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πΌπ‘›π‘£π‘–π‘œπ‘™π‘Žπ‘‘π‘Ž, π‘–π‘›π‘‘π‘’π‘”π‘Ÿπ‘Ž 𝑒𝑑 π‘π‘Žπ‘ π‘‘π‘Ž 𝑒𝑠 π‘€π‘Žπ‘Ÿπ‘–π‘Ž: il capolavoro di Josquin nella cultura musicale urbana dei Paesi Bassi. Cappella Pratensis e il ruolo del carillon nel Rinascimento

L'esecuzione di Inviolata, integra et casta es Maria di Josquin des Prez tenuta dalla Cappella Pratensis presso il Museum Speelklok di Utrecht rappresenta un suggestivo incontro tra la musica polifonica rinascimentale e l'antica tradizione delle campane meccaniche dei Paesi Bassi. Il brano, composto dal celebre maestro franco-fiammingo noto per la sua raffinata maestria compositiva, trae origine dalla sequenza mariana omonima, che funge da cantus firmus e fonte testuale. Questo progetto si inserisce in una piΓΉ ampia riflessione sull’importanza storica e culturale del carillon e della tradizione delle campane nell’area dei Bassi Paesi, che affonda radici profonde giΓ  nel XV secolo. 



Magistrale interpretazione di Cappella Pratensis di Inviolata, integra et casta es Maria di Josquin des Prez presso il Museum Speelklok di Utrecht. Questo capolavoro del grande compositore franco-fiammingo si basa sul testo e sul cantus firmus canonico tratti dall'omonima sequenza mariana. La registrazione, curata da Andrew Hopper e Viktoria Nikolova, documenta un evento che Γ¨ al contempo ricerca musicologica e celebrazione di un’identitΓ  sonora che appartiene al contesto  rinascimentale dei Paesi Bassi.

La performance di Cappella Pratensis, si inserisce in un progetto che indaga il ruolo del carillon e della cultura delle campane nei Paesi Bassi. La prima testimonianza di una melodia suonata in esterni con campane risale al 1479 nell’Abbazia Norberta di Park, vicino a Leuven, dove la melodia dell’Inviolata veniva suonata ogni ora dal campanile.

In questa occasione, la melodia Γ¨ eseguita su un carillon originale realizzato tra il 1550 e il 1600 a Zierikzee, oggi conservato nel Museum Speelklok di Utrecht, una delle principali istituzioni dedicate agli strumenti musicali meccanici e automatizzati, ospitato all’interno di una chiesa medievale restaurata. Il museo, fondato nel 1956 a seguito di una mostra di organi meccanici, Γ¨ divenuto un punto di riferimento internazionale per la conservazione e l’esecuzione di strumenti storici in grado di far rivivere la musica automatica di secoli fa, permettendo ai visitatori di ascoltare strumenti perfettamente funzionanti che raccontano la storia del suono meccanico attraverso il tempo.

Josquin affronta questa melodia ricavandone uno dei suoi mottetti piΓΉ raffinati. La composizione per cinque voci si basa su un cantus firmus gregoriano, suddiviso in tre sezioni in cui le voci che lo eseguono si avvicinano progressivamente, generando una tensione armonica che conferisce al brano grande profonditΓ  espressiva. L’abilitΓ  tecnica di Josquin si manifesta nell’equilibrio tra la solennitΓ  del testo liturgico e la fluiditΓ  del contrappunto libero, culminando in momenti d’intensa coesione sonora, come quando tutte e cinque le voci cantano all’unisono. Il mottetto conta circa 144 brevi, un numero simbolico che richiama la figura sacra di Maria come donna dell’Apocalisse con la sua corona di dodici stelle, e la struttura ritmica alterna un modus perfetto solenne all’inizio a un modus imperfetto piΓΉ fluido nella seconda sezione. La parte conclusiva ripete tre volte la frase «O benigna, O regina, O Maria», accentuando la spiritualitΓ  e la bellezza sublime della composizione.

