Passa ai contenuti principali

Vino e territori, Bolivia: astro nascente nell'America vitivinicola del sud

La Bolivia è uno dei paesi meno conosciuti in ambito vitivinicolo, eppure la sua produzione di vino è unica al mondo: a Tarija, centro dell'industria vinicola boliviana l'uva viene coltivata a oltre 2.500 metri sul livello del mare, in un contesto climatico che fa acquisire ai vini una straordinaria ricchezza aromatica. Sono i premiati "vini d'alta quota" che oggi fanno parlare di sé e attirano sempre più consensi grazie al lavoro di un numero crescente di aziende che si affidano alla ricerca e a moderne tecniche sia in vigneto che in cantina. 






La Bolivia rappresenta un contesto naturale e umano rimasto ancora integro. Caratterizzata da un paesaggio affascinante e dai forti contrasti, questa terra è senza dubbio la più indigena ma anche purtroppo la più povera dell'America latina. L'agricoltura può contare su appena il 2% della superficie territoriale e questo è dovuto alla sua geografia. La Bolivia infatti si trova più vicino all'equatore ed è dominata dalla giungla amazzonica e dalle Ande, un contesto evidente che lascia relativamente poco spazio alla coltivazione dell'uva. 

Ma la vitivinicoltura si sta facendo strada in termini di qualità ed il settore sta apportando nuovo valore e crescita all'economia del Paese. Il vino della Bolivia, di fatto, ha una lunga tradizione che risale all'inizio del XVI secolo. La sua storia inizia con l'arrivo delle prime barbatelle attraverso il Perù, ad opera dei gesuiti e religiosi agostiniani che realizzarono i primi vigneti proprio nel dipartimento di Tarija. Nel 1925 fu fondata la prima azienda vinicola a San Pedro, vicino alla città di Camargo, i cui proprietari erano le famiglie Ortiz e Patiño. Poi successivamente arrivarono le cantine El Rancho, San Remo ed altre. L'uva a quel tempo veniva utilizzata solo per la produzione del Singani, distillato molto apprezzato che assurge a bevanda nazionale.

Il processo di industrializzazione del vino iniziò negli anni '70 e principalmente nel sud del paese dove veniva prodotto un vino comune rosso e bianco. Nel 1982 il settore vitivinicolo boliviano si affossò a causa dell'importazione di varietà di vite soggette a malattie e solo nel 1986, grazie agli sforzi del governo e di altre organizzazioni, fu creato il Centro Vinificazione nazionale. Nel 2018, il vino boliviano è entrato per la prima volta nella collezione del Museo Cité du Vin di Bordeaux, considerato il sito più importante dei vini del mondo.

Negli ultimi anni sono stati fatti importanti investimenti per portare le migliori varietà di vite nel paese. Oggi si produce vino da varietà quali Cabernet Sauvignon, Malbec, Barbera e Merlot, Riesling, Franc Colombard e Chardonnay. In Bolivia la produzione di vino convive con quella del Singani generando oltre 200 milioni di dollari all'anno e mano d'opera ad oltre 5.000 lavoratori diretti e indiretti. Come accennato la qualità del vino boliviano ha una caratteristica unica propria dell'area di produzione la cui l'altezza varia da 1.500 a 3.000 metri sul livello del mare. Ciò consente di sfruttare una maggiori aromi, sapori e concentrazione di flavonoidi.

Il vero e proprio boom del settore vinicolo nel paese si è verificato circa dieci anni fa, con le prime attività nella valle centrale di Tarija, dedicate all'enoturismo, che prevedevano la visita e il tour di cantine diverse, siano esse con tecnologia all'avanguardia o quelle che mantengono ancora le tradizionali tecniche di vinificazione, sia di singani sia di vino o entrambe. Su iniziativa di diverse aziende vinicole, furono costituite le strade del vino e le Singani de Altura.

