sorta di sensualità, nobile e profonda. L’ispirazione dei musicisti che operarono in quel periodo, più che venire dall’alto, sembra svilupparsi in modo necessario ed esplosivo, somma delle esperienze di vita filtrate dalla perizia compositiva, che nel Rinascimento raggiunge i suoi massimi livelli nella creazione polifonica.
L’opera di Palestrina è in tal senso una sorta di spirituale conciliazione: il suono palestriniano è sintesi luminosa di tutte le elaborazioni compositive di questo periodo. Con o senza riferimenti espliciti al canto liturgico – quel gregoriano che pure permea di sé ogni composizione – Palestrina sa armonizzare la complessità della ricerca polifonica di stampo fiammingo con un sentire musicale basato sulla cantabilità, in sé intimamente sacro ma del tutto umano e – per più versi – anche profondamente romano.
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