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Il settecento musicale. Mezzelune, stelle, corone e conchiglie: per una storia delle filigrane e delle mani di scrittura nei manoscritti musicali. Il convegno a Venezia

Dal 9 al 10 ottobre 2025 il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia ospita un convegno di grande rilievo dedicato a un aspetto cruciale ma spesso trascurato della storia della musica: le filigrane e le mani di scrittura nei manoscritti musicali del Settecento. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con il gruppo di ricerca "La drammaturgia musicale a Venezia 1678-1797" e la Fondazione Ugo e Olga Levi, rappresenta un’occasione per riflettere sulla natura stessa dei testi musicali e sulle loro condizioni materiali, aprendo una nuova prospettiva sul concetto di autorialità e sulla pratica compositiva nel XVIII secolo.



L’incontro di studio promosso dal Conservatorio di musica Benedetto Marcello in collaborazione con il gruppo di ricerca La drammaturgia musicale a Venezia 1678-1797 della Fondazione Ugo e Olga Levi, riunisce esperti chiamati a indagare le diverse modalità di trascrizione musicale nel contesto italiano ed europeo del XVIII secolo. Quali criteri e approcci possono guidare chi studia nella definizione del valore testuale di un manoscritto o nell’attribuzione delle sue fonti? Attraverso l’analisi di molteplici casi, l’incontro rilancia il confronto sull’autorialità settecentesca, proponendone una lettura che ne valorizza il carattere collettivo e partecipativo, spesso centrale nei processi compositivi dell’epoca.

Il convegno si propone di indagare gli strumenti metodologici a disposizione degli studiosi per identificare e attribuire i manoscritti musicali, partendo dall’analisi delle filigrane, quei segni distintivi impressi nella carta che rivelano spesso la provenienza e la datazione dei documenti, e delle diverse mani di scrittura, cioè i tratti dei copisti che si alternano o collaborano nella trascrizione delle partiture. Questo approccio filologico e storico consente di mettere a fuoco questioni cruciali quali la circolazione delle musiche, la rete degli autori e copisti, e la natura collettiva di molti processi creativi, dove l’autorialità non coincide con la firma singola ma si configura come un fenomeno partecipato.

Secondo studi internazionali pubblicati recentemente, il ruolo dei copisti nel Settecento è stato largamente sottovalutato, nonostante essi fossero figure chiave per la produzione e diffusione della musica, specialmente nei grandi centri come Venezia, Vienna o Napoli. Ad esempio, ricerche come quelle di Martin Eybl sull’opera viennese evidenziano quanto la collaborazione tra compositori e copisti modifichi la nozione di "testo originale" [Eybl, 2020]. Allo stesso modo, l’analisi delle filigrane, studiata in profondità da esperti di storia del libro come la britannica Ann-marie Anderson, permette di tracciare itinerari materiali della musica manoscritta, collegando Venezia a reti europee più ampie di circolazione cartacea e commerciale [Anderson, 2017].

Tra i casi di studio più affascinanti che verranno presentati si segnala la ricerca su "Chiaretta e le virtuose della Pietà" curata da Paolo Da Col e Silvia Urbani, che restituisce voce e immagine alle giovani musiciste di uno dei conservatori più celebri per la formazione di interpreti e compositori, evidenziando come gli apparati scritturali nei leggii fossero tessuti di collaborazioni e adattamenti continui.

Il convegno riapre altresì il dibattito sull’autorialità nella musica da camera e teatrale settentrionale, sfidando la visione tradizionale di un compositore isolato e illuminato. Interventi come quello di Davide Pulvirenti esplorano la molteplicità delle autorialità nei libretti manoscritti della fine del Settecento, mentre Cecilia Meluzzi ed Elia Pivetta svelano le complesse dinamiche dell’archivio Giustiniani del Conservatorio di Venezia, dove hanno operato figure decisive ma spesso ambigue come Giuseppe Baldan.

L’attenzione alle connessioni tra mani, carte, filigrane e contesti storici estende la riflessione anche alla dimensione geografica e stilistica, come mostra il contributo di Sarah Iacono sui manoscritti "settentrionali" giunti a Napoli, segno di scambi culturali e musicali transregionali che meritano uno studio approfondito.

In un panorama internazionale che sempre più valorizza l’interdisciplinarità tra musicologia, storia del libro e filologia, questo convegno veneziano si colloca come un punto di riferimento per chi studia la musica non come semplice successione di note, ma come prodotto culturale inscritto nel tempo e nello spazio, attraverso supporti materiali che raccontano storie di mani, maestri, allievi e copie.

La riflessione proposta da studiosi di varie università italiane e europee conferma che per comprendere appieno il settecento musicale è necessario uscire dalle categorie tradizionali di autorialità e originalità, ponendo l’accento sulla pratica collaborativa e sulle ecologie creative che animavano la produzione musicale. Il convegno si conclude con dibattiti aperti e momenti di confronto che promettono nuovi sviluppi in questa affascinante ricerca.

L’ingresso è libero e gli incontri si terranno tra il Conservatorio Benedetto Marcello e la Biblioteca "Gianni Milner" presso la Fondazione Ugo e Olga Levi, offrendo un’importante occasione di dialogo fra istituzioni musicali e culturali nell’ambito di Venezia, città simbolo della musica e della cultura europea.

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