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Harmonia est discordia concors. Franchino Gaffurio: educazione musicale e trionfo estetico della polifonia vocale

Compositore, teorico musicale ed eccelso umanista, Franchino Gaffurio visse a cavallo fra i secoli XV e XVI e per circa mezzo millennio illuminò l'universo musicale nel momento supremo della polifonia vocale. Con il trattato Angelicum ac divinum opus musicae, il perfectus musicus, sviluppa il concetto di armonia regalandoci un modello storico-culturale di educazione musicale.






Franchino Gaffurio, fu una personalità chiave della trattatistica musicale ed attore partecipe del rinnovamento della cultura e dei metodi d'indagine attuati durante il Rinascimento. Si distinse per aver portato l'alta concezione della musica sulla terra, affrancandone completamente il pensiero estetico di matrice boeziana, ossia di carattere spiccatamente speculativo, sviluppando il concetto di armonia come disciplina che si occupa di stabilire le leggi che governano la verticalità dei suoni. Nei suoi trattati, di vastissima risonanza, egli affronta con spirito critico, lo studio del linguaggio sonoro ed investiga il fenomeno musicale puntando all'emancipazione sia dell'aspetto armonico sia di quello strettamente contrappuntistico.

Harmonia est discordia concors. Così Franchino Gaffurio apre ai suoi discepoli nel 1508 l’Angelicum ac divinum opus musicae, riproponendo l’antica tesi mutuata dal sapere pitagorico che l’armonia risulta non dall'accordo di due toni, ma da consonanze ineguali, vale a dire 3:4 e 2:3, intese come le proporzioni degli intervalli di quarta e di quinta che insieme formano un’ottava. E' Filolao a dire che l’armonia trae origine, nella sua completezza, da elementi discordi, che andrebbero anche interpretati come: voci, accordature, altezze, ritmi, tempi e strumenti musicali nella gamma delle loro molteplici possibilità e combinazioni funzionali. 

Anche Orazio, in Epistole, scrive: quid velit et possit rerum concordia discors (I, 12,19), cioè, quale sia il significato e il potere dell’armonia discorde delle cose, riferendosi alle teorie di Empedocle che concepiva l’universo come perpetua lotta fra due principi contrari: Amore e Discordia. La musica tra i Pitagorici era allo stesso tempo il simbolo dell'armonia cosmica e un mezzo per raggiungere l'equilibrio interno nello spirito stesso dell'uomo. Come accennato, Gaffurio, affranca il pensiero estetico di Boezio, dal quale trae i fondamenti della teoria musicale. Con il suo trattato De institutione musica, il filosofo romano traduce il sistema greco antico di organizzazione dei suoni in precisi rapporti proporzionali nell'ambito di una scala musicale, poi riadattata alle esigenze della classificazione modale delle melodie gregoriane. Nel medioevo la struttura ordinata del cosmo, risuona di fatto anche nel canto liturgico che, oltre a essere una della principali vie di ascesa verso la ‘casa del Padre’, realizza il cor unum et anima una (Atti degli Apostoli) proprio della concordia, ossia la consonanza dei cuori (cum-cordis).

La discordia concors di Franchino Gaffurio nel pensiero cinquecentesco viene considerata non soltanto come la più nobile forma di musica, ma anche strumento capace di adattarsi a qualsiasi bisogno estetico e che troverà il suo trionfo nel massimo splendore della polifonia vocale con la verticalità del canto a più voci, una evoluzione armonica che prese piede da un’esigenza artistica analoga a quella che avvenne nella pittura con l’avvento della prospettiva.

La riflessione sull’armonia culminerà a fine Cinquecento con l’introduzione di un Dio non solo Geometra ma soprattutto Musico, per arrivare a concepire un modello armonico divino, che non elimina le differenze, rendendo tutto uguale ed omologato, ma che invece accoglie la polifonia delle differenze come solo il genio è capace di creare.

L'insegnamento della pratica del canto polifonico era un obiettivo specifico dell'attività educativa di Gaffurio. Nel Duomo di Milano organizzò la schola puerorum, richiedendo ai cantori una severa disciplina e una preparazione grammaticale oltre che musicale. Proprio a Milano pubblicò la revisione di Theorica Musicae e Practica Musicae, due trattati precedenti all'Angelicum, che ebbero grande diffusione e insieme contribuirono allo sviluppo di rigorose indagini filosofiche e scientifiche intorno alla musica. Con l’Angelicum ac divinum opus musicae, il perfectus musicus ci regala dunque un modello educativo fedele ai principi della scuola pitagorica e che compendia nel proprio sapere i diversi significati e livelli in cui si dipana la legge musicale del mondo, della quale la mente dell'educatore ne è il compimento.

