I Tre Grandi di Spagna. Tre visioni, un’eredità: alla Fabbrica del Vapore l’arte di Dalì, Mirò e Picasso
Milano si appresta ad ospitare una delle esposizioni più attese della stagione autunnale. Alla Fabbrica del Vapore si apre la mostra “I tre grandi di Spagna: tre visioni, un’eredità”, dedicata a Pablo Picasso, Joan Miró e Salvador Dalí. Tre artisti che, con percorsi diversi ma radici comuni, hanno ridefinito la percezione dell’arte del Novecento e lasciato un’impronta indelebile sulla cultura visiva contemporanea.
La mostra nasce da un progetto curato da Joan Abelló con Vittoria Mainoldi e Carlota Muiños, in collaborazione con il Comune di Milano, la Fabbrica del Vapore e Navigare s.r.l., con il patrocinio dell’Istituto Cervantes e del Consolato di Spagna. L’allestimento, aspetto questo mai scontato, è concepito per valorizzare il rapporto tra le poetiche individuali e il contesto storico in cui si sono sviluppate, presentando oltre 250 opere provenienti da musei e collezioni internazionali.
Il percorso espositivo si apre con la sezione dedicata alla formazione dei tre artisti e al ruolo determinante della Catalogna. Miró e Dalí vi nascono, mentre Picasso vi trova un terreno fertile per la propria iniziazione artistica. Barcellona, nei primi anni del Novecento, è un crocevia di idee e di stili, dove il Modernismo e il Noucentisme dialogano con l’Europa e anticipano le avanguardie. In questo clima, la pittura si emancipa dai canoni accademici, sperimenta nuove tecniche e affronta temi legati all’identità culturale e alla modernità.
Picasso, giovanissimo, frequenta la Scuola di Belle Arti e gli ambienti del caffè Els Quatre Gats, dove incontra poeti e pittori che lo spingono verso un linguaggio sempre più personale. Miró sviluppa presto una poetica fatta di segni e simboli che rimandano alla terra e all’immaginazione, mentre Dalí, studente ribelle e anticonformista, assorbe con curiosità le tendenze europee trasformandole in visioni oniriche di straordinaria originalità.
L’esperienza parigina segna una svolta decisiva per tutti e tre. Nella capitale francese, Picasso elabora il Cubismo insieme a Georges Braque e rompe definitivamente con la rappresentazione naturalistica. Miró entra in contatto con il Surrealismo, che gli offre un linguaggio adatto a esprimere la dimensione del sogno e dell’automatismo psichico. Dalí vi approda con spirito provocatorio, imponendo la propria “paranoia critica”, un metodo di creazione fondato sull’interpretazione visionaria della realtà.
Il confronto con Parigi consente loro di maturare una coscienza europea, aperta al dialogo con la letteratura, la poesia, il teatro e la politica. Le influenze reciproche e le tensioni tra forma e contenuto diventano motore di sperimentazione, dando vita a opere che ridefiniscono il concetto stesso di modernità.
La sezione centrale della mostra è dedicata al Surrealismo, interpretato come spazio di libertà interiore e come reazione alle fratture storiche del secolo. Il movimento, nato ufficialmente nel 1924 con il Manifesto di André Breton, offre agli artisti spagnoli un terreno fertile per unire sogno, simbolo e realtà politica.
Picasso vi partecipa in modo trasversale, integrando elementi surrealisti nella propria ricerca figurativa e drammatica. Miró vi aderisce con una pittura che diventa linguaggio primordiale, popolata di segni fluttuanti e forme organiche. Dalí, invece, ne diventa il volto più riconoscibile grazie a immagini di straordinaria potenza simbolica, dove eros e morte convivono in un equilibrio instabile.
La mostra dedica ampio spazio a questo periodo, con opere e incisioni che esplorano la dimensione psichica e la memoria collettiva. Accanto ai dipinti si trovano disegni, sculture e materiali fotografici che documentano la genesi dei capolavori e il legame tra arte e inconscio.
Uno dei momenti più intensi del percorso è rappresentato dal focus su Guernica e sull’anno 1937. Bozzetti, studi preparatori e fotografie di Dora Maar illustrano la nascita del celebre dipinto, concepito come manifesto contro la guerra e la violenza. Accanto ad esso, Sueño y Mentira de Franco testimonia la risposta di Picasso all’oppressione e alla censura, confermando il ruolo dell’arte come forma di resistenza.
L’esposizione prosegue con opere di Dalí e Miró realizzate negli stessi anni, rivelando come la tragedia della guerra civile spagnola abbia lasciato un segno profondo anche nelle loro poetiche. L’immaginario fantastico di Dalí si tinge di inquietudine, mentre Miró trasforma la propria tavolozza in un linguaggio di denuncia e speranza.
La mostra valorizza la versatilità dei tre artisti, che si muovono con naturalezza tra pittura, scultura, incisione, poesia e arti applicate. Si ammirano la Suite Vollard di Picasso, cento incisioni realizzate tra il 1930 e il 1937 per Ambroise Vollard, e la serie Femme di Miró del 1965, commissionata da Aimé Maeght. Spicca anche la scenografia Bacchanale di Dalí, creata nel 1939 per i Balletti Russi di Monte Carlo, esposta per la prima volta in Italia.
Il percorso si chiude con una riflessione sull’eredità dei tre maestri. Picasso, Miró e Dalí hanno saputo tradurre la realtà in un linguaggio universale, attraversando crisi, guerre e dittature senza rinunciare alla libertà creativa. Le loro opere raccontano la potenza dell’immaginazione come forma di conoscenza e testimoniano la capacità dell’arte di restituire senso al mondo anche nei momenti più oscuri.
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