Il ruolo del carillon nel Rinascimento andava ben oltre la funzione di semplice strumento musicale. Esso rappresentava un fenomeno tecnologico e culturale che ha profondamente plasmato sia la musica che la vita quotidiana nelle cittΓ  dei Paesi Bassi e del Nord Europa. Grazie a un sofisticato meccanismo, questi dispositivi segnavano il tempo e diffondevano melodie riconoscibili, trasmettendo cosΓ¬ un messaggio musicale che coinvolgeva non solo le chiese ma l’intera realtΓ  urbana.

L’interpretazione di Cappella Pratensis, guidata da Tim Braithwaite, coglie e restituisce in pieno la delicatezza e la sacralitΓ  del testo, mettendo a confronto l’antica forma vocale con la riproduzione meccanica del carillon, che diventa cosΓ¬ parte integrante di una narrazione musicale che riemerge piΓΉ viva che mai attraverso i secoli. 

Tra le testimonianze piΓΉ antiche di una melodia diffusa pubblicamente grazie a campane, si ricorda un evento del 1479 nell’Abbazia Norberta di Park vicino a Leuven, dove la melodia dell’Inviolata, celebre sequenza liturgica mariana, risuonava dalle torri ad ogni ora. Il carillon riprodotto nel Museum Speelklok risale alla seconda metΓ  del XVI secolo, proveniente da Zierikzee, e rappresenta una delle prime forme di musica automatica meccanizzata. Il meccanismo coinvolge un tamburo rotante con perni che sollevano martelletti; una volta rilasciati, questi percossero le campane, dando origine a una musica che accompagna il misurarsi del tempo. La configurazione tecnica consentiva giΓ  variazioni nel repertorio, sebbene il cambio delle melodie fosse un’operazione laboriosa e rara a causa delle necessitΓ  di fermare lo strumento.

È interessante notare come questo modello costruttivo sia stato il capostipite di molti carillon successivi, diffondendosi poi anche a livello globale, con esempi celebri come il Netherlands Carillon in Virginia e vari carillon in Canada e Giappone. Il Museo di Utrecht, attraverso la ricostruzione fedele di questo storico dispositivo, permette di rivalutare un patrimonio sonoro che non si limita alla musica sacra o liturgica, ma riveste altresì significati sociali e culturali nell'ambito delle manifestazioni urbane di un tempo.

Oltre all’aspetto musicale e spirituale, il carillon riveste nel Rinascimento un’importanza tecnologica e culturale centrale nei Paesi Bassi e nell’area del Nord Europa, tanto da influenzare la vita quotidiana e la struttura urbana. Lo studio di Peter Noteboom, noto esperto di musicologia meccanica, sottolinea come i tamburi con perni applicati ai carillon rappresentino «un progresso tecnico fondamentale nella storia della musica meccanizzata», agevolando la diffusione delle melodie oltre i confini degli ambienti ecclesiastici piΓΉ riservati e inserendosi nel tessuto sonoro delle cittΓ . 

La tecnologia di questi meccanismi, che dal Cinquecento in avanti si Γ¨ via via perfezionata, consentiva non solo di scandire il tempo ma anche di eseguire melodie complesse con una precisione crescente, grazie a innovazioni come i sistemi di intonazione messa a punto nelle fonderie dei Paesi Bassi. Questa evoluzione tecnica ha portato a una diffusione capillare dei carillon nelle torri cittadine, favorendo la nascita di una cultura musicale «pubblica e condivisa» che, secondo Lisa Colpitts, assumeva una valenza non solo funzionale ma anche simbolica: «le melodie diffuse dalle campane contribuivano a segnare il tempo non solo in senso pratico ma anche in senso simbolico, consolidando il ruolo della musica nella quotidianitΓ  urbana rinascimentale e post-rinascimentale».

L’esplorazione della musica di Josquin associata alla tradizione dei carillon, grazie agli approfonditi studi e l'interpretazione attenta di Cappella Pratensis, ci offre una rilettura affascinante di come la spiritualitΓ , la tecnologia e la dimensione pubblica della musica si siano fuse attraverso i secoli.

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