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Così nel mio parlar voglio esser aspro. Ordo artificialis: sconvolgimento sonoro e dissoluzione formale nel nono libro di madrigali di Luca Marenzio

Nel Nono e ultimo libro di Madrigali è il senso dell'ordo artificialis a predominare. Nella silloge, Marenzio procede così in modo inconsueto, imprevedibile, lontano dalle regole e dalle convenzioni, tale da ingenerare straniamento nell'ascoltatore.



Negli anni 90 del Cinquecento i Madrigali di Marenzio subirono un'intensa metamorfosi stilistica. Non si tratta di un processo lineare, ma di un'evoluzione che procede simultaneamente in direzioni diverse.  Il Nono e ultimo libro di Madrigali che il compositore bresciano pubblicò nel 1599, si distingue per una desiderata esplorazione degli affetti gravi; un filo del discorso che gli stava particolarmente a cuore nella sua continua ricerca espressiva e contrappuntistica.

In questo lavoro Marenzio procede in modo inconsueto e imprevedibile, lontano dalle regole e dalle convenzioni, creando uno sconvolgimento sonoro, una dissoluzione formale con quello che in retorica si definisce ordo artificialis. I procedimenti musicali adottati da Marenzio sono molteplici: linee melodiche angolose, cromatismi, false relazioni, contrappunti dissonanti. Talvolta nell'intreccio polifonico, si incontrano note difficilmente giustificabili secondo le norme compositive codificate, quasi fossero procedimenti improvvisati (contrappunto alla mente) poi messi per iscritto.

Intonando i madrigali del Nono libro inoltre, Marenzio mette ripetutamente in evidenza due parole chiave: stile e morte, dove è la seconda a prevalere. Al concetto di stile - programmaticamente artificioso - è il rimando del brano posto in apertura di libro Così nel mio parlar voglio esser aspro, dove il testo poetico altro non è che la prima stanza di una canzone delle rime "petrose" di Dante.

Nei madrigali del tardo Cinquecento le presenze dantesche sono assai rare, quasi eccezionali. Qui l'intonazione del maestro bresciano è ancor più di quanto ci aspetteremmo, aspra e pungente. Il senso dell'ordo artificialis è quanto mai presente, come il manifesto di un nuovo stile, che inquieta e ci lascia sconcertati. Così nel mio parlar voglio esser aspro diventa glorificazione e insieme distruzione del madrigale nella sua accezione cinquecentesca. 

L'ordo artificialis riaffiora anche in tutti gli altri madrigali del volume e specialmente nelle intonazioni petrarchesche. Come accennato, il concetto di morte nel Nono libro, e da qui la sua gravitas, è prevalente. Tra le varie spiegazioni forse un momento di forte crisi del compositore, dettata da presagi di morte e forse, più romanticamente, perché turbato da una sfortunata vicenda amorosa. 

Una rilettura del quadro storico in cui Marenzio trascorse gli ultimi anni, sembra confermare un penoso stato d'inquietudine, di sofferenza, d'incertezza, ed anche se rientrava nell'arte dell'esperto madrigalista tradurre in musica ogni sfumatura emotiva dei testi più diversi, nei madrigali del Nono libro si coglie in pieno una bruciante rappresentazione dell'umor malinconico che non è facile credere ad una pura e distaccata simulazione.

Nel dissidio tra arte e natura (con il trionfo dell'ordo artificialis), nella vicinanza alla morte, nell'angoscia della vita, nella predilezione per la forma frammentaria, anche una certa estetica riconducente al manierismo sembra trovare un'eco profonda. Come osservato da Alfred Einstein, il Nono libro è a tutti gli effetti un'opera conclusiva, il «testamento» dell'autore. E' una raccolta che segue una direzione sul piano dell'intonazione musicale, delle presenze poetiche, del 'tono' complessivo. Non si tratta quindi di una frattura stilistica con gli altri lavori, bensì dell'adozione di due distinti registri tecnico-espressivi, fra loro complementari.

Come anticipato, i madrigali della maturità di Marenzio hanno subito un'intensa metamorfosi stilistica che ha generato un'evoluzione importante del suo lavoro. Il Nono e ultimo libro di Madrigali è un altro considerevole canto del cigno, a compimento di quella che è stata la continua ricerca espressiva e contrappuntistica di uno dei più grandi ed autorevoli compositori rinascimentali di musica profana.

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