Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico. Alle Scuderie del Quirinale, musica e strumenti del Messico antico
Fino al 15 settembre presso le Scuderie del Quirinale la mostra Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico. Un’ampia collezione di 163 manufatti provenienti da venti musei del Messico, con l'obiettivo di far conoscere al grande pubblico l’importanza e la peculiarità delle espressioni musicali dei popoli preispanici.
Nelle ampie sale delle Scuderie del Quirinale verranno esposti strumenti, immagini, documenti e riproduzioni sonore per consentire al pubblico di conoscere aspetti della cultura quotidiana e rituale di questi antichi popoli. Sarà possibile, in particolare, osservare alcuni esempi di Tlapitzalli, strumento musicale simile a un flauto e oggetto di molti studi da parte degli archeologi e degli antropologi.
Per i popoli preispanici, il mondo era stato creato da un insieme di divinità che personificavano il cielo, la terra, l’acqua e gli altri elementi. Per rendere omaggio alle divinità, queste antiche popolazioni hanno iniziato a immaginare e costruire strumenti che permettessero di mettere in comunicazione il mondo terreno con quello divino: i suoni prodotti dagli strumenti riuscivano, infatti, a imitare quelli prodotti sulla Terra dagli elementi e dai suoi abitanti. Per questo motivo, gli strumenti raffigurano animali esistenti e mitologici combinati con elementi della flora e antropomorfi.
La musica era basata su strutture scalari pentatoniche, sostanzialmente monodica e di impianto omofonico, con un ambito intervallare assai limitato. Veniva trasmessa per tradizione orale, poiché non esisteva alcuna notazione musicale, ma vi erano soltanto ideogrammi (o geroglifici, o glifi) rappresentanti canto e musica.
Il risultato che si potrà ammirare nelle sale è frutto di un grande lavoro di ricerca portato avanti da un comitato scientifico multidisciplinare composto da musicologi, conservatori, archeologi, antropologi ed etnologi. Il catalogo che accompagnerà la mostra evidenzierà e racconterà questo importante lavoro di ricerca.
Lungo il percorso della mostra sono esposti strumenti, immagini, documenti e riproduzioni sonore, per permettere ai visitatori di comprendere gli aspetti della cultura quotidiana e rituale degli antichi popoli dell’America Latina. È possibile, in particolare, osservare alcuni esempi di Tlapitzalli, lo strumento musicale simile ad un flauto, sacro a Tezcatlipoca, divinità precolombiana celebrata nel mese di maggio al termine della stagione secca, che è stato oggetto di molti studi da parte degli archeologi e degli antropologi e da cui prende il titolo l’esposizione.
Per le civiltà precolombiane il mondo era stato creato da un insieme di divinità che personificavano il cielo, la terra, l’acqua e tutti gli altri elementi. Il suono traeva origine da una forza invisibile della natura: il vento. Secondo la mitologia infatti, gli dèi regalarono l’arte della musica all’umanità, e per i popoli mesoamericani, il concetto di “musica” includeva inoltre l'arte di cantare e danzare. Per onorare le divinità, queste antiche popolazioni hanno iniziato a costruire strumenti che permettessero loro di mettere in comunicazione il mondo terreno con quello divino: i suoni prodotti dagli strumenti infatti, imitavano quelli prodotti dagli elementi sulla Terra e dai suoi abitanti. Per questo motivo, gli strumenti raffigurano animali realistici o mitologici combinati con elementi della flora e antropomorfi. L’elemento musicale, era infatti presente nelle civiltà precolombiane in diversi ambiti quotidiani come la religione, la guerra, la caccia, la salute e le attività domestiche.
Grazie agli studi archeomusicologici, oggi si conoscono alcuni elementi della musica mesoamericana antica; come ad esempio una melodia eseguita contemporaneamente con versioni diverse (eterofonia); o l’interferenza tra frequenze diverse (battimenti); oppure suoni diversi che formano un'armonia (polifonia); due o più ritmi simultanei (poliritmia); così come il rumore integrato al linguaggio musicale.
L’esposizione si arricchisce di apparati audio che, grazie alle registrazioni di alcuni brani interpretati per l’occasione, offrono al visitatore una esperienza immersiva fra i suoni emessi da oggetti e strumenti musicali.
L’esposizione, che nasce dalla collaborazione tra i Ministeri della Cultura italiano e messicano, ed è promossa dall’ INAH, l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia dell’America Latina, in collaborazione con Direzione Generale Musei, si è avvalsa del lungo lavoro di un comitato scientifico multidisciplinare composto da musicologi, conservatori, archeologi, antropologi, etnologi e biologi.
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