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Coronavirus, il comparto vitivinicolo nazionale tiene nel periodo più difficile dal dopoguerra

Il comparto vitivinicolo nazionale tiene nel periodo più difficile dal dopoguerra. Presentato a Roma l’Annual Report di Valoritalia. Sempre più importante il valore aggiunto costituito dalle certificazioni. Per l’Osservatorio Nomisma-Valoritalia, 9 aziende su 10 hanno intenzione di adottare almeno una nuova certificazione entro i prossimi 2 anni, vino sostenibile quello su cui ricade maggior interesse.




Molte conferme e alcune sorprese positive. È quanto emerge dal Rapporto Annuale di Valoritalia, presentato a Roma nel corso di un incontro con media e operatori del settore vitivinicolo, che ha offerto una fotografia nitida di uno dei più importanti comparti del Made in Italy.

Uno studio dettagliato da parte dell’ente più grande e radicato tra quanti operano nel settore, in grado di certificare il 43% della totalità delle DO nazionali, il 57% della produzione interna, pari a oltre 19 milioni di ettolitri. Il tutto per un totale di quasi 2 miliardi di bottiglie certificate, 8 miliardi di valore, circa 100mila operatori inseriti nel sistema di controllo.

Il dato più evidente è stato quello della tenuta del settore in uno dei periodi più complessi della storia recente. Nell’insieme la viticoltura nazionale ha reagito bene al lockdown; pur nelle difficoltà dettate dalle restrizioni sui movimenti e dalla lunghissima chiusura dei canali HORECA, anche a livello internazionale, l’imbottigliato complessivo registrato nel 2020 ha mostrato una crescita dell’1%.

“Sono numeri che vanno letti con estrema soddisfazione – ha dichiarato Francesco Liantonio, Presidente Valoritalia – perché testimoniano della bontà del lavoro svolto per far fronte a una crisi senza precedenti. Un risultato positivo, agevolato dalla tempestività con la quale le Istituzioni hanno affrontato l’emergenza. E sostenuto dalla capacità di enti come i nostri e dall’operato dei player dell’intero mondo produttivo di mantenere saldo il timone, pur di fronte a una tempesta di portata mondiale”.

Altra chiave di lettura, evidenziata dall’Annual Report, è come Valoritalia, pur nelle oggettive difficoltà di questi lunghi mesi, non abbia mai cessato le proprie attività di controllo e certificazione. Solo nel 2020 le posizioni gestite dall’ente sono state oltre 124mila. Quasi 11mila le visite ispettive, delle quali il 68% in campo e il 32% in cantina. Hanno superato quota 1 miliardo i contrassegni distribuiti, 229 le denominazioni gestite, 5mila le tipologie di vino, 729.601 i movimenti di prodotto registrati e tracciati.

“Un lavoro capillare – ha sottolineato Giuseppe Liberatore, Direttore Generale Valoritalia – che ha contribuito a tenere in linea di galleggiamento l’intero settore. La nostra presenza sul territorio costituisce un valore che viene riconosciuto dal sistema delle DO e che, al contempo, offre al sistema stesso un contributo fondamentale tanto sul mercato interno che su quelli esteri. Le proiezioni sulle tendenze del 2021, assolutamente positive, non fanno che confermare la validità della strada intrapresa”.

L’incontro romano ha inoltre offerto la possibilità di presentare i dati della ricerca effettuata dall’Osservatorio Nomisma-Valoritalia sul valore delle certificazioni nel percepito di produttori e consumatori. Uno studio che ha visto coinvolte oltre 100 imprese vitivinicole e 1000 consumatori di vino tra i 18 e i 65 anni in due diversi step di indagine, realizzati a distanza di un anno l’uno dall’altro (a settembre 2020 e 2021). Ne emerge una sempre crescente attenzione nei confronti delle certificazioni. Sia da parte dei consumatori, che mostrano particolare fiducia nei confronti dei prodotti certificati, che sul versante delle imprese, consapevoli del quid plus rappresentato dalle certificazioni stesse.

“La ricerca di Nomisma Wine Monitor – ha commentato Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Equalitas – definisce scenari in costante evoluzione, dove concetti come quello della sostenibilità, declinato nelle sue diverse accezioni, offrono importanti impulsi alle trasformazioni dei mercati e alle richieste degli stessi. Questo sia dal lato della domanda che sul fronte dell’offerta. Il caso Equalitas, il cui standard in pochi anni ha ottenuto concreti riconoscimenti da parte dei principali organismi internazionali e dei più importanti monopoli del Nord Europa, ne è un felice esempio. La direzione è segnata e fa piacere vedere come grandi imprese vitivinicole italiane ci seguano in questo percorso sul quale siamo stati tra i primi a muoverci”.

Il saluto finale delle istituzioni è stato portato da Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Il quale, nel sottolineare l’attenzione con la quale il Mipaf segue il percorso legato alla sostenibilità, ha ribadito che mai come ora l’Italia del vino deve essere pronta a soddisfare le richieste del mercato interno e di quelli internazionali.

“La sfida – ha concluso Gallinella – è ora quella di ottenere il giusto compenso per gli sforzi che le aziende compiono nella ricerca costante della qualità sostenibile. Del resto nel mondo c’è da molti anni voglia di Made in Italy; adesso c’è una straordinaria voglia di Made in Italy sostenibile. Sta a noi continuare a giocare nel migliore dei modi questa partita”.

Step di indagine, realizzati a distanza di un anno l’uno dall’altro (a settembre 2020 e 2021). Ne emerge una sempre crescente attenzione nei confronti delle certificazioni. Sia da parte dei consumatori, che mostrano particolare fiducia nei confronti dei prodotti certificati, che sul versante delle imprese, consapevoli del quid plus rappresentato dalle certificazioni stesse.

“Origine, sostenibilità e attenzione alla salute rappresentano le tre direttrici principali nella scelta di consumo degli italiani in questo “new normal” che coinvolgono necessariamente anche il vino - ha dichiarato Denis Pantini, responsabile agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma. La gran parte delle imprese intervistate ritiene infatti che i vini biologici, sostenibili e a basso contenuto alcolico saranno quelli che guideranno i trend di mercato del prossimo futuro e per intercettare queste opportunità, il ruolo delle certificazioni diventa sempre più importante, in particolare per eliminare quella discrasia esistente nel consumatore tra richiesta di un attributo e acquisto effettivo del vino che lo rappresenta".

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