Ma oltre all'aspetto del Franchino Gaffurio trattatista ed educatore è doveroso accennare anche quello di compositore, aspetto questo meno evidente. Se per circa mezzo millennio illuminò il pianeta musicale esclusivamente con i suoi trattati teorici, le sue composizioni, fatta eccezione per qualche meteorite occasionale erano sconosciute ai più. E Gaffurio continua a essere un Carneade, non solo per gli abituali frequentatori delle sale da concerto, ma anche per gli addetti ai lavori. Basti dare un occhio al numero di incisioni del musicista per constatare che la sua assenza rappresenta una vera e propria voragine nei cataloghi delle etichette discografiche, anche fra quelle più attente al repertorio della cosiddetta Early Music.

E' certo che l'oblio del musicista lodigiano nasce solo da pregiudizi, alcuni di vecchia data, come il fatto che un teorico difficilmente possa essere un buon compositore e quello del pregiudizio che se un musicista non è mai assurto agli onori della stampa un motivo ci sarà, oppure che i maestri del primo Rinascimento fossero i soli fiamminghi, irraggiungibili in quota e infine una certa miopia musicologica che da più di due secoli tende a considerare minori i maestri di cappella che abbiano indirizzato la propria produzione quasi esclusivamente al genere liturgico.

Nei Libroni dell'Archivio del Duomo, è racchiuso l'intero corpus della produzione musicale di Gaffurio con l'esclusione del materiale presente nel Codice Palatino 1158 di Parma e di due inni presenti nel ms. 871 di Montecassino. Il loro formato è detto di libro di coro, un formato noto già dalla metà del sec. XIII, e ancora ampiamente usato nel periodo della notazione mensurale bianca, qual è quello di Gaffurio, che si riferisce all'uso di note bianche (vuote) per i valori più lunghi al posto delle figure nere dell'epoca precedente. In questa tipologia ognuna delle parti di un brano polifonico è copiato separatamente, con le parti di superius e tenor sulla pagina sinistra e altus e bassus sulla destra. I libri erano posizionati su un alto leggio, a portata visiva di tutti i cantori, ma questi difficilmente leggevano da essi; più probabile che il libro servisse da riferimento visivo per ciò che già conoscevano, che avevano studiato cioè nelle ore di lezione, e che quindi fungesse soltanto da promemoria. Viceversa non si comprenderebbe come mai taluni brani recano degli errori di notazione che evidentemente i cantori automaticamente correggevano in fase di esecuzione. Questo sistema comunque rimarrà in uso per tutta la prima metà del sec. XVI, per essere poi soppiantato dai libri separati con le singole voci.

La produzione musicale di Gaffurio portò oltremodo una ventata di “italianità” dentro la grande ma arida arte contrappuntistica fiamminga, con una cantabilità delle linee melodiche e una più moderna semplicità della sovrapposizione polifonica, apportando nell'insieme delle parti una freschezza ammaliante, un sentimento che ha il suo senso proprio nel divenire della materia sonora. Attraverso questo nuovo orientamento armonico egli riuscì anche a vivificare il contrappunto, la cui costruzione trova esempi di sezioni approntate magistralmente. L'uso delle dissonanze tipico dell'epoca, con ritardi, anticipazioni, note sfuggite e note di passaggio, sono usate da Gaffurio con attenzione al loro effetto di tensione-riposo nel contesto sonoro nel quale sono inserite. Come si evince, il Gaffurio compositore pur utilizzando tutte le principali tecniche contrappuntistiche dei suoi contemporanei, era più interessato ad altri aspetti della composizione, che proprio in quegli anni cominciavano ad essere esplorati, quali una nuova attenzione all’intonazione del testo e una maggiore sperimentazione nel trattamento e nella combinazione delle voci.

Il XVI secolo sarà ricordato come il momento supremo della polifonia vocale. Accanto a nomi risonanti quali Palestrina e Orlando di Lasso, Giovanni Animuccia e Giovan Maria Nanino, Marcantonio Ingegneri e Ludovico da Victoria, tanto per citarne alcuni, un posto di assoluto merito spetta a Franchino Gaffurio che contribuì con spirito pionieristico e moderno ad innalzare al sommo magistero artistico la composizione della Messa e del Mottetto sacro vocale. L’opera del maestro di cappella del Duomo di Milano non rimarrà dimenticata.

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