Per sfruttare l'altitudine, molte cantine hanno iniziato a coltivare uva Tannat. Questa varietà, originaria della Francia e oggi coltivata in molte regioni vinicole di tutto il mondo, ha una buccia più spessa per resistere all'intensa luce solare delle alte quote e regala vini vibranti, raffinati e con una complessità impressionante.

La crescente importanza dell'industria vinicola della Bolivia porta ogni anno migliaia di visitatori a Tarija. Oggi è ancora difficile trovare vino boliviano all'estero ed è disponibile solo in una manciata di negozi negli Stati Uniti. Quasi tutto viene venduto in Bolivia. Lo sforzo dei vitivinicoltori è grande per produrre più vino destinato all'esportazione a causa dell'esiguo terreno coltivabile. Questo comunque non deve scoraggiare i produttori in quanto è la qualità dei vini a dominare sul mercato e che si equiparano ormai a quelli di Argentina e Cile, i due colossi del vino dell'America latina.

Commenti

Post popolari in questo blog

"La prima notte di quiete" di Valerio Zurlini e la Madonna del parto

Uno dei capolavori più ammirati di Piero della Francesca attraverso gli occhi di un maestro della "settima arte" "Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu sei colei che l'umana natura nobilitasti, sì che il suo fattore, non disdegnò di farsi sua fattura" Nella piccola chiesa di Santa Maria a Momentana, isolata in mezzo al verde delle pendici collinari di Monterchi, Piero della Francesca dipinse in soli sette giorni uno dei suoi più noti e ammirati capolavori che oggi richiama nella Val Tiberina visitatori da tutto il mondo. La datazione esatta dell`opera è incerta, oscillando, a seconda delle teorie, dal 1450 a oltre il 1475. Non sono chiare le motivazioni della committenza né della scelta del soggetto, tema piuttosto frequente nell’iconografia spagnola, ma del tutto insolito in quella italiana. L’affresco rappresenta infatti la Vergine incinta, raffigurata in piedi al centro

Musica e psicologia, cambia la percezione di consonanza e dissonanza: uno studio smentisce l'universalità del concetto di armonia di Pitagora

I risultati di una ricerca dell'Università di Cambridge, smentiscono l'universalità del concetto di armonia di Pitagora. Nascono apprezzamenti istintivi verso nuovi tipi di armonia. Lo studio pubblicato su Nature Communications. Un team di ricerca dell’Università di Cambridge, Princeton e del Max Planck Institute for Empirical Aesthetics, ha scoperto che nei normali contesti di ascolto, in realtà non preferiamo che gli accordi siano perfettamente all'interno dei rapporti matematici professati da Pitagora.  Il tono e l’accordatura degli strumenti musicali hanno il potere di manipolare la nostra percezione dell'armonia. I risultati dello studio ribaltano gli assunti di secoli di teoria musicale occidentale e incoraggiano una maggiore sperimentazione con strumenti provenienti da culture diverse. Secondo il filosofo greco Pitagora, la "consonanza" - una combinazione di note dal suono piacevole - è prodotta da relazioni speciali tra numeri semplici come 3 e 4. Rece

Libri. La tecnica del contrappunto vocale nel Cinquecento. Un trattato fondamentale per giovani compositori

Scritto da Renato Dionisi e Bruno Zanolini per la Suvini Zerboni, La tecnica del contrappunto vocale nel Cinquecento è ancora oggi un testo di riferimento per quanti vogliano intraprendere gli studi di composizione offrendo all'allievo una base per potersi appropriare di un solido artigianato che gli consenta di "piegar la nota al voler dell'idea". Quello scritto da Renato Dionisi e Bruno Zanolini che fu suo allievo, costituisce un'ottima guida sullo studio del contrappunto e per la formazione del giovane compositore che ancora non ha individuato una personale cifra stilistica. La scrittura corale era per Dionisi, allievo di Celestino Eccher, maestro di formazione romana, la base di ogni possibile apprendistato in virtù del rigore che la scrittura corale impone e del relativamente più facile controllo che se ne può avere.  In Italia, e non solo in Italia, gli studi di composizione si svolgono ancora secondo un percorso obbligato, che parte dall'armonia, proseg