Vino e mercati, barriere commerciali e tutela del consumatore: la risoluzione al congresso della The Wine Origins Alliance
Le principali regioni vinicole della The Wine Origins Alliance si sono riunite a Washington per promuovere l'eliminazione delle barriere commerciali ed una protezione efficace sulla vera origine del vino.
L'introduzione della risoluzione congressuale bipartisan è stato un passo importante verso l'eliminazione delle barriere tariffarie e non sul vino grazie all'incontro organizzato da The Wine Origins Alliance, coalizione di 26 aziende vinicole e organizzazioni vitivinicole di 11 paesi sparsi in Nord America, Europa, Africa, Asia e Australia.
Al congresso si sono riuniti l'Ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti e la delegazione dell'Unione europea negli Stati Uniti che hanno discusso inoltre sulla necessità dell'obbligo di dichiarare in etichetta la vera origine del vino a tutela del consumatore.
Il mercato globale del vino ha attualmente un valore stimato di 342,43 miliardi di dollari e dovrebbe crescere del 5,1% entro il 2023. Tuttavia, le barriere proibitive al commercio del vino hanno reso difficile per le regioni vinicole competere su un piano di parità nel mercato globale e questo anche grazie all'intensificarsi di logiche bilaterali a livello di accordi commerciali internazionali che hanno di fatto indebolito la spinta verso politiche di libero scambio su scala mondiale.
Oltre ai dazi sono le barriere non tariffarie a costituire un grave ostacolo per gli scambi internazionali, caratterizzate come sono da un vasto insieme di provvedimenti restrittivi che rendono molto onerosa l’esportazione in quanto aggravano le imprese di costi aggiuntivi e che generano conseguenze negative per l’economia globale e per gli stati che le attuano.
Per quanto invece riguarda la tutela del consumatore, un sondaggio del 2018 ha rilevato che il 94% dei consumatori di vino americani sostiene le leggi che proteggerebbero da etichette fuorvianti. Tuttavia, nonostante ciò, alcuni paesi, compresi gli Stati Uniti, consentono ancora nomi geografici su etichette di vino che nulla hanno a che vedere con la loro vera origine e di fatto quando si tratta di vino, non esiste un ingrediente più importante del luogo di origine che lo rende unico.
La Wine Origins Alliance, precedentemente nota come Dichiarazione congiunta per proteggere il luogo e l'origine del vino, lavora per garantire che i nomi delle regioni vinicole siano protetti e non vengano abusati o comunicati male ai consumatori di tutto il mondo.
I membri rappresentano le regioni di Barossa, Bordeaux, Bourgogne / Chablis, Columbia Britannica, Champagne, Chianti Classico, Jerez-Xérès-Sherry, Long Island, McLaren Vale, Missouri, Napa Valley, Oregon, Paso Robles, Porto, Rioja, Contea di Santa Barbara , Contea di Sonoma, Sudafrica, Texas, Tokaj, Victoria, Walla Walla Valley, Stato di Washington, Willamette Valley, Australia occidentale e Yamanashi.
L'introduzione della risoluzione congressuale bipartisan è stato un passo importante verso l'eliminazione delle barriere tariffarie e non sul vino grazie all'incontro organizzato da The Wine Origins Alliance, coalizione di 26 aziende vinicole e organizzazioni vitivinicole di 11 paesi sparsi in Nord America, Europa, Africa, Asia e Australia.
Al congresso si sono riuniti l'Ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti e la delegazione dell'Unione europea negli Stati Uniti che hanno discusso inoltre sulla necessità dell'obbligo di dichiarare in etichetta la vera origine del vino a tutela del consumatore.
Il mercato globale del vino ha attualmente un valore stimato di 342,43 miliardi di dollari e dovrebbe crescere del 5,1% entro il 2023. Tuttavia, le barriere proibitive al commercio del vino hanno reso difficile per le regioni vinicole competere su un piano di parità nel mercato globale e questo anche grazie all'intensificarsi di logiche bilaterali a livello di accordi commerciali internazionali che hanno di fatto indebolito la spinta verso politiche di libero scambio su scala mondiale.
Oltre ai dazi sono le barriere non tariffarie a costituire un grave ostacolo per gli scambi internazionali, caratterizzate come sono da un vasto insieme di provvedimenti restrittivi che rendono molto onerosa l’esportazione in quanto aggravano le imprese di costi aggiuntivi e che generano conseguenze negative per l’economia globale e per gli stati che le attuano.
Per quanto invece riguarda la tutela del consumatore, un sondaggio del 2018 ha rilevato che il 94% dei consumatori di vino americani sostiene le leggi che proteggerebbero da etichette fuorvianti. Tuttavia, nonostante ciò, alcuni paesi, compresi gli Stati Uniti, consentono ancora nomi geografici su etichette di vino che nulla hanno a che vedere con la loro vera origine e di fatto quando si tratta di vino, non esiste un ingrediente più importante del luogo di origine che lo rende unico.
La Wine Origins Alliance, precedentemente nota come Dichiarazione congiunta per proteggere il luogo e l'origine del vino, lavora per garantire che i nomi delle regioni vinicole siano protetti e non vengano abusati o comunicati male ai consumatori di tutto il mondo.
I membri rappresentano le regioni di Barossa, Bordeaux, Bourgogne / Chablis, Columbia Britannica, Champagne, Chianti Classico, Jerez-Xérès-Sherry, Long Island, McLaren Vale, Missouri, Napa Valley, Oregon, Paso Robles, Porto, Rioja, Contea di Santa Barbara , Contea di Sonoma, Sudafrica, Texas, Tokaj, Victoria, Walla Walla Valley, Stato di Washington, Willamette Valley, Australia occidentale e Yamanashi.
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